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Autore: piccolo_uragano_    01/11/2020    7 recensioni
(UMILE SEQUEL DI "PIU' DI IERI...")
«Non farei mai niente per infastidirti» spiegò subito. «Quantomeno, non intenzionalmente» aggiunse, sottovoce.
Lei allargò il sorriso. «Grazie»
«Grazie?»
«Sì: grazie»
«E per che cosa?»
«Per quello che hai detto: non è affatto scontato»
Lui fece spallucce, e lei riconobbe il Draco Malfoy di cui le avevano raccontato i suoi fratelli. «Mi pareva il minimo, sai, non ferire le persone a cui tieni e stare sempre dalla loro parte, cose così. Ci ho messo un po’, ma l’ho imparato»
«Quindi starai sempre dalla mia parte?»
«Cascasse il mondo, Anastasia Black, sarò dalla tua parte»
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Draco/Astoria, Hannah/Neville, Harry/Ginny, Lavanda/Ron, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Avrai, avrai, avrai 
la stessa mia triste speranza 
e sentirai di non aver amato mai abbastanza;
se è amore, amore, amore avrai. 
(Baglioni, avrai)



26. 
vivi e lascia vivere

 
«Lo sai che non mi piacciono i tirocinanti» si stava giustificando Sirius Black, sul vialetto verso casa.
«Non ho detto che ti devono piacere» replicò sua moglie, cercando le chiavi nella sua storica borsa tracolla. «Ho detto che dovresti trattarli meglio! O quantomeno evitare di affidargli solo le scartoffie che tu non hai voglia di compilare!» sbuffò. «Non saremmo diventati gli Auror che siamo, se Malocchio …»
«Nessuno di noi sarà mai un insegnate al pari di Malocchio, Martha, per Godr – oh!»
Sirius estrasse di getto la bacchetta e la puntò senza timore verso l’intruso che aveva allertato i suoi sensi canini.
A pochi metri da lui, in piedi e con le mani alzate in segno di resa, l’ultimo erede Malfoy li guardava con aria mortificata. Non solo era, tecnicamente, nella loro proprietà, ma non sembrava esserci finito per caso. Il dondolo dietro di lui si muoveva avanti e indietro, a conferma del fatto che si fosse alzato di scatto per la sorpresa.
Sembrava proprio essere lì per scelta, e soprattutto, sembrava intenzionato a rimanerci.
Martha posò delicatamente la mano su quella del marito per costringerlo ad abbassare la bacchetta.
«Buonasera, Draco» disse poi con tono cordiale.
Sirius ringraziò in silenzio Merlino e Morgana per aver sposato la regina del sangue freddo.
«Chiedo scusa» si giustificò subito il biondo. «Non volevo spaventarvi, né tantomeno origliare»
«Credo che tu ti sia perso, ragazzo» gli disse allora Sirius.
«No, affatto» rispose Draco.
«Beh, allora credo che tu abbia sbagliato casa» ringhiò Sirius. «Kayla non vive con noi da parecchio, e lasciatelo dire, sei un pochino in ritardo»
Sentì Martha accanto a lui alzare gli occhi al cielo. Ramanzina in arrivo.
«C’è qualcosa che possiamo fare per te, Draco?» domandò allora lei, ignorando il marito.
«Vorrei parlare con Anastasia» spiegò il giovane.
«Anastasia?» sputò Sirius. «La mia Anastasia? Voglio dire, la mia … la mia bambina
Martha annuì con dolcezza. «Certo, Draco, non mancheremo di dirle che sei qui»
«Parla per te!» rispose Sirius in falsetto. «La mia bambina! Draco Malfoy!  Un’altra volta!» si voltò di nuovo verso il biondo, senza nascondere di essere sconvolto, mentre i boccoli ancora perfetti gli incorniciavano il viso. «Tu hai proprio deciso di farmi uscire di testa, ragazzo! Prima Kayla e adesso Anastasia! Meno male che non abbiamo altre figlie femmine, altrimenti …»
«Altrimenti il tuo cuore non reggerebbe, Sirius» lo interruppe Martha, posandogli una mano sulla spalla per spingerlo verso l’ingresso di Villa Black. «Sono sicura che ci rivedremo presto, Draco» gli disse con un cenno della testa, mentre si allontanavano.
«Ma che diamine vai blaterando?» s’indispettì Sirius. «Insomma, hai capito? Malfoy! Di nuovo! È una maledizione!»
Martha raggiunse la porta di casa. «Vivi e lascia vivere» gli disse, scuotendo la testa.
«Oh, hai rotto le palle, con il tuo mantra da hippy!» si lamentò lui. «Abbiamo lasciato vivere Anastasia così tanto che ci siamo trovati Draco Malfoy in giardino, Martha!»
«Ti devi calmare» gli ordinò, puntandogli addosso le chiavi di casa. «Anastasia ha la testa sulle spalle, e lo sai anche tu»
«Tu e il tuo mantra del cazzo!» si lamentò lui. «Guarda cosa è successo, a lasciarla vivere! È andata a lasciarsi vivere con il figlio di Narcissa!»
«Senti, Sirius, io ne so quanto te» spiegò la moglie. «Quello che so è che quel ragazzo …»
«Quel ragazzo è Draco Malfoy
«Non m’importa di chi è!  So che sta aspettando seduta sul dondolo nel nostro giardino con espressione mortificata e so che sicuramente ad Anastasia non servirà a nulla vederti così scosso!»
«Ma è giusto che mi veda scosso! Martha, io sono scosso! Hai sempre voluto ch fossimo sinceri con i ragazzi: io sono scosso! E ritengo giusto che nostra figlia lo sappia e che …»
«E immagina quanto possa essere scossa lei» rispose Martha, abbassando la voce. «Adesso fai un respiro profondo, ti metti la più bella delle tue facce toste e vai a consolare la tua bambina, perché quella era la faccia di uno che l’ha fatta grossa, e se lui sta così, immagina come possa stare lei»
Sirius si ritrovò a dover eseguire l’ordine, costringendosi a ben più di un respiro profondo. Si appoggiò al muro, chiuse gli occhi, e respirò così profondamente da essere sicuro di aver capito l’esatta dimensione dei suoi polmoni. Quando aprì gli occhi, Martha lo stava guardando il suo sguardo più dolce ed orgoglioso. «Sei pronto?»
«Andiamo» disse. Rubò le chiavi dalla mano della moglie, e spalancò la porta di casa.

Ciò che trovò, lo avrebbe costretto a sorridere in un qualsiasi altro momento.
Dalla cucina, un profumo che poteva promettere solo cose buone. In salotto, Harry se ne stava seduto con le gambe incrociate sul divano e un pacchetto di patatine in mano. All’altro capo del divano, Anastasia era seduta con le gambe sopra a quelle del fratello, i capelli umidi da doccia e un pigiama composto da una felpa oversize e dei pantaloni felpati di una marca babbana che Nicole adorava. Robert, con la camicia ancora perfettamente abbottonata e la barba sempre più curata, teneva un braccio attorno alle spalle della sorella, e sembrava intrattenere con Harry una conversazione fintamente superficiale sull’ultima formazione del Puddlemore United, e la TV era accesa su qualcosa che nessuno stava davvero guardando.
«Parola mia, fratello, non si arriva da nessuna parte con un Battitore in quella posizione»  stava dicendo Robert. «Andava messo almeno cinque metri più a destra!»
«Io direi anche dieci» si annunciò Martha, con un sorriso. «Chi sta cucinando?» domandò poi, indicando la cucina vuota.
«È un nuovo incantesimo di Fred» raccontò Robert. «Era qui con noi fino a un quarto d’ora fa»
«Ricordami di ringraziarlo!» rispose allora Martha. Con un gesto abitudinario, iniziò a sfilarsi il cappotto, e immediatamente Sirius, con un gesto altrettanto abitudinario ma sempre gradito, la aiutò e lo ripose sul solito appendiabiti, che ringraziò con un gesto.
«E anche di dirti di insegnartelo» aggiunse Sirius, levandosi anche il suo cappotto. «Allora, ehm …»
Fu immediatamente fulminato dalla moglie. I figli notarono quel gesto, e si irrigidirono notevolmente.
«Fai parlare me» ordinò di nuovo Martha.
«No, no» protestò Sirius. «Sono calmo, calmissimo»
Anastasia abbassò la testa come un cucciolo impaurito: era più che ovvia la piega che avrebbe preso quel discorso. Robert la strinse a sé e Harry si schiarì la voce, mettendo il muto alla televisione.
«Vostra madre dice che devo lasciarvi vivere»
«Sirius, ho detto che parlo io» il tono di voce di Martha era notevolmente salito, e lui sapeva cosa volesse dire: si stava arrabbiando. Lasciò che si avvicinasse al salotto e si sedesse sul preziosissimo tavolo regalato da Rosalie in una vita precedente. «Anastasia, tesoro, io e papà non abbiamo potuto fare a meno di notare che un bel biondo alloggia nel nostro giardino e chiede di parlare con te»
«E non un – ehi, aspetta, hai detto bel biondo?»
«Non mi sembra di averti dato diritto di parola, Sirius Black» ringhiò Martha. Poi, in una frazione di secondo, recuperò il  tono dolce di prima. «C’è qualcosa che vorresti dirci?»
«Tipo il perché?» sputò Sirius.
Martha si voltò verso il marito e lo guardò in cagnesco, senza proferire parola.
Poi, con lentezza, tornò a guardare la figlia.
Lei aveva le lacrime agli occhi e Robert le accarezzava i capelli.
«Mi dispiace, mamma»  sussurrò la più giovane.
«Non hai nulla di che dispiacerti, è lui quello seduto sul dondolo che chiede udienza» rispose lei con un sorrisetto malandrino. «Voglio sapere se c’è qualcosa che possiamo fare per te»
«Che possibilmente non abbia a che fare con il ‘vivi e lascia vivere’, perché inizia a darmi la nausea»
«Sirius» lo richiamò secca la moglie.
«Oh, mi sono rotto!» replicò lui avvicinandosi e prendendo posto accanto alla moglie. «È figlia tua quanto mia!» allungò una mano verso Harry, che gli avvicinò il pacchetto di patatine. «Sono tuo padre, per Morgana, e noi siamo la tua famiglia: abbiamo il dovere, il diritto e anche il piacere di proteggerti» si cacciò in bocca tre patatine e finse di sistemarsi in una posa più o meno composta.
«Grazie, papà» rispose lei, con voce tremante. «Ma non c’è niente che voi possiate fare»
Sirius rimase spaesato da quella risposta. Cercò lo sguardo degli altri due figli, e poi si alzò. «Bene, allora gli dirò di andarsene»
«No» risposero i tre all’unisono.
«Non dargli più attenzioni di quante non ne abbia già ricevute» suggerì Harry.
«Prima o poi, uno dei due si stancherà» continuò Robert.
«Uno dei due?» domandò Anastasia.
«Beh, non so come tu faccia» rispose lui. «Io morirei dalla voglia di sentirlo mentre si arrampica sugli specchi per pararsi il c-»
«Vacci tu, allora» lo interruppe la ragazza.
«Magari» rispose il primogenito. «Ma la mamma mi rinnegherebbe»
«Esatto» sorrise Martha. In quel momento, il forno li chiamò dalla cucina. «Beh, è pronto da mangiare, qualsiasi cosa sia»
Martha si maledisse.
Non erano affari suoi.
Se Anastasia, Robert e Harry avevano deciso di non dirle niente, avranno avuto i loro buoni motivi. Se avevano omesso di raccontarle della relazione della sua quartogenita con il famigerato erede Malfoy, sicuramente ci sarà stato un buon motivo. O forse, anche più di uno. E a pensarci bene, questi motivi non erano neanche così difficili da immaginare.
Eppure, in piedi davanti alla finestra, si maledisse.
Si appellò ai ricordi di Rose, James, Lily, e anche a quello dei suoi genitori, perché avrebbe voluto che potessero vederla, alla sua età e con tutta quella vita alle spalle, ancora a stupirsi di sé stessa.
Non avrebbe mai pensato che Draco Malfoy potesse farle pena.
Ribrezzo sì, disgusto certo, indifferenza forse. Ma pena, mai.
In quel momento, poi, le faceva pena perche sembrava di tutto meno che Draco Malfoy.
Sembrava solo un uomo pentito, che aspettava di porgere della dannate scuse a una persona a cui teneva.
Non sapeva cosa fosse successo, è vero, però era ormai ovvio che Draco tenesse ad Anastasia in un modo davvero singolare e decisamente sorprendente.
Erano passate più di tre ore, da quando lei e Sirius erano rincasati. E i ragazzi non avevano saputo dirle a che ora fosse arrivato. Ciò che era certo, però, era che fosse ancora seduto su quel maledetto dondolo.
E che fosse avanzata una buona dose di polpettone.
Oh, ‘fanculo il mantra.

Era buio quando Martha chiuse la porta di casa dietro di sé. Lui era seduto sul dondolo, che si era persino stufato di cigolare. Osservava il giardino, abbondantemente illuminato dalle lampade da esterno lungo il vialetto e dai cavi di lucine natalizie avvolti attorno ai tronchi e ai rami di alcuni alberi dall’aspetto centenario. Dondolava avanti e indietro, perso ad osservare l’altalena arrugginita, immaginando quanto l’infanzia di una persona possa prendere una piega diversa quando si ha un’altalena in giardino.
Quando la vide avvicinarsi, sobbalzò.
Non l’aveva vista uscire di casa, non l’aveva sentita chiudere la porta, e non aveva sentito i suoi passi percorrere la veranda. La vide semplicemente venirgli incontro, con in mano un piatto, un bicchiere, ed una coperta. E dipinto in viso, un timido sorriso.
Si alzò in piedi quando Martha lo raggiunse, come per istinto.
«Riposo, soldato» disse lei sorridendo. «Vengo in pace»
Draco, più che intimorito, si rimise a sedere sul dondolo.
«Ho pensato che fossi affamato» continuò lei, porgendogli il piatto con la porzione di polpettone. «E infreddolito» aggiunse, giustificando la coperta.
«Io, ehm … grazie» rispose lui. «Pensavo che fosse venuta a cacciarmi a suon di Schiantesimi»
«Te l’ho detto: vengo in pace» sorrise lei di nuovo, mentre lui si sistemava il piatto sulle ginocchia. «E non alzerei mai la bacchetta contro uno con questa faccia»
Avrebbe voluto sorriderle, ma riuscì a produrre semplicemente un’apatica smorfia.
«Spero che tu non sia vegano o roba simile» continuò Martha. «Perché quello è il miglior polpettone dell’anno»
«Grazie» ripeté. «Non era tenuta a farlo»
«Ti devo confessare che non so troppo come comportarmi, con un ospite del tuo calibro in giardino» sorrise allora lei. «Posso?» domandò, indicando i tre posti sul dondolo vuoti accanto a lui.
«Certo, ci mancherebbe» rispose Draco tagliando la fetta di polpettone. «È suo, d’altro canto»
Martha si sedette con delicatezza per evitare di cambiare il ritmo del dondolio. «Beh questo è vero» ammise. «Vedi, Draco, per l’adolescenza di Anastasia ho deciso di  adottare un metodo educativo basato sulla fiducia ed il rispetto reciproci» iniziò lei. «Non le chiedo dove va, con chi esce o quando torna, mi aspetto che sia abbastanza intelligente e responsabile per non mettersi nei guai o almeno, essere in grado di tirarsene fuori prima che io o mio marito possiamo venirlo a sapere. Credo che essere nata all’inizio della Seconda Guerra Magica ed aver avuto tre fratelli molti più grandi di lei l’abbia aiutata molto, in questo: è cresciuta così in fretta che a volte ancora mi stupisco che abbia smesso di gattonare»
Draco masticò con lentezza il polpettone. Si aspettava che quella conversazione lo avrebbe messo a disagio, eppure si scoprì curioso di dove Martha volesse andare a parare.
«Questo per dirti che non so cosa sia successo tra di voi, non solo perché non ho mai chiesto dove andasse quando ho capito che tornava la mattina presto e si infilava nel letto per farmi credere di avere dormito a casa – e l’ho capito subito – ma perché mi sono anche sforzata di non chiedere niente a nessuno dei miei figli, nemmeno stasera»
Draco si tagliò un altro pezzettino di polpettone.
«Non credo me lo avrebbero detto, comunque. Sanno essere fastidiosamente leali» continuò lei. «La cosa che voglio dirti, prima di lasciarti in pace, è che mi auguro che tu abbia imparato ad essere sincero, prima che con chi ti sta attorno, con te stesso»
Draco la guardò stupito: davvero gli stava dicendo questo?
Nessun discorso del tipo ‘stai alla larga da mia figlia’?
«E non lo dico per Anastasia: è giovane, e so che mi capirai quando dico che a diciotto anni non ci si rende conto di quanta vita si ha davanti»
Lui annuì.
«Lo dico per te, perché non ti meriti di aspettare per ore nel giardino di nessuno, se le tue intenzioni e i tuoi sentimenti non sono assolutamente sinceri. E mi perdonerai se ti dico che visti i tuoi precedenti, mi preoccupo che non lo siano»
«Non credo che nella mia vita ci sia mai stato qualcosa di più sincero del mio rapporto con Anastasia» si trovò ad ammettere lui.
Lei sorrise sinceramente. «Bene» rispose. «Allora, per quel che mi riguarda, puoi aspettare qui anche per settimane. Io e Sirius usciremo di nuovo domani mattina alle otto e trenta, ma ho appena deciso che useremo la Metropolvere per andare in ufficio, così da evitarvi altri incontri imbarazzanti. Da quell’ora in poi, hai il mio permesso per attaccarti al campanello e far valere le tue più che sincere ragioni» si alzò dal dondolo con la stessa delicatezza con cui vi si era seduta. «Credo tu sappia come Evocare un letto o come arrangiare una sistemazione» Draco annuì di nuovo. «E siccome so che muori dalla voglia di saperlo, le finestre della stanza di Anastasia sono le prime due da sinistra sul lato della casa opposto a questo»  aggiunse, facendogli l’occhiolino. «Immagino sia tutto. Buonanotte, Draco»
«Buonanotte, signora Black. E, ehm … grazie, di tutto»
«Martha» lo corresse lei. «Sai bene che ‘signora Black’ non mi si addice per niente» e senza dargli possibilità di replica, raggiunse la veranda, aprì la porta e se la chiuse alle spalle.
 
Draco se ne stava con le mani in tasca a fissare quelle due finestre che Martha gli aveva indicato. Erano le uniche, su tutta la facciata della villa, ad avere ancora le luci accese. Dalla prima, non riusciva a vedere nulla, per via delle sottili tende di raso bianco tirate. Ma dalla seconda vedeva chiaramente un armadio di legno scuro pieno di foto e di poster. Non era molto, ma era qualcosa. Era paradossale, pensò, che non avesse mai visto la sua camera da letto. Vide l’armadio aprirsi e poi chiudersi un paio di volte, ed ebbe il chiaro istinto di cercare a terra qualcosa da lanciare contro quella finestra per attirare la sua attenzione, per dirle “sono qui, Anastasia, qui per te, guardami”. Ma sapeva bene quale sarebbe stata la sua risposta: la stessa di qualche ora prima. Lei che, con gli occhi pieni di tutto e di niente, chiudeva la porta senza dirgli niente. Sentì di doversi accontentare di guardare quelle ante che si aprivano e si chiudevano rapidamente, immaginando le sue mani pallide e i suoi polsi sottili mentre afferravano i pomelli per poi perdersi a cercare qualcosa tra le mensole.
Forse era quello, ora, tutto ciò che gli sarebbe stato concesso di sapere della sua vita. Per sempre. Dopo aver visto tutto, non poter vedere più niente, se non quello che si vede dalle finestre.
Anya richiuse le tende anche di quella finestra con un gesto meccanico, senza guardare giù.
E spense la luce.




NdA: mille volte grazie per l'entusiasmo per lo scorso capitolo!
Giuro che vorrei potervi abbracciare uno per uno, e comunque non basterebbe. 
Buona settimana a tutt*!

Fatto il misfatto, 
C

 
   
 
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