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Autore: evelyn80    30/11/2020    4 recensioni
Nonostante siano passati trent'anni dall'ultima volta in cui si sono visti, Robert Lamm e Peter Cetera sono ancora profondamente innamorati l'uno dell'altro. Entrambi, però, sono certi che l'ex compagno non provi più niente per lui.
E questo gioco degli equivoci continua anche quando, al momento dell'ingresso della band nella Rock 'n' Roll Hall of Fame, i due sono costretti a riallacciare i rapporti. Entrambi trattano freddamente l'ex amante perché l'orgoglio impedisce loro di far trapelare i veri sentimenti, nonostante siano consapevoli di usare l'atteggiamento sbagliato.
Ma il destino ha in serbo per loro una seconda opportunità.
Terza classificata al "Falling in and out of love" contest indetto da inzaghina.EFP sul Forum di EFP
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Peter Cetera, Robert Lamm
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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If there's a life you want to live then live it now
'Cause it'll be gone, hold on
Don't you let your second chances get away, don't wait

'Cause now this is the time we must start living in
Let's make a change while it's not too late
Let's make a place where love is happening
The world is going by, there's no greater time than now


Now – Chicago (Chicago XXXVI - Now)

 

 

 

Robert trasse un sospiro e batté tre colpi decisi sul legno della porta.
Passarono alcuni istanti lunghi un'eternità. Poi l'uscio si spalancò con veemenza e l'uomo che aveva amato così intensamente per tutti quegli anni gli apparve davanti. Alla luce della luna piena gli parve ancora più bello di quanto non fosse mai stato in gioventù.
«Mio piccolo Pete...», mormorò, incapace di trattenersi.
Gli occhi verdi del bassista si sgranarono, la sua bocca si contorse in una smorfia. Fece per richiudere la porta ma Robert la bloccò con un gesto imperioso.
«Smettila di chiamarmi a quel modo!», gridò allora, agitando le braccia.
Il tastierista gliele afferrò, trascinandolo verso di lui. L'uscio si chiuse alle spalle di Peter e Robert ce lo spinse contro, aderendo poi al suo corpo.
«Non ho mai smesso di amarti...», sussurrò sulle labbra dell'amante.
«E allora perché non sei venuto prima, a cercarmi?», replicò Peter, la voce che tremava.
Si fissarono ancora, occhi negli occhi, e non ci fu bisogno di dire altro. Le loro labbra si incontrarono a metà strada e le loro lingue si intrecciarono di nuovo.

 

 


Ketchum (Idaho), 16 ottobre 2016

 

 


I sospiri di Peter e Robert riempirono il silenzio caldo della stanza. Subito dopo cena i due uomini si erano chiusi nella loro camera, lasciando Senna a lavare i piatti e a rigovernare la cucina. La ragazza li aveva guardati, illuminandosi di un sorriso radioso mentre si alzavano da tavola all'unisono, e loro le avevano risposto con un altro sorriso altrettanto splendido e solare.
Robert era rimasto molto sorpreso nello scoprire, al suo arrivo, che la ragazza era a conoscenza del loro amore segreto, e le aveva chiesto cosa ne pensasse. Senna aveva semplicemente scosso le spalle, rispondendogli che a lei bastava vedere suo padre felice. E se la sua felicità dipendeva dall'avere accanto quell'uomo bruno dagli occhi azzurri come il cielo di settembre, a lei andava benissimo.
Adagiato sul corpo nudo dell'amante, Robert si mosse lentamente su e giù, facendo sfregare insieme i loro petti. Con l'età gran parte della loro peluria era andata perduta, ma ne rimaneva comunque una quantità più che sufficiente per far sentire loro il rumore del mare, quella musica dolce che aveva sempre accompagnato ogni istante della loro intimità.
Sotto di lui, Peter protese la testa all'indietro, esponendo il collo e la piccola cicatrice che gli marchiava la mandibola. Robert la baciò con delicatezza, per poi raggiungere le labbra del bassista. Le loro lingue si unirono in una danza lenta, sensuale, focosa e passionale nonostante avessero entrambi ormai superato i settant'anni.
Al termine del bacio i due rimasero a fissarsi, occhi negli occhi, come erano soliti fare da giovani, mentre Robert continuava a muoversi, penetrando dolcemente nel corpo dell'amato e massaggiando al contempo col proprio basso ventre la sua virilità. L'età aveva forse indebolito il fisico, ma la loro passione pareva non aver perso nemmeno un briciolo della sua potenza e – sebbene con calma, lentezza e delicatezza – ben presto i due uomini raggiunsero l'apice del piacere. Un gemito strozzato sfuggì dalle loro labbra, mentre si stringevano in un abbraccio che la diceva lunga su quanto il loro amore fosse rimasto saldo, nonostante tutte le difficoltà e i malintesi che si erano susseguiti nel corso degli anni.
Entrambi convinti di non essere mai stati amati sul serio, e di essere dalla parte della ragione, non avevano mai voluto ammettere che forse, se si fossero comportati diversamente, le cose avrebbero potuto prendere una piega totalmente differente. E ora che il destino li metteva davanti a una seconda opportunità, non volevano certo mandarla sprecata.
I respiri ancora pesanti per l'orgasmo appena consumato, i due uomini si accoccolarono l'uno accanto all'altro nel letto matrimoniale. Peter poggiò la testa nell'incavo della spalla sinistra di Robert ed entrambi rimasero a osservare la luce della prima luna piena d'autunno che entrava dalla finestra.
«Ti ricordi?», chiese il tastierista, posando un lieve bacio sulla tempia dell'amante. «Anche quando sono arrivato qui, due mesi fa, c'era la luna piena». *1)
Peter annuì, crogiolandosi nel calore del corpo di Robert. «E quando ti ho visto fuori dalla porta avrei tanto voluto darti un pugno in faccia. Hai osato presentarti qui dopo quasi un anno dall'ultima tua telefonata».
Il tastierista sorrise al ricordo dell'espressione di Peter in quel momento: un misto di rabbia e incredulità che lo aveva fatto diventare paonazzo in volto.
«Ti ho già spiegato perché ci ho messo così tanto», rispose, carezzando distrattamente il petto del bassista. «Quel dannato impiegato dell'anagrafe di questo paesino del cazzo sperduto tra i monti non voleva violare la legge sulla privacy, e non ha voluto darmi il tuo indirizzo fino a quest'estate. Continuava a ripetermi che chi sceglieva di vivere a Ketchum, lo faceva proprio per non essere disturbato dal mondo esterno». Si fermò per un attimo, poi aggiunse: «E ho dovuto pure dire addio a Joy. Non è stato facile... anche se ne suoi confronti provavo solo una sorta di amore fraterno, siamo stati comunque sposati per venticinque anni. Avrei voluto risparmiarle tutto quel dolore, perché non se lo meritava, ma non potevo più rinunciare a te».
«Un po' è stata anche colpa mia», ammise Peter, gli occhi fissi sulla luna fuori dalla finestra. «Se ti avessi chiesto il numero di telefono avrei potuto chiamarti prima, ma non l'ho fatto perché credevo che non ti importasse niente di me. Che non te ne fosse mai importato, in verità».
«E io pensavo che tu mi avessi completamente dimenticato. Quando ti ho telefonato la prima volta e ti ho sentito così freddo, ho immaginato che tu avessi messo una pietra sopra il passato».
«In effetti sono stato tentato molte volte, di farlo», rispose Peter. «Ma ogni volta che ci provavo il tuo ricordo tornava con sempre maggior prepotenza. Ho distrutto tutti i vecchi album di fotografie, ma non sono mai riuscito a sbarazzarmi di quello pieno di tue polaroid».
Robert si voltò verso di lui e gli prese il mento tra le dita, per far sì che le loro labbra si incontrassero per un istante.
«Sono stato un egoista», disse subito dopo. «Ho sempre avuto a cuore solo il mio interesse, senza pensare ai tuoi bisogni».
«Finalmente lo ammetti!», ribatté Peter, ma nella sua voce non c'era alcuna traccia di risentimento. Ormai, ciò che era stato era acqua passata. Adesso dovevano solo godersi gli ultimi anni che la vita avrebbe loro riservato, e ne avevano di tempo da recuperare.
Il loro amore non era mai finito perché entrambi, anche se all'insaputa l'uno dell'altro, avevano sofferto per tutto quel tempo.
«Quando un amore finisce, uno dei due soffre. Se non soffre nessuno, non è mai iniziato. Se soffrono entrambi, non è mai finito», mormorò Peter, sull'onda di quel pensiero.
Robert lo strinse a sé ma non disse nulla. Quella frase riassumeva alla perfezione ciò che c'era stato tra di loro.
Il bassista tornò a perdere lo sguardo fuori dalla finestra. Illuminate dalla luce della luna, alcune foglie volteggiarono davanti ai vetri. Ma adesso Peter non aveva più paura di diventare come loro, perché quel vento che aveva tanto temuto ora era diventato il ramo dell'albero a cui aggrapparsi con forza. E quell'albero aveva un nome: Robert Lamm.

 

 

Spazio autrice:

E qui si conclude il racconto di come Peter e Robert si siano ritrovati, dopo 31 anni di lontananza, di incomprensioni e malintesi. Ormai entrambi nell'autunno delle loro vite i due ora devono recuperare il tempo perduto che il destino torna a concedergli con questa seconda occasione.
Voglio ringraziare di nuovo, e immensamente, Inzaghina per aver indetto questo contest e per avermi ispirato così tanto: in effetti, è solo la seconda volta che arrivo a scrivere una minilong per un contest, ma l'argomento mi stava molto a cuore e le parole sono fluite senza nemmeno che me ne rendessi conto, fino a farmi arrivare a poco meno del limite indicato di 10.000 parole.
Ringrazio anche tutti coloro che hanno avuto, e che avranno, il coraggio di spararsi tutte queste righe.
E ora, come sempre, vi lascio all'unica nota.
*1) – Riferimento alla mia flash
"Ti amo come allora", che narra l'arrivo di Robert a Ketchum proprio in una notte di luna piena, e della quale avete potuto leggere un piccolo estratto all'inizio del capitolo. Anche il 16 ottobre 2016, giorno in cui è ambientato questo epilogo, era luna piena. La prima luna piena d'autunno, appunto.

  
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