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Autore: Rumaan    25/11/2020    0 recensioni
Il secondo semestre dell’ottavo anno ad Hogwarts inizia col botto grazie al ritorno di Draco Malfoy, appena rilasciato da Azkaban. Qualcosa però non va in lui e la Caposcuola Hermione Granger non riuscirà ad evitare di rimanerne invischiata.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Cap 1

Attenzione! Questa storia è una traduzione. L'originale la potete trovare al seguente link: https://www.fanfiction.net/s/7676352/1/And-We-All-Fall-Down


Tutti gli occhi su di me

Gennaio 1999

Hogwarts ricominciò a gennaio con il botto. Il primo semestre era passato tranquillo, quasi un periodo di riflessione e cordoglio per coloro che erano morti durante la battaglia finale dello scorso maggio. Il secondo, invece, si stava già dimostrando parecchio diverso.

Tutto iniziò al binario 9 e ¾ quando una raffica di mormorii scandalizzati iniziò a circondare una figura alta e bionda appena mise piede in stazione.

Ovvio, tutti sapevano che Draco Malfoy era stato rilasciato da Azkaban all’inizio di dicembre. Grazie alla Gazzetta del Profeta, erano anche tutti a conoscenza del fatto che sarebbe tornato ad Hogwarts per completare la sua istruzione. Faceva parte della libertà vigilata. La McGranitt aveva insistito perché tornasse a scuola, nonostante gli fosse stato concesso di studiare in prigione, così che non rimanesse indietro. Qualche commento era volato a riguardo, quando la Preside aveva menzionato la cosa durante il discorso di inizio anno. Il fatto che l’erede dei Malfoy fosse rimasto lontano da occhi e menti di tutti, al sicuro dietro le sbarre, significava che le speculazioni che circondavano il suo destino non sarebbero durate a lungo.

Ora però sarebbe tornato ad Hogwarts. Il corpo studentesco non sapeva come reagire. I più giovani erano francamente pietrificati. I racconti riguardanti il noto Draco Malfoy ed i suoi misfatti non ispiravano molta tranquillità sul fatto che non avrebbe ucciso ogni primino che si fosse trovato davanti. La sua partecipazione alla squadra di Inquisitori era diventata praticamente leggenda. Si era divertito ad elargire le punizioni più orrende possibili e poi bisognava considerare anche come avesse permesso ai Mangiamorte di entrare, con la conseguente morte di Albus Silente. Aveva passato gran parte del suo settimo anno al fianco di Voldemort. La sua frequenza scolastica era stata sporadica e non gli era mai stato chiesto di aiutare i Carrow a terrorizzare il resto della scuola come agli altri Serpeverde. Le malelingue dicevano che Voldemort lo stesse preparando a diventare il suo erede. Quelli del primo anno, che vedevano il biondo Serpeverde per la prima volta, tremavano dalla punta dei piedi quando lui li sorpassava con il mantello svolazzante.

Sarebbe stato impossibile per Draco non notare gli sguardi fissi ed i mormorii che lo seguivano mentre camminava sul binario per salire sull’espresso per Hogwarts. Fece delle smorfie a tutti quelli abbastanza coraggiosi da incontrare il suo sguardo, anche se non erano molti. Un paio di vecchi partecipanti dell’Esercito di Silente gli lanciarono delle occhiate trove ma lui non i fece caso. Non gli interessava. Si lasciò cadere in un sedile di uno scompartimento vuoto, spaventando con il suo atteggiamento iroso chiunque avesse osato entrare per curiosità. Astoria Greengrass iniziò a salutarlo allegramente ma scappò via appena lui iniziò a guardarla dall’alto in basso senza fare alcun tentativo per nascondere il proprio disprezzo. Rimase seduto lì a fissare fuori dal finestrino, osservando tutti quei felici e patetici ragazzini che scorrazzavano in giro finché non arrivò il momento di partire.

“Ecco dove ti eri cacciato, amico”, disse Blasie Zabini, infilandosi nello scompartimento assieme a Pansy Parkinson.

“Che cosa vuoi, Zabini? Il permesso per scoparti la Parkinson? Mi dicono che già lo fate”, ringhiò Drago.

Blasie stava per dire qualcosa quando Pansy scosse la testa. Guardò triste il biondo che, arrabbiato, sorseggiava del Firewhiskey direttamente dalla bottiglia. Prese la mano di Blasie e lo spinse fuori dallo scomparto.

“Lascialo stare, Blasie. So che quando fa così diventa impossibile. Continuerà a lanciare insulti finché uno di noi non si arrabbierà, ed è esattamente ciò che vuole”, lo mise in guardia Pansy.

“Ecco perché di norma gli sto distante”, mormorò Blasie alla sua ragazza.

“Per favore, Blasie, fallo per me. Io sono tutto quello che gli rimane ed ho bisogno che mi aiuti. Greg è andato a Durmstrang e Vincent è morto. Non che quei due idioti siano mai riusciti a tenergli testa, comunque”.

Blasie guardò la sua implorante strega. Riusciva sempre a toccargli il cuore e, se non fosse stato per lei, sarebbe stato più che felice di dare a Malfoy una bella ripassata. Draco Malfoy significava guai, il più delle volte, e quel periodo sarebbe sicuramente stato il peggiore della sua vita.

“Ok, ok. Ma capisci che ci farà diventare degli estranei nella nostra stessa casa. Nessun Serpeverde vorrà avere niente a che fare con lui. Già facciamo fatica così”, disse Blasie.

Pansy annuì. Il suo ultimo anno ad Hogwarts si stava già dimostrando abbastanza difficile senza che dovesse aggiungerci la complicazione di Draco Malfoy. Le altre tre case avevano messo in chiaro che, per quando li riguardava, i Serpeverde non sarebbero più stati i benvenuti ad Hogwarts. Persino i rapporti con i Corvonero erano tirati. I Serpeverde si facevano gli affari propri e tenevano d’occhio quelli del primo anno, che erano stati bullizzati sin dalle prime settimane, anche se negli ultimi tempi tendevano tutti a rimanere nei sotterranei. Raramente se ne vedeva qualcuno andare a studiare in biblioteca. Di solito preferivano andarci ad orari stravaganti, quando potevano trovarci solo Hermione Granger, anche se quell’anno nemmeno lei si faceva vedere spesso dato che le era stata data una stanza privata. La McGranitt era stata entusiasta di riaccoglierla assieme a Potter e Weasley e ne aveva approfittato per renderla Caposcuola assieme ad Anthony Goldstein di Corvonero.

Pansy sospirò quando lei e Blasie si unirono a Theo Nott e Daphne Greengrass in un altro scompartimento.

“Vedo che avete rinunciato con Malfoy”, disse Theo.

Pansy si accigliò. “Sai, Theo, dovresti tenere a mente che l’anno scorso eri geloso del ruolo di Draco. Hai pregato tuo padre che di lasciasse ricevere il Marchio Nero quindi per favore, dacci un taglio”.

Theo la guardò minaccioso. Non aveva bisogno gli fosse ricordata la propria stupidità.

“Andiamo ragazzi, non litigate. È già abbastanza difficile senza che iniziamo ad arrabbiarci tra di noi”, li pregò Daphne, l’eterna pacificatrice.

“Quando Theo imparerà a tenere la bocca chiusa”, replicò Pansy.

“Oh, ed io che pensavo fossi follemente innamorata di Blasie. Vedo che basta il ritorno in scena di Malfoy per farti di nuovo corrergli dietro”, disse poco carinamente Theo.

“Occhio a quello che dici, Theo”, lo avvertì Blasie.

“E tu sai meglio di tutti che io e Draco non siamo sempre stati amici. È stato il mio primo amico e gli rimarrò leale, soprattutto ora che ha bisogno di più amici possibile”, disse acutamente Pansy.

“Vedo che ti ha ovviamente accolta a braccia aperte, ecco perché ora sei seduta qui con me e Daphne”, rispose Theo.

“Vaffanculo, Theo. Sei un tale idiota”, fu tutto ciò che disse Pansy in risposta.


Draco era ormai piuttosto malfermo sulle gambe quando l’espresso per Hogwarts raggiunse la stazione di Hogsmeade. Era riuscito a non sbronzarsi completamente solo perché si era costretto a portarsi in treno una sola bottiglia di Firewhiskey. Non voleva svenire di fronte a tutti ma aveva bisogno della nebulosità che essere un po’ brillo gli avrebbe regalato. Sbandò leggermente quando riuscì a salire in una delle carrozze e ghignò maligno a quelli del terzo anno che stavano per salire con lui, così da farli allontanare allarmati. Nessuno voleva condividere il mezzo fino al castello nella completa oscurità con un potenziale assassino.

La Sala Grande era rumorosa, luminosa e troppo chiassosa. Per fortuna Draco l’aveva previsto e si era portato una fiaschetta di Firewhiskey in tasca. Lo avrebbe aiutato in quel casino. Sei mesi di isolamento ad Azkaban, seguiti da un piacevole dicembre a Malfoy Manor, non erano stati una buona preparazione all’entrata in quell’enorme sala piena di ragazzini. Tutti si zittivano quando lui passava loro accanto ed era irritante irritanti ma almeno ciò gli dava qualche momento di benedetto silenzio.

Draco notò che Pansy, ottimista, gli aveva tenuto il posto accanto a lei. Se pensava avrebbe fatto il cordiale e si sarebbe seduto come se gli ultimi tre anni non fossero esistiti, si sbagliava di grosso. Ignorò deliberatamente il suo sguardo supplicante e prese posto alla fine del tavolo, di fianco ad un paio di primini terrorizzati. Per Salazar, i nuovi Serpeverde erano patetici. Diede loro un’occhiata trova quando si spostarono lontani, come se fosse stato contagioso. Beh, fanculo loro, Hogwarts ed anche il Ministero per averlo fatto tornare in quell’inferno.

Il silenzio scese di nuovo nella Sala Grande quando entrò il Trio delle Meraviglie. Draco ghignò quando decine di occhi iniziarono a scattare tra lui ed i tre, aspettandosi un confronto. Potter gli avrebbe fatto un favore se lo avesse affatturato a vista. La McGranitt era andata a trovarlo durante le ultime settimane ad Azkaban per parlargli del suo ritorno ad Hogwarts.

“Signor Malfoy, tornerà ad Hogwarts all’inizio del nuovo semestre. Mi aspetto salga sull’Espresso come tutti gli altri il 4 gennaio”.

Draco aveva annuito, sapendo di non dover dare altra risposta. La McGranitt si era già espressa sui propri pensieri nei suoi confronti, che erano stati molto chiaramente di disprezzo. Aveva dovuto essere costretta dal Ministero persino per concedergli di tornare.

“Ora, potrebbe non saperlo ma molti di quelli del suo anno hanno deciso di tornare e completare i M.A.G.O., inclusi i Signori Potter e Weasley e la Signorina Granger. Non tollerererò alcun comportamento scorretto da parte sua nei loro confronti. Faccia un passo falso, Signor Malfoy, e svuoterà il suo letto ancora prima di dire Quidditch”.

Draco aveva ribollito di rabbia ma non le avrebbe dato la soddisfazione di lasciarle constatare quanto le sue parole lo avessero ferito. Non voleva trovarsi neanche vicino alla sua preziosa scuola od ai suoi preziosi eroi Grifondoro. Avrebbe preferito rimanere a casa e continuare a studiare lontano da Hogwarts.

Gli occhi di Potter si fermarono su di lui per qualche secondo. Draco sollevò la sua fiaschetta a mo’ di finto saluto al salvatore del mondo magico. Gli occhi di Potter tornarono a posarsi al centro della sala, evitando di rispondere al gesto. Probabilmente stava eseguendo l’ordine della McGranitt di non attaccare. Fottuto idiota. Oh beh, avrebbe comunque potuto provare a far surriscaldare la donnola. Era sempre stato quello non in grado di controllarsi. Draco avrebbe solo dovuto pensare ad un modo subdolo per farlo incazzare. Rimase sorpreso di non vederlo seduto di fianco alla Sanguesporco. Li aveva notati tenersi per mano subito dopo la battaglia finale e si sarebbe aspettato che la Granger ormai portasse un finto diamante al dito. La piccola Weasley invece sventolava allegramente la mano sinistra sotto il naso di chiunque rimanesse fermo per un nanosecondo, mettendo in mostra il suo scintillante anello. Quella stupida stronza di certo non aveva mai messo prima di allora le povere e sudicie mani su qualcosa di tanto prezioso.

Draco fece una smorfia in direzione dei Grifondoro. Odiava trovarsi nuovamente lì. Era come se il Ministero gli avesse letto la mente ed avesse scelto la peggiore punizione possibile. Se non fosse stato così abile con l’Occlumanzia, ci avrebbe scommesso Malfoy Manor che sarebbe successo. Prese un altro sorso di Firewhiskey. Fanculo, l’alcool di certo gli avrebbe fatto passare in un soffio i mesi seguenti e poi avrebbe potuto abbandonare quel posto per sempre.

Evitò di mangiare qualsiasi cosa, spingendo lontano il piatto e continuando a sorseggiare dalla fiaschetta. Pansy lo tenne d’occhio, preoccupata, per tutta la cena. Tutti i Serpeverde camminavano sul filo del rasoio e Draco in cima a tutti. Un piccolo errore e sarebbe stato felicemente espulso.


“Blasie, aiutami a riportare Draco in sala comune quando abbiamo finito”, lo pregò Pansy.

Blasie si voltò verso il biondo e lo vide sempre più ubriaco. Il fisico ed il suo autocontrollo non lo avrebbero riportato nei sotterranei senza l’aiuto di qualcuno. Non aveva sicuramente bisogno di quel casino all’ultimo anno ma Pansy gli stava facendo gli occhi da cucciolo che lo facevano sempre sciogliere.

“Va bene! Tu lo distrarrai mentre io gli metterò un braccio attorno alle spalle. Deve rimanere in piedi. Mettiti anche del pane in tasca. Deve asciugare tutto quell’alcool”.

Pansy si allungò verso di lui e gli diede un bacio sulle labbra. “Sei il miglior ragazzo di sempre”. Poi rimase a guardare la tavolata per il resto della cena. Notò la McGranitt fissare Draco. Gli occhi vispi della Preside non si perdevano nulla ed era pronta a buttarlo fuori a calci al minimo errore. Anche Lumacorno lanciava qualche sguardo al suo più grande problema. Pansy capiva fin troppo bene che il vecchio Professore sperava di non essersi lasciato nuovamente convincere a tornare come direttore di Serpeverde.

Per la sorpresa di Pansy, però, c’erano anche due occhi dorati che osservavano Draco dal tavolo dei Grifondoro. Hermione Granger aveva tenuto d’occhio il Giovane Malfoy per gran parte della cena. Non riusciva a leggere la sua espressione. Per il bene di Draco, sperava solo che la Caposcuola non volesse vendicarsi per tutti gli anni di insulti.

La cena finalmente volse al termine e Pansy afferrò il braccio di Draco quando lo vide barcollare per un momento.

“Draco, devi sapere la parola d’ordine per entrare in sala comune”, disse.

“Bene, dammela e poi togliti dalle palle”.

Draco percepì un altro braccio, più forte, posarsi sulle sue spalle. “Non è il modo di parlare ad una signora, Draco”, lo rimproverò Blasie.

Draco lo guardò trovo. “Chiami Pansy una signora?”.

Blasie lanciò uno sguardo alla ragazza mentre guidava il biondo ubriaco fuori dalla Sala Grande e verso i sotterranei. Aveva il sentore che avrebbe dovuto sopportare gli insulti per tutto il resto dell’anno.

Draco ormai era andato e non si era nemmeno reso conto di essere tornato al dormitorio. Blasie lo spinse sul letto, gli mise un pezzo di mane in mano e fuggì più in fretta che poté. I costanti commenti crudeli contro Pansy per l’intero tragitto avevano messo a dura prova il suo autocontrollo, ma lei si sarebbe arrabbiata se gli avesse fatto un occhio nero.

“Pansy, quel ragazzo mi farà uscire dai gangheri”, si lamentò Blasie quando raggiunse la sala comune.

“Ha solo bisogno di tempo per riaggiustare le cose, Blasie, e gli serve il nostro aiuto”, replicò Pansy.

“Perché, tra tutti, doveva avere te come migliore amica?”, chiese Blasie.

Pansy non si diede la pena di rispondere. Sapeva di chiedere molto a Blasie, dato che Draco al momento era parecchio fuori di testa.

“Hai notato qualcosa di strano nella Granger?”, chiese al ragazzo.

“No, ma non posso dire di passare molto tempo a guardare i Grifondoro, figuriamoci il Trio delle Meraviglie”.

“Ha notato Draco”, replicò Pansy.

Blasie scrollò le spalle. “Che c’è di strano? Oggi tutti hanno notato Draco”.

“No, intendo che lo ha davvero notato. Continuava a fissarlo e non riesco a capire le sue intenzioni”, disse Pansy, frustrata.

Blasie sapeva fosse una cosa seria. Pansy riusciva a capire praticamente chiunque. Aveva un radar naturale per carpire lo stato d’animo delle persone. “Non significa necessariamente qualcosa di brutto, Pans”, disse lui, cercando di confortarla.

“No, ma se fossi Hermione Granger cercherei vendetta. Le abbiamo reso la vita un inferno e adesso è Caposcuola. Potrebbe farlo espellere facilmente. È la pupilla della McGranitt ed in posizione di potere. Per quanto Draco non ci creda, ha bisogno della normalità della scuola, anche se tutti lo guardano pietrificati”.

“La terremo d’occhio e non le daremo nessuna scusa per liberarsi di lui”, le promise Blasie prendendola tra le braccia.

Ottimo, quell’anno stava andando sempre meglio, pensarono entrambi.

 

  
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