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Autore: JennyPotter99    01/12/2020    0 recensioni
Storia basata sulla fotografia “Bacio di Times Square” di Alfred Einsenstaedt
La fotografia più famosa di Alfred Eisenstaedt rappresenta un marinaio americano che bacia una giovane donna, il 14 agosto 1945, a Times Square. Poiché Eisenstaedt scattò numerose fotografie durante le celebrazioni del V-J Day, non ebbe la possibilità di dare un nome e di fornire dettagli su questa foto, il che ha portato a una serie di voci incompatibili. Inoltre, siccome in questa foto non si riesce a capire con esattezza chi siano i due personaggi che si baciano dato che hanno il viso parzialmente coperto, per molto tempo coppie di persone si sono presentate alla redazione del Life rivendicando di essere loro i protagonisti del bacio. Almeno tre uomini e due donne divennero famosi nel corso della storia come i protagonisti del bacio, ma nel 2012, dopo molte bufale, studi più o meno campati in aria e controlli sulle altre foto scattate, pare che finalmente si sappia in definitiva chi fossero i due nella foto: tali George Mendonça e Greta Zimmer Friedman, in realtà nemmeno un'infermiera, ma un'igienista dentale.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopoguerra
Capitoli:
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14 agosto 1945 – Times Square, New York Ore 17:51
 
La guerra è finita.
Questo fu l’annuncio del presidente Truman alla radio americana.
Greta Zimmer, una giovane ragazza di 21 anni, stava pulendo lo studio del miglior dentista di tutta New York quando diedero quell’annuncio.
Greta credeva di aver sentito male e invece no, perché, nel pulire il vetro della finestra, vide una folla di gente uscire per strada e festeggiare con le bandiere americane.
Le vennero i brividi.
Finalmente era libera.
Le ci vollero alcuni minuti per realizzare la cosa.
Il dentista spalancò la porta della sala.- Greta, hai sentito?! La guerra è finita!- esclamò, prendendole il viso tra le mani.
Le veniva quasi da piangere per la gioia e non riuscì a dire niente.
 
Presente
 
-Aspetta, aspetta…Credevo che Greta fosse un’infermiera.- intervenne Ron.
Mara ridacchiò.- No! E’ quello che pensano tutti, anche Alfred, il fotografo: questo perché la sua uniforme era bianca come quella di un’infermiera, ma in realtà era un assistente alla poltrona. Le piace la moda, ha frequentato la Fashion Institute of Tecnology, ma poi si è buttata sull’igiene dentale.- spiegò, alzando le spalle.
Ron si avvicinò per osservare la sua bocca.- Ecco perché hai i denti perfetti.-
Mara divenne tutta rossa in viso, allontanandosi appena: nessun uomo l’aveva mai fatta arrossire in quel modo.
 
Passato
 
Il suo capo le afferrò la mano e insieme spalancarono la porta dello studio, lanciandosi per strada.
Times Square si era riempita di persone che urlavano, danzavano e festeggiavano.
Coppiette sul marciapiede che si baciavano per minuti infiniti.
Non era da lei urlare in quel modo: Greta era una ragazza che si era sempre tenuta i propri sentimenti per se.
Erano stati anni veramente difficili e, in quel momento, avrebbe tanto voluto essere con i propri genitori.
A 15 anni aveva dovuto emigrare con la famiglia dall’Austria, da Wiener Neustadt per arrivare in America, sotto il controllo dei nazisti.
Ed era stato difficile perché i suoi genitori erano ebrei e l’Olocausto, purtroppo, non li aveva risparmiati.
Di quei tempi, viveva insieme alle sue due sorelle, Josefin e Belle.
Le stesse due ragazze che arrivarono sfrecciando per strada, quella mattina, nel didietro di un’auto con la cappotta abbassata.
Josefin e Belle erano quasi gemelle, entrambe castane e con lo stesso atteggiamento esuberante.
Greta faticava a tenerle a bada.
Scesero dalla macchina con salto e corsero ad abbracciarla.
-Abbiamo vinto, la guerra è finita!- gridò Belle, stringendola a se.
Greta le circondò con le braccia, sorridendo.
Josefin abbassò leggermente le sguardo.- Vorrei tanto che mamma e papà fossero qui.-
Si fecero serie per un attimo, stando in silenzio per un minuto, come a ricordarli.
-Loro ci guardano da lassù e sanno che adesso le cose andranno meglio.- intervenne Belle.
Greta la guardò sorpresa.- La cosa più carina che ti ho sentito dire in 20 anni.-
Belle scoppiò a ridere e le diede una pacca, stringendole la mano.- Forza, vieni con noi!- gridò, iniziando a correre per la strada.
Greta non riusciva a stargli dietro, per via della folla di gente che stava facendo esattamente la loro stessa cosa.
Perse presto la presa e si ritrovò al centro della città ad ammirare la felicità dei cittadini.
La maggior parte erano militari, alcuni con il corpo deturpato dalla guerra, donne con il rosario in mano e le mani tremanti, che ringraziavano Dio, e poi, la cosa più bella, i bambini che sorridevano.
Allo stesso momento, sul marciapiede, passò un gruppo di marinai in uniforme: alcuni di loro barcollavano ubriachi, già nel pieno dei festeggiamenti.
Greta ne notò uno in particolare, poiché era quello più alto del gruppo.
Un suo compagno lo aveva afferrato per la spalla e gli stava sussurrando qualcosa all’orecchio, guardando proprio nella direzione di Greta.
Inizialmente, Greta pensò che fossero pericolosi, che dai marinai brilli forse era meglio stare alla larga.
Si portò i capelli dietro l’orecchio, timidamente e si voltò dall’altra parte, allontanandosi.
Però, non sapeva perché, si voltò una sola volta a vedere cosa stesse facendo.
Il marinaio alto e biondo stava venendo proprio verso di lei, barcollando e inciampando un paio di volte sul marciapiede.
Un altro militare le venne addosso, interrompendo la sua fuga.
Ormai egli l’aveva raggiunto.
-Posso avere un bacio?- le domandò di netto, il suo alito puzzava di alcool.
Greta non aveva via di scampo, non capiva nemmeno in che parte della piazza si trovasse.
Fu costretta a guardarlo e capì in pochi secondi che quello che vide non le dispiaceva affatto.
Greta non aveva mai pensato ai ragazzi, non ne aveva avuto il tempo.
Tutto ciò che conosceva erano la guerra, gli spari, le brutte notizie e cose su come si guarisce una carie ai denti.
Ma quell’uomo aveva qualcosa di speciale.
Forse per via dell’uniforme blu o per il suo viso elegante, espressivo, affascinante.
A tratti poteva sembrare spaventoso, per via degli occhi grandi ed azzurri.
 
Presente
 
-Per questo ti ho riconosciuto…Mia madre parlava così tanto dei suoi occhi.- commentò Mara, mentre passeggiavano per Central Park.
-Lo stesso vale per mio padre…Credo che fosse questo il motivo per la quale si sono innamorati.- aggiunse Ron, sedendosi su una panchina libera. -Tu ci credi nel colpo di fulmine?-
Mara strinse le spalle: Ron era l’unico uomo alla quale stava dando così tanta confidenza.- Non lo so, non ci ho mai pensato.- mormorò, incrociando il suo sguardo.
Le metteva quasi soggezione e si chiese se fosse questo che sua madre aveva provato quel giorno.
 
Passato
 
Greta ripensò alla sua domanda e si allontanò di qualche passo, come infastidita.- Beh…No!-
Il marinaio le sorrise.- Ho fatto una stupida scommessa con il mio amico Dan! Andiamo, solo un bacio!-
-Non ci penso nemmeno!- esclamò lei, guardandolo male.
Sentiva la voce delle sorelle che la chiamavano tra la gente, ma non riusciva a vederle.
Poi, improvvisamente, sentì afferrarsi il ventre e con un gesto delicato, lento, l’uomo le piegò leggermente il corpo, a mo’ di casquè e premette le labbra sulle sue.
Per quanto strano le potesse sembrare, in un primo momento le piacque.
Nessun ragazzo l’aveva mai baciata e non aveva ancora idea di come ci si sentisse.
Le fremeva tutto il corpo, come un inaspettato terremoto.
Sentiva le dita sui suoi fianchi, una sensazione piacevole, di possesso.
Ma poi, si rese conto che era un ragazzo che non conosceva e perciò si sentì violata.
Nello stesso attimo, udì lo scatto di una fotografia vicino a loro.
In pochi secondi, Greta allontanò il marinaio e capì che qualcuno le aveva fatto una foto.
Accadde tutto così velocemente, Josefin la trovò tra la folla e le prese il polso, trascinandola via.
Poté voltarsi un’ultima volta a guardarlo allontanarsi come un’immagine sfocata.
Non sapeva come si chiamasse o chi fosse, ma quel bacio non se lo sarebbe scordato facilmente.
Le sue sorelle la portarono in un locale della periferia, in cui fortunatamente non trovarono tanta gente.
Si sedettero ad un tavolo libero, mentre nel locale viaggiava fumo dalle sigarette degli uomini in giacca e cravatta.
La maggior parte erano broker di Wall Street, quelli con uno stipendio un po' più misero e che non potevano permettersi un locale più di classe.
Anche Josefin tirò fuori il suo pacchetto di sigarette.
-Josefin, te l’ho già detto, non sta bene che una donna fumi.- borbottò Belle, mentre un cameriere mise la puntina su un giradischi.
-Perché, fa mai quello che le diciamo?- aggiunse Greta.
Mentre alcune coppiette si alzavano per ballare un lento sulla pista da ballo, Josefin si avvicinò alla sorella più grande. -Ehi, sembra che quel tipo ti stia mangiando con gli occhi.- le sussurrò.
Greta seguì il suo sguardo e ad un tavolo un po' più lontano, notò un uomo orientale che la stava fissando.
Senza staccarle gli occhi di dosso, le fece un sorrisetto, spegnendo la sigaretta nel posa cenere.
Aveva lo sguardo di un killer seriale, ma raffinato allo stesso tempo.
Greta fece finta di niente, quasi spaventata.
Allo stesso tempo, Belle sgranò gli occhi.- Io lo so chi è quello! Ho letto di lui qualche tempo fa!- esclamò, entusiasta. -Si chiama Nguyen Hu’An, è un generale vietnamita che è venuto a New York per affari…E’ stra ricco!- le sussurrò, come fosse un gossip allettante.
Dall’altra parte, l’uomo vedeva probabilmente tre oche che parlottavano di lui tra loro.
 
Presente
 
Mara vide Ron rabbrividire accanto a se.- Stai bene?-
Lui abbassò lo sguardo.- Scusa, è che quando sento quel nome…-
In effetti, neanche a Mara faceva piacere nominarlo, ma era una parte fondamentale della storia.- Lo so…Non credo che tuo padre l’abbia mai perdonato, ma mia madre ci crede molto in Dio e ed è riuscita a vivere pur sapendo quello che le aveva fatto. L’ha perdonato, tanti anni fa e certe volte si prende la colpa.-
Ron scosse la testa, contrariato.- Come si fa a perdonare un uomo del genere?-
Mara si morse un labbro.-  Non lo so…Forse perché, in fondo, lei lo amava.-
   
 
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