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Autore: Hao Sakura    20/11/2020    2 recensioni
[Leggere le note ad inizio storia!] [Trigger Warning!]
"[...] Quando ho - abbiamo - aperto gli occhi non c'era nulla, se non ombre danzanti, luci fioche e piccole quanto granelli di sabbia, che duravano troppo poco per essere afferrate e strette al petto.
[...] Un bacio, una carezza sulla pelle gelata.
Poi tutto è volato via come cenere.
[...] «Ha bisogno di me».
«Sbagliato, nessuno ha bisogno di te»."
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Note Autrice Preferibilmente Da Leggere!:
Quasi un anno fa pubblicavo la mia ultima shot su questo sito. Non so cosa mi abbia spinto a tornare, forse il fatto che oggi sia il compleanno di questi due personaggi (che per convenienza chiameremo Lui Lei).
Quindi, beh, eccomi qui con l'ennesima shot scritta di getto ma che per la prima volta mi soddisfa.
I personaggi fanno tutti parte di una storia (perché non sono tanto audace dal definirlo libro, anche se un giorno si spera...) che sto cercando di scrivere.
Ringrazio i miei amici che mi supportano con questo progetto e che potrebbero trovarsi con più domande che risposte leggendo questa shot.

Potrebbero esserci parti trigger/disturbanti! Perciò keep attention (e se trovate errori, segnalate pure)!

- Hao Sakura, ma pure Seth

 

The sour taste of Darkness
 
Siamo nati sotto una brutta stella”.
Fin da quando ho imparato a mettere insieme parole come mattoncini, e costruire frasi, l'ho detto, e ripetuto, e sussurrato come un mantra, una nenia.
Siamo nati al buio: quando ho - abbiamo - aperto gli occhi non c'era nulla, se non ombre danzanti, luci fioche e piccole quanto granelli di sabbia, che duravano troppo poco per essere afferrate e strette al petto.
Lui non vedeva nemmeno quelle, solo nero, solo oblio. 
Mi cullava fiatando contro il mio collo, cercando calore quando arricciava le dita della mano in una stretta, quando si rannicchiava contro di me. 
C'era anche qualcun altro nascosto in quell'abisso. Invisibile, spento, ma c'era e si teneva lontano da noi come fossimo stati una pestilenza dannata – ma al buio nessuno di noi aveva forma o colore.
Così passarono i giorni, e i giorni divennero settimane, mesi, anni, e chissà quanto ancora.
Chissà cosa c'era, fuori, mentre noi eravamo dentro, al chiuso, al sicuro.
La terza presenza scomparve, scemò come il calore a contatto col gelo, e fummo di nuovo io, te e l'Oscurità.
– Mi basti tu. – Bisbigliavi, a volte, gracile e indifeso, contro il mio orecchio.
Ti stringevi al mio corpo, sangue del tuo sangue, convinto che, forse, le tenebre non ti avrebbero soffocato. 
E l'unica cosa che riuscivo a fare era arricciare le labbra in un sorriso che non potevi vedere.
In quello scorrere indefinito, a scandire il tempo c'era il buffo rumore dei nostri respiri contro la pelle dell'altro.


***
 
Non volevo che ti portassero via.
Giuro, ho graffiato, calciato. 
Ho combattuto quando volevano staccare i nostri corpi, carne quasi cucita insieme, due parti della stessa unità.
Ho urlato quando ci hanno divisi perché non volevo lasciare la tua mano, quelle estranee, più simili ad artigli, tiravano la carne fino a strapparla via. 
Ma io non appartengo a nessuno di loro, che hanno i sorrisi larghi e melliflui, ma a te che, ridendo, cacciavi via i demoni ingordi, che si arrampicavano e graffiavano sulle pareti con le unghie e con i denti.
Il silenzio che ci aveva accompagnati, protetti, si era rotto come la nostra promessa.
Resteremo sempre insieme”. 
Odio quando mente. 
Riconosco le sue bugie perché quando le racconta mi accarezza i capelli - corti, brutti, crespi - e sussurra contro il mio orecchio, salvezza nelle tenebre, anche se sa che siamo soli, anche se sa che nessuno, nel buio, possa sentire Lei e i nostri segreti.
L'addio è stato breve, ho aperto gli occhi e ho visto per la prima volta i tuoi colori, e ho stretto i tuoi capelli tra le dita come fili d'oro - non potevo sapere che un giorno, guardando in alto, faccia a faccia col Sole, mi sarei ricordato di te e del tuo viso. Non in questo modo, non in questa maniera.
Un bacio, una carezza sulla pelle gelata.
Poi tutto è volato via come cenere.


***
Detesto le punizioni.
Detesto le punizioni, soprattutto quelle di Papà.
Odio farlo arrabbiare. Non riesco a vedere il suo volto informe mutare in una smorfia infastidita, non riesco a vedere il disgusto che prova appena poggia gli occhi su di me, ma posso immaginarlo.
Posso immaginarlo perché sento il suo sguardo infilarsi sottopelle, il suo sorriso spegnersi per non trovare più luce.
A volte le sue mani si stringono attorno al mio collo; dice di odiare la mia voce, è vuota e senza tono.
Quindi mi ha tolto le forze, mi ha mozzato il respiro fino a che il mondo attorno a me non ha iniziato a girare e le parole non sono morte.
- Voglio vederla! - L'ho guardato negli occhi e ho trovato solo Oscurità, mentre l'aria abbandonava i polmoni. - Voglio vedere mia sorella! -
Papà ha riso della mia ingenuità. Ha ucciso le mie speranze avvicinando quelle labbra al mio orecchio, come Lei faceva al buio, ma non era per rassicurarmi, non era per stringermi e cercare le mie dita, in un giuramento di eternità condivisa.
- Non ha bisogno di te. - 
Fa male perché ad ogni parola affonda di più le unghie nella carne pallida della mia guancia, o perché vedere il nulla riflesso nei suoi occhi mi paralizza sul posto e mi fa cadere a terra, con le ginocchia doloranti? Fa male perché il vaso non sta in piedi se mancano i pezzi?
- Invece sì, ha bisogno di me. - 
Quindi, Papà mi ha schiacciato a terra, e ha graffiato coi suoi artigli il viso fino a sentire il sangue sporcargli i polpastrelli di cremisi. 
- Sbagliato, nessuno ha bisogno di te. - 
Ho ripensato al sorriso di Lei, mentre pronunciava quel veleno contro la mia pelle. 

Quella mattina mi aveva detto di bere latte, Papà, e così ho fatto - quindi, mi ha aperto la bocca, col suo ghigno più orrido dei demoni che si muovono nell'ignoto delle tenebre. 
Ho sentito qualcosa sporcarmi le labbra e graffiarmi la gola. Scosso dai tremiti, ho premuto le mani contro lo stomaco: la bile è scesa da sola, più e più volte, e i miei singhiozzi e le mie lacrime si sono mischiati alle risate delle Ombre spettatrici.
- Non tornerà più. - La consapevolezza non ha fatto altro che farmi accasciare al suolo. - Nessuno ha bisogno di un errore, nemmeno Lei. -
Il latte che avevo ingerito sapeva solo di acido.
   
 
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