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Autore: moira78    05/11/2020    7 recensioni
Ormai alle soglie del nuovo millennio, Candy racconta a sua figlia e sua nipote la storia della sua vita. Ho cercato di riempire il vuoto lasciato dal finale sibillino dei romanzi dell'autrice originale, tentando di cogliere lo spirito dei personaggi e scrivendo in modo più dettagliato ciò che è accaduto dalla scoperta dell'identità del Principe della Collina in poi.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Terence venne a trovarci più spesso che poteva per vedere sua figlia e dormiva nella stanza che era stata mia finché Eleanor non era nata. Se era infastidito o geloso del fatto che io e Albert dormissimo insieme come marito e moglie non lo diede a vedere: eppure, nei suoi occhi mi capitava di vedere una scintilla che si accendeva, talvolta. Ero molto dispiaciuta per lui, ma non potevo farci nulla e speravo che si rassegnasse prima possibile.

Sapevo che aveva avuto delle storie passeggere, almeno a quanto riportavano i giornali, ma non si era mai impegnato veramente. Avrei voluto dirgli di rifarsi una vita ed essere felice, ma evitai di farlo per non ferirlo ulteriormente.

Mentre lo vedevo allontanarsi dalla finestra, di nuovo in partenza dopo una permanenza di qualche giorno, ebbi una fitta al cuore.

"Ti preoccupi per lui".

Annuii, incapace di mentire e certa che Albert avrebbe capito cosa intendessi.

"Anche io", ribatté infatti.

"La sua prossima tournée è in Europa e non potrà tornare a vedere Eleanor per molto tempo. Forse anche un anno o più", dissi poggiando la fronte sul vetro.

Lui mi abbracciò da dietro e rimase in silenzio per qualche istante, poi disse: "Candy, ti piacerebbe se ci trasferissimo in Scozia, nella vecchia residenza della mia famiglia? Non ci abita nessuno e c'è un giardino grandissimo. L'Avon scorre lì vicino e si può vedere dalle finestre".

Spalancai gli occhi: "Faresti questo per...?".

"Candy, Eleanor è figlia di Terence, anche se l'amo come fosse mia. Ma se vogliamo che padre e figlia stiano insieme, occorre che ci adattiamo a questa situazione. Non eri tu che volevi che lei sapesse esattamente chi fossero i suoi due papà?".

"Oh, Albert, grazie!", esclamai abbracciandolo di slancio.

Ero felice per la mia bambina, ma anche per Terence che avrebbe potuto vederla crescere.

"Se poi ci troviamo bene potremmo anche rimanere lì", aggiunse, "ma tu dovrai stare lontana dalla Casa di Pony. E dovremo lasciare qui anche i nostri amici".

Scossi la testa: "Non pensiamoci, ora. Hai detto che c'è un grande giardino ed Eleanor potrà giocare lì e vedere il suo papà molto più spesso durante i prossimi mesi. Decideremo poi che fare".

"Bene, allora comincio subito a organizzare il viaggio con l'aiuto di George. E poi dovrò avvisare la zia Elroy".

I preparativi stavano andando a gonfie vele e, anche se ero dispiaciuta di lasciare quella piccola casa dove eravamo stati così felici, ero contenta per la possibilità che stavamo dando alla nostra bambina. Quando scrissi a Terence delle nostre intenzioni, rispose con una lettera che trasudava gioia da ogni parola.

Decidemmo di organizzare una riunione di famiglia alla Casa di Pony per salutare tutti quanti ma il destino stava nuovamente per metterci lo zampino, gettando su di noi un velo di tristezza.

In quegli ultimi, frenetici giorni, poco prima di partire alla volta del mio piccolo villaggio natale, Albert lavorava più del solito per sistemare gli affari di famiglia e passare le consegne ad Archie. Una sera rientrò più tardi del solito e io gli corsi incontro sulla porta di casa: "Tesoro, finalmente! Mi ero preoccupata, cosa...". Mi bloccai vedendo in che condizioni fosse.

Si appoggiò alla porta chiusa, si passò una mano tra i capelli, chiaramente sconvolto e scoppiò a piangere improvvisamente. Scosso dai singhiozzi come un bambino, si lasciò scivolare con la schiena sulla porta e si sedette sul pavimento come se fosse privo di forze.

Lo strinsi a me e mi si aggrappò, affondando la testa sul mio petto: "Oh, Candy, Candy...". Non lo avevo mai visto in quelle condizioni e mi misi a piangere a mia volta.
"Ti prego, Albert, non fare così, dimmi che è successo!".   

Ci volle qualche istante perché riuscisse a calmare i singhiozzi violenti e il tremore di cui era preda: avrei dato un braccio per alleviare un poco quella sofferenza.
"La zia Elroy è morta", disse finalmente, con la voce spezzata.

"Cosa?! Oh, no...". Lo abbracciai di nuovo, piangendo con lui, condividendo quel dolore che provavo nonostante la zia non mi avesse mai accettata veramente. Mi sentii terribilmente in colpa.

Dopo qualche secondo si staccò per spiegarmi: "Mi hanno chiamato mentre ero in ufficio con Archie. Pare che abbia avuto un malore improvviso e quando il medico è arrivato era già morta. Non ho potuto neanche salutarla un'ultima volta", concluse stringendo gli occhi e portandosi un pugno chiuso alla fronte, mentre nuove lacrime inzuppavano il mio vestito.

"Mi dispiace, tesoro, mi dispiace così tanto", piansi, "il dolore per il tuo allontanamento deve essere stato un duro colpo per lei, mi sento così colpevole, avrei dovuto...".

Albert alzò gli occhi arrossati su di me e mi prese per i polsi: "Non metterti in testa idee strane, Candy, la colpa non è tua, né di nessun altro. La zia era malata da tempo ma non lo aveva detto a nessuno: il medico è stato chiaro. Sospetto che volesse lasciarci fare la nostra vita, a modo suo, ma era troppo orgogliosa per dircelo. Non ha avvisato neanche i Lagan. L'unico colpevole, casomai, sono io. Non mi sono mai accorto delle sue condizioni, nonostante la vedessi abbastanza di frequente. La settimana scorsa, quando sono andato a dirle che partivo mi sembrava che stesse così bene, pareva persino serena. E ora, invece...". Nuovi singhiozzi gli scossero le spalle e io lo strinsi ancora più forte.

"Non devi rimproverarti, Albert. Tu hai fatto tutto quello che un nipote amorevole poteva fare. Neal ed Eliza non la vedono da mesi, tu invece ti preoccupavi spesso per lei".

Stemmo così, sul pavimento della nostra piccola casa e quando Albert ebbe riacquistato il controllo mi disse: "Devo occuparmi dei funerali e di tutto il resto. Dopo andremo alla Casa di Pony".

Mi asciugai gli occhi e lo baciai dolcemente: "Fai tutto quello che devi, non c'è fretta. Partiremo quando sarà possibile".

Lui mi fece un sorriso triste, gli occhi gonfi ma di nuovo limpidi: "Grazie, Candy ".

Qualche giorno dopo ci fu la lettura ufficiale del testamento e seguii Albert nell'ufficio del notaio. Lasciai Eleanor da Annie, che era a sua volta rimasta a casa: doveva badare al piccolo Stair ed era già in attesa del secondogenito, ma fortunatamente aveva l'aiuto della servitù, che Archie aveva voluto per lei.

Quel giorno incontrai anche la famiglia Lagan ma rimasi in disparte, pur salutando educatamente. La lettura del testamento riservò molte sorprese, alle quali nessuno di noi era preparato.
   
 
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