Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Valery Kuroo    24/11/2020    0 recensioni
Un patto da sigillare, una rabbia da domare, dei sentimenti da riconquistare.
Porteranno un gruppo di anime ad incontrarsi.
Lui, misterioso e solitario simile ad un'ombra.
Lei, emotiva e distrutta, che vorrebbe tacere la sua sete di vendetta.
E dei Killer dai volti ignoti, che vivono per uccidere.
Il destino li farà incontrare e si ritroveranno a dover progettare per ribaltare una società che priva la LIBERTÀ.
C'è solo una regola nel gruppo:
"Non amare e non provare pietà."
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome
Capitoli:
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- POV Shadow

Era il suo primo giorno di lavoro nel negozio di antiquariato. Si alzò presto, circa per le sette, si fece una veloce colazione e si preparò mettendosi un maglione a collo alto smanicato nero, con dei pantaloni bianchi e delle normalissime vans.
Scese velocemente le scale ed entrò nel negozio dalla porta principale, un suono lo accompagnò fino a metà ingresso: doveva essere il campanello che avvisava l’entrata dei clienti.
Effettivamente il giorno prima non aveva notato quel campanello vecchio stile placcato in oro che si trovava sopra la porta.
Raggiunse il bancone ma non trovò nessuno: forse il proprietario e la bambina erano dietro la porta che conduceva ad un’altra stanza, quindi provò ad entrare e si ritrovò un vero e proprio magazzino abbastanza disordinato.
Scatoloni in fila, con oggetti diversi attorno, ed un tavolo di due metri, con sopra strumenti ed attrezzature varie per le riparazioni di oggetti e gioielli.
< Scusami per il disordine ma, ahimè, ho molta roba che non posso buttare.> Alfred spuntò da dietro degli scatoloni, con in mano l’orologio che Shadow doveva aggiustare ed una scatoletta con probabilmente gli strumenti.
Li pose sul tavolo ed aggiunse < Sei arrivato in anticipo, spero che tu abbia avuto una piacevole dormita.>
< Abbastanza, grazie.> rispose in modo secco l’altro.
L’albino appoggiò gli oggetti sul tavolo e gli fece un educato sorriso < Oggi puoi iniziare, nel mentre io devo fare delle compere quindi per metà mattinata non ci sarò al negozio. Lascio le chiavi a te e tieni sotto controllo il campanello, se arriva qualcuno vai al bancone, ok? > Shadow annuì e rimase a guardarlo ancora un attimo, per poi sedersi ed iniziare il suo lavoro.
Meno si fosse perso in chiacchiere e prima avrebbe finito il lavoro, questa era la sua filosofia.
Alfred si infastidì leggermente per quel comportamento freddo e totalmente distaccato del nuovo ragazzo, ma fece finta di nulla e lo salutò andando ad occuparsi dei suoi compiti.
Shadow quando comprese che era rimasto solo nel negozio, si rilassò e poté iniziare per davvero il suo lavoro, quell’orologio aveva bisogno di una grande pulizia oltre che la riparazione del vetro.
Si mise una mini lente da ingrandimento, all’occhio sinistro, tenuta su grazie alla mini montatura che si agganciava al suo orecchio.
-Non è molto lavoro, però è davvero assurdo come certi oggetti rimangono intatti con il tempo e basta una leggera riparazione per farli ritornare come nuovi.-
Riuscì a sostituire il vetro rotto ed a pulirlo con degli appositi acetoni e liquidi, non si rese conto del tempo che passava e tantomeno ascoltava gli stimoli che il corpo richiedeva, come la fame o la sete.
Nulla. Lui era concentrato nel suo lavoro e niente sembrava distrarlo. Finché il fastidioso campanello non suonò, e lì fu costretto a fermarsi.
-Ma chi diamine è?!-
Era poco propenso a voler smettere, ma dovette.
Si alzò andando verso il bancone e si ritrovò una ragazzetta minuta, bionda con addosso una grande felpa azzurra, che le faceva anche da vestito.
Lei rimase sorpresa nel ritrovarsi il moro e non il proprietario del negozio, infatti si guardò attorno alla sua ricerca.
< Alfred è impegnato, ci sono io ora.>
Lei si voltò verso di lui e sorrise subito in modo cordiale scusandosi < Scusami non pensavo avesse assunto un nuovo ragazzo. Comunque sono Annie, e sono venuta per ritirare le rune in pietra che avevo portato due settimane fa.>
< Rune? > domandò lui con un espressione un po’ dubbiosa. Alfred non gli aveva accennato nulla di quel ritiro e tanto meno di dove avesse messo quelle pietruzze.
-Ed ora che diamine faccio?- doveva trovarle, non aveva altra scelta.
< Di che colore sono?> chiese quindi alla biondina
< Azzurre! Con delle crepe in oro che dovrebbero essere le parti riparate dalla colla dorata.>
< Ok, le cerco subito.>
-Cazzo, è un enorme negozio, dove diamine avrà messo quelle tre pietruzze?!- iniziò a cercare nei vari cassetti del bancone e negli scaffali, ma niente.
< Ehm, ti serve una mano?> disse la ragazza notandolo in difficoltà e si sporse verso il bancone per vedere meglio dove potevano essere.
< No! Faccio io, tu stai ferma lì.> detestava quando gli altri si impicciavano  nei “suoi affari”.
La ragazza spaventata dal suo tono si nascose un po’ nella sua grande felpa e fece dei passi indietro, standosene così buona ed in silenzio.
Le ricordò come un micetto spaventato, dopo un rimprovero.
Passata una buona mezz’ora riuscì a trovarle, dentro una scatola con altre rune, di altri colori.
Erano dentro un sacchettino blu, le aprì e le prese per vedere se erano quelle giuste.
Non appena le rune caddero sulla sua mano, ebbero una reazione assurda, divennero incandescenti al tatto e si spaccarono in mille pezzettini, per poi ricadere a terra e ricomporsi, ritornando così azzurrine e non più blu/nero di quando erano incandescenti.
Il suo palmo era pieno di piccole bruciature che scomparvero poco dopo.
Quelle rune lo avevano bruciato in modo anomalo, ed aveva anche sentito un po’ di dolore.
Quello si che era strano.
Si risvegliò da quella sorta di incanto, ricordandosi della ragazza e le raccolse utilizzando un fazzoletto. Con un contatto diretto avrebbero reagito di nuovo male.
Le mise nel sacchettino e le pose sul bancone guardando la ragazza.
< Eccole, scusami per l’attesa… ma hanno avuto una reazione anomala. Però ora è tutto apposto e sono tutte riparate.>
La ragazza sembrò non comprendere, ma prese il sacchettino e lo ringraziò con un cenno del capo.
< Guarda che puoi parlare.> disse lui stizzito dal suo silenzio. Ok che l’aveva “rimproverata” in quel modo, ma non le aveva mica detto di non parlare.
< G…grazie! Scusami pensavo ti desse fastidio…>
< No. E non c’è di che, solo…posso sapere di chi sono?>
< Del mio migliore amico! È un esoterico e pratica le rune, come anche la lettura dei tarocchi. Durante una seduta, le rune esplosero al tatto di un cliente, e dovette portarle qui. La colla dorata permette ad esse di rilegarsi al momento della rottura.>
-Quindi è una cosa già accaduta…-
< Come mai si son rotte?>
< Io personalmente non saprei, ma a detta di Satoru succede quando quella persona ha un energia negativa molto potente. Le rune essendo totalmente pure ed oneste non riescono a tollerare quell’energia.>
< Ah…> si guardò la mano che poco prima era bruciata e guardò nuovamente la ragazza.
< Pura curiosità, grazie per essere venuta.>
Annie si fece un po’ dubbiosa, ma decise di non insistere ed annuì facendo un sorriso timido.
< Grazie per le rune. Buona giornata!>
Nel mentre se ne andò via anche il ragazzo la salutò con un cenno della mano.
- Come diamine è possibile che un oggetto umano possa decifrarmi e capire chi sono…cosa ho..-
Quella cosa lo stava turbando più del dovuto, si sentiva come sfidato da un semplice giocattolo di quei impuri umani, non aveva mai visto un qualcosa appartenente a loro, così potente.
Le Rune. Doveva informarsi e capire cosa fossero.
E soprattutto come diamine facessero a capire la forza dell’energia.
Accese il computer accantonando il lavoro che stava facendo, sulla schermata del pc apparve una foto come immagine di sfondo.
Alfred con in braccio con una neonata ed accanto un uomo poco più alto di lui che stringeva amorevolmente entrambi.
Era castano ed aveva una barba abbastanza folta ma ben ordinata, ed indossava un cardigan verde scuro con sotto una camicia bianca.
Alfred invece aveva i lunghi capelli sciolti ed un espressione rilassata ed allegra, sembrava tutt’altra persona, anche nel modo di vestirsi.
Portava un maglione in lana azzurrino chiaro.
La bambina tra le braccia probabilmente poteva essere la loro figlia, un flash gli venne in mente ricordandosi della ragazzina del giorno prima.
Era lei?
Assomigliava molto all’uomo della foto.
-Le Rune! - gli ricordò la mente.
Se ne stava già dimenticando, aveva la ricerca da fare.
Scrisse la parola e si ritrovò un botto di link a siti affiliati dove spiegavano cosa fossero.
Tra una ricerca qui, ed un link lì, comprese un po’ la loro nascita ed il loro utilizzo.
Tra i vari modi di lettura delle rune, fatte da piccoli legnetti con incise le loro lettere, o incise su varie pietre preziose, c’era una lettura in particolare che lo colpì.
La rivelazione del futuro, attraverso la lettura del passato e del presente, in poche parole il runico, così veniva chiamato chi le usava, estraeva tre rune che rappresentavano i tre periodi differenti.
Ed infine stava a chi era stata fatta la seduta comprendere da dentro di sé la proprie vicende future.
Letto in quel modo sembrava come un gioco di ruolo: allora perché quelle Rune avevano reagito in quel modo?
Non trovò da nessuna parte la reazione che avevano avuto quelle rune ed il discorso della ragazzina.
Quelle rune su quei siti erano descritte come oggetti innocui ed un innocua passione per chi credesse nella magia.
Si morse il labbro capendo che non avrebbe trovato nulla, ma proprio nulla.
D’altronde non poteva neanche scrivere della sua specie, se avessero qualche punto debole con le pietre o quegli oggetti, lì.
Lui non lo sapeva, d’altronde non aveva avuto niente a che fare con le rune e quelle “magie”.
Era di nuovo da punto a capo.
Perché quelle rune gli avevano lasciato una sensazione strana, quasi come se dovesse sapere il perché di quella reazione.
Non gli bastava la risposta dell’energia negativa, quello lo sapeva anche lui.
Le Rune erano capaci di lasciare un messaggio, quello lo aveva compreso, ma quale messaggio?
Quell’esplosione anomala, che poi dentro di lui lasciò una sensazione anomala, doveva significare qualcosa?
Si voltò andando a prendere un po’ d’acqua, aveva bisogno di riprendersi, ma calpestò qualcosa sotto di sé.
Spostò il piede e notò una runa, con sopra inciso una sorta di freccia stilizzata, ma con solo una sola linea a formare la punta della freccia.
La raccolse con il fazzoletto e la mise sul bancone, - Ed ora come la riporto al proprietario?-
Probabilmente se ne sarebbe accorto, e l’avrebbe ripreso, quindi era meglio metterlo da parte e non perderlo nuovamente.
Ma per curiosità cercò il significato di quella runa: “Laguz” era il suo nome.
Una runa che rappresentava le emozioni e l’interiorità, il viaggio nella profondità di sé stessi.
Beccata al contrario rappresentava la potenza incontrollabile del proprio inconscio. Oppure un emozione difficile da contenere e dominare.
Ed essa era proprio caduta al contrario.
Lui rimase un momento a guardarla e giurò su se stesso di aver visto il colore sfumato dentro la runa muoversi.
-Che diamine sta a significare?-
Il proprio istinto gli sussurrò di toccarla, e così fece.
Oltre il dolore della bruciatura, la sua mente venne piombata in una visione di un suo ricordo.
Urla laceranti, ombre e figure che correvano cercando riparo, lui piccolino che veniva trascinato da due figure.
Una donna ed un uomo: erano i suoi genitori.
L’uomo li spinse in avanti proteggendoli da una figura tutta bianca che armata da una lancia lo trafisse.
La donna, sua madre, cacciò un urlo disperato mentre lo stringeva più forte a sé. Shadow si ricordava bene ancora il male di quella mano stretta attorno al suo polso.
Il dolore della perdita di suo padre, e poco dopo della sua mamma, anch’essa uccisa da uno delle figure bianche, sacrificandosi per proteggerlo dalla loro carneficina.
Lui doveva morire con loro, e invece si salvò.
Rimanendo così solo al suo destino infame, già da così piccolo.
Quell’uragano di emozioni gli fece perdere il controllo crollando così a terra e stringendosi con forza le mani sulla testa. Come per cercare di scacciare quelle figure, quei ricordi e quel dolore.
Non riusciva a parlare, non riusciva a far uscire la propria voce, c’era solo un ringhio doloroso che gli partiva dalla gola ed usciva stretto tra i denti.
Quel verso simile ad un verso di una bestia, fece allarmare Alfred che era entrato.
Corse verso il ringhio e notò il giovane ragazzo a terra, in preda ad un attacco.
Si inginocchiò e gli stringe le spalle scrollandolo un po’
< Ehi! Shadow!> lo richiamò più volte, ma comprese subito che lui non si trovava più lì con la mente.
Lo portò vicino a sé e lo strinse in un abbraccio, cercando di sussurrargli quale parola dolce per calmarlo.
< Riprenditi…ci sono io ora qui con te. Va tutto bene…nulla ti vuole far del male.> il suo tono dolce, quasi paterno, riuscì a calmare il ragazzo che smise di dimenarsi e ringhiare.
< Pa…papà?> pronunciò il ragazzo, prima di crollare nel sonno. Era svenuto.
L’uomo spalancò gli occhi rimanendo sorpreso delle sue parole, per poi addolcire lo sguardo notando che si era addormentato.
< Cosa ti hanno fatto?...>  sussurrò accarezzandogli dolcemente la testa.
Nel negozio entrò una terza persona che richiamò la sua attenzione, Alfred alzò il braccio per farsi trovare < Sono dietro il bancone, aiutami a sollevarlo!>
Il ragazzo si sporse verso il bancone per poi annuire ed aiutare Alfred a sollevare il moro e metterlo su uno dei divanetti lì affianco.
< Cos’è successo?>
< Probabilmente ha avuto un attacco… ma sembrava più in preda alla morsa dei suoi ricordi dolorosi…>
< Un ricordo doloroso?>
< Si, o qualcosa di simile.>
Il terzo ragazzo, appena entrato nel negozio notò la runa che era rimasta sul bancone e disse
< Questa è la runa di Satoru, poco fa deve essere passata Annie per ritirarle. Si è dimenticata questa qui, però.>
< Sappiamo tutti che le rune di Satoru sono state create nel nostro mondo. Ed hanno il potere di far ritornare a galla i ricordi più nascosti e dolorosi…>
< L’avrà toccata, e la runa ha sprigionato il suo potere.>
< Il ricordo più doloroso… la carneficina della sua razza, suppongo. Visto lui è l'ultima Ombra rimasta..e non è qui per caso.>
< Cosa... papà?> il rosso non comprese cosa stesse dicendo l’altro.
< Nat, lui faceva parte delle ombre. La razza che venne rasa al suolo assieme al loro territorio.>
Il rosso rimase in silenzio dalla sorpresa, non si aspettava che qualcuno fosse sopravvissuto a quello sterminio.
 
   
 
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