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Autore: Kimly    26/11/2020    1 recensioni
La Seconda Guerra Magica è finita: i vincitori festeggiano, i vinti si ritirano per leccarsi le ferite.
Poi ci sono loro, i ragazzi di Serpeverde. Sempre in bilico fra il bene e il male, fra la luce e le tenebre.
Per Daphne e Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Pansy Parkinson, Theodore Nott e Draco Malfoy è tempo di ricominciare, tempo di riprendere in mano le proprie vite e dimostrare di essere diversi dalle loro famiglie.
A qualunque costo.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Blaise/Pansy, Blaise/Theodore, Draco/Astoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 2 ~ Giugno 1998



La mattina dopo, Lucinda ed Erebus Greengrass si scambiarono un’occhiata eloquente a colazione e il padre si schiarì la gola per prendere parola.
«Dobbiamo parlarvi» disse e le figlie, ubbidienti, posarono immediatamente le posate sul tavolo, in attesa.
«Ieri sera vostro padre non è stato del tutto onesto con voi» disse Lucinda, guardando prima Daphne e poi Astoria. «Dal Ministero sono arrivate nuove direttive».
Astoria cercò lo sguardo della sorella, ma non lo trovò.
«Anche vostra madre dovrà essere processata» continuò Erebus, mentre Fanon serviva le uova a tutta la famiglia. «E anche voi».
«Di cosa siamo accusate esattamente?» chiese Daphne, facendo poi una risata di scherno. «Credono davvero che due ragazzine fossero il braccio destro e quello sinistro del Signore Oscuro?»
«Tecnicamente, Daphne, tu per la società non sei più una ragazzina» spiegò la madre, stupendosi un poco di vederla reagire così. La figlia maggiore era sempre così posata e imperturbabile. «Hai smesso di esserlo quando hai compiuto diciassette anni».
«D’accordo, bene, allora io mi presenterò al Ministero se devo, ma Astoria è minorenne» insistette Daphne, con sicurezza. «Non avrebbe potuto recare alcun danno neanche volendolo. L’avrebbero scoperto, perché indossa ancora la Traccia».
«Vedi» sospirò il padre, cercando di calmare la figlia. «Ad Hogwarts la Traccia non conta».
Daphne aggrottò la fronte e poi si voltò verso la madre, che era rimasta in silenzio.
«Mi state dicendo che credono che Astoria abbia fatto cosa, esattamente? Aiutato i Carrow a torturare gli studenti della scuola?»
«Non hanno usato proprio quelle parole, ma il concetto è quello» replicò Erebus, facendo cenno a Fanon di lasciarli soli.
«E lo credono perché Astoria è una Greengrass o perché è Serpeverde?»
«Non lo so».
«È veramente ingiusto» pigolò Astoria. «Io non ho mai fatto nulla di male».
«Questo lo sappiamo» disse la madre, piegando le labbra in segno di disappunto. «Ma il nome di questa famiglia ha un peso, così come ce l’hanno quelli delle famiglie che frequentate».
«Parli di Draco, mamma?» domandò Astoria, di colpo agitata. «È successo qualcosa?»
«Draco Malfoy ha la tua età, Daphne, ma era comunque un Mangiamorte». 
«Ti sbagli, papà» disse Astoria, infervorandosi «Lui non è mai stato un Mangiamorte».
«Aveva il Marchio Nero» commentò la madre, appoggiando il marito.
«Lo hanno obbligato a farlo! La sua famiglia era stata minacciata».
«Per favore, Astoria, conosciamo i Malfoy da prima che tu nascessi» continuò Lucinda, con un sorriso beffardo «Non facciamoli passare per le vittime della situazione. Sapevano bene quale fosse la posta in gioco».
«Magari credevano in alcuni ideali e poi hanno cambiato opinione».
«E quando avrebbero cambiato opinione? Quando hanno capito che avrebbero perso?»
«Mi pare che questa famiglia abbia fatto lo stesso!» sbottò Astoria, incapace di trattenersi.
Lucinda piegò la testa da un lato per osservare attentamente la figlia più piccola. Tutti dicevano che le assomigliava tantissimo, ma Astoria stava via via diventando sempre più lontano da tutto ciò che Lucinda rappresentava.
«Sei una ragazzina. Certe cose non puoi capirle» le disse con un tono duro che mortificò la figlia. «Hai mangiato abbastanza. Ora puoi tornare nella tua stanza».
Astoria si morse le labbra, desiderosa di continuare, ma un’occhiata del padre la fece desistere. Si congedò con educazione e se ne andò.
«Erebus, continua pure».
«Draco Malfoy verrà processato come ogni altro Mangiamorte» disse l’uomo, rivolto più che altro a Daphne. «In quanto maggiorenne, non godrà di nessuno sconto».
«E Astoria ed io cosa c’entriamo? Non abbiamo il Marchio Nero».
«Voi, o, per meglio dire, tu sei un’amica stretta del giovane Malfoy» spiegò brevemente il padre. «Chiunque può testimoniare che è così. Al Ministero pensano che il coinvolgimento del giovane Malfoy negli affari del Signore Oscuro…»
«Sia sinonimo del coinvolgimento dei suoi amici?» concluse Daphne, stupita. «Un ragionamento davvero intelligente. Non dovrebbero assumere personale competente al Ministero?»
«Cercano di scovare più maghi oscuri possibili» disse il padre, provando a farla ragionare. «È stato così anche dopo la Prima Guerra Magica».
«Devono infondere sicurezza e il nuovo Ministro deve far vedere che sta facendo il suo lavoro, senza tralasciare alcun dettaglio» concluse la madre.
Daphne si sistemò meglio il cerchietto sulla testa e tornò a parlare in modo neutro, come se quell’argomento non la riguardasse più.
«Chi altro dei miei amici verrà processato?»
Il padre tirò fuori una lettera dalla tasca dei pantaloni.
«Mi è arrivato l’elenco stamattina, ma non l’ho ancora aperto». Guardò la moglie e rispose alla muta domanda «Ho ancora degli informatori al Ministero».
«Leggilo» disse Daphne e il padre aprì la lettera
«Bulstrode Millicent, Carrow Flora, Carrow Hestia, Davis Tracey, Greengrass Astoria, Greengrass Daphne, Goyle Gregory, Nott Theodore, Parkinson Pansy e Zabini Blaise».
«Le gemelle Carrow hanno l’età di Astoria» disse Daphne, incredula. «Stanno processando dei minori solo perché sono parenti di Mangiamorte o sedicenti tali. È assurdo».
«Sì, hanno usato la scusa di Draco Malfoy per chiedere udienza a praticamente tutti i figli di famiglie importanti» disse il padre, ripiegando il foglio e posandolo accanto al suo piatto. «Non credo che fossero tutti suoi amici».
«Gli unici che gli stavano sempre dietro erano Tiger e Goyle» disse Daphne, abbassando lo sguardo. «Alcuni di noi erano suoi amici, sì, ma non stavamo sempre insieme. Anzi, negli ultimi due anni Draco è stato sempre più distante».
«Vincent Tiger è morto, Gregory Goyle sarà processato e lui e suo padre rischiano Azkaban» elencò Erebus, scuotendo la testa. «Quel ragazzo non se la starà passando affatto bene».
«La sua famiglia se l’è cercata, Erebus» commentò Lucinda, alzandosi da tavola, lo stomaco improvvisamente chiuso. «Pensiamo ai nostri problemi, invece. Dobbiamo riflettere su una strategia e fare in modo che le ragazze vengano prosciolte da ogni accusa».
«Non ce n’è bisogno, non abbiamo fatto nulla di male».
«Faranno domande su domande» proseguì la madre, senza prestare attenzione a Daphne. «Scaveranno a fondo, cercando di estrapolare qualsiasi informazione per affossare questa famiglia e farci arrestare. Useranno la Legilimanzia?».
«Le ragazze sono delle eccellenti Occlumanti, non avranno problemi».
«Ma Astoria…»
«Non credo che si accaniranno su di lei» la interruppe Erebus. «Con la sua cartella clinica, poi. Potrebbero essere denunciati e il Ministro non rischierebbe cattiva pubblicità all’inizio del mandato».
«Potrei alzarmi da tavola?» domandò all’improvviso Daphne. Non avrebbe dovuto chiederlo: secondo le regole della casa, erano i genitori a dover decidere quando congedarla.
In altre circostanze, la madre l’avrebbe rimproverata per dieci minuti, ma in quel momento le lanciò l’occhiata che di solito riservava ad Astoria e la scacciò con un gesto della mano, senza dire nulla.
Daphne ringraziò e si allontanò dalla sala da pranzo, diretta verso la sua stanza. Salì le eleganti scale bianche per due piani, poi fissò la prima porta a sinistra – la stanza di Astoria – prima di decidere di non andare a disturbarla.
Entrò nella sua stanza, la porta a destra, e quando fu al riparo da occhi indiscreti si lasciò scivolare sulla superficie di legno.
Da quando era stata vinta la guerra, la sua vita era diventata un vero inferno. Chissà come si sentivano i vincitori: felici, spensierati, con davanti un roseo futuro.
Loro, invece, gli sconfitti, avrebbero dovuto raccogliere i pezzi nel vano tentativo di ricostruirsi una vita quantomeno decente.
Eppure, Daphne aveva sempre avuto grandi sogni. Aveva desiderato lavorare al Ministero della Magia da quando suo padre l’aveva fatta entrare nell’edificio per la prima volta, a sei anni.
Poi si era informata e, dopo anni di ricerche, aveva preso in considerazione l’idea di entrare nell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Aveva tutti i G.U.F.O e i M.A.G.O necessari per potersi iscrivere, ma avrebbero controllato la sua fedina penale, che, dopo la scoperta di quella mattina, non sarebbe stata esattamente immacolata: un processo da affrontare e la sua famiglia agli arresti domiciliari. Senza contare che, come Greengrass, avrebbe dovuto ripulire il suo nome di una fama che non le apparteneva.
Richiuse per il momento il suo sogno in un cassetto e si alzò da terra. La sua stanza era molto grande, con un letto matrimoniale a baldacchino al centro e un armadio a specchio che occupava un’intera parete. Il bianco e il lilla erano i colori predominanti, ma i colori dei Serpeverde spuntavano qua e là: nello stendardo appeso allo specchio del mobile da trucco, nei cerchietti perfettamente ordinati di diverse tonalità di verde e nelle foto dei suoi amici, appese nella bacheca vicino al letto.
Si avvicinò per dare un’occhiata alle immagini in movimento, alcune erano molto vecchie, ma certe particolarità non erano cambiate nel tempo: Pansy era ancora la più piccolina, con i suoi capelli perfettamente dritti e lucidi; Blaise era ancora quello più maturo, con i suoi occhi profondi che sembravano analizzare ogni cosa e lei, Daphne, era ancora quella figura algida e quasi eterea, ma con un sorriso che solo i suoi amici riuscivano a tirarle fuori.
Daphne staccò una delle foto più recenti. Erano al quinto anno, l’ultimo anno in cui Draco era stato veramente se stesso. Prima del Marchio Nero, prima di allontanarsi sempre di più da loro.
Il ragazzo era al centro, come sempre, con i suoi capelli chiarissimi che contrastavano il caschetto nero di Pansy e la carnagione scura di Blaise che erano alla sua destra.
Alla sua sinistra c’erano Tiger e Goyle, che ridevano fra di loro.
Daphne non era mai stata veramente amica di quei due ragazzi, ma vederli così felici, in un breve momento di quotidianità, le fece male. I Tiger e Goyle di quella foto non sapevano ancora che tutto sarebbe cambiato di lì a due anni.
Daphne si concentrò sul volto di Tiger, pieno di vita, ma poi spostò velocemente lo sguardo, preferendo non pensarci.
Nella foto, lei era quella più distanziata dagli altri, seduta a terra, che si spostava un ciuffo di capelli che il vento le aveva spostato sugli occhi. 
Ed eccolo lì, Theodore Nott.
Era seduto accanto a lei, concentrato a strappare fili d’erba, mentre le diceva qualcosa che l’aveva fatta sorridere.
Il vento soffiava sui suoi capelli biondi e Daphne vide la piccola cicatrice che tagliava il labbro del ragazzo quasi risplendere in quell’immagine.
Meno di due settimane dopo da quando quella foto era stata scattata, quella stessa cicatrice le aveva aperto gli occhi sui suoi sentimenti per Theodore.
Erano sempre stati così simili, loro due. Meno coinvolti nella cerchia di Draco, più solitari e tranquilli. 
Daphne era diventata amica di Draco grazie a Pansy, che aveva preso una cotta per lui fin dal loro terzo anno. 
Theodore, nonostante condividesse il dormitorio con il giovane Malfoy, non si era mai fatto trascinare troppo da lui e dalle sue bravate.
Daphne l’aveva sempre ammirato per il suo carattere: era stato un vero Serpeverde, ma così lontano dalla Magia Oscura o dalla possibilità di farsi plagiare dai genitori.
Lei e Theodore erano stati insieme per pochi mesi e si erano lasciati all’inizio del sesto anno, quando le loro idee avevano iniziato ad essere troppo discordanti fra di loro. E il cambiamento di Draco aveva peggiorato la situazione, fra i pianti isterici di Pansy che non riusciva a capirlo, e le battutine di Blaise che fomentavano gli equilibri già abbastanza delicati.
«Daphne, posso entrare?»
La voce di sua sorella la fece tornare alla realtà. Rimise a posto la foto e si avvicinò alla porta della stanza per aprirla.
«Entra pure» disse Daphne. Chiuse poi la porta e la insonorizzò, come era abituata a fare da quando aveva tredici anni e Astoria undici.
Sua sorella le aveva confidato un sacco di segreti fra quelle quattro mura e Daphne aveva fatto in modo che sua madre non ne venisse a conoscenza.
«Vuoi dirmi qualcosa?»
«Papà mi ha dato l’elenco dei ragazzi che verranno processati» disse Astoria, facendole vedere la lettera che il padre aveva letto a colazione. «Ci siamo proprio tutti».
«Già». Daphne la guardò. «A parte Draco».
«Perché lui è considerato un vero Mangiamorte. Il suo processo sarà diverso dal nostro».
«Credo che dovremmo vederci con gli altri e discutere della cosa».
«Ma mamma e papà…»
«Hanno già i loro problemi e noi siamo praticamente adulte».
«Tu sei un’adulta» specificò Astoria, sedendosi sul baule di fronte al letto della sorella. «Io sono considerata ancora una ragazzina».
«Tra un paio di mesi avrai sedici anni, la stessa età che aveva la mamma quando si è fidanzata ufficialmente con papà» continuò Daphne.
«Vuoi richiamare proprio tutti?»
Astoria conosceva fin troppo bene la sorella e Daphne sapeva che quel “tutti” nascondeva un significato ben più profondo.
«Direi Draco, Pansy, Blaise e magari Goyle. Il mio gruppo di amici, insomma. Che rapporti avevi con le gemelle Carrow?»
«Condividevamo il dormitorio, quindi ogni tanto parlavamo, ma nulla di più» chiarì Astoria, che era sempre stata una ragazza timida e con pochi amici. «Non chiamiamo Tracey Davis e Millicent Bulstrode?»
«Non siamo mai state amiche» disse Daphne, senza trasporto. «Sai che Tracey non sopportava Pansy e per riflesso mal tollerava me. Non credo che accetterebbe un mio invito».
Astoria annuì e poi prese un bel respiro, sapendo di star per lanciare la bomba.
«E Theo?»
Daphne posò i suoi occhi azzurri sulla sorella.
«Non verrebbe mai».
«Non puoi saperlo» insistette Astoria. «Forse se glielo chiedessi io…»
«Preferirei non vederlo, Tori».
Astoria si arrese. Il cambiamento di voce della sorella era un segnale d’allarme e lei non voleva litigare con Daphne.
«Come vuoi».
«Bene» disse Daphne, facendole un sorriso. «Iniziamo a scrivere quelle lettere, ti va?»
 
 
 
~
 
 
 
Daphne e Astoria arrivarono a Casa Zabini nel tardo pomeriggio e vennero fatte accomodare nel salotto.
Blaise stava servendo un’Acquaviola a Pansy, che era seduta sul divano di velluto rosso.
Pansy indossava un top a collo alto che le lasciava le braccia scoperte e un paio di pantaloni lucidi che le slanciava le gambe magre.
«Ciao, ragazzi» disse Daphne ed entrambi gli amici si voltarono a guardarla.
Blaise era elegantissimo come sempre, con un completo bordeaux che faceva risaltare la sua carnagione.
«Daphne Greengrass» disse Blaise con la voce bassa e roca. Alla ragazza era sempre piaciuto il suo modo di parlare. «E la piccola Astoria. Fate come se foste a casa vostra».
Pansy si alzò con un sorriso e si avvicinò alle due sorelle.
«Che bello rivederti, Daph! È stato un periodo orrendo».
«Mi sembri piuttosto in forma» obiettò Daphne, mentre Blaise passava anche a lei un’Acquaviola.
Le ragazze si sedettero sul divano, mentre Blaise preparava una bevanda anche per Astoria.
«Tieni, piccolina, un succo di zucca» disse lui, mentre Astoria metteva su il broncio. «Sei minorenne».
«Ma non ci sono testimoni qui, a parte voi» disse Astoria, stanca di essere trattata come una bambina.
«Va bene il succo di zucca» disse Daphne, pratica. «Abbiamo altro di cui parlare».
Astoria sbuffò contrita, ma non si lamentò più.
«Non aspettiamo Draco e Goyle?» domandò Pansy, guardando Blaise che si era seduto di fronte a loro e stava scuotendo la testa «Non verranno?»
«Non lo sapete? I Goyle sono scappati».
«Scappati?» 
«Già» disse Blaise, sorseggiando il suo Whisky Incendiario. «Appena hanno sentito puzza di guai, se la sono data a gambe».
«Ma perché?» domandò Pansy, incredula.
«Perché sanno che non potrebbero mai dimostrare la loro innocenza» rispose Daphne. «Anche Gregory non ce la farebbe. Ci sono un sacco di testimoni che l’hanno visto torturare i ragazzini del primo anno ad Hogwarts».
«Erano i Carrow ad imporlo».
«Ma potevano scegliere di non farlo, Pansy, come abbiamo fatto noi».
«Noi avevamo i nostri cognomi a proteggerci» continuò Pansy, decisa a difendere i suoi amici ad ogni costo. «Tiger e Goyle dovevano sempre dimostrare il loro valore».
«C’è da dire che non erano neanche così intelligenti. Era facile influenzarli» disse Astoria, appoggiando Pansy.
«Ognuno dovrebbe prendersi le responsabilità delle proprie azioni». La voce di Daphne era affilata come un coltello. «Tiger e Goyle compresi».
«Direi che Tiger ha già ampiamente pagato il suo debito» commentò Blaise con un sorrisetto. Ecco una cosa che Daphne non apprezzava affatto di lui: il suo umorismo era spesso fuori luogo.
«E Draco?» domandò allora la ragazza. «Non mi dire che anche i Malfoy sono scappati».
«No, loro resistono. Il signor Malfoy non abbandonerebbe mai le sue ricchezze per vivere come un fuggitivo».
«È già stato ad Azkaban» disse Pansy, che aveva finito il suo drink e si alzava per prepararne un altro. «Magari per lui quel posto non è poi così male».
«Comunque Draco non ha neanche risposto alla mia lettera» disse Blaise, infastidito. «Adesso che il principino ha perso il trono, preferisce continuare a rimanere solo».
Daphne poteva comprendere l’astio di Blaise, Draco era così cambiato durante il sesto anno da farsi terra bruciata attorno. Aveva sfogato su di loro tutti i suoi malumori, portando i suoi amici ad ignorarlo sempre di più. Blaise non l’aveva ancora perdonato.
«Non è un momento facile per lui» lo difese Astoria e Blaise la guardò con uno sguardo pietoso. «Dovremmo cercare di capirlo».
«Sei una sua fan, non ragioni in maniera lucida» disse Blaise. Lo sguardo di Daphne si posò sul ragazzo che le sorrise. «Non era un insulto».
«Tu lo senti ancora?» domandò Daphne a Pansy che fece di no con la testa.
«Dopo il sesto anno, abbiamo smesso di frequentarci».
«È strano, ero convinto che saresti diventata la signora Malfoy un giorno» disse Blaise, facendole un ghigno divertito che Pansy non colse.
«Le nostre famiglie non hanno mai firmato alcun accordo. Anzi, a proposito di questo, i miei stanno cercando un partito adatto per farmi uscire da questa situazione».
«Credono che un matrimonio combinato possa salvarti dalla condanna?» domandò Astoria, provando a capire.
«Esatto, ma non ti scandalizzare più di tanto. Presto i vostri genitori faranno lo stesso».
Astoria guardò Daphne che scosse la testa.
«Sai che è così, Daph» disse Pansy, scrollando le spalle.
«Farò in modo che a te non succeda niente» chiarì Daphne alla sorella. «Sposerai chi vorrai e quando vorrai».
«Tu ti diverti, eh, Blaise?». Pansy si alzò per andare a sedersi sul bracciolo della poltrona dell’amico. «Sei l’unico che può dirsi al sicuro».
«La fortuna di non avere una famiglia che appartiene alle Sacre Ventotto. È buffo che il motivo per cui venivo deriso ai tempi sia lo stesso che mi ha salvato adesso».
Blaise era soddisfatto di come il karma avesse agito a suo favore. Aveva accettato di incontrarle e pensare ad una strategia, ma era l’unico che poteva essere certo che ne sarebbe uscito pulito.
«Mia madre è stata assolta da ogni accusa, per cui non vi vorrebbe in questa casa» disse Blaise, accarezzando la schiena di Pansy. «Quindi non mi giudicate se esprimo la mia felicità nell’essermela cavata, questa volta. Sono dalla vostra parte».
«Allora potrei sposare te, Blaise» ironizzò Pansy. «Così sarei a posto».
«Mi piacerebbe, ma non ho intenzione di sposarmi. Come amante forse…»
Pansy gli pizzicò il braccio, ma poi prese ad accarezzargli i capelli corti.
«E Theodore?» domandò lei, parlando ancora a Blaise, anche se il suo sguardo era rivolto verso le sorelle Greengrass. «Hai fatto un favore a Daphne o non ha voluto vederti?»
«Non l’ho invitato, sinceramente». Blaise sorrise a Daphne, che finse di non apprezzare la cosa. «Ho rispettato le direttive del capo».
«È casa tua, Blaise, potevi invitarlo se volevi».
«Davvero? Forse non sarebbe venuto comunque, per non creare problemi» sorrise Blaise ed era chiaro che sapesse qualcosa di cui le ragazze non erano a conoscenza.
«È incredibile che vogliano interrogare anche la Davis e la Bulstrode. Non sono mai state al nostro livello» disse Pansy, continuando ad accarezzare Blaise. «Solo perché la sua famiglia fa parte delle Sacre Ventotto, non vuol dire che la Bulstrode sia all’altezza dei Serpeverde. Stava sempre dietro alla Davis come un cagnolino! Di lei mi ricordo solo di quando rubò il primo bacio a Tiger».
«Bell’immagine da ricordare» disse Blaise, disgustato.
Daphne si sciolse in una risata e Astoria le andò dietro. Era incredibile che i suoi amici riuscissero a darle il buonumore anche in una situazione come quella.
Si voltò verso sua sorella Astoria e vide anche lei più rilassata di prima.
Blaise guardò le tre ragazze e sorrise.
«Forza, ora, passiamo ad un piano d’attacco».



 
   
 
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