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Autore: coopercroft    22/11/2020    0 recensioni
Ritrovare un padre dopo anni di abbandono e adozioni, finite spesso male. Sherrinford ha un nome eccentrico, come tutti nella sua singolare famiglia. Un padre chiamato “Ice Man”, una zia Eurus rinchiusa in una fortezza e uno zio detective famoso : Sherlock Holmes. Come potrà adattarsi a vivere con loro? Dopo anni di vita fisicamente disastrosa al limite dell’autodistruzione. Ritrovare un affetto stabile lo aiuterà a superare il dolore e i torti subiti?
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'auto parcheggiata che avevo visto prima è sua. Ha un autista sollecito che l'avvia appena ci avviciniamo, mi fermo e non salgo subito, guardo la berlina incuriosito. È lussuosa e potente, lui sale dietro e lascia la portiera aperta. I sedili di pelle sembrano nuovi, tutto l'interno è pulito e ordinato.

"Sali Sherrinford, non è così inquietante come sembra." Lo sguardo che mi allunga è divertito, sa di essere una persona autorevole.

Entro incerto e mi accomodo, sento il suo profumo di dopobarba e fumo.

Deve fumare anche lui. Non mi sembra un fumatore accanito, forse si concede solo qualche sigaretta quando è teso.

Mi dà l'impressione di essere un salutista, mi domando se ci sarà un punto d'incontro tra noi due.

Io sono l'opposto, lui mi sembra un genitore fin troppo perfetto per uno come me! Lo osservo di nascosto, i suoi vestiti sono di alta sartoria, mi sento improvvisamente uno straccione.

Sembra leggermi dentro, si gira con un sorriso gentile, ma fastidioso.

"Non temere, non sono sempre così formale. È il mio lavoro che me lo impone. Sono un funzionario del Governo, spesso devo trattare con persone importanti. La sciatteria non si addice agli incontri al vertice."

Ora comprendo quell'ostentazione di potere, annuisco disorientato. Fino a quali vertici arriva il suo lavoro? Cosa può fare un uomo come lui?

Evito di guardarlo, però sentirlo vicino mi dà sicurezza, mi trasmette calore e non so se sia un bene.

L'auto si ferma davanti a un pub aperto, scendiamo, l'autista rimane in attesa. Mi volto sorpreso e agito la mano.

"Ma ci aspetterà?" Mi sembra uno spreco, tenere un uomo a disposizione.

"È il suo lavoro, mi conosce da anni ed è fidato." Mycroft, così ha detto di chiamarsi, si infastidisce e mi sollecita a entrare. Il piccolo pub è tutto arredato in legno, i tavoli hanno delle tovaglie a scacchi rossi. È pervaso da un odore di fumo e birra. Lui arriccia il naso.

Vedo che non è propriamente a suo agio in quel posto, però ho fame e quindi mi siedo al tavolo. Si prende un caffè macchiato con del latte, io ordino un Hamburger e una birra.

"Non è un cibo sano, ragazzo ma stasera va bene così." Storce la bocca sottile, si sfila i guanti lentamente e mi inchioda gli occhi addosso. Poi si toglie il cappotto, io faccio lo stesso. È vestito con un completo tre pezzi scuro, giacca a righe più chiare, la cravatta azzurra fermata da una spilla argentata, un gilè abbottonato con cura.

È una persona che tiene molto al suo aspetto, anche nei modi è affettato. Lo studio. Cerco un punto in comune con lui. Forse nel modo in cui muove le mani o come chiude gli occhi quando fissa le persone, spesso lo faccio anch'io. Rimaniamo silenziosi, incapaci di avviare una conversazione, finalmente arriva il cibo a toglierci dall'imbarazzo.

Addento il mio panino deciso a non cambiare abitudini, certamente non per lui.

Mycroft si rigira la tazza fra le mani e improvvisamente dichiara con voce gentile. "Sarà il tuo compleanno tra pochi mesi."

"Sono diciannove, signor Holmes, il prossimo venti Maggio." Mi strozzo sorpreso che lo sappia, mandando giù in fretta il boccone. Lui sorride appena, sorseggia il suo caffè. Capisco che da lui non potrò pretendere grandi slanci di affetto. È così austero, come se dovesse tenere la situazione sempre sotto controllo.

Per ora mi basta, forse il suo atteggiamento cambierà quando ci conosceremo meglio. Sono un adulto ormai, ma dentro mi sento imbarazzato come un ragazzino. Bevo la birra, lui storce un po' il naso, già si intromette su quello che mi piace. Cominciamo bene!

Il pub è caldo e accogliente, Holmes si scioglie un po'. Ci stiamo studiando a vicenda, credo che capisca quello che penso, perché inclina la testa di lato mentre si infila i guanti, mi parla lentamente.

"Vorrei ospitarti a casa mia. Ho una camera con un letto caldo e soprattutto una doccia che ti aspetta."

Increspo le labbra, mi accorgo che lui fa lo stesso, mi sento indeciso, non so se posso fidarmi. Non mi sembra pericoloso.

"Non avrai paura di me?" Sbotta ridacchiando. "Ti offro ospitalità, null'altro. Puoi andartene quando vuoi. Ma se decidi di restare, starai alle mie regole." La voce si è fatta decisa, nessuna inflessione.

"Se lei è mio padre rimarrò, ma per le regole ci accorderemo. Per ora accetto il suo invito." Incrocio le braccia, metto in chiaro che desidero un rapporto alla pari con lui.

"Va bene, ne discuteremo poi. Allora andiamo a casa, a Pall Mall." Non ha capitolato immediatamente ma non ha neanche detto di no.  È un inizio, lo guardo, lui apre le mani appoggiate sulle ginocchia e si rilassa.

"Non ho vestiti con me, mi dispiace." Mi sistemo la maglia allungando il polsino già liso.

"Non è un problema, passiamo da casa tua." La sua voce si è addolcita, non aggiunge altro, si alza e indossa il cappotto.

Mi strofino il mento, le sue rassicurazioni sono convincenti e decido di seguirlo, in un attimo lui è alla porta.

Si fida di me il "British Government", mi ha appena conosciuto e mi porta a casa sua. Un punto a suo favore. Così ne approfitto, ho bisogno di un posto sicuro e caldo, in fondo cosa ho da perdere?

Usciamo dal pub, lui davanti io dietro. L'autista mette in moto non appena ci vede, se vuole impressionarmi ha ottenuto il massimo. Mi riportano in quel buco dove dormo, salgo nella stanza fredda e prendo le mie cose.

"Metti la tua borsa nel baule." Il suo tono suona un po' seccato. Forse l'ho fatto aspettare troppo, non è tipo da rimanere in attesa.

"Mi scuso se ho impiegato del tempo. Non volevo infastidirla." Gli rispondo piccato, chiudo il baule con veemenza.

Holmes mi guarda, arriccia le labbra. "Non è per l'attesa ragazzo, ma la tua borsa non ha un buon odore e temo che anche i tuoi vestiti saranno impregnati di fumo, birra e chissà che altro. Vedrò se riesco a rimediarti qualcosa di decente. Che sappia di bucato fresco."

Rimango impassibile a questa critica, lo fisso beffardo.

"Non dispongo di molto denaro per la lavanderia. Spesso mi capita di dormire fuori, in qualche dormitorio e quasi non riesco a lavarmi. Non tutti hanno la fortuna di avere una famiglia alle spalle, Signore!"

Sono arrabbiato, stanco e infastidito per questo atteggiamento di superiorità. Non mi piace che si muova in un terreno arduo come il nostro futuro rapporto agendo in modo scostante. Quasi mi pento di averlo seguito, eppure sento che non sa confrontarsi, non sa essere né amico, né padre.

"Vedo che sei polemico ragazzo. Ed è comprensibile scusami, volevo essere gentile." Mette il broncio e non parla più.

Mi appoggio al sedile, mi stringo nella giacca più decorosa che possiedo e tremo, stasera l'aria è fredda ed è irrespirabile quanto lui.

"Albert, alza la temperatura." Holmes si è rivolto all'autista, è un gesto di cortesia inaspettato. Il suo comportamento è incomprensibile, passa dal gelido, al premuroso.

Non ho voglia di ringraziarlo, me ne sto zitto come un bambino capriccioso. La sua vita agiata non mi impressiona, ho sempre fatto da solo. Ma chiudendo gli occhi, spero che la sua casa non sia lontana, perché sono stanco e voglio stare al caldo. Lui mi legge dentro ancora una volta.

"Tra poco ci siamo, Sherrinford. Avrai un comodo letto per dormire." Emetto solo un grugnito d'intesa. Sono troppo stanco per rispondere, comincio a sentire il peso della giornata.

L'auto percorre un vialetto alberato e distinguo una vecchia dimora vittoriana.

Per Dio! Sembra un piccolo castello. Sono passato da una camera umida a questo. La vita fa giri tortuosi a volte.

"Scendi e prendi le tue cose." Improvvisamente torna ad essere scorbutico. Eccolo lì: fa un gesto gentile e subito dopo uno contrario.

Holmes saluta Albert, e anch'io lo ringrazio. Stare dietro a Holmes e a tutti i suoi capricci non deve essere facile.

È buio, vedo appena i contorni del maniero, rabbrividisco.

"Abita qui? È sposato o vive da solo?" Lui mi guarda come se avessi bestemmiato.

"Da solo, Sherrinford, non sono sposato. La mia professione non si concilia molto con il matrimonio." Stringe le labbra che diventano bianche.

Sono già contrariato dal suo modo di fare e raddoppia la mia antipatia quando lo sento così attaccato al lavoro.

La casa è una sorpresa. Un ampio ingresso ci porta in un corridoio con alcune porte aperte che fanno intravvedere delle sale con armature, stanze con tavoli enormi e un eccesso di librerie. Tutto decorato con legno pregiato. Un vero museo. Rimango intimorito, lui lo percepisce.

"Tranquillo ci si abitua. È la stessa espressione che avevo quando sono arrivato qui la prima volta. Ora puoi chiudere la bocca." Ridacchia, abbassando la testa.

Mi tolgo la sorpresa dalla faccia, arriviamo in cucina e nella sala adiacente, dove c'è un camino crepitante. Si sente l'odore di legno di pino e resina, il calore che emana è piacevole.

"Il mio custode lo accende prima che torni." Sentenzia orgoglioso.

Appoggio la borsa con tutto quello che possiedo su una sedia e mi avvicino per scaldarmi. Mi guardo intorno stupefatto. Una casa alquanto singolare, dal gusto classico, anzi decisamente antiquata, ma lo tengo per me, ho paura d'irritarlo.

"Posso sedermi, signor Holmes?" Gli indico la poltrona di pelle, non vorrei sembrare scortese, non capisco cosa pensa e non so come comportarmi.

"Fai pure. Ti preparo del tè, ci siamo raffreddati entrambi."

Mi tolgo la giacca e sprofondo letteralmente nella poltrona. Il calore del camino mi avvolge. Sento salire la stanchezza.

Mi sembra di sentire del rumore provenire dalla cucina, cerco di concentrarmi ma non reggo e mi addormento.

Sogno e rivedo il vecchio collegio, mi agito forse mi lamento. Non voglio tornarci sono sprofondato nel sonno, nulla può portarmi indietro, nemmeno la voce paziente del signor Holmes.  

 

   
 
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