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Autore: pippobaudo_    04/12/2020    3 recensioni
Courtney 'Wallis', eccezionale tirocinante presso il migliore studio legale del Canada e moglie di uno degli uomini più potenti della città... se solo se lo ricordasse.
Aiutata da un'acida coinquilina, un'artista gotica e un criminale con un'indecente cresta verde, riuscirà a ricostruire la propria vita passata tassello dopo tassello e a colmare il vuoto lasciato da uno spiacevole trauma?
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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VENERDI’ 04 DICEMBRE 2020
 
GWEN
Erano in cinque davanti al monitor ad ascoltare, ma soprattutto a registrare le parole di Mal.
Il viso della gotica era a chiazze rosse, gli occhi infossati e umidi: aveva sentito – finalmente – com’era morta Zoey e un’infinita tristezza l’aveva invasa, sostituita poi dalla rabbia, una rabbia mai provata prima di allora pronta per essere riversata sul loro nemico. Ma lo voleva davvero? D’accordo, Mal era un pazzo psicopatico che andava assolutamente fermato, tuttavia, la sua parte più buona, Mike, era ancora lì, nascosta chissà dove nell’inconscio, e sapeva che questa non si sarebbe mai perdonata per il dolore e il dispiacere causati da una delle sue personalità.
Il piano di Scott di ottenere una confessione stava avendo successo, Noah era già all’opera con la registrazione, ma non poté fare a meno di chiedersi se ne sarebbero usciti vivi: Duncan era stato picchiato ripetutamente (maledetta la sua lingua lunga!), Jo e Alejandro torturati, ed ora era il turno del rosso. Quando avrebbero dovuto intervenire suo fratello e gli altri, cosa aspettavano ad irrompere là dentro?
L’attesa la stava divorando a poco a poco, voleva che quel calvario finisse, voleva poter ritornare a casa sua, a guidare la sua amata Mustang, poter uscire e passeggiare sotto le stelle senza la costante paura di essere presa di mira da uno degli scagnozzi di Mal, e, in particolare, voleva riappacificarsi con il resto della famiglia prima che fosse troppo tardi, prima che qualche tragedia come quella capitata a Trent li colpisse.
 
Altri tonfi e lamenti sommessi riempirono la stanza: Scott era stato colpito, ancora e ancora, e Gwen si chiese se fossero veramente in grado di reagire e difendersi – malmenati com’erano – una volta che sarebbero intervenuti i Kobra. A quel pensiero una strana sensazione di malessere la costrinse ad afferrare la prima sedia libera e a buttarcisi sopra.
 
'C’è una chiamata in arrivo' la riscosse Topher, gli occhi verdi incollati su un altro schermo. 'MacArthur'.
 
'Metti in vivavoce' ordinò Noah.
 
Il castano eseguì e improvvisamente il faccione della poliziotta fu di fronte a loro. 'Sarò breve' iniziò lei guardandosi attorno. 'Le ragazze sono state attaccate dalle leccapiedi di Mal, fortunatamente eravamo nei paraggi e abbiamo sventato il peggio. Stanno tutte bene' e inquadrò Courtney, Heather e Bridgette sedute sul divano, piuttosto malconce ma in compenso vive; poi spostò la telecamera su quelle che dovevano essere Josee ed Amy ammanettate al termosifone. 'C’è anche Anne Maria… o meglio, il suo corpo… ma i dettagli ve li racconto un’altra volta: i rinforzi stanno arrivando. L’importante è che noi stiamo bene. Inoltre, abbiamo piazzato delle prove nella decappottabile di Anne Maria: faremo credere alla polizia che due di loro erano le avvocatesse. Spero funzioni' e, sentendo i propri colleghi farse sempre più vicini, riattaccò.
 
'Porca miseria!' esclamò Topher portandosi le mani ai capelli. 'Non erano tutti nel covo?!'.
 
'A quanto pare no. Avviso Damien e Scott' fece Noah comunicando da un auricolare.
 
Gwen buttò fuori l’aria che non sapeva di aver trattenuto fino a quel momento. Le sue amiche erano state aggredite, Anne Maria era morta… e lei cosa aveva fatto? Era rimasta lì impalata ad ascoltare le confessioni di un folle senza poter far nulla. Nascose il viso tra le mani, cercando di fermare sul nascere le lacrime.
'Gwen, va bene così' commentò Kitty battendole dolcemente la spalla. 'Sono vive. È questo quello che conta' e senza pensarci su due volte abbracciò la ragazza, in cerca di conforto, con la speranza che anche il resto dei suoi compagni ne uscissero indenni.
 



 
MAL
'Non vi siete ancora stancati? Non fraintendetemi, potrei andare avanti all’infinito'.
Osservò ognuno di loro, quello messo peggio era indubbiamente Nelson: accasciato a terra, in posizione fetale, con il naso rotto e il viso ricoperto di sangue, uno speciale ricordo che gli aveva lasciato più che volentieri. Scott aveva seguito il punk a ruota libera, rialzandosi però ogni volta, fieramente; mentre Alejandro dopo la mazzata della morte del fratello gli era sembrato non voler più reagire... sembrato, appunto. Gli occhi color smeraldo avevano cominciato ad ardere di una nuova luce. Poteva fare lo smargiasso quanto desiderava, ma presto avrebbe posto fine alle loro misere vite, con l’aggiunta alla lista di quella di Lorenzo, ancora abbracciato al corpo freddo del fratellastro. Schioccò la lingua con disappunto a quella patetica scena, non poteva permettersi debolezze nella propria squadra.
 
'Non hai ancora risposto' fece il latino, schivando con maestria un attacco di José.
Che lo avessero beccato in combutta con Barlow non lo meravigliava affatto: il vecchio lo aveva criticato molto per il suo operato, quando lui non era stato da meno intromettendosi più del dovuto. Lui e sua figlia.
Inspirò, rincuorandosi con il pensiero che finita la sua missione avrebbe sparato anche a quel subdolo psichiatra. Certo, avrebbe potuto spifferare tutto quanto a quella massa di idioti, tale era il desiderio di vederlo dietro le sbarre... d’altronde sapeva che Scott e il resto della sua combriccola stavano indossando gli auricolari, dunque che confessasse uno o più reati non gli faceva né caldo né freddo: in ogni caso aveva gli sbirri addosso per l’omicidio di Zoey, e, semmai lo avessero preso, dalla sua aveva l’infermità mentale da poter sfruttare, e qui entrava in gioco Barlow che lo avrebbe sicuramente aiutato se non voleva finire in gattabuia a fargli compagnia.
'E le ossa della donna ritrovate insieme a quelle dei compari di Duncan?' continuò il latino difendendosi meglio che poteva dagli attacchi del fratello maggiore.
Lo ignorò e cominciò a giocherellare con il detonatore, meditando sul da farsi. Avrebbe potuto far esplodere tutto e attribuire la colpa a Lorenzo… No, questo avrebbe fatto i nomi di tutti alla polizia... ucciderlo insieme ai loro nemici? Ucciderli tutti quanti - la sua inutile squadra compresa - e ricominciare altrove? Cazzo, se avrebbe voluto, ma sarebbe stato solo un capriccio. Senza tener conto che Josee ed Amy non erano lì, e quelle due insieme erano pericolose, se si aggiungevano poi Stephanie e una certa italo-americana...
 
'Anne Maria è morta'.
Improvvisamente, sentì un malore al petto, senza accorgersene il respiro accelerò così come il battito cardiaco. Perché si sentiva così?
Guardò in direzione del rosso: certo, Topher doveva avergli comunicato la notizia all’orecchio.
 
'Come?'.
 
'Lei, Amy e Josee hanno attaccato le ragazze' rispose Scott, un’espressione preoccupata solcò i volti di tutti i presenti. 'Le nostre stanno tutte bene' aggiunse poi il rosso con una scintilla negli occhi. 'Adesso tocca a voi'.
 
Mal lo guardò, un sopracciglio alzato. 'Ah, sì? E come pensi di fare?'.
 
'Ci sono degli amici che vorrei presentarti' e detto ciò diverse figure in nero irruppero nell’edificio sorprendendoli.
Il rumore degli spari riempì la stanza, e il primo ad essere colpito fu Ryan.
Digrignò i denti, alla ricerca di una via di fuga: detonatore alla mano, fece esplodere la prima bomba.
 
 




 
ALEJANDRO
Era ancora a terra, stordito a seguito della piccola esplosione causata da Mal.
Tossì, mettendosi molto lentamente a gattoni, tastando il terreno alla ricerca della pistola che era riuscito a sottrarre al fratello poco prima dell’irruzione dei Kobra, ma un nuovo colpo alla nuca lo costrinse con la faccia a terra. 'Cercavi questa, forse?' fece José guardandolo dall’alto verso il basso con un accenno di disprezzo negli occhi.
 
'Hai intenzione di uccidere anche me, così come hai fatto con Carlos?'.
 
'Io non volevo!' urlò il primogenito. 'È stata tutta colpa tua!'. Gli tirò un calcio all’addome. 'Tutto perché hai voluto fare le cose a modo tuo!' e gli assestò un altro colpo, più forte del precedente, mozzandogli il fiato. 'Tutto perché hai preferito una ragazza alla tua famiglia, sangue del tuo sangue!'.
 
'E per questo io gli sono molto grato' commentò un’altra voce, alle spalle di suo fratello: Damien, con il viso ricoperto di sangue e polvere, lo sguardo omicida e un grosso tubo di ferro tra le mani, colpì José alle ginocchia facendogli perdere l’equilibrio.
Alejandro approfittò di quell’attimo per sovrastarlo e lottare per togliergli l’arma dalle mani. Presero a rotolare sulle macerie, cercando di imporsi l’uno sull’altro, incuranti dei proiettili vaganti sopra le loro teste.
Alejandro con la coda dell’occhio vide Jo ed Eva rispondere al fuoco, riparandosi dietro un tavolo rovesciato, insieme ad uno dei Kobra. Duncan era a pochi metri dalle due ragazze, dietro una colonna, a premersi il fianco sanguinante, facendo dei respiri profondi e gemendo per il dolore. Era ferito, e aveva bisogno di aiuto. Subito.
 
Un pugno alla mandibola lo riportò a pensare prima a se stesso che agli altri, il fratello lo stava sovrastando, a cavalcioni su di lui. 'Ironico' parlò José con una strana espressione sadica sul volto. 'Ricordi? Questa era la stessa posizione che ho usato con Heather. Pensa a tutte le cose che avrei potuto farle se solo non ti fossi intromesso…'.
Gli occhi color smeraldo sgranarono a quelle parole. 'Ricordo ancora l’espressione terrorizzata sul suo volto, la sua voce incrinata… il suo esile collo stretto nella mia mano'. La rabbia stava salendo a dismisura, parola dopo parola. Cercò di divincolarsi muovendo fianchi e gambe, le braccia inutilizzabili, bloccate dalla stretta ferrea del più grande. 'È tutto inutile' continuò l’altro con un largo ghigno. 'Tu hai salvato lei quella notte, ma chi salverà te, ora?'.
Si guardò intorno, inutilmente alla ricerca di aiuto: i suoi amici o stavano rispondendo al fuoco, cercando al tempo stesso di ripararsi, oppure stavano combattendo a mani nude, come Damien e Devin.
Sentì il cuore in gola, poi, quando notò una mano sbucare fuori da alcune macerie.
'Chissà, magari una volta concluso qui, potrei fare una visita anche alla tua ragazza…' e questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.
D’istinto, gli tirò una testata sul naso - memore, forse, di quella che lui stesso aveva ricevuto da Scott. Sgusciò via dalla presa del fratello, inginocchiato al suolo, le mani che premevano sul viso. 'MALDITO!'.
 
Raccolse la pistola e gliela appoggiò sulla fronte, l’indice sul grilletto. José alzò lo sguardo nella sua direzione, sorpreso ma mantenendo una certa compostezza e fierezza. 'Dammi un buon motivo per cui non dovrei ucciderti'.
 
Il primogenito rise, sembrava di essere tornati indietro nel tempo, alla notte in cui Carlos perse la vita, e dei brividi percorsero la sua schiena. 'Sono tuo fratello'.
 
'Non mi basta' affermò Alejandro accarezzando con il dito il grilletto.
 
'Carlos non avrebbe voluto' disse allora José, e la sicurezza scemò tentennando sul da farsi.
Non riuscì a prendere una decisione: una seconda bomba esplose, perforando loro le orecchie. L’ultima cosa che vide furono le spalle del fratello mentre questo si allontanava verso l’uscita, prima che Damien si lanciasse su di lui, Alejandro, evitando che uno spesso strato di cemento gli cadesse addosso.
 
 

 
SCOTT
Si buttò di lato, evitando per un pelo di cadere al piano di sotto.
Dopo la prima esplosione, non ci aveva pensato su due volte ad inseguire quel bastardo di Mal in cima alle scale, attento a ripararsi dietro porte e pareti quando quest’ultimo cercava di prendere la mira e sparargli.
Finalmente lo raggiunse, erano l’uno di fronte all’altro, la pistola puntata contro il suo petto... ma se i suoi calcoli erano esatti (e sperava vivamente che lo fossero) doveva essere rimasto a secco. Mal premé il grilletto, ma nessun proiettile uscì. Sogghignò. 'È finita' disse lui. 'Arrenditi, Mal, Mike, Chester o chiunque tu sia'.
 
'Per te forse' affermò l’altro mostrandogli il detonatore tra le mani, il pollice che sfiorava il bottone al centro.
 
'Avanti, premilo' fece il rosso avanzando deciso. 'Non puoi uccidermi senza rischiare la tua stessa vita'.
Mal indietreggiò lentamente portandosi innanzi ad una delle finestre dell’ampia stanza, quella che avrebbe dovuto essere sua e di Courtney. Promemoria: finito lo strazio, avrebbe venduto il terreno, altro che casa dei sogni.
'È alto' continuò, i pugni stretti ai fianchi.
 
'Non troppo' commentò il moro cercando di aprirsi una via di fuga.
 
'Non ti muovere'.
Alle sue spalle, sbucò Cole, una semiautomatica tra le mani. Con lo sguardo inceneritore, si avvicinò, frapponendosi tra loro.
Zoppicava.
'Giuro su Dio che se tocchi ancora quella maledetta finestra ti sparo!'.
 
Mal si arrestò, le mani alzate in segno di resa, sebbene una di queste stringesse con forza quel dannato aggeggio esplosivo.
Involontariamente, Scott si guardò attorno alla ricerca di eventuali bombe: non ne individuò alcuna, molto probabilmente erano state piazzate solo al piano di sotto, con la speranza che i suoi nemici crepassero durante il suo tentativo di fuga.
 
Cole si avvicinò ancor di più, la pistola all’altezza della testa dell’altro. 'Avanti, mollalo' ordinò.
 
'D’accordo, d’accordo' fece Mal sornione, lanciando diverse occhiate alla gamba malandata dell’altro, e difatti, attendendo che questi si avvicinasse ancora di più fino a premere la canna sulla fronte, gli assestò un colpo sicuro al polpaccio facendolo cadere all’indietro.
Mal si fiondò su Cole, una mano stretta al polso di quest’ultimo per impedirgli di usare l’arma.
 
Scott avanzò con l’intento di sottrargli il più cautamente possibile il detonatore, ardua impresa però: quei due cominciarono a rotolare da una parte all’altra, bloccando le rispettive armi.
Fece a malapena due passi, dopodiché un boato lo costrinse a terra, le mani premute sulle orecchie, mentre il pavimento sotto ai suoi piedi iniziava a tremare, finché una grande voragine non si aprì: l’ultima cosa che vide prima che uno spesso strato grigio di fumo lo circondasse fu le sagome dei due uomini precipitare. Tossì più e più volte, muovendo le mani innanzi a sé per cacciare via tutta quella polvere e riuscire così ad individuare il buco – magari prima di fare un passo di troppo e ritrovarsi con la faccia spiattellata al piano terra.
Portandosi il colletto del maglione sopra il naso e la bocca, si affacciò all’apertura: due figure in nero erano distese a terra, sulle macerie, i loro lamenti che facevano da eco. Sospirò, lasciando andare l'aria che aveva trattenuto fino a quel momento.
Con suo stupore, incrociò successivamente lo sguardo di Damien fissarlo dal basso verso l’alto, un tubo di ferro tra le mani. 'Tutto bene laggiù?' gli chiese inspirando suo malgrado nuvole di polvere.
 
'Qui abbiamo finito. Se vuoi scendere ti tocca saltare: le scale sono andate distrutte' rispose il suo alleato, il quale, individuato il detonatore, lo afferrò per frantumarlo in tanti piccoli pezzi – e già che c’era una botta gliela tirò anche a Mal, soddisfatto dei gemiti di dolore di questo.
 
Sospirando, Scott si lanciò di sotto atterrando malamente; imprecò a bassa voce.
Si guardò intorno, dire che il caos regnava sovrano era poco, lì dentro era stata combattuta una vera e propria battaglia tra bombe, spari e cazzotti.
E i morti.
Armatosi di tutto il suo coraggio, con estrema lentezza si trascinò al centro della sala principale, quella dove tutto era cominciato: proiettili incastonati nelle pareti, muri e vetri sfondati, pezzi di cemento… erano ovunque. Ogni lato di quell’enorme stanza sembrava uguale a quello adiacente.
Vide Jasmine e Shawn abbracciarsi in un angolo, con le lacrime agli occhi, grati per essere ancora vivi e per aver avuto la possibilità di rivedersi e riconciliarsi; Eva e Jo stavano estraendo dei corpi da sotto le macerie, quelli dei loro ex compagni di squadra, Lorenzo e Chet, il primo ancora abbracciato al fratellastro a mo’ di scudo, quasi a volerlo proteggere da quelle enormi masse di mattoni.
'Ragazzi, come state?' chiese con voce quasi tremante.
 
'Ho il corpo a pezzi' rispose Alejandro, sdraiato a terra tra i residui.
 
'Ci credo, hai dei lividi grandi quanto una casa' commentò Devin tenendo a terra il francese Jacques con la sola forza del piede, mentre al suo fianco Sky stava facendo altrettanto con Stephanie.
 
'Spero di avergli lasciato anch’io un bel ricordo' parlò Alejandro prendendo fiato e mettendosi a sedere. 'Voi come state?'.
 
'A parte qualche graffio, bene' dichiarò Eva completamente esausta, chiudendo le palpebre ai cadaveri, come se volesse che riposassero in pace.
 
'I-io gradirei una m-mano'.
Si girarono: Duncan era appoggiato ad una colonna, la mano che premeva forte sul fianco a bloccare l’emorragia. Tossì un paio di volte e del sangue gli uscì dalla bocca. In molti si lanciarono su di lui, soprattutto il rosso: lo fece distendere a terra e gli spostò lentamente la mano per studiare la ferita.
 
'Il proiettile è ancora dentro' disse Scott. 'Vedi di non morirmi qui'.
 
'N-non ci pensavo n-nem…' e i suoi occhi azzurri si chiusero lentamente, la testa che ciondolò alla sua destra.
 
Le sue mani presero a tremare sulla ferita. 'No, no, no, non può finire così'. Gli tirò giù la zip della felpa e cominciò il massaggio cardiaco, una, due, tre compressioni. 'Vedi di svegliarti, non ho intenzione di farti la respirazione bocca a bocca!'.
 
Dieci, undici, dodici compressioni.
Il punk sembrava non volerne sapere di riaprire gli occhi.
 
Sedici, diciassette, diciotto.
'Andiamo, brutto stronzo!'.
 
Ventidue, ventitré, ventiquattro.
Il sangue continuava ad uscire, sotto le compressioni del rosso, il colorito del punk che via via iniziava a sfumare.
 
'Fanculo!'.
Alzandogli il mento con una mano e tappandogli il naso con l’altra, portò le loro bocche a contatto e buttò dentro aria, due volte. Vide il petto di Duncan gonfiarsi, grazie alle sue respirazioni, ma nient’altro. Il suo corpo non reagiva.
Riprese quindi con le compressioni. Una, due, tre, quattro, cinque.
Niente, non rispondeva. Gli occhi di Scott si riempirono di lacrime, alcune di queste caddero sulla t-shirt imbrattata dell’amico. Quindici, sedici, diciassette.
'M-mi d-dispiace, v-va bene? Non avrei dovuto s-sbatterti fuori dal locale quella sera'. Ventuno, ventidue, ventitré.
 
Sentì i suoi compagni avvicinarsi, uno di loro gli strinse una spalla.
Li ignorò, non poteva fermarsi ora. Si calò nuovamente sulla bocca dell’altro, gonfiandogli ancora una volta il torace, quella dannata ferita che non la smetteva di perdere sangue.
 
'S-scott' lo chiamò qualcuno.
Ignorò pure quello, e si avventò sullo sterno, ricominciando ancora una volta a spingere, vacillando solo quando sentì una costola rompersi.
Sei, sette, otto.
 
'Scott'.
Dodici, tredici, quattordici.
 
'Wallis'. Ignorò anche Damien, fanculo pure lui.
Venti, ventuno, ventidue.
 
'SCOTT!'.
 
'CHE CAZZO C’È?!' sbraitò infine girandosi verso tutti quanti loro, gli occhi lucidi, le guance rigate, la gola che gli bruciava e il resto del suo corpo che tremava.
L’unica risposta che ricevette fu un cenno verso la sua sinistra: vicino a dei resti di un muro, inginocchiato a terra e con la schiena rivolta ai presenti, stava Brody, le spalle che si alzavano e abbassavano velocemente e in maniera irregolare, le mani al viso cercando di trattenere dei singhiozzi.
Solo dopo si accorse che lì, sdraiato accanto all’amico piangente, stava Geoff, con un rivolo di sangue alla bocca e gli occhi azzurri spalancati, fissi su di lui.








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ANGOLO AUTRICE:
vi avevo avvertito che sarebbe stata una cosa assurdamente lunga! D:
Sono le 02.19 e prima di quest'ora non avevo buttato giù nulla per Scott... e questo ne è stato il risultato. Avevo previsto tutto quello che ho scritto? Certo che no. Io improvviso, come sempre ahaha
Tornando seri, questa era la battaglia finale, ma ci sono ancora alcune cosette da sistemare (vedi le domande che Alejandro rivolge a Mal)... non so se manchi uno o due capitoli + l'epilogo per terminare TUTTO D: D: 

Come sempre, io vi ringrazio e vi mando un caloroso abbraccio <3 siete preziosi! :)
Attendo con ansia recensioni, soprattutto per queste due parti!

Alla prossima!!
 
   
 
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