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Autore: Bugs    21/11/2020    1 recensioni
«Sei libera. Libera di andare e fare ciò che ritieni giusto, ma non puoi costringermi a seguirti»
Selene lo guardò, poi con un filo di voce disse: «Io non posso lasciarti»
«Tu mi hai già lasciato»
«Ma sono tornata da te, questo non conta niente?»
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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CAPITOLO DUE
La lattina di birra
 

 
Londra, Settembre 1997
 
La luce argentata del crepuscolo illuminava il tappeto del soggiorno di Ted, quando Selene comparve dal nulla, materializzandocisi sopra. Selene guardò il proprio riflesso sullo specchio sopra il camino per un paio di secondi. Il suo viso non era più luminoso, ma grigio, spento e scavato; era piegato dalle cicatrici della sua condanna a morte. Gli occhi avevano perso la loro originale brillantezza e la pelle appariva tirata, quasi vecchia. Selene si toccò la ferita sul sopracciglio: per fortuna non bruciava più come qualche giorno prima.
Il salone dell’appartamento di Ted non era cambiato molto dall’ultima volta che Selene era stata lì. C’era solo più disordine.  La libreria era sovraccarica di vari oggetti. C’erano foto di tempi felici, il vecchio Schioscopio di Elliot e tutti i numeri ben ordinati di Guida ai Manici di Scopa.
Sopra quello che una volta era stato lo scrittoio di Selene, ora erano ammassate due grosse pile di giornali vecchi. Tra le prime pagine lampeggiavano in bellavista alcuni titoli: Silente – finalmente la verità?; Harry Potter – Ricercato sui fatti relativi alla morte di Albus Silente; Istituita la Commissione per il Censimento dei Nati Babbani; Scrimgeour si dimette dalla carica di Ministro della Magia; Pius O’Tusoe: nuovo Ministro della Magia; Severus Piton confermato preside di Hogwarts.
Selene si guardò in torno, c’era una tazza di tè mezza vuota sul tavolino accanto ai divani. Nonostante la glaciale morsa di nostalgia che stringeva le il petto, l’atmosfera di quella casa era calda e accogliente, e le tende erano impregnate dell’odore di Ted. Sulla cassettiera che reggeva il giradischi, Selene notò una lettera aperta:
 
Gentile Signor Bennett,
con la presente La sollecito nuovamente a recarsi il prima possibile al Ministero della Magia,
dove verrà sottoposto ad un interrogatorio circa il Suo
presunto utilizzo della Magia.
Tengo anche a ricordarle che, fino a nuovo ordine,
Lei è sollevato dal Suo incarico di
Sovraintendente Ministeriale delle Scope da Quidditch
presso l’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici.
Le porgo il più gentile dei saluti,
Dolores Jane Umbridge
Sottosegretario anziano del Ministro e Presidente della Commissione per il Censimento dei Nati Babbani
 
Selene ripose la lettera accanto ad una fotografia di lei e Ted. La osservò per un attimo: Selene stava seduta sulle spalle di Ted mentre lui con una mano le teneva una coscia e con l’altra beveva da un bicchiere di Burrobirra. Nessuno dei due guardava l’obbiettivo e il vento muoveva i capelli neri di Selene davanti al viso. La Selene della foto si chinò sulla testa di Ted per stampargli un bacio sulla guancia.
Il ricordo di quella giornata colpì Selene al petto come uno Schiantesimo.
Era il primo anno in cui entrambi avevano iniziato a lavorare per il Ministero della Magia e Ted era riuscito a trovare i biglietti per il concerto delle Sorelle Stravagarie. Erano andati anche con Elliot e gli altri ex compagni Grifondoro di Ted. All’inizio, Selene non era stata entusiasta perché con gli amici di Ted non aveva mai legato chissà quanto, ma quel concerto era stato speciale. Avevano riso tantissimo e il giorno dopo lei si era presentata a lavoro all’Ufficio Misteri con un gran mal di testa.
Selene sorrise e si mise a guardare un’altra fotografia. Era il giorno in cui avevano finito i M.A.G.O. e Selene era seduta tra le gambe di Ted sotto l’ombra di un salice, entrambi sorridevano spensierati.  All’orizzonte, il Lago Nero brillava come un enorme specchio d’argento. Selene stava quasi per allungare la mano e sollevare la fotografia. L’avrebbe portata con sé. Poi la porta d’ingresso si aprì all’improvviso, sbattendo contro la parete.
-Stupeficium!-
Selene fece in tempo a lanciarsi dietro il divano di velluto viola. La fattura colpì la credenza, facendo scoppiare le mensole in una nuvola di pezzi di ceramica e di legno.
-Stupeficium!-
Il rumore fu assordante. Caddero libri e piatti sul pavimento e Selene si coprì la testa con le braccia. -Sono io!- Urlò, stringendo la bacchetta tra le dita -Sono Selene! Sono solo io…-
Selene udì da dietro il divano Ted imprecare, prima che chiudesse la porta con un incantesimo e abbassasse l’unica tenda rimasta sollevata.
Lentamente la strega si alzò dal pavimento, sporgendosi oltre la spalliera del divano. Ted in quei due lunghissimi anni di lontananza era rimasto sempre uguale. Anche lui aveva il viso tirato, ma i suoi occhi avevano mantenuto la loro spiccata vivacità. Selene sentì il cuore iniziarle a battere più veloce e quasi le venne da piangere. Non pianse, non si mosse. Soppresse il desiderio bruciante di precipitarsi da lui e lasciare che il resto del mondo sparisse.
-Pensavo fossi una latitante- Le disse, senza neanche guardarla. Ted si era fatto crescere un poco di barba sul viso. Con un colpo di bacchetta sistemò il salotto.
-Le belle notizie volano in fretta…- Selene cercò di darsi una sistemata al mantello, intanto i piatti e le tazzine si ricomposero in fretta, riponendosi nella credenza. Anche il velo di polvere sul tappeto si dissolse -Come l’hai saputo?-
-Come hai fatto ad entrare?- Domandò invece Ted.
-Ho usato la parola d’ordine…gelsomino, davvero?- Lo prese in giro lei, cercando di alleggerire la tensione tra loro due -È così che hai intenzione di non farti trovare dai Ghermidori?-
Il suo patetico tentativo non ebbe successo, perché Ted non rispose e si avviò verso la cucina per mettere sul fuoco il bollitore.
-Cosa stai facendo?- Gli chiese Selene seguendolo. La cucina era in ordine, ad accezione di un paio di tazze nel rubinetto.
-Mi preparo dell’Acqua Viola- Ted aprì una delle ante dei pensili verde acqua e lo richiuse di scatto.
-Immagino che tu sappia che non sono tornata qui per l’ora del tè…- Selene lo guardò armeggiare con il bollitore. Avrebbe preferito che Ted le urlasse contro, che la tempestasse di incantesimi, piuttosto che torturarla con questa sua passiva aggressività -Le cose stanno precipitando…e tu non sei più al sicuro qui. Nessuno di noi due lo è. Dobbiamo andare via, immediatamente-
Ted prese la zuccheriera dalla dispensa. Si muoveva con estrema lentezza, come se ogni gesto gli costasse una concentrazione sfinente.
-Ted…ti prego, vai a fare i bagagli. Non abbiamo molto tempo, dobbiamo andare via-
-Andare via… - Ripeté Ted piano, lasciando andare un cubetto di zucchero -Ma, dico, ti senti?- Si voltò verso di lei con uno degli sguardi più duri che le avesse mai rivolto -Tu sei pazza. Devi farti curare-
-Ted, so che sei arrabbiato ma mi devi…-
-Io non ti devo niente- Il tono di voce di Ted era gelido, ma ciò che più ferì Selene fu l’occhiata che le aveva rifilato, carica di odio.
-No, certo che no- Lo assecondò lei. Sentiva le lacrime pungergli gli occhi ma le trattenne -Tu non mi devi niente, certo. È chiaro. Ma ti supplico, ascoltami…-
-Vattene-
-Ted, dico sul serio… la situazione…-
Ted sbatté la teiera sul fornello e il rumore acuto della latta sfrigolò per la stanza -Sei anche sorda, ora? Ti ho detto di andare via! Esci da questa maledetta casa!-
-Sto cercando di essere ragionevole, per favore-
Il viso di Ted era contratto dalla rabbia. Per un terrificante istante, Selene pensò che lui stesse per colpirla. Ted però non la toccò, né afferrò la bacchetta. La fissò negli occhi e Selene ebbe voglia di vomitare.
-Io non capisco cosa pretendi da me, Selene. Ti smaterializzi qui dopo non so quanto tempo che non ci vediamo e pretendi che io ti ascolti… mi hai lasciato, mi hai umiliato, mi hai tradito, te lo ricordi? Ora arrivi e mi ordini di seguirti in uno dei tuoi maledettismi piani, vai all’inferno!-
Il fuoco sotto la teiera si accese all’improvviso.
-Ted…-
-Niente Ted!- Ringhiò lui -Tu… non ci provare… non ci provare, neanche per un secondo… ma cosa diavolo vuoi da me? Non ho più niente da darti! Ti sei presa tutto… hai rovinato tutto…mi hai tradito e abbandonato e mentito!- Ted aveva il fiato mozzo per la collera -Adesso arrivi qui, senza darmi uno straccio di spiegazione…-
-Non abbiamo tempo per le spiegazioni, non ora- Replicò Selene -Siamo in pericolo e dobbiamo andare via-
Ted si lasciò andare in una grassa risata. Gli trasformò la faccia in un’espressione orrenda -Siamo in pericolo, certo… chi ci ha messo in pericolo? Chi è stato?-
-Hai tutte le ragioni per odiarmi- Rispose Selene in tono grave -Tutte. Tu hai ragione e io torto, questi sono fatti. Io ti ho mentito, tradito, abbandonato, umiliato e ti ho voltato le spalle quando avevi bisogno di me, anche questi sono fatti. Adesso, però, voglio aiutarti. Devi fare come dico, non possiamo più restare in Inghilterra… il Signore Oscuro… lui è troppo potente-
-Buon per te-
Selene scosse la testa -Non mi aspetto che tu comprenda… ma ora devi prendere le tue cose e venire via con me-
-Io non vengo da nessuna parte-
Di scatto Ted le diede le spalle e si allontanò dai fornelli. Sotto gli occhi agitati di Selene, Ted andava avanti e indietro nella cucina senza vederla, senza sapere che cosa faceva. Lei era lì, in carne e ossa, davanti a lui. Ted aveva fantasticato di rincontrarla per i mesi successivi alla loro ultima discussione. Aveva ripetuto nella sua testa mille e mille volte gli insulti e le parole con cui l’avrebbe attaccata.
Ora Selene era difronte a lui, ma Ted aveva la testa nel pallone. Non riusciva a ricordarsi niente, sentiva solo odio e rabbia.
-Charlie è il Custode Segreto di casa mia- Sbottò infine -Quelli del Ministero non si scomoderanno fino in Romania solo per catturare uno come me. Io non sono nessuno-
-Purtroppo, Charlie non ti salverà per sempre- La voce di Selene era ansiosa e incalzante -Il Signore Oscuro ha vinto, fine della storia, e chiunque finga di credere il contrario si sbaglia. Vuoi rimanere qui fin quando non tortureranno tutti i tuoi amici uno per uno? Magari non accadrà domani e neanche questa settimana…ma Harry Potter ha i giorni contanti, Ted. Appena uccideranno lui non ci sarà più niente: nessuna resistenza, nessun Ordine della Fenice. I Babbani verranno sottomessi e prima o poi troveranno anche te e me. Ci prenderanno e Merlino solo sa cosa ci faranno. Qui non saremo mai al sicuro, dobbiamo andare all’estero, entrare in clandestinità e salvarci-
Il bollitore borbottava. Ted prese una tazza dallo scaffale della cucina. Il profumo di Acqua Viola invase la stanza. Sembrava una buffa contraddizione: l’odore dolce e confortevole della lavanda respirato durante una discussione così feroce.
-Uccideranno me, forse, ma tu sei salva. Sei troppo preziosa. Troppo brava-
Selene chiuse gli occhi e si coprì il viso con le mani, ma quell'insolito segno di stanchezza, tristezza o qualunque cosa fosse non addolcì Ted, neanche un poco. Anzi, lo fece infuriare ancora di più. Selene non aveva il diritto di mostrarsi debole quando lui voleva soltanto detestarla, farla stare male. Selene abbassò le mani e fissò Ted -Il Signore Oscuro non dà seconde occasioni. Se non mi ucciderà, farà di peggio. Dobbiamo andare via-
-Noi non ce ne andiamo. Tu te ne vai- Ted afferrò il vasetto di polvere di ortensia ne e versò un cucchiaino nella tazza, poi prese un respiro profondo, cercando di controllarsi -Harry Potter vincerà-
-È solo un ragazzino!- Ribatté Selene ostinata -Morirà, come tutti gli altri… senti, conosco una persona al MACUSA. È fidata, fidatissima. Ci aiuterà ad entrare in America. Dobbiamo solo…-
-Non riuscirai mai a lasciare il paese- La interruppe Ted -Ci sono spie ovunque, sarai catturata prima di riuscire a dire Succo di Zucca-
-Tu mi sottovaluti. Non dico che sarà facile, ma è una possibilità, l’unica che abbiamo-
-No. La mia possibilità è Harry Potter-
-Potter è scappato!- Urlò Selene, esasperata -Ha fatto quello che chiunque sano di mente dovrebbe fare: fuggire! Non ha nessuna possibilità di riuscire ad uscire dall’Inghilterra, è l’Indesiderabile Numero Uno! Sarà catturato a momenti. Il Signore Oscuro lo vuole troppo, lo ucciderà, è così che finirà questa storia. Ma noi…- La voce di Selene si ammorbidì un poco -Noi possiamo farcela, Ted. Se stiamo attenti, se facciamo tutto come si deve, potremmo riuscire ad andare via. Potremmo costruirci una nuova vita lontano da qui-
Per un momento Ted la scrutò, furioso, poi le disse: -Selene tu mi hai lasciato. Te ne sei andata. Non puoi pensare davvero che io molli tutto e tutti per seguirti. È folle. Tu sei folle. Non posso lasciare Elliot, Lex, Domitilla…-
-Loro sono al sicuro, te lo vuoi mettere in testa?- Urlò Selene. La sua voce non sembrava ammettere repliche -Loro non sono Nati Babbani, loro sono figli di maghi! Se non sono tanto stupidi da mettersi contro il nuovo regime sono salvi. Sono quelli come te che vogliono!-
-Quelli come me…come sono io?-
Selene distolse lo sguardo e Ted capì di aver fatto centro.
-Non volevo…- Tentò lei, dispiaciuta.
-Dillo!- Ruggì Ted. La rabbia esplose di nuovo, gli ribolliva nello stomaco e sotto la lingua come benzina -Cosa sono io?-
-Sei un Nato Babbano- Rispose Selene dopo un secondo di esitazione.
Ted le si avvicinò. Meno di dieci centimetri li dividevano -Guardami in faccia e ripetimi cosa sono-
Selene sollevò il mento. Sentiva che stava per piangere ma non cedette, ingoiò tutta la sua angoscia e lo fissò negli occhi marroni - Sei infetto, Ted -
Il bollitore fischiò.
Ted non aggiunse altro. Rimase lì e poi si mosse. Selene lo osservò avvicinarsi ai fornelli, togliere la teiera dal fuoco e versare l’Acqua Viola nella tazza. Il silenzio tra loro due le stava pressando i timpani.
-Hai idea di cosa ho passato?- Ted si voltò a guardarla. Selene era mortificata, ma non abbassava la testa. Lo fissava come se, nonostante tutto, non fosse pentita.
-Posso immaginarlo-
-Mi fai schifo-
-Tu non…-
-Sta zitta!- Gridò Ted. Il bollitore cadde dai fornelli e bagnò il pavimento -Hai distrutto tutto. Tutto quello che avevamo l’hai distrutto! Sapevi cosa era giusto e cosa era immensamente e inequivocabilmente sbagliato e hai comunque scelto di stare dall’altra parte, Selene! Hai scelto il male, hai scelto le Arti Oscure! Me lo avevi promesso… mi avevi promesso che non l’avresti praticate mai più!-
-Ted, non è così semplice…-
-Sei solo una bugiarda- Ted provò un’enorme pena nei suoi confronti. Non era solo infuriato con lei, non sentiva solo di detestarla con ogni cellula del suo corpo. Vederla lì in piedi nella loro cucina con quella faccia da cane bastonato e con la presunzione di dare a lui ordini… Ted provava una profonda vergogna per Selene.
Con quale coraggio era strisciata di nuovo da lui? Come osava rivolgergli di nuovo la parola?
-La cosa più patetica di tutto questo casino è che io avrei sempre scelto te. Io avrei scelto te, sempre e solo te. Tu, invece, hai scelto un altro-
Tra loro due cadde di nuovo il silenzio. Ted posò la tazza sul ripiano della cucina e ci appoggiò i fianchi, di colpo esausto. Fece una pausa e Selene tacque.
-Che ti è successo alla faccia?- Domandò Ted infine.
-Sono cicatrici vecchie- La voce uscì dalla gola di Selene come un filo sottilissimo -Non fanno più male. Ma probabilmente rimarrà il segno-
-Perché non usi una Pozione Cura Ferite?-
Selene abbozzò un sorriso mesto -Non sono il tipo di tagli che si curano con la Pozione Cura Ferite. Pratico il Vulnera Senentur ogni sera, ma la Magia Oscura lascia sempre dei segni-
Ted frenò l’impulso di avvicinarsi per toccarla. Da quando si era smaterializzata in casa sua, gli sembrò di vederla davvero solo in quel momento: piccola, spaventata e sola. Resistette alla curiosità di sapere di più sulle ferite. Lei, però, non si meritava neanche la più piccola premura. Selene guardò l’orologio a pendolo appeso alla parete -Non c’è più tempo, Ted. Prendi le tue cose e andiamo. Ti supplico-
Ted tentennò.
L’arrivo di Selene l’aveva sconvolto, ma allo stesso tempo era sollevato di vederla viva. Charlie, in quanto membro dell’Ordine della Fenice, aveva cercato di reperire qualche informazione sul conto di Selene e da quando aveva scoperto che era uscita dalla cerchia di intimi di Voldemort, Ted aveva immaginato il peggio.
Era stato Elliot a dare a Ted la notizia, portandogli la lettera che aveva spedito Charlie: come Charlie aveva scritto, Tu-Sai-Chi non accetta dimissioni da Mangiamorte. Elliot aveva compreso il panico di Ted, anche se ben nascosto sotto solidi strati di risentimento. Aveva cercato di rassicurarlo, ipotizzando che magari si trattava solo di una voce o di un depistaggio da parte dei Mangiamorte stessi, o che forse, se anche fosse stato vero, se anche Selene avesse deciso di allontanarsi da Voldemort, sarebbe comunque riuscita a nascondersi e a non farsi trovare. In fin dei conti, era la strega più brillante che avessero mai conosciuto.
Ormai erano nove giorni che Ted non vedeva nessuno. Da quando il Ministro Scrimgeour era stato ucciso, Domitilla e Lex avevano deciso di non rischiare più per andare a trovare Ted nel suo appartamento a Londra. Lui non li aveva giudicati, figuriamoci. Domitilla, lavorando come redattrice alla Gazzetta del Profeta, si trovava in una posizione delicatissima, perennemente a contatto con i responsabili dell’ufficio stampa del nuovo regime. Lex, d’altra parte aveva temuto che se qualcuno avesse scoperto che contribuiva a nascondere un Nato Babbano, lo avrebbero punito sulla pelle della moglie.
Dunque, era stato Elliot ad offrirsi di portare a Ted viveri, Cioccorane, giornali e i nuovi numeri di Guida ai Manici di Scopa. Ted stava comunque soffrendo la solitudine. Non potendo mandare e ricevere gufi per timore che venissero intercettati, trascorreva le sue giornate a leggere e ad esercitarsi con incantesimi difensivi. L’unico momento in cui si concedeva di uscire di casa era a notte fonda, quando per le strade vagabondava solo Greg, un vecchio senzatetto Babbano. Anche in quelle occasioni, però, scambiare qualche chiacchiera era diventato un lusso, dato che Greg il più delle volte si faceva trovare steso per terra in mezzo ad una dozzina di lattine di birre vuote.
Ted osservò Selene, tesa e impaziente -Harry Potter non è scappato e sconfiggerà Tu-Sai-Chi- Le disse convinto, e lo era per davvero.
-Non costringermi ad usare la bacchetta- Lo avvertì lei, dura. Qualcosa nella sua voce era cambiato: la nota di supplica era scomparsa -Se vuoi odiarmi, va bene. Se vuoi urlarmi contro, va bene, qualsiasi atteggiamento nei mei confronti va bene. Me lo merito. Però, non tentare la fuga solo per non ammettere che io ho ragione e che tu sei in pericolo è da idioti.
In ogni caso, se vuoi fare l’idiota, va bene comunque. Sarà più fastidioso, ma andrà bene comunque-
-Vuoi costringermi a venire con te?-
-Se è necessario lo farò. Lo faccio per salvarti la vita…lo sai che non farei niente che potrebbe farti del male-
-Risparmiami queste stronzate- Replicò Ted -Sono bugie-
Rimasero a lungo in silenzio. Da qualche parte, fuori dall’appartamento di Ted, si udì il suono della sirena di un’ambulanza. Sembrava impossibile che oltre la parete di quella cucina il mondo Babbano continuasse a scorrere, che ci fossero persone inconsapevoli del ritorno di Selene Selwyn nella vita di Ted Bennett.
La loro vita insieme sembrava lontana milioni di chilometri, distante anni luce dalla cucina verde acqua di Ted. Eppure, la cucina era la stessa in cui avevano fatto colazione insieme ogni mattina per quasi quattro anni. Una parte di Ted ancora desiderava credere che, se solo si fosse dato un pizzicotto sul braccio, si sarebbe risvegliato nel loro letto, con accanto Selene che ancora dormiva…
Selene si lasciò andare in un sospiro di sollievo quando vide Ted chiamare con l’Incantesimo di Appello uno zaino. Lo aiutò a racimolare pozioni, abiti e libri che avrebbero potuto essere utili in vista della loro fuga. Ted colpì il suo zaino con la bacchetta.
-Adduco Maxima- Sussurrò, prima di infilare al suo interno i propri oggetti. Dopo cinque minuti agitò di nuovo la bacchetta in un lungo e ampio gesto rivolto al pavimento -Bagaglius!-
Libri, abiti, Spioscopio e altri effetti personali volarono alla rinfusa dentro lo zaino.
Selene si stava già allungando verso la porta di casa quando vide Ted bloccarsi e avvicinarsi allo scrittoio del soggiorno.
-Ted, dobbiamo sbrigarci- Lo incalzò -Non c’è più tempo-
-Devo scrivere due righe ad Elliot- Disse lui, cercando di fretta una piuma nel cassetto -Se arriva qui e non mi trova darà di matto-
Selene attese che Ted terminasse di scrivere il messaggio. Un minuto più tardi erano fuori dall’appartamento, immersi nella fresca brezza autunnale. Ted seguì Selene che, quasi correndo, giunse fino alla fine della strada. Arrivarono all’ingresso del parco giochi e senza riprendere fiato vi entrarono all’interno. Nascosta nell’aiuola delle altalene, Selene individuò una lattina ammaccata di una birra.  La strega si guardò l’orologio sul polso -Ancora trenta secondi- Disse, sollevata.
-Dove stiamo andando?- Domandò Ted mentre si chinava sulle ginocchia per toccare la lattina. Selene lo imitò, ma non ebbe il tempo di rispondergli che la Passaporta li risucchiò via, lontano da Londra.
Un attimo dopo Greg uscì da un cespuglio, già ubriaco. Le ultime luci del sole stavano filtrando dalle nuvole quando l’uomo afferrò una lattina di birra per controllare se ci fosse ancora qualche sorso. Il destino delle volte è curioso, perché questa storia sarebbe stata molto diversa se Greg fosse spuntato dai cespugli quarantacinque secondi prima.
  
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