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Autore: coopercroft    01/11/2020    1 recensioni
Dopo una vita spesa per il lavoro e a proteggere i suoi familiari, Mycroft si rende conto di non avere nulla per cui vivere. Ma non ha fatto conti con il destino che non ha ancora chiuso la partita con lui.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mycroft si svegliò per primo. Vide la luce filtrare da sotto le finestre. Si rese conto di aver passato la notte lì, sul divano. Era avvolto da una pesante coperta, che gli dava un piacevole tepore, rimase lì a goderselo ancora un po'.

I suoi vestiti ormai erano irrimediabilmente sgualciti, ma sapeva che Molly aveva deciso per il suo meglio. Vide la manica arrotolata e capì che lei non si era dimenticata della sua cura.

Si rilassò contento di non aver provato l'angoscia, che sentiva quando gli iniettavano i farmaci.

Rimase così nel dormiveglia, ma vedendo la stanza di Molly aperta che dormiva tranquilla, ebbe l'impulso di stendersi vicino a lei.

Il camino era spento e cominciava a fare freddo. Sperò che Molly non si irritasse con lui, non aveva altri fini la sua scelta. Aveva solo bisogno di stare al caldo.

Si alzò e andò nel suo letto, si infilò sotto le coperte. Sentì il bisogno di starle vicino.

 Lei dormiva serena, emanava un dolce calore. Mycroft rabbrividì e si sistemò accanto a lei. Chiuse gli occhi, si riaddormentò. Molly gli dava calma e tranquillità. Si sentì bene e quieto, dopo tanto tempo.

Fu quando il vecchio l'orologio a colonna scandì le dieci del mattino che Molly si svegliò. E si ritrovò Mycroft nel letto che le dormiva vicino, infilato sotto le coperte vestito ancora dalla sera prima.

"Ehi pigrone! Se ti eri svegliato per primo potevi chiamarmi! Mycroft dobbiamo fare la spesa ed è già tardi."

Molly lo scosse, ma lui non voleva alzarsi.

"Holmes, per piacere dobbiamo uscire, avanti alzati e sistemati fai una doccia."

Molly lo tirò giù dal letto, lui borbottò imbarazzato stiracchiandosi.

"Avanti Mycroft, hai dormito abbastanza! Va a cambiarti e dammi questi vestiti da portare in lavanderia."

"Hopper, Gesù lasciami riprendere." Mycroft la guardò di sbieco. "Sono l'ammalato, giusto? Ho i miei diritti!"

"Dai, stupido! Muoviti c'è da camminare. Sennò non mangi!"  Alla fine Mycroft si fece rapidamente la doccia, si rasò e si cambiò i vestiti. Ma era troppo tardi, Molly decise di andare a fare provviste con l'auto.

"Sei fortunato Holmes, oggi ti risparmi la camminata perché siamo in ritardo. Ma non farlo più, la prossima volta chiamami."

  Mycroft annuì senza protestare, si era vestito con la solita cura. Ma Molly lo redarguì ancora.

"Non farlo più! Mycroft, se vuoi stare a letto di più va bene, ma io devo alzarmi. Non intralciarmi nella conduzione della casa."

"Molly, ti prego ho capito, ma dormivi così bene, mi dispiaceva chiamarti."  Il vecchio Holmes si sentì colpevole di averla messa in apprensione.

Scesero in paese ad acquistare del cibo e del necessario per la casa.

 Mycroft era imbronciato e rimase sulla sue per un po'. Molly lo ignorò seccata dal suo comportamento, lo avrebbe picchiato volentieri. La esasperava, a volte finiva per essere capriccioso.

Non erano riusciti a fare un minimo di colazione. E questo non piaceva a Molly che voleva che Mycroft si alimentasse in modo corretto.

 Tornarono al cottage muti, con le borse della spesa colme. Lui sempre antipatico nel suo silenzio ostinato.

"Spero che la smetterai di fare il bambino Holmes!   Almeno aiutami a preparare il pranzo. Dio! sei abituato a essere servito, vero Sig. Perfettino?"

 Molly sbottò senza freni. Non sopportava il suo atteggiamento di livore.

Il risultato fu che Mycroft si risentì ancora di più e fu cupo per tutto il tempo.

Molly smise di interessarsi a lui, che comunque rimase lì in cucina. Prepararono insieme un pasticcio di patate e della carne. Mycroft lavorava in silenzio con le maniche della camicia arrotolate, ma fini per sporcarsi. Molly allora gli mise un grembiule per proteggere i pochi vestiti rimasti. Se continuava così sarebbe rimasto senza cambi.

Lui affettava le patate, Molly si preoccupò improvvisamente per il suo tremore.

"Sta attento a non tagliarti, altrimenti faccio io." Non fece in tempo a finire la frase che lui si piantò il coltello sul pollice. E sanguinò abbastanza da dover intervenire.

"Gesù Mycroft! Nemmeno avvisandoti! Fa vedere." Molly si spazientì.

 Lo raggiunse e tamponò la ferita. Lui imprecava sottovoce e malediceva le sue mani insicure.

"Ecco che ne ho combinata un'altra! Si vede che oggi non è giornata." Era corrucciato e in più si era anche sporcato di sangue la camicia. Si scoraggiò per essere così stupido.

Molly gli mise un solido cerotto e lo fece sedere a guardare. Meglio non rischiare che si facesse ulteriori danni.

"Almeno fammi fare qualcosa, Molly."   Lui non voleva essere un peso.

"Vai dal camino e vedi che non si spenga. Ci penso io qui."

Era ancora arrabbiata. Quasi lo cacciò. Mycroft a volte era pesante da gestire.

Lui si accorse della sua irritazione e non replicò. Si senti goffo e inutile. Lui che era stato indirettamente a capo di un governo. Capì di essere fuori luogo, incapace di aiutarla.

Ravvivò il camino e visto che Molly era distratta a preparare il pranzo, si infilò la giacca e uscì sconfortato.

La giornata gli sembrò greve già in partenza. Camminò senza allontanarsi troppo. Il vento lo fece trasalire, si alzò il bavero e rimase con le mani in tasca a guardare gli stormi di uccelli che migravano. Almeno loro sapevano cosa fare, ma lui? Cosa ci faceva lì? Che vita lo aspettava?

Il cielo era terso e nell'aria si sentiva l'umidità che odorava di muschio e di pioggia. Lo stesso inconfondibile odore di quando pioveva a Musgrave e Sherlock voleva uscire a sporcarsi nelle pozzanghere.

Così finivano per essere sgridati dalla madre, anche se lui non ne aveva colpa.

Sherlock continuava a correre dappertutto, lui aveva il suo daffare a rincorrerlo per calmarlo. Si rammentò che Eurus li guardava dalla finestra.

A lei la pioggia non piaceva. La odiava, ma forse odiava già tutti. Mycroft, lui così sagace, non l'aveva capito. Cercava di farla scendere con loro, ma lei alzava le spalle indispettita e se ne andava. La lasciva sola, e non la aiutava.

Eurus era la sorella troppo intelligente, che non era mai riuscito a comprendere, forse nemmeno ad amare. Il suo cruccio più grande.

Sentì la mano di Molly battergli sulla spalla. Poi appoggiarsi stretta a lui.

"Brutti ricordi Myc? Cosa fai qui? Mi hai fatto spaventare, dimmelo che esci."

 Molly aveva percepito in lui l'affiorare di vecchi conflitti interiori, il suo volto era teso e gli occhi acuti si erano spenti. La sua voce fu rassicurante e Holmes abbandonò i suoi pensieri. Il suo volto tornò ad essere sereno.

"Scusami, non volevo impensieriti, oggi combino solo danni. Volevo respirare un po'." Molly si portò di fronte.

"Scusami tu, invece. Sono stata stupida, non dovevo arrabbiarmi. E invece non ti ho aiutato molto oggi."

Molly lo accarezzo sulla guancia infreddolita. Lo prese sottobraccio e lo guidò verso casa.

"Vieni a mangiare? Mi fai compagnia?"

 Mycroft rientrò senza parlare. Tolse il cappotto, ravvivò il fuoco e si sedette con Molly a pranzo. Trovò tutto buono e mangiò silenzioso. La guardava, lo aveva finalmente perdonato.

Improvvisamente guardando il suo dito fasciato si schernì. "Molly sono riuscito a distruggermi il pollice! Sono un cretino. Un emerito cretino."

"Non sei cretino, semmai io avrei dovuto capire che tremare non ti aiutava a usare un coltello. Mycroft basta sentirti in colpa."

Il vecchio Holmes abbassò lo sguardo e Molly capì che non era una giornata buona per lui. Provò a farlo parlare, ma fu reticente, non gli uscì alcuna parola.

"Mycroft Holmes, che ti succede, sei molto taciturno oggi, non ti va di dirmi il perché?  So ascoltare se vuoi." Lei cercava di spronarlo ad aprirsi, tenere tutto dentro non lo aiutava.

Un sorriso teso apparve sulle sue labbra, chiuse gli occhi con un sospiro. Che utilità poteva avere raccontargli i suoi dolori e le sue angosce. Poi fisso Molly con l'aria di chi non sapeva bene cosa fare.

"Molly mi dispiace di averti trascinato in questa storia, non capisco perché tu sia qui. Non ci siamo mai frequentati molto. Eppure mi sopporti, e non mi fai mancare nulla. Dimmi in realtà perché lo fai?"

Si era convinto di capire le sue motivazioni. Molly gli prese la mano per calmare la sua inquietudine, lo vedeva affaticato. Lei era indifesa davanti alle sue richieste.

"Mycroft, sei mesi fa ho provato anch'io le tue stesse sensazioni. Fu tuo fratello ad aiutarmi, insieme a John. Non fu facile accettare il cambiamento di vita di Sherlock. E devo dire che sbandai."

Gli strinse più forte la mano. Mycroft la ricambiò solidale.

"Tu eri venuto a scusarti per lui, io mi arrabbiai molto che Sherlock non fosse venuto di persona. Così quando mi offristi il tuo aiuto lo rifiutai. E commisi un errore, perché tu centravi poco nelle sue scelte."

Lei chinò il capo di lato fissando Mycroft che sembrava risarcito dal suo passato rifiuto.

"Così quando John mi chiese aiuto accettai per diciamo, riparare a quel torto, ma anche perché sapevo quello che stavi passando."

Molly si alzò e andò dietro a Mycroft e cercò di massaggiargli le spalle. Dapprima incerta che lui lo gradisse, poi visto che non protestava, cercò di farlo rilassare. Si fece coraggio e si avventurò nel suo vissuto.

"E tu, mio caro Mycroft Holmes, quali fantasmi si agitavano dentro la tua testa per arrivare a decidere di farla finita. Adesso vedi di quanto amore ti circonda Sherlock, non sei mai stato solo."

Mycroft protestò piano, ma prese a sciogliersi.

 Non riusciva a dire a Molly cosa lo aveva portato a quella insana idea senza provare rabbia. Si levò in piedi rapidamente e si scostò da lei.

Camminò verso il camino, seccato e agitato. Prese a torturarsi le mani che iniziarono a tremare, poi si girò verso di lei in tono di sfida.

"Sei curiosa Hopper?  Ti diverti a vedere come sono diventato! Scommetto che anche tu mi sopportavi appena. Come del resto tutti quelli che mi stavano intorno. Certo ero arrogante, vero Hooper? Ero quello a cui si chiedeva di risolvere i problemi, senza che nessuno si accorgesse quanto mi costava. Invece avevo anch'io un cuore, sotto la giacca."

"Myc, non mi diverto affatto a vederti così! Questo mi dispiace detto da te." Molly era distante da lui, ma ne sentiva la sofferenza.

Myc fu assalito dall' angoscia, mentre i suoi pensieri vagavano in tutte quelle le azioni fatte per suo fratello e per gli altri, da cui non era mai arrivato nemmeno un ringraziamento.

Quante volte aveva salvato la vita a Sherlock? Quante volte aveva agito quando le cose gli erano sfuggite di mano? Che utilità aveva veramente per suo fratello, se non quella di intervenire in caso di bisogno. Ma Eurus era stata la sua totale disfatta. Lei lo aveva accartocciato in sé stesso.

Mycroft era logorato, ficcò le mani in tasca con le labbra strette, il volto solcato da rughe profonde. Molly non disse nulla lo lasciò sfogare. Camminava avanti e indietro nervoso. E diede volto alle sue paure.

"Dopo quello che era successo a Sherrinford, con la mia disastrosa gestione di Eurus, il rapporto con Sherlock non fu idilliaco.

Poco alla volta lo persi e ci allontanammo. Mi resi conto di non sopportare più il suo sarcasmo, compreso quello di John. Sherlock aveva una certa stabilità con lui. Una nuova famiglia. Io non ne facevo parte. Avevo capito che il mio compito di fratello maggiore era finito.

Perfino Eurus non aveva più bisogno di me. E i miei genitori, ancora arrabbiati per la bugia su di lei, si erano defilati."

Mycroft prese ad ansimare, si fermò a toccare con le dita sottili il tavolo, come se stesse ripercorrendo le sue azioni.

"Non sopportavo più nulla Molly, non riuscivo a governare le mie emozioni, odiai l'apatia di Eurus e la difesa incondizionata che i miei genitori le davano.

Lei era un'assassina patologica, ma era mia sorella. Presi a stare male con me stesso, per non essere riuscito a proteggere i miei fratelli, e andai sempre più giù. Nemmeno il lavoro mi aiutava.

Alla fine pensai di avere fallito tutto. Che la mia vita era stata inutile. Non avevo affetti, nessuno di loro mi cercava, non ero riuscito a farmi amare, mi sentivo responsabile di non averli salvati."

Mycroft si era fermato al centro della piccola sala, respirando affannato. Molly lo avvicinò lentamente.

"Provavo una sofferenza che mai avevo sentito prima e per non vivere una emotività che non mi apparteneva, piena di rimpianti e solitudine, pensai di chiudere la mia vita. E sarebbe bastato poco."

 

Era arrabbiato con sé stesso. Mycroft chiuse gli occhi. Era stato stupido, testardo e in un certo senso ridicolo. Si interruppe aspro, guardò Molly dritta negli occhi. Boccheggiò, cercò aria.

"Avevo già la pistola alla tempia, quando chiamò Sherlock. Fui curioso, lo ammetto, risposi, mi salvai per la sua chiamata. Molly, quattro settimane fa sarei stato tuo cliente all'obitorio."

Mycroft Holmes, il governo britannico, l'uomo di ghiaccio si paralizzò pieno di disperazione. Piantò le mani sul tavolo sorreggendosi. Molly aveva due lacrime che scendevano sul suo viso pallido.

Non gli importò di come avrebbe reagito, lo abbracciò con tutta forza che aveva. E decise di rivelargli i suoi sentimenti.

"Myc , non so come e perché sia accaduto, ma ho scoperto di amarti. Ora lo sai. Amo la tua attuale insicurezza, la tua dolcezza, quel essere a volte tagliente, ma mai violento. Sei gentile e sai essere premuroso. Prendila come vuoi mr. Holmes, ma è questo che provo per te."

Molly lo baciò sulla guancia. Mycroft non era troppo sorpreso, sapeva e aveva visto nei suoi occhi il sentimento crescere. Molly era troppo protettiva nei suoi confronti.

 

Lui ammise che un'attrazione tra loro era maturata lenta, come se un filo sottile si fosse fatto più robusto e ora li legasse stretti.  Si decise di dirle quanto quel sentimento fosse reciproco, quanto lui fosse innamorato della sua dolcezza.

"Molly, io provo lo stesso per te. Ma la mia situazione è difficile, temo che i farmaci offuschino la mia mente rendendomi debole e incapace di capire quello che provo veramente per te. Io non voglio farti del male."

Mycroft ricambiò il suo abbraccio. Aveva paura di deluderla ed era una sensazione spiacevole.

"Gesù, Hopper sono così confuso, ti desidero così tanto, ma ho paura di non sapere quello che faccio. Dammi del tempo, voglio uscire da questa condizione, voglio stare bene e dirti che ti amo con assoluta sicurezza."

Mycroft pallido era sconfortato, tremava e vacillava mentre cercava di tenere Molly vicino lui. Lei lo guidò delicatamente, lo fece sedere sul divano, mentre gli parlava lenta, rassicurandolo che avrebbe aspettato la sua guarigione.

Mycroft sentiva la necessità del suo contatto. La voleva sua. " Un bacio, Molly Hooper, vorrei un tuo bacio, ne sento il bisogno."

Molly si intenerì, gli prese delicatamente il volto fra le mani e lo baciò sulle labbra tremanti.

Mycroft sentì il suo sapore così dolce e un brivido lo attraversò. Tutto il suo complicato mondo costruito in quegli anni, cessò di esistere. Sentì che niente poteva più addolorarlo, nemmeno tutta la sofferenza tutte le angosce passate.

"Molly sei la persona più dolce che abbia mai conosciuto. Spero di non deluderti, non sai quanti problemi ti porterò. Ancora non te ne rendi conto. Sono complicato Molly. Ti sei innamorata della persona sbagliata."

 Mycroft si alzò dal divano barcollando un po'. Molly lo prese per le braccia e lo sostenne, lo fece girare verso di lei.

"Prendo tutto il pacchetto Myc, i problemi, la depressione, la tua rabbia, il tuo dolore. Prendo Mycroft Holmes. E ne avrò cura. Ora lasciati aiutare ne usciremo insieme, non respingermi."

Lo guidò verso il caminetto e lo fece stendere sul divano, lentamente senza forzarlo. Era stanco, pallido e senza forze e Molly lo percepiva dolorosamente. Lo fece mettere comodo, lo coprì.

"Riposa, ne hai bisogno, io sono qua."

Mycroft stremato si lasciò andare. Non aveva né la forza, né la voglia di opporsi si sentiva svuotato.

Gli bastò poco e dopo due calde carezze di Molly si addormentò. Era quasi le tre, del primo pomeriggio insieme.

Molly si occupò della cucina in silenzio, poi si sistemò vicino a lui col portatile a finire del lavoro.

Mycroft a volte si agitava, ma lei lo calmava stringendogli il braccio o dandogli una carezza leggera. Il volto tirato del maggiore degli Holmes si distese a poco a poco e lo vide dormire profondamente come se si fosse liberato di un peso.

Non era facile da gestire Holmes, la sua fama e la costruzione meticolosa della sua persona, lo avevano portato lontano dagli affetti. Poche volte lo aveva visto cedere ai sentimenti e ora Molly si chiedeva se uscito da quel periodo difficile sarebbe ritornato il vecchio Mycroft, freddo e manipolatore.

Inoltre Molly era consapevole che poteva ricadere nel suo folle gesto, ma sperava che l'amore che gli aveva dichiarato lo salvasse e salvasse anche lei.

Sospirò piano e si mise a lavorare. Il tempo avrebbe deciso di loro, ma lei avrebbe combattuto fino all'ultimo, fino a che Mycroft non fosse stato salvo, con lei o senza di lei. E questo era tutto.

 

   
 
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