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Autore: LadyPalma    17/12/2020    8 recensioni
| Questa storia partecipa alla challenge "Il calendario dell'avvento delle fanfiction" indetta da Marika Ciarrocchi sul forum e all'iniziativa "Il Calendario dell'avvento" di Fanwriter.it
"Hai programmi per sabato?"
"Sabato?"
"Sì, l'uscita a Hogsmeade..." Sul viso dell'uomo c'è un lampo strano, diverso. Sembra essere più timido del solito, ma allo stesso tempo quasi malandrino. "Pensavo che potremmo fare qualcosa insieme, magari prendere una cioccolata calda ai Tre Manici di Scopa".
Charity spalanca leggermente gli occhi e poi si finge interessata ai libri che ha tra le mani – lo stesso manuale di Babbanologia di sempre. "Oh, beh... Sarebbe una buona idea, sì, ma..." Rialza lo sguardo, il tempo per mostrare un sorriso apologetico. "Forse è meglio di no. Ecco, vedi, sono un'amica di Severus".

Severus/Charity | accenni lievissimi Charity/Remus
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charity Burbage, Remus Lupin, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Giorno della challenge di Marika Ciarrocchi: 16 dicembre (con proroga), prompt: cioccolata calda
Giorno della challenge di Fanwriter.it: 17 dicembre



 



L'amica di Severus

 



"Un pezzo di cioccolata è quello che ci vuole dopo un incontro con un Dissennatore... ma talvolta può essere utile anche in assenza di simili creature".
Remus accenna un sorriso cordiale aprendo la sua barretta di cioccolata al latte sulla lunga scrivania. Anche Charity sorride, più apertamente, mentre ne afferra un pezzetto senza lasciarselo ripetere due volte. Nella sala professori, l'unico dei presenti a non sorridere è Severus, sprofondato nella poltrona con un libro di pozioni aperto – perché la smorfia disegnata sul suo volto non può essere che al massimo un ghigno infastidito.
"Proprio sicuro che non ci sono creature pericolose in questa stanza, Lupin?"
Charity non coglie il riferimento, ma l'ombra di tristezza sul volto di Remus e lo sguardo di puro disprezzo di Severus bastano a farle capire che si tratta del principio di un altro – l'ennesimo – duello verbale tra i due. E lo svolgimento è, di fatti, lo stesso anche stavolta: Severus che attacca in modo quasi casuale e Remus che rinuncia perfino a una difesa e stancamente si ritrae. La sedia scostata è infatti l'unico rumore che rompe quel silenzio vagamente imbarazzato.
"Oh, devo fare lezione al quinto anno. Tieni pure il cioccolato, Charity. E buona giornata anche a te, Severus".
Quando Remus infila la porta, però, il diverbio si verifica comunque; ad anticiparlo è l'occhiataccia che la donna non ha paura di rivolgere al tanto temuto collega. Lei di lui paura non ne ha avuta mai nei due anni che hanno lavorato insieme, ed è forse proprio per questo che, invece di tirare fuori qualche fredda frecciatina velenosa, il pozionista si limita ad abbassare il giornale e a sbuffare leggermente.
"C'è qualcosa che vorresti dire, Charity?"
"Ci sarebbero tante cose che vorrei dire, Severus" replica lei in tono di rimprovero. "Io so bene che tu e Remus non andavate d'accordo ai tempi di Hogwarts, me lo ricordo, ma è passato tanto tempo e lui..."
"Lui, sotto quella maschera da povero brav'uomo, è un pallone gonfiato esattamente come i suoi vecchi compari e tu non conosci metà della storia".
"Allora raccontamela" risponde lei con semplicità. "Sono pronta ad ascoltare e a capire. Forse non te ne rendi conto, ma sono tua amica".
Il ghigno divertito sul volto di Severus si congela immediatamente quando sente quella parola strana. Amica. Da quanto tempo è passato dall'ultima volta che qualcuno si è definito suo amico? E la professoressa Burbage può essere davvero considerata un'amica? Certo, con lei ha un rapporto più civile rispetto agli altri colleghi, anzi più che civile: lo testimoniano le serate a giocare a scacchi magici, gli scambi di libri, e la sciocca quanto naturale abitudine di tenersi sempre il posto vicini in Sala Grande. Allora sì, dopotutto, forse Charity è sua amica, eppure vuole ultimamente essere un po' troppo amica anche di qualcun altro.
"Lascia stare" dice alla fine, più indispettito di quanto avrebbe voluto. "Tanto hai già deciso da che parte stare, da quella del povero Lupin, no?"
"Oh, non fare la vittima, adesso. Io non sto dalla parte di nessuno, perché a differenza tua non sono una bambina, vorrei solo cercare di risolvere le cose tra di voi in modo che..."
"Non ci sono riuscite tante persone prima di te, dubito possa riuscirci tu".
"Bene, allora. Continuate pure a odiarvi e tu continua a fare il passivo-aggressivo per tutta la vita. Io me ne tiro fuori, farò la svizzera". Si interrompe quando si accorge del lampo di confusione che per un attimo anima il sopracciglio di Severus. "Voglio dire neutrale, sarò neutrale come la Svizzera babbana". Si alza in piedi e approfitta della perplessità dell'uomo per la sorpresa – non sono tante le persone a rivolgersi in quel modo a lui, e neanche lei si è mai spinta a tanto – per lasciare la stanza. Salvo poi ripensarci e puntare verso la scrivania. "E porto il cioccolato con me. Forse non lo sai, ma anche il miglior cioccolato è svizzero!"



 
🍫🍫

 

Nei giorni successivi Charity mette in scena quasi senza accorgersene un duplice atteggiamento: è scostante con Severus (anche se si siedono ancora vicini) e molto più loquace con Remus (anche se chissà come mai quelle conversazioni sembrano capitare sempre quando Piton è nei paraggi). Non lo fa apposta, è questo che dice a se stessa, ma alla fine anche lei non è altro che una bambina, magari solo cresciuta un pochino di più. E allo stesso modo non si accorge dell'effetto collaterale del suo gioco se non troppo tardi, quando Remus la ferma nel viavai tra una lezione e l'altra il giovedì prima delle feste natalizie.
"Hai programmi per sabato?"
"Sabato?"
"Sì, l'uscita a Hogsmeade..." Sul viso dell'uomo c'è un lampo strano, diverso. Sembra essere più timido del solito, ma allo stesso tempo quasi malandrino. "Pensavo che potremmo fare qualcosa insieme, magari prendere una cioccolata calda ai Tre Manici di Scopa".
Charity spalanca leggermente gli occhi e poi si finge interessata ai libri che ha tra le mani – lo stesso manuale di Babbanologia di sempre. "Oh, beh... Sarebbe una buona idea, sì, ma..." Rialza lo sguardo, il tempo per mostrare un sorriso apologetico. "Forse è meglio di no. Ecco, vedi, sono un'amica di Severus".
La reazione di Remus non è quella che immagina, però: è dispiaciuto, certo, forse anche deluso... Ma quella sorta di sorrisetto malandrino non è scomparso del tutto ed è rivolto curiosamente in un punto non precisato alle spalle di lei.
"Severus, davvero? Beh, capisco, allora". Non dice altro, e fa solamente un lento cenno col capo – verso di lei, verso il niente alle sue spalle – prima di riprendere il suo passo stanco. Charity resta ferma a guardarlo andare via, pensando quasi di richiamarlo indietro e ribadire il suo dispiacere, quando una voce troppo conosciuta e troppo vicina la fa letteralmente sobbalzare.
"Faceva troppo freddo in Svizzera, Charity? Hai deciso di attraversare i confini?"
Alle sue spalle c'è proprio l'ultima persona che in quel momento vorrebbe vedere, ed evidentemente è lì da tempo perché sul suo volto c'è un sorriso autentico, anche se animato da una fastidiosa sfumatura di trionfo e spavalderia. Per quanto difficile da credere, Severus Piton sta gongolando, come se i Serpeverde avessero vinto la Coppa di Quidditch, o come se avesse appena sottratto 150 punti a Grifondoro tutti in un colpo. E quella reazione riesce a lasciare Charity semplicemente perplessa – "Per tutti i folletti!" esclama per due volte di fila – perché da un lato ne è irritata, ma dall'altro non può fare a meno di trovarla adorabile (ed è questo che la perplime, perché come gargoyle si può associare la parola adorabile a Severus?).
Eppure lo è, perché si accorge in quel momento che per Severus sentirsi difendere deve essere una novità, perché forse allora – contrariamente a quanto tutti, compresa lei, hanno sempre pensato – basta anche poco per farlo sorridere in modo sincero.
"Non ho preso le tue difese, non ti ho dato ragione, credo ancora che tu ti stia comportando da bambino con Remus. Ma lo dico a te, perché sul serio dovresti cambiare questo atteggiamento, non davanti ad altri. Davanti agli altri io resto comunque dalla tua parte. È questo il mio concetto di amicizia".
Per la seconda volta ottiene lo straordinario risultato di far ammutolire l’uomo, di nuovo con quello strano miscuglio di rimprovero e dolcezza che solo avrebbe mai azzardato. Severus non gongola più, adesso, ma l sue labbra sono ancora distese e alla fine si curvano in un più consueto ghigno.
“Sicura di non essere una Serpeverde, Charity?” Vuole essere una domanda sarcastica, gli esce invece in tono serio e quasi ammirato.
Lei lo nota e ridacchia, distogliendo lo sguardo nel sentirsi quasi avvampare. “È forse un complimento?” Fa un passo indietro per seguire il flusso degli studenti, poi ci ripensa e indugia un altro attimo. Non vuole mai avere l’ultima parola, chissà perché ci riesce sempre. “Ricorda che adesso mi devi una cioccolata calda, Severus”.



 
🍫🍫



Entrare a Hogmsmeade significa mettere un piede nella terra del Natale: abeti addobbati a ogni angolo, lucine magiche di mille colori e neve finta che scoppia di tanto in tanto, in mancanza di quella vera. È più spettacolare di Hogwarts, pensa Charity con il naso all’insù per ammirare tutte quelle decorazioni.
“Fa più vomitare di Hogwarts” le fa presto eco, però, la voce di Severus al suo fianco.
“Non avevo dubbi” mormora lei, scoccandogli un’occhiata divertita. “Potevi restare al castello, però. Anzi, mi stupisce che tu ti sia unito all’uscita!”
“Ci sarei rimasto molto volentieri, ma ti dovevo una cioccolata calda”.
Il modo naturale con cui dice quelle parola la coglie di sorpresa. Questa volta non capisce se la stia prendendo in giro o se parli sul serio, non subito perlomeno. Ma Severus è serio e lo dimostra conducendola da Madama Piediburro e precedendola nel locale più dolce del villaggio, che per l’occasione ha fatto spazio nel menù a un vastissimo campione di cioccolate calde.
“Una cioccolata calda alla liquirizia e una al cocco” ordina non appena prendono posto, mentre la proprietaria lo fissa come se avesse di fronte il Grinch.
E Severus è in effetti il Grinch: non nasconde il disgusto per la selezione di canzoni – “Un’altra volta che sento la parola amore sverrò dall’esasperazione” –; non lesina commenti cattivi alle coppiette sedute accanto a loro – “Mi basta già sentire gli strepiti di Baston in aula, non avrei mai pensato di poter compatire la signorina Johnson” –; e non risparmia frecciatine neanche a lei – “Certo che sapevo ti piace il cocco, non fai altro che blaterare su quanto ti piacciano le torte cioccolato cocco durante le cene”.
Eppure, ancora una volta lei lo trova adorabile, forse perché, anche se chiaramente vorrebbe essere da tutt’altra parte (qualsiasi altra parte), resta piantato lì con lei e lo ha addirittura scelto lui.
“Non hai praticamente toccato la tua tazza, Severus”.
“Detesto il cioccolato”.
“Saremmo potuti andare da un’altra parte, potevamo bere una Burrobirra o…”
“A te piace la cioccolata calda”.
Charity si sente avvampare ancora, per quanto lui riesca a essere dolce senza farlo apposta, per quanto lei riesca a cogliere sempre quella dolcezza quasi impossibile. E finalmente lo capisce: Severus per lei non è solamente un amico, ma questa è una consapevolezza che si terrà dentro per un po’, magari ancora per un altro anno. Per questo Natale è già un grande passo riconoscersi amici, è già tanto sapere che con lui non sarà mai la svizzera – mai neutrale, mai fredda – ed è già un azzardo allungare la mano e poggiarla su quella di lui, dopo averci pensato per almeno dieci lunghi secondi.
“Buon Natale, Severus”.
Lo sente irrigidirsi e forse ci pensa anche lui per dieci lunghi secondi prima di decidere di non rifiutare quel contatto. Prima di decidere che forse, dopotutto, quella giornata non è proprio così atroce.
“Buon Natale, Charity”.
 
   
 
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