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Autore: Kimly    10/12/2020    0 recensioni
La Seconda Guerra Magica è finita: i vincitori festeggiano, i vinti si ritirano per leccarsi le ferite.
Poi ci sono loro, i ragazzi di Serpeverde. Sempre in bilico fra il bene e il male, fra la luce e le tenebre.
Per Daphne e Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Pansy Parkinson, Theodore Nott e Draco Malfoy è tempo di ricominciare, tempo di riprendere in mano le proprie vite e dimostrare di essere diversi dalle loro famiglie.
A qualunque costo.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Blaise/Pansy, Blaise/Theodore, Draco/Astoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 4 ~ 25 Luglio 1998
 
 
 
«Tua madre non è in casa, vero, Blaise?» domandò Daphne, mentre tagliava il suo filetto. «Hai detto che non approva la tua amicizia con noi».
«Da quando siamo stati tutti assolti, è molto più tranquilla» ammise Blaise, versandole altro vino. «Non approva comunque, ma non mi stressa più con le sue paranoie».
«Però non è qui» notò Pansy, allungando anche lei il calice di vino verso il ragazzo. «Pranza fuori?»
«Chi lo sa. Sarà a caccia del marito numero sette» disse Blaise, fingendo un sorrisetto. Daphne e Pansy sapevano quanto il ragazzo poco apprezzasse la condotta della madre.
Emma Zabini era nota nella comunità magica non solo per la sua bellezza sconvolgente, ma soprattutto per i suoi numerosi matrimoni. Il fatto che la donna scegliesse sempre uomini facoltosi aveva da sempre suscitato pettegolezzi e insinuazioni maligne, che erano aumentate ancora da più da quando ogni marito era scomparso prematuramente in circostante poco chiare.
Per Blaise, le cattiverie che per anni avevano perseguitato lui e sua madre erano motivo di forte imbarazzo e rancore.
«Non siamo arrivati all’ottavo?» buttò lì Pansy, provando a farlo sorridere.
«Ho perso il conto, a dire il vero». Blaise guardò Daphne. «Novità da Theodore?» 
«Perché lo chiedi a me?»
«Ho notato i vostri sguardi il giorno dell’udienza» disse Blaise, servendosi dell’altro pasticcio di carne. «Credevo che fosse tornato tutto come prima».
«No, non è cambiato nulla».
Blaise continuava a fissarla come se cercasse qualcosa e Daphne si strinse nelle spalle.
«Quindi siete cosa, adesso? Amici?» domandò Pansy, provando a seguire.
«Certo. Siamo stati insieme pochi mesi, non era poi così importante».
«Forse per te» disse Blaise, sfidandola con gli occhi. «Comunque, a saperlo che non avevi più problemi nei suoi confronti, l’avrei invitato oggi».
«Non ho mai avuto problemi, Blaise, temevo solo che ce l’avesse ancora con me per come è finita fra di noi».
«Ma hai appena detto che non era importante».
«Blaise» cantilenò Pansy, infastidita. «È un discorso noioso, parliamo d’altro. Per esempio, i miei mi hanno fatto conoscere un possibile futuro marito».
«Chi è il povero sventurato?» domandò Blaise, volendosi vendicare di essere stato rimproverato.
«Terence Higgs».
«Chi?» 
Daphne rise di fronte alla finta espressione confusa di Blaise, che sapeva benissimo chi fosse Terence.
Pansy gli diede corda e iniziò a spiegare: «È stato Cercatore dei Serpeverde durante il nostro primo anno».
«Quindi si è diplomato quello stesso anno, visto che l’anno dopo Draco è diventato Cercatore».
«Esatto».
«Non è un po’ vecchio per te?» continuò lui e Pansy decise di ignorarlo e di parlare solo con Daphne.
«Lavora come giornalista sportivo, possiede una casa al mare ed è anche simpatico».
Daphne non seppe bene cosa rispondere. Aveva sempre odiato i matrimoni combinati e non avrebbe mai approvato se i suoi genitori avessero deciso di proporglielo.
Pansy era diversa. Aveva le idee chiare sin dal loro primo anno ad Hogwarts, quando le aveva dichiarato che avrebbe sposato un ricco Serpeverde e messo su famiglia presto.
«Ma non vorresti fare altro prima di sposarti?» provò a dirle Daphne, sperando che non decidesse subito.
Pansy la capì al volo e la guardò con uno sguardo combattivo.
«Io non sono come te, Daph. Non sono mai stata così portata per la scuola o gli esami».
«Ma ci sono così tante cose che puoi fare».
«Sai, potresti diventare anche tu giornalista. Ti vedo già: una Rita Skeeter in miniatura» disse Blaise e Pansy parve davvero pensarci su. «Ehi, io stavo scherzando».
«Però a me il gossip è sempre piaciuto» ammise Pansy, quasi pensando ad alta voce. «O potrei dare consigli di moda su delle riviste specializzate».
Blaise non trattenne una risata, ma Pansy oramai era partita in quarta e Daphne non poteva esserne più contenta. Era un’idea un po’ folle, ma era felice che la sua amica avesse anche altri propositi oltre al matrimonio.
La ragazza guardò Blaise e gli fece capire di incoraggiare Pansy.
«Tu sei sempre stata molto brava a scrivere» commentò alla fine lui, sapendo di non poter vincere contro quelle due.
«La signorina Astoria Greengrass vorrebbe entrare, padrone» disse Beau, l’elfo domestico di casa Zabini.
«Falla entrare» disse Blaise, e Beau gli fece un inchino, prima di uscire dalla stanza. «Ultimamente tua sorella è sempre in ritardo».
«L’ho notato anch’io» ammise Daphne, proprio nel momento in cui Astoria faceva il suo ingresso.
Era palesemente nervosa e la sorella si preoccupò.
«Tutto bene?»
«Sì, sto bene».
«Perfetto» disse Pansy, facendole segno di sedersi. «Stavamo per parlare del tuo compleanno. Volevamo fare le cose in grande anche quest’anno. Hai preferenze?»
«Quello che sceglierete voi» disse lei, sedendosi accanto alla sorella.
«Mangia qualcosa, piccolina. Se non ti piace niente, chiedi quello che vuoi a Beau» disse Blaise, ma Astoria scosse la testa.
«Ho già mangiato, grazie».
«Come, hai già mangiato?» domandò Daphne, confusa. «Non eri in casa quando sono uscita».
«Sentite, vi devo parlare e vorrei che foste i più aperti possibile mentalmente».
Pansy, Daphne e Blaise si guardarono l’uno l’altro.
«E vorrei che non ci fosse alcun rancore da parte vostra» continuò, guardando Pansy. «E che vi ricordaste che, anche se non sono vostra amica, sono la sorella di Daphne».
«Ecco un’altra cosa che tu e tua sorella non avete in comune» commentò Blaise, avido di sapere. «Tu non divaghi così».
«Tori, va’ avanti» disse Daphne, ignorando l’amico.
«Vorrei che andaste a trovare Draco. Da quando suo padre è stato incarcerato di nuovo, lui si è chiuso ancora più in se stesso» disse Astoria, torturandosi le mani. «Ha bisogno dei suoi amici, anche se non lo ammetterebbe mai. È arrivato il momento di chiarire ogni cosa».
«Hai visto Draco di recente?» domandò Pansy, piegandosi verso Astoria, seduta di fronte a lei.
«Sono stata a casa sua alcune volte».
«Perché non me l’hai detto?» chiese Daphne, stordita dalla notizia. Astoria non le aveva mai nascosto nulla.
«Perché sapevo come avresti reagito. Mi avresti detto di smetterla di andare a trovarlo».
«E avresti avuto ragione» ribatté la sorella, puntando i suoi occhi azzurri in quelli scuri di Astoria.
«Quindi ho fatto bene a non dire nulla».
Daphne si stupì della reazione di Astoria: non era da lei andarle contro in quel modo.
«Daphne ha ragione. Siamo stati assolti da poco e tornare a frequentare Villa Malfoy è un po’… sconsiderato da parte tua» disse Blaise, ma Astoria fu veloce a rispondere.
«Anche Draco è stato assolto».
«Tori, lo sappiamo che hai una cotta per lui» disse Daphne. La sorella, rossa in viso, si voltò a guardare Pansy.
«Lo sapete tutti
«Certamente» rispose Blaise, tranquillo. «Ed era adorabile all’inizio, ma adesso credo che stia diventando quasi un’ossessione, piccolina».
«Smettila di chiamarmi in quel modo, Blaise» lo fermò Astoria, iniziando ad arrabbiarsi. «Non sono più una bambina».
Blaise alzò le mani con un sorriso, come per dichiararsi sconfitto, e smise di dire la sua. 
«Non credo che sia solo una semplice cotta» disse Pansy, che era stata in silenzio fino a quel momento. «Non è vero, Astoria?»
Daphne passò lo sguardo da Pansy alla sorella, provando a capire cosa l’amica intendesse.
Astoria, che stava guardando Pansy, annuì.
«Oh, Draco ha colto il frutto proibito?» domandò Blaise, ringalluzzito da quelle notizie scottanti. «Molto interessante».
«Blaise, potresti stare zitto!?» sbottò Daphne, proprio mentre Astoria si alzava in piedi e appoggiava le mani sullo schienale della sedia. «Vuoi dirmi cosa sta succedendo?»
«Ho mentito a tutti» disse Astoria con sguardo colpevole. «Anche durante l’udienza, ho detto che conoscevo poco Draco e che era più legato a te».
«E qual è la verità?»
«Ho iniziato ad avvicinarmi a lui durante il mio quarto anno, quando voi avete iniziato a stargli lontano» spiegò lei, tenendo gli occhi bassi, come se si stesse improvvisamente sentendo in colpa. «Era una cosa innocente, volevo solo stargli vicino come amica. Mi dispiaceva per lui, ecco. Mi sembrava solo».
Scese il silenzio e poi Astoria riprese il racconto.
«Poi, però…»
«Però?» la incitò Daphne, volendo sapere tutto.
«Ma non è chiaro, Daph? Lei e Draco si sono innamorati!» disse Pansy, facendo un sorrisino divertito.
«Non sei arrabbiata?» chiosò Astoria e Pansy scoppiò a ridere.
«Ma dai, Draco ed io siamo storia antica». Pansy tirò fuori il rossetto e se si ripassò le labbra con cura. «E non siamo mai stati veramente insieme. Ci siamo solo divertiti, tutto qui».
Blaise accennò un sorriso a Pansy e poi guardò Daphne ancora in silenzio.
«E comunque, no, non ha colto nessun frutto proibito» disse Astoria, rossa in viso.
«Lo farà» commentò Blaise, neanche troppo a bassa voce.
«Quindi… state insieme?» ricapitolò Daphne, piena di domande. «Insieme, insieme?»
«Sì».
«Mi sembri un po’ troppo piccola per avere un ragazzo» ammise Daphne, non nascondendo il suo disappunto.
«Daph, eri più piccola di Astoria quando tu e Theodore facevate coppia fissa» disse Pansy, prendendo le difese della sorella minore.
Si alzò in piedi e abbracciò Astoria, che ricambiò senza indugio.
«Sono felice per te. Felice e anche un po’ invidiosa, piccola».
«Grazie, Pansy» disse lei, senza prendersela per quel nomignolo.
Sentirono borbottare Blaise per la differenza di trattamento, ma nessuna delle ragazze gli disse niente.
«Sai, ogni tanto mi piacerebbe vederti sorridere così, Daph» ammise Pansy, indicando il sorriso meraviglioso della sorella. «Sei sempre fastidiosamente composta».
Daphne non replicò, ancora intenta ad assimilare quell’ultima novità.
Blaise, invece, non riuscì a trattenersi: «Io me lo ricordo un sorriso simile sul volto di Daphne. È stato un po’ di tempo fa. Non c’è bisogno che dica quando, vero?»
Il ragazzo si ritrovò gli sguardi delle sorelle Greengrass addosso e fece un ghigno divertito.
«Dacci un taglio, Blaise» disse Pansy, lanciando un’occhiata di sottecchi a Daphne, che non mostrò il minimo mutamento d’espressione.
«Allora?» domandò Astoria. «Verrete da Draco?»
I tre più grandi ci pensarono su e si guardarono prima di rispondere.
«Per va bene» rispose Pansy dopo un po’. «È ora di mettere da parte i vecchi rancori. E anche delle spiegazioni sarebbero gradite».
«Anche per me non ci sono problemi» disse Daphne, voltandosi poi verso Blaise, che disse solo: «D’accordo».
«Ottimo!» Astoria batté le mani, contenta. «Theo ci aspetta tra un’ora davanti a Villa Malfoy».
«Giusto in tempo per consumare il dessert» disse Blaise e le ragazze non ebbero cuore di negargli quella piccola gioia.
 
 
 
~
 
 
Daphne, Blaise, Pansy e Astoria si Materializzarono davanti a Villa Malfoy. 
Diedero un’occhiata all’immensa magione, che non aveva perso il suo splendore nonostante i mesi precedenti. Il giardino era perfettamente curato e i ragazzi videro qua e là diversi pavoni bianchi, tanto cari al signor Malfoy.
«Siete in ritardo».
Theodore camminò verso di loro a passo lento e Daphne non poté fare a meno di guardarlo. Dal giorno dell’udienza aveva tagliato i capelli, che ora portava perfettamente ordinati. Aveva anche ripreso colorito e la camicia bianca risaltava i suoi occhi castani.
«Scusaci, Theo» disse Astoria, legandosi i capelli scuri in una coda. Il caldo le stava dando alla testa. «Ci abbiamo messo più tempo del previsto».
«Non importa, l’importante è che siate arrivati» replicò lui, salutando tutti con un cenno della mano. Quando arrivò a Daphne, la percorse con gli occhi dall’alto verso il basso, prima di aprirsi in un sorriso. Colta alla sprovvista, la ragazza non seppe come reagire a quello sguardo.
Blaise e Pansy studiarono la reazione dell’amica con vivo interesse, ma lei non ci badò.
Si fermarono davanti al cancello e riconobbero la voce metallica che chiedeva il motivo della visita.
«Siamo qui per vedere Draco Malfoy. Siamo i suoi amici» disse Astoria con tranquillità. Era chiaro che fosse abituata a frequentare quel posto.
Il cancello si spalancò e loro entrarono.
Percorsero il grande giardino circondato da alte siepi e si ritrovarono di fronte alla porta principale.
Narcissa Malfoy li attendeva sulla soglia di casa. Era a braccia conserte e non sembrava molto felice di vederli.
«Astoria» disse, piegando le labbra in segno di disappunto. «Ancora tu».
«Buon pomeriggio, signora Malfoy. Mi scuso nuovamente per il disturbo, ma questa volta ho portato qualcuno con me».
Narcissa puntò il suo sguardo duro su ognuno dei ragazzi e si fece da parte per farli entrare nell’ampio salone. 
Daphne non aveva mai davvero apprezzato i colori scuri di Villa Malfoy; stridevano troppo con i colori chiari di casa sua.
«Draco è nella sua stanza, come sempre. Non credo che voglia ricevere visite, ma questo non ti ha mai fermato, giusto?» puntualizzò la donna, rivolgendosi ad Astoria che si strinse nelle spalle.
«Grazie, signora Malfoy. Cercheremo di non recare troppo disturbo» disse Blaise, sfoderando un sorriso di circostanza.
Narcissa Malfoy annuì impercettibilmente e li lasciò di fronte alla scala che conduceva al piano superiore.
«Odio quando ti comporti da leccapiedi per piacere agli altri» commentò Pansy, fissando Blaise con profondo disprezzo.
Il ragazzo piegò la testa, guardandola quasi con pietà.
«Oh, a te dà solo fastidio che io sappia parlare bene. E che mi bastino le parole per manipolare le persone. Ti insegno, se vuoi».
«Piuttosto la morte».
«Ragazzi». Astoria li richiamò all’ordine e fece segno di abbassare la voce.
Il silenzio che aleggiava in quella casa era davvero opprimente e Daphne avrebbe preferito che Pansy e Blaise continuassero a battibeccare.
Theodore stava dando un’occhiata alla casa. Le mani in tasca, sembrava che fosse completamente rilassato in quell’ambiente. Daphne si chiese quando il ragazzo fosse cambiato così tanto: il vecchio Theodore era facile da leggere, ogni emozione che provava passava direttamente sul suo volto; adesso sembrava proprio un’altra persona.
Presero a salire, dapprima in silenzio, poi Daphne si avvicinò alla sorella.
«Tu e Draco avete detto ai Malfoy di voi due?»
«No».
«Narcissa lo sa» disse Daphne, senza la minima ombra di dubbio.
«Lo credi davvero?»
«Oh, sì». Pansy le affiancò, mentre salivano al secondo piano. «Lo sa di sicuro». 
La ragazza superò le due sorelle e Blaise prese il suo posto.
«E non approva affatto» concluse lui, raggiungendo poi Pansy che, in testa, fece cenno al gruppo di muoversi.
Astoria si voltò verso la sorella, ma Daphne non seppe cosa dirle per farla sentire meglio. Era chiaro che Narcissa Malfoy non fosse d’accordo sulla scelta di Draco.
«Non sempre i genitori prendono le decisioni per i figli» disse Theodore, rimanendo quello più indietro. «Guarda me».
Astoria gli fece un sorriso colmo di gratitudine, ma Daphne colse la frecciatina e allungò il passo.
Arrivarono davanti alla stanza di Draco e Pansy si spinse per bussare alla porta con foga.
«Non ho voglia di scendere». Il tono di Draco era netto, ma c’era qualcosa di spento nella voce. Il suo modo di parlare, ai tempi di Hogwarts, era stato ben diverso.
«Draco, sono io» disse Astoria, appoggiando la mano sulla superficie di legno scuro. Accarezzò la porta, quasi come se avesse il ragazzo proprio davanti a lei. «Posso?»
Udirono i passi di Draco che, rapidissimo, ci mise un attimo ad aprire.
Era più magro dall’ultima volta che l’avevano visto, ma aveva un aspetto decisamente migliore rispetto a quello che aveva avuto durante l’anno precedente.
C’era qualcosa di diverso: i capelli erano più spettinati e gli addolcivano il viso aguzzo, dagli zigomi alti. E gli occhi, poi, avevano qualcosa che Daphne credette che non avrebbe mai potuto rivedere in Draco: una luce, come un segnale di speranza.
«Astoria, sei tornata» le disse e la luce negli occhi sembrò diventare più intensa.
«Ho portato qualcuno» replicò lei, indicando gli altri.
Draco li fissò uno per uno, ma non disse nulla.
«Entrate pure» disse Astoria e Daphne si stupì ancora: era come se la sorella avesse familiarità con quella stanza. Forse troppa familiarità.
Astoria si sedette sul letto e Draco la imitò, mentre gli altri quattro rimasero in piedi, senza sapere bene cosa fare o dire.
«Cosa ci fate qui?» domandò Draco con durezza. «Siete venuti a ridere di me? Deve essere bello vedere il declino di Draco Malfoy».
Blaise non trattenne un ghigno di fronte a quelle parole, ma quando Pansy gli schiaffeggiò una mano cercò di tornare serio.
«Siamo qui perché siamo tuoi amici» disse Theodore, come se Draco avesse posto una domanda stupida.
«Ah, e da quando?» insistette Draco, gli occhi scrutavano i ragazzi con risentimento. «Non ricordo neanche l’ultima volta in cui siamo stati tutti insieme».
«Il passato non è importante. Ora siamo qui» disse Daphne, appoggiandosi all’armadio. «Possiamo ricominciare dall’inizio».
«Avresti dovuto dirci del Marchio Nero. Tutto sarebbe stato diverso» lo rimproverò Pansy, sedendosi sull’unica sedia della stanza. «Ti avremmo aiutato».
«Davvero?» chiese lui con ironia. «Avresti preso il mio posto, Pansy? Avresti provato tu ad uccidere Silente?»
«No, ma almeno ti saremmo stati vicini».
«Non avevo bisogno di avere qualcuno vicino».
«Beh», commentò Blaise con un sorriso. «Non è proprio così, no?»
Il ragazzo fece cenno ad Astoria, che arrossì vistosamente. Draco deglutì e, dopo una breve occhiata con lei, tornò a guardare gli altri.
«Voi lo sapete?»
«Sì», rispose Daphne per tutti.
Draco scattò arrabbiato verso Theodore.
«Gliel’hai detto tu!?»
«No, sono stata io, Draco» lo difese Astoria, toccandogli delicatamente una spalla. Daphne notò che il ragazzo sembrò rilassarsi subito. «Dovevano sapere».
«Ma non avevamo idea che Theodore ne fosse a conoscenza» ammise Pansy, guardando Theodore che scrollò le spalle. 
Daphne si scambiò uno sguardo con lui, ma preferì non dare voce ai suoi pensieri. Era meglio non chiedere.
«Questo non cambia niente» precisò Draco, concentrandosi solo su Daphne. «Non vuol dire che torneremo ad essere amici. Sempre se mai lo siamo stati».
«Perché dici così?» domandò Theodore, più curioso che ferito da quel commento.
«Gli amici non ti abbandonano alla prima difficoltà. E voi l’avete fatto».
«Sei stato tu ad allontanarci, Draco. Cos’avremmo dovuto fare? Rincorrerti come degli elfi domestici?» sbottò Blaise, iniziando ad innervosirsi.
«Esatto. Io non volevo parlare con voi e voi vi siete arresi subito. È come dico io: non siamo mai stati amici».
«Non è vero» mormorò Pansy, dispiaciuta da quelle parole.
«No? Vediamo, il nostro rapporto era basato puramente sul sesso» elencò Draco, non notando lo sguardo imbarazzato di Astoria e quasi ridendo di quello offeso di Pansy. «Blaise ed io ci sopportavamo per quieto vivere, con Theodore ci avrò parlato massimo cinque volte e non ho un solo ricordo di me e Daphne insieme. Devo continuare?»
Pansy si alzò in piedi, furiosa e ferita da quelle parole, ma Theodore le bloccò la strada, facendola fermare.
«Spostati subito».
«Pansy, non fare la bambina e siediti» commentò Blaise, stanco di tutta quella situazione. «Ora che il principino ha fatto il suo show, tocca a noi parlare».
Pansy era sull’orlo delle lacrime e Daphne si avvicinò per prenderle una mano.
«Mettiamo che sia vero» disse Theodore, voltandosi verso Draco, che lo guardava con aria di sfida. «Mettiamo che ci siamo avvicinati solo perché eravamo coetanei, membri della stessa Casa e le nostre famiglie si conoscevano da anni».
«Per convenienza quindi» riassunse Blaise, lo sguardo puntato su Pansy e Daphne, che ancora si tenevano per mano.
«Esatto, mettiamo che siamo stati insieme solo perché non avevamo altre opzioni. Ora le abbiamo» continuò Theodore, camminando con tranquillità per la stanza. «La scuola è finita e nessuno ci obbliga ad essere amici. Abbiamo scelto di essere qui, Draco, che tu ci creda o meno. Possiamo provare, no?»
«Provare?» ripeté Pansy, cercando di capire.
«Ricominciamo dall’inizio, come ha detto Daphne» spiegò Theodore e non appena vide Blaise aprire la bocca per dire qualcosa lo fermò. «Non ora».
«Allora?» chiese Pansy, rivolta a Draco.
Tutti rimasero lì, in attesa, ma Draco non disse nulla. Fece un lievissimo cenno della testa e Astoria non poté non sorridere.
«Facciamo una passeggiata in giardino?» propose la più piccola, alzandosi in piedi e tendendo una mano verso Draco. «Dai, un po’ di colore ti donerebbe».
Draco fece una smorfia, ma prese la mano della ragazza e si mise in piedi. Si voltò verso di loro, controvoglia.
«Voi venite?»
 
 
 
 
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«Stai bene?» domandò Theodore a Daphne.
In giardino, Draco, Astoria, Pansy e Blaise passeggiavano vicini, chiacchierando.
Draco quasi non parlava, ma stringeva la mano di Astoria con una calma placida. Pansy e Blaise ciarlavano del più e del meno, mentre Daphne e Theodore erano rimasti indietro.
«Sì, sto bene».
«Sei preoccupata per Astoria, vero?»
Daphne camminava, tenendo d’occhio sua sorella che cercava sempre lo sguardo di Draco.
«Non è che non mi fido di lui, ma mi ricordo com’è andata a finire con Pansy» spiegò Daphne, piegando le labbra. «Astoria è ingenua, non voglio che le capiti lo stesso. Draco è fragile e mia sorella ha bisogno di qualcuno che la protegga».
«No, tua sorella è capacissima di difendersi da sola» la corresse Theodore, beandosi dei raggi del sole sulla sua pelle. «Non sottovalutare Astoria, sarebbe un errore».
Daphne posò lo sguardo sul ragazzo. Il sole rendeva i suoi capelli più chiari e gli occhi castani sembravano quasi tingersi di giallo.
«E Draco mi sembra stare meglio».
«È diverso, sì» ammise lei. Pansy stava urlando qualcosa a Blaise, facendo ridere Astoria e quasi sorridere Draco.
«E capisci la ragione del cambiamento, no?»
Daphne e Theodore si guardarono in silenzio per un paio di secondi, prima che lui parlasse ancora.
«Tua sorella è riuscita persino a convincerlo a piantare quelle margherite là in fondo».
Daphne non riuscì a trattenere un sorriso di fronte a quel commento: qualche minuto prima Astoria, con molta soddisfazione, aveva mostrato a tutti le sue margherite. Draco, invece, aveva camuffato il suo imbarazzo con un commento sui quei fiori, a detta sua troppo semplici per poter star bene nel giardino dei Malfoy.
«Con Pansy il rapporto era diverso. È sempre stato diverso» disse ancora Theodore, provando a tirarla su di morale.
«Va bene» ammise Daphne, quasi sbuffando. «Forse, e dico forse, Draco e Astoria hanno un rapporto diverso, ma non penso sia il momento giusto per mia sorella. Voglio dire, i Malfoy al momento non godono di una buona fama e…»
«Da quando ti preoccupi di quello che pensa la gente?»
«Mi preoccupa quello che pensano di mia sorella».
Theodore sospirò e le fece segno di fermarsi.
«Nessuna delle nostre famiglie, al momento, gode di una buona fama. Tocca a noi cambiare le cose. E credo che Astoria possa davvero fare la differenza, specialmente per Draco».
Daphne inspirò e buttò fuori l’aria, pensierosa. Tutti potevano cambiare, ma forse neanche Astoria poteva cambiare così tanto una persona.
«L’unica cosa certa è che una Greengrass sa quello che vuole e rischia pur di essere felice» commentò Theodore, allungandole una margherita che precedentemente aveva staccato dal prato. «E non sei tu».
Daphne prese il fiore in mano, ma non ebbe il tempo di replicare. 
«Astoria!»
L’urlo di Pansy fece scattare Daphne e Theodore verso il gruppo di amici. 
Astoria era svenuta a terra, macchie rosse chiazzavano il suo viso e le braccia scoperte. Pansy era in piedi, paralizzata, mentre Blaise le stava controllando i battiti del polso.
«È il caldo» chiarì Draco, visibilmente preoccupato. Si scambiò uno sguardo complice con Daphne e lei annuì, scossa.
Draco fu veloce a prenderla fra le braccia e a portarla dentro, mentre Blaise li seguiva senza perderli di vista.
Pansy era ancora sotto shock e Theodore le andò vicino per confortarla.
«Vedrai che adesso si riprende. Un po’ di fresco e un bicchiere d’acqua e sarà come nuova».
Pansy non disse nulla, andando dietro a Blaise che l’aspettava sulla soglia della porta.
«La malattia… sta peggiorando?» domandò Theodore a Daphne, che ricambiò con uno sguardo freddo. Non doveva mostrare nulla, neanche a lui.
«No», disse lei, superandolo. «Il sole picchia veramente troppo oggi».





Note:

Emma Zabini non è nient'altro che Emma Vanity, una Serpeverde, ex Capitano della squadra di Quidditch dal 1972 al 1976.
C'è un altro personaggio con lo stesso nome nella saga, appartenente però alla Casa dei Grifondoro, ma nella mia storia è una parente alla lontana.
Il nome della madre di Zabini, nei libri, non viene mai citato, ma il fatto che venga descritta come molto bella mi ha spinto proprio a scegliere Emma Vanity. Il cognome Vanity mi sembrava in linea con l'idea che avevo del personaggio.
   
 
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