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Autore: Miss Moony    23/08/2009    2 recensioni
Ombre. Ombre di vite e di morti, ombre di amori, di amicizie, di rivalità.
Come sono nati e cresciuti i ragazzi della Wammy’s House, com’era la loro vita dietro il sipario del caso Kira. Sono solo ombre ormai. Tutto quello che è rimasto delle loro vite, speranze, sogni, desideri, sono solo ricordi…e ricordare è dolce e doloroso insieme…

E’ arrivata una bambina alla Wammy’s House. Porta nell’orfanotrofio la sua mente geniale, il suo cuore dolce e il suo fratellino in braccio... i due cresceranno e scopriranno fino in fondo le proprie capacità di ragionare e di amare, e decideranno di mettere le loro vite al servizio della giustizia per proteggere sé stessi e quelli che amano…
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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- Ti racconterò una storia. La storia di come una vita può cambiare per sempre, la storia di una svolta come ce ne sono tante altre e nessun’altra.
- Ti ascolto.
- Questa storia inizia una mattina di fine estate…


Il sole stava sorgendo dietro gli alberi intorno all’orfanotrofio, tingendo il cielo di rosa aranciato. I primi raggi non avevano ancora illuminato il cartello con la scritta “Wammy’s House”, e lei sapeva già dove stava andando e perché. Suonò il campanello del grosso portone di legno.

Roger si grattò la testa sbalordito. Non gli era assolutamente mai capitata una cosa del genere: i bambini che abitavano alla Wammy’s di solito erano scelti personalmente da Watari e portati lì da altri orfanotrofi. Ma davanti ai suoi occhi c’era una bambina che aveva sì e no 10 anni, che indossava un vestito blu scuro un po’ sgualcito e che teneva in braccio, avvolto in un panno scuro, un bambino molto piccolo, vestito di bianco e dalla carnagione chiarissima. I due sembravano uno l’opposto dell’altra.
- Non ho ben capito cosa vuoi da me, piccola. - disse Roger con un sospiro.
- Molto semplicemente, vorrei entrare nel vostro orfanotrofio con mio fratello. - rispose lei con una voce calma ma decisa. - Ho sentito che in questo posto ci stanno solo i bambini e ragazzi più dotati.
- Esatto. Ma non vedo come questo possa interessarti. Non prendiamo come successori di L i primi che passano!
- Allora è vero quello che si sente in giro sugli eredi di questo L! - replicò la bambina con un sorrisetto. - E io che credevo fossero solo pettegolezzi!
Cacchio, si disse Roger, non è da me farmi mettere nel sacco da una bambinetta. Che mi succede?
- Senti, bambina. Non so come tu abbia scoperto tutte queste cose ma abbiamo un’organizzazione precisa, noi. Torna dai tuoi genitori, saranno preoccupati.
Un’ombra passò sul viso della bambina, che però ritornò subito impassibile.
- Sono morti, signore. - rispose con appena un tremito nella voce. - Non abbiamo altra famiglia. Ma non vogliamo andarcene via senza avere ottenuto niente! Non ci sottovaluti...
Roger si passò ancora una mano sulla testa. Maledizione, la cosa si stava facendo complicata.
- Non posso ammettervi senza il permesso del mio capo. Prima di tutto non...
- Mi metta alla prova allora.
- Non posso, come ti stavo spiegando. Senza un’autorizzazione...
- Sappia che noi ce ne staremo qui davanti alla porta finché non ci farete entrare. Non vorrete avere sulla coscienza due bambini...
Come a confermare le sue parole, il fratellino che era rimasto tranquillo fino a quel momento si mise a piagnucolare.
C’è un motivo se odio i bambini, pensò Roger. Non posso lasciarli fuori a morire di fame e di freddo. É cocciuta questa qui, dannazione.
- Entrate. Per stanotte. Poi ve ne andate.
- Entriamo volentieri, grazie. Ma possibilmente non vorremmo andarcene. Se ha bisogno di un’autorizzazione, perché non chiama il suo capo?
Dannati mocciosi e la loro logica.
- Lo farò subito. Così avrò un motivo in più per mandarvi via.
- Bene, grazie. Possiamo aspettare qui?
Roger fece un cenno di assenso con la testa e sollevò la cornetta che si trovava sulla scrivania. Compose un numero, continuando a lanciare occhiate sospettose ai due.
- Watari, sono io. Scusa se ti disturbo ma... sì sì lo so ma qui ci sono due bambini che vogliono essere ammessi nell’orfanotrofio. Sì, e... cosa? Ah, ok... una sembra avere 10 anni e il suo fratellino è molto piccolo... uno, neanche... sì... e quindi... che cosa?!?
Sospirò.
- Va bene, va bene... riferirò... ok... ok... a dopo.
Clic.
Si voltò verso la bambina che stava giocando con il fratellino e che si girò non appena Roger riagganciò.
- Sì?
- Stai qui. Ti proporrò un enigma e dovrai risolverlo, non importa in quanto tempo. Il direttore deciderà dai risultati.
Un sorriso illuminò il visetto della bambina.
- Grazie! Grazie mille!
- Umpf, sì. Ecco, tieni.
Le porse un foglio fresco di stampa. Lei lo prese.
- Qui? Ora?
- Sì. Problemi?
- No, no. Posso avere almeno un paio di sedie per me e mio fratello? - chiese lei cortesemente. Roger si accorse non senza un certo imbarazzo di averla lasciata tutto il tempo in piedi con in braccio un bambino piccolo.
- Oh, sì, sì, certo. Accomodati. - le rispose indicandole un paio di sedie dall’altra parte della stanza.
- Grazie. Mi metto subito al lavoro.
Con delicatezza appoggiò il fratellino su una delle sedie, poi si sedette sull’altra. Si frugò un po’ nelle tasche ed estrasse una matassa di fili colorati, tutti attorcigliati. Si sistemò sulle gambe il foglio e infilò le dita nella matassa, muovendole con abilità. Roger non poté fare a meno di sbirciarla incuriosito da dietro i fogli che fingeva di guardare.
Passò un’ora e mezza. Ad un certo punto la bambina si alzò, e sorridendo porse a Roger il foglio. Enigma superato brillantemente. Lui non potè fare a meno di complimentarsi mentalmente con quella bambina sorridente, e alzando gli occhi su di lei notò che sul suo braccio erano ordinatamente disposti i fili che componevano la matassa, aggrovigliata fino all’inverosimile un’ora e mezza prima.
Alzò di nuovo la cornetta e compose il numero.
- Sì, eccomi... no, no, tutto ok... ehm... sì, ha già finito ed è giusto, ho confrontato con la soluzione... che dici? Ok, ok... bene. Allora ok.
Riagganciò e si girò verso la bambina.
- A quanto pare puoi rimanere. Tu e tuo fratello, visto che le sue doti non possiamo verificarle ora. Non ci sono bambini della sua età, ma penso non sia un problema se dorme nella stanza di una delle ragazze che aiutano qui. Potrai andare a trovarlo quando vuoi. Spero solo non disturbi troppo.
- Oh, no, state tranquillo. Mio fratello è calmissimo, non piange quasi mai.
- Meglio così. Inizierai le lezioni già da domani. Ah, il direttore mi dice di informarti che l’enigma che hai decifrato, è stato risolto da L in un’ora, quando aveva la tua età. Ma non montarti la testa, può essere stata tutta fortuna. Ah, dimenticavo. Non mi hai ancora detto come ti chiami, anzi, come vi chiamate.
- I nomi non sono segreti, in questo posto?
Quella bambina dimostrava ancora una volta di sapere più di quanto Roger si sarebbe aspettato.
- Sì, ma almeno dimmi il soprannome che hai deciso per te e lui. Non posso chiamarvi “bambina” e “bambino” per sempre!
- Lui... lui è Near. Quanto a me... chiamatemi Rain.

- Eri tu quella bambina…
- Sì, ero io.




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Ecco il primo capitolo!!! Aspetto qualche commentino prima di postare il secondo, spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere ^^
  
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