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Autore: pippobaudo_    14/11/2020    2 recensioni
Courtney 'Wallis', eccezionale tirocinante presso il migliore studio legale del Canada e moglie di uno degli uomini più potenti della città... se solo se lo ricordasse.
Aiutata da un'acida coinquilina, un'artista gotica e un criminale con un'indecente cresta verde, riuscirà a ricostruire la propria vita passata tassello dopo tassello e a colmare il vuoto lasciato da uno spiacevole trauma?
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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SABATO 14 NOVEMBRE 2020
 
BRICK MCARTHUR
Era ovvio che Nelson gli stesse mentendo, sapeva di non potersi fidare di un tipo simile e proprio per questo lo aveva voluto come partner. Poche volte nella sua carriera aveva avuto ad a che fare con un collega che sedesse assieme a lui in auto, infatti era sempre stato un tipo che lavorava in solitaria, ma pur di risolvere quell’intricato puzzle era disposto a qualsiasi cosa. Ecco che per quella giornata aveva programmato un’interessante visita presso casa Barlow per interrogare un certo psichiatra. 'Dove siamo?' domandò il punk svogliato come al solito, una volta percorso il vialetto e suonato il campanello.
 
'Ne sarà sorpreso' rispose il capitano con un sorrisetto stampato in faccia.
Aprirono alla porta e un uomo di mezza età fece capolino. Sia lui che Nelson sgranarono gli occhi per la sorpresa, sostituita subito dopo dall’irritazione.
'Signor Barlow? Le chiedo scusa per il disturbo, sono il capitano Brick McArthur – e gli mostrò il distintivo – mentre lui è…'.
 
'Un criminale!' lo interruppe l’uomo a braccia conserte e un’espressione feroce sul viso.
 
'Non le do torto, mi creda' continuò lui come se niente fosse. 'Ma dall’inizio del mese è diventato un collaboratore della polizia' e ricevette un’occhiata incredula da parte del signor Barlow. Effettivamente la cosa sembrava inverosimile a chiunque, tanta era la fama che precedeva Nelson. 'Stiamo indagando su un suo paziente, Mike Doran. Le dispiace se entriamo?'.
 
'P-prego' balbettò il signor Barlow un po’ titubante facendosi da parte per farli passare; ovviamente si riservò di lanciare uno sguardo carico di disprezzo al ragazzo alle sue spalle.
 
Entrarono nel grande e luminoso soggiorno moderno dai colori neutri, in contrasto con il quadro posto sopra il lungo divano in stoffa color crema, sul quale stava seduta una giovane donna intenta a leggere un libro. Questa alzò lo sguardo nella loro direzione: lo stupore disegnò i lineamenti del suo viso. 'Lei deve essere la signorina Barlow' iniziò lui. 'Chiedo scusa per l’intrusione, io sono il capitano McArthur e lui è il mio partner, Duncan Nelson'. I due ragazzi si squadrarono in silenzio, la tensione aleggiava nell’aria.
 
'Ci conosciamo già' parlò Duncan per primo.
 
'Io non credo' parlò piccata l’altra aggrottando la fronte.
 
'Vuoi che ti rinfreschi la memoria?' fece il punk a braccia conserte.
Se non avesse avuto dei dubbi su quei due, di certo avrebbe dato loro il premio per la miglior performance. Era sicuro che lei avesse ricordato qualcosa e avesse già incontrato prima di allora il ragazzo, in primis sotto forma di avvocatessa.
 
'Prego, prendete posto' li invitò il signor Barlow indicando le due poltrone. 'Vedo che avete già conosciuto mia figlia, Courtney. Tesoro, per favore, potresti lasciarci soli?'.
 
'Non ce n’è bisogno, può partecipare anche lei' affermò McArthur sfilandosi dalla tasca della giacca un block notes. 'Signor Barlow, siamo venuti a conoscenza che lei era lo psichiatra di Mike Doran, può confermarlo?'.
 
'S-sì, è così' rispose lui lanciando un’occhiata alla figlia seduta accanto a lui sul divano.
 
'Da quando?'.
 
'Da questa primavera. Aveva chiamato in segreteria per fissare un appuntamento'.
 
'Con che frequenza lo vedeva?'.
 
'Tre volte a settimana… il suo è un caso molto particolare' e l’uomo portò lo sguardo verso il basso, sulle mani che teneva in grembo. 'Ha un disturbo della personalità multipla, in lui vivono circa sei personalità, Mike compreso. Nel corso delle sedute sono riuscito a decodificarle quasi tutte'. L’uomo cominciò a farsi sempre più piccolo sul divano. Courtney parve accorgersene dato che gli strinse leggermente la spalla.
 
'Vuoi che ti prepari qualcosa di caldo? Una tisana, magari?' domandò lei piano quasi in un sussurro.

'Sarebbe d’aiuto, grazie'.

'Volete anche voi una tazza?' continuò lei nella loro direzione.
 
'No, grazie. Siamo in servizio'.
 
'A me andrebbe, grazie!' s’intromise Duncan beccandosi una stilettata da Courtney. Ovviamente il suo partner non poteva starsene buono e in silenzio. 'Anzi, vengo ad aiutarti' e si alzò velocemente.
 
'Sono in grado di preparare una semplice tisana' replicò lei con un cipiglio sul volto iniziando un interminabile e sfiancante battibecco con il punk al punto che il capitano dovette tenersi la testa tra le mani da quanto questa gli doleva.
 
'Andate entrambi, basta che la smettiate!' quasi urlò. Quasi, doveva pur sempre tenere un certo contegno e decoro in quanto rappresentante delle forze dell’ordine.
La signorina Barlow sbuffò, brontolando sommessamente, dirigendosi verso la cucina seguita da un irritante punk. Sì, se non avesse avuto un presentimento su quei due, avrebbe consegnato loro un oscar per la miglior sceneggiata.
 
 


 
DUNCAN
'Ottima interpretazione!' commentò lui socchiudendo la porta, concedendo loro un minimo di privacy.
 
'Che cos’hai in quella zucca, razza di orco chiodato?!' sbraitò Courtney in direzione di Duncan.
 
'Fa’ silenzio o ci scopriranno' fece lui tappandole la bocca.
 
'Che ci fai tu qui?!'.
 
'Come avrai saputo dai notiziari, la polizia mi ha beccato' e raccontò brevemente tutta la storia alla spagnola, adocchiando di tanto in tanto fuori dalla porta i movimenti dei due uomini in salotto. 'Per concludere, sono diventato un loro collaboratore e, nello specifico, partner di quel piedipiatti. Avrei tanto voluto contattarvi, credimi, ma quello sbirro mi ha privato di tutto'.
 
'Come si può essere così idioti?!' commentò lei a bassa voce mettendo a bollire l’acqua sul fornello e tirando fuori da un’anta l’infuso.
 
'Tutti voi mi avete scaricato quella sera, e non vi siete neanche presi la briga di venirmi a recuperare o di mandare quegli stupidi dei Kobra ad avvisarmi'.
 
'Ti prego, non nominarli' fece Courtney sospirando amaramente. 'Scott ha deciso di fare un’alleanza con loro'.
 
'Lo so, MacArthur me lo ha detto. Mi ha anche raccontato che se sei qui è perché hai intenzione di smascherare tuo padre' spiegò rapidamente il punk, guardando dalla fessura della porta. Il capitano e il signor Barlow stavano discutendo, probabilmente su quali fossero le sei personalità di Mike, tra cui quella più cattiva e famosa di tutte. 'A proposito, non è che i Kobra hanno i filmati della notte di Halloween? Voglio vedere chi è la ragazza che mi ha rimorchiato al locale'.
 
'Qui sta accadendo il finimondo e a te interessa sapere chi c’è dietro la maschera di Cleopatra?!' fece la spagnola indignata.
 
'Ho una teoria' cercò di spiegare lui. 'Sono sicuro che fosse una trappola per mettermi fuori dai giochi'.
 
La ragazza sospirò incredula, l’acqua per la tisana che bolliva al suo fianco. 'Avevi l’auricolare quella sera?'. Lui annuì. 'Quindi ha registrato qualsiasi cosa sia avvenuta quella notte, giusto? Le registrazioni vengono salvate nel computer di Cameron che, stando alle informazioni raccolte da Heather e Alejandro, si trova nella palestra di Jo ed Eva. Se ci tieni così tanto a scoprire chi si cela dietro quella stupida maschera sai dove andare. Magari riconosci la voce, non so' terminò massaggiandosi le palpebre degli occhi, rossi e stanchi.
 
'Notti in bianco?' chiese lui allontanandosi dalla porta e togliendo il bollitore dal fuoco.
 
'Dall’inizio del mese' confermò lei. 'C’è questo sogn… incubo che non fa altro che perseguitarmi'.
 
'Sicura sia un incubo?' domandò il punk preparando le tazze. 'Magari è un ricordo'.
 
 
 
 

 
MACARTHUR
Sbadigliò rumorosamente in attesa dei risultati dal laboratorio, l’aspetto più noioso e deprimente di tutto il suo lavoro. Perlomeno era in ufficio, al caldo, e non fuori in pattuglia, con una bella tazza di caffè fumante tra le mani e una scatola di dolcetti in mezzo alla tavola. Altra cosa positiva era la momentanea assenza del punk: tempo due settimane e si era già permesso di dare confidenza a tutti là dentro e – cosa più importante - di sgraffignare le ciambelle più buone, come quella con gli zuccherini che in quel momento lei stava addentando allegramente. 'Dovresti smetterla di rimpinzarti di dolci' la ammonì Sanders.
 
'S-fto rafforzando i gluftei' si giustificò lei, la bocca piena.

'Più che altro li stai ingigantendo' bisbigliò l’altra a bassa voce beccandosi un’occhiataccia.

'Ragazze, abbiamo gli identikit' decretò Scarlett facendo il suo ingresso in sala e porgendo loro i risultati.

'Incredibile che cosa si riesce a scoprire da delle semplici ossa' commentò MacArthur adocchiando la documentazione sul tavolo.

'In realtà la cosa è molto semplice: per esempio, in base alla lunghezza si può conosc-'.

'Sì, sì, non interessa a nessuno' la liquidò lei facendole segno con la mano di non continuare oltre. MacArthur e Sanders lessero avidamente i fogli stupendosi sempre più dei nomi ivi presenti. 'Ezekiel Oldring, Spudnick Carter, Rockie Diaz e… o mio Dio! Tu credi nelle coincidenze, Sanders?'.

'Direi proprio di no. Chiama il capitano'.





 
COURTNEY
Era passata circa mezzora da quando aveva portato una tisana al padre, questi era riuscito a calmarsi e a rispondere alle domande del capitano, tutte relative a Mal e in merito a cose che sia lei sia Duncan erano già al corrente, solo che avevano dovuto fingere al meglio delle proprie capacità. A proposito, un oscar alla performance di quello scemo del compagno di squadra, ora costretto ad eseguire gli ordini di quell’insopportabile poliziotto, il cui telefono non stava facendo altro che squillare ininterrottamente.
'Vogliate perdonarmi, è la centrale' si alzò e si portò nella sala da pranzo per rispondere. Attorno al tavolino rimasero in tre, due dei quali non facevano altro che lanciarsi occhiatacce. Sospirò battendosi la fronte con la mano sperando che entrambi gli uomini avessero la decenza di rimanere in silenzio fino all’arrivo del capitano, ancora al telefono con la fronte aggrottata.
Finalmente, dopo quelli che parvero imbarazzanti e infiniti minuti, il poliziotto riattaccò e si sedette al proprio posto, sulla poltroncina bianca accanto a Duncan. 'Chiedo scusa' cominciò lui. 'Ma ci sono stati ulteriori sviluppi su un altro caso. A breve le mie colleghe dovrebbero inviarmi il materiale' e si sentì una vibrazione provenire dalla giacca di questo. 'Oh, bene!'. McArthur guardò attentamente lo schermo del cellulare, soppesando le informazioni ricevute e lanciandole di tanto in tanto diverse occhiate. Il cuore cominciò a batterle furioso nel petto, che cosa avevano scoperto ora? Anche Duncan sembrava disorientato. 'Lei lavora per lo studio McCord, giusto?' domandò improvvisamente.
 
'S-sì, perché?' quasi balbettò lei.
 
'Ha mai visto o scambiato qualche parola con la signora McCord?'.
 
'No, mi dispiace. Non so nemmeno che faccia abbia'. Ed era vero. Anche supponendo di averla incrociata per caso nei corridoi dello studio del marito, lei continuava purtroppo a non averne memoria.
 
'Beh, la faccia è questa' replicò McArthur mostrandole lo schermo: l’immagine di una donna bianca dai lineamenti dolci, gli occhi verdi e i capelli neri le si palesò davanti. Le sembrava vagamente familiare, era sicura di averla già vista da qualche parte, forse nel periodo precedente al suo incidente?
 
Improvvisamente era come se fosse ritornata nel corridoio buio, a vagare senza una meta precisa, fino a scivolare nuovamente sulla pozza di sangue, quel sangue che proveniva da un corpo, quello di una donna il cui viso era identico a quello della signora McCord. Non seppe spiegare come ma si ritrovò inginocchiata sul pavimento, annaspando, alla ricerca di aria.
'COURTNEY!' la chiamò il padre cercando di aiutarla. 'Guardami. Respira con me, così' e le mostrò come fare. Riuscì a calmarsi, non del tutto ma meglio di nulla.
Con le gambe tremanti provò a rialzarsi.
 
'Serve un aiuto?' fece la voce profonda di Duncan.
 
'N-no, faccio da s-sola' rispose Courtney cercando di mettersi a sedere sul divano con gran fatica. 'S-se non è un problema, preferirei buttarmi a letto'.
 
'Sicura, Courtney?' chiese nuovamente il ragazzo più serio.
La spagnola si accorse dell’improvviso cambio di tono, doveva essere davvero in difficoltà in quel momento se perfino quell’orco chiodato voleva aiutarla, per di più di fronte al padre e al capitano della polizia; nonostante ciò, rifiutò l’offerta, ma, ovviamente, il punk non le diede retta e la sollevò con facilità e poco sforzo. 'Così facciamo prima' commentò lui.
 
'B-bene, ma non pensare che mi serva il tuo aiuto' replicò lei cercando di apparire disgustata dal suo tocco per non destare altri sospetti.
 
'Non osare toccare mia figlia!' esclamò suo padre.
 
'Signor Barlow, per favore. Garantisco io per lui' fece McArthur sbalordendola, e non poco. 'Finché il mio collega si occupa della signorina, potrebbe gentilmente dirmi lei se ha mai avuto rapporti con questa donna?' e i due ragazzi sparirono in cima alla rampa di scale.
 
Seguendo le sue istruzioni, Duncan riuscì a condurla fino in camera sua e a distenderla sul letto.
'Hai ricordato qualcosa, non è vero? Hai sempre le vertigini quando ricordi qualcosa' domandò lui improvvisamente.
 
'La donna della foto è la stessa dei miei sogni: la vedo distesa a terra, morta, con una ferita profonda all’addome' rispose lei. 'Se quello che rivivo ogni notte è un ricordo, vuol dire che ho assistito a qualcosa di grande'.
 
'Hai visto chi l’ha ammazzata?'.
 
'No, ma è probabile che ci fossi vicina…' disse lei massaggiandosi le tempie e sospirando preoccupata. E se andando avanti con il sogno scoprisse qualcosa di più? E se una volta scoperto il cadavere avesse incontrato l’assassino? No, in quel caso non l’avrebbe mai lasciata viva, avrebbe cercato di far fuori anche lei…
Poi un pensiero le si insinuò fastidiosamente. 'D-duncan… e se l’incidente che ho avuto non fosse stato solo un incidente..? Se avessero cercato di farmi fuori per impedirmi di parlare?'.
 
'Non dire assurdità, hai detto di aver visto i video e letto ogni articolo di giornale in merito: non c’erano manomissioni di alcun tipo, solo la tua distrazione al cellulare' la rassicurò lui sebbene avesse qualche dubbio.
 
Qualcuno bussò alla porta, gli occhi freddi del capitano li stavano squadrando da capo a piedi. 'Andiamo, Nelson' esortò. 'Buona giornata, signorina Barlow. Spero si rimetta presto' e trascinò il suo nuovo partner fuori dalla stanza.
Courtney aspettò qualche secondo prima di scendere dal letto e seguire i due, fermi sulle scale a discutere faccia a faccia. Lei rimase nascosta in un angolo, la schiena contro la parete. 'Allora, scoperto qualcosa?' domandò McArthur.
 
'Dovrebbe dirlo lei a me'.
 
'Disse colui che ha passato tutto il suo tempo con la signorina Barlow. Da solo'.
 
'Disse colui che ha passato tutto il suo tempo con il signor Barlow. Da solo' lo imitò Duncan. 'E se non sbaglio eravamo qui per lui, no?'.
 
'Non le conviene provocarmi' lo avvertì il capitano. 'Io la tengo d’occhio, Nelson. Un passo falso e la sbatto dentro'.
 
'E con quale accusa? Aver preparato una tisana e aiutato una ragazza che a malapena riusciva a stare in piedi da sola?' continuò il punk.
Raramente lo vedeva fare lo spaccone, ma quando accadeva… wow.
I due uomini si fissarono in cagnesco, dopodiché, distogliendo per primo lo sguardo, il capitano si avviò verso l’uscita di casa seguito da Duncan, il quale, prima di sparire in fondo alle scale, si voltò per lanciarle un occhiolino.
 
 


 
§
 
 


 
 
'Perché hai voluto che ci incontrassimo a quest’ora?' fece l’uomo guardando il costoso orologio che aveva al polso.
 
'La polizia è venuta a farmi delle domande. Io, ovviamente, ho recitato la parte del povero vecchio impaurito, ma credimi ho fatto parecchia fatica quando mi hanno mostrato la foto di tua moglie' e, come previsto, l’altro sbiancò a quelle parole.
 
'T-tu mi avevi garantito che ci avrebbe pensato il tuo amico, che IO ho addirittura pagato'.
 
'Lo so' rispose l’altro. 'Ma lo stupido ha usato lo stesso modus operandi per sbarazzarsi anche degli altri corpi. Se l’hanno trovata è stato solo perché lì c’era anche quel campagnolo'.
 
'La cosa mi rassicura molto' continuò McCord con sarcasmo. 'Tu non hai nemmeno idea di quante bugie io abbia dovuto raccontare a mio figlio per giustificare l’assenza della madre'.
 
'Oh, poverino. Io ho dovuto mentire anche alla polizia, ed è un reato'.
 
'Anche l’omicidio!' gli urlò l’altro. Poi fece un profondo respiro per calmarsi. 'La stampa parla di crimini seriali, quindi si concentreranno a delineare il profilo di un serial killer… cosa difficile dato che i morti non hanno nulla in comune tra loro, ne perderanno di tempo'.
 
'Non saprei. Ora che quel Nelson lavora per la polizia le cose potrebbero farsi più complicate'.








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ANGOLO AUTRICE:
CIAO RAGAZZI <3
eccovi altri due capitoli, spero siano di vostro gradimento! Come sempre, grazie per essere giunti fino a qui! E come sempre, io avevo tante cose da dirvi e ora che sono qua a scrivere non me ne viene in mente neanche una, perfetto! :D 
UN BACIO ENORME! :*
   
 
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