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Autore: missgenius    29/11/2020    1 recensioni
Shota è disposto a tutto pur di tenere Eri con sé. Anche a chiedere aiuto a LEI.
EraserJoke
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eri, Fukukado Emi, Shōta Aizawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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"Grazie papà!" mormorò Eri arrampicandosi sulla sedia mentre osservava avidamente il panino con burro di arachidi e banane che le aveva preparato per cena. Non era di certo il miglior pasto che potesse esserci, e si vergognava a dire che lo faceva più di quanto ammettesse. Ma era facile e veloce da preparare e lei ne andava ghiotta. Eri canticchiava una sigla di un cartone animato mentre staccava il primo morso, tutta sorrisi e felicità adesso che era a casa. 

Era così strano. 

Eri era così solare e allegra quando era all'UA, soprattutto rispetto a quando era arrivata qui la prima volta. Forse era colpa sua per averla mandata all’asilo troppo presto. Riusciva a malapena a socializzare con gli altri studenti, sentendosi a suo agio solo di Mirio, Nejire e Izuku. Ma era per questo che voleva portarla all'asilo, quello era l'ambiente giusto per una bambina, il luogo adatto in cui avrebbe imparato a socializzare. 

Non bloccata da sola con lui. Senza dubbio aveva imparato a ringhiare contro le persone da lui. 

Inoltre, sia Mirio che Nejire si sarebbero diplomati alla fine del mese e Izuku  aveva aumentato i suoi allenamenti da quando All Might si era ritirato per padroneggiare ancora meglio il suo QUirk.  Non era giusto chiedere loro di passare del tempo extra con Eri solo per cercare di farla stare con altre persone. 

Forse quell'assistente sociale aveva ragione. 

"Eri..." 

“Sì, papà?” 

Fece una pausa. Ogni volta che lo chiamava papà avrebbe voluto correggerla. Era stata colpa di Nejire a quanto pare. Avevano visto “Il Re Leone” e aveva messo in testa quell’idea alla bambina che lui potesse diventare il suo papà.  

E non riusciva a dirglielo che lui non era suo padre. Era solo il tutore legale di Eri. Si sedette di fronte a lei mangiando un boccone del suo panino. "Non devi litigare con gli altri bambini." 

Il sorriso sporco di burro di arachidi svanì, abbassando lo sguardo sul piatto vuoto, agitandosi sulla sedia. "Lo so. Ma, ma... non mi avrebbero lasciato sola.” 

"Perché volevi essere lasciata sola?" 

Eri si strinse nelle spalle: "Non lo so". 

Tipica risposta di una bambina di sei anni. "Parlerò con gli insegnanti, se vuoi restare da sola puoi semplicemente chiederglielo, quindi niente più litigi, ok?" 

"Mmkay." 

Forse era il fatto che stava con bambini di due anni più piccoli di lei e non della sua stessa età. Ma faceva davvero differenza? Lui non riusciva a distinguere un bambino di quattro da uno di sei. 

E ancora una volta si chiese perché avessero deciso di affidarla a lui. Cioè tecnicamente lo sapeva, ma non era in grado. Non era nemmeno tecnicamente qualificato per insegnare ai suoi studenti. 

"Papà" disse Eri a bassa voce, le briciole del panino sparse sul piatto. "Ho finito." 

"Va bene, puoi andare a giocare o a guardare la TV." 

Lei annuì saltando giù dalla sedia e si avvicinò a lui, abbracciandolo per la vita, fin dove le sue braccine da bimba riuscivano ad afferrarlo. 

Giusto.  

Ecco perché. 

Attaccamento emotivo. Si era affezionato a quella piccola. 

"Tra un'ora a letto. Ti leggerò una storia.”  

Per lo meno sapeva come fare cose del genere. Anche se tutti i personaggi che inventava erano parecchio scontrosi. "Quindi assicurati di sceglierne una che ti piace." 

"Mmmkay!" Per metà inciampò, per metà corse nella sua stanza. 

Un'ora gli avrebbe dato un po’ di tempo per pensare, un po' di tempo per respirare e cercare di capire come risolvere questo problema.  

Era abituato a risolvere situazioni spinose, ma questa era una delle situazioni più difficili. Aveva bisogno di aiuto, aveva bisogno di qualcuno di cui potersi fidare. 

"Dannazione" imprecò afferrando il telefono e sfogliando il piccolo elenco di contatti. Sembrava che anche All Might avesse una rubrica più grande di lui, nonostante cercasse di essere introverso e misterioso. Il gruppo di donne che conosceva e di cui si fidava era già esiguo e molte di loro erano semplicemente inadatte per ciò di cui Eri avrebbe avuto bisogno.  

Qualunque cosa fosse. 

Vecchie conoscenze come Haruno erano troppo impegnate. Midnight aveva già il suo lavoro e non era esattamente il tipo di donna che voleva intorno a Eri più del necessario. Gli rimase un solo nome. Emettendo un respiro a metà tra un lamento si sentì pervadere dall’ansia mentre fissava il suo contatto. 

Joke. In realtà non aveva veramente il suo numero sul telefono. Era rimasto lì da quella volta che aveva rubato il suo telefono per cercare di registrare il suo contatto. Lo avrebbe torturato con chiamate e scherzi inutili, e aveva recuperato il telefono prima che finisse la sua opera. 

Tuttavia, Joke era molte cose che lui non era: energica, socievole, fantastica con i bambini di tutte le età e, cosa più importante al momento, una donna. 

No, doveva esserci qualcun’altra. Chiunque altra. Doveva conoscere qualcuna che potesse aiutarlo con Eri e lasciare intatta la sua sanità mentale. 

Dannazione. 

Non c'era. 

Joke aveva tutte le giuste qualifiche. Poteva fidarsi di lei. Diavolo, era una delle poche persone a cui avrebbe affidato la sua vita – e causalmente poteva anche essere il suo contatto di emergenza per la scuola - per quanto lui odiasse ammetterlo. Valeva la pena provare. Avrebbe potuto sopportare Joke se fosse stata ciò di cui Eri aveva bisogno. 

Joke non era sempre così male se le si chiedeva  seriamente di smetterla. 

Ha selezionato il suo contatto e l'ha aperto in messenger. 

“Joke, voglio fare un discorso serio. Niente scherzi. " 

Apparve la notifica che aveva visualizzato, seguita da punti che mostravano che stava digitando. 

"Dammi cinque minuti!" 

Quasi si aspettava che rispondesse con una battuta sul fatto che il suo nome fosse Joke e non avrebbe dovuto fare scherzi. Lo ha preso come un segno positivo. Inoltre, Joke adesso era un'insegnante, poteva essere responsabile quando doveva 

Stava per aprire l’acqua nel lavandino per lavare i piatti quando bussarono ritmicamente alla porta. 

"Che succede adesso?"  

Era già nervoso, se uno dei suoi studenti avesse fatto di nuovo qualcosa di stupido, avrebbe gridato.  Non era in vena di fare da paciere tra Izuku e Bakugo, o un’altra lamentela su Mineta da parte delle ragazze. 

Aprendo la porta rimase paralizzato. Non era uno dei suoi studenti, ma Joke. 

"Hey", lo salutò con la mano, il fiatone mentre poggiava un braccio sullo stipite della porta come se fosse stata lì tutto il tempo. Non era vestita con il suo solito abbigliamento, piuttosto indossava un abito nero che la fasciava nei punti giusti. La canottiera era di un bianco candido, e l'unica cosa che spiccava era la cravatta gialla coperta di faccine sorridenti. Gli fece l'occhiolino, i capelli verdi liberi dalla sua solita bandana arancione. "Hai chiamato?" 

"Ho mandato un messaggio." La corresse arretrando per farla entrare. "E comunque al telefono, cosa ci fai qui?" 

"Oh," Il suo viso arrossì, mentre faceva i primi passi all'interno. I suoi occhi si spalancarono mentre si immergeva nel suo appartamento privato nei dormitori dell’UA. Era più grande delle stanze che avevano i suoi studenti, ancora più grande con l'aggiunta della stanza di Eri, con soggiorno, cucina, ufficio, bagno e camera da letto. 

"Wow, questa è la prima volta che vedo tuo appartamento", allargò le braccia mentre guardava in cucina. “Onestamente mi aspettavo qualcosa di un po’ meno normale. Che ne so, cumuli di spazzatura, o forse come sei gatti. " 

"Joke." Gemette. Già era pentito. Solo parlare con lei lo stava esaurendo. "Perché sei qui e perché sei vestita cosi?" 

"Ma insomma?" si tolse la giacca che aveva sopra la canotta. “Una ragazza non può vestirsi carina ogni tanto? Se proprio lo vuoi sapere avevo un colloquio nelle vicinanze e stavo tornando a casa quando mi hai mandato il messaggio. " Lei scrollò le spalle facendo un passo esagerato nella sua cucina. "E siccome hai detto - oh una banana - che volevi fare un discorso serio, ho deciso di darti la possibilità di confessarmi il tuo amore di persona." 

Joke emerse dalla cucina, la cravatta già allentata mentre in una mano aveva una banana sbucciata. 

"Ho anche detto niente scherzi." Roteò gli occhi, avvicinandosi al tavolo della cucina e mettendosi la testa tra le mani. 

"Chi ha detto che stavo scherzando?" Joke si sedette di fronte a lui, guardando la tazza mezza vuota di Eri. Ha accavallato le gambe, mostrando le sue ballerine gialle. “Di chi è questa? Sapevo che ti piacevano i gatti ma non credevo anche Hello Kitty. " 

"Quella è di Eri," sospirò tornando a sedersi. "Lei è..." 

"Chi è Eri?" Joke inarcò un sopracciglio mordendo l’ultimo pezzetto di banana e gettando la buccia sopra la spalla. È atterrato nella spazzatura in una inutile dimostrazione di abilità. 

"Lei è..." 

"Papà?" Eri uscì di corsa dal corridoio abbracciandolo di nuovo intorno alla vita e premendo un libro sul petto. “È quasi l'ora della storia. Voglio questa." 

Gli occhi di Joke si spalancarono, coprendosi la bocca con entrambe le mani mentre fissava Eri e poi lui. Il suo sorriso crebbe, sbirciando da dietro le mani mentre guardava in silenzio. 

"Va bene, arrivo subito." Posò una mano sulla schiena di Eri e le prese il libro, uno che le aveva regalato Izuku  pochi giorni dopo che era arrivata.  “Puoi prepararti per andare a letto da sola? Ho bisogno di parlare con un amica. " 

Eri si voltò a guardare Joke, i suoi occhi si spalancarono e fece un passo indietro. Ancora non era abituata a nuove persone. 

"Ciao", la voce di Joke era sorprendentemente dolce mentre scivolava dalla sedia come se non fosse mai stata lì. La sua mano si estendeva per metà verso Eri, il palmo aperto verso il soffitto e un ampio sorriso raggiante sul viso. “Sono Emi, sono un’amica del tuo papà. Come ti chiami?" 

“Eri,” sussurrò, ancora aggrappata alla sua maglietta nera.  

Il sorriso di Joke si trasformò in uno di shock. "Wow! I nostri nomi sono davvero simili, vero? Eri ed Emi, non è carino? Ehi, ”Joke si accovacciò per essere all’altezza della bambina, le mani ora saldamente appoggiate sulle ginocchia. "Lo sai che parlo due lingue? Di giorno il giapponese e di notte...?" 

Eri alzò le spalle, i suoi occhi rossi fissi su Joke. 

"Russo!" Joke iniziò a ridere. 

Shota resistette all'impulso di mettersi una mano sugli occhi finché non sentì la lieve risata di Eri. 

"Sei buffa," Eri si raddrizzò, sorridendo un po’ mentre la presa sulla sua camicia diminuiva. 

"Qual è il colmo per un’ape? Non poter entrare nell’alveare." 

 "Perchè?" Chiese anche Eri lasciando definitivamente la sua maglietta. 

"Perché hanno appena passato la cera!" 

Eri rise di nuovo, di gusto, un grande sorriso sul viso. Era passato un po’ di tempo dall'ultima volta che aveva sorriso in quel modo. E Joke l'aveva fatto in meno di cinque minuti con due battute che gli avevano fatto piangere il cuore. E senza usare il suo quirk 

Non era solo la sua ultima e unica opzione, probabilmente era il meglio che avrebbe potuto chiedere. 

"Va bene," Joke tese la mano a Eri, che questa volta prese, e una stretta di mano fu condivisa tra le due. "È un piacere conoscerti Eri, vuoi che aiuti tuo padre a leggerti la storia?" 

"Quello ..." iniziò. 

"Sì, grazie", Eri annuì con entusiasmo. Quella scintilla nei suoi occhi zittì le sue proteste. 

"Allora vai a prepararti!" Joke ha tirato le sue labbra mostrando i suoi denti assolutamente immacolati. "E assicurati di spazzolare bene quei meravigliosi dentini per un sorriso stupendo!" 

"oKay!" Eri si precipitò verso il bagno. 

"Non l'ho mai vista così entusiasta di lavarsi i denti." mormorò quando Eri scomparve nel bagno chiudendo la porta dietro di sé. "Come hai fatto?" 

"Hai solo bisogno di conoscere il trucco", Joke si alzò tornando a sedersi. 

"Non sono bravo con i bambini," ammise passandosi una mano tra i capelli, abbastanza aggrovigliati da ricordargli che aveva bisogno di fare la doccia. 

Joke si strinse nelle spalle, tirando su una gamba in grembo lasciando cadere una scarpa, che in realtà avrebbe dovuto lasciare alla porta. "Non sei bravo a rapportarti con gli esseri viventi." si tolse anche l’altra scarpa, gettandole a casaccio verso la porta. "Tranne forse per i gatti, ma sei fondamentalmente un gatto, quindi non vale." 

"Giusto." 

"Va bene, ma seriamente," il viso di Joke si fece rigido, puntandogli un dito contro. Stava per dire qualcosa di stupido. “Quando ero incinta di nostra figlia e perché non me lo ricordo? Soprattutto la parte in cui abbiamo avuto quella che presumo sia stata una fantastica nottata di s... " 

"Joke!" L'ha stoppata, sentendo il crescente mal di testa che minacciava di travolgerlo. 

“Nottata di sane risate! Che credevi volessi dire?” 

L'occhiataccia che le lanciò fece cambiare il suo tono. 

“Va bene, basta scherzi. Ma da dove viene Eri? So che in realtà non è tua. " Joke appoggiò la testa sul dito della mano, grattandosi la guancia. “Per tanti motivi. Ma non ho mai creduto che tu fossi un tipo paterno. " 

"Eri è un caso speciale", disse dolcemente incrociando le mani sul tavolo. “Ha una stranezza unica, che devo tenere d'occhio. Ma oltre a questo, ora sono il suo tutore legale e lei..." 

"Si è fatta strada nel tuo cuore, vero?" Joke sorrise, prima di schioccare la lingua con finta rabbia. "Maledizione, sono gelosa di una bambina di cinque anni." 

Non aveva torto. 

"È lei il motivo per cui avevi bisogno di parlare con me?" Joke tornò a sedersi con la schiena dritta, guardandolo fisso negli occhi, l'intensità che la rendeva utile sul campo e un’insegnante fantastica le divampò negli occhi. Non aveva mai dubitato delle sue capacità, lei dava sempre il tutto per tutto. Desiderava solo che non lo facesse con le sue battute, gli scherzi e la capacità generale di essere fastidiosa. 

Lui annuì. “Sì, è come hai detto tu, non sono bravo con le persone, figuriamoci con i bambini. Litiga con gli altri bambini, è asociale, non ascolta le maestre, semplicemente le ignora come se non esistessero.” sospirò “Non so come aiutarla. Ma penso che tu potresti. " 

"Sai che io sono un insegnante e che lavoriamo nelle stesse ore", il suo sorriso che si allargava sempre più. "E che per passare del tempo con Eri passerò anche del tempo con te?" 

"Lo so." Posò le mani sul tavolo fissandola negli occhi. "Ma ho bisogno del tuo aiuto." 

"Va bene, lo farò." Agitò la mano come se non fosse un grosso problema. 

"Veramente?" si rianimò seduto dritto sulla sedia, le sopracciglia inarcate. "Non proverai a tirarne fuori qualcosa?" 

Sbuffò incrociando le braccia davanti al petto, “Davvero Eraser? Chi pensi che io sia? Hai chiesto il mio aiuto e tu sei mio…” Sollevò un dito facendolo girare mentre cercava di trovare la parola giusta. “...amico, quindi ti aiuterò. Inoltre, Eri è super carina e ho una scusa per vederti ogni singolo giorno. " 

Oddio, non ci aveva pensato. 

"E mi aspetto che tu mi dia da mangiare ogni tanto mentre sono qui ad aiutarti con la piccola." Il sorriso di Joke crebbe di dimensione mentre si alzava, tirando il suo braccio e afferrando il libro dal tavolo. "Ora andiamo, tu puoi essere la principessa, io sarò il principe." 

 

Angolo della traduttrice:
Questo è il primo capitolo. Nella storia originale il prologo e il primo capitolo sono insieme ma ho preferito dividerlo. Personalmente adoro Joke come personaggio e credo proprio che la scrittrice abbia azzeccato in pieno la sua caratterizzazione. Ragazzi, lasciate un commento solo per il fatto che mi sono scervellata tutta la notte per pensare a che battute fare. Ovviamente la traduzione dell'originale non aveva senso in italiano. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se avete consigli, dritte o semplicemente se vi va di fangirlare allegramente insieme! 
Il prossimo capitolo verrà pubblicato sempre domenica sera. 
Di seguito vi lascio sempre il link della storia originale.

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