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Autore: pippobaudo_    09/12/2020    2 recensioni
Courtney 'Wallis', eccezionale tirocinante presso il migliore studio legale del Canada e moglie di uno degli uomini più potenti della città... se solo se lo ricordasse.
Aiutata da un'acida coinquilina, un'artista gotica e un criminale con un'indecente cresta verde, riuscirà a ricostruire la propria vita passata tassello dopo tassello e a colmare il vuoto lasciato da uno spiacevole trauma?
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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MERCOLEDI’ 09 DICEMBRE 2020
 
BRICK MCARTHUR
Si diresse verso la sala interrogatori, ancora incredulo per quanto avvenuto nei giorni precedenti.
 
Tanto per cominciare, Nelson era sparito. Lo aveva cercato in ogni dove: nel cucinotto, nei bagni, addirittura dentro le volanti della polizia, sui sedili posteriori, nel caso il signorino avesse avuto la brillante idea di prendersi una pausa e sonnecchiare lontano da tutti o, meglio, lontano da lui. Ma nulla. Aveva persino preso in considerazione la possibilità di setacciare tutta la città pur di scovarlo, e difatti, chiavi alla mano, si era diretto verso la propria auto, nel parcheggio a lui riservato… se solo il veicolo fosse rimasto dove lo aveva lasciato quella mattina. Quel maledetto punk glielo aveva sottratto da sotto il naso alla prima occasione buona e non solo quello ma anche la sua pistola di servizio, abbandonata nel portaoggetti. Nonostante ciò, non aveva osato lamentarsi, dato che la colpa era stata solo ed esclusivamente sua che gli aveva concesso di andare a zonzo.
Rosso in viso, aveva fatto dietrofront, verso l’ufficio, incrociando lungo il suo cammino delle trafelate Sanders e MacArthur mentre uscivano dall’edificio a passo spedito borbottando qualcosa in merito ad una certa signorina Wilson.
Aveva chiesto quindi all’agente Friday di rintracciare il GPS della propria auto e capire dove quel dannato Nelson si fosse cacciato, ma non avevano ottenuto alcun riscontro… almeno fino alla mattina del giorno dopo, quando, di ritorno da un appartamento nel centro, con due ragazze ammanettate e una terza in un sacco per cadaveri, non scorse la sua preziosa Alfa Romeo 156 all’ingresso della stazione, con una sorpresa inaspettata: legato e imbavagliato sui sedili posteriori se ne stava uno dei loro sospettati principali, Mike Doran, con tanto di chiavetta USB lasciata in bella vista sul cruscotto. La pistola di nuovo al suo posto, nessun proiettile andato sprecato.
 
Ed ora, dopo giorni in gattabuia, eccolo lì, Mike o Mal – come doveva chiamarlo? -, davanti a sé, con le manette ai polsi, legate alla sbarra in ferro al centro del tavolo, lo sguardo truce e le labbra chiuse a disegnare una linea sottile.
Senza dire nulla gli rifilò sotto il naso la chiavetta contenente la confessione di tutte le sue malefatte.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, a squadrarsi, finché l’altro non parlò. 'Lo sa che tutto il suo contenuto potrebbe essere stato manipolato' disse indicando il piccolo oggetto con un cenno del capo.
 
'È quello che ha confermato il nostro esperto' annuì il capitano. 'Tuttavia, se prendessimo in considerazione quanto viene da lei detto nella registrazione, molte cose comincerebbero ad avere più senso. L’omicidio della signorina Mamabolo è, per esempio, una di queste'.
 
Mal si passò la lingua sulle labbra cercando di inumidirle. 'Se lei pensa che l’artefice di tutto ciò sia io, mi spiace contraddirla ma, come dire, i soldi non crescono sugli alberi. Detto ciò, voglio il mio avvocato' decretò infine.
 
'Penso che ne avrà proprio bisogno'.
 
'E il mio psichiatra' aggiunse.
 
'Naturalmente' acconsentì il poliziotto abbandonando la stanzetta e sbuffando infastidito, non che si aspettasse qualcosa di diverso da quell’uomo, anzi, il suo istinto gli diceva che quel pazzo aveva un piano di riserva. 'Friday!' chiamò poi. 'Contatta il dottor Barlow e l’avvocato del signor Doran, per cortesia. Ho il presentimento che andremo avanti per le lunghe'.
 
'Subito, capitano' e la rossa si dileguò velocemente.
 
Si recò negli uffici, alla ricerca di due poliziotte nello specifico. 'Sanders, ci sono novità?'.
 
'Abbiamo fatto visita alle detenute, ma niente di nuovo: continuano a negare di essere loro le avvocatesse nonostante le prove trovate nel bagagliaio della loro auto' e indicò una busta di plastica chiusa contenente i documenti falsi. 'Francamente, io credo alla loro versione, d’altronde hanno confessato reati più gravi di questo. Io continuo a sostenere che siano state le signorine Barlow e Wilson. Abbiamo il confronto dei due video per quanto riguarda la prima, facciamo analizzare anche la corporatura della seconda avvocatessa con quella di Heather'.
 
'C’è un problema' e lo sguardo dell’uomo si rabbuiò. 'Quei video non ci sono più, le uniche prove che avevamo sono state eliminate'.
 
'Nelson?'.
 
'Chi altri pensi possa essere stato?!'.
 
'Ehi' salutò MacArthur sbucando alle loro spalle con una ciambella tra le mani. 'Mal ha parlato?' e ne addentò un bel pezzo spostando lo sguardo da un collega all’altro, la bocca ricoperta di glassa e zuccherini colorati.
 
'No, ha voluto il suo avvocato'.
 
'Quanto scommettete che se la caverà a causa della sua infermità mentale?!'.
 
'Lo manderanno in uno di quei centri appositi' sbuffò il capitano esausto.
Sapevano dell’omicidio di Zoey, di quello di Rodney e degli ex compagni di Nelson, sapevano della sparatoria a casa Fahlenbock, avvenuta in contemporanea con l’assassinio di Maximilian. Addirittura, grazie ad un patteggiamento con le nuove detenute, erano riusciti ad ottenere informazioni circa l’esplosione dell’“All Stars”.
Tutto ciò per togliere dalla circolazione i “Der Schnitzel Kickers” e Wallis. Fino a qui tutto cominciava a quadrare, però c’era dell’altro che non gli tornava: cosa ci facevano le ossa della signora McCord insieme a quelle dei nemici di Mal? Perché quest’ultimo aveva interesse a farla fuori? Comprendeva il perché togliere di mezzo gli altri due ragazzi, dopotutto erano suoi rivali nel mondo criminale - la notizia (ricevuta con la confessione di Amy e Josee) che lo fosse anche il rosso lo aveva lasciato a dir poco spiazzato -, ma lei?
E, soprattutto, come diamine c’era arrivato Mal nella sua auto? E dove si era cacciato Duncan?
Forse tutto quello era stata opera sua e dei suoi amici, ma questo voleva dire che per tutto quel tempo era stato in contatto con qualcuno di loro… come? Con l’aiuto della Barlow dopo averla incontrata in casa propria?
 
Urlò richiamando l’attenzione dei suoi colleghi: era frustrato, pensava che una volta catturato Mal le cose sarebbero migliorate, ma delle lacune, anche belle larghe, continuavano a rimanere, e Doran si rifiutava di parlare e forse l’avrebbe addirittura fatta franca a causa del suo stupido disturbo della personalità multipla - eppure gli sembrava che intendesse perfettamente, anche per architettare tutto quel caos.
Al momento l’unica cosa che aveva ottenuto duramente (tra registrazioni e confessioni precedute da patteggiamenti per la riduzione della pena) era stato l’elenco dei nomi dei seguaci di quello psicopatico, e i suoi uomini, in quel preciso istante, erano alla ricerca dei rimanenti.
 



 
DUNCAN
Molto, ma molto, veramente molto lentamente, alla pari di un bradipo mezzo addormentato strafatto di antidolorifici, si appoggiò alla stampella per dirigersi verso l’auto grigia parcheggiata accanto al covo dei Kobra.
 
Erano stati dei giorni di merda, costretto a letto con una costola rotta e una ferita al fianco curata alla bell’e meglio da una conoscenza di Devin. E tutto ciò dopo aver fatto ritorno dal regno dei morti: era infinitamente grato a Scott per aver continuato, senza nemmeno alternarsi con qualcun altro, il massaggio cardiaco, fino a quando il suo cuore non aveva ricominciato a battere e i suoi polmoni a respirare autonomamente, mentre l’emorragia si arrestava sotto la pressione delle mani del latino. In stato d’incoscienza, erano riusciti a trasportarlo fino ad un luogo sicuro e a prestargli le prime cure, togliendogli quel dannato proiettile dalla carne.
Risvegliarsi, diverse ore dopo, era stato un incubo, rincoglionito come non lo era mai stato prima, sotto l’effetto dei farmaci, senza riuscire a muovere alcun muscolo, combattendo con le palpebre pesanti. Aveva passato il weekend in quelle condizioni, intravvedendo sì e no gli amici fare a cambio per assisterlo, per poi ripiombare nuovamente – e continuamente - tra le braccia di Morfeo.
Come se tutto quello non fosse stato già abbastanza, una volta conscio e libero dai farmaci più forti, lo avevano aggiornato di tutto, ed era stato in quell’istante che avrebbe preferito ritornare a dormire e non svegliarsi mai più.
 
Geoff se ne era andato.
 
Schiacciato da un enorme masso staccatosi dal soffitto dopo una delle esplosioni, sotto lo sguardo del suo migliore amico. Una fine orribile.
E se quello era stato devastante, la notizia che ne era seguita lo aveva spinto oltre, scoppiando a piangere: Bridgette stava aspettando un bambino. Il bambino di Geoff, il bambino che lui e la moglie, ne era certo, avrebbero cresciuto e allevato amorevolmente, trasmettendogli ogni loro passione… il bambino di cui Geoff non sapeva ancora nulla, e che mai avrebbe saputo.
 
'Avete preso tutto?' sentì Gwen in lontananza aiutando le ragazze a caricare i bagagli in auto. Eva annuì.
Sarebbero partiti. Lui, Jo ed Eva avevano deciso di lasciarsi questa brutta storia alle spalle, allontanandosi il più possibile dal paese o, meglio, dalla polizia, soprattutto quando il capitano di questa era alla ricerca della bionda (scambiata per una dei complici di Mal) e, dopo il prestito dell’Alfa Romeo e della pistola di McArthur, anche di Duncan. Per l’occasione, infatti, i due si erano sottoposti ad un cambio look, mora lei e castano chiaro lui.
 
'Tenete, queste sono le vostre nuove carte d’identità' fece Noah porgendo loro passaporti vari e altri documenti ancora. 'Sono come quelle che avevamo fatto per Valentina Escobar. A meno che non dobbiate affrontare un genio dell’informatica come lo era Cameron, non dovreste avere problemi'.
 
Duncan guardò i gradini posti in entrata, pensando già al dolore che avrebbe sentito scendendoli uno alla volta.
Quando alzò il piede sinistro, però, sentì qualcuno afferrargli delicatamente il bacino, aiutandolo a trovare il giusto equilibrio. 'Fatti aiutare' disse piano Courtney spostando il braccio di lui sopra le sue spalle minute.

Ah, già. Come dimenticare l’attacco che Anne Maria aveva programmato contro le ragazze… Sante Sanders e MacArthur che si erano ritrovate nel posto giusto al momento giusto!
A parte qualche taglio sul volto e i segni lasciati su polsi e caviglie stavano tutte e tre bene, fisicamente almeno: Heather, con la morte di Anne Maria impressa nella mente, faceva fatica sia a mettere qualcosa sotto i denti, sia a dormire la notte – ed era sicuro di averla sentita una volta piangere non-stop per un’ora intera; Courtney, invece, rimasta ancora nella casa dei genitori, quelle poche volte in cui riusciva ad addormentarsi, non faceva altro che rivivere lo stesso incubo, ancora e ancora.
Ma quella che stava peggio era in assoluto Bridgette, completamente devastata. Se non fosse stata per la costante presenza di Brody a farle forza molto probabilmente avrebbe speso il resto delle giornate a trascurare se stessa e il bambino.
Da una parte era lieto di essere stato incosciente abbastanza a lungo per non vederla ricevere la brutta notizia.
 
Un lamento uscì dalle sue labbra, muoversi faceva un male cane, pensare di dover affrontare un lungo viaggio per sfuggire alle ricerche della polizia poi…
'Piano' commentò la spagnola stringendolo a sé. Quanto gli erano mancati i suoi abbracci, il suo calore, le sue attenzioni… se solo non fosse stato così stupido. Appunto, se.
 
'Scusa' sussurrò lui.
 
'Tranquillo, non ho problemi ad adeguarmi alla tua velocità'.
 
'No, non intendevo quello' specificò lui, raggiungendo finalmente la fine di quelle maledette scale. Lei lo fissò perplessa. Duncan si guardò intorno constatando di essere abbastanza lontani dal resto del gruppo, tutti alle prese con gli ultimi saluti. 'Mi dispiace per quello che ti ho fatto passare, e non solo in questi mesi, anche quando stavamo insieme… avrei dovuto comportarmi meglio, scusa'.
 
'Duncan, ti ho già detto che non devi scusarti, io non…'.
 
'…“ricordo nulla” ' terminò lui la frase. 'Lo so, e da una parte ne sono sollevato, almeno hai dimenticato tutti i nostri litigi, il tradimento… ma dall’altra… non sai quanto questo mi ferisca' continuò con un sorriso amaro sulle labbra. 'Sei sempre stata tu, Courtney. Anche dopo tutto questo tempo, sei sempre stata tu' confessò il punk guardandola intensamente in quei grandi occhi neri, leggermente spalancati dalla sorpresa. 'Senza parole, topina? Sarebbe la prima volta' commentò lui con un piccolo ghigno.
Mise la propria fronte a contatto con quella di lei, nascosta dalla frangetta, inebriandosi un’ultima volta del suo profumo. 'Sono sicuro che Scott si prenderà bene cura di te, non finire nei guai'.
 
Si staccò, ponendole un dolce bacio sulla testa. 'Addio, principessa'.
 
 
 
 
§
 
 

 
'Finalmente sei arrivato' disse il ragazzo lanciando uno sguardo carico di rabbia al vecchio, il quale si limitò a lanciargli un’occhiataccia. Se non fosse stato per quelle stupide manette, legate a quella stupida sbarra sul tavolo, lo avrebbe volentieri strozzato con le sue stesse mani. 'Dunque, alla polizia non ho raccontato nulla, ho solo detto di volere un avvocato e il mio psichiatra di fiducia. Useremo l’infermità mentale. Anche se mi rinchiuderanno in uno di quei postacci per mentecatti comunque con il tuo aiuto e le tue conoscenze sarà una barzelletta uscire da lì'.
 
'C’è solo un piccolo particolare' lo interruppe l’uomo sfilandosi dalla tasca della giacca il piccolo registratore. Mal sbarrò gli occhi. <
 
'Non puoi farlo, ci sono le telecamere'.
 
'Ma questa è una seduta tra medico e paziente, coperta dal segreto professionale. Niente telecamere a riprenderci'.
 
'Racconterò tutto'.
 
'Deciditi, Mal: o ti dichiari infermo di mente rendendoti un testimone inattendibile, oppure rinunci a questa opzione, parli, e finisci in carcere a farmi compagnia' fece Barlow pulendosi gli occhiali con la pezza. 'Inoltre, sai meglio di me che le tue personalità non sanno quello che le altre combinano quando prendono possesso del corpo. Una volta fatto tornare Mike, dubito che ricordi qualcosa di quanto da te architettato'.
 
'IO RITORNERÒ. TORNO SEMPRE!' sbraitò Mal portandosi di fronte all’altro, inutilmente data la presa sui suoi polsi.
 
L’uomo non si scompose, anzi, in tutta risposta, azionò il registratore.
Una voce femminile, calda e dolce riempì la stanza. Mal urlò più forte che poté, cercando di sovrastarla, invano. Una fitta gli percorse le tempie, attraversandogli la testa da una parte all’altra; il dolore lo mise al tappeto, le mani sempre più rosse, i polsi pesantemente segnati dalle manette. Scalciò con prepotenza, non sapeva quanto ancora avrebbe resistito, finché, improvvisamente, non vide tutto nero.
 
 
 
 
 
Si svegliò in una strana posizione, sul pavimento di una piccola camera, le mani che gli dolevano da morire, la fronte madida di sudore e il mal di pancia.
Una figura gli si avvicinò con molta lentezza, inginocchiandosi in seguito. Era il signor Barlow. 'M-mike?'.


Annuì piano.
Lo aiutò a mettersi seduto, e solo in quel momento si accorse del perché i suoi polsi gli bruciassero così tanto.
 
'C-cosa è s-successo? Dove mi trovo?!' domandò impaurito, la voce spezzata.
 
'Tranquillo, Mike. Ti spiegherò tutto' cominciò il suo psichiatra trafficando con una valigetta nera. 'Vedi, Mal è riuscito a prendere il controllo del tuo corpo in questi mesi e se sei rinchiuso qui, nella sala interrogatori della polizia, è solo a causa sua' e appoggiò sul tavolo un computer e una chiavetta USB. 'Qui dentro ci sono le prove del tuo arresto, è una copia della confessione che hai lasciato alla polizia: una volta ascoltata ti sarà tutto più chiaro… anche su come procedere dopo' e senza aggiungere altro, gli fece ascoltare la registrazione avvicinandogli il computer.
 
 
 
 
 
E una lametta.
   
 
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