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Autore: Belarus    08/11/2020    0 recensioni
"Dall’alto dei suoi due metri e delle batoste prese nella sua breve vita, Kidd la osservò mordicchiarsi la bocca e un pensiero lo investì, facendogli lanciare di mal grazia la rivettatrice nel carrello degli attrezzi.
«Che si fottano loro e tutta la classe dirigente di Marijoa. Puoi stare da me.» annunciò serio, facendo scappare a Killer la saldatrice accesa di mano."

[AyaKiddAU con la simpatica collaborazione di Law in veste di vicino]
Storia partecipante{o quasi} al Writober2020 indetto su Fanwriter.it
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Teru-Teru Bouzu '
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Titolo: Shiawasenashi - La morte felice
Genere: Generale, Commedia.
Prompt: Halloween
Personaggi: Nuovo personaggio; Eustass Capitano Kidd; Pirati di Kidd.
Note: Io amo halloween ma odio i film horror. Li trovo inutili e non sono mai riuscita a vederne più di dieci minuti, lo confesso. Finisco stoicamente per cambiare stanza quando mi capita di incrociarne mezzo, per cui a nome mio: onore ad Aya a cui non solo non fanno né caldo né freddo, ma si azzarda anche a criticare con Kidd che nella mia testa è un patito del genere. Detto ciò, mi scuso per il ritardo nell’aggiornamento e prometto una nuova shot a metà settimana. Ringrazio come sempre chi legge, chi passa, chi va e viene. Vi adoro zuccherini~




#10. Halloween




Erano appena quasi le due di notte, ma Killer lo aveva mollato per andare a riposare nella sua camera. La bruciatura alla spalla che si era procurato il giorno prima insieme a lui lo stava torturando, Kidd lo sapeva, glielo leggeva in faccia come nessun altro avrebbe mai potuto e per quanto gli rodesse il culo in quel momento, non ce l’aveva fatta a costringerlo a restare sveglio. Sapeva quanto il suo migliore amico odiasse imbottirsi di antidolorifici e cazzo, un cuore alla fine ce l’aveva anche lui! Avevano rischiato di bruciarsi vivi entrambi con quella maledetta bombola ad iniezione, erano coperti da bende dalle costole in su e per quanto quel look si addicesse a quel giorno dell’anno, non c’era proprio un accidenti di cui ridere. Quell’anno sarebbe andata così, si sarebbe strafogato di robaccia a tema per ammazzare la noia, in tuta e ciabatte per stare comodo e niente maratona di horror insieme fino alla mattina seguente, se li sarebbe guardati da solo, anche se solo in realtà non era affatto.
« “La tomba sulla collina”… non è un gran titolo per un film di successo.» considerò Aya, sbucando da dietro il divano con una busta di popcorn di una marca impronunciabile e altri quattro sacchetti di generi di prima necessità che gli avrebbero fatto scoppiare lo stomaco più delle pillole che gli avevano rifilato al pronto soccorso.
Piedi sul tavolo e birra alla mano, Kidd la guardò scocciato sistemarglieli attorno come fossero una cazzo di composizione floreale, con addosso ciò che rimaneva del suo costume da halloween, una parrucca bianca piena di trecce complicate che a lui andava giù almeno quanto Killer fuori combattimento.
Eccola là la sua compagnia dell’anno. Non aveva niente contro di lei, d’altronde era stato lui a darle corda per primo, ma quella sera aveva delle tradizioni da rispettare, come in molte altre giornate dell’anno e dato che la sua stessa pazienza aveva dubbi in merito alla propria esistenza, non poteva farsela andar giù tanto in fretta. Era un tipo abitudinario lui, magari non lo si credeva a guardarlo e la sua routine quotidiana non era esattamente rigida, ma aveva i suoi punti fermi anche Kidd e tali dovevano rimanere per il bene dell’intera umanità. Killer era uno di quelli e avrebbe piantato su il peggior fracasso di cui era capace se quel briciolo di coscienza che ancora teneva duro in lui, non gli avesse messo un freno per il bene del suo migliore amico. Non era la fine del mondo in fondo, poteva farcela. Forse… ah! Fanculo!
«Se te la fai sotto sloggia, non cambierò film solo perché il tuo stomaco regge meglio le commedie sui matrimoni felici.» ringhiò sulla difensiva, smanettando con il lettore streaming per avviare il film e l’intero impianto audio che aveva istallato da sé con pezzi raccattati ovunque.
Seduta lì di fianco, Aya gli riservò un’occhiata impassibile, raggomitolandosi nella coperta che si era gettata sulle spalle magre per coprirsi.
«Sei un pelino sessista, te l’hanno mai detto?» s’informò con un sopracciglio sollevato e dopo aver socchiuso gli occhi per un secondo, con le mani che prudevano attorno alla birra, Kidd si girò per scoccarle un finto sorriso su cui avrebbero davvero potuto girare un horror.
Solo a lei, dannata donna, venivano fuori quelle stronzate quando era di cattivo umore. Aveva un radar.
«La nostra principessa di casa trova un pugno più adatto?!» le fece il verso e la vide raggelarsi sul divano.
Per il nomignolo non di certo per la minaccia, Kidd ci avrebbe scommesso la testa. Non l’aveva mai sconvolta essere trattata in un modo piuttosto che in un altro.
«Non chiamarmi mai più in quel modo.» sibilò infatti.
«Chiuditi la bocca allora o sparisci.»
Affatto toccata dal tono e dalla piega della serata, Kidd la osservò mettersi un pò più comoda e mentre con aria imperturbabile fissava lo schermo, lui tornò ad armeggiare con connessioni e programmazione, intenzionato a starsene là al buio e mandarla a quel paese per la sua perseveranza.
Se voleva rompere le palle stesse pure in salotto, ma avrebbe comunque tolto le tende dopo la prima mezz’ora di film e meglio per lei, se non si faceva venire in mente di urlare o lanciare roba contro lo schermo perché le avrebbe dimostrato sul serio quanto sapeva essere equo quando gli giravano le palle.
Continuò a pensarla a quel modo per mezz’ora e anche più. I fotogrammi andavano, la trama proseguiva con i suoi attori dall’aria smorta e travagliata, aveva fatto fuori per il nervoso un pacco di popcorn al caramello e almeno quattro lattine di roba imprecisata per togliere quel sapore dalla bocca dopo essersene pentito, eppure quella donna era ancora là. Immobile e con aria attenta, non aveva staccato gli occhi dallo schermo per mezzo secondo e dopo aver pensato che fosse così spaventata da non potersi smuovere, a Kidd erano cominciati a venire dei dubbi. Illuminata dalla luce fluorescente dello schermo che la faceva sembrare un pelo di troppo uno spettro con quella schifosa parrucca da cinque berry, pareva più critica e dubbiosa sull’andamento della storia che terrorizzata.
«Perché sta sistemando un’offerta?» chiese di colpo dopo due ore nette, bisbigliando per non disturbare chissà chi poi e Kidd tornò a guardare il film, cercando il filo che aveva perso per colpa sua.
«Per il morto.»
«Quindi sono due…» la sentì biascicare ancora e aggrottò la fronte.
Che?! Di che diamine stava farneticando? Il morto era uno e uno sarebbe rimasto. Lo aveva già visto quel film, un paio di anni prima, non era un granché tra tutti quelli in circolazione, ma per cominciare una maratona andava bene ed era meno noioso di quelli in cui si accoltellavano o macellavano ogni trenta secondi. A Kidd il sangue faceva impressione quanto una chiazza di olio per motore sui pantaloni, ma quelle robe splatter alla fine diventavano una palla, per questo le lasciava per ultime ad halloween. Andavano benissimo quando ti eri già rotto le palle e cominciavi ad avere sonno. Il film che stavano guardando in quel momento invece, era più progettato per mettere ansia, non succedeva chissà cosa, ma l’atmosfera era quella giusta: un figlio che va a recuperare il corpo di suo padre in un villaggio tra le montagne e dopo aver incontrato un monaco di cui nessuno conosce l’esistenza, rimane da solo con il cadavere, in una città abbandonata dagli abitanti proprio per il lutto. Era tutto buio, angosciante, pieno di bisbigli e movimenti fuori schermo di troppo che avrebbero dovuto rivoltare lo stomaco e che invece Aya stava guardando con la smorfia che si sarebbe potuta avere davanti ad un cazzo di comizio politico! Porca troia, lui era abituato a ridere, la tradizione con Killer era nata per quello, ma lei… maledizione, lei non avrebbe dovuto starsene là impalata! Certo, sarebbe durato poco, mancavano cinque o dieci minuti alla scena chiave del film e quella era uno schifo progettato a tavolino, gliel’avrebbe tolto a morsi il sangue freddo.
Così muto, fece esplodere l’ennesimo pacco di robaccia nei paraggi e continuò a guardare lo schermo, mentre il figlio si svegliava nel pieno della notte e dopo aver sentito dei rumori di troppo se ne andava dritto dal padre morto. Morto e in compagnia ora del monaco, che se ne stava piangendo sopra il corpo a mangiare budella e fegato con gli occhi pieni di lacrime e la pelle nera quanto il cadavere.
«Ti avevo detto di sloggiare.» borbottò a bocca piena, senza girarsi, sentendola finalmente smuoversi dalla sua posa da meditazione.
Aveva fegato e lo stomaco più forte di quanto non si sarebbe scommesso a una prima occhiata, ma doveva cedere, era ovvio e quella roba era stata più che sufficiente. Killer al suo posto avrebbe agguantato la ciotola degli snack per scaramanzia, gli avrebbe rifilato uno o due borbottii per la scelta schifosa e Kidd si sarebbe fatto una risata. Da lei non poteva aspettarsi lo stesso, che avesse tenuto duro sino ad allora e senza urlare era già tanto.
«Dovrei ascoltarti di più in effetti… questo film è-…» lamentò scontata Aya di fianco a lui e Kidd si passò il dorso bendato della mano sulla bocca, liberandosi del sapore in eccesso di conbini sulla lingua. .
Disgustoso, terrificante e bla bla bla. Le sapeva già quelle cose e gliene fotteva meno di niente, a lui quella roba piaceva, lo distraeva. In una maniera che non tutti avrebbero condiviso e che molti avrebbero trovato poco rassicurante o indice del pessimo carattere con cui era nato, ma a lui stava bene così. Se ne fotteva se gli altri non condividevano i suoi gusti e le sue opinioni, c’era Killer a spalleggiarlo di solito e tanto bastava anche in quella loro piccola routine. Se a quella donna non andava giù, poteva trovarsi altro da fare e abbandonare l’idea di fare le veci del suo migliore amico. Avrebbe anche potuto dare un altro genere di piega alla serata rovinata in partenza se proprio voleva starsene con lui,i suoi lati positivi d’altronde li aveva anche lei. Tolta quella cazzo di parrucca ovviamente, non aveva nessuna voglia di fottersi una Targaryen, un Witcher o qualsiasi altra roba fosse quella cosa da cui si era travestita alla meglio per la giornata.
«Puoi sempre muovere il culo e fare altro, donna.» propose schietto e senza il minimo tatto, ma Aya non parve neppure sentirlo o magari non afferrò il doppio senso.
Kidd aveva sempre quel dubbio quando si trovavano in quel genere di situazioni. Non che gliene fregasse qualcosa, semmai avesse voluto arrivare al punto non avrebbe certo chiesto il permesso o atteso che fosse lei a prendere l’iniziativa, ma la dannata pareva fregarsene quasi quanto del resto.
«È davvero…» la sentì cercare le parole adatte, gli occhi fissi sul protagonista che cedeva dando la reliquia di suo padre al monaco in modo che si riconciliassero insieme per morire del tutto.
Lo sapeva cos’era e lo aveva saputo anche lei quando si era impuntata nel volergli fare compagnia. Non si azzardasse a fare critiche o versetti isterici, non voleva nessuno tra i piedi che ne facesse in quella serata.
«È un horror. Deve fare paura e non-»
«Non fa paura, è solo privo di logica.» sentenziò critica e Kidd ci mise un secondo di troppo per afferrare.
Stava facendo sul serio?! Non si stava lamentando del genere, ma della trama? In un fottuto horror?! Cercava un senso in un film la cui sceneggiatura probabilmente era stata scritta da un disagiato in qualche periferia di un’altra città straniera e girato con attori che nessuno avrebbe pianto se fossero stati trucidati nella realtà?! Quella roba doveva essere una merda, se l’avessero fatta di qualità con molta probabilità non sarebbe neppure arrivata nelle sale. Chi cazzo vedeva un horror movie per la trama accattivante?!
«Forse perché non c’è e non deve esserci. Devi fartela sotto e fine della questione, a chi frega perché?»
«Tu hai paura?» s’informò piatta voltandosi a guardarlo.
Assorto e non proprio certo d’aver sentito, Kidd la squadrò dall’alto dei centimetri che li separavano anche da seduti e se non avesse avuto davanti chi aveva davanti, probabilmente avrebbe messo anche il resto del suo corpo sul fuoco scommettendo che quella domanda idiota sarebbe stata il principio di una scopata come il cielo comanda sul suo divano. Perché no, una di quelle serate da manuale horror in cui i protagonisti fottono come se non ci fosse un domani e il domani poi non arriva per colpa di qualche maledizione, una chiamata al telefono, un serial killer, il vicino con problemi psichiatrici. Trafalgar sarebbe stato perfetto per quel ruolo, Kidd aveva l’impressione di vederselo già davanti mentre tirava fuori un bisturi dai sui cazzo di jeans dopo averli spiati dalla finestra. Ma non era quello il caso purtroppo e il suo orgoglio si era appena sentito pestare i piedi da quella dannata.
«Come cazzo ti passa per la testa che possa farmela sotto?!» ringhiò scontroso, vedendola girarsi del tutto, in ginocchio tra i cuscini e con quella coperta ancora attorcigliava alle spalle.
«È questo il punto. È solo brutto ed era chiaro dai primi venti minuti che era il vecchio il jikininki. Gli abitanti del villaggio non hanno detto nulla perché non gliel’ha chiesto, il ché è sconveniente e poco plausibile dato che sono in pochi e lui arriva da una grande città. Gli avrebbero chiesto di presentarsi e la cosa si sarebbe risolta arrivando subito al punto del monaco, lui l’avrebbe scoperto e avrebbe capito facilmente che era lì per il cadavere di suo padre. Così è solo un’accozzaglia di elementi che non metterebbero paura neppure a un bambino, non c’è sorpresa… è… non voglio essere offensiva ma, è scadente.» sputò fuori tutto d’un fiato.
Lo faceva sempre. Stava zitta per metà della giornata, in un silenzio talmente profondo da non fare avvertire neppure la sua cazzo di presenza nei paraggi e per l’altra metà gli riversava nelle orecchie una tale quantità di parole da farlo quasi diventare sordo. Con logiche, discorsi e turbe mentali che potevano piantare le tende solo nella sua testolina e quella era l’ennesima dannata prova, perché lui lo sapeva, lo sapeva che tutto quel fare da critico cinematografico stava venendo da un jikininki piazzato là per terrorizzare e che lei trovava fuori posto. Non le passava per la mente che quel genere di cose non potessero realizzarsi, che fossero fantasie, racconti, che ciò che aveva letto a Marijoa non avesse niente a che fare con la vita reale.
«Ma che diavolo di problema hai?!» lo disse più tra sé e sé, che aspettandosi una risposta, ma Aya viaggiava su binari suoi e in fondo era per quello che gli era andata a genio dal primo secondo.
«Nessuno… non mi dispiace il genere, ma questo non era affatto… non ne hai altri da guardare? Qualcosa che sia davvero… spaventoso?» domandò piatta giocherellando con un pacco di nuvole di drago e alle sue orecchie parve proprio una sfida bella e buona.
Non solo si era presa la briga di criticare – una stronzata certo, ma lo aveva fatto –, faceva anche la voce grossa adesso e per cosa? Aveva retto a un film che non rientrava neppure nella lista dei venti più agghiaccianti di cui disponeva nella sua libreria virtuale. Stava sbagliando di grosso a sfidarlo e se ne sarebbe resa conto con gli interessi, perché parola sua, l’avrebbe castigata a colpi di strepiti e accettate su pellicola per aver fatto la voce grossa con lui e nel suo territorio.
«Ne ho a palate fino a domattina donna.» annunciò con una nuova luce negli occhi che poco o niente aveva a che fare con il riflesso dello schermo.
«Oh siano ringraziati i kami, diamoci da fare, abbiamo tutta la notte da passare. Vuoi un’altra birra prima di trovare qualcosa che mi spaventi davvero?» chiese serafica, aggirando il divano per andare a sbirciare in frigo e nel vederla là, a smanettare conciata a quel modo, Kidd agguantò nuovamente il telecomando scorrendo titolo dopo titolo.
Non era Killer e quella non sarebbe stata la sua solita maratona di horror di halloween, ma poteva trovare comunque qualcosa con cui divertirsi.




  
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