Fame
Era
più forte di lui.
Natsu
sospirò, puntando gli occhi fuori; ad accoglierlo
trovò
i profili di edifici a lui sconosciuti, belli ma… Strani. E,
sicuramente, non
abbastanza interessanti da distrarlo dai suoi pensieri invadenti e a
tratti famelici.
Ché
da quando Lucy era tornata nella sua vita (o meglio, da
quando lui era tornato dal suo vagabondare) sentiva che qualcosa era
cambiato.
Ma non riusciva proprio a capire cosa.
Sentiva, nel
profondo dello stomaco, tutta una serie di nuove
sensazioni, alcune belle, altre meno belle, ma tutte indirizzate verso
la sua
bionda compagna.
Gray gli aveva
detto che forse aveva un po’ esagerato, dando
fuoco al gruppetto di ragazzi che le lanciavano occhiate poco innocenti
quella
mattina, e lui aveva ribattuto, stizzito, che non l’aveva
fatto a posta.
«Lei
non è tua» gli aveva detto l’amico, in
tutta risposta. E
lui aveva sentito il fiato bloccarglisi nei polmoni.
In che senso?
Che altro doveva dirle? Non bastava forse la sua
costante presenza? Non bastava averle giurato di stare con lei per
sempre?
Cosa mancava?
Perché lui era sicuro di essere solo ed
esclusivamente suo.
La voce di Lucy
lo riportò alla realtà: una camera
d’albergo a
Draseel.
«Ehi,
il bagno è libero, puoi andare. Devi
andare,
puzzi.»
Natsu
annuì distrattamente, cercando di scrollarsi di dosso
quei pensieri scomodi, che lo punzecchiavano senza sosta sempre
più di
frequente.
Quando si
voltò e la vide, i capelli raccolti in alto e un
asciugamano a coprirle il corpo, si affrettò a chiudersi in
bagno, ben
consapevole di quello che si celava sotto il candido cotone e
dell’irrefrenabile
voglia che aveva di poterle toccare, anche solo per un istante, i
fianchi morbidi.
Sono un coglione.
Restò
sotto la doccia più a lungo del solito, sperando che
l’acqua
fredda lo riportasse con i piedi per terra e assopisse
quell’istinto, ma la
confusa consapevolezza di ciò che il suo corpo gli indicava
lo aveva bloccato.
Si immaginava di continuo con le braccia protese verso di lei, e il
motivo non
era, in fondo, così incomprensibile: lui la voleva.
Desiderava una
sorta di contatto tra i loro corpi, lo desiderava così
intensamente da sentire
il fuoco scorrergli con più irruenza nelle vene, ma non
riusciva a comprendere
fino in fondo quel desiderio.
Uscì
dal bagno con la testa nel pallone, i capelli umidi e i
muscoli contratti, la mascella serrata.
Lucy gli
lanciò un’occhiata interrogativa
dall’altro capo della
stanza.
«Natsu,
stai bene?»
Il ragazzo
annuì. Forse era arrivato il momento di svuotare il
sacco.
«Lucy»
iniziò, incerto su come continuare. Era lei quella
brava con le parole, di certo non lui.
«Quando
bevi dimentichi tutto.»
La ragazza
arrossì leggermente.
«S-sì,
lo so. Perché me lo dici proprio ora?»
«Perché
l’ultima volta che è successo mi hai baciato,
Lucy.»
Silenzio
glaciale.
Natsu
provò ad alzare lo sguardo verso di lei, ma fallì
miseramente.
«Ecco,
non te l’ho detto perché sapevo che ti saresti
arrabbiata. So che per te queste cose sono…
Importanti.»
Lo sono anche
per me, dannazione!
Lucy non sapeva
cosa dire. Sapeva solo che la punta dei suoi
stivali era diventata improvvisamente molto interessante,
tant’è che aveva
preso a fissarli, desiderando di sprofondare nelle viscere della terra.
Sono
un’idiota.
Alla fine, per
non soccombere ad un attacco isterico si decise
a sedersi su una delle poltroncine che c’erano nella camera
dell’albergo, rossa
in viso come mai era stata, con il cuore che galoppava a tutto spiano.
Cosa
poteva dirgli? Ma soprattutto, perché lui glielo stava
dicendo soltanto ora?
«Natsu…»
cominciò, bloccandosi immediatamente.
Era arrivato il
momento in cui avrebbe dovuto confessare tutto
e mettere in mostra gli enormi macigni che erano i suoi sentimenti?
Sapeva che se
avesse alzato lo sguardo verso il suo compagno il
suo cuore sarebbe esploso, ma odiava sentire la vigliaccheria frenarla.
Quando
mai si era tenuta a freno, con Natsu?
Passò
un minuto, un’eternità, compressa tutta nello
spazio che
li separava. Fu Natsu a fare il primo passo, letteralmente e
metaforicamente. Le
si avvicinò e, dopo un attimo di esitazione, le si
accovacciò davanti, alla
ricerca dei suoi occhi.
Quando i loro
sguardi si incrociarono persero entrambi ogni
controllo, e agli sguardi subentrarono subito le bocche, morbide e
affamate,
che si chiusero in un confuso scambio di baci e di mani.
Natsu non sapeva
quanto morbide fossero le cosce di Lucy
finché non vi affondò i polpastrelli, e seppe che
non avrebbe più voluto
toglierli da lì quando la sentì boccheggiare a
quel contatto. Approfittò di quell’attimo
e cercò la sua lingua con la propria, sentendo il suo corpo
che lo spronava a farsi
strada in lei e il corpo di Lucy che lo accoglieva, le gambe
intrecciate
intorno ai suoi fianchi.
Sentiva che
avrebbe dovuto fare altro; ne era sicuro. Ma
non sapeva cosa. Gli scappò un gemito roco e fece
l’unica cosa che gli venne in
mente per scacciare la frustrazione: interruppe il bacio,
alzò una delle gambe
della ragazza e la morse con decisione, come un drago che affonda le zanne
nella sua preda preferita, le parole di Gray che gli risuonavano
beffarde nelle
orecchie e una parte di lui – quella con cui era meno
familiare – che gli rispondeva:
«marchiala, così sarà tua e di nessun
altro.»
«Ahia,
Natsu!»
Il ragazzo si
interruppe bruscamente, come risvegliato da uno
strano – e bellissimo, ma anche cupo
– sogno. Lanciò un’occhiata
allarmata al viso di Lucy – arrossato, gli occhi lucidi, le
pupille dilatate –
e poi alla coscia, temendo seriamente di averle fatto male.
«Scusami,
scusami, scusami!» implorò, poggiando
delicatamente
le gambe della ragazza a terra.
«Non
volevo, non me sono nemmeno reso conto!»
Lucy si
raddrizzò e posò lo sguardo sul segno rosso dei
suoi
denti che le stava comparendo sulla gamba.
«È
tutto ok, è solo che mi hai colto di sorpresa» si
affrettò
a dire lei, allungando incerta una mano verso il viso del ragazzo.
Natsu la
guardò, sollevato, accogliendo la sua mano con la
propria.
Rimasero
così per un po’, ad elaborare il passo in avanti
che
(forse) quel momento avrebbe comportato.
«È
solo che non sapevo cosa fare, mi sembrava di esplodere!»
sbottò
Natsu, più a se stesso che alla ragazza.
Lucy lo
osservò, stupita.
Un improvviso
pensiero le si fece strada nella mente. Ma no,
non poteva essere. Eppure…
Allora non era
tutta scena, con Levy e Gajeel.
La ragazza
scosse la testa, sorridendo.
Natsu Dragneel,
tosto da far paura, Salamander a
destra e a manca, non sa cosa significhi andare oltre un bacio.
Arrossì,
sorprendendosi a pensare che non avrebbe dovuto
aspettare poi molto per scoprirlo.
Oh, cielo.
Spero che abbiate gradito e vi ringrazio!
Frix
P. S. Se notate delle cose che stonano non esitate a farmelo sapere! Non sono molto brava quando si tratta di descrivere momenti di intimità, quindi ogni consiglio è bene accetto!