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Autore: 0421_Lacie_Baskerville    06/11/2020    1 recensioni
Avvertimento Spoiler All Might (ci sono vari spoiler fino alla quarta stagione di MHA e tutto FT)
Immaginiamo il mondo di MHA e che All Might abbia incontrato Erza Scarlet di FT, scappata dalla Torre e abbia deciso di adottarla. Immaginiamo la Erza di Fairy Tail, rinomata agenzia e accademia per eroi, assistere in TV ai fatti di Kamino e decisa ha proteggere la persona che è diventata suo padre, si trasferisca alla Yuei, seguita dai suoi amici Natsu e Lucy per proteggerlo.
Così incontra il successore di All Might, Midoriya Izuku, che resta profondamente colpito dall'esistenza di questa "figlia". Intanto la Yuei subisce diversi attacchi e dietro di essi si cela un unica persone che da anni manipola gli eventi della vita di Erza, in attesa di poter fare la sua mossa e vendicarsi del Simbolo.
I ragazzi dello Yuei e di Fairy Tail dovranno unire le forze per sconfiggere questa sinistra figura, intrecciando fra loro amicizie, amori e rivalità.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: All Might, Dabi, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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EPILOGO

--- All Might ---
Lei non lo stava guardando mentre piegava la sua roba e la sistemava dentro il borsone. Lui l’osservava dal letto di ospedale con le mani intrecciate sul lenzuolo candido e la schiena poggiata contro il cuscino.
I lunghi capelli rossi scivolavano lungo il busto, cascando in avanti e coprendole le guance. Catturavano la luce pallida del sole autunnale che filtrava dalla finestra, risplendendo di riflessi violacei.
Lo stesso rosso vivo che aveva attratto il suo sguardo una mattina di gennaio, mentre correva lungo le sponde del fiume, verso una ragazza che nuotava placida nelle acque ghiacciate. Lo stesso che aveva intravisto con la coda dell’occhio una sera di novembre che camminava lungo un marciapiede ghiacciato, scoprendo che apparteneva a una bambina smunta e ferita.
Lo stesso rosso, forse, dei suoi capelli…
≪ Erza? ≫ la chiamò piano. Lei non sollevò lo sguardo, continuando nel suo compito. ≪ Vuoi un altro cuscino oppure da bere? ≫ gli chiese distrattamente, agganciandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Da quando si era svegliato non l’aveva quasi guardato.
Lei e Midoriya erano entrati ignorando le proteste degli infermieri, con le lacrime agli occhi per la gioia. Si ricordava vagamente di aver stretto la sua mano, intontito com’era, e di averla vista sorridergli. Accanto a lei, Midoriya gli aveva rivolto uno sguardo limpido e denso di lacrime, per cui Erza lo aveva preso in giro, pur avendo anche lei gli occhi lucidi.
Toshinori aveva sorriso vedendoli battibeccare e venir rimproverati da Gran Torino. Era così stanco e confuso che aveva capito poco o niente della situazione.
La mattina seguente si era svegliato e gli aveva trovati ancora lì.
Midoriya dormiva sul divano, infondo alla stanza, con una coperta addosso e la testa adagiata sulle braccia fasciate. Erza invece, l’aveva trovata accanto a sé. Addormentata con la testa rossa sul materasso accanto alla sua mano. Proprio come quando era stato ferito da All for One e si era risvegliato dal coma con metà del sistema respiratorio compromesso.
Anche allora, l’aveva trovata lì, ad aspettarlo.
≪ Penso che dovremmo parlare. ≫ disse piano, lasciando che quelle parole si insinuassero nel silenzio della stanza. Lei si fermò, lo sguardo distante fisso sull’interno della borsa. ≪ Izuku dovrebbe aver finito la visita, ormai. Vado a vedere. ≫ gli disse, spostando la borsa sul divano e nascondendoli il viso.
Toshinori sospirò. Quello era lo stesso comportamento che aveva adottato in quei giorni. Da quando si era svegliato, ogni volta che qualcuno accennava alla battaglia e a quella donna, Erza trovava sempre qualcosa da fare, qualcosa che avesse priorità su quel discorso, qualcosa che le permettesse di schivare il colpo.
≪ Dobbiamo parlare ≫ ripeté gentilmente, stringendo le coperte nelle dita lunghe e affilate. ≪ Di Irene Belserion. ≫
A quel nome lei sussultò e si voltò a guardarlo. I suoi occhi castani erano impenetrabili, il viso pallido e deciso. ≪ No, ora devo andare a sentire cosa dicono i dottori di Izuku. C’è tempo per- ≫
≪ Erza ≫ insistette, con maggior decisione. ≪ Siediti. ≫
Se non l’avesse fatto adesso, dubitava di trovare il coraggio in seguito. Più aspettava più gli sembrava che quei segreti scavassero in lei un vuoto. La stavano divorando, quei dubbi, se la stavano mangiando viva, ma lei non si decideva ad esternarli.
Gli occhi di lei si accesero di un fuoco ribelle, si raddrizzò, storcendo la bocca in una smorfia di insofferenza. ≪ Ci metto un attimo. ≫
Toshinori strinse i pugni, frustrato. La sua voce l’inseguì, mentre attraversava la stanza e apriva la porta. ≪ Non potrai sfuggire a questo discorso per sempre. Non piace nemmeno a me, ma prima o poi dovremmo affrontarlo. ≫
La schiena di lei era tesa e dritta, la sua voce si velò di una nota risentita. A volte, se lo dimenticava, ma per quanto fosse forte e coraggiosa, restava sempre una ragazza di sedici anni, con tutto il suo bagaglio di incertezze e dubbi. ≪ Hai aspettato sei anni per dirlo, puoi aspettare ancora. ≫ replicò gelida, facendolo trasalire. La vide stringere i pugni, tremanti, lungo i fianchi. ≪ Vado da Izuku. ≫
Toshinori incassò il colpo, stringendo le coperte nelle mani fredde e guardandola uscire. Non gliene aveva mai parlato, né dei suoi dubbi né dei sospetti. Le aveva raccontato praticamente tutta la sua vita, ma nemmeno per un istante aveva pensato di dirle di quella ragazza. Quello era il suo segreto, la sua colpa e il suo rimpianto, l’unica parte si sé che non voleva condividere con nessuno.
Sospirò stancamente, sollevando la testa e voltandola verso le ampie finestre. Attraverso il vetro poteva vedere i tronchi scuri degli alberi in giardino, formavano un muro che gli copriva la vista della città devastata.
Hai visto come la tua città sta bruciando? Hai visto come sto riducendo le cose che ami? ≫ gli aveva chiesto lei, con gli occhi brucianti di odio. Quello che lui aveva visto era poco o nulla della sua città, in compenso, aveva visto dentro quegli occhi una fame che non poteva essere saziata, un desiderio di distruzione che lo fece rabbrividire ancora una volta.
Il respiro gli si spezzò sulle labbra. Erano passati anni dal loro ultimo incontro, eppure lei era bella come la prima volta che l’aveva vista e aveva riacceso in lui il dolore straziate e il rimpianto di non aver saputo trattenerla dal intraprendere un sentiero oscuro. Guardando in quegli occhi scuri, aveva capito che la ragazza che aveva amato non esisteva più. L’Irene che si svegliava accanto a lui, in un letto caldo e confortevole, sorridendoli così dolcemente da scaldargli il cuore, era svanita, lasciando al suo posto una creatura affamata di distruzione e disperatamente alla ricerca di qualcosa che non poteva afferrare.
La porta si aprì e la testa verde di Midoriya fece capolino, guardandolo incerto. Toshinori sussultò, sorpreso. Gli avevano tolto le bende sulla testa e i capelli sparavano in tutte le direzioni, arricciandosi sulle punte. I suoi grandi occhi si posarono sulla figura emaciata di Toshinori, seduto sul letto, con la schiena poggiata ai cuscini.
≪ Giovane Midoriya ≫ lo accolse, con un sorriso. ≪ Come è andata la tua visita? Mi hanno detto che le tue braccia sono un po' malconce. ≫
Lui annuì, corrugando la fronte. ≪ Si, sono tornate più o meno apposto grazie a Wendy-san, ma i dottori dicono che non le devo sforzare o rischio davvero che la prossima volta non si possano aggiustare. ≫
≪ Capisco. Beh, ti è andata piuttosto bene ≫ replicò con un sorriso nel vederlo indugiare sulla soglia, sbirciandolo incerto. Sembrava più teso del solito. ≪ Erza è appena uscita per venirti a cercare. ≫
Un leggero rossore gli colorò le guance a quelle parole. Abbassò lo sguardo, annuendo. ≪ Ah si, ci siamo incrociati. Stavo venendo da voi. ≫ disse teso, decidendosi finalmente ad entrare. Si voltò verso la porta, dando un piccolo strattone e sospingendo Erza dentro la stanza con lui. La ragazza gli scoccò un’occhiataccia, la bocca atteggiata in un broncio scontento e l’espressione cupa.
Toshinori fissò le loro mani intrecciate, corrugando la fronte perplesso.
Era contento che avessero fatto amicizia. Quando aveva iniziato a parlarle del ragazzo, era sembrata soddisfatta che avesse trovato un successore, ma il suo entusiasmo si era freddato velocemente.
Aveva iniziato ad avanzare dubbi e proteste, rispondendo a monosillabi. Anche se non l’aveva detto espressamente, Toshinori aveva avuto il sentore che fosse diventata gelosa del suo rapporto con Midoriya.
≪ Ehm, ecco, come stai All Might? ≫ gli domandò ansioso, il ragazzo. I suoi occhi verdi si posarono sulle bende che gli avvolgevano la testa e si intravedevano sotto la maglia. L’uomo accennò un sorriso. ≪ Un po' malconcio, ma abbastanza bene, direi. ≫ ammise, sospirando.
Era stato fortunato. A detta di Porlyusica sarebbe dovuto morire per le ferite riportate, ma il pronto intervento di Wendy lo aveva salvato.
 Per un attimo, rivide nella sua mente il momento in cui gli artigli di Irene avevano affondato nel suo petto, squartandolo. Gli occhi castano-dorato della donna avevano lampeggiato sorpresi, quasi non si fosse aspettata che lui si sarebbe intromesso. Eppure, avrebbe dovuto saperlo, conoscerlo abbastanza bene da capire che non sarebbe mai potuto restare a guardare con le mani in mano, mentre tutti combattevano.
Non hai mai potuto salvarmi, Toshi. Nemmeno per un attimo.
Rabbrividì, nonostante le coperte calde adagiate sulle gambe, aveva improvvisamente freddo. Midoriya annuì, muovendosi nervoso. ≪ A-All Might, sentì…c’è una cosa che… ≫ iniziò con voce incerta, interrompendosi per deglutire. ≪ Magari, adesso non ne hai voglia, però, ci sarebbero delle cose di cui vorrei parlarti. ≫
Erza sbuffò. ≪ Lascialo riposare. ≫ protestò, socchiudendo gli occhi e incupendosi quando lui la guardò ansioso. ≪ Ah? Si, certo. Non dico di farlo adesso però dovremmo comunque parlarne. ≫
≪ Non vedo perché dovremo. ≫ replicò lei, aspramente. Midoriya trasalì, schiudendo le labbra per la sorpresa e guardandola intensamente. ≪ Erza… ≫
 Da quando si era svegliato, c’era stato un via e vai di persone in quella stanza. Midoriya era venuto spesso a trovarlo, ma non era mai capitato che fossero da soli, perciò le loro conversazioni erano state limitate.
Aveva temuto che già la sua presenza fosse fraintendibile agli occhi degli altri, ma si era dovuto ricredere. Era evidente che tutti dessero per scontato che Midoriya fosse lì per la sua amicizia con Erza e non per lui.
 ≪ Perché non vi sedete? ≫ propose, indicando i piedi del letto con un cenno della mano. ≪ Speravo proprio di poter parlare con entrambi di quello che è successo. Credo che abbiate il diritto di sapere la verità, a questo punto. E immagino che abbiate delle domande da porre. ≫
Midoriya lo guardò serio. Accanto a lui, Erza evitò il suo sguardo, gli occhi velati di tristezza. La sentì borbottare. ≪ Dovrei andare da Gray e Natsu. ≫
≪ Ci sono Lucy-san e gli altri con loro. ≫ commentò gentilmente, il ragazzo, stringendole la mano. ≪ Possiamo andarci anche più tardi. ≫.
Erza gli scoccò un’occhiataccia, ritirando la mano di scatto.
Toshinori immaginava quali sentimenti contorti le si agitavano in petto. Erano successe così tante cose, in poco tempo, che probabilmente adesso era confusa e arrabbiata. Quelle sensazioni le stagnavano dentro da giorni, impossibilitate ad emergere e liberarsi, costrette in un angolino in attesa di essere liberata e quando l’avrebbe fatto sarebbero esplose.
Lui sapeva bene quanto Erza non fosse affatto brava ad esternarle in altro modo se non con violenza.
 ≪ Bene ≫ disse gelida, raddrizzandosi. ≪ Visto che ci tenete tanto, facciamola questa chiacchierata. ≫ I suoi occhi castani fiammeggiarono, si avvicinò al letto e si lasciò cadere seduta ai suoi piedi. ≪ Come diavolo hai potuto non dirmi che quella era mia madre? ≫ esclamò, poggiando la schiena contro la sponda e incrociando le braccia sotto il seno. ≪ Per quanto sia una notizia schifosa, avevo il diritto di saperlo. ≫
Midoriya impallidì, portandosi una mano dietro la nuca e scompigliandosi i capelli. Le labbra gli si arricciarono in una smorfia, evidentemente avevano già toccato l’argomento fra loro e non era stato un bel discorso.
Toshinori sospirò. Si era aspettato una reazione simile da lei, anzi doveva ammettere che aveva avuto anche fin troppo riguardo per la sua condizione fisica, si era aspettato di venir minacciato di morte alla prima occasione, invece aveva rigato inaspettatamente dritta.
≪ Non potevo esserne certo. ≫ rispose con calma, fissando il suo sguardo sul viso di lei, ferito e arrabbiato. ≪ Quando ci incontrammo tu mi dicesti di non avere nessuna idea di chi fossero i tuoi genitori ed io non potevo sapere che Irene avesse una figlia e che l’avesse lasciata in un orfanotrofio. ≫
Gli occhi castani di Erza bruciavano di rabbia, stringendosi nell’osservarlo. ≪ Ma devi averlo capito, altrimenti non mi avresti chiesto di stare lontano da lei. ≫
Toshinori rabbrividì sotto quello sguardo, così simile a quello che gli rivolgeva da bambina. Aveva iniziato a notare da un paio d’anni alcune somiglianze fra lei ed Irene, ma aveva sempre cercato di non dare peso alla cosa. Eppure, quando si era trovato seduto con lei nel dormitorio degli insegnanti, la paura si era fatta concreta. Il rosso dei suoi capelli era identico a quello di lei, così come la curva delle labbra, il temperamento forte e irruente e quel luccichio nello sguardo.
 Scosse piano la testa, cercando di liberarsi di quei pensieri molesti. ≪ L’ho detto perché sapevo quanto fosse pericolosa e perché so cosa stava cercando di ottenere. ≫
≪ Ma davvero? ≫ replicò scettica, storcendo la bocca. Midoriya appoggiò i gomiti sui piedi del letto, sporgendosi in avanti. ≪ Quello che io non capisco ≫ disse imbarazzato, con le guance arrossate ≪ è come l’hai…conosciuta. Si, ecco. Come hai fatto ad incontrarla. ≫
La bocca di Erza assunse una piega amara. Si mosse a disaggio, evitando di guardarlo. ≪ Che importanza vuoi che abbia? ≫ borbottò, contrariata.
Toshinori ispirò stancamente, passandosi una mano fra i capelli. ≪ Potrà sembrarvi strano, ma quando l’incontrai, non avevo idea di chi realmente fosse. Per me era solo una strana ragazza che aveva dei modi un po' insoliti. ≫
≪ L’ho sempre detto che sei un ingenuo. ≫ borbottò Erza, così piano che quasi non l’udì. ≪ Farsi raggirare in quel modo, incredibile. ≫
≪ Credimi, nessuno dei due l’aveva progettato in qualche modo. Allora ero solo un ragazzo prossimo al diploma. Ci incontrammo per puro caso, sulla riva di un fiume. ≫ precisò. Perfino ora, non riusciva a credere che dietro al loro incontro ci fosse altro che una coincidenza. Lo sguardo che lei gli aveva rivolto le centinaia di volte in cui gli aveva ripetuto che avrebbe fatto meglio a lasciarla andare, conteneva troppa tristezza per essere una menzogna. ≪ Irene mi salvò, curandomi con il suo potere ed io…ero giovane e sciocco. Mi innamorai di lei. ≫ Si agitò seduto nel letto e distolse lo sguardo da quelli sorpresi dei due ragazzi.
≪ Mi disse che avrei fatto meglio a starle lontano, ma io non l’ascoltai. Continuai ad andare a cercarla e a incontrarla. ≫ ammise amaramente. ≪ Quando scoprì qual era il suo quirk, ero già perdutamente innamorato di lei. Non pensai che potesse essere la stessa persona che la storia ricorda come la Regina dei Draghi e non capì a pieno la sofferenza che covava. Pensai di poterla salvarla. Tentai di salvarla in ogni modo. ≫ Il respiro gli si spezzò in gola, in un verso strozzato. Le sue mani afferrarono la coperta e la strinsero forte, tirandola. ≪ Ma non ci sono riuscito. Pensavo di poter spezzare la maledizione, pensavo di poterla rendere nuovamente felice, ma non era più possibile…non ho potuto fare nulla. La maledizione se l’è divorata senza che io potessi fare nulla per impedirlo. ≫
Gli occhi dei due ragazzi erano fissi su di lui. Il suo sguardo incrociò quello castano di Erza, denso di emozioni contrastanti e confuse. Doveva essere stato terribile, pensò, scoprire che la persona che ti aveva dato la vita era un mostro che voleva distruggere tutto quello che amavi.
Eppure, lui lo sapeva che Irene era stato più di questo. Anche se ora era difficile crederlo, sapeva che dentro quel corpo deformato e quella mente distorta, c’era stata la ragazza che lui aveva amato. La sua ragazza sfuggente e malinconica. L’Irene che gli aveva spezzato il cuore in un modo tale che non aveva più permesso a nessuna donna di avvicinarsi.
≪ Lo so che può sembrare strano, adesso, ma Irene non è sempre stata il mostro che avete incontrato. ≫
≪ Stai dicendo che era umana, una volta? ≫ esclamò Midoriya, turbato. I suoi occhi verdi erano scuri e inquieti, si posarono un’istante su Erza che lo fissava in silenzio, prima di tornare su di lui. ≪ C-come Natsu-san e Wendy-san? Ci ha detto che la maledizione dei Dragon Slayer le aveva portato via tutto quanto e che anche loro l’avrebbero subita. ≫
Toshinori annuì, ricordando la sensazione di estraneità che aveva provato le prima volte che aveva visto il corpo di Irene cospargersi di squame. Allora però non aveva ancora capito che razza di maledizione stesse divorando la donna che amava. Al pensiero che forse avrebbe potuto cambiare le cose sapendolo, si sentì afferrare da una morsa il petto.
Erza e Midoriya lo stavano osservando in silenzio. Nessuno dei due sembrava intenzionato a dirlo a voce alta, ma gliela leggeva sui visi quella domanda muta e spaventosa.
Toshinori scosse la testa, muovendosi a disaggio. ≪ Irene è nata in un mondo in cui i quirk non esistevano ancora e in cui nessuno poteva immaginare che sarebbero esistiti. ≫ sussurrò. Il suo sguardo si addolcì, fissandosi su di Erza che si mordicchiava il labbro nervosamente. ≪ Il suo quirk a quei tempi era visto come una sorta di magia. Poteva guarire le persone, cambiare le proprietà delle cose: un legnetto nelle sue mani diventava più duro dell’acciaio e in grado di spaccare perfino la pietra. Erano poche le cose che non poteva fare con esso. ≫
I due ragazzi trasalirono.
≪ Come il potere di Wendy ≫ commentò Erza, la voce soffocata. ≪ Infondo, ce l’ha dimostrato anche in battaglia. ≫
Toshinori annuì. ≪ Si, ma a quei tempi la maledizione non si era ancora attivata ed Irene era più che umana, era… gentile. ≫ Quella parola indugiò per diversi istanti nella sua lingua, ne avvertì il sapore amaro fino in gola. ≪ Gentile. Questo è ciò che ho pensato di lei per molto tempo. Poteva curare le persone con una tale facilità…respingere un villan con un solo gesto della mano…ha usato questo potere per aiutare gli altri, per anni e anni, ma alla fine il potere stesso l’ha divorata. ≫
Erza trasalì. Le labbra le si schiusero per la sorpresa. ≪ Irene…mi-mia ≫ s’interruppe, reclinando la testa per guardare Midoriya che le aveva posato una mano sulla spalla. Il ragazzo fece un cenno con il capo, guardando Toshinori con gli occhi scuri e attenti. ≪ La maledizione dei Dragon Slayer. È stata quella la causa, non è vero? ≫
Toshinori annuì, stancamente. ≪ Si, è stata quella. Il potere dei draghi è davvero sorprendente e incredibile, ma ha anche esso un suo limite. ≫
≪ Non riesco a immaginare quale sia. ≫ intervenne Erza, turbata. ≪ Laxus, Natsu e gli altri non sembrano averlo. ≫. Corrugò la fronte pensierosa e borbottò ≪ Beh, a parte i mezzi di trasporto, certo. ≫
Midoriya portò una mano dietro la schiena e tirò fuori il suo vecchio quaderno degli appunti da chissà dove. Toshinori lo guardò aprirlo e impugnare la penna, rivolgendo ad Erza uno sguardo attento. ≪ Mezzi di trasporto? In che senso, scusa? ≫ domandò già pronto a scrivere.
Erza fissò il quaderno perplessa quasi quanto Toshinori. Non aveva idea di come l’avesse fatto comparire, ma era evidente che l’attenzione del ragazzo era stata dirottata altrove. Era concentrato sulla ragazza accanto a lui e su quello che aveva appena detto. ≪ I Dragon Slayer hanno problemi con i mezzi di trasporto? Hai idea del perché o del come questo accada? Che genere di effetti hanno su di loro? ≫
≪ Disponi di un Kansou pure tu? ≫ domandò sorpresa, ignorando la raffica di domande che le rivolse. ≪ Da dove lo hai tirato fuori quello? ≫
Midoriya scosse la testa, stringendo le labbra. ≪ Non ti preoccupare di questo. Dimmi piuttosto dei mezzi di trasporto e dei Dragon Slayer. ≫
≪ Lo trovo molto preoccupante invece! ≫ replicò lei, storcendo la bocca. ≪ Quasi quanto il tuo essere un Nerd degli eroi! ≫
Toshinori si schiarì la voce, richiamando su di sé la loro attenzione. Fino a qualche mese prima avrebbe creduto impossibile vederli andare così d’accordo. ≪ Sono felice di vedere che andate così d’accordo. ≫ commentò, accennando un sorriso. Midoriya arrossì, irrigidendosi. ≪ Ah e-ecco. Noi… ≫ venne interrotto dalla mano di Erza che gli mollò uno schiaffo, chiudendoli la bocca.
I suoi occhi puntarono su Toshinori, stringendosi minacciosi. ≪ Non ci provare nemmeno a cambiare discorso. ≫ sbottò lei, infiammandosi. Era arrossita, costatò sorpreso Toshinori, e lo guardò di traverso. ≪ Sei tu che hai voluto questo stramaledetto discorso, perciò ora ci dici in che modo la maledizione c’entra con il fatto che Irene è diventata un mostro. ≫
Midoriya piagnucolò qualcosa di incomprensibile, massaggiandosi la guancia dolorante. Gli era rimasto il segno delle dita di lei, dove l’aveva colpito.
Toshinori sospirò, tirando le coperte. Si sentiva il cuore pesante in petto, era difficile parlarne anche se erano passati anni. ≪ Quando la maledizione ha iniziato a manifestarsi le persone hanno voltato le spalle ad Irene. Prima, andavano da lei per chiederle aiuto. Se qualcuno stava male o si feriva, lei poteva guarirlo più velocemente di chiunque altro. Era sempre ben disposta ad aiutare e c’erano molte persone intorno a lei. Aveva una famiglia che l’amava e molti amici, ma con il tempo le stesse persone che avevano usufruito del suo potere, iniziarono ad esserne spaventate e le remarono contro. ≫
Erza rabbrividì, guardandolo ansiosa. ≪ Avevano paura del suo potere o del fatto che fosse potente? ≫
≪ Entrambe le ragioni, credo. Una donna potente in una società in cui i superpoteri ancora non esistevano…immagino che questo fosse molto più spaventoso di quanto lo sarebbe oggi. Ad ogni modo, le persone iniziarono a diffidare di Irene. Per riacquisire la loro fiducia, lei iniziò a studiare nuovi modi di usare quel potere. Non credo che sapesse davvero quello che stava facendo, abusò del suo potere e così la maledizione si svegliò in lei. ≫
≪ Deve essere stato orribile ≫ mormorò Midoriya, massaggiandosi ancora la guancia. Toshinori annuì. ≪ Orribile, è dire poco. Fu tremendo per Irene vedersi strappare via la propria umanità. Le cose e le persone che amava, la sua intera vita. Tutto le fu portato via da quella maledizione. ≫ sussurrò amaramente. ≪ E così con il suo corpo che iniziava a mutare e le persone a lei care che la ripudiavano, anche la sua mente iniziò a cedere. Fu catturata dal governo e messa agli arresti. So che venne torturata per decenni e studiata da scienziati che cercarono di capire la natura del suo potere e un modo di replicarlo. Mi disse che questa era la ragione per cui non si fidava più delle persone e cercava di stare lontano da loro. ≫
Lui però non l’aveva compreso appieno. Aveva pensato che quello che l’era stato portato via, avrebbe potuto rimpiazzarlo con una nuova vita e nuovi affetti. Ricostruire tutto ciò che era diventato polvere e cenere, ma non era stato possibile farlo.
Perfino quando Irene aveva accettato di andare a vivere con lui, aveva continuato a tenergli preclusa una parte di lei, aveva continuato a cercare un modo per riprendersi ciò che aveva perso per sempre.
≪ Questo non la giustifica minimamente. ≫ sussurrò Erza, con un filo di voce. Entrambi sussultarono a quelle parole. Lei non lo stava guardando, aveva lo sguardo basso e i capelli rossi le coprivano il viso pallido. Anche così però, riusciva a vedere i suoi occhi tristi. ≪ Aver sofferto non ti dà alcun diritto di fare male agli altri. ≫
≪ Erza… ≫ mormorò Midoriya chinandosi su di lei e accarezzandole la nuca con dolcezza. Sembrò sul punto di dire qualcosa, ma esitò. Il suo sguardo verde si posò su All Might in cerca di aiuto.
Toshinori si sporse in avanti, facendo tendere i tubicini delle flebo attaccate al suo braccio. Posò la mano sul ginocchio di lei, stringendoglielo. ≪ Non voglio giustificarla. ≫ le disse gentilmente. ≪ Ne dirti che dovresti perdonarla, ma vorrei che tu capissi cosa ha portato Irene ad essere quello che è diventata. Vorrei capissi perché l’ho amata e che genere di persona fosse prima che la maledizione la trasformasse nella creatura che avete affrontato. ≫
Erza si ritrasse, liberandosi dalla sua presa e alzandosi. Lo guardò cupamente. ≪ A che pro? ≫ domandò amaramente, facendolo sussultare. ≪ Qualunque cosa lei sia stata è stata distrutta molto tempo fa. ≫
I suoi occhi castani contenevano una luce molto simile a quella che gli aveva rivolto quella ragazza nel fiume, il giorno che gli aveva sussurrato. Io non sono una persona che vorresti conoscere...qualcuno che vale la pena salvare.
≪ Erza… ≫ sussurrò Toshinori, cercando di riafferrarla. Un senso di angoscia gli afferrò il petto. Aveva sempre nutrito in sé la paura che se non fosse riuscito a salvare quella bambina riversa in strada, lei si sarebbe smarrita proprio come Irene, e la colpa sarebbe stata sua.
Che razza di eroe non riesce a salvare la persona che sta davanti ai suoi occhi, a portata della sua mano?  
≪ Siediti. Non ho ancora finito di parlare. ≫ le disse serio. I suoi occhi azzurri erano fissi sulla figura inquieta di lei.
≪ Non lo voglio sentire. ≫ sbottò lei, guardandolo con gli occhi lucidi. ≪ Che senso ha parlarne, ora? Irene è morta ed io ho vissuto tutta la mia vita senza una madre e continuerò a farlo. Non mi serve sentirti elencare le sue qualità o la sua tragica storia. ≫. Serrò i pugni lungo i fianchi, tremando leggermente.
Quelle mani si sarebbero fermate se avesse impugnato una spada, se avesse rivestito il suo corpo con il metallo, ma al momento non aveva nulla del genere. Era vulnerabile, pensò Toshinori amaramente. Quello era un lato di lei che solo lui conosceva davvero. La Erza che restava sveglia la notte a tremare per il ricordo degli orrori visti e subiti, quella che pur di cancellare le proprie debolezze e fragilità aveva impugnato una spada e deciso di allenare un quirk che odiava.
La sua voce ebbe un leggero tremito di rifiuto, nel dire ≪ La verità è che non importa quanto siano brutte le cose che ti succedono, alla fine, puoi sempre scegliere chi essere e come reagire. Se è diventata un mostro è solo perché lei ha voluto questo, perché ha voluto… ≫
La voce le si ruppe in gola in un verso strozzato. Si portò di scatto la mano alla bocca, quasi volesse cancellarlo. Gli occhi le bruciarono di rabbia.
Non c’era niente che odiasse di più che mostrarsi emotiva, lui lo sapeva, per lei era come essere debole.
La mano di Toshinori cascò sul copriletto, stanca. Non aveva idea di cosa dirle per calmarla. Inaspettatamente, la voce di Midoriya si insinuò calma e pacata fra loro. ≪ Nessuno sta dicendo che la Regina vada perdonata, Erza. All Might ci sta solo dando la sua versione della storia, dal momento che lui la conosceva bene. ≫
La ragazza distolse lo sguardo, incrociando le braccia sul petto ed emettendo un verso strozzato. Midoriya sospirò, passandosi una mano fra i capelli e tirandosi qualche ciocca. ≪ Ho capito che…non vuoi parlarne, ma non possiamo semplicemente far finta di non aver sentito quello che lei ha detto o dimenticarci di quello che ha fatto. Per quanto mi faccia strano pensare che una volta lei potesse essere come Natsu-kun, non credo che si possa semplicemente nascere malvagi. Solitamente, lo si diventa per una ragione. ≫
Gli occhi di Erza fiammeggiarono, puntandosi su di lui. ≪ Stai dicendo che anche Natsu e gli altri diventeranno come Irene?! Che i loro genitori erano come lei?! ≫
Midoriya trasalì, stringendo le labbra e distogliendo lo sguardo. ≪ Io…non mi permetterei mai. Non so praticamente nulla dei loro genitori, tuttavia…se la maledizione è la causa della follia di Irene, forse... ≫
Il viso di lei si contorse per la rabbia.
≪ La causa della follia di Irene è una correlazione di cose diverse, tra cui, non aver accettato la maledizione e aver passato più di cinque secoli alla disperata ricerca di una cura che non esiste. ≫ intervenne Toshinori, facendoli trasalire. Il respiro gli si impigliò sulle labbra secche, mentre si costringeva a pronunciare quelle parole. ≪ Ed è stata colpa mia. ≫
I due ragazzi lo guardarono sorpresi e turbati.
≪ N-non è colpa tua, All Might! ≫ scattò Midoriya, sporgendosi verso di lui. Una nota di ansia nella voce. ≪ Sono sicuro che tu hai fatto il possibile per salvarla. Probabilmente, era troppo tardi per lei e nessuno poteva farci nulla… ≫
Toshinori scosse la testa. Gli sarebbe piaciuto che le cose stessero davvero così, ma la verità era un’altra cosa. Il suo maestro aveva ragione su di lui, non aveva mai voluto vedere quello che stava proprio davanti ai suoi occhi.
≪ Ormai, l’avete capito anche voi. ≫ disse, abbassando lo sguardo sulle proprie mani scheletriche. ≪ che io ed Irene stavamo insieme. ≫
Erza trasalì a quelle parole, guardandolo inquieta. Toshinori accennò un sorriso teso, abbozzando una risata. ≪ Immagino che tu abbia ragione. Ho davvero un gusto pessimo in fatto di donne. Dopo Irene mi sono sempre tenuto a distanza da chiunque altro per timore di cascare in un'altra relazione simile. ≫
≪ Hai detto che era stato un caso ≫ borbottò lei, cupamente. Toshinori annuì. ≪ Infatti. Ma stare con lei dopo che avevo scoperto della maledizione è stata una mia libera scelta. Pensavo che avremo potuto superare ogni difficoltà affrontandola insieme, ma la verità è che non ho mai voluto ascoltare e vedere quello che Irene cercava di dirmi. ≫
≪ Perché sei un inguaribile ottimista. ≫ borbottò Erza, corrugando la fronte. ≪ Tu pensi sempre che tutti possano essere salvati, anche se non è così. ≫
Toshinori sollevò lo sguardo e la guardò sorpreso. Gli rimproverava quella gentilezza da quando la conosceva. ≪ Anche Irene lo diceva sempre. ≫ sussurrò, facendola trasalire. Il viso di Erza impallidì, i suoi occhi si sgranarono fissandolo inquieto. Toshinori si strinse nelle spalle. ≪ Che posso dire a mia discolpa? Ero innamorato e giovane. Due cose che rendono un uomo molto sciocco delle volte. Non avrei mai pensato che mi nascondesse dei segreti. Mi fidavo di lei, credevo di poter cancellare tutto il suo dolore. Non sapevo ancora quanto sanguinosi e atroci fossero quei segreti che si portava dentro. ≫
≪ Che genere di segreti? ≫ intervenne Midoriya, poggiandosi sulla sponda del letto e sporgendosi in avanti. I suoi occhi verdi erano scuri e densi di preoccupazione. Toshinori avrebbe voluto risparmiare loro quei dettagli, ma sapeva che non sarebbe stato giusto. Dopo tutto quello che avevano passato si meritavano la verità. ≪ Segreti intrisi di sangue e morte. Probabilmente, conoscete almeno un po' della storia dei primi quirk e delle terribili rivolte che ci furono. ≫
Erza annuì distrattamente. Era tesa come una corda di violino, la sua voce tradiva solo un’ombra dell’emozione che la stava scuotendo. ≪ La nascita dei quirk fece precipitare tutte le società nel caos. Rivoluzioni, disordini sociali e aggressioni si susseguirono velocemente e per molti anni. Chi non possedeva un quirk non tollerava l’esistenza di chi invece ne possedeva uno. E quelle persone a volte, usavano i loro poteri per fare del male agli altri e acquisire sempre più potere e prestigio in una società sempre più caotica e decadente. ≫
≪ Non è il periodo in cui sono nati One for All e All for One? ≫ intervenne pensiero Midoriya. I suoi grandi occhi si sbarrarono quando realizzò di cosa stava parlando. ≪ Oh, aspettate. Ho sentito delle storie su quel periodo e sull’esistenza di due draghi. ≫ Lo guardò preoccupato, deglutendo. ≪ Stai dicendo che uno di loro due era…? ≫
Le labbra di Erza si schiusero per la sorpresa. ≪ Non è possibile… ≫
≪ La Regina dei Draghi, Irene Belserion, si. ≫
≪ Ma ha sterminato centinaia di persone! ≫ sbottò Erza, incredula. ≪ Ha collaborato con All for One e sparso distruzione ovunque. Sapevo che era una figura storica, ma non pensavo che tu non avessi realizzato che lei era lo stesso mostro di quella vecchia storia. ≫
Toshinori si agitò, sentendosi bruciare le guance. ≪ Giovane e stupido, ricordi? ≫
Erza storse la bocca, disgustata. ≪ E accecato da una bella ragazza, anche. Ma perché voi uomini non capite proprio niente quando c’avete davanti una bella ragazza?! ≫
Midoriya incassò la testa nelle spalle, a disaggio. Toshinori tossì, sentendosi bruciare le guance. ≪ Q-questo è un discorso che rimandiamo a un altro giorno. ≫ borbottò nervosamente. ≪ Quando sarai più grande. ≫
≪ Ho quasi diciassette anni. ≫ replicò Erza, tagliente. Lo stava guardando con una smorfia infastidita. ≪ E so perfettamente di cosa sto parlando. ≫
Incassò il colpo, sputando sangue per lo spavento. A volte si dimenticava di quanto fosse cresciuta in fretta, ai suoi occhi lei restava sempre la bambina che aveva preso con sé. ≪ B-basta! Sei troppo piccola!  ≫
Midoriya aveva l’aria di uno che voleva andare a nascondersi in un’altra stanza. Si stava guardando attorno disperatamente alla ricerca di una via di fuga.
Erza sbuffò, le guance leggermente arrossate. ≪ Okay, tornando alla questione principale. ≫ disse, schiarendosi la voce. ≪ Hai scoperto che era una pluriomicida o quello che è. Immagino che sia allora che hai tentato di ucciderla. ≫
≪ Ah ≫ fu l’unica cosa che riuscì a dire. Si appoggiò con la schiena ai cuscini alle sue spalle e sospirò. ≪ L’ho seguita. Una notte che scivolò fuori dal nostro letto, mentre credeva che dormissi, e così ho scoperto dove andava e cosa nascondeva. ≫
Qualche volta gli capitava di sognarla ancora quella notte.
I suoi passi soffocati mentre la seguiva, la figura di Irene delineata dai raggi argentei della luna e quel ammasso di mattoni diroccati che sprofondava nella terra. Un buco nero che aveva ingoiato tutti i suoi sogni e l’aveva cambiato in modo drastico, mostrandoli la verità che si celava davanti ai suoi occhi.
Quando accadeva, si svegliava sempre sudato e atterrito, con il cuore che batteva furiosamente in petto. Rabbrividì, ricordando il viso pallido di lei, illuminato da quella luce soffusa e i pianti e le grida, i gemiti sommessi, che la circondavano come un sudario.
Non saresti dovuto venire, Toshi. aveva sussurrato amaramente. Tu non puoi capire. È l’unico modo in cui posso trovarla, la cura. L’unico modo è questo.
Un motto di nausea gli afferrò lo stomaco, strappandoli un rantolo. Se lo ricordava ancora il puzzo del sangue e della carne, della decomposizione, e quei corpi che si agitavano e tremavano, tendendo la mano in cerca di un aiuto che non sarebbe mai arrivato.
Midoriya ed Erza lo stavano fissando tesi, gli occhi inquieti.
≪ Toshi? ≫ lo chiamò lei, preoccupata. Si sporse in avanti, toccandoli il viso sudato. ≪ Oi, ti senti bene? Sei impallidito di colpo. ≫
Lui non rispose, scuotendo la testa. ≪ I-io la seguì, senza farmi vedere, fino al suo covo. ≫ sussurrò con un filo di voce. Erza corrugò la fronte inquieta, scambiando uno sguardo ansioso con Midoriya. ≪ Forse… ≫ azzardò il ragazzo, con le guance arrossate e gli occhi scuri di preoccupazione. ≪ potremo fermarci qui per oggi. Puoi raccontarcelo un altro giorno… ≫
≪ Sei stanco ora, Toshi. ≫ convenne Erza, addolcendo la voce. ≪ Devi riposare. ≫
Lui scosse la testa, afferrandole il polso e stringendolo. Erza trasalì, sbarrando gli occhi al suono smorto della sua voce. ≪ Aveva una specie di laboratorio, Irene, dove teneva prigionieri dei bambini e dei ragazzini. ≫
La sentì irrigidirsi nelle sue mani, mentre Midoriya muoveva un passo indietro. La nausea gli mozzava il respiro, rendendo difficile articolare le parole. Lui c’era stato lì, gli aveva visti quei visetti spaventati, quegli occhi vuoti.
≪ Stava cercando un modo di trasferire la sua personalità in un altro corpo, ma ancora non sapeva come fare. Tutti i suoi esperimenti fallivano o la persona che doveva fare da contenitore moriva prima che la procedura fosse completata. ≫
Erza scivolò sulle ginocchia, sedendosi a terra. Il suo viso pallido era perfettamente immobile, gli occhi sbarrati.
Toshinori strinse la presa sul suo polso, guardandola con gli occhi azzurri densi di rammarico. ≪ Non l’avevo capito…quanto fosse profonda la sua disperazione né quanto poco rimaneva di umano in lei. Non le importava niente di quelle vite. Tutto quello che contava per lei era riuscire nel suo esperimento. ≫
≪ P-per questo… ≫ sussurrò Midoriya, aggrappandosi alla sponda e fissandolo con il viso pallido e sudato. ≪ volevi che portassi via Erza per questo. ≫
Lui annuì, continuando a guardare Erza negli occhi. ≪ Ho provato a fermarla, ma lei era troppo forte per me. Era spaventata. Mi disse che era l’unico modo in cui potevamo vivere insieme e salvarci da lui. ≫
≪ L-lui? ≫ domandò Erza, confusa. ≪ Lui chi? ≫
≪ Non conosco il suo nome. ≫ ammise Toshinori, traendo un respiro tremante. ≪ Tutto quello che so, è che lei stava scappando da qualcuno e che l’unico modo per riuscirci era liberarsi dal quirk del Dragon Slayer. ≫
Midoriya si mise a sedere sul bordo del letto, passandosi una mano sul viso sconvolto. ≪ Quei bambini…? ≫ sussurrò, guardandolo incredulo. ≪ Lei era come quelli della setta che hanno rapito Erza? Gli stava…usando per… ≫
Erza trasalì, strappandosi dalla sua presa e guardandolo con gli occhi sbarrati. ≪ Come? ≫ sussurrò incredula. ≪ Come hai potuto non capirlo?! Come hai potuto non vedere con che razza di mostro stavi?! ≫
Toshinori strinse le labbra, chinando il capo. Non se lo sarebbe mai perdonato, nemmeno lui riusciva a credere di essere stato così stupido e cieco. ≪ Sono stato uno sciocco, ora me ne rendo conto. Non avevo mai pensato che lei potesse fare una cosa del genere, perfino…quando lo vidi con i miei occhi, faticai a crederlo. ≫
 Spesse ciocche di capelli erano cadute a coprirle una guancia pallida. Era sconvolta, gli occhi densi di incredulità e terrore. Il rosso vivo dei suoi capelli era proprio come il sangue che bagnava le pietre del covo di Irene, come i capelli di lei e il sangue che gli aveva sporcato le dita.
Tutto ciò che ami. aveva detto, con un sibilo. Ti porterò via tutto ciò che ami. Così come tu hai strappato via dalle mie mani la mia unica salvezza, io ti porterò via ogni cosa, Toshi.
≪ Pensavo che scomparisse per assumere le sembianze di drago, dal momento che quelle umane riusciva a tenerle solo per poco tempo. Non immaginavo che fosse…un mostro simile. ≫
Nessuno dei due ragazzi pronunciò una parola. Riusciva a vedere l’immagine che avevano di lui crollare e sgretolarsi. Lui, il simbolo della pace, che si era fatto ingannare da una donna bellissima quanto mostruosa e potente. Lui che era il loro idolo ridotto a un uomo, un essere umano qualunque, che aveva commesso un errore di giudizio e non era riuscito a porvi rimedio.
≪ Nel momento in cui scoprì la verità, cercai di porre rimedio al mio errore. ≫ disse, con un tremito nella voce. Strinse le coperte con le mani tremanti, traendo un respiro incerto. ≪ Cercai di fermare Irene, ma i draghi…non sono qualcosa che si può combattere facilmente come avete potuto sperimentare sulla vostra pelle. Alla fine, Irene fuggì, ma prima si prese un’ultima rivincita su di me. ≫
La luce del sole pomeridiano filtrava dentro la stanza attraverso i rami e le foglie degli alberi. Il suono del suo respiro pesante era assordante nel silenzio sospeso che si infranse come vetro, nel momento in cui pronunciò quelle parole maledette.  ≪ Si prese la vita di mio figlio. ≫
Non l’aveva mai detto a nessuno, a parte il suo maestro. Qualche volta ci aveva pensato, a come sarebbe stato quel bambino se fosse vissuto abbastanza allungo da nascere. Avrebbe avuto i capelli dello stesso rosso vivo di quelli di Erza ed Irene, oppure avrebbe preso il suo biondo dorato?
Gli occhi di Erza si riempirono di lacrime silenziose che caddero a rigarle il viso. Toshinori allungò una mano e gliela posò sulla testa, accarezzandola dolcemente. ≪ La prima volta che ti vidi, fu il rosso dei tuoi capelli ad attrare il mio sguardo. Era proprio il colore che pensavo avrebbe avuto quel bambino se fosse nato. ≫ mormorò dolcemente. ≪ Qualche volta, ho pensato che potessi essere tu quel bambino, ma ci sono troppi anni di differenza fra le vostre età. Alla fine, è stato uno strano caso il nostro incontro. ≫
Gli si strinse il cuore nel petto per l’amarezza. Alla fine, Irene si era davvero presa tutto quanto di lui, meno la sua vita e il suo nome.
Midoriya tirò su con il naso, gli occhi lucidi e increduli. ≪ A-All Might… allora tu… ≫
Toshinori sollevò lo sguardo su Midoriya che stava facendo scorrere lo sguardo da lui ad Erza, studiandoli come alla ricerca di qualcosa. Riusciva a immaginare di cosa si trattasse. ≪ No, giovane Midoriya. ≫ disse, scuotendo la testa. ≪ Quello che stai pensando è impossibile. Erza ha sedici anni, quel bambino ne avrebbe molti di più se fosse nato. ≫
≪ Ma potrebbe… ≫ mormorò lui, dubbioso. Toshinori inarcò un sopracciglio. ≪ Esattamente, quanti anni pensi che io abbia? ≫
Midoriya storse la bocca, pensieroso. ≪ Uhm, nessuno conosce questa informazione, ma calcolando i tuoi anni di servizio…una cinquantina, forse? ≫
Toshinori sussultò, ci era andato fin troppo vicino. Un sorriso gli curvò le labbra, divertito. ≪ Ah come mi vedi giovane! Non me l’aspettavo. ≫
La sua mano era ancora posata sulla testa di Erza, rigida e silenziosa sotto di essa. Il suo sguardo era basso e pensieroso. Toshinori la guardò per un istante e sospirò. ≪ Io non sapevo della tua esistenza, Erza, né del tuo legame con Irene…se l’avessi saputo avrei provveduto a proteggerti meglio di così. ≫
Erza trasalì, alzando lo sguardo su di lui e mordendosi il labbro. Lo guardò incerta, corrugando la fronte. ≪ Adesso, possiamo non parlarne più? ≫ domandò, con un filo di voce.
Toshinori e Midoriya la guardarono sorpresi.
≪ Ma…l’hai presa meglio di quanto pensassi… ≫ commentò l’eroe, confuso. Si era aspettato esplosioni di rabbia incontrollabili, lacrime e spade sguainate. Invece, Erza si strinse nelle spalle, rialzandosi e liberandosi così della sua mano.
I suoi occhi erano inquieti ed evitarono i loro sguardi. ≪ Che ti aspettavi? Nessuno può scegliere i propri genitori né tanto meno le cose che ti accadono, ma puoi scegliere come reagire. Non intendo farmi condizionare da lei più di quanto non abbia fatto in questi anni. ≫
Toshinori la fissò turbato. ≪ E non vuoi saperlo, chi è tuo padre? Non vuoi che cerchiamo di scoprirlo? ≫
Erza si irrigidì, posando lo sguardo su di lui. ≪ Sei tu. ≫ gli disse, facendoli balzare il cuore nel petto. Gli occhi di lei erano scuri. La sua voce si addolcì mentre ripeteva. ≪ Mio padre sei tu. Sei la persona che mi ha salvato e quella che si è presa cura di me per tutti questi anni. Il sangue non conta niente in confronto a questo. Per quanto mi riguarda mio padre sei tu. ≫
Toshinori sentì le lacrime salirgli agli occhi e uni strano calore serrargli il petto. ≪ E non sei arrabbiata con me? ≫
≪ Che tu sia un dannato idealista ingenuo non è una novità. ≫ commentò lei, distogliendo lo sguardo. ≪ Sai, non si può scegliere di chi innamorarsi. ≫ aggiunse piano, con una nota malinconica nella voce. ≪ Succede e basta. ≫
Midoriya la stava guardando preoccupato, anche Toshinori si sentiva inquieto. Il fatto che non gli sbattesse in faccia nemmeno un po' del fuoco che covava dietro il suo sguardo lo rendeva inquieto.
Lo stava tagliando fuori, cercando di rielaborare da sola le cose che aveva sentito. ≪ Erza? ≫ la chiamò, stringendole la mano. Lei gli scoccò un’occhiata guardinga. ≪ Mi dispiace che tu abbia dovuto sopportare tutto questo. ≫
Lei storse la bocca, irritata. ≪ Idiota, guarda che quelli che si sono fatti più male siete voi due. Io sto benissimo e ora lasciami che devo andare a vedere cosa combinano Gray e Natsu. Quelli sono capaci di buttare giù l’ospedale. ≫
Una risata tesa sfuggì dalle labbra di Toshinori. ≪ Effettivamente, ce li vedo fin troppo bene a farlo. ≫
Midoriya la stava guardando accigliato e turbato. ≪ Sei sicura di stare bene, Erza? ≫ domandò incerto, tendendo la mano verso di lei.
Erza sbuffò, liberandosi della mano di Toshinori e dirigendosi verso la porta. ≪ La vostra scarsa fiducia nella mia capacità di reazione inizia ha irritarmi. Me ne vado dagli altri, chiamatemi se succede qualcosa. ≫
Non gli sfuggì il tremito della sua mano quando aprì la porta, né il modo in cui evitò di mostrare loro il viso.
Midoriya si agitò, facendo per correrle dietro. ≪ E-Erza, aspetta un momento! ≫
≪ Giovane Midoriya? ≫ lo richiamò Toshinori. Il ragazzo si voltò a guardarlo.
Per un attimo, pensò che la sua ammirazione si fosse dissolta e che ormai lui, non fosse altro che un povero disgraziato ai suoi occhi. Un essere umano come tutti gli altri. Ma lui lo guardò come faceva sempre, forse un po' più sconvolto e turbato del solito. ≪ Si, All Might? ≫
≪ Mi dispiace che anche tu abbia dovuto ascoltare tutta questa bruttissima storia. ≫ gli disse, sentendosi stringere il petto da una morsa angosciante. ≪ Se hai perso il tuo rispetto per me, lo posso capire. Non aver fermato Irene…non averla salvata…è ancora oggi il mio rimpianto più grande. ≫
Midoriya esitò. ≪ All Might, io non credo che si possa sempre avere chiare le intenzioni di tutti quanti. ≫ commentò molto serialmente, tanto da sorprenderlo. Gli occhi verdi di Midoriya erano decisi e sinceri, mentre proseguiva. ≪ Sono sicuro che il te stesso di allora abbia fatto tutto il possibile per salvarla. ≫
Toshinori si portò una mano al petto, sentendo il suo cuore tremare all’interno.
Il ragazzo accennò un sorriso timido. ≪ In realtà, è un po' rassicurante sapere che alla fine anche tu sei umano e commetti errori come tutti noi. Grazie di aver condiviso anche con me questa storia. ≫
 Annuì, sentendosi pungere gli occhi. ≪ Giovane Midoriya, tu ed Erza siete buoni amici, non è vero? ≫ gli chiese cautamente. Il ragazzo arrossì, irrigidendosi. ≪ Ah? Eh, ecco, s-si? ≫
≪ Non mi sembri convinto. ≫
≪ Eh…è complicato ≫ borbottò, grattandosi la nuca e facendo una smorfia. Lo guardò accigliandosi. ≪ Sei preoccupato per Erza? ≫
Toshinori annuì, stancamente. Affondò nel cuscino, traendo un sospiro sfinito. Gli pulsavano le tempie dopo aver risvegliato tutti quei ricordi dolorosi e aveva la gola secca. ≪ Anche se ha detto così…credo che questa storia l’abbia turbata più di quanto voglia ammettere. ≫
Midoriya annuì, corrugando la fronte e lanciando un’occhiata alla porta. ≪ Lo credo anche io. L-lasciami provare a parlare con lei…magari quando si sarà calmata un po'. ≫
Toshinori l’osservò. Era cresciuto davvero tanto da quando l’aveva incontrato la prima volta. Allora, era stato un ragazzino timido, tutto pelle ed ossa, ma adesso era un ragazzo determinato che avanzava sicuro nel suo percorso per diventare un eroe. ≪ Sono fiero di come ti sei comportato in questa battaglia, giovane Midoriya. Un giorno, tu diventerai un eroe che mi supererà. ≫


--- Angolino Mio ----
Ciao, con questo "capitolo" si chiude il primo arco narrattivo e ne inizia un altro (che pubblicherò a parte e si intitola "All Might's Daughter - La maledizione") Spero che continuerete a seguire l'evoluzione della storia :) Vorrei approfondire un poco di più la psicologia dei personaggi e dedicare più capitoli alle relazione, dato che nel primo arco sono stata un tantino "sbrigativa" da quel punto di vista. Me ne sono un poco pentita ora come ora. Va beh, non voglio annoiarvi oltre. GRAZIE per aver letto questa storia e per i vostri commenti! Grazie di cuore!
Baci
   
 
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