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Autore: crige    02/11/2020    1 recensioni
***Seguito di SAVE ME***
Tre anni dopo "Nobody said it was easy".
Vedremo come è andata avanti la vita di Feffe e tutti gli altri.
Cosa sarà cambiato? E cosa invece è rimasto invariato?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I ricordi sono così.
Ti piombono in testa senza preavviso.
Quando meno te lo aspetti.
E soprattutto, senza permesso.

Si impossessano di te.
Della tua mente e sì, spesso pure del tuo corpo.
Ti immobilizzano sul posto e, come se avessero vita propria, tornano a farti sanguinare.

Riaprono ferite che pensavi di aver suturato per sempre.
Quelle piccole cose che smuovono ogni cosa.
Quelle cose che poi capisci esser le più dolorose.

Una frase.
Un sorriso.
Una canzone in un determinato momento.
Un bacio.
Due occhi.
Un abbraccio.

Cose che richiedono un secondo.
Che si aggiunge al muro di mattoncini che compone te stesso.
Mattoncino dopo mattoncino.
Piccole cose dopo piccole cose.

Ed è assurdo come a distanza di anni tu riesca a ricordarle.
E ancora più assurdo è l' effetto che hanno su di te.
Perché quando riaffiorano, per un secondo, un solo secondo, ti fanno sentire esattamente nello stesso identico modo in cui ti sentivi quando sono avvenute.
Un secondo.
Un solo secondo che ti cambia la vita  per sempre.







-Ha chiesto di te-

Sobbalzo a quella voce improvvisa.
Riapro di colpo gli occhi riemergendo da quello che credo fosse uno stato di trance.
Porto lo sguardo su mia madre, in piedi davanti a me.

Ha l' aria distrutta.
Le iridi completamente arrossate e gonfie.
Probabilmente sono lo specchio delle mie.
Non ricordo neanche da quanto siamo qui.

-Che dovrei dirle?-

Quasi un sussurro il mio, mentre faccio violenza su me stessa per non scoppiare a piangere di nuovo.
Credo di avere smesso da poco.
Non lo so.
Non so più niente-

-La verità- soffia, con voce strozzata -io devo...- s' interrompe in un sospiro, asciugandosi una lacrima sfuggita al suo scarso controllo -io devo andare da Serena adesso- 

Mi alzo di slancio, abbracciandola.
Soffoco un singhiozzo contro la sua spalla.
Vorrei solo svegliarmi.
Svegliarmi e scoprire che è solamente un brutto sogno.

-Mamma...-

-Lo so, tesoro, lo so- piange con me, stringendomi a lei -dobbiamo cercare di essere forti- si stacca leggermente, così da guardarmi negli occhi -vorrei poter dire o fare qualcosa che ti faccia stare meglio, ma purtroppo non è possibile- mormora, tirando su col naso -vai da lei e stalle vicino-

Mi lascia un bacio in fronte, allontanadosi successivamente.
Anche lei è a pezzi.
Tutti lo siamo.
E' passata una settimana dall' incidente eppure ho come l' impressiane che il tempo si sia fermato a quel momento.
Ho perso la persona più importante della mia vita e adesso ho l' ingrato compito di dire alla mia amica, che il suo amore non c'è più.



-Nene, ci sei?-

Mi vedo sventolare una mano di fronte agli occhi.
Alzo la testa trovandomi davanti la faccia interrogativa di Francesca.
Devo essermi persa tra i miei pensieri.

-Scusa- mi alzo dalla seggiolina della sala di attesa -novità?-

-L'hanno appena portata in sala operatoria- mi informa -ci vorrà un po'. Faccio un salto da Alessia e poi torniamo qui insieme. Doveva venire lei, ma è inutile stare tutti qui. Hai bisogno di qualcosa?-

-No, grazie- mento senza neanche saperlo -io aspetto qui. Ti chiamo se ci sono aggiornamenti-

-D' accordo- sorride con aria strana, stringendomi una spalla -comunque ho chiamato Erica, sta arrivando-

Prima che possa dire qualcosa si allunga lasciandomi un bacio sulla guancia per poi andarsene.
Ovviamente ha capito prima di me che è meglio che io non rimanga qui da sola.
Un sorriso nasce spontaneo sul mio viso pensando alla sua premura.
E' la solita.

Mi guardo intorno constatando che no, non è cambiato proprio niente da quel giorno.
E' tutto maledettamente uguale.
Tutto esattamente dove era.
Macchinetta del caffè compresa.
Ricordo come se fossero ieri quei momenti.

Libero un sospiro, decidendo di lasciare la sala d' aspetto e scendere al bar qui davanti.
Non mi faceva bene rimanere lì.
Troppi ricordi e pensieri negativi.

Esco dall' edificio e attraverso la strada.
Entro nel locale, venendo accolta da un silenzio confortevole.
Mi siedo al bancone ordiando un espresso.
Scorro le notifiche sul mio iPhone senza darci troppa attenzione.
Non riesco a far smettere la mia mano di tremare.
Odio tutto ciò.

E' un intervento di routine ormai, certo, ma si tratta pur sempre di mia madre!
E sono in ansia.
Le ultime parole che le ho rivolto non sono state delle migliori.
Quando stamattina sono entrata in camera sua non sono neanche riuscita ad aprire bocca.
Cosa farei se avesse sentito da me solo cattiverie come ultima cosa da parte mia?
Non voglio neanche pensarci.

Odio gli ospedali.
Questo particolarmente.
Perchè ha dovuto farsi operare proprio qui?
Non poteva scegliersene un altro?

La testa mi scoppia.
E' piena di flash orribili che vorrei solo dimenticare.
Eppure sembra che me lo faccia apposta.
Quanto vorrei scolarmi una bottiglia intera di vodka così da crollare e smettere di pensare...
Come feci quella notte, dopo che dovetti confermare a Francesca la sua più grande paura...



Mi passo una mano tra i cappelli, nervosamente.
Il cuore batte all' impazzata e non riesco a smettere di tremare.
Non posso entrare così.
Devo cercare di darmi una regolata.

Prendo un respiro profondo prima di bussare alla porta della stanza.
Una parte di me spera che si sia riaddormentata.
L' altra invece vuole vedere con i suoi occhi che sta bene.
Alla fine è quella che prende il sopravvento e mi costringe ad entrare.

Francesca è stesa a pancia in su.
Finalmente libera dal tubo in gola che l' aiutava a respirare.
Ha un tutore che le tiene il braccio fermo al corpo.
La testa fasciata.
Un occhio nero e un enorme livido sulla guancia.
E questo è solo quello che posso vedere...

-Ehi- soffio, prendendo posto accanto a lei -come stai?-

Gira lentamente la testa nella mia direzione.
Sono costretta ad abbassare lo sguardo, quando incrocio i suoi occhi.
Scuri, impenetrabili.
Completamente distrutti.

-Dimmelo e basta- mormora, quasi supplicandomi -ti prego-

Alzo di nuovo la testa, trovandola sull' orlo delle lacrime.
Sento le mie guance inumidirsi.
Il magone in gola che esplode tutto insieme.
E questo sembra bastarle.
Questo basta a farla crollare.

-Mi dispiace- riesco solamente a dirle, scoppiando a piangere -non hanno potuto fare nulla-




-Amore-

Sobbalzo riscuotendomi dal torpore del ricordo.
Erica mi fissa preoccupata.
Si siede accanto a me, portando una mano sulla mia guancia.

-Che hai? Tutto bene?-

-Io...- m' interrompo, non sapendo esattamente cosa rispondere.

Perché  non riesco a smettere di pensare a quel giorno?
E' da quando ho messo piede qui dentro questa mattina, che le immagini di quel dì si susseguono a ripetizione nella mia testa.
Ancora e ancora e ancora...
Come se ce ne fosse poi bisogno...

Ricordo esattamente ogni dettaglio.
Ogni minuto di quelle 24 ore.
Come se potessi mai dimenticarlo...

Francesca non parlò per i tre giorni successivi.
I medici dicevano che era per via del trauma subito.
Dello shock.
Io invece continuo a pensare che si stesse chiedendo che senso avesse farlo.


-Non lo so- rispondo in fine, sperando che le basti.

-Ok, va bene- si gira verso il barista -ci fa due Americano per favore?-

-Erica..-

-Lo so- sospira, tornando a guardarmi -sono solamente le 10 di mattina e sì, sono stata io a rimproverarti sul fatto che non si risolvono le cose con l' alcool, ma penso di aver capito che il discorso che stiamo per fare lo posso affrontare solamente con un qualcosa di alcolico e non mi sembra giusto nei tuoi confronti non far bere niente a te. Quindi lo sto facendo più per me che per te- dice tutto d' un fiato, ringraziando il ragazzo una volta venuta in possesso dell' ordinazione -ora ti fai un paio di sorsi- mi allunga un bicchiere -e poi mi dirai perché hai quella faccia da bambina di The Ring-

Non mi azzardo a dire niente.
Faccio come dice, ottenendo un sorriso di approvazione da parte sua.
Mi devo ricordare di ringraziare Feffe per averla chiamata.

-Ti ascolto- m' incita, stringendomi una mano e intrecciando le nostre dita.

-Non riesco a smettere di pensare-

-A cosa?- mi sprona a continuare.

-A Federica. A quando dissi a Francesca che lei non c'era più-  soffio, passandomi una mano tra i capelli -è questo maledettissimo posto!- sbotto, sbattendo una mano sul tavolo, facendo girare tutti -è rimasto maledettamente uguale! Vedi là?- indico la panchina poco fuori l' ingresso -lì è dove mia madre mi disse che Feffe era in coma e vedi quel palo della luce accanto?- le indico il punto, continuando una volta averla vista annuire -è quello che presi a pugni quando mi dissero che F era morta sul colpo-

Erica non dice niente.
Si limita a stringere di più la presa tra le nostre mani e ad ascoltarmi.
Sa che non ho bisogno che risponda.
Sa che sono nel mio mondo e che ho bisogno solo che lei mi faccia parlare.

-Litigai con Fede quel giorno sai?- mi apro in un sorriso triste -quella mattina le feci notare che era un po' che non stavamo solo noi due e che mi mancava e quindi le chiesi se volesse fare qualcosa quella sera. Rispose che purtroppo si era già messa d' accordo per uscire a cena con Francesca, ma che potevamo fare qualcosa il giorno dopo. M' incazzai di brutto- sospiro, ripensando a quanto sono stata stupida -le dissi che non importava e che poteva benissimo andarsene a fanculo insieme a quell' altra. Ci rimase malissimo, tanto da andarsene piangendo- passo la mano libera nei capelli, ricacciando indietro le lacrime -nel pomeriggio mi chiamò dicendo che aveva rimandato con Francesca e mi chiese di andare con lei al cinema. Ovviamente da mongola orgogliosa che sono le dissi che ormai avevo un impegno e che poteva starsene con la sua bella. Il resto poi lo sai..-

Ho ripensato spesso a tutto questo.
Se io non avessi fatto l' idiota...
Se io non l' avessi aggredita...
Se io non fossi stata così maledettamente ancora gelosa...
Se io...

-So cosa stai pensando- Erica interrompe i miei pensieri, cercando il mio sguardo -non è stata colpa tua e non ha importanza se quel giorno avevate discusso. Lei sapeva benissimo quanto era importante per te e quanto tu le volessi bene. Una brutta giornata non cancella anni di affetto- mi sfiora dolcemente una guancia -e non è la stessa cosa di adesso- dice, spiazzandomi -tua madre sa che le vuoi bene, ma glielo ripeterai tu appena si sveglierà dopo l' operazione. Tua madre non è Federica. Lei starà bene e tu potrai rimediare alle cose brutte che le hai detto. Siamo intesi?-

-D' accordo-

-E smettila di non parlare con me- afferma, seria -perché non mi hai detto di tutte ste cose che ti frullavano in testa?-

-Perché Federica io...-

-L' amavi. Sì, lo so- alza gli occhi al cielo, sbuffando -lo sappiamo tutti ormai- alza una mano, bloccando qualsiasi ogni mio tentativo di ribattere -fa parte del tuo passato, fa parte di te, di quello che sei adesso e me ne devi parlare se pensi che possa farti sentire meglio. Chiaro?-

- Va bene- sorrido -ora possiamo ordinare un altro di questi?- chiedo, speranzosa, alludendo al mio bicchiere vuoto.

-Alzati e torna immediatamente in sala d' attesa prima che io ti prenda a calci-



                                                                   ***********

-Dove è?-

Federica entra in casa come una furia, non appena le apro la porta.
Schizza in cucina manco fosse una gazzella che scappa da un leone.
Le corro dietro a fatica.
Finalmente arresta la sua corsa davanti alla penisola e si volta a guardarmi.

-Dove è la Testona?- 

-Nene è fuori- rispondo, stranita -perchè?-

-Perché è una stronza e basta quando ci si mette!- sputa fuori, prendendo posto su una sedia -mi ha trattato di merda tutta la mattina, a scuola!-

-Amore- mi avvicino a lei poggiando una mano sulla sua -mi spieghi per favore?-

-Prima fa tutta la carina e mi dice quanto le manco, che le manca passare un po' di tempo solo io e lei, che è un po' che non succede e allora mi ha chiesto di uscire stasera- dice tutto d' un fiato -ovviamente le dico che avevo già un impegno con te, ma che potevamo fare domani e lei allora mi ha mandato a fanculo insieme a te, tra l' altro!-

-F, lo sai che io e te possiamo benissimo rimandare, non è un probl..-

-No!- m' interrompe -non ho mica finito, infatti!- si alza di scatto, prendendo a camminare nervosamente -mi ha fatto sentire talmente tanto in colpa che poco fa l' ho chiamata per dirle che avrei rimandato la cena con te e la signorina ha risposto che ormai aveva un impegno e che potevo benissimo starmene con la mia bella!-

Raramente ho visto Federica così arrabbiata.
Dagli enormi occhi rossi e gonfi deduco che abbia pure pianto.
E' la volta buona che io e Eleonora torniamo a darcele di santa ragione come anni fa.
Proprio non capisco perché a volte debba fare la stronza in questa maniera.

-Vuoi che la picchi?-

-Non ti ci mettere anche tu, Fefè!- mi ammunisce, puntandomi un dito contro -la violenza non risolve niente- aggiunge, facendo qualche passo nella mia direzione -e poi a sto giro sono io che voglio prenderla a calci!-

-Chi vuole prendere a calci chi?- Maria fa il suo ingresso in cucina, interrompendoci -ciao Fede, che succede?-

-Succede che tua figlia è una gran testa di cazzo!-

-Quale delle due?- domanda, sorridendomi.

-La bionda!- soffia, l' altra, in risposta.

-Immaginavo- sospira, sedendosi su una sedia -ti ha fatto proprio arrabbiare, eh-

-Esattamente!-

Rimango in disparte non sapendo esattamente cosa dire.
Ho paura di peggiorare la situazione.
So solo che vedere la mia ragazza così non mi piace.
Ed è nuovamente colpa di Eleonora.
Succede troppo spesso ultimamente.

-Vuoi che la chiami?- mi decido a domandare, dopo qualche minuto di silenzio in cui Fede non ha smesso di misurare la stanza a grandi passi -la faccio tornare qui così puoi parlarci?-

-No! Che vada lei a fare in culo!- enfatizza il concetto col classico cenno della mano -prendi le tue cose, i miei ci aspettano per cena- dice, avvicinandosi a Maria -ciao zia e scusa per questo spiacevole teatrino- le lascia un bacio su una guancia, avviandosi in sala.

-Francesca- mi richiama la donna, poco prima che raggiunga la mia metà -puoi ricordare a Serena la nostra colazione di domani? Che quella è come sua figlia e si dimentica anche dove mette la testa- ride, strappandomi un sorriso -io proverò a parlare con Eleonora per cercare di capire cosa le prende ultimamente-

-D' accordo. Ci vediamo domani- 

Raggiungo Federica dopo aver salutato Maria con un bacio.
La trovo già seduta in macchina mia al lato del passeggero, con le braccia conserte.
Salgo pure io e metto in moto.
Decido di lasciarle un altro momento, prima di parlarle.

-Perché deve fare così?- è lei però a rompere il silenzio -ultimamente è più musona del solito e non mi lascia entrare-

-Non lo so, amore- scuoto la testa -ma sai com'è fatta. Devi prenderla e parlarci tu, perché se aspetti lei...-

-Lo so- non mi lascia finire -odio quando fa così-

-Mi dispiace- lascio il cambio per posare una mano sulla sua coscia, in una leggera carezza -Maria ha detto che proverà a parlarci-

-Santa donna vostra madre-





-A cosa stai pensando?-

Apro gli occhi non ricordando neanche di averli chiusi.
Volto il capo trovando ad aspettarmi due iridi color nocciola.
Alessia mi scruta curiosa, restando in attesa.

Abbasso lo sguardo, cercando di riordinare i penseri.
Lei prende ad accarezzarmi lentamente il ventre nudo, rispettando i miei tempi.
Sospiro, poi, quando passa l' indice in mezzo al mio seno.

Appena mi ha aperto la porta di casa, ho sentito l' irrefranabile bisogno di averla.
Siamo arrivate fino in camera sua in una lotta di baci, incapaci di controllarci oltre.
E' come se lei avesse capito il mio bisogno di spegnere il cervello.
E devo dire che lo ha assecondato a dovere.

Poi però, finito tutto, tutti i pensieri sono tornati a galla.
Ed ora siamo qui, nude nel suo letto in un complice silenzio.
O almeno lo eravamo prima che lei, ovviamente, capisse che qualcosa non va.
Anche se, sinceramente, non so neanche io se sia davvero così o meno.

-E' difficile- rispondo in fine.

-Ehi, guardami- faccio come dice -è normale se sei in pensiero per Maria-

-Lo so e infatti lo sono, ma non è questo- sospiro -è da quando ho messo piede in ospedale che non riesco a togliermi una cosa dalla testa-

-Parlami- mormora dolce, intrecciando le dita delle mano con le mie -ti ascolto-

-Vedi, l' ospedale dove si trova Maria è lo stesso in cui portarono me dopo l' incidente- dal suo sguardo capisco che non c'è bisogno che io specifichi quale -e da quando sono entrata stamattina, il ricordo di quella giornata continua a ripetersi nella mia testa come se fosse un film. Un brutto film-

-Mi dispiace, Feffe- si porta più vicino a me, baciandomi una tempia.

-Non so perché, non capisco il nesso e questa cosa mi fa impazzire-

Lascio andare un sospiro, mettendomi a sedere.
Poggio la schiena contro la testata del letto, tirando un po' il lenzuolo.
Fisso un punto indefinito davanti a me, cercando di riordinare i pensieri.

Ho ripensato spesso a quel giorno.
Solo che mi concentravo sempre sul momento dell' incidente.
Quasi mai sul "prima".
Del resto, come potevo fare altrimenti?

Durante il tragitto in macchina verso casa dei suoi, Fede era stranamente silenziosa.
Ricordo che il broncio persistente sul suo viso mi metteva tristezza.
Oltre a farmi arrabbiare ancora di più con Eleonora.

Si rianimò solo quando, dal niente, tirò fuori il discorso "bambini".
Mi sono chiesta spesso perché ci stesse pensando proprio in quel momento.
Avrei dovuto chiederglielo.
Rimarrò con questa domanda per sempre.
Questa e molte altre.

Ma ce n'è una che mi tormenta ogni giorno.
Una che non ho avuto mai il coraggio di porle.
Perché io?
Perché fra tutte, proprio io?
Perché ha scelto me?

-Francesca- Alessia interrompe nuovamente i miei pensieri -parlami-

-Quando mi svegliai dal coma sapevo già benissimo che lei non c'era più, sai? Me lo sentivo. Mi sentivo già..- mi blocco, sospirando -vuota- mi volto guardandola, liberando un sorriso triste -avevo chiesto di Eleonora perché volevo urlare contro. Volevo sfogarmi su di lei. Darle la colpa. Volevo che sapesse che se fosse uscita lei con Fede, tutto quello non sarebbe successo- chiudo gli occhi, poggiando la testa all' indietro -ma poi l' ho vista. Era distrutta. E io non potevo prendermela con lei, solo per alleggerire il mio senso di colpa e allora le chiesi solamente di confermarmi che lei non c'era più e basta-

Solo dopo che Nene mi ha detto la verità, posso capire davvero cosa ha passato in quel periodo.
Anche lei ha perso la persona che amava in quell' incidente.
Ed è stata col terrore di poter perdere anche me.

Dopo ha dovuto mettere da parte tutto per cercare di starmi vicino.
Mi ha imboccato quando non volevo mangiare.
Mi ha calmato quando mi svegliavo di notte in preda agli incubi.
Mi ha trascinato di nuovo su un campo da rugby, quando non ne volevo più sapere niente.
Mi ha accompagnato in classe ogni mattina, assicurandosi che io ci arrivassi.
Studiava quello che dovevo studiare io, solo per poi scrivermi i riassunti e assicurarsi che io li studiassi.
Si è assicurata che prendessi il diploma.
Io le devo tutto quanto.

-Non potevo rimanere in quell' ospedale- sussurro, dopo qualche minuto di silenzio -sai che ancora qualche infermiera mi riconosce e mi saluta?- sorrido -è pesante per me stare là dentro-

-Perché non mi hai detto tutto questo stamattina?- chiede, tirandosi su a sedere di fianco a me -ti avrei accompagnato- sorride, dolce, prendendo una mia mano tra le sue -torniamo a quando non ci dicevamo le cose?-

-No- le sorrido -semplicemente non pensavo che mi facesse questo effetto- ammetto -poi però ho visto Nene in quello stato e mi è tornato tutto questo in mente-

-L' hai lasciata da sola?-

-Ovviamente no- scuoto la testa, quasi risentita -ho chiesto a Erica di raggiungerla prima che io venissi qui-

-Brava- sorride, buttandosi tra le mie braccia -ora mi vuoi cercare di spiegare?-

-Non c'è niente da spiegare, Alessia- sospiro, chiudendo nuovamente gli occhi -è che, vedendo Ele così, mi sono ricordata del prima che avvenisse l' incidente. Fino ad ora mi concentravo sempre su quel determinato momento. Aveva importanza solo quello. Ma dopo che Nene mi ha confessato delle cose, non posso non ripensare a tutto in un' altra maniera-

Come ho fatto ad essere così cieca?
Come ho potuto non accorgermi di niente?
Avevo la spiegazione di alcuni suoi atteggiamenti di quegli anni, davanti agli occhi!
E se Fede lo avesse saputo?
Se Federica lo avesse capito e taciuto?

-Feffe..-

-Odio avere così tante domande che non avranno mai una riposta!- alzo il tono di voce, alzandomi successivamente.

Recupero le mutande, indossandole.
Mi infilo nuovamente gli shorts, prendendo poi a camminare per tutta la camera.
Chissà dove è finita la mia maglietta...

-Francesca- richiama la mia attenzione -intanto ti devi dare una calmata, perché fare così non serve a niente e dopo, se ti va, sono qui e puoi parlarmi-

Mi blocco, voltandomi nella sua direzione.
Ha le braccia conserte e un sopracciglio alzato.
Cosa che ricorda molto i Santoro.
Devo ammette che un po' questa cosa m' inquieta.

Prendo un bel respiro, andandomi a sedere sulla scrivania.
Riordino i penseri cercando le parole per tentare di spiegarle come mi sento.
E' che proprio non le trovo.
Non so cosa dire.

-Avrei dovuto capire- mormoro -da come mi guardava in quel letto di ospedale, io...- chiudo gli occhi, gettando la testa all' indietro -io avrei dovuto capire- ripeto -vederla così in ansia, oggi, con lo sguardo vuoto e la testa altrove in quella sala di aspetto, mi ha portato a chiedermi come dovesse sentirsi. Come si sentiva quando ha scoperto che la ragazza che amava era morta e che sua sorella era in coma? Come poteva sentirsi pensando magari che se fosse uscita lei con Fede, forse tutto quello non sarebbe successo? Ma soprattutto, come ho fatto a non accorgermi di niente?-

-Francesca..-

-Perché Federica ha scelto me? Perché proprio io? Aveva file e file di ragazze e ragazzi che le facevano la corte!- sussurro più a me stessa che a lei -perché una persona buona come Maria sta passando tutto questo? Perché la mia vita deve sempre essere un casino? E perché i miei genitori devono essere così stronzi?- urlo quell' ultima domanda, sbattendo un pugno sulla scrivania.

Alessia non dice niente.
Si limita a fissarmi, cercando forse di trovare un senso al mio sputare fuori domande sconfusionate.
Me lo sto chiedendo anche io in effetti.
Cosa mi sta succedendo oggi?

Forse la verità è che da quando ho ricevuto quella emai da Maria, è come se mi fossi persa.
Come se tutta la mia vita si fosse messa in pausa.
Forse perché se ho ancora una vita, è grazie a lei.
E non mi riferisco a quando mi trovò quasi morta sul divano.
Ma a ben altro.

Lei mi ha preso in casa.
Lei mi ha cresciuto come se fossi realmente figlia sua.
Mi ha insegnato dei valori.
Mi ha supportato quando più ne avevo bisogno.
E soprattutto, ha creduto in me quando neanche io ci credevo.

-Tu sei bellissima- Alessia rompe il silenzio, costringendomi a guardarla negli occhi -e non mi riferisco al tuo aspetto che, intendiamoci, è sublime- sorride -tu sei la persona più buona, gentile e altruista che io abbia mai conosciuto- afferma, mettendosi seduta al centro del letto, coprendosi con il lenzuolo fin sopra il seno -non ti sei accorta di niente perchè non potevi- alza le spalle -avevi appena perso il centro del tuo mondo e ti stavi dando la colpa per questo- solo ora capisco che sta cercando di rispondere alle mie domande insensate di prima -eri a pezzi e lo sei stata per molto tempo. Se i tuoi genitori non fossero stati così stronzi, tu non saresti mai andata a vivere dai Santoro e probabilmente tu e Eleonora vi odiereste ancora, con la conseguenza che tu e Federica non vi sareste mai avvicinate così e non avreste vissuto tutti i bei momenti insieme che avete passato- sorride dolce, richiamando il mio -e tutto ciò sta succedendo a Maria perché è abbastanza forte da poterlo reggere e fose, era l' unica cosa che poteva convincerti a tornare a casa. Che poteva riportarti, alla fine, da me-

Rimaniamo in silenzio a fissarci.
Solo il rumore dei battitti impazziti del mio cuore che mi rimbomba nelle orecchie.
Alessia mi scruta con quei suoi due grandi occhi dolci.
Quel sorriso timido sul viso.
Il timore che le leggo in faccia di aver detto qualcosa di sbagliato.

Balzo giù dalla scrivania.
Lentamente mi avvicino a letto.
Mi blocco per qualche secondo, prima di raggiungerla al centro.
Le metto una mano sulla guancia, senza staccare mai gli occhi dai suoi.

-Ti amo- mormoro, prima di baciarla.




                                                           **********


-Eleonora Santoro!- tuono, seguendola in camera e sbattendomi la porta alle spalle -spiegami subito!-

-Che cosa vuoi che ti dica, eh?- ferma la sua camminata, voltandosi nella mia direzione -Non l' ho cercato io!-

-Ah beh, allora tutto a posto!- soffio, sarcastica -sono venuta a prenderti dopo gli allenamenti, dopo aver passato una giornata infernale tra università e lavoro, ti trovo a parlare fitto fitto con lui e non dovrei incazzarmi?-

-Erica..-

-E proprio quando mi stavo autoconvincendo che non ci fosse niente di male, ecco che ti bacia!-

-Oh andiamo!- ringhia -hai visto benissimo che l'ho spintonato via subito!- afferma, passandosi una mano tra i capelli -non me ne importa più niente di lui!-

-Eh, ho notato!- sbuffo, con un' altra nota sarcastica -vaffanculo!-

-Dove vai?- chiede, mentre mi vede uscire dalla stanza.

-Dove cazzo mi pare!-

Mi sento chiamare ma non me ne curo.
Ho solo bisogno di uscire a fumarmi una sigaretta.
Di calmarmi un attimo e pensare razionalmente.
Perché ora come ora potrei dire o fare cose di cui poi mi pentirei.

Esco da Villa Santoro, facendo il giro dietro la casa.
Mi siedo su una delle sdraio a bordo piscina, recuperando una sigaretta dal mio pacchetto.
Me l' accendo, aspirando con bisogno.

-Ehi!-

Sobbalzo a quella voce improvvisa.
Dalla penombra vedo spuntare Maria, facendo concorrenza a Batman.
Mi sorride complice, indicando la cicca che ha tra le mani.
Si mette un indice sulla bocca, facendo segno di non dirlo a nessuno.

-Mi hai fatto paura!- 

-Scusami- alza le spalle, avvicinandosi -posso?- chiede, indicando la sdraio vuota accanto alla mia.

-Certo-

-Vi ho sentito discutere- ammette, aspirando un po' di tabacco -tutto a posto?-

-Non proprio-

Oggi ho avuto una pessima giornata.
L' esame per il quale avevo studiato tanto, non è andato come speravo.
E il lavoretto part time da cameriera che ho trovato per contribuire alle spese in casa, è più pesante di quello che pensassi.
Finito il turno, dovevo andare a prendere Eleonora agli allenamenti così da passare almeno il resto della serata insieme.
Ne avevo davvero bisogno..

Sono arrivata al campo e l' ho vista parlare con Antonio.
Erano troppo vicini per i miei gusti.
Mi stavo già arrabbiando.
Poi lui l' ha baciata e non ci ho visto più.
Ho dato un colpo di clacson, abbagliandoli successivamente.

Ele è corsa in macchina e io ho stoppato qualsiasi suo tentativo di giustificarsi.
Lo so che lei non voleva.
Ho visto come si è arrabbiata e lo ha spinto via.
Ma non riesco proprio a togliermi di mente l' immagine di lui che la bacia.

-Ho capito- annuisce, dopo aver ascoltato tutto -posso dirti una cosa?-

-Certo-

-Non vedevo mia figlia così felice da prima che Federica ci lasciasse- sorride dolce -tu la rendi un' altra persona- mi lascia una leggera carezza sul viso -non hai idea dell' effetto che hai su di lei e fidati se, da mamma, ti dico che posso tranquillamente affermare che sia totalmente pazza di te-

-Sì, ma..-

-Ma niente- mi interrompe -vai da lei e fate pace, perché buttare via un amore così per una cavolata del genere è proprio da stupidi e posso ammettere che se c'è una stupida tra le due, quella è mia figlia- scoppia a ridere, lasciandomi successivamente da sola.






-Quindi è andato tutto bene?-

La voce della mia ragazza mi riscuote dai miei pensieri.
Alzo la testa trovandola poco più distante da me, intenta a parlare col chirurgo di sua madre.
Giovanni è con loro, che sorride come un bambino la mattina di Natale.

-Sì- annuisce l' uomo in camice verde -adesso avrà solamente bisogno di tanto riposo. I drenaggi le verranno tolti tra qualche giorno, quando anche il gonfiore sarà diminuito. Ovviamente dovrà stare a letto e essere trattata come una regina-

-Quando possiamo portarla a casa?-

-Direi tra un paio di giorni. Dovrà tornare qui per togliere i drenaggi. Ma manderò un' infermiera a casa vostra una volta al giorno per tenere sotto controllo la situazione-

-Grazie dottore, grazie davvero!-

-Potete andare da lei appena si sveglia-

Eleonora si fionda tra le braccia del padre, che la stringe subite a sé.
Io mi alzo, tirando un sospiro di sollievo.
Resto in disparte così da non rovinare questo magico momento di famiglia.
Poco dopo, però, la mia bionda prederita corre verso di me avvolgendomi in un abbraccio.

-Sono contenta- sussurro al suo orecchio.

-Anche io- si stacca, guardandomi negli occhi -devo chiamare Francesca!-

Mi stampa un bacio sulle labbra, prima di sparire in fondo al corridoio col telefono in mano.
Raggiungo Giovanni alla macchinetta del caffè.
Lo imito prendendomene uno anche io.

-Quindi è finalmente finita?-

-Spero tanto di sì- sorride, facendomi cenno di sederci sulle seggioline lì vicino -almeno adesso possiamo stare un po' più tranquilli-

-Dovrà fare dei controlli periodici, vero?-

-Sì- sospira -ma il peggio è passato-

-Giovanni posso chiederti una cosa?-

-Il tono serio non ti si addice, Erica- ride divertito, poggiando una sua mano sulla mia spalla -ma certo!-

-Anche tu eri d' accordo sul non dire niente a Eleonora?-

Non so quanto siano affari miei in realtà.
Ma è da un po' che me lo chiedo.
E poi, al diavolo!
Sono la fidanzata di sua figlia, avrò qualche diritto, no?!

Ho odiato vedere Eleonora così.
Ho odiato non poterci fare niente.
Quindi, sì, credo di meritarmi un paio di risponde.
O no?!

-Sì e no- risponde, dopo qualche secondo di silenzio -io avevo detto a Maria che o lo dicevamo a tutte le figlie, o a nessuna- ammette, passandosi una mano sugli occhi stanchi -ma lei ha insistito dicendo che era meglio dirlo solo a Francesca, perché lei sa come prendere le altre due. Anche se quella che la preoccupava di più era Eleonora. Non ero d' accordo, ma lei si è appellata al "mio il tumore, mia la decisione" e io sinceramente non ero in grado di negarle qualcosa o di oppormi-

-E per quanto riguarda Londra invece?-

-Su quello ero d' accordo- afferma, sicuro -Francesca doveva andarsene da qui per un po'. Doveva allontanarsi da tutte le cose che le davano brutti pensieri e cercare di ritrovarsi. Solo che sinceramente non credevo che non volesse più tornare- posso leggere una nota di tristezza in quelle ultime parole -e non credevo certo che la sua partenza avesse un impatto di questo genere su Eleonora. Penso che dobbiamo ringraziare solo te se è ancora in piedi-

-Ovviamente sì- annuisco, facendolo ridere.

Sto per aggiungere qualcosa quando Eleonora ci raggiunge.
Ci scruta curiosa per un po', prima di sedersi accanto a me.
Subito mi prende una mano intrecciando le nostre dita.
Sorrido a quel suo gesto frettoloso.

-Di che stavate parlando voi due?-

-Oh, niente di importante- mi anticipa suo padre -Francesca?-

-E' per strada- soffia -mi ha risposto Alessia al telefono-

-Quando arrivano che ne dite se vi porto tutte a pranzo fuori, mentre aspettiamo che Maria si svegli?-

-Certo che sì!- batto le mani, alzandomi subito dopo -ma paghi tu!- gli faccio una linguaccia, incamminandomi verso l' ascensore.

Non ho ancora finito con lui.
Ho ancora un po' di cose da chiedere.
Ma ora non è il momento.
Arriverà presto però.





                                                            **********


-Francesca?-

Perdo un battito quando sento il portone di casa aprirsi.
Abbandono il libro che stavo leggendo sul tavolincino davanti al divano, per poi alzarmi.
Mi dirigo verso l' ingresso, vedendo spuntare Maria.

-Oh, ciao Alessia- esclama, sorpresa -lei è in casa?-

-No- soffio, abbassando lo sguardo -è andata a correre-

-Capisco- mormora -che ne dici se metto su l' acqua per un tè, ci sediamo al tavolino e mi dici che è successo?-

-Ma..-

-Tesoro- si avvicina, poggiando una mano sulla mia spalla -Francesca di solito va a correre di mattina, sicuramente non prima di cena e non lasciandoti qui tutta da sola con quel broncio sul viso- sorride dolce, spingendomi verso la cucina -su, siediti e raccontami-

-Ha avuto uno dei suoi incubi- faccio come dice, prendendo posto a tavola -si è appisolata dopo pranzo, svegliandosi urlando dopo poco più di un' ora-

Non dice niente.
Si limita ad ascoltarmi, di spalle, mentre è impegnata a mettere la teiera sul fuoco.
Magari non è una brutta idea parlarne con lei.

Io e Francesca ormai stiamo insieme da più di un anno.
Ma ci sono cose di cui ancora non mi parla.
Lo fa a malapena quando insisto.
Si tiene tutto dentro, fino a quando non scoppia.
E a volte, neanche così si apre con me.
Fa come oggi: prende e esce fuori a correre.
Poi torna e fa come se non fosse successo niente.

Però questa volta sono preoccupata.
Non l' avevo mai vista così.
Quando ha aperto gli occhi, era terrorizzata.
Ci ha messo un po' per rendersi conto di dove si trovasse.
E che era solo un brutto sogno.

-Ha rivissuto l' incidente- afferma, sedendosi davanti a me, passandomi una tazza fumante.

-Oh- soffio, sorpresa -perché non...-

-Non ne parla con nessuno- m' interrompe, prendendo un sorso dalla sua tazza -non ci è mai stato verso di sapere niente di quel momento- sospira -non che voglia farglielo rivivere ulteriolmente, intendiamoci, ma penso che le farebbe bene parlare con qualcuno- sorride triste -dice che non si ricorda niente, ma non ci credo. Quegli incubi ne sono la prova-

-Cosa posso fare?-

-Non insistere. Dalle tempo, dalle spazio. Se  e quando vorrà parlarne, lo farà-

-Ma io..-

-Tu vai benissimo così- mi stringe affettuosamente una mano -lo capirai-

Sto per ribattere, quando sentiamo il portone di casa sbattere.
Pochi minuti dopo vediamo apparire Feffe visibilmente sudata e stanca.
Ci guarda sospresa per un po', prima di avvicinarsi al tavolo.

-Ciao tesoro- la saluta Maria -c'è del té anche per te se ne vuoi, ma prima fila a farti una doccia-






-Dai Alessia, muovit!- 

Francesca cammina a passo svelto, trascinandomi per mano.
Vede Giovanni davanti l' ingresso dell' ospedale e accelera se possibile ancora di più.
Poche falcate ancora e gli siamo davanti.

-Quindi tutto ok?-

-Tutto ok- annuisce, l' uomo, accogliendo Francesca tra le braccia -possiamo andare da lei quando si sveglia-

-Allora cosa facciamo qui fuori? Andiamo, no?- 

-Aspetta- Giovanni l' afferra per un braccio -ci vorranno delle ore e non ha senso stare tutti qui ad aspettare-

-Ma..-

-Vi porto a pranzo fuori e poi torniamo- afferma, con torno che non ammette replice -abbiamo tutti bisogno di staccare un attimo-

Francesca annuisce tornando a prendermi per mano.
La vedo sorridere felice da guancia a guancia.
Un sorriso che fa fare le capriole al mio cuore.

Abbiamo fatto l' amore praticamente per tutta la mattina.
E' stato difficile alzarci a abbandonare il letto.
Avevo quasi dimenticato cosa volesse dire.

-Eccovi finalmente!-

Erica ci viene incontro, trascinandosi Eleonora dietro di sé.
Dalla faccia di quest' ultima, deduco che abbiano appena discusso per qualcosa.
Sarà una minchiata come al solito.
Non cambiano mai.

-Quindi dove andiamo?- chiede, la bionda, liberandosi dalla presa della sua ragazza -inizio ad avere fame-

-Qua vicino c'è una trattoria- le risponde suo padre -seguitemi!-

S' incammina spostandosi sulla parte opposta del marciapiede.
Lo seguiamo tutte in rigoroso silenzio.
Dopo poco vengo affiancata dalla mia migliore amica.
Mi prende a braccetto, sorridendo allegra.

-Come mai la tua fidanzata ha quella faccia?-

-Ah niente- sventola una mano in segno di nonchalance -le ho detto che non gliela do stasera-

-Erica!-

-Così impara a rispondere al telefono ad Antonio, quando è con me!-

-Ma..-

-Sì, lo so che probabilmente voleva solo avere notizie su Maria, ma poteva benissimo mandarle un messaggio invece di chiamarla!- alza le spalle -comunque non importa, tanto ovvio che gliela do! Ma gliela farò sudare!-

Scuoto la testa, lasciando cadere l' argomento.
Arriviamo alla trattoria, lasciando a Giovanni il compito di entrare per primo e chiedere di un tavolo.
Lo seguiamo subito dopo, seguendo il cameriere al nostro.
Lo ringraziamo, iniziando a sfogliare il menù.

-Vi consiglio di prendere la ribollita!-

-Ma è estate babbo! Faremmo la sauna- ribatte, Eleonora -io pensavo più ad una bella fiorentina!-

-Idem per me- si unisce, Francesca -e magari mandarla giù con un bel Chianti-

-Ho capito: fate come vi pare- si arrende, l' uomo -io però prenderò la ribollita-

-Bleah! Troppe verdure!- fa una faccia schifata, Erica -io voglio i ravioli al ragù di cinghiale!-

Mi estraneo da quel piccolo battibecco, voltandomi a guardare Feffe.
Ha ancora quel sorriso bellissimo sul viso, mentre ascolta divertita lo scambio di battute tra le nostri migliori amiche e Giovanni.
Poso una mano sulla sua coscia, richiamando la sua attenzione.

-E' per questo che ne valeva la pena-

-Cosa?- chiede, stranita.

-Lasciarci andare- sorrido -fregarcene di quello che sarà dopo- 

-Io..-

-Ogni momento con te, ogni tuo sorriso, ogni bacio, ogni abbraccio, ogni volta che facciamo l' amore..- sospiro, guardandola dritto negli occhi -saranno un ricordo, una piccola cosa, che mi porterò dentro per sempre-

-Alessia..-

-Io voglio portarti dentro per sempre-





___________________________________________________________________________________________________-_________

ANGOLO AUTRICE:

Ehi!
Sì, lo so, è passato un secolo.
Ma meglio tardi che mai!

Spero che almeno l' attesa ne sia valsa la pensa!
Proverò ad aggiornare presto.
Scusate gli eventuali errori, ma ho l' emicranea da tre giorni.

Per qualsiasi cosa, sapete come contattarmi!
Un abbraccio,

Crige.













  
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