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Autore: pippobaudo_    01/11/2020    2 recensioni
Courtney 'Wallis', eccezionale tirocinante presso il migliore studio legale del Canada e moglie di uno degli uomini più potenti della città... se solo se lo ricordasse.
Aiutata da un'acida coinquilina, un'artista gotica e un criminale con un'indecente cresta verde, riuscirà a ricostruire la propria vita passata tassello dopo tassello e a colmare il vuoto lasciato da uno spiacevole trauma?
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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DOMENICA 01 NOVEMBRE 2020
 
ANNE MARIA
Ricevuta la notizia della fuga delle ragazze, non aveva esitato un solo momento ad avvertire il suo adorato Vit… ehm, Mal. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, anche ingannare e mentire a quel gruppetto di idioti; la parte più divertente era che non sospettavano nulla, anzi, erano certi che la spia fosse Jasmine dato il suo terrificante aspetto.
Era riuscita a raggiungere il locale in cui si trovavano Duncan e gli altri: fortunatamente era riuscita tempo addietro ad agganciare il telefono del punk, mentre questi era semicosciente a causa dell’influenza, e ad ottenere la posizione esatta dei suoi spostamenti, sicura che prima o poi sarebbe uscito in un modo o nell’altro da quell’inferno di casa. Si mise una maschera dorata al viso e una parrucca in testa, facendo un enorme sforzo dato il grande amore che nutriva verso i propri capelli cotonati, ma d’altra parte lo stava facendo per entrare nuovamente nelle grazie di Mal, e possibilmente nel suo letto…
Trovare Duncan sarebbe stata un’impresa, ma conoscendolo bene avrebbe indossato una di quelle stupide maschere dei suoi film horror preferiti; anche se fosse riuscita a scovarlo, il problema rimaneva la presenza degli altri due stalloni, Scott e Alejandro, e di quegli scemi di Geoff e Brody.
Si avviò verso il bancone e ordinò un drink, giusto per scaricare un po’ la tensione. Con il bicchiere in mano, osservò il posto e dovette ammettere che il proprietario aveva deciso di fare le cose in grande: un’enorme pista da ballo, un palco per il dj e pali e cubi circondati da divanetti; l’angolo bar, in cui si trovava, tra l’altro, era ben fornito… altro che il vecchio “All Stars”.
Improvvisamente, vide una figura a lei nota ballare al centro della pista: Alejandro, estremamente affascinante - come i suoi due fratelli - in quel elegante completo nero. Beh, se non poteva avere informazioni da Duncan le avrebbe avute da qualcun altro, no? Cominciò a farsi strada, il cocktail con sé, sorseggiandolo a mano a mano che si avvicinava alla sua preda. Ma dovette arrestarsi. Alejandro, infatti, non era solo bensì con una ragazza alta e slanciata, le gambe lunghe e snelle, i capelli color platino; la riconobbe quasi all’istante, era Heather, e se lei era lì ciò significava che anche il resto di quelle bisbetiche erano al locale. A conferma di ciò, vide Courtney seguita da Scott, mano nella mano e rossi in volto far capolino da uno dei bagni.
Roteò gli occhi e abbandonò il suo intento di abbordare il latino.
Fece dietrofront e si avviò su uno dei divanetti, attendendo speranzosa la buona sorte.




 
GWEN
La ragazza stava continuando a spingere, alle sue spalle, intimando il gruppetto a percorrere un corridoio buio, verso l’ufficio del loro capo. Non aveva la minima idea di che cosa stesse succedendo: prima di tutto, che diamine ci facevano Geoff e Brody lì? La loro presenza equivaleva anche a quella degli altri ragazzi, che l’incontro con l’alleato ispanico di cui parlavano fosse in quel locale?
Finalmente una porta scura si aprì innanzi a loro accogliendoli in un raffinato studio: vi erano alte pareti bianche illuminate da lampadari a sospensione in cristallo, qualche quadro a rallegrare l’ambiente; un tavolo in legno massiccio ampio e dal design elegante e sofisticato era collocato al centro della stanza, incorniciato ai lati da scaffali versatili dalla forma semplice e lineare. Di fronte a quella sorta di cattedra, dietro la quale – si accorse solo in quel momento – prendeva posto un ragazzo, stavano due poltrone nere, ed era lì che Bridgette e Gwen furono messe a sedere, mentre gli altri loro compari venivano perquisiti da cima a fondo da due soggetti: un ragazzo di colore mingherlino e alquanto strano vestito da mago, con tanto di cappello a punta e una finta barba grigia, e… 'COLE?!' esclamò Gwen esterrefatta, gli occhi quasi fuori dalle orbite.
 
'Ciao anche a te, sorellona' commentò il ragazzo.
Era passato molto tempo dall’ultima volta che lo aveva visto, anni: era cresciuto di parecchi centimetri, i capelli erano del colore della pece così come gli occhi, teneva la barba ben curata e dei piercing sul sopracciglio destro, mentre il tatuaggio di un cobra gli copriva il braccio sinistro. Si era fatto uomo.
Aprì bocca con l’intento di dire qualcosa, ma le parole non vollero uscire, fece molta fatica a trovare quelle giuste: doveva scusarsi per aver preso le parti del padre quando egli aveva deciso di divorziare, scusarsi per averlo lasciato solo ad occuparsi della madre mentre lei rincorreva il proprio sogno di artista, oppure scusarsi per non averli cercati e non essersi fatta sentire?

Smisero di perquisire i ragazzi - le pistole di questi depositate in una cassaforte - e li fecero accomodare su delle sedie girevoli, accanto alla porta d’ingresso, dalla quale improvvisamente emersero altre quattro figure, spintonate da diversi energumeni.
'Levami quelle manacce di dosso!' ruggì Courtney, i capelli castani scompigliati, la parrucca gettata chissà dove. 'Sono in grado di camminare sulle mie gambe'. Ignorando le lamentele e le proteste della spagnola, una ragazza cinese la spinse in avanti, tra lei e Bridgette, ancora sedute sulle poltroncine in pelle. Scott e Alejandro subirono lo stesso trattamento di Geoff e Brody, venendo perquisiti dal mago e da Cole, Heather fu l’ultima a varcare l’entrata sbiancando e facendosi sempre più piccola tutta d’un tratto: gli occhi grigi di lei guardavano nella direzione del ragazzo seduto al tavolo il cui sguardo inquietante e intimidatorio studiava tutti quanti loro. L’asiatica indietreggiò fino a scontrarsi con il muro preferendo rimanere in disparte, all’oscuro.
 
'Allora, Kobra, cos’è questa storia?' ruppe il ghiaccio Scott guardando arcigno il capo della gang.
 
'Kobra?!' esclamò sorpresa Gwen strabuzzando gli occhi. 'Sei uno di loro, adesso?!' continuò alzandosi in piedi e fissando intensamente il fratello appoggiato alla porta con la schiena. 'Hai lasciato la mamma da sola?!'.

'Da che pulpito' replicò lui aggrottando la fronte. 'Dopo che te ne sei andata ha sentito talmente tanto la tua mancanza da dover pagare una ragazza del nostro quartiere affinché fingesse di essere te!'.

'È per cavolate del genere che papà ha voluto il divorzio' commentò lei rassegnata.

'In ogni caso, ho cambiato vita: qui siamo come una grande famiglia!'.

'Una famiglia grande e disfunzionale' disse Courtney indicando il ragazzo di colore accanto a Brody estrarre un bastoncino e puntarlo sul loro compare bofonchiando formule magiche a caso. Allora non era solo un costume il suo…

'S-scusate, ma dov’è Duncan?' chiese Bridgette dal nulla; ma Scott fece spallucce.
 
 


 
DUNCAN
Si stava annoiando a morte da quando quei due erano spariti alla ricerca delle loro pollastre, per non parlare del caldo insopportabile che aveva cominciato a sentire dopo la terza birra. Aveva dovuto levarsi la maschera, gli toglieva il respiro quell’affare.

'Ehi, fustacchione' fece una voce suadente al suo fianco: una ragazza travestita da Cleopatra sexy con tanto di maschera dorata prese posto sul divanetto porgendogli un forte drink. 'Cosa ci fa un bel ragazzo come te tutto solo?'.

'Sono stato abbandonato dai miei amici' rispose lui bevendo il drink offertogli tutto d’un fiato.

'Che razza di amici sono a lasciarti qui senza alcuna compagnia'.

'Beh, adesso ce l’ho' ammiccò lui. Scott e gli altri erano alla ricerca delle proprie ragazze, non vedeva perché non poteva cercarsene una tutta per sé durante l’attesa. 'Ti va se ti offro qualcosa, dolcezza?' continuò ricevendo dei risolini come risposta: aveva fatto centro.
Dimenticando la maschera, avanzò verso il bancone in compagnia di quella sventola, deciso a darsi alla pazza gioia… almeno fino a quando non avrebbero avuto bisogno di lui.



 
SCOTT
La tensione si poteva tagliare con un coltello: il capo dei Kobra era alla scrivania a squadrarli dalla testa ai piedi, senza ancora aver proferito parola; quello che aveva capito essere il fratello di Gwen sorvegliava la porta e altri individui (tra cui quello strano mago da quattro soldi) li stavano circondando, controllando ogni loro mossa. Per non parlare del fatto che erano disarmati, beh, tutti eccetto Courtney e la sua bomboletta spray al peperoncino: poco ci mancava che la usasse contro di lui in bagno.
'Sapevo sareste venuti qui' parlò finalmente il boss. 'Solo non pensavo sareste venuti anche con loro' e accennò alle ragazze.

'Neanche noi in realtà' e il rosso scoccò uno sguardo alla spagnola, la quale divenne rossa per l’imbarazzo. 'Ma veniamo a noi, a cosa devo così tanta ospitalità?' proseguì allargando le braccia e facendo un giro sul posto.

'Davvero me lo stai chiedendo? Prima non ti presenti agli incontri, poi rifiuti le mie chiamate e infine appari con i tuoi tirapiedi e le vostre fidanzate nel nostro locale che, per inciso, poteva essere anche tuo e dei Vultures se solo avessi avuto la decenza di portare a termine quanto iniziato con noi' replicò il giovane. Sì, preferiva ritenerlo tale data l’età, non solo la sua ma anche quella dei singoli componenti della gang.

'Forse perché vi siete uniti a Mal' fece il rosso serio. 'Lo avete già avvertito della nostra presenza? Siamo qui rinchiusi in attesa che giunga ad ucciderci personalmente?'. A quelle parole i suoi amici si irrigidirono, soprattutto le ragazze: queste non avevano la ben che minima idea in che cosa si erano cacciate.

Il boss dei Kobra si alzò e cominciò a camminare intorno alla scrivania, appoggiandosi poi al bordo di questa: 'Credi che mi sia alleato con un gruppetto senza nome, senza soldi e… senza clienti?' e nel dirlo estrasse un familiare libretto nero dalla giacca e glielo lanciò al petto: era lo stesso che Courtney aveva sottratto ai Vultures. Il suo sguardo perplesso passò dal libretto al ragazzo e viceversa. 'Il giorno del nostro incontro - al quale non vi siete presentati - io e Devin ci siamo ritrovati un tipo molto alto e muscoloso e un biondino tutto frou-frou con quel libretto in mano. Volevano farci sapere che dopo l’esplosione all’“All Stars” voi non eravate più nulla, che fare affari con voi sarebbe stato tempo perso tanto più dopo la sparizione di quell’agenda e i clienti lì menzionati' iniziò a spiegare. 'Ma gli unici a guadagnare qualcosa in tutto quello sarebbero stati loro, non noi, ergo li abbiamo liquidati gentilmente' e giocherellò con un coltellino, facendo trasalire la povera Bridgette, quella più vicino a lui in quel momento. 'Inoltre, ci tenevo molto ad avere un’attività con te, Wallis, e con persone in grado di farla sotto il naso della polizia, vero, MacArthur?' e una donna robusta e massiccia uscì da dietro una scaffalatura.

'Non voglio parlarne' rispose questa in modo burbero, le braccia conserte.
 
'Lei lavora con voi?!' domandò la gotica. 'Lo sapevo che era una spia!' e si rivolse a ciascuno di loro.

'Un po’ inutile come spia dopo la sua sospensione, senza offesa' proseguì il capo ricevendo un piccolo grugnito dalla poliziotta. 'Ma grazie alla sorella di Cole, Gwendolyn, lunedì riprenderà il servizio insieme a Sanders; per quanto riguarda quel sempliciotto di Stering in questo preciso momento si trova in stato di fermo: al primo interrogatorio cederà e farà il nome di Mal, mettendo la polizia sulle sue tracce'.
Scott rimase a fissare il vuoto per qualche secondo, assimilando le notizie ricevute, tutte ottime: i Kobra avevano rifiutato qualsiasi contatto con i loro nemici, lasciando questi ultimi in svantaggio numerico; il piano ideato da Heather aveva dato i suoi frutti facendo riottenere il lavoro a MacArthur e mettendo alle strette quel cialtrone di Max, il quale, una volta confessato, avrebbe smascherato Mal e la sua serie di delitti, lasciando loro un attimo di tregua.
 
'Ehm… q-quindi non volete ucciderci?' chiese intimorita Bridgette guardando la moquette grigia.

'Non potrei mai uccidere i compari di mia sorella' rispose Cole facendo un occhiolino alla gotica.

'O della mia' aggiunse il capo. 'Perché ti nascondi lì in fondo? Non è da te, sorella'. Tutti si voltarono: l’asiatica camminò, incerta, portandosi davanti al ragazzo, gli occhi lucidi ma fissi. 'Heather'.

'Damien'.

'La famiglia si è riunita'.



 
 
HEATHER
 
MERCOLEDI’ 30 SETTEMBRE 2015
Aveva piegato e infilato in valigia tutti i suoi vestiti, pronta ad andarsene da quella topaia. Aveva messo da parte abbastanza soldi da permettersi un appartamento, con una stanza in più per ospitare un’altra persona e dividere le spese se necessario. L’unica cosa rimasta da fare era stata parlare con il fratello della sua improvvisa decisione: era stufa di far parte di quel mondo, costretta a sedurre ragazzi (e all’occorrenza ragazze) per poi drogarli e rubar loro tutto quello che possedevano, per non parlare del lavoro da cameriera che il fratello era riuscito a rimediarle dopo il liceo, con una divisa decisamente squallida. Stava di fatto che più di una volta se l’era cavata, senza finire in galera o ammazzata in chissà che vicolo, ma ora era arrivato il momento di non sfidare ulteriormente la fortuna.
Aveva chiuso la cerniera del proprio bagaglio e si era concessa qualche momento di pace sul divano-letto, sdraiata a contemplare il sudicio soffitto, in attesa dell’arrivo di Damien. Non se ne sarebbe andata senza avergli dato una spiegazione, non era così codarda, e, soprattutto, non se lo sarebbe meritato dopo tutto quello che aveva fatto per lei.
Aveva sentito scattare la serratura e prontamente si era messa a sedere, preparandosi a rispondere alla raffica di domande che da lì a breve si sarebbero succedute. Damien era entrato dalla porta, il sacchetto del cibo da asporto in mano, paralizzandosi subito dopo notando la valigia ai piedi della sorella. 'Vai da qualche parte?' aveva chiesto.
 
'È così infatti' aveva deciso lei. 'Vado in centro'.
 
'Ah, okay. Quanto starai via?'.
 
'No, non hai capito' e aveva sospirato. 'Mi trasferisco. Me ne vado da questo posto, per sempre'. Suo fratello non aveva detto o fatto nulla, si era limitato a riporre il contenuto del sacchetto nell’angolo cottura, evitando il contatto visivo. 'Ho lasciato il lavoro, ne troverò un altro più… dignitoso'. Ma aveva smesso di ascoltarla. 'Damien, per favore, dì qualcosa'.
 
'Cosa vuoi che ti dica? Sembra che tu abbia già fatto la tua scelta' aveva ribattuto lui dandole le spalle.
 
'Non posso continuare a vivere così, con il terrore di essere scoperta da un momento all’altro. Questo può andare bene a te ma… io voglio cambiare'.
 
'Allora cosa aspetti? VATTENE!' aveva sbraitato lui gettando a terra il microonde e scalciando le sedie, la mano di lei stretta sul coltellino che teneva nella tasca posteriore dei jeans, semmai il fratello avesse avuto uno dei suoi tipici scatti d’ira. Lo sguardo grigio dell’altro si era posato sul braccio di lei dietro la schiena. 'VUOI TAGLIARMI LA GOLA, PER CASO? INFILARMI IL COLTELLO NELLA CARNE? AVANTI, HEATHER, FAI PURE. MIRA AL CUORE GIA’ CHE CI SEI' e si era fatto più vicino, superandola in altezza. L’asiatica aveva sfilato dai pantaloni il coltello con l’intento di tenere una buona distanza tra lei e Damien, il quale però aveva appoggiato il proprio petto sulla punta dell’arma.
 
'Damien, non fare stronzate. Allontanati' lo aveva intimato Heather indietreggiando verso la valigia; l’aveva afferrata velocemente, e una volta spinto via il fratello con un calcio all’addome, era corsa verso la porta.
L’ultima cosa di cui aveva ricordo era l’urlo di rabbia proveniente dalla stanza.
 
 
 

 
'Pensavi non riuscissi a riconoscerti con quella parrucca?' domandò lui accendendosi una sigaretta e inspirando fumo dal filtro. Heather si tolse il caschetto platinato e i lunghi capelli neri ricaddero morbidi sulla schiena.

'Fai il capetto, ora?' fece solamente lei, non trovando altro da dire. Mai si sarebbe immaginata di rivederlo così presto, o di rivederlo e basta.

'Sai qual è la cosa più buffa in tutto ciò?' proseguì lui sempre rigirandosi il coltellino tra le mani. 'Hai fatto di tutto per allontanarti da me e da questa vita, e ora eccoti qui. Dimmi, Heather, che cosa è cambiato? Frequenti ancora dei pazzi criminali'.

'Non l’ho voluto io' ribatté lei.
 
'Potevi andartene… come hai fatto con me'.
 
'Senti, brutto stronzo…' e Heather gli si avvicinò, viso contro viso, vomitandogli in faccia parole acide in giapponese, lingua imparata dalla madre. Ovviamente, Damien non poté fare a meno di replicare a sua volta, in un giapponese più stretto, finché non le puntò il coltellino sulla guancia sinistra.
Alejandro scattò, parandosi di fronte a lei; a quella visione, tutti gli scagnozzi di Damien avanzarono, alcuni di loro con la pistola in mano. Tuttavia, ad un segnale del loro capo, le fecero sparire ricomponendosi nelle loro posizioni iniziali.
 
'Ragazzi, per favore, costruiamo dei ponti, non dei muri. Proviamo ad andare d’accordo' parlò Bridgette.
 
'Un po’ difficile quando ti puntano un coltello in faccia' fece Heather guardando arcigna il fratello, il quale ghignò di rimando. 'Cosa vuoi da noi, pazzo psicopatico?'.
 
'Per cominciare, dei ringraziamenti: vi ho restituito l’agenda e non mi sono coalizzato con Mal. In secondo luogo, sono intenzionato a portare avanti il progetto di Wallis, il locale è solo l’attività di facciata, c’è ben altro da fare e un’alleanza con i Vultures è ciò che mi serve. Insieme potremmo diventare ricchi da far schifo' e squadrò tutti quanti loro, quasi a coglierne le reazioni.
 
'NO' fecero Courtney, Heather, Bridgette e Gwen all’unisono, sconvolgendo forse i loro compagni.
 
'Abbiamo già abbastanza problemi senza che vi intromettiate anche voi' tagliò corto l’asiatica.
 
'Per non parlare della polizia che ci sta alle calcagna' continuò la spagnola scoccando un’occhiata alla poliziotta.
 
'Vi potremmo aiutare: sono certo che MacArthur sarà in grado di far sparire qualsiasi prova contro di voi' s’intromise Cole; sembrava un tipo interessante a differenza della sorella.
 
'Perché mai dovreste aiutarci…'.
 
'C’eri anche tu all’“All Stars” quando è esploso' fece Cole guardando Gwen.
 
'E Mal ti ha rapito e torturato' parlò Damien riferendosi all’asiatica. 'La cosa che vogliamo è la vendetta. Nessuno la passa liscia con i Kobra'.
 
 


 
ANNE MARIA
A fatica trascinò il punk in ascensore, barcollante sulle proprie gambe.
Era ubriaco marcio, quanto bastava per convincerlo ad andare in un hotel, il più lussuoso ovviamente, a regalarle una notte mozzafiato. Dopo il suo amato Vito, Duncan era il ragazzo con cui avrebbe tanto voluto spassarsela: era alto, magro, bello e con una forte personalità. Un vero macho.
Giunsero in camera, entrambi impazienti di togliersi quei costumi di torno.
Anne Maria lanciò il ragazzo sul letto, si disfò del proprio vestito e si mise a cavalcioni su di lui, eccitato più che mai a giudicare dal cavallo. Lo baciò con foga ondeggiando i fianchi, aumentando ancora di più l’eccitazione di lui.
'Per fortuna ci sei tu a rallegrarmi la nottata' ansimò lui tra un bacio e l’altro.
 
'La nottata e la mattinata se lo vorrai' lo stuzzicò lei togliendogli la felpa e la maglia nere, lasciandolo a torso nudo. Percorse con le mani i pettorali e le spalle di lui, passando le dita sui suoi tatuaggi. Repentinamente, il punk invertì le posizioni, bloccando la ragazza sotto il suo peso; Duncan la baciò sul collo, scendendo sempre più giù e strappandole dei gemiti di piacere. Il ragazzo si tolse anche il resto degli indumenti rimanendo completamente nudo, e Anne Maria dovette ammettere che madre natura con lui aveva fatto davvero un ottimo lavoro. 'Wow' si fece scappare dalle labbra, facendo ghignare divertito l’altro. 'Mi chiedo come mai nessun’altra ragazza ti abbia portato via da me questa sera'.
 
'Perché prima di divertirmi con te ero con degli amici' spiegò Duncan ritornando a baciarle e a morderle il collo avidamente. 'Ma mi hanno abbandonato per delle pupe sexy, e io pure' e le fece un occhiolino. Anne Maria avvampò, ma prima di sciogliersi completamente doveva portare a termine la missione a lei affidata.
 
'Se non se ne fossero andati, molto probabilmente io e te non ci saremmo mai incontrati' proseguì lei cercando di non farsi distrarre troppo dai suoi ardenti baci. 'Tanto non avevi altro da fare, giusto?'.
 
'Niente di speciale, sorvegliare qualcuno' rispose lui, evidentemente ubriaco.
 
'Dev’essere stato eccitante' disse Anne Maria con fare suadente e stringendo le proprie gambe attorno al suo busto. 'E questo qualcuno è pericoloso?'.
 
'È un’intera gang, tesoro: i Kobra' e si avventò sulle sue labbra, più vorace di prima. 'Per di più si sono alleati con degli assassini spietati' continuò Duncan accorgendosi solo in quel momento della maschera dorata della ragazza. Fece per rimuoverla ma Anne Maria glielo impedì, un’espressione perplessa si fece strada sul viso dai lineamenti duri del punk.
 
'È una mia fantasia' trovò lei una scusa, distraendolo dal costume e trascinando le sue minute mani sui glutei scolpiti di lui, il quale, colto quel segnale, riprese da dove era stato interrotto.





 
ALEJANDRO
Quanto tempo era passato da quando erano entrati in quell’enorme locale? Decisamente troppo.
Era accanto a Heather, gli occhi grigi e penetranti di lei ancora puntati sul fratello, in quel momento appostato comodamente sulla sedia al di là del tavolo bianco in legno, i piedi appoggiati su di esso; Gwen e Bridgette non si erano mosse dalle poltroncine, limitandosi di tanto in tanto a lanciare qualche sguardo fugace, la prima a Cole e la seconda al marito, Geoff (il biondo dal canto suo stava facendo di tutto pur di evitarla); mentre una Courtney stranamente calma teneva ben stretta a sé la borsetta a tracolla. Per quanto riguardava il resto del gruppo, Scott era in attesa – di cosa non sapeva dire – e Brody… stava guardando affascinato MacArthur? Ma cosa diamine…?
 
'Come sapete tutte queste cose?' domandò l’asiatica.
 
'Prima di cacciare via quei due buoni a nulla che Mal aveva inviato, ci siamo fatti dare qualche informazione: abbiamo fatto credere loro che fosse per prendere una decisione in merito alla “coalizione” ' spiegò un ragazzo cinese. 'Ma l’unica cosa che ci interessa in questo momento è far fuori quel gruppetto affinché vi lasci in pace. Così avreste più tempo da dedicare a noi e all’attività'.
 
'Non potete far fuori Mal' decretò la gotica all’improvviso. 'Non è colpa sua se è così'.
 
'Quello che intende dire' aggiunse Courtney sospirando. 'È che Mal soffre di un disturbo della personalità multipla: in lui convivono altre persone, tra cui Mike, un amico di Gwen'.
 
'Ha incastrato Duncan e vi ha quasi fatto saltare in aria. Un tipo del genere non merita comprensione, anzi la comunità dovrebbe ringraziarci per levarlo dalla circolazione' commentò Cole arrabbiato.
 
'A proposito di Duncan, come mai lo avete lasciato marcire in prigione?' chiese Scott alla poliziotta.
 
'Colpa mia' intervenne Damien accendendosi un’altra sigaretta. 'Pensavo ti creasse problemi dato che ha cercato più di una volta di rubarti i clienti o di vendere roba nei pressi dell’“All Stars”, così ho chiesto a MacArthur di occuparsene a qualsiasi costo' e buttò fuori il fumo.
 
Scott sospirò, era chiaro che avesse mille cose per la testa: 'C’è altro?' fece dopo accarezzandosi i capelli.
 
'Rifletti su quanto detto, sulla nostra futura attività insieme, e sappimi dare una risposta' terminò Damien. 'Fino ad allora, non abbiamo più niente da dirci' e ad uno schiocco di dita, i suoi scagnozzi aprirono la cassaforte con le loro armi mentre Cole aprì loro la porta.
 
'Andiamo a recuperare Duncan e spariamo da qui' affermò il latino riprendendo la propria pistola.
 
'Non sarà facile, se ne è andato' s’intromise un ragazzo basso e dalla carnagione scura mai visto prima. Mostrò loro un monitor e le riprese dell’interno del locale. 'Come potete vedere dalle nostre telecamere, il vostro amico ha trovato compagnia' e indicò una ragazza formosa travestita da Cleopatra. Successivamente l’immagine cambiò portandosi all’esterno dell’edificio. 'E qui è quando ha lasciato il pub'.
 
'Non avrei dovuto lasciare solo quel coglione…' si limitò a commentare Scott riprendendosi l’armamentario e trascinando la spagnola fuori da quello studio. 'Ce ne occuperemo noi'.

'Attendo vostre notizie' e se ne andarono chiudendo la pesante porta nera alle loro spalle.





 
COURTNEY
Raccolti i cappotti al guardaroba e avviatesi verso il parcheggio, Courtney, Gwen e Heather seguirono Scott e Alejandro verso l’auto con cui le ragazze erano giunte sul posto, lasciando la bionda da sola in balia del marito e del suo migliore amico. Da quando avevano abbandonato lo studio, il silenzio era calato tra di loro, quelle più a disagio, forse, dovevano essere le sue amiche soprattutto dopo l’incontro con i rispettivi fratelli.
Salirono in macchina, lei nei sedili posteriori tra la gotica e l’asiatica.
Fecero qualche chilometro, ma nessuno di loro era intenzionato ad intraprendere una conversazione o anche solo dare aria alla bocca, ma diamine, Duncan era sparito, il fratello della sua ormai ex coinquilina era a capo di una gang mentre il suo braccio destro altri non era che il fratello di Gwen. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di rompere il silenzio, finché non notò il ciondolo a testa di toro al collo di Heather e fu a questa che si rivolse: 'Ma tu e Alejandro…?' chiese Courtney alla ragazza accanto, la quale divenne paonazza.
 
'Stiamo insieme' rispose il latino con molta nonchalance, dal sedile anteriore, confermando i suoi dubbi. La gotica non si trattenne più e cominciò a ridere a crepapelle.
 
'Oddio, scusate' disse Gwen asciugandosi le lacrime. 'È solo che mi sto immaginando Heather incartapecorita con quel cuore nero che si scioglie e si accende d’amore!'.
 
'Oh, sì! Tipo il Grinch che si prende una cotta per qualcuno' sorrise la spagnola dando una gomitata a Heather, la quale corrucciò la fronte e assottigliò gli occhi.
 
'Perché invece non parliamo della nuova fiamma di Gwen…' ghignò l’asiatica facendo deglutire pesantemente la gotica e mandando, al contrario, in confusione Courtney. 'La tua migliore amica ha preso in ostaggio il tuo amichetto Trent, dovevi vedere quant’erano affiatati su quei divanetti'.
 
'Abbiamo soltanto parlato, non pensare male' commentò la gotica a braccia conserte in direzione di Courtney. 'Ci sono tante cose che abbiamo in comune: per esempio, i miei genitori sono divorziati mentre i suoi sono separati. La madre lo ha abbandonato andando a vivere chissà dove con il suo nuovo fidanzato senza prendersi il disturbo di contattarlo'.

'Come hai fatto tu con tuo fratello' commentò Heather.

'E tu con il tuo'.
 
'Beh, ehm… qualcuno qui si è preso una bella cotta!' canzonò Courtney cercando di cambiare argomento.

'Anche se c’è da dire che alla darkettona piace ancora Duncan, non hai mai notato gli sguardi pieni d’amore e passione che gli lancia?' rincarò la dose Heather. 'Per non parlare delle stilettate che riserva ad Anne Maria ogni volta che gli si avvicina'.
 
'Quelle gliele lancio anch’io se per questo' commentò la spagnola. 'Non so spiegarmelo ma ha qualcosa che non mi convince… Non potrebbe essere lei la talpa del gruppo?' chiese poi al rosso che, colto alla sprovvista, inchiodò.
 
'Quale talpa?!' strabuzzarono gli occhi le altre due.
 
'COURTNEY!'.
 
'Ops, scusami. Mi è scappato' provò a giustificarsi lei.
 
'Sapevo glielo avresti detto' commentò il latino guardando Scott far ripartire l’automobile di Cameron. 'Visto che il danno è fatto… Mal ha una spia all’interno del nostro gruppo, una ragazza'.
 
'E ce lo avete tenuto nascosto perché pensate che possa essere una di noi?' domandò l’asiatica con un pizzico di rabbia nel tono.
 
'Mi sento offesa' rincarò la dose la gotica fulminando i due, i quali però non le diedero retta concentrati com’erano a tenere gli occhi fissi sulla strada. 'Maleducati'.
 
'Non dirlo a me, in questo momento vorrei dare a quell’idiota patetico e arrogante di Burromuerto un ceffone su…'. Heather non fece in tempo a terminare la frase che il sonoro gorgoglio dello stomaco di qualcuno si levò alto nell’auto.
 
'Ho fame' confessò il rosso.
 
'Pure io' si unì a lui Alejandro. 'Uh, guarda! Quel ristorante cinese per asporto è aperto'.
 
'Alle quattro del mattino?'.
 
'È aperto ventiquattr’ore su ventiquattro' confermò la gotica roteando gli occhi al cielo.
 
'E cinese sia'.




 
GWEN
La macchina si arrestò qualche isolato prima di raggiungere casa.
Si sporse in avanti, verso i ragazzi, non capendone il motivo. Tuttavia, il solo scenario innanzi ai loro occhi, al di là del parabrezza, fu più che sufficiente a rispondere alle sue domande: la sua amata casa era circondata da un nastro giallo oltre il quale stavano molte persone curiose; le luci rosse e blu delle volanti della polizia risplendevano nella notte, e accanto ad esse dei medici prestavano soccorso spostandosi avanti e indietro dall’ambulanza. A quella visione sgranò gli occhi scioccata, e non fu l’unica.
'Che cazzo è successo?!' fece il rosso preoccupato e agitato, le mani ancora chiuse sul volante.
 
'Qualsiasi cosa sia, cerchiamo di mantenere la calma' disse Heather slacciandosi la cintura di sicurezza. 'Gli sbirri non devono accorgersi di noi, soprattutto dopo la visita a Courtney'.
 
'Heather ha ragione' affermò Scott armeggiando con il proprio cellulare non trovando, però, alcuna chiamata da parte dei suoi compari. 'Cazzo'.
 
'Metti in moto e andiamocene da questo inferno' suggerì Courtney respirando profondamente.
 
'Non possiamo, o meglio, Gwen non può' disse il latino. 'La casa è la sua, se non la trovano lì potrebbero insospettirsi'.
 
'COSA?! Col cavolo che vado lì a farmi arrestare' commentò la gotica nel panico.
 
'Non ti arresteranno, se c’è l’ambulanza significa che qualcosa dev’essere accaduto mentre non c’eravamo' continuò Alejandro. 'E se non ti vedono potrebbero farsi qualche domanda'.

Odiava ammetterlo ma aveva dannatamente ragione: se fosse scappata, la polizia le avrebbe chiesto il motivo e molto probabilmente avrebbe scoperto ben altro sotto.
In quell’esatto momento intravide due figure a lei familiari, quelle di Topher e Lightning, uscire dal portone di casa e raggiungere i paramedici per alcuni controlli, le magliette sporche di rosso e lo sguardo cupo. Doveva essere successo qualcosa di davvero grave.
'Allora, cosa dovrei fare?' cedette alla fine, sebbene ancora incerta.
 
'Prendi il sacchetto del cibo da asporto' ordinò l’asiatica. 'Dirai loro di esserti assentata per andare a prendere del cibo per tutti quanti per festeggiare Halloween, o qualcosa del genere'.
 
'E che hai preso in prestito l’auto di Cameron perché già sul vialetto' continuò la spagnola. 'Dobbiamo lasciare qui l’auto, ragazzi' e ottenne l’assenso dei presenti, troppo stanchi per obiettare. 'Andremo temporaneamente in appartamento'.
La gotica fece una serie di respiri profondi, cercando di calmare il cuore, il quale batteva a mille nel petto. Senza proferire alcuna parola, ma distribuendo sguardi rassicuranti ai propri compagni, scese dall’auto, prese una bella boccata d’aria e iniziò a camminare, il sacchetto del cibo d’asporto stretto in mano. Cercò di mantenere la calma, mettendo un piede dopo l’altro e sistemandosi di tanto in tanto la sottana.
Si girò, solo una volta, e sorrise al resto del gruppo ancora in macchina, gli occhi fissi su di lei a volerla in qualche modo incoraggiare. Fece loro un cenno con la mano come a volerli tranquillizzare a sua volta.
Non seppe come, ma ce l’avrebbe fatta.
Ce l’avrebbero fatta.





 
HEATHER
'E a-adesso c-cosa f-facciamo?' domandò Courtney battendo i denti per il freddo una volta giunti innanzi al grande portone in legno del condominio.
 
'Se hai una forcina, posso provare a forzare la serratura…' fece calma Heather. 'Io ho perso il mio coltellino'.
 
'Non esattamente' la corresse il latino sfilandosi dalla manica della giacca il piccolo coltello con il quale l’asiatica l’aveva minacciato tempo addietro. Stupita, glielo sfilò dalle mani e cominciò a lavorare sul portone.
 
'Sono colpito' ammise il rosso una volta scattata la serratura e messo piede nell’edificio. Salirono silenziosamente le scale, giungendo poco alla volta nel piccolo appartamento, rimasto tale e quale a come lo avevano lasciato: cassetti vuoti, armadi spalancati e cianfrusaglie di qualsiasi tipo alla ribalta. Un gentile regalo da parte di quello stronzo di José. Le ragazze si distesero sul morbido divano, Courtney a sinistra e Heather a destra, le gambe esauste e infreddolite.
'José non si è risparmiato' commentò Scott calpestando di tanto in tanto qualcosa al suo passaggio, distratto dal cellulare per qualche aggiornamento. Il ragazzo sospirò amareggiato sedendo sulla poltrona.
 
Erano quasi le cinque del mattino, eppure nessuno lì sembrava avere sonno. Quanto accaduto a casa Fahlenbock li aveva messi in allarme e si aspettavano di ricevere notizie da un momento all’altro.
'Ora che si fa?' chiese la spagnola al rosso.
 
'Niente. Si aspetta' decise Scott toccandosi nervosamente i capelli. 'Intanto, mando un messaggio a Geoff e agli altri: dico loro di chiamarmi appena svegli'.
 
'E Duncan?'.
 
'È un coglione, si arrangia' commentò acidamente il boss, premendo velocemente i tasti del cellulare. Gli occhi di Courtney ancora fissi nella direzione di Scott, il quale, accortosene, sbuffò. 'È in gamba, se la caverà'.
 
'Beh, qui ci vuole un aiuto' fece l’asiatica alzandosi all’improvviso e recandosi nella piccola cucina. Aprì l’anta di un armadietto e tirò fuori una grande bottiglia di Vodka. 'Non so voi ma io un goccetto me lo faccio'. I presenti la guardarono sbigottiti ma nessuno osò rifiutare un bicchierino prima di coricarsi, lasciando che Heather versasse per tutti fino all’orlo. Bevvero all’unisono, la gola cominciò a bruciarle, ma ciò non le impedì di versare, ancora e ancora.
 
'Non credi di esagerare?' domandò l’ispanica guardandola preoccupata, ma a contraddirla ci pensarono i due ragazzi, che dopo il secondo bicchierino, fecero un altro giro. Scott tolse, addirittura, la bottiglia dalle mani di Heather per un quarto round ma a distoglierlo da quell’intento ci pensò Courtney afferrandolo per un braccio e obbligandolo ad andare a riposare. I due, dunque, diedero la buonanotte e si coricarono insieme nella camera da letto della ragazza, lasciando lei ed Alejandro soli con la Vodka.

Il latino si accomodò sul divano facendole segno di raggiungerlo, dopodiché iniziò ad abbracciarla affettuosamente. 'Come stai?' domandò lui, Heather sospirò stanca.
 
'Non lo so'.
Aveva ritrovato il fratello, come si sentiva non lo sapeva nemmeno lei.
Si era allontanata da Damien e da quello schifo di vita che conduceva per poi ripiombare al punto di partenza, bello scherzo del destino. Quali sarebbero stati i piani di Scott, di certo lei non ne avrebbe preso parte, anche se, alla fine dei giochi, con o senza il fratello la sua vita era stata messa più volte in pericolo.
'Tu come stai?' chiese invece in direzione del ragazzo, il quale si limitò a sdraiarsi sul seno di lei.
 
'Adesso bene' e molto lentamente Alejandro prese sonno, coccolato dalle dolci e molto rare carezze di lei.
 
 


 
GEOFF
Dopo aver passato una mattinata quasi insonne a causa della sfuriata con Bridgette, aveva deciso quel pomeriggio di schiodarsi dal letto della camera degli ospiti. Entrò in cucina e fu sorpreso nel vedere Brody seduto al tavolo a bere del caffè, affiancato da sua moglie che, al contrario, stava parlando animatamente al telefono con una voce più acuta del normale. 'Preparati al peggio' lo avvertì il moro con sguardo spento.
 
'Oh, Dio!' esclamò Bridgette ansimando e cominciando a tremare dalla testa ai piedi. Geoff, dimentico della litigata avuta ore prima con la donna, la fece sedere sulla poltrona e cominciò a calmarla tirandole qualche ciocca. 'Cosa facciamo?!' proseguì lei con il telefono premuto all’orecchio. 'D’accordo, riferirò tutto. Fateci sapere' e riattaccò. La bionda sospirò, gli occhi a terra. 'Era Scott' fece subito dopo anticipando le domande del marito. 'È successo qualcosa a casa di Gwen la scorsa notte, a quanto pare è una scena del crimine'.
 
'È-è morto qualcuno?' chiese. Non era sicuro di voler sentire la risposta, ma tanto valeva togliersi subito il dubbio.
 
'Quando sono arrivati a casa la polizia era già lì; hanno dovuto lasciare l’auto di Cameron a qualche isolato di distanza e mandare avanti solo Gwen dato che la casa è la sua. Hanno solo intravisto Topher e Lightning, per il resto sanno tanto quanto noi' rispose lei un po’ triste. 'Per rispondere quindi alla tua domanda, non si sa'.
 
Geoff accarezzò teneramente la schiena della moglie, pentendosi di averla incolpata per aver lasciato il rifugio e di averle tenuto il muso: se fosse rimasta con gli altri – come lui stesso le aveva detto di fare – forse non l’avrebbe più avuta accanto a sé in quel momento, tra le sue braccia. 'Mi dispiace' le sussurrò all’orecchio. 'Non avrei dovuto sgridarti, col senno di poi è stato un bene che tu e le altre ve ne siate andate'.
 
'Non fa niente' e gli regalò un piccolo sorriso, non nascondendo però nei suoi grandi occhi la paura. 'Di Duncan non si sa ancora nulla' sospirò. 'Cosa facciamo?'.
 
'Aspettiamo'.
 



 
DUNCAN
Si svegliò nudo sul letto, stranamente più morbido del solito.
La testa gli doleva da morire, dovette chiudere nuovamente gli occhi per placare il senso di nausea. Molto lentamente si mise a sedere e… dove cazzo era finito? Quello non era il soggiorno di Gwen…
Si guardò intorno spaesato, il lusso lo circondava: un ampio open space, con zona notte e area living dal mobilio raffinato, precedeva una bellissima terrazza arredata con tavolo, sedie e chaise-longue da cui poter ammirare il panorama.
Duncan s’irrigidì improvvisamente non sapendo come diavolo ci fosse arrivato fin lì, anche se le immagini di una avvenente e molto formosa Cleopatra non facevano altro che emergere violentemente nella sua testa. Si guardò intorno alla ricerca, appunto, della ragazza non trovandola in nessun angolo di quella strepitosa stanza.
In fretta, si rivestì con l’intento di sgattaiolare via senza essere visto da qualcuno, d’altronde col cavolo che poteva permettersi quel posto. Si assicurò di non aver dimenticato nulla, era in procinto di abbandonare la camera quando un frenetico bussare alla porta lo precedette. 'POLIZIA, DUNCAN NELSON APRA LA PORTA! SAPPIAMO CHE È LI’ DENTRO'. Riconobbe immediatamente quella voce: il capitano Brick McArthur.
Si impietrì sul posto non sapendo che pesci pigliare.
Si diede dell’imbecille: Scott gli aveva dato fiducia decidendo di portarlo con sé, anche solo per fargli fare qualcosa di diverso dal solito, e lui come lo aveva ripagato? Abbandonando i propri compagni nella tana del lupo per assecondare i suoi desideri e quelli di una sconosciuta, la quale, pensandoci molto bene, aveva insistito affinché lui bevesse un drink dietro l’altro facendolo ubriacare fino a non ricordare più nulla. Una trappola per costringerlo in quel dannato hotel? O, forse, sotto c’era dell’altro?
Si portò sul terrazzo, escogitando una via di fuga. Era troppo in alto, la signorina Cleopatra doveva aver optato per la suite all’ultimo piano, come l’avrebbe pagata solo Dio lo sapeva.
Il rumore alla porta si fece più forte, finché questa non fu scardinata da uno dei poliziotti. Fecero irruzione in molti, le pistole puntate su di lui, il quale alzò le mani in segno di resa. McArthur si fece strada, portandosi al centro della camera, rendendosi visibile al punk. 'Nelson, l’abbiamo cercata dappertutto. Deve seguirci'.
 



 
§
 
 



 
 
Nonostante le previsioni chiamassero pioggia, quel giorno non poteva essere più solare di così.
Stava nella sua decappottabile, gli occhiali da sole a ripararle gli occhi, in attesa che il suo bersaglio uscisse da quel lussuoso hotel accompagnato dalla polizia.
Cellulare alla mano, fece il primo numero salvato in rubrica, una volta visti i poliziotti scortare quello stallone di Duncan all’interno di una volante. 'Nelson è sistemato, capo' disse lei con aria compiaciuta mettendo il suo interlocutore in vivavoce. 'Gli sbirri lo stanno portando ora in centrale. Per quanto riguarda i Kobra, Scott e gli altri pensano siano tuoi alleati, ma questo già lo sapevi'.
 
'Eccellente' ghignò l’uomo. 'Anche José ha fatto la sua parte'.
 
'La prossima mossa?' chiese Anne Maria con un sorrisino sulle labbra.
 
'Aspettare'.
 







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ANGOLO AUTRICE:
Ciao ragazzi, buon Halloween e ... festa dei santi? xD
Come sempre un "GRAZIE MILLE" per essere giunti fino a qui!! 
Allora, le vostre teorie e supposizioni erano esatte? Avete indovinato chi era la spia?! :P 
Vi anticipo già che più avanti userò sia i personaggi del capitano Brick McArthur che quello della poliziotta MacArthur, dunque vi invito a fare attenzione dal momento che i due cognomi differiscono per una sola vocale!!
Altra cosa riguarda i Kobra, nello specifico Damien e Cole: all'inizio devo dire che ero molto scettica nell'inserirli... Damien non compare mai nella serie ma sappiamo della sua esistenza, mentre Cole compare in un'intervista ma il suo nome me lo sono dovuto inventare io... non lo so, ero un po' titubante, in caso attendo un vostro feedback!
Vi ringrazio nuovamente, ci vediamo alla prossima... domani!!!
E con due capitoli!!!! D: :D D: :D D: :D
 
   
 
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