Attenzione! Questa storia è una traduzione. L'originale la potete trovare al
seguente link: https://www.fanfiction.net/s/7676352/1/And-We-All-Fall-Down
Tutti gli occhi su di me
Gennaio 1999
Hogwarts ricominciò
a gennaio con il botto. Il primo semestre era passato tranquillo, quasi un
periodo di riflessione e cordoglio per coloro che erano morti durante la
battaglia finale dello scorso maggio. Il secondo, invece, si stava già
dimostrando parecchio diverso.
Tutto iniziò
al binario 9 e ¾ quando una raffica di mormorii scandalizzati iniziò a
circondare una figura alta e bionda appena mise piede in stazione.
Ovvio, tutti
sapevano che Draco Malfoy era stato rilasciato da Azkaban all’inizio di dicembre.
Grazie alla Gazzetta del Profeta, erano anche tutti a conoscenza del fatto che
sarebbe tornato ad Hogwarts per completare la sua istruzione. Faceva parte
della libertà vigilata. La McGranitt aveva insistito perché tornasse a scuola,
nonostante gli fosse stato concesso di studiare in prigione, così che non
rimanesse indietro. Qualche commento era volato a riguardo, quando la Preside
aveva menzionato la cosa durante il discorso di inizio anno. Il fatto che l’erede
dei Malfoy fosse rimasto lontano da occhi e menti di tutti, al sicuro dietro le
sbarre, significava che le speculazioni che circondavano il suo destino non
sarebbero durate a lungo.
Ora però
sarebbe tornato ad Hogwarts. Il corpo studentesco non sapeva come reagire. I più
giovani erano francamente pietrificati. I racconti riguardanti il noto Draco
Malfoy ed i suoi misfatti non ispiravano molta tranquillità sul fatto che non
avrebbe ucciso ogni primino che si fosse trovato davanti. La sua partecipazione
alla squadra di Inquisitori era diventata praticamente leggenda. Si era
divertito ad elargire le punizioni più orrende possibili e poi bisognava considerare
anche come avesse permesso ai Mangiamorte di entrare, con la conseguente morte
di Albus Silente. Aveva passato gran parte del suo settimo anno al fianco di
Voldemort. La sua frequenza scolastica era stata sporadica e non gli era mai
stato chiesto di aiutare i Carrow a terrorizzare il resto della scuola come agli
altri Serpeverde. Le malelingue dicevano che Voldemort lo stesse preparando a
diventare il suo erede. Quelli del primo anno, che vedevano il biondo Serpeverde
per la prima volta, tremavano dalla punta dei piedi quando lui li sorpassava
con il mantello svolazzante.
Sarebbe stato
impossibile per Draco non notare gli sguardi fissi ed i mormorii che lo
seguivano mentre camminava sul binario per salire sull’espresso per Hogwarts. Fece
delle smorfie a tutti quelli abbastanza coraggiosi da incontrare il suo sguardo,
anche se non erano molti. Un paio di vecchi partecipanti dell’Esercito di
Silente gli lanciarono delle occhiate trove ma lui non i fece caso. Non gli
interessava. Si lasciò cadere in un sedile di uno scompartimento vuoto,
spaventando con il suo atteggiamento iroso chiunque avesse osato entrare per
curiosità. Astoria Greengrass iniziò a salutarlo allegramente ma scappò via
appena lui iniziò a guardarla dall’alto in basso senza fare alcun tentativo per
nascondere il proprio disprezzo. Rimase seduto lì a fissare fuori dal
finestrino, osservando tutti quei felici e patetici ragazzini che scorrazzavano
in giro finché non arrivò il momento di partire.
“Ecco dove
ti eri cacciato, amico”, disse Blasie Zabini, infilandosi nello scompartimento assieme
a Pansy Parkinson.
“Che cosa
vuoi, Zabini? Il permesso per scoparti la Parkinson? Mi dicono che già lo fate”,
ringhiò Drago.
Blasie stava
per dire qualcosa quando Pansy scosse la testa. Guardò triste il biondo che,
arrabbiato, sorseggiava del Firewhiskey direttamente dalla bottiglia. Prese la
mano di Blasie e lo spinse fuori dallo scomparto.
“Lascialo
stare, Blasie. So che quando fa così diventa impossibile. Continuerà a lanciare
insulti finché uno di noi non si arrabbierà, ed è esattamente ciò che vuole”,
lo mise in guardia Pansy.
“Ecco perché
di norma gli sto distante”, mormorò Blasie alla sua ragazza.
“Per favore,
Blasie, fallo per me. Io sono tutto quello che gli rimane ed ho bisogno che mi
aiuti. Greg è andato a Durmstrang e Vincent è morto. Non che quei due idioti siano
mai riusciti a tenergli testa, comunque”.
Blasie guardò
la sua implorante strega. Riusciva sempre a toccargli il cuore e, se non fosse
stato per lei, sarebbe stato più che felice di dare a Malfoy una bella
ripassata. Draco Malfoy significava guai, il più delle volte, e quel periodo
sarebbe sicuramente stato il peggiore della sua vita.
“Ok, ok. Ma
capisci che ci farà diventare degli estranei nella nostra stessa casa. Nessun Serpeverde
vorrà avere niente a che fare con lui. Già facciamo fatica così”, disse Blasie.
Pansy annuì.
Il suo ultimo anno ad Hogwarts si stava già dimostrando abbastanza difficile
senza che dovesse aggiungerci la complicazione di Draco Malfoy. Le altre tre
case avevano messo in chiaro che, per quando li riguardava, i Serpeverde non
sarebbero più stati i benvenuti ad Hogwarts. Persino i rapporti con i Corvonero
erano tirati. I Serpeverde si facevano gli affari propri e tenevano d’occhio
quelli del primo anno, che erano stati bullizzati sin dalle prime settimane,
anche se negli ultimi tempi tendevano tutti a rimanere nei sotterranei. Raramente
se ne vedeva qualcuno andare a studiare in biblioteca. Di solito preferivano
andarci ad orari stravaganti, quando potevano trovarci solo Hermione Granger,
anche se quell’anno nemmeno lei si faceva vedere spesso dato che le era stata
data una stanza privata. La McGranitt era stata entusiasta di riaccoglierla
assieme a Potter e Weasley e ne aveva approfittato per renderla Caposcuola
assieme ad Anthony Goldstein di Corvonero.
Pansy sospirò
quando lei e Blasie si unirono a Theo Nott e Daphne Greengrass in un altro
scompartimento.
“Vedo che
avete rinunciato con Malfoy”, disse Theo.
Pansy si accigliò. “Sai, Theo,
dovresti tenere a mente che l’anno scorso eri geloso del ruolo di Draco. Hai pregato
tuo padre che di lasciasse ricevere il Marchio Nero quindi per favore, dacci un
taglio”.
Theo la
guardò minaccioso. Non aveva bisogno gli fosse ricordata la propria stupidità.
“Andiamo
ragazzi, non litigate. È già abbastanza difficile senza che iniziamo ad
arrabbiarci tra di noi”, li pregò Daphne, l’eterna pacificatrice.
“Quando Theo
imparerà a tenere la bocca chiusa”, replicò Pansy.
“Oh, ed io
che pensavo fossi follemente innamorata di Blasie. Vedo che basta il ritorno in
scena di Malfoy per farti di nuovo corrergli dietro”, disse poco carinamente
Theo.
“Occhio a
quello che dici, Theo”, lo avvertì Blasie.
“E tu sai
meglio di tutti che io e Draco non siamo sempre stati amici. È stato il mio
primo amico e gli rimarrò leale, soprattutto ora che ha bisogno di più amici
possibile”, disse acutamente Pansy.
“Vedo che ti
ha ovviamente accolta a braccia aperte, ecco perché ora sei seduta qui con me e
Daphne”, rispose Theo.
“Vaffanculo,
Theo. Sei un tale idiota”, fu tutto ciò che disse Pansy in risposta.
Draco era
ormai piuttosto malfermo sulle gambe quando l’espresso per Hogwarts raggiunse
la stazione di Hogsmeade. Era riuscito a non sbronzarsi completamente solo perché
si era costretto a portarsi in treno una sola bottiglia di Firewhiskey. Non voleva
svenire di fronte a tutti ma aveva bisogno della nebulosità che essere un po’ brillo
gli avrebbe regalato. Sbandò leggermente quando riuscì a salire in una delle
carrozze e ghignò maligno a quelli del terzo anno che stavano per salire con
lui, così da farli allontanare allarmati. Nessuno voleva condividere il mezzo
fino al castello nella completa oscurità con un potenziale assassino.
La Sala Grande
era rumorosa, luminosa e troppo chiassosa. Per fortuna Draco l’aveva previsto e
si era portato una fiaschetta di Firewhiskey in tasca. Lo avrebbe aiutato in
quel casino. Sei mesi di isolamento ad Azkaban, seguiti da un piacevole dicembre
a Malfoy Manor, non erano stati una buona preparazione all’entrata in quell’enorme
sala piena di ragazzini. Tutti si zittivano quando lui passava loro accanto ed
era irritante irritanti ma almeno ciò gli dava qualche momento di benedetto
silenzio.
Draco notò
che Pansy, ottimista, gli aveva tenuto il posto accanto a lei. Se pensava
avrebbe fatto il cordiale e si sarebbe seduto come se gli ultimi tre anni non
fossero esistiti, si sbagliava di grosso. Ignorò deliberatamente il suo sguardo
supplicante e prese posto alla fine del tavolo, di fianco ad un paio di primini
terrorizzati. Per Salazar, i nuovi Serpeverde erano patetici. Diede loro un’occhiata
trova quando si spostarono lontani, come se fosse stato contagioso. Beh,
fanculo loro, Hogwarts ed anche il Ministero per averlo fatto tornare in quell’inferno.
Il silenzio
scese di nuovo nella Sala Grande quando entrò il Trio delle Meraviglie. Draco
ghignò quando decine di occhi iniziarono a scattare tra lui ed i tre,
aspettandosi un confronto. Potter gli avrebbe fatto un favore se lo avesse
affatturato a vista. La McGranitt era andata a trovarlo durante le ultime
settimane ad Azkaban per parlargli del suo ritorno ad Hogwarts.
“Signor
Malfoy, tornerà ad Hogwarts all’inizio del nuovo semestre. Mi aspetto salga
sull’Espresso come tutti gli altri il 4 gennaio”.
Draco aveva
annuito, sapendo di non dover dare altra risposta. La McGranitt si era già
espressa sui propri pensieri nei suoi confronti, che erano stati molto
chiaramente di disprezzo. Aveva dovuto essere costretta dal Ministero persino
per concedergli di tornare.
“Ora,
potrebbe non saperlo ma molti di quelli del suo anno hanno deciso di tornare e
completare i M.A.G.O., inclusi i Signori Potter e Weasley e la Signorina
Granger. Non tollerererò alcun comportamento scorretto da parte sua nei loro
confronti. Faccia un passo falso, Signor Malfoy, e svuoterà il suo letto ancora
prima di dire Quidditch”.
Draco aveva
ribollito di rabbia ma non le avrebbe dato la soddisfazione di lasciarle
constatare quanto le sue parole lo avessero ferito. Non voleva trovarsi neanche
vicino alla sua preziosa scuola od ai suoi preziosi eroi Grifondoro. Avrebbe preferito
rimanere a casa e continuare a studiare lontano da Hogwarts.
Gli occhi di
Potter si fermarono su di lui per qualche secondo. Draco sollevò la sua
fiaschetta a mo’ di finto saluto al salvatore del mondo magico. Gli occhi di
Potter tornarono a posarsi al centro della sala, evitando di rispondere al
gesto. Probabilmente stava eseguendo l’ordine della McGranitt di non attaccare.
Fottuto idiota. Oh beh, avrebbe comunque potuto provare a far surriscaldare la
donnola. Era sempre stato quello non in grado di controllarsi. Draco avrebbe
solo dovuto pensare ad un modo subdolo per farlo incazzare. Rimase sorpreso di
non vederlo seduto di fianco alla Sanguesporco. Li aveva notati tenersi per
mano subito dopo la battaglia finale e si sarebbe aspettato che la Granger
ormai portasse un finto diamante al dito. La piccola Weasley invece sventolava
allegramente la mano sinistra sotto il naso di chiunque rimanesse fermo per un
nanosecondo, mettendo in mostra il suo scintillante anello. Quella stupida stronza
di certo non aveva mai messo prima di allora le povere e sudicie mani su
qualcosa di tanto prezioso.
Draco fece
una smorfia in direzione dei Grifondoro. Odiava trovarsi nuovamente lì. Era come
se il Ministero gli avesse letto la mente ed avesse scelto la peggiore
punizione possibile. Se non fosse stato così abile con l’Occlumanzia, ci
avrebbe scommesso Malfoy Manor che sarebbe successo. Prese un altro sorso di
Firewhiskey. Fanculo, l’alcool di certo gli avrebbe fatto passare in un soffio i
mesi seguenti e poi avrebbe potuto abbandonare quel posto per sempre.
Evitò di mangiare
qualsiasi cosa, spingendo lontano il piatto e continuando a sorseggiare dalla
fiaschetta. Pansy lo tenne d’occhio, preoccupata, per tutta la cena. Tutti i
Serpeverde camminavano sul filo del rasoio e Draco in cima a tutti. Un piccolo
errore e sarebbe stato felicemente espulso.
“Blasie, aiutami
a riportare Draco in sala comune quando abbiamo finito”, lo pregò Pansy.
Blasie si
voltò verso il biondo e lo vide sempre più ubriaco. Il fisico ed il suo
autocontrollo non lo avrebbero riportato nei sotterranei senza l’aiuto di
qualcuno. Non aveva sicuramente bisogno di quel casino all’ultimo anno ma Pansy
gli stava facendo gli occhi da cucciolo che lo facevano sempre sciogliere.
“Va bene! Tu
lo distrarrai mentre io gli metterò un braccio attorno alle spalle. Deve rimanere
in piedi. Mettiti anche del pane in tasca. Deve asciugare tutto quell’alcool”.
Pansy si
allungò verso di lui e gli diede un bacio sulle labbra. “Sei il miglior ragazzo
di sempre”. Poi rimase a guardare la tavolata per il resto della cena. Notò la
McGranitt fissare Draco. Gli occhi vispi della Preside non si perdevano nulla ed
era pronta a buttarlo fuori a calci al minimo errore. Anche Lumacorno lanciava
qualche sguardo al suo più grande problema. Pansy capiva fin troppo bene che il
vecchio Professore sperava di non essersi lasciato nuovamente convincere a
tornare come direttore di Serpeverde.
Per la
sorpresa di Pansy, però, c’erano anche due occhi dorati che osservavano Draco
dal tavolo dei Grifondoro. Hermione Granger aveva tenuto d’occhio il Giovane Malfoy
per gran parte della cena. Non riusciva a leggere la sua espressione. Per il
bene di Draco, sperava solo che la Caposcuola non volesse vendicarsi per tutti
gli anni di insulti.
La cena
finalmente volse al termine e Pansy afferrò il braccio di Draco quando lo vide
barcollare per un momento.
“Draco, devi
sapere la parola d’ordine per entrare in sala comune”, disse.
“Bene,
dammela e poi togliti dalle palle”.
Draco percepì
un altro braccio, più forte, posarsi sulle sue spalle. “Non è il modo di
parlare ad una signora, Draco”, lo rimproverò Blasie.
Draco lo
guardò trovo. “Chiami Pansy una signora?”.
Blasie lanciò
uno sguardo alla ragazza mentre guidava il biondo ubriaco fuori dalla Sala Grande
e verso i sotterranei. Aveva il sentore che avrebbe dovuto sopportare gli
insulti per tutto il resto dell’anno.
Draco ormai
era andato e non si era nemmeno reso conto di essere tornato al dormitorio.
Blasie lo spinse sul letto, gli mise un pezzo di mane in mano e fuggì più in
fretta che poté. I costanti commenti crudeli contro Pansy per l’intero tragitto
avevano messo a dura prova il suo autocontrollo, ma lei si sarebbe arrabbiata
se gli avesse fatto un occhio nero.
“Pansy, quel
ragazzo mi farà uscire dai gangheri”, si lamentò Blasie quando raggiunse la
sala comune.
“Ha solo
bisogno di tempo per riaggiustare le cose, Blasie, e gli serve il nostro aiuto”,
replicò Pansy.
“Perché, tra
tutti, doveva avere te come migliore amica?”, chiese Blasie.
Pansy non si
diede la pena di rispondere. Sapeva di chiedere molto a Blasie, dato che Draco
al momento era parecchio fuori di testa.
“Hai notato
qualcosa di strano nella Granger?”, chiese al ragazzo.
“No, ma non
posso dire di passare molto tempo a guardare i Grifondoro, figuriamoci il Trio
delle Meraviglie”.
“Ha notato
Draco”, replicò Pansy.
Blasie
scrollò le spalle. “Che c’è di strano? Oggi tutti hanno notato Draco”.
“No, intendo
che lo ha davvero notato. Continuava a fissarlo e non riesco a capire le sue
intenzioni”, disse Pansy, frustrata.
Blasie
sapeva fosse una cosa seria. Pansy riusciva a capire praticamente chiunque. Aveva
un radar naturale per carpire lo stato d’animo delle persone. “Non significa
necessariamente qualcosa di brutto, Pans”, disse lui, cercando di confortarla.
“No, ma se
fossi Hermione Granger cercherei vendetta. Le abbiamo reso la vita un inferno e
adesso è Caposcuola. Potrebbe farlo espellere facilmente. È la pupilla della
McGranitt ed in posizione di potere. Per quanto Draco non ci creda, ha bisogno
della normalità della scuola, anche se tutti lo guardano pietrificati”.
“La terremo
d’occhio e non le daremo nessuna scusa per liberarsi di lui”, le promise Blasie
prendendola tra le braccia.
Ottimo,
quell’anno stava andando sempre meglio, pensarono entrambi.