4.
Il mattino seguente, Vegeta entrò nella
sua Peugeot 406 e chiuse lo sportello. Avviò il motore e fece per uscire dal
cortile interno del palazzo, per avviarsi al lavoro.
Si fermò per dare la precedenza a
un’altra auto che si era immessa in strada, quando diede una fugace occhiata
allo specchietto retrovisore.
Lui era lì.
Il ragazzo biondo della sera prima si
aggirava nel cortile interno guardando le macchine parcheggiate. Nello
specifico, la Fiat Punto della signora C18, la sua padrona di casa.
Deciso a saperne qualcosa in più,
Vegeta mise il cambio in folle e inserì il freno a mano, scendendo velocemente
dal veicolo.
- Scusi, lei
chi è? – domandò a bruciapelo al ragazzo, che lentamente si voltò verso
di lui. Poteva avere circa qualche anno in più di suo figlio, forse ventitré,
venticinque anni. Aveva gli occhi azzurri e portava un impermeabile alla Humphrey Bogart, dettaglio che stonava decisamente con
la sua giovinezza.
- Come, chi sono io? Chi è lei –
ribatté il ragazzo, per nulla scomposto.
- Qui le domande le faccio io. Guardi
che io l’ho vista, sa, ieri sera, che guardava verso il mio terrazzo. E mia
moglie mi ha detto che lei la sta seguendo. –
- Appunto, sto eseguendo i suoi ordini.
–
- “I suoi ordini”? Io non le ho dato nessun ordine. –
Il ragazzo spalancò gli occhi,
sorpreso: - Ma come, non è stato lei a ordinare il
servizio alla nostra agenzia? –
Confuso, Vegeta scosse la testa, quando
il ragazzo si presentò con il suo biglietto da visita.
- Agenzia investigativa Occhio
Discreto. E perché state pedinando mia moglie? –
- Senta, io
eseguo solo gli ordini. Se vuole avere qualche informazione, telefoni al numero
scritto lì, mio zio le spiegherà tutto. –
- No. Tu adesso vieni con me e mi ci
accompagni, da questo tuo zio. –
- Come vuole. Ho
la macchina parcheggiata qui fuori, mi segua. –
- Col cazzo. Tu vieni con me nella mia
macchina, e vedi di non fare scherzi. Da tuo zio ci andiamo insieme. –
*****
L’agenzia investigativa si trovava poco
lontano dal centro città, in una galleria signorile piena di negozi di
abbigliamento e qualche gioielleria.
Vegeta scese dall’auto insieme al
ragazzo (che gli aveva solo detto di chiamarsi Naruto, passando il resto del
tempo a dargli indicazioni su come raggiungere l’agenzia), quindi lo seguì nella galleria.
Entrarono in un portone nero che si
apriva su un piccolissimo atrio, dove una scala a chiocciola saliva verso
l’alto. Una volta arrivati, c’era un altro portone con un’insegna in plastica con su scritto Occhio discreto – Investigazioni.
Naruto tirò fuori le chiavi dal suo
impermeabile e aprì la porta, invitando Vegeta a entrare.
L’ingresso si apriva su un disimpegno
con due porte, una di fronte all’altra, e un’altra porta in fondo che doveva
essere il bagno. Nell’aria aleggiava un odore di fumo talmente denso che Vegeta
si chiese da quanto tempo non avessero aperto la finestra dopo l’ultima
sigaretta, unito a un sottofondo di liquore che gli fece pensare che il
cartello Agenzia investigativa fosse solo una copertura, quando in
realtà doveva esserci una bisca clandestina.
- Che puzza, c’è qui dentro –
mormorò, ma Naruto non gli rispose, precedendolo e bussando alla porta a
destra.
- Avanti – disse una voce da
dietro la porta. Naruto l’aprì e fece capolino.
- Zio, ho qui un signore che ha bisogno
di informazioni sul caso che stiamo seguendo.
- Entrate – disse, soltanto.
Il cattivo odore proveniva
dall’ufficio, dove alla scrivania era seduto un uomo grasso con le gote rubizze
che stava riempiendo un bicchiere con del whisky che usciva da una fiaschetta.
La scrivania era in disordine, piena di documenti e scartoffie dalle quali
emergeva, come un naufrago in mezzo al mare, una macchina per scrivere
elettrica.
L’uomo si alzò e girò attorno alla
scrivania, porgendo la mano. Vegeta non voleva porgere la mano a quell’essere,
ma inconsapevolmente, frutto di anni di strette di mano ai clienti della banca,
la sua mano si mosse appena e il grassone gliela prese in mano,
stringendogliela come se fosse stato un amico di vecchia data.
- Benvenuto nel mio ufficio! Si accomodi
pure. Mi dica, allora, stiamo procedendo bene? –
- Zio, questo signore è venuto per
chiedere spiegazioni sul caso che stiamo seguendo. –
- L’avevo capito, scemo che non sei
altro! – sbraitò sul nipote, poi tornò a rivolgersi a Vegeta, che nel
frattempo si era seduto su una delle due poltroncine davanti la scrivania
– Cosa voleva sapere? –
- Volevo sapere perché suo nipote sta
seguendo mia moglie. E soprattutto, lei chi è? –
- Come? Non è stato
lei a dare l’incarico? –
- Ma quale incarico! Volete spiegarmi
di cosa si tratta? –
- Senta signor Crilin, se lei è in
imbarazzo per qualcosa, possiamo sistemare tutto. Il suo faccendiere ha parlato
con me, io sono il signor Yamazu, per concordare un servizio di pedinamento di
due settimane per sua moglie. –
Vegeta mise le mani avanti e
intervenne: - Cosa-cosa-cosa? Aspetti un attimo, credo
ci sia stato un terribile equivoco. Io non sono il signor Crilin. –
- Come… come sarebbe a dire? –
- Io mi chiamo Vegeta. Vivo nello
stesso stabile del signor Crilin, che tra l’altro è il mio padrone di casa. Ma
volete spiegarmi perché avete pedinato mia moglie? –
Yamazu si rivolse al nipote –
Naruto. Tu sei sicuro di aver pedinato la signora C-18? –
- No, mia moglie non si chiama C-18, si
chiama Bulma. –
A quel punto, Yamazu si alzò – Ma
si può sapere chi cazzo hai pedinato, tu?! –
strillò, lanciando il cappello al nipote che lo ricevette proprio in faccia.
- Zio, io ho seguito i tuoi ordini. Mi
hai detto di pedinare la macchina della signora C-18, una
Fiat Punto di colore bianco targata BR095RX. –
Allora Vegeta capì immediatamente
– La macchina della signora C-18! Ecco dov’è l’equivoco. Mia moglie aveva
preso in prestito la macchina della signora C-18 perché con la sua ha fatto un
incidente. –
- Ma dice sul serio? – domandò
Yamazu.
- E certo, che le dico,
le bugie? –
Yamazu si grattò la testa, dove
albergavano pochi capelli radi, quindi guardò Vegeta.
- Senta, le andrebbe di vedere una
cosa? –
- Certo. Però prima dovrei
fare una telefonata. -
*****
Nel suo ufficio, Laura era da sola,
alle prese con la fotocopiatrice in cui si era inceppato un foglio di carta,
quando il telefono squillò.
- Banca nazionale – rispose
– Oh, ciao Vegeta. Come? Ah, capisco. Va bene, riferirò. A più tardi.
Ciao. –
*****
Dopo aver avvertito Laura che avrebbe
fatto tardi per via di un contrattempo con l’auto, fu scortato
in uno stanzino dove c’erano un tavolo, un computer portatile e un proiettore
che guardava verso un muro totalmente bianco, con due sedie davanti. Una sottospecie
di cinema.
- Questa è la nostra
saletta audiovisivi. Qui mio nipote monta tutte le sequenze dei
pedinamenti e le riversa su DVD. Si accomodi, le mostro quello che abbiamo
fatto. –
Senza che Yamazu dicesse nulla, suo nipote spense le luci e si accomodò alla cabina
di regia improvvisata. Dopo poco, il muro davanti a loro diventò blu, poi il
proiettore cominciò a mandare le prime immagini.
Sul muro apparve l’immagine nitida
della macchina della signora C-18, con la targa in bella mostra.
- Ecco qui, vede. Qui abbiamo le prime
immagini. Tra poco uscirà la persona che abbiamo ripreso. –
Nel video, la macchina si fermò in un
parcheggio. Poi uscì una gamba con una calza e un reggicalze.
- Io l’ho già
riguardato un milione di volte, questo filmato… questa donna è una vera bomba.
Beato chi se la porta a letto. –
- Eh già, beato lui – incalzò
Vegeta.
Intanto, nel video la donna uscì
dall’auto, e Vegeta sbiancò.
- Oddio, ma quella è mia moglie!
–
- Come, è sua moglie? –
- E certo che è mia moglie! Yamazu! Lei
si è anche permesso di fare degli apprezzamenti!
–
- Oh dio mio, no! Non faccia così
dottor Vegeta, la prego! Possiamo metterci d’accordo. –
- Io le ordino di cancellare
immediatamente tutti quei filmati che ritraggono mia moglie! Ha capito bene?
Guardi che non scherzo. Se lei non li cancella, io la denuncio! –
- Va bene, va
bene! come vuole! – poi tirò una sberla al nipote, che abbassò gli occhi,
imbarazzato.
A quel punto, Vegeta se ne andò senza nemmeno salutare e sbattendo la porta, dal
momento che era anche in ritardo.