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Autore: _Trixie_    17/12/2020    3 recensioni
Ci sono storie che accadono a Natale e che sembrano essere state scritte dal destino in persona: il camino scoppiettante in una fredda sera di dicembre, il vischio appeso proprio sopra le loro due teste, la neve che cade al momento giusto...
E poi ci sono storie in cui il destino non sembra azzeccarci poi più di tanto e la colpa di tutto quanto non può che ricadere su una madre iperprotettiva e impicciona, un padre rassegnato all'inevitabile, una regina con un urgente bisogno di un'altra mela avvelenata e un'eroina che quella mela avvelenata la morderebbe volontariamente pur di sfuggire a tutto quanto.
O, forse, a volte il destino ha l'aspetto di un piccolo bambino che nella magia del Natale ci crede davvero.
[Calendario dell'avvento SQ, sì, pure questo dicembre ve lo sorbite
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- 17 -

 
 
I once was lost
But now I'm found
- Amazing Grace
 


 
Regina non sapeva cosa fare e nemmeno la lunga doccia che fece quella mattina riuscì a portarle consiglio.
Da una parte, si diceva che era stato un errore. Ma dall’altra, non poteva non notare come l’angolo destro della sua bocca si sollevasse appena ogni volta che provava a pensare al bacio tra lei ed Emma come a un errore. Il che, naturalmente, non faceva che innervosirla.
Non riusciva a mentire a sé stessa, come avrebbe potuto mentire ad Emma?
Ovviamente non credeva che fosse stato un errore.
Baciare Emma era stato… giusto.
Era stato come avere la risposta a una domanda che si era fatta per tutta la vita.
Chi mai potrà volere una come te?
All’inizio, a suggerirle la domanda era stata la voce di sua madre, perché Regina non era né mai sarebbe stata la figlia che Cora avrebbe voluto. Ma riusciva ad ignorarla, Regina, a ribellarsi perfino, grazie all’amore di suo padre e alle lunghe cavalcate con Rocinante e a Daniel.
Daniel.
Regina lo sapeva, che Daniel era morto perché sua madre potesse spezzarla e rimettere insieme i suoi pezzi come lei la voleva. E non aveva avuto la forza, Regina, per opporsi. Le settimane precedenti al suo matrimonio con il re non erano mai sembrate reali, a Regina e, ancora oggi, non riusciva a ricordarle. Era come tentare di richiamare alla mente un film visto distrattamente e in ogni caso troppo tempo fa: non ne ricordava le scene, né la trama.
E tutto quel dolore che aveva dentro, era esploso quando aveva spinto Cora Oltre Lo Specchio. E, in quello specchio, Regina si era poi guardata.
Chi mai potrà volere una come te?
Sembrava domandarle il suo riflesso, nel cui volto intravedeva, chiare, le linee del volto di sua madre. Aveva creduto, Regina, che fosse ormai troppo tardi, di essere ormai troppo simile a Cora. E allora, giorno dopo giorno, si era convinta che, se la sua anima non poteva più essere salvata, se il suo cuore non poteva più essere sanato, se lei non poteva più essere amata, allora sarebbe stato inutile persino provarci.
Aveva riempito il castello di specchi.
Chi mai potrà volere una come te?
Le domandavano i suoi mille riflessi, a ogni vita spezzata, a ogni cuore strappato. E quando finalmente poté lanciare la Maledizione che avrebbe creato Storybrooke, mentre la sua carrozza si dirigeva verso il castello di Biancaneve, Regina si chiese quando simile a Cora fosse sembrata a suo padre, mentre l’uomo si accasciava tra le sue braccia dopo che gli aveva strappato il cuore dal petto.
E Regina aveva sperato che, in un nuovo mondo, avrebbe finalmente trovato la risposta. O dimenticato la domanda.
Ma non era accaduto.
Non fino alla sera precedente.
Non fino a quando le labbra di Emma non si erano posate sulle sue.
Emma.
Emma, certo che era Emma, chi altri mai avrebbe potuto essere?
Regina non sapeva perché. Sapeva che era stato Rumpel a intrecciare il nome di Emma alla Maledizione e sapeva anche che il folletto avrebbe potuto scegliere chiunque altro. Eppure, aveva scelto Emma. All’inizio, aveva pensato che fosse solo l’ennesimo scherzo di Rumpel per umiliarla, far sì che la sua Maledizione, quella che avrebbe dovuto essere il suo Lieto Fine, venisse spezzata proprio dalla figlia di Snow. E, forse, in parte Rumpel lo aveva trovato divertente, ma non poteva essere stata l’unica ragione che aveva spinto Rumpel a legare entrambi i loro nomi alla Maledizione, ora Regina lo sapeva.
Emma e solo Emma avrebbe potuto spezzare la Maledizione lanciata da Regina.
E non perché così aveva scelto Rumpel, no. Rumpel doveva averlo visto durante una delle sue visioni. E aveva fatto in modo di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, nelle segrete del castello di Snow, per scoprire l’ultimo dettaglio, l’ultimo tassello mancante alla Maledizione. La via di fuga, la Salvatrice.
Emma.
E Rumpel non aveva fatto altro se non prestare le mani al fato, perché potesse intrecciare i destini di Emma e Regina.
E questa era una consapevolezza che non aiutava Regina in quel momento, al contrario. Le opprimeva il cuore.
Perché baciare Emma, per lei, non era stato un errore, al contrario.
Ma questo non voleva dire che fosse la cosa giusta anche per Emma.
O per Henry.
E Emma e Regina avevano ormai raggiunto il giusto equilibrio, la distanza giusta tra loro, perché potessero andare d’accordo e crescere Henry insieme. E il sindaco temeva che, se lei ed Emma si fossero avvicinate, avrebbero fatto come magneti dalla stessa polarità: si sarebbero respinte, più lontane ancora.
Perciò, quando Regina terminò la doccia, si vestì e tornò al piano inferiore.
E ancora non sapeva cosa fare.
 
 
*
 
 
Emma mangiava i propri cereali in silenzio, rimuginando.
Pensare di baciare Regina la faceva sentire leggera, le dipingeva in viso un sorriso che non riusciva a nascondere, le faceva battere il cuore forte forte contro il petto.
Ma pensare di baciare Regina la spaventava, anche. Perché si chiedeva, Emma, che cosa sarebbe successo se qualcuno le avesse scoperte, scoperte davvero. Se quella mattina qualcuno fosse entrato in salotto proprio mentre si stavano baciando. Non che a Emma importasse davvero, l’opinione degli altri. E infatti non era degli altri che Emma si preoccupava. Ma della sua… famiglia.
Di Henry e dei suoi genitori. Genitori ai quali era bastato sospettare che ci fosse stato qualcosa tra lei e Regina perché iniziassero a rompere tazze, anche se involontariamente.
E non si era ancora abituata, Emma, non del tutto almeno, all’idea di avere una famiglia.
Ma al tempo stessa si sentiva mancare l’aria all’idea di mettere in pericolo quella pallida speranza che aveva di avere dei genitori.
Solo, l’idea di rinunciare a Regina la faceva sentire nello stesso modo, si sentiva soffocare.
E poi c’era Henry.
Emma non aveva idea di cosa Henry avrebbe potuto pensare, se avesse scoperto che tra le sue mamme… Beh, che c’era qualcosa, tra lei e Regina. Sarebbe stato felice? Si sarebbe sentito messo da parte? Emma non ne aveva idea. Era vero, aveva partorito Henry e sì, certo, aveva iniziato a formare un legame con lei, ma era stata Regina a crescerlo. E Regina, nonostante tutto, era stata e ancora continuava ad essere la madre migliore che Henry avrebbe mai potuto avere.
Emma sospirò profondamente, continuò a mangiare i suoi cereali, cercò di calmare i nervi non appena sentì i passi del sindaco scendere le scale e avvicinarsi alla cucina.
Avrebbe chiesto a Regina, ecco quanto. C’erano dentro in due, in quella storia, no?
Ne avrebbero parlato, avrebbero trovato una soluzione. E se c’era qualcuno che poteva farlo, che poteva venir fuori da quella situazione, non erano proprio loro?
   
 
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