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Autore: vielvisev    10/11/2020    7 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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È una bambina Severus.
Tu devi proteggerla.


.Prologo.

 

Severus Piton, nonostante i difetti che gli venivano attribuiti, aveva il pregio di potersi definire una persona discreta ed anche abile, suo malgrado, a scivolare nell'ombra, con quel suo fare gelido e misurato che lo aveva reso la spia perfetta, colui che sta nel mezzo.
 Durante la sua fragile esistenza, Severus si era mosso nella vita di più di una persona senza quasi lasciare traccia, intrecciando sorti e destini alle spalle di molti, ma rimanendo invisibile. 
 E anche in quel momento, vestito completamente di nero e quasi impalpabile, mentre camminava in tondo nella luce bassa del suo studio, vibrava come una figura misteriosa, tanto da non sembrare davvero reale, anzi, appariva come sul punto di svanire nel nulla.
  Il ragazzino timido, ossuto e sgradevole, che aveva frequentato quel castello anni prima, il naso perennemente affossato in un vecchio libro come se volesse caderci dentro, nell'inutile tentativo di sfuggire così ai Malandrini, si era trasformato col tempo in un mago tutto d'un pezzo, capace di celare ogni tipo di emozione, impassibile davanti alla morte, letale quando voleva. 
  Non era mai stato bello, non con quei lineamenti aspri e il naso adunco che svettava, insieme agli occhi color onice, sul volto giallognolo, né con quel corpo alto, dinoccolato e asciutto, più adatto allo studio che al volo, ma era un uomo orgoglioso, a suo modo un uomo ammirevole, potente e pieno di uno strano fascino, con cui sapeva all'occorrenza intimorire. 
Eppure, nel buio del sotterraneo, Severus Piton ora sembrava soltanto fragile, consumato e stanco. 
Soprattutto stanco. 
 Girava in tondo, nervoso oltre ogni limite e fremeva pronto a spezzarsi, l'aspetto visibilmente scavato dalla preoccupazione e il poco sonno, e il normale pallore del volto esasperato dalla lugubre luce proiettata dalle poche candele appese alle pareti. Era 
tanto miserabile in quel momento che nessuno, osservandolo, avrebbe mai sospettato che quell'uomo, all'apparenza più vecchio di quanto in realtà non fosse, potesse essere uno dei maghi più potenti che la scuola di Hogwarts e forse l'intero mondo magico avesse mai conosciuto.

 “Silente non può farmi questo, non dopo tutto quello che io ho fatto” disse al nulla, snocciolando le parole a voce bassa, le labbra sottili tremanti di preoccupazione e gli occhi scuri colmi di angoscia.
 L'elfo domestico, nascosto in un angolo della stanza, lo ascoltò atterrito, sgranando gli occhi blu, senza osare intervenire in quello sproloquio: non aveva mai visto il suo padrone così sconvolto. 
 Si sporse in avanti, facendo dondolare la testa ornata di grandi orecchie, ma in quel momento, Piton, con un ultimo scatto nervoso, smise di camminare per la stanza e si fermò di fronte alla porta e per un attimo ci fu una strana calma 
tormentata
 L'uomo radunava assorto i pensieri nel silenzio assoluto, il mantello nero che dondolava sulle sue spalle magre e l'elfo, dal suo angolo, lasciò andare un sospiro di sollievo e pensò che, forse, era arrivato il momento giusto per intervenire, ma non riuscì nemmeno a inalare nuova aria per aprir bocca che l'altro, come colto da una nuova furia,  si fiondò fuori dalla stanza, proseguendo di gran lena lungo il corridoio che l'avrebbe portato ai 
piani alti, dove vari studenti bazzicavano allegramente, solo blandamente tenuti d'occhio dagli insegnanti. L'elfo, rimasto solo, scosse la testa affranto.
Severus Piton sperò di non incontrare nessuno lungo la strada che attraversava il castello fino allo studio del preside: ebbe fortuna. 
 Le voci degli abitanti di Hogwarts gli arrivavano lontane e ovattate, insieme alle risate degli studenti più giovani radunati in capannelli nel parco, così che, per un attimo, si concesse di cedere alla strana sensazione agrodolce, di calma e solitudine, che spesso lo coglieva mentre camminava per gli ampi corridoi. 
 L'ardore e l'angoscia che trapelavano dai suoi occhi si acquietarono e solo allora, con esasperante sforzo, rallentò il passo, lasciando che i suoi lineamenti si distendessero per andare a formare la maschera impassibile che si era costruito negli anni, tanto che, il Severus Piton che giunse all'ingresso dello studio del preside, era di nuovo il rigido e altero professore di Pozioni che Hogwarts conosceva: celato dietro la sua falsa compostezza, 
la maschera, l'uomo fasullo che presentava al mondo per nascondere i suoi tormenti e il suo dolore.
  Il Gargoyle si fece da parte appena pronunciata la parola d'ordine e il giovane salì la scala a chiocciola, aprendo la porta in legno dello studio senza curarsi di aspettare di essere invitato a entrare. 
 “Ah, Severus” lo salutò con affetto l'uomo dietro la scrivania “Hai fatto presto! Vieni avanti, siedi!”
 C'era qualcosa di innaturale nella calma di Albus Silente, nel suo tono gentile e nei suoi occhi azzurri vigili e attenti. Qualcosa che
 andava al di là della sua potenza e che Piton non avrebbe mai capito.
  “La ragazza sarà qui tra pochi istanti, Severus”
 “Silente, fermati. Dobbiamo parlare” lo fermò seccamente “Non voglio farlo. Credo di non essere in grado. Dopo tutti questi anni...”
 “Caro ragazzo!” lo interruppe il preside “Credevo che avessimo già discusso di questo; la ragazza ha bisogno di qualcuno che la guidi, lei come gli altri tre giovani e tu sai meglio di me che il compito della sua protezione ed educazione può essere affidato 
solo a te."
La smorfia di Piton si fece indolente e i lineamenti tesi fecero un guizzo nervoso “Ma non posso farlo Silente, non capisci?” ribatté subito aspro, quasi insofferente nei confronti del vecchio mago.
 “E perché mai?” chiese ingenuamente il preside, guardandolo sfacciatamente negli occhi e Severus strinse le labbra, livido di rabbia, infastidito di dover ripetere per 
l'ennesima volta le sue ragioni.
  “Lo sai Albus” sputò infine tra i denti, davanti al silenzio ostinato dell'altro, passando coscientemente al nome “è una ragazzina, non ci so fare, non ho più nemmeno avuto amiche dopo...” 

Esalò un verso spezzato, in difficoltà e il preside capì che cosa intendesse con quello sproloquio e alzò le sopracciglia stupito, aprendosi poi in un sorriso più dolce.
 
Lily, Severus? È lei di cui temi il ricordo? Comprensibile, certo” mormorò a bassa voce “ma mio caro ragazzo, la bambina in questione è profondamente diversa dalla tua amica d'infanzia, sono certo che te ne renderai conto anche tu e poi prenderti cura di qualcuno ti farà bene, vedrai. Stai troppo solo, Severus."
  Il silenzio li avvolse entrambi e per un lungo istante, nella stanza, si sentì solo il ronzio sommesso dei numerosi oggetti argentei che li circondavano e il tubare discreto della fenice Fanny, che li ignorava, beccando pigra del mangime sul suo trespolo. 
 Severus, ancora in piedi di fronte alla scrivania, scrutò l'anziano negli occhi, silenziosamente infastidito dal suo sguardo serafico.
 “Come fai ad avere fiducia in me?” soffiò infine, arreso.
 “Mi sembrava di averti fatto capire in più modi che io ho estrema fiducia in te, Severus” sorrise Silente “E i motivi li conosciamo perfettamente entrambi”
 Unì la punta delle dita, ricambiando assorto lo sguardo di Piton che, in risposta, fece una smorfia disgustata appena trattenuta, prima di sospirare pesantemente, con stanchezza.
“Non sto parlando del mio rapporto di fiducia con te, Albus” ammise mesto “Sto parlando della ragazzina! Come posso affrontare una prova del genere? Sono solo da anni e mi va bene così. Sai cosa succede quando ti abitui troppo alla solitudine? 
Non sai più vivere con gli altri. Non ti ho mostrato ciò che provo? Non capisci? Io non posso prendermi cura di qualcuno quando ho faticato per anni alla ricerca di un equilibrio per me stesso”
 “Il tuo pensiero mi addolora, Severus, qualche anno fa mi avresti pregato. Mi hai pregato in effetti”
 Il giovane alzò ancora una volta lo sguardo e i suoi occhi neri fremevano, l'espressione del volto contratta e disgustata, 
 “
Qualche anno fa. Quando cercavo ancora qualcosa che tu mi hai tolto” disse gelido e Silente parve improvvisamente colpito da quelle parole e chiuse gli occhi, sembrando, per un breve momento, fragile e incerto come un comune mortale.
 “Severus” sussurrò benevolo “Sai bene che determinate scelte erano necessarie, tu stesso lo hai compreso”
 Piton rimase in silenzio a quelle parole, ma una lacrima solcò, bruciante, il suo volto pallido, mentre i ricordi gli si affollavano nella mente, irruenti e la furia lo travolgeva: inaspettata e distruttrice, tanto da far uscire lui le parole in un urlo.
 “Non voglio prendermi cura di nessuno, Silente. La bambina troverà qualcun altro. Lupin può prenderla con sé! Ma io non voglio caricarmi di questo fardello! E la mia volontà Silente? Ha qualche valore? Non merito altri ostacoli nella mia vita”


 Si era avvicinato pericolosamente alla scrivania nel parlare, il petto che si alzava e si abbassava affannosamente, le mani che tremavano, gli occhi liquidi e feriti, ma Silente rimase tranquillo e lo squadrò con calma invidiabile, senza muovere un solo muscolo, attraverso gli occhialini dorati a mezzaluna.
A Severus, ora anche lui immobile e in preda ai suoi tormenti, parve che lo sguardo chiaro del preside potesse leggergli dentro, scavando a fondo nella sua anima e deglutì lentamente, a disagio sotto quel silenzioso giudizio, con l'orribile sensazione di aver deluso il vecchio amico e la rabbia che ancora gli ribolliva nel petto.
 “Tu hai paura di affezionarti a qualcuno Severus” disse Albus, inspirando lentamente aria dal naso, la voce straordinariamente tranquilla “Hai paura perché l'amore ti ha ferito, ma fidati di un vecchio: è anche la migliore cura. Non credo però sia opportuno parlarne ora, la ragazza è qui fuori e temo ci stia ascoltando”
 Severus sbiancò, solo e spaventato, nemmeno lontanamente simile allo scaltro, cinico e sarcastico professor Piton che conosceva la scuola. Immobile di fronte al preside, 
fragile, per un brevissimo attimo, venne colto da un profondo panico. 
 Guardò la figura di Silente con aria smarrita, in cerca di un muto supporto. 
Aiutami. Sembrava gridare, ma l'anziano professore, pur non staccando gli occhi da quelli scuri dell'uomo di fronte a lui, ignorò la sua richiesta e disse ad alta voce: “Emma, vieni pure”
 Il cuore di Piton perse un battito e lo smarrimento lasciò spazio a un'autentica emozione, mentre le lacrime che non ricordava più come versare sembravano lambirgli gli occhi. Li chiuse per un istante e si voltò con lentezza, in preda a sentimenti che non conosceva, né sapeva gestire. La 
ragazza, la bambina se fosse stata un maschio sarebbe stato più facile, forse.
 Severus sapeva che non avrebbe retto una ragazzina Babbana con l'entusiasmo che aveva avuto la sua amica di infanzia. 
Non di nuovo. 
 Non ci teneva a ripetere la storia, nemmeno per una sorta di strano riscatto e sperava con tutto sé stesso, che se doveva passare tanto tempo con lei, la bambina si rivelasse 
completamente diversa dall'unica amica che lui avesse mai avuto. 
Il terrore di trovarsi davanti al ricordo di una Lily bambina lo fece tremare solo per un istante, ma svanì anche quella sensazione quando infine la vide: Emma O'Shea entrò con lo sguardo fisso a terra, quasi temesse il confronto con quella stanza. 
 Era più piccola e magra di quanto il mago si fosse immaginato e teneva le mani nervosamente affondate nella tasca davanti di una felpa Babbana color blu notte, forse troppo grande per lei. 
 I capelli lunghi e mossi, con qualche ricciolo meglio definito e ribelle, erano mollemente adagiati sulla spalla sinistra, e una frangia di piccoli boccoli scomposti copriva la fronte.
 
Lunghi e mossi, ma non rossi, con sollievo di Severus, che notò però come, anche se non erano il fuoco che aveva temuto, nel colore biondo dorato, vi erano delle venature ramate che gli fecero sanguinare il cuore.
Quando la ragazzina alzò infine il viso Severus ne scorse i tratti: era bella, di una bellezza semplice e pulita, con lineamenti morbidi e regolari, il naso, leggermente arrotondato, decorato da minuscole lentiggini, le labbra piene inclinate in un sorriso gentile. 
 Aveva guance leggermente arrossate, sopracciglia ben disegnate e ciglia fini... l'uomo sospirò, temendo il confronto con i suoi occhi.
 
Una ragazzaina Una bambina. Alzò lo sguardo e gli occhi neri incontrarono quelli di lei. Quanto gli era sembrata fragile? Ora no.
Ora lei ricambiava il suo sguardo ferma, calma, 
curiosa.
 Severus sentì il battito del suo cuore aumentare.  Gli occhi di lei, che spuntavano sotto la frangia riccia, non erano verdi.
 Il verde si era mischiato con il nero. I suoi occhi erano del colore del sottobosco, il colore brullo delle foreste. 
 Non erano simili agli occhi di Lily, non erano quelli del figlio di lei, Harry... erano altri occhi, una miscela del verde più chiaro e l'ombra più nera. Severus comprese le parole di Silente.
Profondamente diversa. Questo era il nuovo inizio.

 




*Angolo autrice*

Ciao!

Grazie per essere arrivati fin qui :)
è la prima long fic che pubblico!
Ho iniziato a questa storia 10 anni fa sui banchi di scuola, negli anni l'ho scritta e riscritta fino a quando non sono stata soddisfatta. 
La storia (lo vedrete) all'inizio è ambientata al tempo del terzo anno di Harry ad Hogwarts e arriveremo fino in fondo alla battaglia finale, sarà un bel viaggio. 
Ho cercato di non cambiare quasi nulla della storia originale (che saranno i nostri binari del treno), ma racconterò molto degli spazi non detti.
Tutti i capitoli sono già scritti, quindi non c'è pericolo che venga lasciata a metà e avendola già scritta e revisionata ho potuto inserire fin dall'inizio piccoli dettagli che sono legati al finale.
Il mio piano è quello di pubblicare circa 2 volte a settimana. 

ATTENZIONE: i primi capitoli (soprattutto il prossimo e un paio più avanti ) potrebbero essere più macchinosi per voi, perché inseriscono nuovi personaggi e dinamiche. Ma non temete, i personaggi che conosciamo tutti della saga saranno centrali nella storia (sempre di più man mano che si va avanti) e ci terrano parecchia compagnia, ora della fine però spero che vi affezionerete ai miei.

Spero di trovarvi numerosi, se vi va lasciate una recensione.

  
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