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Autore: Ciuffettina    13/11/2020    4 recensioni
Michael era orgoglioso della missione affidatagli, lui era un bravo figlio obbediente, desideroso di compiacere suo Padre, tuttavia avrebbe preferito non avere quel mantra sempre nelle orecchie
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Gabriel, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Contro gli Amaleciti (così si chiamavano i briganti, in quanto guidati da un certo Amalek), la soluzione, secondo Michael, sarebbe stata semplice: lui e le sue truppe avrebbero potuto sgominarli in men che non si dica, tuttavia vide in quell’imprevisto l’occasione perfetta per dimostrare a quei capoccioni che era Mosè l’umano giusto a far loro da condottiero e che senza di lui non potevano far niente.
Mentre Giosuè organizzava rapidamente una difesa, Michael comparve a Mosè e gli spiegò come avrebbe dovuto agire: bisognava che andasse sulla collina che sovrastava la pianura e che tenesse il Bastone in alto con entrambe le mani, così facendo gli Israeliti sarebbero stati più forti dei razziatori.
Per fortuna, oltre che a un numero considerevole di bestiame e di gioielli che si erano fatti dare dagli Egizi(1) (davvero utile avere un collier in un deserto!), gli Israeliti si erano portati dietro anche delle armi, in previsione che gli effettivi abitanti della Terra Promessa non sarebbero stati molto entusiasti ad accoglierli nel loro territorio.
Così Mosè, suo fratello Aronne e suo cognato Cur salirono sulla cima del colle.
Dopo le solite frasi di rito: «Era meglio morire in Egitto, quando sedevamo davanti a pentole di carne, mangiando pane a sazietà che essere trafitti in questo deserto!» gli Israeliti cominciarono a combattere.
Finché il loro condottiero tenne le mani sollevate, stringendo il Bastone alle due estremità, erano i più forti, ma dopo qualche ora le lasciò cadere per la stanchezza (i suoi 80 anni cominciavano a farsi sentire) e a quel punto prevalsero gli Amaleciti.
Per correre ai ripari, Aronne e Cur presero una pietra, lo fecero sedere, mentre loro, uno da una parte e l’altro dall’altra, gli tenevano sollevate le mani, reggendole per i polsi.
«Spero che la battaglia finisca presto…» mormorò Mosè, «non ce la faccio più…»
«Di che cosa ti lamenti?» lo rimbeccò Cur. «Siamo noi che ti teniamo sollevate le braccia… a proposito: con tutta l’acqua che hai fatto schizzare, non potevi approfittarne per lavarti le ascelle?»
«Ma ti sembra il caso?» lo sgridò Aronne. «Te le teniamo sollevate noi, non ti preoccupare» disse poi rivolto al fratello.
«Non è questo… È che mi si stanno anchilosando le dita a furia di stringere il bastone» si lagnò Mosè.
«Ci mancava anche questa!» sbuffò Cur. «Non potresti passarlo a qualcun altro?»
«No, Dio mi ha fatto sapere che devo tenerlo solo io».
«Ah beh, se te l’ha fatto sapere Dio in persona…»
 
Finalmente Giosuè riuscì a sconfiggere Amalek e il suo popolo, proprio quando stava tramontando il sole.
Inutile dire che l’aver vinto contro gli Amaleciti grazie allo sforzo fisico di Mosè non aveva impressionato affatto i suoi compatrioti: «Se tu non ci avessi fatto uscire dall’Egitto, questo non sarebbe successo! Che cosa ti ripetevamo sempre? “Lasciaci stare e serviremo gli Egizi, perché è meglio per noi servire in Egitto che morire nel deserto” e tu invece ci hai fatto persino combattere contro dei predoni che volevano le nostre bestie! Nemmeno gli Egizi avevano mai tentato di portarcele via!»
Mosè invece si ricordava benissimo che quando era andato a riferire loro che Dio gli era apparso come un roveto ardente, le frasi che gli avevano ripetuto quegli ingrati erano ben diverse, prima erano tutti un “Mosè, intercedi per noi affinché il Signore ci liberi subito” adesso erano solo un “Ma quanto mai ci hai fatto uscire dall’Egitto?”, fatto sta che andò a dormire con le quaglie sullo stomaco.
 
 
Il mattino dopo, gli andò la manna di traverso: era arrivata sua moglie col proprio padre Ietro, i due figli Gherson ed Elizier e il fratello Obab.
L’anno prima lei avrebbe voluto seguirlo in Egitto coi figli ma lui era riuscito a rimandarla indietro propinandole un panegirico in cui le spiegava che gli sarebbe stata d’ostacolo nella missione impostagli da Dio e ora era riapparsa. “Avrei dovuto ricordare che non abita lontano da qui”. Gli venne in mente che proprio sull’Horeb erano cominciati i suoi guai. “Così imparo ad avvicinarmi ai roveti ardenti”. Sperò che almeno Zippora non gli avrebbe avvelenato la vita come i suoi “carissimi” compagni di viaggio.
Ietro gli disse: «Ho sentito il belare dei vostri animali e ho immaginato che foste voi. Ho saputo quanto Dio ha fatto per Israele e come l’ha fatto uscire dall’Egitto. Vorrei saperne di più».
Mentre Mosè tentava di raccontare al suocero lo svolgimento delle Dieci Piaghe e l’apertura del Mare dei Giunchi(2), vari Israeliti vennero a disturbarlo per ogni cosa: «Mosè, quando arriviamo alla Terra Promessa?», «Mosè, Chelon continua a raccogliere la manna davanti alla mia tenda, potresti dirgli di smetterla?», «Mosè, possiamo depredare i cadaveri degli Amaleciti?», «Mosè, mia moglie è sterile, posso ripudiarla e prendermene un’altra?» e questo continuò per tutto il giorno.
Allora Ietro gli domandò: «Perché vengono tutti da te? Non hai anche un fratello a cui potrebbero rivolgersi?»
Mosè gli rispose: «Il popolo viene da me per consultare Dio. Quando hanno qualche questione, vengono da me e io giudico le vertenze tra l’uno e l’altro e faccio conoscere loro i decreti di Dio e le sue leggi».
Il suocero replicò: «Non va bene quello che fai! Finirai per soccombere, perché il compito è troppo pesante per te; non puoi attendervi da solo. Ora ascoltami: ti voglio dare un consiglio e che Dio sia con te! Scegli alcuni uomini retti. Spiega loro i decreti e le leggi; indica loro la via per la quale dovranno camminare e le opere che dovranno compiere. Essi dovranno giudicare il popolo in ogni circostanza; quando vi sarà una questione importante, la sottoporranno a te, mentre giudicheranno ogni affare minore. Così ti alleggerirai il peso ed essi lo porteranno con te».
Finalmente qualcuno che avrebbe potuto aiutarlo!
 
 
Il giorno dopo Ietro ritornò nel suo paese, lasciando lì i suoi due figli e i due nipoti.
Mosè nominò settanta anziani ma anche questa decisione diede il via a nuove lamentele: «Perché lui sì ed io no?» «Solo perché uno è anziano non significa che sia migliore di uno giovane!» «Mosè, Palti ha detto che devo fare così, invece Setur asserisce che devo fare cosà, a chi dei due devo dare retta?»
Speriamo di arrivare presto alla Terra Promessa” pensò Mosè esasperato.
 
*****
 
Eccomi qui! Capitolo veramente rognoso a causa dell’identificazione che fanno gli studiosi del monte Sinai col monte Horeb, ma in questo punto della narrazione i nostri eroi non sono ancora arrivati al Sinai, perciò dopo aver consultato un bel po’ di mappe, bibbie e siti, mi sono convinta che l’Horeb sia il nome della catena montuosa e il Sinai una delle cime.
  1. Vera! Non avevano trovato il tempo di far lievitare il pane ma quello per farsi dare i gioielli dagli Egizi sì. Esodo capitolo 12 “[35]Gli Israeliti eseguirono l'ordine di Mosè e si fecero dare dagli Egizi oggetti d'argento e d'oro e vesti. [36]Dio fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egizi, i quali acconsentirono alle loro richieste. Così essi spogliarono gli Egizi. […] [39]Fecero cuocere la pasta che avevano portato dall'Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: erano infatti stati scacciati e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio.”
  2. Antico nome del Mar Rosso
   
 
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