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Autore: MissGolightly    07/12/2020    0 recensioni
Qualche anno dopo la fine della guerra Hermione si ritrova di nuovo a Hogwarts, questa volta come insegnante.
Dovrà fare i conti con un mistero che aleggia tra le mura del castello, ma soprattutto dovrà collaborare con l'ultima persona che avrebbe voluto avere come collega: Draco Malfoy.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo Nove
 
 
Malfoy Manor era esattamente come Hermione la ricordava. Purtroppo.
Aveva sperato che negli anni Draco avesse apportato qualche modifica, che avesse fatto qualcosa per farla apparire diversa dalla casa in cui era stata torturata anni prima.
Non era stato così.
L'ampio salone davanti a sé era identico, fatta eccezione per qualche foto di famiglia che Hermione non ricordava di aver visto l'ultima volta.
O forse c'erano ma lei era troppo impegnata a dimenarsi mentre Bellatrix Lestrange la torturava per rendersene conto.
Quando Draco aveva proposto di pranzare a casa sua per Natale, Hermione era stata troppo concentrata sul fatto che avrebbero passato il Natale insieme per rendersi conto di dove lo avrebbero passato.
Solo qualche giorno dopo aveva iniziato a pensarci, ma a quel punto non voleva fare la figura della codarda dicendogli che forse non se la sentiva poi così tanto di entrare in quella casa.
"Stai bene?" le chiese Draco lanciandole un'occhiata.
Hermione annuì, ma continuava a tenere lo sguardo rivolto verso il pavimento e senza che se ne rendesse conto aveva iniziato a toccare il punto del braccio in cui portava ancora le cicatrici di ciò che le aveva fatto la zia di Draco.
"No, non stai bene" disse Draco mettendole una mano sulla schiena e spingendola ad uscire dalla stanza.
C'era un motivo per cui aveva deciso di portarla in quel salone, ma ora che vedeva la sua reazione gli sembrava di aver fatto un'enorme stupidaggine.
Quando uscirono dalla stanza e Draco chiuse la porta dietro di sé, Hermione sospirò sollevata.
"Mi dispiace, non avrei dovuto farti entrare lì dentro" si scusò Draco.
Hermione non rispose. Sapeva che sarebbe stato carino ed educato dirgli di non preoccuparsi, ma non poteva farlo.
Non poteva farlo perché per un attimo le era tornato in mente ciò che era successo e aveva odiato Draco e tutta la sua famiglia, anche se Draco in realtà non aveva colpe.
"Non sono un sadico e non ho alcuna intenzione di farti del male" iniziò a dire Draco, giustificandosi per ciò che era appena successo. "So benissimo cosa ti ha fatto mia zia lì dentro e so che non ho modo di cancellarlo, anche se vorrei. Quindi pensavo che se fossi entrata lì con me, avresti smesso di associare quella stanza solo a qualcosa di orribile e magari pensarci avrebbe fatto meno male."
Lo sguardo di Hermione si addolcì immediatamente.
In fondo le intenzioni di Draco erano buone. Forse aveva usato il metodo sbagliato per provare a farla sentire meglio, ma ci aveva provato.
"Farà sempre male e non c'è niente che possa rendere il ricordo meno doloroso" disse Hermione.
Draco abbassò lo sguardo e lei aggiunse: "Non c'è cosa peggiore dell'essere torturata e marchiata per ciò che sei, per qualcosa che non dipende da te e che non puoi cambiare."
"Lo so" rispose Draco, toccandosi l'avambraccio su cui Hermione sapeva che c'era ancora il Marchio Nero.
"Non è la stessa cosa, Draco."
Non poteva pensare di paragonare un marchio fatto volontariamente a ciò che lei si portava inciso sul braccio da anni.
Draco non fece nemmeno caso al fatto che Hermione lo avesse chiamato per la prima volta per nome, troppo infastidito da ciò che aveva detto.
"Ah, no? Non è la stessa cosa? E tu che ne sai?" le disse con tono duro.
Aveva gli occhi assottigliati e la mascella serrata, segno di quanto fosse arrabbiato.
"Pensi che sia stata una mia scelta farmi marchiare come se fossi una bestia?" disse Draco sollevando la manica della camicia e mettendo in bella mostra il Marchio Nero.
Hermione puntò lo sguardo sul suo avambraccio e, senza riuscire a trattenersi, accarezzò i contorni del tatuaggio con i polpastrelli.
Era una carezza leggera, quasi impercettibile, eppure Draco la stava sentendo benissimo. E doveva ammettere che aveva un effetto calmante su di lui.
Aveva sempre odiato quella parte del suo corpo, il braccio deturpato da un simbolo così oscuro. Si era sempre sentito come se quella parte del corpo non fosse davvero sua. Ma ora, con le dita di Hermione a contatto con la sua pelle, si sentiva finalmente tranquillo.
"Non ho mai voluto che mi marchiassero" disse con un tono di voce più basso e tranquillo. "Anche se quando ero un ragazzino condividevo alcune delle assurde idee di mio padre, non avrei mai voluto finire a fare il servitore di un pazzo. Ma ero solo un ragazzo, non ho avuto scelta."
"Hai mai detto ai tuoi genitori che non volevi essere marchiato?" chiese Hermione continuando a tenere lo sguardo puntato verso il Marchio.
"A mia madre, ma non c'era nulla che lei potesse fare per evitarlo. Con mio padre non ci ho nemmeno provato."
"Mi dispiace di averti accusato di non sapere cosa si prova. Ma per quello che vale, anche se hai il Marchio, tu non sei mai stato come loro" disse Hermione, e Draco sapeva perfettamente che con loro si riferiva ai Mangiamorte.
"Credo che tu sia l'unica a pensarla così."
"Forse perché sono l'unica che può capirti" disse Hermione.
Un attimo dopo si sfilò il cardigan, rimanendo con il vestito nero smanicato che aveva deciso di indossare per l'occasione.
La scritta Mudblood sul braccio era lieve, sicuramente meno appariscente del Marchio Nero, ma comunque ben visibile.
"Ho cercando di rimuovere le cicatrici con un incantesimo, ma questo è il massimo che sono riuscita a fare" disse lei.
"Non dovresti cercare di rimuoverlo" disse Draco osservando ancora la scritta e poi guardando Hermione.
"Perché? Così tutti sapranno che qualcuno ha cercato di rimettermi al mio posto?"
"No. Perché è parte di quello che sei. Dimostra che sei una guerriera."
Hermione si lasciò sfuggire un sorriso. Non l'aveva mai vista in quel modo, ma in effetti Draco aveva ragione.
Era sempre stata fiera di quello che era e aveva lottato contro chi l'aveva considerata inferiore.
Non doveva vergognarsi di essere stata torturata o marchiata da una pazza che credeva di essere superiore a lei.
"Mi dispiace per la piega che ha preso la giornata, non era mia intenzione" disse Draco un attimo dopo.
Aveva chiesto a Hermione di passare il Natale a casa sua con lo scopo di conoscersi meglio, di capire se potesse avere una minima possibilità con lei. E invece erano finiti a parlare di cose successe durante la guerra.
"È tutto ok" disse Hermione scuotendo la testa. "Magari però ora cerchiamo di parlare di qualcosa di più leggero."
 
 
Avevano cercato di evitare ogni argomento che potesse risultare particolarmente spinoso, e alla fine erano riusciti a passare la giornata in modo sereno.
Non era stato difficile, in realtà.
Avevano parlato dei loro Natali passati, delle tradizioni che avevano reso importante quella festa quando erano bambini.
Hermione aveva ammesso che era la sua festa preferita - nonostante non la trascorresse più con la sua famiglia da tempo - e Draco le aveva raccontato di come per lui avesse smesso di avere importanza dopo il ritorno di Voldemort.
Hermione avrebbe voluto saperne di più, chiedergli come si fosse sentito nel periodo in cui Voldemort viveva a casa sua, ma avevano promesso di restare su argomenti leggeri e quello senza dubbio era tutt'altro che leggero.
Avevano scoperto di amare entrambi i biscotti speziati e Draco l'aveva scortata in cucina, dove ne teneva un barattolo. Avevano passato il pomeriggio a sgranocchiare biscotti e raccontarsi storie sulla propria infanzia.
Poi Hermione aveva iniziato a parlare di come si era sentita quando aveva ricevuto la sua lettera per Hogwarts, di come improvvisamente tutte le stranezze che le capitavano avessero acquistato un senso.
Draco l'aveva ascoltata rapito mentre vedeva i suoi occhi luccicare parlando di qualcosa che per lui era sempre stata la normalità.
E poi all'improvviso Hermione disse: "Ora dovresti raccontarmi tu qualcosa."
"E cosa vorresti sapere?"
Hermione si strinse nelle spalle. "Quello che vuoi. Anche se in realtà avrei una domanda."
"Sentiamo."
"Mi hai invitata qui a pranzo e io mi aspettavo di vedere elfi domestici ovunque. Ero già pronta a farti un discorso sulla salvaguardia degli elfi. Ma invece ci siamo solo noi."
"Questa non è una domanda" le fece notare Draco.
"La domanda è: perché non ci sono elfi domestici a casa tua?"
"Sono andati in Francia con mia madre. Non fraintendermi, la adoro, ma quella donna non sarebbe capace nemmeno di preparare un caffè senza gli elfi. Io invece non ne ho bisogno, come vedi me la so cavare bene in cucina" rispose Draco.
Hermione sorrise e lo guardò con ammirazione. "Non me lo sarei mai aspettata, sai."
"Cosa, che fossi bravo in cucina? Quante cose non sai di me, Granger. Ma se sei fortunata potrei raccontartene qualcuna" replicò Draco.
Hermione abbassò lo sguardo imbarazzata, sentendosi sotto pressione per lo sguardo di Draco.
Era una sua impressione o stava flirtando con lei? E lei come avrebbe dovuto reagire?
Sicuramente non come stava reagendo - comportandosi da ragazzina puritana - visto che Draco stava ridendo, evidentemente divertito.
"Tra le cose che dovresti sapere di me, c'è la mia passione per il Whisky Incendiario" disse qualche attimo dopo, cercando di alleggerire la situazione e spazzare via un po' di imbarazzo.
Hermione gli sorrise grata, capendo che aveva detto quella frase solo per cambiare discorso.
"La cosa in realtà non mi stupisce. Girava voce di certi festini leggendari organizzati dai Serpeverde ai tempi della scuola" disse Hermione.
"Solo voci, non c'è mai stato nessun festino. Nessuno di noi aveva voglia di pensare alle feste con una guerra alle porte. E poi pensi davvero che qualcuno avrebbe venduto alcolici a dei minorenni e magari li avrebbe anche aiutati a introdurli in una scuola?"
Hermione dovette ammettere che Draco aveva ragione. Non aveva mai pensato a quanto potesse essere difficile organizzare uno dei festini di cui aveva sentito parlare.
Ma se non c'era mai stato nessun festino, da dove era partita quella voce?
"Eppure se la voce circolava, qualcuno deve averla sparsa" disse Hermione dando voce ai suoi dubbi.
Draco si strinse nelle spalle. "Blaise pensava che farci apparire spensierati e festaioli sarebbe stato meglio che farci apparire impauriti."
"Beh, in effetti è riuscito a farvi apparire spensierati" constatò Hermione.
A quel punto per Draco era stato naturale iniziare a parlare di Blaise, della loro amicizia, di come fosse l’unica persona che gli era sempre rimasta accanto nonostante tutto.
Hermione lo ascoltò interessata. Era inusuale sentire Malfoy esprimere affetto in quel modo.
Stava ancora parlando quando un rumore familiare proveniente dal salotto attirò la sua attenzione.
"Cos'è stato?" chiese Hermione allarmata.
"Quasi sicuramente il porta attrezzi del camino" sbuffò Draco. "Lo lascio sempre davanti al camino, chi arriva con la metropolvere non riesce quasi mai a evitarlo e lo fa cadere rovinosamente a terra."
"Una sorta di antifurto."
Draco la fissò per un attimo e rendendosi conto che probabilmente parlava di qualche diavoleria babbana disse: "Non voglio nemmeno chiederti cosa sia."
Hermione scosse la testa sorridendo e lo seguì mentre si avviava verso il salotto.
Dovevano attraversare la cucina e la sala da pranzo per raggiungerlo ed Hermione era quasi certa che senza Draco si sarebbe persa in mezzo a tutte quelle stanze.
Il salotto in cui Draco l'aveva condotta era molto più piccolo e accogliente del salone in cui Hermione era stata all’inizio di quella giornata e che le aveva fatto rivivere uno dei momenti più brutti della sua vita.
Davanti al camino, intento a cercare di rimettere a posto tutto ciò che aveva fatto rovinosamente cadere a terra, c'era proprio la persona di cui avevano parlato poco prima.
Hermione aveva pochi ricordi di Blaise ai tempi della scuola.
Lo ricordava come un ragazzo abbastanza estroverso, ma poco incline a cacciarsi nei guai e che preferiva stare solo piuttosto che finire in mezzo a qualche casino. Insomma, socievole solo quando non comportava troppi danni collaterali.
Non aveva mai capito come avesse fatto a diventare amico di Malfoy, in effetti.
O almeno non lo aveva capito fino a poco prima, quando Draco le aveva raccontato che Blaise era stato l'unico ad accettarlo per ciò che era e l'unico con cui Draco si era sentito abbastanza a suo agio da essere sé stesso.
"Prima o poi imparerai a fare attenzione quando esci dal mio camino?" disse Draco guardandolo divertito.
"E tu prima o poi imparerai a non lasciare questa roba davanti al camino?" replicò Blaise voltandosi.
Solo in quel momento si accorse della presenza di Hermione nella stanza.
"Ero preoccupato che stessi trascorrendo il Natale da solo come al solito, ma a quanto pare non è così" disse con un sorrisetto malizioso. Poi aggiunse: "Toglietemi una curiosità: se dovete solo fare finta di stare insieme, com'è che passate il Natale come una vera coppietta?"
Hermione e Draco si scambiarono un'occhiata prima di riuscire a rispondere.
Avevano tutti i motivi per essere insieme in quel momento, eppure la frase di Blaise li aveva colpiti più di quanto avrebbero creduto possibile.
Si stavano davvero comportando come una vera coppia? Di certo giocava a loro favore visto che dovevano fingere di stare insieme, ma era anche estremamente pericoloso.
"I giornalisti ci stanno addosso. Stiamo cercando di renderla il più credibile possibile" disse Draco.
"Sarà così, ma credo che i giornalisti della Gazzetta del Profeta abbiano di meglio a cui pensare nel giorno di Natale. Se anche aveste passato questa giornata in due emisferi diversi, nessuno se ne sarebbe accorto. Magari potreste semplicemente ammettere che non vi dispiace così tanto passare del tempo insieme" commentò Blaise, prima di uscire dal salotto e dirigersi verso la cucina.
"Il whisky è sempre al solito posto, vero?" chiese qualche secondo più tardi, la voce un po' più alta per farsi sentire nonostante le stanze che li separavano.
Ma Hermione e Draco erano ancora troppo scossi da ciò che aveva detto per poter rispondere.
 
 
Un paio d'ore e qualche bicchiere di Whisky Incendiario dopo, Hermione doveva ammettere che ciò che aveva detto Blaise non le sembrava più così assurdo.
Ormai era inutile girarci intorno. Passare del tempo con Draco le piaceva.
Le piaceva parlare con lui, stare in sua compagnia. Le piaceva addirittura vederlo scherzare con il suo migliore amico mentre parlavano di cose che lei nemmeno conosceva.
Quando erano tornati in cucina e avevano visto Blaise prendere tre bicchieri dalla credenza, Hermione aveva tentato di dire che lei non era una grande amante degli alcolici, soprattutto se così forti.
Blaise non aveva insistito, o almeno non nel vero senso della parola.
In perfetto stile Serpeverde, aveva iniziato a raccontare di come bere un bicchiere di whisky a Natale fosse diventata una tradizione per lui e Draco. A quel punto Hermione aveva subito sentito il desiderio di far parte di quella tradizione.
Solo dopo il secondo bicchiere si era resa conto che Blaise aveva volutamente raccontato quella storia per convincerla a bere con loro e che Draco, probabilmente consapevole delle intenzioni dell'amico, aveva cercato più volte di dire che certe tradizioni potevano tranquillamente essere abbandonate.
Ancora una volta Draco si era preoccupato per lei.
E ancora una volta Hermione si era ritrovata a fissarlo immaginando un futuro in cui quella finta relazione che avevano messo in piedi sarebbe diventata realtà.
"Beh, mia adorabile coppietta felice, io tolgo il disturbo. Mia madre mi aspetta per cena e se non arrivo puntuale potrebbe scagliarmi addosso una Maledizione Senza Perdono" disse Blaise prima di bere ciò che era rimasto nel suo bicchiere.
Hermione, seduta su uno sgabello e mollemente appoggiata al bancone della cucina, sollevò una mano in segno di saluto, mentre Draco accanto a lei fece per alzarsi e accompagnare Blaise.
Quest'ultimo lo fermò con un cenno della mano dicendo: "Resta pure qui con la tua fidanzata. La strada la conosco."
Draco non replicò e lo osservò uscire dalla stanza.
Aveva creduto che l'arrivo improvviso di Blaise avrebbe rovinato le cose, invece Hermione era stata particolarmente attenta ai loro discorsi, intervenendo ogni tanto con domande per soddisfare la propria curiosità.
Sembrava a suo agio con Blaise come non lo era mai stata nessuna delle ragazze con cui era uscito in passato.
Sarebbe stato bello averla al suo fianco veramente, senza quella farsa a tenerli insieme.
Hermione, ormai visibilmente alticcia, sembrava della stessa opinione perché dopo una breve risatina disse: "Sai, devo ammettere che mi piace sentirmi definire la tua fidanzata."
"Sei ubriaca" replicò Draco prendendole il bicchiere dalle mani.
In realtà non credeva davvero che fosse ubriaca, ma visto l'effetto che quella frase aveva avuto su di lui doveva pur fare qualcosa per difendersi. Se avesse ceduto ai suoi sentimenti sarebbe stato un disastro.
"No. Poco lucida, ma non ubriaca. So quello che dico."
"Ah, davvero? Convinta di sapere quello che dici? Perché hai appena detto che ti piace essere definita la mia fidanzata" disse Draco tornando a sedersi accanto a lei, dopo aver messo i bicchieri ormai vuoti nel lavandino.
"Sei una bella persona e sono convinta che saresti anche un ottimo fidanzato. Sei l'unico a non pensarlo" replicò Hermione guardandolo.
Draco ricambiò lo sguardo, soffermandosi a osservarla attentamente.
Aveva le labbra leggermente lucide - probabilmente ancora bagnate dal whisky che aveva bevuto - e il rossetto ormai era completamente sbavato, gli occhi sembravano stanchi, eppure Draco non l'aveva mai vista così bella.
"Mi stai dicendo che ti piacerebbe che io fossi il tuo fidanzato?" chiese Draco con tono scherzoso, come se stesse parlando a una bambina.
Hermione si mise a ridere e si coprì gli occhi imbarazzata. "Oddio, non lo so. Credo di sì."
"Ma io sono già il tuo fidanzato, ricordi?"
Hermione smise di ridere all'istante.
Aveva iniziato a dire quelle cose perché credeva che anche Draco provasse almeno in parte ciò che provava lei. Il whisky le aveva solo dato una spinta.
Ma ora lui aveva replicato nascondendosi dietro alla loro finta relazione ed Hermione aveva il dubbio di aver interpretato male ogni cosa.
Draco d'altra parte, aveva semplicemente scelto quella che credeva essere la strada migliore.
Temeva che Hermione stesse facendo quei discorsi perché non era del tutto lucida, non perché pensasse davvero quelle cose. Voleva evitare a sé stesso di rimanere scottato, e a lei di fare qualcosa di cui poi il giorno seguente si sarebbe pentita.
Eppure doveva aver sbagliato qualcosa visto che Hermione si era appena alzata dallo sgabello barcollando e stava camminando verso il camino del salotto, borbottando scuse sul fatto che dovesse urgentemente andare via.
"Credevo saresti rimasta a cena" disse Draco seguendola, improvvisamente spaventato che lei se ne andasse.
"No, io... ho, ecco, un altro impegno" mormorò lei.
"Granger" disse Draco prendendole delicatamente il polso e facendola voltare verso di lui.
Hermione continuava a tenere lo sguardo verso il basso, come se volesse a tutti i costi sfuggire da Draco, ma lui non glielo stava permettendo.
Non voleva forzarla in nessun modo, ma non voleva nemmeno che lei scappasse.
Voleva che lei si aprisse con lui, che gli spiegasse cosa aveva detto di sbagliato, che gli desse la possibilità di rimediare.
"Ho sbagliato qualcosa?" chiese lasciando la presa sul suo polso.
Hermione scosse la testa. "No, sono io che sto avendo una reazione esagerata."
"Reazione esagerata per cosa?"
Sarebbe stato troppo complicato spiegargli cosa aveva in testa - e nel cuore - e fargli capire cosa provava per lui quando forse nemmeno lei lo sapeva.
Non avrebbe saputo da dove cominciare.
Così, seguendo l'istinto, si alzò sulle punte per raggiungere la sua altezza e lo baciò.
E in quel momento lo sentì, quell'odore che aveva sentito nell'Amortentia solo qualche settimana prima.
Bergamotto.
Era Draco ad avere quell'odore.
La sua Amortentia sapeva di lui.












Spazio autrice:
Scusate il ritardo, so che avrei dovuto pubblicare ieri ma la mia connessione internet aveva deciso di non funzionare.
Mi sembra giusto visto che non vedevo l'ora di arrivare a questo capitolo, che è in assoluto il mio preferito sia perché è ambientato a Natale, sia perché finalmente succede qualcosa di concreto tra Draco e Hermione.
Spero che vi piaccia tanto quanto a me è piaciuto scriverlo :) 
   
 
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