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Autore: pippobaudo_    03/11/2020    1 recensioni
Courtney 'Wallis', eccezionale tirocinante presso il migliore studio legale del Canada e moglie di uno degli uomini più potenti della città... se solo se lo ricordasse.
Aiutata da un'acida coinquilina, un'artista gotica e un criminale con un'indecente cresta verde, riuscirà a ricostruire la propria vita passata tassello dopo tassello e a colmare il vuoto lasciato da uno spiacevole trauma?
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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MARTEDI’ 03 NOVEMBRE 2020
 
BRICK MCARTHUR
Guardò il tabellone nel suo ufficio: foto, nomi, collegamenti con mille colori diversi. Tutto ciò per tre casi che solo all’apparenza non avevano nulla in comune: un omicidio, un’esplosione e una sparatoria. E doveva ancora aggiungere la morte misteriosa di Maximilian e il ritrovamento di diversi resti umani alla lista.
Si strofinò gli occhi rossi: non aveva dormito quella notte, così come quelle precedenti pur di riuscire a visualizzare il quadro completo della situazione e a dare un senso all’impossibile. Sospirando, diede un’altra letta ai suoi appunti, in particolare quelli del suo ultimo interrogatorio.
 
 
 
DOMENICA 01 NOVEMBRE 2020
Sedeva di fronte al famoso Duncan Nelson, i capelli completamente neri e zero piercing sul volto. Si erano squadrati a lungo prima che qualcuno avesse cominciato a parlare. 'Perché sono qui?' aveva domandato lui.
 
'Come se non lo sapesse, era su tutti i notiziari' aveva parlato il capitano.
 
'Quello che intendevo dire è che non ho commesso alcun crimine'.
 
'Sarà intralcio alla giustizia se non collabora, signor Nelson' e gli aveva messo sotto il naso le foto delle signorine Mills e Gadon. 'Le conosce?'.
 
'Dalla televisione, personalmente no'. Poi gli mostrò le immagini delle famose avvocatesse. 'Mai viste' ma il capitano gli aveva sbattuto in faccia un’altra fotografia, quella presa dalle telecamere esterne, quella in cui Nelson, il giorno del rilascio, era in compagnia di una delle due ragazze, la mora ad essere precisi. Il criminale aveva sospirato. 'Mi ha avvicinato lei, prima di allora non sapevo chi fosse, e sinceramente non lo so tuttora, aveva una specie di travestimento addosso'.
 
'Che cosa vi siete detti?' aveva chiesto McArthur appuntandosi le risposte su un block-notes, aveva sempre avuto la mania di segnarsi tutto ciò che gli veniva riferito, da quando era solo una semplice recluta. Aveva imparato a sue spese che ogni dettaglio poteva essergli utile. Nelson però non aveva ancora parlato. 'Visto che non vuole parlare, che ne dice se prima le espongo la mia teoria?' e aveva sfogliato le pagine cariche di inchiostro innanzi a sé. 'Tanto per cominciare, il nostro specialista ha confrontato due video in nostro possesso ed è riuscito a risalire all’identità di una delle ragazze, Courtney Barlow. Ora, noi sappiamo che con lei ha avuto una storia in passato, ma anche che la signorina Barlow di tutto ciò che la riguarda non ha memoria a causa dell’incidente che ha avuto… almeno così vuole far credere' e aveva fatto una pausa per scrutare il corvino seduto di fronte a sé in cerca di qualcosa che potesse tradirlo: aggrottamento di ciglia, il tirare degli angoli della bocca, e così via. Ma niente, Nelson sembrava impassibile, le braccia conserte. 'Vede, io credo che la signorina Barlow abbia ricordato qualcosa, saputo del suo arresto e voluto aiutarla, ma serviva che qualcuno le desse una mano, qualcuno come lo staff dell’“All Stars”, e così veniamo al video che l’ha scarcerata'.
 
'Una storia davvero avvincente' aveva commentato Duncan ghignando. 'Supponiamo che sia così, perché mai Courtney avrebbe voluto aiutarmi, o meglio, perché avrebbero dovuto farlo quelli dell’“All Stars”? Noi non siamo esattamente in buoni rapporti'.
 
'Infatti Geoffrey Fairlie mi ha confermato che nessuno è passato al locale a chiedere la videocassetta. Ergo, deve essere stata rubata da qualcuno che conosceva bene il posto… la signorina Gwendolyn Fahlenbock non è forse venuta a farle visita in carcere il 28 luglio? Magari in quel momento avete discusso i dettagli dell’operazione, ed ecco trovata la seconda avvocatessa' aveva concluso, e ora stava aspettando che l’altro crollasse e confessasse tutto. Tuttavia, Nelson si era messo a ridere, e di gusto anche, le lacrime agli occhi.
 
'Non male, davvero. Ma fuori pista' aveva commentato poi ricomponendosi sulla sedia.
 
' “Fuori pista”? Quindi sa più di quello che lascia intendere. Continui dunque' lo aveva spronato il capitano cercando una pagina bianca.
 
Nelson si era fatto improvvisamente serio, si era schiarito la gola prima di parlare: 'Quando sono stato rilasciato non sapevo nulla – chi mi avesse aiutato, come e perché – fino a quando non mi si è avvicinata una donna: alta, mora, brutta, con gli occhiali e tutta in ghingheri. Mi ha detto di essere stata lei, con una sua compare, a farmi uscire da lì in cambio… diciamo in cambio dei miei servigi' aveva cominciato. 'Le ho detto che non volevo avere nulla a che fare con loro, le ho anche riso in faccia. È stato in quel momento che mi ha detto per chi lavorava, un tipo di nome Mal, e mi ha minacciato di farmi fare la stessa fine dei miei compagni se non mi fossi unito a loro'.
 
'I suoi compagni? Intende forse i “Der Schnitzel Kickers”?'.
 
'Vedo che ha fatto i compiti a casa' aveva sorriso amaramente. 'Sì, loro. A quanto pare, mentre ero dentro, sono stati attaccati da questo Mal e fatti fuori. Logicamente non le ho creduto, andiamo, chi mai penserebbe di riuscire a battere un’intera gang? Eppure, una volta a “casa”, di loro non ce ne era traccia. Così ho deciso di nascondermi per evitare che potessero fare secco anche me… questo fino a ieri, devo aver esagerato con l’alcol…'.
McArthur aveva preso nota di ogni singola parola, che Duncan avesse detto o meno la verità, questo lo avrebbe verificato personalmente.
 
'E come mai questo “Mal” dovrebbe avercela con lei?'.
 
'A saperlo' aveva semplicemente risposto lui facendo spallucce. 'Ma non era la prima volta che sentivo quel nome: c’era un ragazzo che si faceva chiamare così in riformatorio, piuttosto inquietante'. Il capitano lo aveva squadrato, la penna sospesa a metà. Francamente, non ci stava capendo più nulla.
 



 
'Capitano?' lo chiamò piano Sanders, un block-notes tra le mani. 'Scusi se la disturbo, ma ho notizie dalla scientifica: non sappiamo ancora a chi appartengano le ossa ritrovate nella proprietà dei Ronningen, ma sappiamo trattarsi di quattro soggetti diversi, tre uomini fra i venti e i trent’anni e una donna sulla cinquantina. Abbiamo anche interrogato i Ronningen, ma niente che ci possa aiutare a identificare le vittime'. McArthur sbuffò, più di qualsiasi cosa odiava aspettare.

'Ci sono sviluppi sul caso Stering?' ma l’agente si limitò a scuotere la testa.

'Stiamo riguardando il video dell’interrogatorio per cercare qualche indizio in più su chi possa essere la persona cui Max passava le informazioni. Chiunque sia, siamo per la teoria che sia stata proprio questa persona a farlo fuori temendo rivelasse il suo nome'.

'È una pista, meglio di niente comunque…' sospirò l’uomo.

'CAPITANO!' esclamò MacArthur fiondandosi nel suo ufficio. 'Sono riuscita ad avere la lista dal riformatorio come aveva richiesto, non c’è nessun “Mal” tra i detenuti ma guardi che nome è spuntato fuori' e gli porse un elenco, un solo nome evidenziato più e più volte: Mike Doran. Sgranò gli occhi sorpreso, rivolgendosi poi alle altre due. 'Ho chiamato per avere qualche notizia sul conto del signor Doran, a quanto pare tutti avevano paura di lui, personale compreso, e indovini che nomignolo usavano per riferirsi a lui…'.

'Mal…'.

'Bingo'.
 


 
Forse quanto raccontato da Nelson ero vero, dopotutto… 
 





 
GEOFF
'È la missione più pallosa cui abbia mai preso parte!' esclamò Brody sbadigliando rumorosamente sul sedile passeggero accanto al biondo.

'Sempre meglio che finire in una sparatoria' commentò Geoff con un velo di tristezza.
 
'Sempre meglio della giornata di ieri' protestò l’altro. 'Come si fa a perdere cinque ore per scegliere un vestito?!'.

'È Anne Maria, dovevi aspettartelo da lei'. Brody sbuffò, buttandosi di peso contro lo schienale. 
 
Caffè alla mano, i due erano appostati ormai da un’ora nel parcheggio di un supermercato, a sorvegliare la gigantessa Jasmine, su gentile richiesta del capo, deciso – finalmente – a scovare la talpa nel gruppo, la stessa che aveva avvertito la gang rivale del libretto a casa di Courtney e che, molto probabilmente, era la causa dietro l’esplosione al locale e la sparatoria in casa Fahlenbock, e le morti che ne sono seguite. Pensare che la spia potesse essere la ragazza che in quel momento stavano pedinando gli faceva ribollire il sangue: Jasmine, francamente parlando, non gli era mai andata a genio, e se si aggiungeva il fatto che da sola riusciva a incutere timore in tutti loro… chi mai avrebbe avuto il coraggio di affrontarla faccia a faccia?
 
'Spero che Topher e Lightning si riprendano presto' continuò il moro alla sua destra. 'Così la prossima volta si appostano loro'.
 
'Ammettilo: hai paura di Jasmine'.
 
'Chi è che non ha paura di Jasmine?' ribatté Brody, gli occhi fissi davanti a sé una volta individuato il loro obiettivo: era appena uscita dal negozio, il carrello carico di cibo. 'Pensi davvero che possa essere lei?'.
 
'Beh, Anne Maria non mi sembra così sveglia…' commentò Geoff sorseggiando dal thermos. 'Se pensi che per un vestito ha impiegato cinque ore, per architettare tutto questo quanto ci metterebbe?'.




 
 
COURTNEY
Stava archiviando dei vecchi casi in ordine alfabetico, cosa che in ufficio avveniva molto più spesso, purtroppo. La cosa non le piaceva per niente, soprattutto se a ordinarglielo era miss perfettina Chang, che poi perfetta non lo era affatto, altrimenti si sarebbe arrangiata a risolvere i problemi allo studio invece di sbraitare il suo nome a destra e a manca perché la servisse e riverisse.
Per non parlare poi della stanchezza accumulata in quei giorni, a causa di quelle maledette notti insonni: incubi di lei mentre percorreva un lungo corridoio, quello dello studio legale, per poi scivolare su una pozza di sangue, occupavano la sua mente addirittura durante la giornata, e aveva la netta sensazione che avessero un significato ben preciso.
Sbadigliò, terminando finalmente con l’ultimo fascicolo. Si stiracchiò, pregustando il momento in cui sarebbe tornata a casa, insieme agli altri, a mangiare schifezze e ad architettare chissà che piano per contattare Gwen e salvare – di nuovo - quel cialtrone di Duncan dalle grinfie della polizia. Salutando tutti – tranne quella smorfiosa della Chang – si diresse verso l’uscita ma si arrestò immediatamente vedendo la figura del padre torreggiarla. 'P-papà, che ci fai qui?!' chiese sorpresa.
 
'Che ci faccio qui?! Sono due giorni che provo a chiamarti!' sbottò lui arrabbiato. 'Ho visto quello che è accaduto ai telegiornali! Io e tua madre eravamo preoccupati!'.
 
'Papà, io e Heather siamo andate a divertirci in un locale quella sera' fece lei un po’ incerta avviandosi verso i gradini all’esterno. 'Stiamo bene'.
 
'Non direi dato che qualcuno è morto!' continuò l’uomo afferrandole il braccio per voltarla. 'Dove stai adesso?'.
 
'Sono ritornata nell’appartamento, con Heather'.
 
'Dopo quello che mi hai raccontato? È fuori discussione!' esclamò il padre aggrottando la fronte. 'Tu torni a casa con me e tua madre' e strinse ancor di più la presa sul suo braccio impedendole di dargli le spalle e andarsene in qualsiasi momento.
 
Le persone lì attorno si erano fermati a guardarli, compresi alcuni dei suoi colleghi che, come lei, avevano finito di lavorare. 'Papà, mollami. Mi stai mettendo in imbarazzo'.
 
'IO ti starei mettendo in imbarazzo?! Non sono io quello che si è sposato un criminale!' sbottò lui realizzando solo in un secondo momento quanto detto: i suoi occhietti color nocciola sgranarono da dietro gli occhiali e la mano sul braccio della figlia si aprì. L’uomo tossicchiò e prese a sistemarsi la giacca cercando di ricomporsi. 'Non sono uno stupido: so che lo sai e chiunque nella tua situazione avrebbe cominciato a fare domande. Se io e tua madre te lo abbiamo nascosto è stato solo per la tua sicurezza'.
 
'È per questo che quando sei entrato in casa di Gwen pensavi ci fosse anche Scott?' indagò la spagnola fissandolo dritta negli occhi. Lui si limitò ad annuire. 'Ma non capisco perché pensavi ci fosse anche Nelson'.
 
'La tua amica Gwendolyn e quel Nelson erano molto più che amici, pensavo si stesse nascondendo là'. Non gli credette neanche per un secondo, d’altra parte da qualcuno aveva pur imparato a mentire. 'Comunque, se Mike è ancora in giro è bene che tu stia con me e tua madre. Non vorrai mica che Heather finisca nei guai a causa nostra, no?'. Come se di Heather gli importasse veramente qualcosa.
Ma avrebbe potuto cogliere la palla al balzo e indagare di più sul padre, no?
 
 



 
DUNCAN
Sbuffò annoiato, dondolandosi avanti e indietro con la sedia sulla quale stava seduto da quasi due giorni.
Alla fine gli sbirri lo avevano beccato, tutto per colpa di qualche drink di troppo e di una ragazza avvenente. Se solo fosse stato più accorto e discreto a quest’ora sarebbe stato insieme agli altri, a casa di Gwen, a mangiare cibo spazzatura e a prendere per i fondelli il suo amico nerd e quel culo rotto di Topher.
Il telegiornale aveva trasmesso qualcosa in merito alla sua cattura? Pensava di sì vista la folla che si era creata attorno alle volanti pur di riuscire a riprenderlo con i cellulari. Che gli altri, quindi, avessero visto la notizia e si fossero presi la briga di salvarlo (ancora)? Erano almeno preoccupati per lui?
Si portò le mani ai capelli, tirandoli leggermente, i gomiti puntati sul tavolo e la faccia abbassata. Una volta portato in centrale gli avevano tolto tutto, cellulare e auricolare incluso: aveva perso qualsiasi contatto con il mondo esterno.
La porta si aprì, il capitano fece capolino seguito da due agenti, una in carne e l’altra alta e magra. Il punk guardò le tre figure con aria interrogativa. McArthur si era bevuto la sua storia oppure lo avrebbe spedito dietro le sbarre?
'Abbiamo fatto delle ricerche' cominciò l’altro prendendo posto di fronte a Duncan, il quale continuò a scrutarlo con i suoi occhi azzurri. 'E sembra che su questo Mal, lei, signor Nelson, ci abbia detto la verità' e gli mostrò dei fogli, un solo nome evidenziato. 'Come può vedere, qui – e indicò il cerchio giallo – c’è il nome di “Mike Doran”, uno dei detenuti insieme a lei al riformatorio. Indovini come si faceva chiamare dai suoi compagni'.
 
'Mal' affermò lui. Il capitano annuì. 'Perché mi sembra di aver già sentito questo nome?' continuò Duncan facendo il finto tonto.
 
' “Mike Doran”? Perché è il ragazzo che ha fatto la sua descrizione alle autorità accusandola di aver aggredito lui e ucciso la sua ragazza, Zoey Mamabolo' rispose McArthur serio. 'Sembra che lei non stia così simpatico a Mal. Quindi la mia domanda è: perché incriminarla per un reato e poi, stando alla sua testimonianza, chiedere a delle “avvocatesse” di liberarla? Non ha molto senso'. Ops, beccato.
 
'Io non posso entrare nella testa di una persona, non so come quello psicopatico ragioni' fece Duncan cominciando a sentire caldo, sotto lo sguardo indagatore del capitano.
 
'Beh, un modo ci sarebbe' continuò quest’ultimo. 'Le faccio una proposta'.
 
 
 
 

 
HEATHER
Con la scusa di dover usare il bagno, era riuscita ad allontanarsi e a prendersi una pausa da tutto quello: suo fratello era lì, nel suo appartamento, in compagnia di Devin, a discutere con Scott in merito all’alleanza. Alla fine ce l’avevano fatta ad accordarsi, quei due, e la cosa le faceva solo venire la nausea.
Era rinchiusa lì da molto e non aveva alcuna intenzione di uscire, almeno fino a quando il fratello non se ne sarebbe andato; ma ogni suo proposito andò a farsi benedire non appena udì, dall’altra parte della porta, la voce di Courtney, evidentemente di ritorno dal lavoro. Uscì e si recò nel soggiorno, sotto lo sguardo preoccupato di Alejandro. 'Quindi alla fine avete deciso di unirvi?!' domandò la spagnola, il tono sorpreso ma arrabbiato al tempo stesso.
 
'Fino a prova contraria sei stata tu ad insistere perché chiedessi il loro aiuto' rispose Scott.
 
'Appunto: il loro aiuto. Non ho mica chiesto di allearti' ribatté la ragazza, le braccia conserte.
 
'Non funziona così: o tutto o niente' la liquidò Damien. 'Allora, Wallis, ultima possibilità: ci state oppure no?' e gli aveva porto la mano. Il rosso spostò lo sguardo da Damien e il suo – falso – sorriso rassicurante al cipiglio severo della spagnola, e viceversa. Alla fine, deglutendo pesantemente, strinse la mano del primo. 'Eccellente!'.
 
'Oddio' sospirò Courtney buttandosi a peso morto sul divano, la mano destra alla fronte.
 
'Avanti, esseri nostri compari non è così male' commentò Damien. 'Giusto, H?' proseguì in direzione della sorella ricevendo però una stilettata.
 
'In ogni caso da oggi in poi non potrò farci nulla' disse la spagnola. 'Mio padre si è presentato allo studio, e dopo quanto avvenuto in casa di Gwen vuole che mi trasferisca da lui'.
 
'Concordo' fece Scott nello sbigottimento generale.
 
'Wow' commentò Courtney fulminandolo. 'Gli avevo già detto di sì così da approfittare della situazione e indagare di più su di lui, ma non pensavo mi scaricassi alla prima occasione buona'.
 
'Non ti sto “scaricando”' rispose Scott mimando le virgolette in aria. 'Ritengo solo che sia più sicuro per te stare con lui che con noi. Hai rischiato di morire più di una volta, quattro per l’esattezza… pensa cosa potrebbe accadere ora che siamo in combutta con i Kobra' e indicò Damien il quale lanciò un occhiolino. Disgustoso.
 
'Odio ammetterlo, ma ha ragione' s’intromise Heather. 'Inoltre, come hai detto tu, potrai indagare su tuo padre e su come sia a conoscenza di certe cose. Cosa più importante, poi, potrai rubargli il registratore con la voce di Zoey: potrebbe essere la nostra arma contro Mal'.





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ANGOLO AUTRICE:
Ciao ragazzi, come state? Spero bene :)
Spero che questi capitoli vi stiano piacendo ed entusiasmando, e ci stiamo sempre più avvicinando alla fine di questa mia pazzia: sto pregando perché io riesca alla fine di tutto ad incastrare perfettamente tutti gli avvenimenti!!
Come sempre io vi ringrazio perché siete dei lettori davvero preziosi, e anche se non vi conosco e voi non conoscete me sappiate che vi adoro <3 dopo questo capitolo ci saranno dei giorni di pausa perché devo recuperare un po' di cose con l'università e mi sta venendo da piangere al solo pensiero D: ma sappiate che non sono una che molla tanto facilmente e questa storia ho intenzione di portarla a termine (sul come chi lo sa...).
Alla prossima, un bacio virtuale :*
   
 
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