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Autore: Il cactus infelice    22/11/2020    5 recensioni
Estate 2020. Il riscaldamento globale colpisce non solo il mondo Babbano, ma anche quello dei Maghi. La frenesia dei social, della tecnologia, sta travolgendo anche i maghi e le streghe. Bisogna tenersi al passo coi tempi.
Ma mentre queste questioni vengono lasciate ai Babbani - che se ne intendono di più - il Mondo Magico avrà un'altra gatta da pelare.
Harry Potter si ritroverà a dover risolvere un altro mistero, forse addirittura a combattere un'altra guerra e questa volta lo riguarda molto, molto da vicino.
Tutto inizia con un ritorno inaspettato una mattina del 10 Luglio 2020.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, I Malandrini, Nimphadora Tonks, Teddy Lupin | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, James/Lily, Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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LO SPETTACOLO


Lo spettacolo sarebbe iniziato entro pochi minuti. La platea era piena, parenti, famiglie, amici, pubblico esterno agli attori, tutti erano venuti a vedere la versione di Dirty Dancing dell’Accademia di Arti sceniche di Londra.

Avevano scelto un teatro enorme dove tenere lo spettacolo. 

Anche la famiglia di Vicky era lì. Bill e Fleur, Teddy accanto a loro, Harry e Ginny dietro e con loro anche Molly e Arthur. Anche Remus e Tonks avevano deciso di unirsi alla combriccola e all’ultimo si erano uniti pure Fred e George e Angelina. Roxanne e Fred Junior sarebbero venuti volentieri ma avevano già preso altri impegni e in più non riuscivano a reggere gli spettacoli teatrali. 

Il sipario era ancora chiuso, il pubblico stava ancora chiacchierando. Le luci non si erano spente. Gli ultimi ritardatari si affrettavano a prendere il posto.

Teddy era emozionato. Era anche la prima vera uscita che faceva dopo l’intervento. Ma era emozionato soprattutto per Vicky. Sapeva già che lo spettacolo sarebbe stato fantastico. Vicky era sempre meravigliosa sul palco.


“Siete pronti?” 

Gridò una voce dal corridoio. Victoire si guardò un’ultima volta allo specchio e sospirò piano. Certo che era pronta, l’ansia da prestazione che sentiva la aiutava a sentirsi carica. 

Si erano esercitati duramente per quello spettacolo e sapere che c’era anche Teddy nella platea - sapere che Teddy avrebbe visto un altro dei suoi spettacoli - la rendeva felice dopo quello che avevano passato. 

“Forza, Vicky”, la chiamò il regista.

La ragazza si alzò, sorrise al proprio riflesso e seguì gli altri verso le scalette che portavano alle quinte.

Era pronta. 

Eccome se era pronta.


Le luci si spensero una dopo l’altra, prima quelle dietro, poi in centro e infine davanti. Il pubblico si zittì di colpo e tutti rivolsero l’attenzione al palco.

La prima nota uscì dallo stereo, forte, come un battito assordante, e il sipario si aprì permettendo la visuale sul palcoscenico. 

Gli attori cominciarono a uscire, uno dopo l’altro…


Dominique osservava il cielo dalla finestra del dormitorio. C’era lo spettacolo di sua sorella quella sera e un po’ le dispiaceva non esserci. In quei giorni sentiva la mancanza della sua famiglia ed era un sentimento strano perché non le succedeva di solito. Si era sempre vantata di potersi staccare dalla propria famiglia senza eccessivi drammi, per quanto ci fosse legata. Sapeva che prima o poi avrebbe abbandonato il nido.

Forse era la mancanza di droga, mancanza che ora riusciva a gestire. Non ne sentiva il bisogno. Si era liberata di tutte le amicizie negative, di Xander, Sonia, Kristoff, persino E.J. lo vedeva poco. 

Non era più andata a una festa. Se ne stava perlopiù per conto suo, a disegnare o leggere. Era meglio così. Più la gente le parlava e le stava attorno più le creava problemi. Erano le persone che non riusciva a gestire e con essere le emozioni che le procuravano. 

Non lo aveva mai compreso bene, ma era una cosa che odiava di sé, quel sentire tutto con un’eccessiva intensità. E chissà per quale motivo molti avevano la tendenza a venire da lei e buttarle addosso il loro bidone di merda. 

Lontana da tutto e tutti. In fondo, si trattava di sopravvivere solo qualche altro mese.


Victoire aveva certamente attirato l’attenzione di tutto il pubblico. Era quella che aveva ricevuto più applausi - persino qualche fischio contento - alla fine dello spettacolo; la sua performance era stata perfetta, elegante, non aveva sbagliato nemmeno un passo, e la sua voce non aveva stonato neanche un po’. 

Il pubblico era rimasto estasiato nella scena clou, la scena del volo d’angelo, quando lei e il suo co-protagonista erano scesi nella platea e si erano messi a ballare lì e lui l’aveva presa al volo e sollevata in aria. 

E Teddy non poteva che sentirsi orgogliosa, orgoglioso di stare con una ragazza così bella e talentuosa, che piaceva a tutti e poteva avere chiunque volesse ma aveva scelto di stare con lui, nonostante tutto. Orgoglioso, ma anche un po’ geloso. 

Vicky ricevette i complimenti persino dai suoi compagni di spettacolo che di solito se ne stavano sempre sulle loro e non si sprecavano mai nel fare i complimenti agli altri, ma questa volta erano davvero sinceri. Persino Maggie glieli fece, quella che aveva tanto desiderato la sua parte e probabilmente avrebbe fatto qualunque cosa per ottenerla.
Il più felice era il loro insegnante e regista; l’aveva abbracciata e sollevata in aria facendole fare una piroetta nonostante fosse alto poco più di un metro e sessanta e lei lo superava con tutta la testa. Gli aveva fatto fare un figurone dopotutto. 

Ma Vicky non andò a festeggiare con gli altri, decise che non sarebbe andato in giro per locali a ubriacarsi. Non ne aveva voglia perché sapeva come sarebbe andata a finire: una volta passato l’entusiasmo sarebbero tutti tornati a ignorarsi come sempre o a spiarsi dietro le spalle per vedere chi sarebbe stato il primo a crollare, il primo a fallire. Vicky non aveva bisogno di quella negatività. Lei stava bene nel suo, frequentava quell’accademia perché le piaceva ballare e cantare e voleva trovare la sua occasione. Per il resto, non aveva bisogno di fare amicizia o seguire le malelingue. Aveva il suo ragazzo, aveva la sua famiglia e tanto le bastava.
Perciò si sedette in camerino, si tolse il trucco, si sistemò i capelli, si cambiò e uscì salutando tutti. Fuori abbracciò Teddy e andò al ristorante con i membri della famiglia che erano venuti a vederla. 

E quella sera, abbracciata al suo ragazzo, fu felice di quella scelta.


“Come hai fatto a battermi un’altra volta?!” 

Regulus ridacchiò all’esclamazione stizzita di Sirius.
“Sei troppo impaziente”. 

“No, sei tu che avrai usato qualche trucco”. 

“Nessun trucco, fratello. Ho solo spirito d’osservazione. Ti guardo e riesco a prevedere le tue mosse. Sei prevedibile, Sirius”.
“Mah. Non me la racconti giusta”. 

Sirius si buttò contro lo schienale della sedia mentre Regulus rimetteva a posto gli scacchi. Stavano giocando da circa due ore ormai e Regulus aveva battuto il fratello tre volte sulle tre partite che avevano fatto. 

Era bravo, era sempre stato bravo. Ma anche Sirius non se l’era mai cavata male negli scacchi, a Hogwarts aveva sempre battuto James. Solo Remus si era rivelato un avversario difficile ogni tanto, ma spesso e volentieri aveva battuto anche lui. Poi però, con l’andare degli anni, aveva smesso di giocare e aveva perso la sua destrezza. Gli mancava la pazienza, era vero quello che aveva detto Regulus. 

Però non gli avrebbe dato ragione. 

“Un’altra partita?” gli chiese il fratello minore. 

“No, devo andare”, rispose l’altro lanciando un’occhiata all’orologio appeso al muro. 

“Un incontro con la tua bella?” 

“Macché! Devo andare al lavoro”.
“Ah”.
“Perché quella faccia?”
“Che faccia?”
“Non sto facendo alcuna faccia”.
“Sembri quasi deluso”.
“Non lo sono, Sirius. Perché dovrei esserlo?” 

“Non so, dimmelo tu”. 

Regulus sospirò. Odiava quando Sirius faceva così; doveva sempre ribattere e insistere quando si convinceva di qualcosa, quando voleva a tutti i costi sapere e avere risposte a domande che spesso e volentieri erano nella sua testa.

“Sirius, non ho nulla. Solo non sapevo lavorassi stanotte”.
“Tornerò prima che tu ti sia svegliato”. 

“Ne dubito, ma non ti preoccupare. Non ho paura di stare a casa da solo”. 

Forse era chiuso in casa da troppo tempo. Sirius ci aveva pensato, voleva portare suo fratello da qualche parte, solo a fare un giro, per vedere il nuovo mondo, la nuova realtà ma non sapeva dove, non sapeva nemmeno quanto potesse essere sicuro. Ma chi avrebbe riconosciuto Regulus là fuori? 

Vestito così, con una semplice camicia e un paio di jeans poteva essere scambiato per un qualunque adolescente. Forse se rilassava un attimo l’andatura e perdeva quell’aria da principino sarebbe stato anche meglio. Ma così era stato cresciuto, nobile e composto fino alla fine. 

Sirius si alzò e cominciò a dirigersi verso le scale. 

“Vedi di non combinare un casino in mia assenza”. 

“Ci mancherebbe”. 


Regulus si sedette sul bordo del letto e guardò l’avambraccio sinistro dove - anche se sbiadito - faceva bella mostra di sé il Marchio Nero. Con le dita della mano destra ne tracciò i contorni, ricordando il momento in cui lo aveva fatto convinto, o convincendosi, di esserne orgoglioso, di star facendo la scelta giusta.
Ma era solo un ragazzino che aveva bisogno di compiacere i propri genitori, di trovare il proprio posto in quella che era una guerra tra due fazioni perfettamente schierate e a tutti era richiesto che prendessero una scelta.
A dire il vero, a lui non era stata concessa una grande scelta. O lo faceva, o lo faceva.

Nonostante fosse morto, nonostante fossero passati tanti anni e si poteva dire che tutto fosse successo in un’altra vita, se lo ricordava ancora bene quel giorno.
Inginocchiarsi di fronte a Voldemort, giurargli fedeltà assoluta, e poi il Marchio… Aveva fatto male, molto male. Non come le Cruciatus, però quasi. Solo una maledizione fa male in quel modo, solo la magia oscura. Con il Signore Oscuro tutto era magia oscura.

Aveva pianto dopo.
Aveva vomitato. 

Sangue e bile. 

Ma i suoi genitori erano orgogliosi ed era questo che contava, no? Suo padre era felice di avere un figlio che lo rendesse fiero, che potesse eliminare la macchia lasciata da Sirius. 

Lo aveva fatto ed era salvo, sarebbe stato salvo. 

Eppure, dopo il giuramento, l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che Sirius fosse libero, che potesse essere sé stesso e che nessuno lo obbligava a fare nulla. Poco importava se la sua fazione sarebbe stata la perdente ma - se la storia era quella che gli avevano raccontato - alla fine aveva scelto per la parte vincente. Era ovvio fin dal primo momento e anche Regulus lo sapeva, lo aveva sempre saputo nel profondo pur non volendolo ammettere a sé stesso: quelli come Lord Voldemort non vincono mai e anche per questo aveva scelto di voltargli le spalle, di tradirlo. 

Ma era davvero stato un tradimento il suo? Come si configurava lui in tutta quella faccenda? Non uno dei buoni, no, questo era sicuro. Ma nemmeno uno dei cattivi. Forse. Aveva scoperto il segreto del Signore Oscuro, aveva rubato il medaglione. Ma non era bastato. 

Non era stato un bravo cattivo e nemmeno un bravo buono. I buoni si ribellano, costi quel che costi, lui non aveva avuto il coraggio di farlo. I cattivi vanno fino in fondo, non importa la morale, non importa quello che pensano, vanno per la strada intrapresa. Non aveva fatto nemmeno quello. 

Poco importava il suo sacrificio finale. Nemmeno quello era stato voluto, ma era stato necessario. 

Regulus abbassò la manica della camicia coprendo il Marchio Nero e si alzò dal letto con un colpo di reni. Che importava ora se tutto ciò era successo in un’altra vita? I suoi incubi di certo non ne avrebbero beneficiato.


*** 


Buonsalve!
Come state? Anche questa volta riesco ad arrivare di domenica, anche se nel tardo pomeriggio ma ho preferito dedicare la giornata alla tesi. 

Spero stiate bene e che riusciate a trarre cose positive e proficue pure da questo soft lockdown. Io devo ammettere che sto un po’ patendo mentalmente e emotivamente, ma la situazione è quella che è e lamentarsi serve a poco. 


Che mi dite di questo capitolo? Fatemi sapere con una recensione, come sempre :) Noi autori scriviamo principalmente per noi stessi, ma i commenti ci fanno sempre un sacco piacere. 

Complimenti e critiche costruttive sono sempre i benvenuti. 


Alla prossima e buona serata! 


C.

   
 
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