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Autore: _Pulse_    22/08/2009    1 recensioni
Questa è la storia di due gemelli, Ale e Dave, che hanno seguito il loro sogno e per caso incontrano i Tokio Hotel… Da lì in poi nulla sarebbe stato uguale e Dave si troverà di fronte ad una dura scelta: amare incondizionatamente la sorella oppure no? Leggete e scoprirete! Un bacio, danke Ary!
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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24. Epilogo: L’accendino (Tutto "finisce" come è "iniziato".)

 

«Ragazzi, ci sono visite!», annunciò il caro David Jost.

«Chi è?», chiese Tom annoiato, stravaccato sulla poltrona di pelle rossa nella loro area relax negli studi della Universal.

«Due umili amici che sono venuti a salutarvi.»

«Dave! Ale! Che ci fate qui?!», gridò entusiasta, alzandosi.

«Siamo venuti a salutarvi», disse Ale.

«E dove andate?»

«A casa», rispose Dave con gli occhi velati dalle lacrime, il vago ricordo della sua casa in campagna che tanto aveva adorato nella sua infanzia nella testa.

«Cioè… dai vostri genitori?», chiese Tom sorpreso.

«Sì, abbiamo deciso di andare a trovarli.»

«Beh… buon viaggio.»

«Grazie. Buona fortuna con il nuovo album, eh! Spaccateli tutti», disse Ale solare prima di salutare e di uscire.

Dave rimase lì da solo e guardò i quattro amici che aveva trovato lungo la sua strada, per caso o forse no, ma che comunque lo avevano fatto crescere e sorridere davvero dopo tanto tempo.

«Non credevo che sarei stato costretto a dirlo, ma… mi mancherete ragazzi», disse.

«Anche io ti mancherò?», chiese Tom.

«Ovvio che no, Kaulitz!», gridò scandalizzato. I due si guardarono negli occhi e poi scoppiarono a ridere, contagiando tutti gli altri.

Sembravano passati secoli da quando Tom e Dave si odiavano e volevano picchiarsi reciprocamente ad ogni ora del giorno e della notte, che non facevano altro che prendersi ad insulti e a colpi alle spalle. Invece adesso erano amici per la pelle, uniti dal magico legame che solo l’amicizia poteva instaurare fra le persone, quasi inseparabili.

«Ci vedremo ancora, è una promessa», disse Tom anche a nome di Bill, Georg e Gustav, che sorridevano commossi di fronte a quella scena.

«Sì, è una promessa», annuì Dave stringendogli la mano.

«Ah!», gridò Bill facendoli sussultare. «Mi stavo dimenticando!»

Bill corse alla sua borsa bianca e tirò fuori un pacchettino, che poi porse a Dave.

«Che cos’è?», chiese corrugando la fronte.

«Aprilo e vedrai da te.»

David non perse tempo: tolse la carta rossa e ciò che gli rimase in mano fu un accendino argentato, con dei disegni in rilievo che raffiguravano le stelle e la luna. Rimase senza fiato a vederlo.

«Perdi anche questo e ti ammazzo», disse Tom severo.

«Ma… ma… ma è… mio?», balbettò Dave imbarazzato.

«No, è per mio nonno, Bill l’ha incartato per divertimento, non aveva nulla di meglio da fare. Certo che è tuo!»

«Davvero?»

«Ah, smettila! È tuo e basta, non serve che ringrazi.»

«Grazie», e con uno scatto si buttò addosso a Tom e lo abbracciò.

Tom lo guardò attaccato alla sua felpa e poi guardò gli amici che ridevano sotto i baffi.

«Che qualcuno me lo tolga di dosso, per favore!», gridò esasperato. Non avrebbe ceduto, non una seconda volta. Lui non era fatto per quelle smancerie.

«Non fare il timido, Kaulitz!», lo ammonì Dave staccandosi e tornando a guardare il suo nuovo accendino.

«Io non faccio il timido», bofonchiò Tom a braccia conserte.

«Oh, nooooo», disse Georg senza farsi sentire.

«Beh… sarà meglio che vada», disse Dave.

«Ok, stammi bene eh.»

«Sì, e… grazie.»

«Di cosa?», chiese accigliato.

«Di tutto.»

Tom rimase colpito da quella frase, tanto da non capirne subito il significato, ma poi sorrise e diede una pacca sulla spalla a Dave, accompagnandolo fuori dopo che Bill, Georg e Gustav l’avevano salutato.

Dave raggiunse in fretta la sorella e le mostrò il regalo, proprio come un bambino felice a Natale. Tom sorrise con le mani nelle tasche e quando Ale lo guardò ricambiando il sorriso, mentre David ancora continuava a parlare emozionato, si scambiarono un «grazie» e un «prego» con lo sguardo.

«Sarà meglio andare», disse Joseph ai gemelli Baumann, aprendo la portiera della macchina scura.

Dave si girò verso Tom e lo salutò con la mano, sorridendo felice. Quello non era un addio, era solo un arrivederci e credeva in quella promessa, ci aveva messo il cuore, si sarebbero rivisti presto. Tom lo salutò nello stesso modo e poi le loro strade si separarono, anche se si sentivano sempre vicini grazie quel filo invisibile che li univa chiamato più comunemente amicizia.

Dave guardò ancora l’accendino e se lo mise in tasca, dove non l’avrebbe perso, con la stessa cura che avrebbe riservato ad un diamante.

Ale lo guardò con un sorriso tenero sulle labbra. A volte sembrava così bambino suo fratello, a volte così grande e forte, colui che l’aveva protetta nei loro tempi bui. Non ce l’avrebbe mai fatta senza di lui.

«Dave?»

«Uhm?»

«Sai, non abbiamo più discusso di… quello che è successo.»

«E perché ne vuoi discutere adesso?»

«Così, tanto ne abbiamo di tempo.»

«Ale noi non possiamo stare assieme. Io sono a posto così, il mio amore per te c’è, ma siamo fratelli e... non si può.»

«Prima sembravi così convinto del contrario… Come mai hai cambiato idea?»

«Perché è giusto così.»

«Quale miracolo o chi ti ha fatto cambiare idea?»

«Forse un miracolo, sì, ma nessuno mi ha fatto cambiare idea. Ho solo capito, grazie all’aiuto di qualcuno, che questo amore non potrà mai essere né giusto né sbagliato, quindi che senso ha?»

«Ma non cambierà niente fra noi, vero?»

«Non mi pare sia mai cambiato qualcosa, fra di noi», le sorrise dolce.

«Già. Ti voglio bene fratellino», lo abbracciò poggiando la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi e respirando profondamente il suo profumo.

«Ti voglio bene anch’io.»

«Non ci divideremo mai?»

«No, mai, per nulla al mondo.»

Il cellulare di Dave squillò nella tasca dei jeans e rispose ridacchiando. Era appena partito e già lo chiamava.

«Ciao Dave!»

«Ciao Bill, che c’è?»

«Volevo dirti che l’accendino te l’ha comprato Tom, solo che era troppo timido per dirlo e…»

«Io non faccio il timido!», gridò la voce fuori campo di Tom.

«Sìsì, comunque te l’ha preso lui.»

«Ma quanto è cretino quel ragazzo?», disse Dave ridendo ormai, aveva persino le lacrime agli occhi.

«Ha detto che sei un cretino», disse Bill a Tom.

«Digli che ricambio il complimento.»

«Ha detto che…»

«Ho sentito, Bill», lo fermò Dave. «Beh, poverino, se è cretino non è certo colpa sua… è caduto dal seggiolone da piccolo?»

«Ahm… probabilmente! Chiederò a mamma.»

«Smettetela voi due!»

L’amicizia era proprio una bella cosa, che donava sorrisi e lacrime, che rendeva così felici e così tristi, senza la quale un uomo si sarebbe sentito sempre incompleto. Quindi, siamo sicuri che l’amicizia non era un po’ come l’amore? O era persino più importante? Forse Dave avrebbe potuto rispondere, ma non aveva sinceramente voglia di rovinare tutta quella bellezza a causa di una domanda. Qualche dubbio non faceva mai male a nessuno, in fondo.

 

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Finitaaaaaaa!! Non ci credo.. snif. Dopo tanto duro lavoro anche questa ff stramba e direi anche unica nel suo genere per la sottoscritta, si è conclusa. Vado ad asciugarmi gli occhi dignitosamente e poi torno per i saluti XD
Ringrazio tutti quelli che hanno messo questa ff fra le preferite:

chia94th
evol
selina89
tokiohotellina95
Utopy
xoxo_valy

Ringrazio tutti quelli che hanno messo questa ff fra le seguite:

KymLYCANTHROPE
picchia
selina89
streghettathebest
Utopy

E con questo mi congedo dicendo ancora grazie a tutti per il supporto ^^ Vi voglio bene,  _Pulse_
   
 
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