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Autore: NPC_Stories    10/12/2020    3 recensioni
Mi hanno definita in molti modi, tutti poco lusinghieri. Predatrice succhiasangue, non morta, vampira. Be', hanno ragione, più o meno. Vampier sarebbe una definizione più corretta, o almeno, questo era il nome che aveva scelto mio padre per la cosa che sono. Qualcosa di interamente nuovo. Un vampiro modificato con l'alchimia.
Ma questa è solo la storia di com'è cominciata, e non è una storia allegra. Nascere e morire sono sempre momenti traumatici, soprattutto se avvengono insieme.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Capitolo 3: Le ricerche di mio padre


7° giorno di Tarsakh 860 DR, campagne vicino a Silverymoon

Quando tornai alla tenuta del Ventesimo Miglio, portando con me solo una piccola valigia e la disapprovazione di mio zio il Barone, scoprii che le cose non erano cambiate poi tanto negli ultimi mesi. Non vedevo mio padre dall’estate precedente e devo dire che non lo trovai in gran forma, era sempre più pallido e stanco. Per una volta non sospettai che dietro ci fosse lo zampino del vampiro: Rebran Lesmiere era sempre stato un lavoratore compulsivo, sposato alla sua scienza, che considerava il sonno come un orpello innecessario.
“Papà! Sono a casa!” Annunciai, lasciando cadere la a terra la valigia che impattò sul pavimento di legno, dando il via a una ragnatela di scricchiolii che riverberarono nell’atrio vuoto e anche su, per l’androne delle scale.
Nessuno mi rispose.
Trovai mio padre addormentato con la faccia sepolta fra le sue pergamene, nel laboratorio.
Il sole non era ancora calato del tutto, quindi ovviamente il vampiro non era in vista.
Cominciai, per curiosità, a farmi passare fra le mani le sue pergamene. Non ne sapevo molto di alchimia, solo le basi che avevo appreso praticamente per osmosi gironzolando intorno a mio padre e a mio fratello quando ero piccola. Tuttavia, anche al mio sguardo di profana, sembrava roba interessante. Stava davvero riuscendo a produrre un siero che potesse modificare entro una certa misura la fisiologia e la natura di un vampiro.
In quel momento, in qualche modo, qualcosa scattò. L’alchimia smise di essere solo quella roba che teneva sempre impegnato mio padre, e per la prima volta ne vidi la bellezza.
È vero che già in passato avevo accarezzato l’idea di diventare apprendista di mio padre - dopotutto era quello il motivo per cui volevo spingere zio Trachyor a cacciarmi da casa sua e farmi tornare nella tenuta di campagna con il mio vecchio - ma per la prima volta le mie motivazioni erano sincere, scientifiche. Fino a quel momento avevo desiderato di padroneggiare l’alchimia solo per potermi riavvicinare a mio padre, per avere un terreno comune su cui ricostruire la nostra famiglia. Ora, che ne avevo davanti agli occhi gli incredibili frutti, stavo cominciando a interessarmi all’alchimia per quello che era.

Non fu difficile convincere mio padre a prendermi come apprendista. La scomparsa di mio fratello l’aveva privato di un successore, e l’aveva anche lasciato molto solo. Entrambi sapevamo che il Barone, il capofamiglia, non avrebbe approvato, quindi il mio apprendistato doveva restare un segreto. In teoria non avremmo potuto restare insieme molto a lungo, ma avrei cercato di guadagnare tempo, in qualche modo. Se mio zio mi avesse richiamata in città, mi sarei resa ancora più insopportabile. E se avesse anche solo contemplato l’idea di trovarmi dei pretendenti - a quindici anni ero diventata maritabile - avrei saputo ben io come fargli fare qualche passo indietro.
Purtroppo c’era un risvolto, nell’intera faccenda, che non avevo considerato. Avevo quindici anni, per la società ero una donna, ma non ero molto esperta del mondo. Non conoscevo il torbido animo umano, né avevo capito che tutti, tutti i più vili istinti vengono accentuati quando un umano viene mutato in vampiro.
Non pensavo, in poche parole, che i vampiri potessero sentire l’istinto dell’accoppiamento carnale. Lord Yao non poteva avere buone intenzioni verso mio padre, verso la mia famiglia, verso il mondo; questo lo sapevo da sempre, sospettavo che sotto sotto fosse una persona laida. Ma non avrei mai immaginato che la mia presenza alla tenuta del Ventesimo Miglio avrebbe precipitato le cose tanto in fretta, o tanto rovinosamente.

   
 
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