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Autore: KikiShadow93    18/12/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di cominciare, ci tengo a ringraziare in particolare _Cramisi_, Celeste98 e Chimera__ per aver recensito lo scorso capitolo, e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 40! 💛 Grazie anche a tutti quelli che leggono silenziosamente! 🧡
 

𝟝𝟘. 𝒬𝓊𝒶𝓃𝒹𝑜 𝒶𝓈𝓅𝑒𝓉𝓉𝒾…


…𝑒 𝒹𝑒𝒸𝒾𝒹𝒾 𝒹𝒾 𝓇𝒾𝓋𝑜𝓁𝓊𝓏𝒾𝑜𝓃𝒶𝓇𝑒 𝒸𝒶𝓈𝒶!


Come Radish aveva programmato — e soprattutto sperato —, sono riusciti  a tornare a casa entro la fine del mese.
I lavori, giù nei territori degli Spettri, sono partiti molto alla svelta, grazie soprattutto all’entusiasmo generale. Non è stato infatti difficile trovare i soggetti adatti alla progettazione, e Micah si è sorprendentemente rivelato uno di quelli. Anzi, non uno di quelli, ma proprio chi li guida. Con la sua fantasia, le sue conoscenze, il suo occhio attento e la sua capacità di non dormire anche per sei giorni di fila senza ripercussioni, è riuscito a riprogettare non solo le due Arene, ma anche a trovare lo spazio adatto per creare l’enorme Accademia.
Quest’ultima struttura ha dietro di sé tantissime menti brillanti, che hanno studiato al meglio la collocazione, la suddivisione, il futuro corpo docenti — ancora non del tutto completo —, e la scelta delle materie che verranno trattate. Quest’ultimo punto comprende una gamma talmente ampia di scelte da far impallidire i più grandi atenei umani.
Hanno deciso di costruire il tutto nell’enorme — e di conseguenza spaziosissimo — muro che divide i due Territori, e lì creeranno una specie di nuova cittadina. L’accademia, infatti, verrà suddivisa in diverse costruzioni, una più grande dell’altra, e i cuccioli le frequenteranno tutte a rotazione continua, così da non lasciare indietro niente, fin quando, una volta cresciuti, potranno autonomamente scegliere un indirizzo specifico.
Per comodità, inoltre, verrà costruito anche una specie di enorme spogliatoio, dove i cuccioli che vivono nel mondo esterno potranno cambiarsi, qualora mutassero di forma per sbrigarsi ad andare e venire, ed anche per le varie uniformi per i vari sport che verranno praticati. Perché è ovvio che avranno delle uniformi, la sola idea di privarsene pareva far venire l’orticaria ad un numero esagerato di mamme e future mamme.
Sulle prime ai tre era giustamente venuto il dubbio di non poter coprire la propria parte delle spese, ma Darko ha fatto scoprire loro un piccolo ma decisamente inaspettato dettaglino: loro sono ricchi. Ricchi sul serio, in modo schifoso ed imbarazzante.
Mezcal, a quanto pare, ha involontariamente lasciato loro un’eredità pazzesca, una somma tale che mai riusciranno a spendere neanche se si metteranno sotto d’impegno. Oltre a Mezcal, poi, è emerso che pure Jäger avesse dei piccoli tesori personali, sicuramente destinati come malvoluto dono di nozze per Sherry, e quello è stato il primo ad essere speso — almeno in parte. Per tutto il resto dell’immenso patrimonio… i loro bis-bis-bis-nipoti avranno sicuramente il loro bel da fare per riuscire almeno a dimezzare le finanze.

Quando alla fine l’ancora piccola famiglia del Nord ha tolto le tende, decisa più che mai a tornarsene a casa propria anche per occuparsi di tutte le modifiche che dovranno apportarvi, tutti gli Spettri erano indaffarati o con le nuove costruzioni o con il reperimento di tutti i possibili materiali di cui avranno bisogno. Secondo i loro piani, ogni struttura sarà operativa da lì ad un anno, al massimo un anno e mezzo se vogliono prendersela con calma.
Ma per Radish quello è diventato un pensiero secondario nel momento esatto in cui ha varcato la soglia di casa.
Tralasciando la polvere accumulata in quel lungo periodo di assenza, c’erano ancora i maledetti addobbi sparsi per tutta la casa. E chi, se non lui ed Everett, che li detesta anche più di lui, si doveva occupare di smontarli ed imballarli con cura? Che Sherry facesse qualche inutile sforzo e poi si ritrovasse dolorante o peggio per colpa delle stupide lucine natalizie era assolutamente impensabile. Così, armandosi di tantissima pazienza e altrettanta buona volontà, si sono messi uno a disfare gli addobbi e l’altro a pulire casa da cima a fondo, mentre Sherry, immersa sotto un numero imbarazzante di cataloghi di oggetti per bambini, strappava una pagina dietro all’altra per ricordarsi ciò che voleva.
È stato proprio il vederla tanto impegnata sul divano, con la pila di oggetti da procurarsi che aumentava in maniera preoccupante, che entrambi si sono calmati, svolgendo le proprie mansioni senza giustificati nervosismi.
Lei era calma, radiosa, con la pancia che cominciava a farsi vedere sotto la maglietta stretta, e per loro è stato sufficiente per stamparsi in faccia un sorriso soddisfatto e sgobbare in silenzio come due schiavetti.

A distanza di una decina di giorni dal loro rientro a casa, è arrivata la volta di scegliere la vernice per la camera dei cuccioli. Ci sarebbero in realtà tante altre cose alla quale pensare, come il Quartetto che gli si è piazzato in giardino per costruirgli una piscina, o per i vari Spettri a qualche metro sotto casa loro che stanno scavando con estrema attenzione altri piani, che poi collegheranno al seminterrato e al capanno, o a quelli che berciano mentre costruiscono la dependance per Everett, ma qualcosa ha messo loro uno strano senso di urgenza per il colore della cameretta. E il qualcosa, in realtà, è facilmente identificabile con il fatto che diverse amiche loro sono ormai vicine al tempo limite, e ciò ha come messo fretta anche a loro.
Per quanto Radish muoia dalla voglia di sapere il sesso, ritrovandosi pure con l’appoggio di un più che insistente Everett, Sherry si è impuntata categoricamente. Si è rigirata come una biscia contro entrambi per far cessare le loro insistenti richieste, ed ha poi puntato un dito contro Darko, che ha già intuito sia quello che il loro futuro grado, intimandogli di non lasciarsi sfuggire la notizia con nessuno. L’uomo ha fatto semplicemente spallucce e si è sigillato le labbra. Ha davvero troppe cose alla quale badare, come, per esempio, la figlia che sta per dare alla luce i gemelli, per star dietro alle loro dinamiche da manicomio.
Dinamiche che sarebbero pure peggiorate se non fossero riusciti a togliersi di torno Fern. Perché la futura nonna stava cominciando a star loro troppo tra i piedi, secondo i due uomini, e così sono arrivati a corrompere Tristan, che, per rendere felici i nuovi energici e terribili fratelli maggiori, si sta fingendo un povero ed indifeso cucciolotto bisognoso di tantissimo amore e attenzioni. Niente di più lontano dal vero, dal momento che il piccolo si è già adattato bene alla nuova vita, ma quando Maddox ti mette con le spalle al muro e ti dice che devi farlo, tu lo fai senza storie. Corrompendo lui, e convincendolo a chiedere alla nuova mamma di trovare un appartamentino solo per loro due, la donna trascorre molto meno tempo in casa loro, dando così modo ai due di comportarsi come meglio credono.
Adesso ci sono un numero di campioni imbarazzanti appesi alla parete più illuminata, e fratello e sorella li osservano tutti con occhio critico, cercando di demolire le preferenze degli altri.
Sherry avrebbe infatti optato per colori neutri quali il bianco avorio, il grigio, il beige, il nocciola e il tortora; Everett per un colore che richiama la tranquillità della natura, come il verde cedro e oliva, o per qualcosa di più vivace come il giallo senape. Radish, invece, vorrebbe qualcosa di molto più energico, ovvero il rosso.
Ma arrivare ad una scelta quando si è in tre con idee tanto diverse non è proprio una cosa da niente, ed il Saiyan ha quindi saggiamente deciso di andare a parlare un po’ con i pazzi fuori da casa loro per guadagnare tempo. Se loro due si scanneranno l’un l’altra, infatti, sarà più semplice per lui spuntarla contro uno solo. Perché lo sa bene, ormai, che quei due fetenti si coalizzerebbero per ottenere il suo stesso risultato, ovvero un 1vs1, e così ha ben pensato di auto-escludersi per una buona mezz’ora. Al limite, al suo rientro, si saranno imbrattati di vernice e dovrà battersi psicologicamente contro entrambi.
Fuori casa, momentaneamente libero da quel soffocante istinto di protezione che ha sviluppato, si gode una birra ghiacciata sotto i tiepidi raggi del Sole. Per essere la prima settimana di Febbraio, infatti, le temperature sono insolitamente tiepide.
Non lo avrebbe mai pensato, ma i suoi fratelli — perché ormai ha ben capito quanto sia inutile remare contro questa loro convinzione — hanno fatto davvero un lavoro impressionante con la piscina, che lui, tra l’altro, neanche voleva.
Hanno infatti creato una specie d’oasi acquatica dalla forma rettangolare, ricavata in un angolo tutto particolare: hanno infatti alzato delle pareti attorno ai muri di confine del salotto, con gli stessi materiali del resto della casa. È come una nuova stanza a cielo aperto, collegata tramite la portafinestra che avrebbe condotto sul portico, e presto il tutto sarà circondato dai rampicanti che hanno già abbondantemente concimato.
La piscina in sé è ampia quindici metri per sei, e la profondità varia da ottanta centimetri fino a due metri, con bordo a sfioro. Il color grigio ardesia del rivestimento interno risalta le cromie dell’acqua, mentre il rivestimento esterno, in travertino e legno di Ipè, mantiene un forte legame con la natura e l’ambiente circostante. Si completa poi di una scala interna in muratura, che favorisce un graduale e sicuro accesso in acqua e può trasformarsi in una piacevole area di sosta e relax. Come ultimo tocco, Mordecai ha insistito per installare sei fari subacquei a led colorati.
Segue con lo sguardo soprattutto Major, che con i fratelli sta finendo di piastrellare diligentemente la piscina, domandandosi come si senta. Il fatto che guardi continuamente il cellulare gli mette addosso uno strano senso d’ansia, e gli fa anche domandare se pure lui, quando si avvicineranno alla fatidica data, sarà ridotto ad un tale fascio di nervi.
Gli sembra comunque assurdo comportarsi così adesso però, perché pure lui sa che a Domino manca ancora qualche settimana prima che il tempo finisca, e non può far altro che sperare con tutto il cuore di non finire come l’amico. Ciò che però non sa, è che non è assolutamente insolito che gli Spettri nascano anche con una decina di giorni d’anticipo rispetto al tempo stabilito. Malgrado abbiano provato a capire perché succeda, non c’è assolutamente un motivo. Semplicemente alcuni piccoli sono pronti per il mondo prima del previsto, esattamente come in pochi lo sono una settimanella dopo.
C’è un motivo se lui non lo sa, ed è perché diventerebbe troppo ansioso. Già adesso, quando si allontana da Sherry, diventa insopportabilmente nervoso, figurarsi se sapesse questo dettaglio.
«Oi! Lancia una lattina!»
Sobbalza appena nel sentire la voce baritonale di Maddox, ridestandosi così dai propri pensieri. Major, nel frattempo, controlla ancora una volta il telefono.
Proprio quando sta per lanciare l’ennesima frecciatina sulle sue figlie, e di conseguenza riceverne a sua volta anche di più pesanti, la voce di Sherry lo raggiunge, con un tono così isterico che, per un solo istante, si pente dell’assenza di Fern che, forse, sarebbe stata in grado di farle dare una lieve calmata. È anche per volere suo se non è più una presenza quasi fissa in casa, quindi, per evitare che le urla peggiorino, si decide a fare l’immane sforzo di alzarsi dalla comoda chaise longue per andare a controllare e, se ci riesce, a farla calmare senza dover necessariamente ricorrere al sesso. Non che gli dispiacerebbe più di tanto, ma se dovesse capire il suo trucco, finirebbe sicuramente col fingere di andare in bestia ogni dieci minuti. È diventata infatti giusto un poco insaziabile, soprattutto da quando lui ha ricominciato a concedersi, e la paura di poter fare una mossa falsa gli impone sempre di darsi una calmata.
Avere sempre qualcuno che gira per casa, ormai, per lui è la norma. Avendo tante persone che lavorano alle migliorie sia per casa che per la Tana, è infatti impossibile non trovare qualcuno che passa per il soggiorno o che si prende un meritato spuntino in cucina. Così come non è neanche insolito trovarli carichi di buste della spesa per rifornire suddetta cucina, prima di lasciarli soli per la sera.
Gli fa sempre uno strano effetto avere tante persone che si occupano di loro, che li viziano e proteggono. Lui è sempre stato solo, ha sempre dovuto badare a sé stesso, e invece ora viene servito e riverito, ed anzi pare offenderli mortalmente ogni qualvolta esprima il desiderio di fare qualcosa per i fatti propri.
«Qual è l’emergenza, stavolta?» Domanda bonariamente uno Spettro del Sud, che si è velocemente legato a Willem durante la sua permanenza nei loro Territori. Perché Willem sia lì anziché al ranch —che per tutti altro non è che una nuova fonte di reddito ed eventuale cibo extra, oltre che una buona opportunità per praticare eventualmente altri sport — non lo sa, ma non gli interessa neanche saperlo. In fondo non è un segreto che Viper sia in dolce attesa da un paio di settimane, così come non è un segreto che lui se ne tenga alla larga per evitare i suoi primi furiosi sbalzi ormonali.
«Emergenza colore. Vuoi andare tu?»
Un’altra cosa che non si sarebbe mai immaginato, era proprio il ricevere tanto appoggio da tutti quegli uomini. Pure questo, di cui non ricorda neanche il nome, lo guarda con comprensione e compassione mentre scuote la testa, ed infine gli fa dei sinceri auguri quando lo sorpassa per andare al piano di sopra.
Non si aspettava un numero imbarazzante di cose, Radish, ma, alla fin fine, non può certo dire che gli dispiaccia.
Ha tanti nuovi amici che stravedono per lui, tantissime persone che vogliono aiutarlo, sempre qualcuno con cui parlare, una bella casa accogliente che stanno modificando anche per lui, una seconda casa più grande dove passare il tempo quando ne ha voglia — e che sta subendo altrettante modifiche —, e, soprattutto, una famiglia tutta sua.
Ha Everett che, malgrado non lo ammetterà mai ad alta voce, è sempre lì pronto a sostenerlo ed aiutarlo, ad impedirgli di cadere. Per quante frecciatine acidissime si lancino, e per quanto possano battibeccare anche per le cose più sciocche e banali, sa bene che non lo lascerebbe mai solo.
E poi ha Sherry… e lei da sola gli basterebbe per essere molto più che felice.
Presto avrà anche due figli. Dovrà badare a loro, capire come prendersene cura e renderli felici, e, a sentire Sherry, il colore delle pareti della loro cameretta aiuterà proprio per questo. Non ci crede  neanche alla lontana, ma gli pare inutile litigare per una tale scemenza. Gli è bastata la litigata perché per sbaglio aveva appoggiato le scarpe sul letto, per capire che contro una donna incinta c’è ben poco da discutere.
Una volta al piano di sopra, si dirige a grandi falcate alla camera destinata ai due attesissimi eredi. Hanno scelto quella davanti alla propria, che un tempo apparteneva a Sherry, Bree e Jane. Pure un estraneo capirebbe che, da lì a poco, lì dentro ci saranno dei bambini: la porta — come le pareti all’interno — è tappezzata di tutte le immagini che Sherry ha strappato dalle riviste. Perché le abbia appese lì, non lo sa nessuno, Sherry inclusa.
La prima cosa che nota quando entra, è la vernice rossa sui capelli di Everett e quella senape sul braccio di Sherry, ma capisce con dolore che la loro battaglia non è finita. Anzi, probabilmente era giusto iniziata, ma Darko si è raccomandato di non agitarsi, e lui non vuole sapere quale sia la sua idea di “agitarsi”.
«Avevo capito che dovevamo dipingere le pareti… che mi sono perso?» Domanda con un sorriso strafottente in volto, non sorprendendosi dell’occhiataccia che i due gli rivolgono di rimando.
«Tua moglie non ha minimamente gusto, ecco che è successo! E non è neanche capace di trattenersi, evidentemente, perché sennò non mi avrebbe tinto i capelli quando le ho fatto notare il primo punto!»
«E perché lei ha un braccio giallo?»
Everett rimane in silenzio giusto per qualche secondo, preso in contropiede dalla sua domanda. «Perché doveva capire come ci si sente.»
«E quella infantile ed incapace di trattenersi è lei, mh?»
«Io non ho mai usato la parola infantile!»
Senza ombra di dubbio, Radish sarà già ampiamente preparato quando i piccoli nasceranno, visto e considerato che ha costantemente a che fare con dei bambini formato gigante. Che Everett avesse anche un lato del genere, però, non lo immaginava.
«Tu non provi neanche a difenderti?» Domanda un poco sconsolato alla moglie, realmente sorpreso dalla sua mancata reazione. Quando però la trova con lo sguardo perso nel vuoto, e con gli occhi avvolti da un evidente senso di smarrimento, le si avvicina cautamente «Ehi, bambolina, tutto bene?»
Il pennello sporco le scivola a terra, e di slancio porta entrambe le mani sulla pancia, come a volersi proteggere da qualcosa. Lo sguardo, nel frattempo, si fa sempre più spaventato, mandando in crisi i due.
«Qualcosa non va.» Afferma angosciata, con gli occhi scuri pieni di lacrime «Qualcosa. Non. Va.»
Prima che Radish abbia il tempo materiale per catapultarsi fuori di casa per far chiamare Darko, Everett lo afferra saldamente per un braccio. Avrebbe avvertito qualche cambiamento negativo anche senza l’esperienza di Darko e Alana. L’unica cosa che ha vagamente captato, è stato un lievissimo accentuarsi del battito cardiaco delle due creaturine quando Radish è arrivato, ma è durato solo un istante e, di certo, non sta ad indicare niente di brutto.
«Dicci che succede.»
«C’è un movimento e… non è una cosa bella.»
Se da una parte c’è Radish a tanto così da una crisi, dall’altra c’è un più che stupefatto Everett, che con cautela allunga una mano fin sulla pancia della sorella. Lui è infatti l’unico a potersi permettere questo gesto come e quando vuole senza far innervosire Sherry e/o infuriare Radish.
Dopo qualche istante di smarrimento, poi, un sorriso smagliante gli illumina il volto. «Superstar… questo… non è per niente brutto.»
«Come? No?»
«No, va bene. Va molto bene…» Afferra senza pensarci un istante di più la mano di Radish, posizionandola vicino alla propria. Gli viene da piangere per l’emozione e non se ne vergogna, e lo dimostra apertamente con un tono di voce sempre più incrinato «Si stanno muovendo.»
Nessuno riesce a muoversi o dire alcunché. L’unica cosa che riescono a fare, è sorridere come mai prima d’ora mentre avvertono quei lievi movimenti, che vanno via via affievolendosi di secondo in secondo.
La consapevolezza della loro esistenza, all’improvviso, si fa ancora più solida, perché adesso si fanno sentire, li avvertono che stanno crescendo, che si stanno formando e, seppur a modo loro, che sono molto più consapevoli di ciò che succede al di fuori del loro comodo riparo di quanto si possa immaginare.
L’unico a prendere la consapevolezza di quest’ultimo punto è Everett. Darko, in fondo, sin da quando era un ragazzino gli spiegava come funzionava il suo secondo mestiere — che lui stesso definiva più come un hobby —, e all’improvviso alcune di quelle spiegazioni dette quasi soprappensiero gli tornano in mente, instillandogli un dubbio bizzarro.
«A questo punto dovrebbero essere in grado di percepire la luce e, credo, anche i suoni…» Afferma pensieroso, per poi rivolgersi a Radish, che, dal canto suo, non ha ancora staccato le mani dalla compagna e gli occhi dalla sua pancia «Prova un po’ a parlare.»
«Come, scusa? Ehm… okay… la stanza la facciamo rossa?»
Una botta.
Quella che hanno sentito è stata senza ombra di dubbio una botta, non più un movimento appena accennato. Qualsiasi cosa ci sia lì dentro, si è sforzata con tutta sé stessa per potersi muovere molto più di quanto potrebbe fare in questa fase dello sviluppo. Qualsiasi cosa ci sia lì dentro, avrà sicuramente lo stesso caratterino deciso e poco accondiscendente di entrambi i genitori.
«Woah…» Ma Radish non pensa a tutto questo. Non gliene potrebbe fregare proprio di meno! L’unica cosa importante è che ha reagito alla sua voce. Lo ha sentito e si è mosso per lui.
«Penso che possiamo prenderlo per un sì.» Singhiozza commossa Sherry, posando una mano su quella del compagno e l’altra su quella di Everett.
Sono una famiglia, loro tre. Sicuramente non una convenzionale, ma lo sono lo stesso. E, di certo, non potrebbero esserne più felici.

 

… 𝑒𝒹 è 𝑜𝓇𝒶 𝒹𝒾 𝒻𝒶𝓇𝑒 𝓅𝒶𝒸𝑒.

Non sono rare le volte in cui Sherry va nei suoi Territori ad interagire col resto del branco. Sta instaurando un buon rapporto con loro, in modo assolutamente spontaneo e reale, e ciò non fa altro che rafforzare la lealtà che nutrono nei suoi confronti.
Non sia mai però che la vedano stanca… tragedia! Tutti che si affannano per convincerla a sedersi da qualche parte per mangiare qualcosa di nutriente, e a coprirla con pesanti pellicce per evitare che prenda freddo, in attesa ovviamente che riescano a mettersi in contatto con Radish o Everett per farla venire a prendere.
Le sue proteste sono completamente inutili, tanto che è arrivata a provare anche con le minacce per fare come vuole, ma niente: se solo sospettano che sia stanca, dolorante o Dio sa che altro, non le danno più ascolto. L’idea di perdere lei e gli eredi è così spaventosa per loro da renderli totalmente sordi e ciechi ai suoi comandi, ed ancor più vicini al Re e al Beta.
Il 18 Febbraio, proprio quando aveva finito un veloce controllo con Alana — Darko non si fida del suo giudizio? Bene, allora lei non si fida del suo e la controlla a sua volta, col totale benestare di Radish ed Everett —, Pip è arrivato da lei più veloce che poteva, tanto da non riuscire ad arrestare per tempo la corsa e schiantarsi in un muro, per avvertirla che a Domino si erano rotte le acque e “a breve” avrebbe partorito su alla Tana.
Presa dall’entusiasmo, ha provato a correre fuori dall’edificio, venendo quasi placcata sia dal Mezzosangue che dalla dottoressa, che le ribadivano nuovamente che con il marito o il fratello poteva anche pensare di mettersi a correre, saltare, schiacciarsi le dita con un martello, picchiare la testa negli spigoli o qualsiasi altra cosa, ma con loro non ci doveva neanche pensare. Figurarsi se qualcuno si assumerebbe mai una simile responsabilità, quando a proteggerla ci stanno due belve come quelle!
Così l’hanno costretta a stare lì buona e tranquilla fino all’arrivo di Radish, che, malgrado la paura di farle del male, l’ha portata in braccio fino alla nuovissima e singolarissima “clinica” all’interno della Tana, situata in un piano intermedio.
Perché adesso hanno anche quella, nella Tana nel piano umano, perché in tanti hanno preferito spostarsi “al piano di sopra” e volevano essere attrezzati per ogni evenienza. Oltre a questo, hanno anche pensato di costruire una seconda Tana quasi dall’altra parte del continente, per sicurezza, e di collegare le due costruzioni ed i Territori con i loro passaggi sotterranei protetti dalla magia delle Fate. Agli esseri umani — e gli alieni — a conoscenza di ciò è venuto da ridere, soprattutto all’idea che il resto del mondo ne è bellamente e totalmente ignaro.
Malgrado tutto, poi, Domino è stata piuttosto veloce, soprattutto per essere al primo parto, ed ha dato alla luce le piccole Hana e Moira entro otto ore.
Otto ore durante il quale sono volate bestemmie e minacce inenarrabili, dove Major è stato sedato perché assolutamente incontrollabile, e Sherry ha sfiorato una crisi isterica quando, spinta da qualche istinto masochista, ha ben pensato di provare ad avvicinarsi alla sala parto. Un’idea assolutamente imbecille la sua, che le ha messo addosso un’ansia e una paura superiore anche a quella provata per Jäger.

Urla, Domino.
Urla come se la stessero sventrando in modo insopportabilmente lento.
E lei sta lì fuori, le braccia stese lungo i fianchi ed un insolito pallore in volto.
Radish, alle sue spalle, vorrebbe davvero dire di essere pronto a tutto, adesso, ma non è pronto proprio a niente. Non ha mai sentito così da vicino le urla di una donna mentre partoriva, e, soprattutto, non l’ha mai fatto con la moglie incinta davanti a sé. E sua moglie è capace anche a cose normali di reazioni assurde per delle scemenze, figurarsi adesso con tutti gli ormoni imbizzarriti.
«Radish, ti dispiace ricordarmi per quale motivo ho deciso di venire proprio qui?»
Finché resta così calma, può ancora gestirla. Anche se, in realtà, sa bene che calma non è. Forse “sotto shock” è il termine più adatto, ma vuole convincersi lo stesso che sia realmente calma.
«Perché Major è tuo fratello e Domino è tua amica?» Questo non risponde alla sua domanda, ma di certo non poteva dirle che si sono trascinati fin lì solo perché la sua curiosità rasenta la follia ed è inoltre pregna di un masochismo allarmante. Sarebbe stato poco carino.
«Ma senti quanto strilla! La senti?! Dio… farà così male?! No, fanculo. Io non li partorisco, a ‘sti due. Vivranno dentro di me per sempre, ci puoi giurare!»


Poi ha frignato un po’ tra le sue braccia… e poi si è incazzata. Per cosa e con chi non era chiaro neanche a lei, sapeva solo di essere oltremodo furiosa con qualcuno che le aveva fatto qualcosa. Per fortuna di Radish, non sembrava ricordarsi di essere incinta dei suoi figli, altrimenti, forse, si sarebbe preso pure un calcio nel culo.
La situazione però è drasticamente cambiata quando Darko, calmo ed insolitamente solare, è uscito dalla stanza per far entrare Major, che si è catapultato dentro ancor prima che finisse la frase. A quel punto sono rimasti tutti zitti ed immobili, con la curiosità di sapere e vedere alle stelle, fin quando Major, con le lacrime agli occhi, ha fatto capolino dalla porta e li ha fatti entrare.
Hana e Moira erano così piccole, delicate e fragili, che a tutti si è sciolto il cuore. Per essere delle Purosangue Impure erano effettivamente troppo piccole, ma Darko li ha rassicurati dicendo che non intaccherà in alcun modo la loro salute, e Major ha scherzato dicendo che sono le sue Polly Pocket. Soprannome durato circa due minuti, perché poi Mordecai le ha ribattezzate prontamente a modo suo. Secondo il Cacciatore, infatti, il colore e la pezzatura dei loro capelli — e quindi del vello — è davvero molto simile a quello delle volpi di fuoco, e da lì sono diventate ufficialmente “le Volpine”.
Per Radish è stato emozionante vedere l’amico prendere tra le braccia una delle due, stringerla a sé con un’insolita delicatezza e piangere per la felicità. Era così felice da far battere forte il cuore pure a lui, che non si è neanche azzardato a sfiorare le piccole, e gli ha fatto pensare a quando sarà il suo turno, a quando sarà lui a tenere tra le braccia suo figlio… o sua figlia. Inutile negare la solida possibilità che almeno uno dei due sia una femminuccia, ma non è certo inutile continuare nel tentativo di convincere Sherry a cercare le Sfere qualora quell’ipotesi diventasse un’assoluta realtà.
Adesso, a distanza di dieci giorni da quell’assurdo pomeriggio di bestemmie ed emozioni indimenticabili, Sherry dorme beata nel letto della magione.
Dal momento che Radish ed Everett hanno preso ad allenarsi insieme nella camera gravitazionale o nel deserto, costretti a farlo dopo l’ennesima sfuriata di Sherry perché troppo opprimenti, lei può tornare a vivere in modo più normale, malgrado sia spesso molto stanca.
È tornata a correre su quattro zampe, a cacciarsi da mangiare, ad aiutare come meglio può — e quanto le permettono di fare. Però, come già detto, è spesso stanca, e durante la mattinata non ha fatto altro che andare avanti e indietro per consegnare materiali leggeri a chi ne aveva bisogno, ed ha poi pensato pure di catturare un grosso mammifero per sfamare un gruppetto di adolescenti che sta contribuendo alla ricostruzione dell’Arena. Se non è crollata prima, è solo per il suo orgoglio e la sua determinazione a mostrare a tutti che è sempre la stessa, e che una “semplice” gravidanza non può fermarla.
Però poi hanno minacciato di chiamare lo strano duo che l’avrebbe obbligata anche per giorni a letto, se non si fosse andata a riposare entro dieci minuti, e così si è ritrovata mollemente abbandonata a letto, circondata da un numero imbarazzante di cuscini.
Gli incubi che l’hanno sempre tormentata non si sono più presentati, ma non è insolito che il suo sonno sia comunque agitato. Tra quelle piccole creaturine che scambiano la sua vescica per un tappeto elastico — o che, una volta al buio, pensano bene di scatenarsi con della sana attività fisica — e i vari pensieri che le affollano la mente, accade di rado che dorma un sonno profondo e prolungato. Al contrario di Radish, che quando viene beccato a dormire beatamente si trasforma puntualmente nel “porco bastardo”.
Stavolta, però, niente salti carpiati sulla vescica, niente calci volanti, e niente pensieri scomodi, a parte la strana sensazione che ci sia qualcosa di strano che si porta dietro dall’alba. Era quasi una settimana che non dormiva così, sognando unicamente di correre in un meraviglioso campo privo di pericoli, ad inseguire coniglietti e saltare i fossati.
Ma la vita le ha insegnato che non può assolutamente abbassare mai le difese, perché altrimenti le giocherà l’ennesimo colpo basso. Essendosene scioccamente dimenticata, ci pensa Radish a ricordarglielo.
Si è infatti sdraiato contro la sua schiena da quasi un minuto, e la stringe con la sua solita nuova delicatezza, scuotendola leggermente mentre chiama il suo nome.
«Se insisti…» Biascica in risposta, tenendo ancora gli occhi chiusi «… ti toglierò tutte le interiora, ti farcirò con salvia e cipolla, e ti metterò in un forno preriscaldato a duecento gradi per almeno cinque ore, fino a che non sarai ben cotto.»
La sua capacità di lanciare insulti e minacce a dir poco articolate quando è ancora nel dormiveglia, è un qualcosa che non smette mai di stupirlo e divertirlo. Soprattutto divertirlo.
«Mi sembra di capire che hai fame, mh?» La stringe a sé, totalmente incurante della fantasiosa minaccia appena ricevuta. In fin dei conti, tanto, ne ha ricevute di peggiori per cose molto più banali.
La nota positiva di suddetta minaccia, comunque, è il sottotesto, che sottolinea il suo ampiamente ritrovato appetito. Ha pure ripreso tutti i chili persi… con gli interessi.
Ogni volta che Radish la stringe a sé, si sente sempre sollevato nel sentire la nuova morbidezza del suo corpo. Sollevato ed eccitato, anche se si sforza di non darlo troppo a vedere.
«Perché mi hai svegliata? Stavolta erano calmi…» Borbotta, con la voce impastata dal sonno. Fa giusto in tempo a terminare la frase, però, che le due piccole pesti tornano a farsi sentire, picchiettando contro la grossa mano del Saiyan. «Perfetto. Oggi si danno alla break dance.»
Di colpo, però, un odore conosciuto le stuzzica le narici, interrompendo i suoi farfugliamenti. Ci sono note di anice stellato, pompelmo, arancia, clementina, legno prezioso, fiore di eliotropio e fiore di tabacco. C’è solo un posto, per quanto ne sa, che è stato impregnato di questo profumo tanto fruttato, morbido e sofisticato.
«Come mai eri in clinica?» Domanda, rigirandosi pigramente tra le sue braccia. Quando nota uno strano senso di smarrimento nei suoi occhi d’onice, il cuore le batte per qualche secondo più veloce. Anche stavolta, il suo sesto senso ci aveva visto giusto. Dovrei proprio imparare a capire di cosa si tratti di volta in volta.
«Ero in clinica perché…» Non sa bene come dirglielo, in realtà. Perché era lì? Perché c’è rimasto per qualche ora? Perché si è messo a dare conforto ad un’altra donna? Beh, è semplice, in realtà: perché suddetta donna ha sempre fatto il tifo per lui, lo ha sempre trattato bene, e vederla così preoccupata gli ha fatto pena. In senso buono però, e, in un certo senso, è come riuscito a comprenderla a pieno, riuscendo a calarsi nei suoi panni. Come poteva ignorare tutto questo e andarsene?
Prende un respiro profondo e, sperando nel meglio, vuota il sacco: «Ero in clinica perché Bree sta per partorire.»
Quanto gelo può venirsi a creare con una semplice frase.
Hanno già affrontato l’argomento, un paio di volte. Radish ha provato inutilmente a fargliela almeno chiamare, così da smorzare quell’insopportabile tensione che viene a crearsi ogni qualvolta Sherry fiuti l’odore dell’altra da qualche parte. Ha sempre buttato in mezzo la carta della loro ventennale amicizia, del loro essere letteralmente cresciute fianco a fianco, di essersi sempre perdonate dopo ogni possibile litigata, ma lei non ha voluto sentire ragioni, rimanendo trincerata dietro il suo risentimento.
A cose normali, a Radish non interesserebbe neanche più di tanto. Sono le sue amicizie, ed è abbastanza grande da sapere da sola come gestirsele, ma c’è un qualcosa, sotto tutta quella faccenda, che in qualche modo gli preme.
Senza sapere come, si è infatti ritrovato a provare pena per Bree, ad immaginarsi come debba sentirsi adesso, relegata ai margini, lontana da quella che ha sempre considerato come una sorella. Si è ritrovato come a capirlo e, ancor più curiosamente, a pensare che la sua non sia una situazione poi troppo diversa da quella che lui stesso ha vissuto in passato. Appena arrivato sulla Terra, picchiò subito il fratello e rapì il nipote, tenendo sotto scacco il primo con un orribile ricatto. Fece un macello clamoroso, ma, alla fin fine, è stato perdonato, gli è stata data una seconda possibilità. Perché loro non dovrebbero farlo anche con Bree? II fondo possono sempre ucciderla, se in futuro dovesse rifare un qualcosa di tanto grave alle loro spalle.
Senza contare tutto questo, poi, Radish è ben consapevole che Sherry soffra la sua mancanza. Quante volte avrebbe voluto chiamarla per dirle qualche novità? Quante volte si è bloccata a metà frase, quando stava per citarla in qualche modo? Troppe volte, ed ogni volta il Saiyan ha avvertito il suo dolore nel petto.
Se c’è un momento adatto per far pace, secondo lui, è proprio questo, dove entrambe saranno frastornate ed disarmate.
Sherry, però, è rimasta totalmente impassibile, come se non avesse appena lanciato una bomba enorme.
«E perché ci saresti andato?»
«Ma come perché? Andiamo! La tua amica sta per partorire, sta in un lago di sudore e bestemmie, ed è nel panico più assoluto. E Mimì non se la passa poi troppo meglio. Che dovevo fare, quando ha chiamato a casa? Mandarla affanculo e riattaccarle in faccia?!»
«Ma lei—»
«Lei ha fatto una stronzata, sì, ma non mi pare che suddetta stronzata adesso ti dispiaccia, no?»
«Hai appena definito i nostri figli una stronzata?!»
Ci sono delle volte, poche ma ci sono, in cui Radish davvero vorrebbe avvolgerle le mani attorno al collo e strangolarla, ma si fa forza e si astiene, consapevole che, se sopravviverà a questa gravidanza, potrà sopravvivere a qualsiasi cosa il futuro gli riserbi. Inclusi, ovviamente, i suoi figli, che di certo non potranno essere più cocciuti di lei. O, almeno, questo è ciò che crede e spera.
«Se vuoi litigare, lo faremo dopo, okay? Ora devi alzare il culo e andare almeno a salutarla.»
«Non ci voglio andare!» Se non si alza di scatto e marcia fuori da Nike per avere il suo supporto, è solo perché con la pancia che cresce a vista d’occhio è piuttosto impraticabile.
«E ‘sti cazzi?!» Talvolta si sorprende e spaventa da solo, perché diventa di giorno in giorno sempre più evidente l’influenza che gli altri hanno su di lui «Alzati e andiamo, o ti prendo in braccio e ti ci porto di peso.»
«Da quando ti frega qualcosa di Bree, eh? Non eri forse tu a chiamarla PsycoBarbie? Cos’è cambiato, eh?» Bercia inviperita, snudando le zanne. Non che ce l’abbia realmente con lui, non dal momento che lo tiene accuratamente fuori dal problema, ma gli ormoni spesso e volentieri la portano a scattare contro chiunque per le ragioni più impensabili. Per tenerla un poco sotto controllo, però, è sufficiente sventolarle sotto al naso qualcosa di gustoso.
«Mi frega da quando sei mia, okay? So che ci stai male, e so anche che sei orgogliosa da far paura, ma è arrivato il momento di fare una scelta. Vuoi continuare a stare male, o per una volta puoi fare lo sforzo di ingoiare l’orgoglio?»
Non s’impunta mai, Radish. Non gli interessa, non con tutte le cose che ha sempre per la testa, ma stavolta non vuole sentir ragioni. La sua donna, in fondo, ha evidentemente ancora dei grossi problemi a capire sé stessa e ad affrontare le proprie emozioni, soprattutto se non riguardano lui, ed ormai è evidente che lo ascolta, seppur a pezzi e bocconi. Se però impuntandosi così fermamente può farle del bene — ed anche guadagnarsi un’altra persona disposta a tenergli i figli quando vorranno starsene da soli — allora ben venga, si impunterà e le farà capire che è lui ad avere ragione. Potrebbe anche giocarsi la carta più forte del suo mazzo, ma vuole tenersela per quando sarà lui a fare qualcosa che la manderà davvero in bestia. Figurati se me la gioco per te, Chucky!
La guarda rimuginarci su con attenzione, e Dio solo sa se vorrebbe che ad osservarli ci fosse pure Everett, giusto per fargli vedere per l’ennesima volta che ha più potere di lui. Tu mi servi ancora per gestirla nei casi di emergenza, ma cazzo se sono più capace io!
«Almeno quello non ha calorie…»
E con queste semplici parole, Radish sa di aver vinto ancora. Ogni volta si sente incredibilmente potente, soprattutto sapendo con che tipo di donna ha a che fare. Se non gli piacesse tanto combattere, è abbastanza certo che sarebbe capace di risolvere ogni genere di conflitto intergalattico solo a parole.
«Così mi piaci, Macallan*!» Sa di non doverla chiamare così, sa quanto la faccia incazzare a morte, ed è per questo che riesce a schivare con facilità l’abat-jour che gli ha lanciato contro, inviperita.
«Come mi hai chiamata?!»
Considerando la pubblicità di quel whisky, con la botticella enorme con le braccina e le gambine, il fatto che lei stia levitando di giorno in giorno, e quello che nella casata reale del Nord si porti il nome di un alcolico, cos’altro poteva aspettarsi, Sherry, se non un nomignolo tanto stronzo? Niente di meglio, ovviamente… così come lui non può non aspettarsi delle vendette degne sia di nota che di applauso una volta recuperata la forma. Ti distruggerò, Koba… di distruggerò sia nel corpo che nello spirito!

Ha maledetto tutti, Bree. E per tutti, s’intende proprio tutti. Parenti, amici, sconosciuti, oggetti e divinità.
La cosa peggiore? Non è ancora arrivata alla parte peggiore. Secondo Darko c’è vicinissima, ormai, e già pregusta le imprecazioni che voleranno.
Mimì, invece, non si pregusta proprio niente, rimanendo vicina alla moglie, con un cuoricino piccolo così per la paura. Se le succedesse qualcosa? Se succedesse qualcosa ai piccoli? Il solo pensiero le fa attorcigliare le budella e gelare il sangue… e anche rimarcare la propria scelta di non partorire mai.
Bree, dal canto suo, cerca di ricordarsi invece perché abbia insistito tanto per allargare la famiglia. I bambini le piacciono molto, è vero, ed ama Mimì con ogni fibra del suo essere, ma i dolori delle contrazioni le stanno facendo pensare da ore che, forse forse, la sua è stata una decisione del cazzo.
Ucciderò Micah. È colpa dei suoi geni del cazzo se sto morendo di dolore! Solo colpa sua, pezzo di stronzo!
«Tesoro, respira, forza. Ricordati quello che dicevano al corso pre-parto!» Vorrebbe tenerle la mano, Mimì, ma è abbastanza sveglia da sapere che, come minimo, le frantumerebbe involontariamente ogni singolo osso. L’unica cosa che può fare, è tamponarle la fronte con un panno fresco.
«Ricordo che pensavo “che cose stupide”, e AVEVO RAGIONE!» Malgrado questo, si sforza davvero di respirare come le è stato insegnato, con l’unico risultato di imprecare tra i denti.
«Vuoi che chiami tuo padre o—?»
«NO!» Strilla, inviperita «Se un’altra persona si azzarda a mettere le dita vicino al mio utero, INCROCIO LE GAMBE E GLIELE SPEZZO!»
Ha gli occhi fuori dalle orbite dalla paura e per il dolore, e Mimì è seriamente preoccupata che muti da un momento all’altro e distrugga tutto ciò che la circonda, compresa lei. In suo aiuto, però, arriva proprio l’ultimissima persona che pensavano di poter vedere in questo momento.
«Allora, ragazzi, se non vi spiace, dovrei farvi una domanda.»
Voltano di scatto la testa, e a Bree si blocca il respiro in gola.
«Sherry?!» Urla invece Mimì, piena di gioia. Dio solo sa quanto avrebbe voluto parlarle in quei mesi, quanto avrebbe voluto abbracciarla, averla spesso in giro per casa.
Lo Spettro però non le degna di uno sguardo, continuando a camminare lentamente per l’ariosa sala parto, con in mano i due inanimati interlocutori: un pupazzo a forma di giraffa e uno a forma di procione. Sono gli animali preferiti di Bree — un po’ in tutti i sensi —, e quando li aveva visti in vetrina li aveva subito comprati per regalarglieli, senza neanche pensare che non si parlavano da mesi e che non l’avrebbero fatto per chissà quanto tempo. Una decisione istintiva la sua, che, come ogni altra cosa che riguardi l’amica, in quel momento l’ha fatta soffrire.
«Voi sapete che qui c’è una certa persona estremamente scema che mi ha fatta davvero incazzare. Alla luce del fatto che, però, questa pancia sempre più grossa e il culo altrettanto grosso mi donano un casino, forse potrei sorvolare sulla sua incommensurabile puttanata, che mi ha spinta a desiderare di ucciderla in modi decisamente discutibili.»
Per la prima volta dalle cinque del mattino, Bree sorride. Sorride come non faceva più da un po’, con quella rinnovata e sincera voglia di fare che l’ha sempre contraddistinta, e a Mimì si scioglie il cuore. Sherry, la stessa Sherry capace di portare rancore per tutta la vita anche per delle scemenze, sta seppellendo l’ascia di guerra.
«Voi che dite, lo faccio o no?»
L’umana non ci pensa un istante di più: scatta in piedi e le avvolge con forza le braccia al collo, stringendola forte a sé. Sherry, dal canto suo, le picchietta i musetti morbidi dei pupazzi sulla testa, sorridendo allegra.
«Occhio, che questi piccolo mostri potrebbero ucciderti attraverso di me.» Scherza con tono dolce, mentre viene finalmente lasciata andare.
«Che ci fai qui?» Domanda col fiato corto Bree, abbandonandosi all’indietro per qualche istante.
Si guardano poi negli occhi, in silenzio.
Bree è a corto di energie, ma gli occhi sono tornati incredibilmente vivaci dal momento in cui l’ha vista. Malgrado tutto, sente di poter spaccare il mondo, adesso che ce l’ha vicina.
Sherry, invece, si sente da una parte entusiasta all’idea che da lì a breve vedrà i nipoti, mentre dall’altra si sente in preda al panico all’idea che tra qualche mese sarà al suo posto.
«Secondo te? Sono pur sempre la madrina.» E detto questo, le si avvicina senza esitazioni.
C’è una specie di regola non scritta con Sherry, che chi le è più vicino conosce bene: se per un colpo di fortuna decide di perdonarti, o se comunque una lite viene chiusa, il tutto dovrà essere archiviato e mai rimembrato.
Per sbaglio uno dei due ha fatto del male all’altra e questo ci ha portato a scannarci, ma poi facciamo pace? Non ne dovremo parlare mai più.
Uno dei due ha tramato alle spalle dell’altra, ma poi facciamo pace? Fingeremo che non sia mai successo.
Un regola non scritta molto semplice, che, finora, non ha mai portato alcun problema. La fiducia dovrà essere ovviamente riguadagnata col tempo, ma ciò non toglie che, almeno all’apparenza, tutto tornerà come prima del fattaccio.
Bree lo sa da anni, ormai, e per questo, dopo l’ennesima dolorosissima contrazione, si lascia andare ad un sorrisetto ironico.
«Per curiosità… come pensavi di uccidermi?»
«Affogandoti nel cesso sporco di un autogrill.»
«Ahhh, questo è troppo crudele! Ti revoco l’amicizia!»
«Non puoi revocarmi l’amicizia: c’è e basta. Come i Comandamenti scritti sulla pietra: ci sono e basta.» Afferma fiaccamente, mettendo in atto le nuove manovre studiate appositamente per potersi sedere comoda. Il fatto che la pancia già adesso le crei simili disagi un poco l’allarma ogni volta, ma alla fine finge che sia tutto regolare. Tra il marito e il fratello, sennò, non sa chi la farebbe impazzire di più.
«Hai appena paragonato la nostra amicizia ai Dieci Comandamenti? Sul serio?»
«Evidentemente.»
«Andrai all’Inferno» Dice, impassibile, irrigidendo ogni singolo muscolo del corpo quando la contrazione arriva di nuovo. Ormai c’è, i piccoli sono più che pronti a venire al mondo. Quella a non essere pronta, invece, è lei. Sedateli subito, magari restano dentro ancora un po’!
«Se ci vado, meglio che il tuo brutto culo venga a tenermi compagnia!»
Bree ride, e Sherry sorride, stringendole la mano.
Darko entra proprio in quel momento, e finalmente tira il tanto atteso sospiro di sollievo. Perdonandosi a vicenda, infatti, pure lui può dirsi più tranquillo: mentre la figlia sarà più calma con i figli e si impegnerà di più nelle lezioni con lui, Sherry sarà decisamente meno nervosetta, e ciò gioverà anche ai due omaccioni che vogliono entrare per assicurarsi che non si stia sforzando eccessivamente. Sono circondato da un branco di stupidi cuccioli troppo cresciuti!
«Ci puoi scommettere il tuo brutto culo.»
«Tutto molto carino, ma ora è proprio il caso di far nascere questi bambini.» Le interrompe Darko, avvicinandosi con passo sicuro e un sorrisetto sotto la mascherina. Tra gli Spettri difficilmente si usano tutti gli strumenti umani quando si medicano i feriti o si fanno partorire le gestanti, perché per loro le infezioni sono fuori discussioni, ma non è neanche insolito che, chi aiuta durante il parto, indossi una mascherina protettiva con cucito dentro un pezzetto di menta. Avere un odore così forte e pungente dritto nel naso, curiosamente, li aiuta a rimanere concentrati sull’obiettivo.
«Rimarrai qui fuori?» Le domanda prontamente Bree, col cuore che le martella sempre più forte nel petto.
«No. Sarò qui accanto a te, se lo vorrai.»
Eccetto il dolore e il terrore agghiacciante, per Bree è tutto perfetto. Mimì è da una parte a tamponarle la fronte, suo padre si assicurerà che niente vada storto, Alana sta lì pronta a prendere i piccoli per pulirli, e Sherry le sta prendendo la mano per farle forza. Niente potrebbe farla sentire più al sicuro e più felice, adesso.
«Preparati, bastarda, perché ti spezzerò tutte le ossa della mano.»
Rafforzano entrambe la presa con rinnovata energia. Ci vorrà del tempo prima che il rapporto torni lo stesso, e saranno necessari molti sforzi da parte di entrambe per non mettere un piede in fallo e riaprire così la faida, ma questo inizio, secondo entrambe, promette assai bene.
«Vediamo a cosa sto andando in contro, dai!»

Quarantatré minuti per partorirli ed altri dieci per espellere la placenta. Bree non ne può assolutamente più, tanto che, dopo un primo dolcissimo contatto, ha smollato un figlio a Mimì e l’altro a Sherry, soprattutto perché Darko non ne voleva sapere, non dal momento che, per quanto lo riguarda, per adesso ha già dato troppo.
Magnus e Chuck sono assolutamente adorabili, con l’aspetto di due piccoli e delicatissimi putti di quasi tre chili. Hanno i capelli più chiari dei genitori, e gli occhi della stessa tonalità azzurra del padre, mentre le boccucce carnose e i nasini delicati sono indubbiamente quelli di Bree.
Mimì, con Chuck tra le braccia, non riesce a trattenere le lacrime di commozione, mentre un fiume bollente d’amore le trabocca dal cuore. Bulma glielo aveva detto, ma non pensava che si potesse amare così tanto un esserino così piccolo dopo averlo toccato una sola volta.
Magnus, invece, stringe le dita piccole e paffutine attorno all’indice sfregiato di Sherry, e le osserva con occhi attenti l’unghia.
I cuccioli di Spettro, infatti, riescono a mettere a fuoco da subito le immagini, cosa che permette loro di riconoscere da chi e cosa sono circondati, così da poter dare eventualmente l’allarme.
Micah è il primo ad entrare nella stanza, seguito poi da Fern e Radish. Sarebbero decisamente in troppi se si facessero avanti anche gli altri, e Bree potrebbe avere una qualche brutta reazione che, ora come ora, davvero non si può permettere. Deve rimanere quanto più tranquilla e ferma possibile per recuperare le forze e auto-curarsi i danni.
Mentre Mimì posa delicatamente Chuck tra le braccia di Micah, che gli sorride con gioia mentre già pensa a tutte le stronzate che gli potrà far fare, Sherry mostra con orgoglio Magnus a Fern e Radish. Mentre la prima si protende in avanti senza pensarci un solo istante, Radish rimane stoico e a distanza. Non riesce a toccarli quando sono così piccoli, gli fanno impressione e l’idea di spezzarli in due come grissini lo terrorizza assolutamente.
«Guardate quanto è bello!»
Non lo guarda più, il bambino. I suoi occhi ora sono fissi sul volto di Sherry. È radiosa tanto è felice, e il cuore di Radish comincia a battere più velocemente, contagiato anche dalla sua felicità. Quando poi gli sorride, mostrandogli maggiormente il nipote, si avvicina ai due senza neanche pensarci, circondandole le spalle con un braccio per tenerla più vicina.
Ai suoi occhi, adesso, appare come la sintesi perfetta tra un raggio di Sole e un uragano. Ma l’effetto svanisce alla svelta, perché Sherry non può certo risparmiargli una delle sue subdole frecciatine.
«Ahhh, non vedo l’ora che crescano, così gli facciamo bombare almeno una delle mie!» Afferma infatti con una punta di malignità negli occhi, sghignazzando perfidamente quando lo sente irrigidirsi da capo a piedi.
«COSA?!» Non è tanto l’idea che quel minuscolo lattante possa anche solo toccare sua figlia a terrorizzarlo, ma il fatto che abbia appena detto che entrambi i feti siano femmine. Una può accettarla, anzi è quasi sicuro che la lascerebbe vivere senza farle pesare particolarmente la propria già preoccupante gelosia… ma due?! No, due figlie non farebbero vita. Le rinchiuderebbe in un bunker al centro del pianeta in assoluto più lontano di tutti, e circonderebbe il bunker con trappole mortali, che potranno essere disinnescate solo con delle password, che ovviamente conoscerà solo lui, il tutto con la promessa di dare suddette password ai due fortunati che riusciranno a batterlo in un combattimento uno contro uno (dopo aver ovviamente battuto anche amici e parenti vari). Promessa che, in realtà, non manterrebbe assolutamente. Devo convincere Everett ad aiutarmi, e devo farlo subito!
«Idea geniale.» Asserisce con un ghigno altrettanto malefico Bree, ridestandosi tutto in un colpo. Allunga poi una mano verso Chuck, e gli sorride con aria follemente innamorata. «Ahhh, quante cose dovrò insegnarvi! Come farsi un bong artigianale, come rollarsi una canna quando ormai sei completamente scoppiato, come farsi uno shotgun di birra…»
«Scherzi, ve’? Kong ha proibito ogni sostanza “nociva”.» Non che Bree non lo sapesse, dal momento che tutti gli Spettri hanno ormai appreso con dolore il nefasto ordine, ma ha preferito ribadirlo lei stessa per lasciarlo nella convinzione che la nuova generazione, che comprende ovviamente i loro figli, gli daranno retta. Povero scemo!
«Ma che stronzo!»
«La cosa peggiore, è che dà retta a tuo padre! Per me niente alcol, canne e sigarette fino a che non avrò finito di allattare!» Ed eccola lì, la solita espressione imbronciata e lacrimevole da bambina alla quale sono state negate le caramelle.
«Siete due mostri!» Strilla inviperita Bree, allarmando un poco i cuccioli che, d’istinto, cominciano ad agitarsi e frignare tra le braccia di Micah e Sherry. Tra quelle di quest’ultima, però, Magnus ci dura circa due secondi, prima di essere abbandonato tra quelle più pazienti di Fern, dove può scatenarsi in un pianto isterico di tutto rispetto.
Radish, frastornato dai loro rinnovati deliri, si pente tutto in un colpo di essersi intromesso, e si appunta mentalmente di non mettere mai e poi mai bocca nei problemi delle figlie — cosa che non potrà mai avvenire, visto che saranno rinchiuse nel bunker.
Quando poi Bree, con gli ormoni totalmente impazziti, comincia a singhiozzare assieme ai neonati, e viene seguita a ruota da un’emotiva Sherry, sente come se un’incudine enorme gli si abbattesse di schianto sulla testa.
Oddio… ma che ho fatto?!

 

… 𝑒 𝓋𝒶𝒾 𝒹𝒶𝓁 𝓂𝑒𝒹𝒾𝒸𝑜

Essendo ormai ad un passo dal quarto terrificante mese, Radish ed Everett hanno imparato una cosa fondamentale per sopravvivere in pace: prima di qualche visita per lei troppo invasiva — ovvero tutte —, si deve andare giù pesante di shopping.
Hanno comprato di tutto ormai, anche cose di assai dubbio gusto e di scarsissima utilità. E non solo per i bambini! Anche i loro guardaroba, per esempio, sono carichi di cose che non metteranno mai.
Niente ha mai importanza: quando lei punta il dito, o semplicemente osserva per un secondo di più qualcosa, quella cosa viene portata in cassa e fine della discussione.
Solo adesso, osservando quelle scarpine orribili, si rendono conto che forse la stanno viziando un po’ troppo, e che probabilmente la faccenda sia sfuggita loro di mano.
«Non sarà un po’ esagerata la quantità di scarpe per i primi tre mesi?» Domanda infatti Radish, osservando confuso il numero imbarazzante di scarpine — e tutine, cappellini e qualsiasi altra cosa nella cameretta.
Ce n’è per tutti i gusti, tutti davvero, tanto che potrebbero aprire loro stessi un negozio abusivo per la prima infanzia. Ma anche un bar, volendo, visto il numero spropositato di bottiglie di liquori, vini e distillati che gli hanno propinato per aiutarli con la scelta dei nomi.
Nomi che, tra l’altro, Sherry vorrebbe che fosse Radish a scegliere. Scelta che in realtà per tradizione spetta alla donna, cosa che lo ha fatto sentire in qualche modo onorato, soprattutto dal momento che gli ha dato apertamente la possibilità di mettergli un nome Saiyan.
Per quanto onorato, però, l’ha anche un po’ messo in crisi, dal momento che un nome non è proprio una cosetta da niente. È anche per questo che non vuole ancora scegliere, soprattutto finché non sarà certo del loro sesso. Quando infatti Sherry disse quella nefasta frase a Bree, gli è nato dentro un orribile dubbio, che viene costantemente messo in discussione dai vestitini da maschietto nei cassetti.
Potrebbero essere uno e uno, o potrebbe anche divertirsi ad illuderlo che avrà almeno un maschio e quindi il suo calvario non sarà totale. Non lo sa, ma lo vuole sapere ad ogni costo, e per questo si rifiuta categoricamente di metterla al corrente di ogni opzione.
«Soprattutto considerando che sicuramente non le metteranno?» Gli dà poi manforte Everett, reprimendo con la forza l’impulso di prendere quante più cose possibile e dar loro fuoco in giardino.
«Ma quelle a coniglietto le avete viste? Non potevo non prenderle!»
Quelle sarebbero sicuramente le prime a finire nella sua pira, ma si astiene dal dirlo. Un qualsiasi commento, e non avrebbe più la possibilità di farle sparire una volta distratta, e di certo non vuole giocarsi quest’opportunità.
«Beh, ora che abbiamo comprato l’inverosimile ed è tutto sistemato, possiamo andare da Darko? Sai che diventa una spina nel fianco quando qualcuno è in ritardo.»
Darko e la sua rinnovata mania della puntualità sono effettivamente qualcosa di insopportabile, e tutti e tre vogliono evitarlo ad ogni costo. Con le gestanti rimane più morbido, soprattutto quando sa che le gravidanze possono essere a rischio, ma con gli uomini… con loro diventa di una cattiveria unica, e tutti sanno bene che, con la collezione di veleni e tossine a sua disposizione, potrebbe diventare anche assai pericoloso.
Con questo pensiero, quindi, si dirigono con passo deciso verso la Tana. Manca ancora una mezzora al loro appuntamento, ma i due omaccioni preferiscono arrivare in largo anticipo, alle volte li facesse entrare prima o cose del genere. Perché questa visita sarà un po’ particolare, e ad entrambi preme particolarmente.
C’è infatti una piccola anomalia nella gravidanza. Essendo sicurissimi che il concepimento sia avvenuto il 25 Dicembre, è oltremodo chiaro che i due bambini abbiano qualcosa di bizzarro. O che siano in tre. Perché la pancia è troppo grossa, molto più di quanto una normale gravidanza gemellare preveda alla sua settimana, e questo li mette fortemente in allarme.
In realtà, non sanno se li spaventa di più la possibilità che abbiano qualcosa che non va o che siano realmente in tre!

Lo studio, malgrado sia stato scavato sotto terra, è molto arioso e fresco, e ciò è possibile solo grazie alla mente di Darko che, non volendo sentir ragioni, se l’è fatto costruire secondo un proprio piano preciso. Se infatti dovrà dare lezioni ai novellini, e al tempo stesso occuparsi di un numero esagerato di gestanti, allora lo farà a modo suo, con i mezzi che vuole e nell’ambiente che preferisce. Considerando le sue indiscutibili abilità, ed anche la somma esagerata che hanno ereditato, gli hanno concesso ciò che voleva senza troppe storie.
In realtà a Radish non dispiace troppo quel posto. Non che vi accadano mai eventi particolarmente elettrizzanti come dai normali ginecologi o cose del genere, ma non gli dispiace.
Si respira una buona aria, si ricevono vibrazioni positive, un po’ come in quei sofisticati centri yoga e meditazione che, di tanto in tanto, ha visto nei film e nelle serie tv.
Lui e Sherry hanno però un dolce ricordo, in quella piccola ed ariosa clinica privatissima. Un dolce ricordo segreto che forse in molti hanno scoperto grazie al fiuto, ma che nessuno ha avuto il coraggio di diffondere in giro.
C’è infatti una stanzetta, la cui porta è mezza nascosta da una grossa composizione di fiori finti di mirabile fattura, dove sono tenuti tutti i prodotti per le pulizie che usano gli Omega — se vogliono guadagnarsi un briciolo di simpatia da parte di Darko e dare così una possibilità ai propri figli di essere presi sotto la sua ala, è infatti bene tenergli quel posto tirato a lucido, sempre.
Al secondo mese erano andati da soli ad un controllo, mentre Everett si occupava di alcune questioni nei loro Territori. Robetta da poco, ovviamente, che però ha permesso loro di andare a quel controllo — che in realtà è stato più una specie di seduta terapeutica — per i fatti loro… e così sono finiti nella stanzetta. Non saprebbero dire neanche adesso cosa li abbia scatenati, se gli ormoni imbizzarriti di Sherry o la libido trattenuta a fatica del Saiyan, fatto sta che sono entrati ed hanno fatto sesso in piedi, appoggiandosi alla parete. Una cosa veloce, giusto per sfogarsi un minimo prima del rientro a casa, che però ha lasciato loro una soddisfazione assai notevole, e che adesso sta facendo tornare la stessa malsana voglia al Saiyan.
«Cosa fai?» Cinguetta allegra Sherry, seduta alla meglio su una delle poltroncine. Se da una parte c’è Everett che legge uno dei suoi noiosissimi libri, dall’altra c’è Radish che, contro ogni aspettativa, si è messo a leggere una delle tabelle scritte da Darko.
Il Saiyan potrebbe anche dirle che si sta concentrando su qualsiasi cosa per non pensare alle porcate che hanno fatto in quella stanzetta, ma non vuole né metterle strane idee in testa, né sorbirsi i rimproveri di Everett sulla loro condotta discutibile, quindi snocciola una seconda motivazione abbastanza veritiera: «Mentre aspetto, leggo i dati di Darko sulla gravidanza… a quanto pare, a questo punto, avresti dovuto prendere dagli undici ai tredici chili e mezzo. Tu quant—»
I fogli volano per tutta la stanza, e gli occhi infuocati di Sherry suggeriscono che, forse, ha toccato un tasto molto dolente.
«Cos’è che dicono adesso i tuoi dati del cazzo, eh?!»
Non la capisce, Radish. Cosa c’è di male nel dire che durante una gravidanza gemellare ha preso dei chili? Darko ha detto a tutti e tre che ne dovrebbe prendere dai sedici ai venti entro la fine, quindi davvero non capisce dove abbia sbagliato.
Senza contare, poi, che ai suoi occhi lei era, è e rimarrà sempre una bomba, chilo in più o chilo in meno, e che potrebbe aver preso anche venticinque chili ma le farebbe di tutto lo stesso.
«Sei un cafone! Un brutto ed insensibile cafone! Mo’ vedi di tenere chiusa quella cloaca, o giuro che stanotte dormi sul divano!»
Non sono nuovi, loro due, alle sue minacce e ai suoi improvvisi scatti d’ira, ed ogni volta ormai si limitano a lanciarsi un’occhiata carica di compassione e sostegno reciproci. Stavolta, invece, ci sono anche una silenziosa domanda e la conseguente risposta: Ma che problemi hanno le donne? A me pare stia benissimo!
Non chiedere a me, su questo argomento mi trovi impreparato!


Stesa sul lettino con il morbido vestito tirato in alto a coprirle il seno, Sherry si osserva la pancia con sguardo corrucciato.
Secondo lei, i piccoli Diavoli devono aver organizzato per forza un festino abusivo nel suo ventre, con tanto di luci stroboscopiche, alcol a fiumi e un sacco di amichetti, sennò non si spiega il delirio che avverte tanto chiaramente.
Il fatto poi che siano così attivi già adesso la preoccupa parecchio. Come saranno una volta cresciuti? Si daranno una significativa calmata o distruggeranno tutto ciò che toccheranno?
Dopo l’ennesimo calcio, però, non importa più. L’unica cosa che le preme, adesso, è pensare al numero di punizioni che gli infliggerà non appena emetteranno il primissimo vagito.
«Figli di puttana…» Biascica nervosa, massaggiandosi la parte lesa. Che vi ho fatto di male? Vi fornisco vitto e alloggio gratuito, piccoli ingrati! Almeno evitate di distruggere l’alloggio a pedate!
«La madre saresti te, sai?» Scherza divertito Everett, parlando anche per il Saiyan. Dopo la minaccia ricevuta, infatti, presterà la massima attenzione a ciò che dirà almeno per la prossima ora.
Vorrebbe uscirsene con una qualche risposta decente, Sherry, ma un secondo calcio le fa uscire solo questo: «Dopo questo, è evidente che mi considerano una gran troia!»
«È incredibile come siano sempre tutti in anticipo!» Scherza Darko non appena entra nella stanza, con un gran sorriso in volto. Alle sue spalle, cinque assistenti osservano ogni sua mossa come falchi, i taccuini alla mano per appuntarsi ogni singola parola e movimento. Per loro, che desiderano intraprendere una carriera sfavillante almeno la metà della sua, lui è una specie di Dio sceso in Terra, e tutto ciò che può dirgli o mostrargli è oro colato.
Sherry non si sente poi troppo a proprio agio con loro presenti, soprattutto perché teme che il marito o il fratello gli si rigirino contro in qualche modo, ma alla fine poggia semplicemente la testa all’indietro e ricomincia a tamburellare con le dita sulla pancia. Ogni tanto, infatti, pare avere il potere di fargli dare una calmata. Ogni tanto, ma sicuramente non stavolta.
«Via le mani, mia Regina, così possiamo dare una sbirciatina dentro.»
Se Everett è riuscito a darsi una calmata in tempi relativamente brevi, Radish ancora fatica parecchio nell’accettare che qualcuno le si avvicini. In realtà è pure bizzarro questo suo “strascico”, ma nessuno, per ovvie ragioni, glielo fa notare.
«Come lo capisco se sono maschi o femmine?» Si limita a domandargli questo, costringendosi a soffocare l’impulso di staccargli le mani quando le avvicina al grembo della moglie.
Nella sua mente è infatti in atto una lotta furiosa: una parte di lui si rende pienamente conto che li vedrà per la prima volta in assoluto, seppur su uno schermo, ma l’altra parte continua ad urlargli che potrebbe ucciderla con quel piccolo oggetto che le sta strusciando sulla pancia. Un pensiero totalmente irrazionale, lo sa anche da solo, ma che proprio non ne vuole sapere di togliersi di mezzo.
«Ohhh, ma guardate un po’ chi si vede!»
Ecco, ora si è tolto di mezzo. Si è tolto di mezzo nel modo più assoluto, ed è stato sostituito alla grande dall’immagine in 4D. Perché Darko mai e poi mai avrebbe rinunciato ad avere anche questo apparecchio, figurarsi! Lui ha tutto.
Se già il medico abbozza un sorrisetto soddisfatto nel vedere per la prima volta quei due faccini, per gli altri tre è qualcosa di assolutamente incredibile. Sherry si issa su un gomito, ed allunga l’altro braccio per sfiorare l’immagine con la punta delle dita; Everett si protende in avanti, osservando con estrema attenzione le immagini che l’altro mostra; Radish sente che il cuore potrebbe esplodergli come un petardo da un istante all’altro. Quelli sono i loro cuccioli, i suoi cuccioli. Uno sta sbadigliando, l’altro si succhia il pollice… ed il primo, forse sentendosi osservato, ha appena sferrato un altro calcio.
«Per rispondere alla tua domanda di prima, Radish, non lo capisci, perché si sono messi in modo che non si capisca.» Li avverte Darko, continuando ad osservare le immagini e a fare calcoli.
«Sono già insopportabili quanto te.» Borbotta con un sorrisetto Everett, afferrando la mano della sorella quando si allunga all’indietro per prendergliela. Il fatto che lo coinvolga tanto in una questione del genere, lo riempie di un calore che non pensava avrebbe mai più provato.
«Sono belli grossi, eh… questo qui in modo particolare.»
«Quindi sono maschi?»
«Non va bene?»
Li guarda per qualche secondo, Darko, trattenendosi dal ridere di fronte alle loro opposte priorità. Nella sua vecchia cerchia non c’erano molti padri che si stressavano tanto all’idea che, un domani, qualche baldo giovane avrebbe sfilato le mutande alle figlie, mentre lui pare ossessionato da quest’idea.
«Mi riferisco a loro come a due feti senza un sesso, Radish. E no, Sherry, non particolarmente.» Ed eccoli lì, gli odori che non vorrebbe mai sentir provenire da un futuro papà — in questo caso anche dal futuro zio — di fronte ad una futura mamma: rabbia.
A questo punto della gravidanza potrebbe rivelarsi quanto di più pericoloso possibile, perché lei potrebbe innervosirsi a sua volta e, a seconda dell’intensità e dagli scatti seguenti, ciò potrebbe portare ad un’ipertensione con conseguente preeclampsia. Essendo la gravidanza di Sherry partita già in modo preoccupante, ed essendo i feti evidentemente ben fuori dal comune, Darko vuole evitare ad ogni costo ogni possibile complicazione.
«Tranquilli, sono sanissimi, solo che tu hai il bacino un po’ stretto. Sarà una bella impresa farli uscire. Soffrirai davvero tanto, temo.» Non poteva evitarle questa notizia, però. Si tratta pur sempre di Sherry, la pazza fuori controllo che si è lanciata contro Jäger per ben due volte, col cazzo che si mette a sfidare la sorte evitando di darle simili notizie.
«Ma stanno bene, vero? Non hanno qualche anomalia, vero?»
Come immaginava, del dolore non le frega proprio un bel niente. L’unico suo interesse è la salute dei suoi piccoli. Ne riparliamo quando dovrai farli uscire…
«Sono sanissimi, te l’ho detto.» Le passa affettuosamente una mano sulla testa, sorridendo con fare rassicurante e dolce. Notando però che non è del tutto convinta, le ricorda un piccolo ma cruciale dettaglino, che farà definitivamente luce sul perché quei due sembrino già belli e pronti ad affrontare al mondo «Su quattro zampe tu sei più grossa del normale, e il papà… beh, guardalo!»
Credeva di essersi ormai perfettamente abituato a quell’insopportabile brivido gelido lungo la schiena, ma non è così. Ogni brivido è diverso dall’altro, anche se, generalmente, vengono scatenati tutti dallo sguardo torvo e minaccioso della giovane moglie.
«Vedi? È colpa tua se sono enorme, non mia perché mangio sempre!»

 

… 𝑒 𝑜𝓇𝓂𝒶𝒾 𝓈𝑒𝒾 𝒶𝑔𝓁𝒾 𝓈𝑔𝑜𝒸𝒸𝒾𝑜𝓁𝒾



Credeva di essere al sicuro, Radish.
Credeva veramente di potersi buttare a peso morto sul divano, e lì collassare per qualche ora.
Credeva sinceramente di essere fuori pericolo, di potersi evitare qualsivoglia rottura di palle, soprattutto perché Sherry aveva deciso, per chissà quale fortuita ragione partorita dalla sua mente, di andare a pisolare un po’ con Everett nella dependance. Con lei impegnata col fratello, lui avrebbe potuto poltrire allegramente senza il rischio di qualche assalto da parte sua. Perché ormai riceve continuamente degli assalti, tutti mirati a strappargli i vestiti di dosso, ma ha imparato a resistere, a respingerla senza rischiare di farle male, e a correre prontamente dal cognato, lieto di poter interferire nella loro vita sessuale.
La cosa che gli pesa in tutto questo, è che malgrado tutti i chili presi, il pancione enorme, le poche e sottili smagliature sul bassoventre e sui fianchi, la trova comunque pericolosamente attraente! Vorrebbe poterla toccare come al solito, farle tutto ciò che vuole, ma è proprio quell’enorme pancia, che a volte si muove pure, a bloccarlo. Se già prima temeva che potesse fare del male ad uno dei tre in qualche modo, figurarsi adesso, che mancano circa due settimane allo scadere del tempo.
Per correttezza, è già da una settimana che ha deciso di non farsi fare niente a propria volta, anche se si sta dimostrando una scelta assai difficile.
Il suo piano di rilassarsi, però, era destinato a fallire in partenza. Non è lui l’unico stanco, in casa. Pure Everett è assai provato dall’attuale situazione, dagli allenamenti e dai lavori che lui stesso porta avanti nel loro territorio, e quindi il futuro papà doveva pensare immediatamente di non poterci fare troppo affidamento.
Doveva pensarci, ma non l’ha fatto, e adesso Sherry lo fissa con insistenza maniacale da dietro il divano. Non che abbia particolarmente voglia di fare sesso, adesso, ma vederlo dormire così calmo e beato dopo che l’ha messa incinta — perché sì, a volte la colpa è di entrambi, ma all’occorrenza è solo ed esclusivamente sua — è inaccettabile.
«Radish, dormi?» Il tono è sorprendentemente dolce, ma è solo un bluff. È una tattica ormai strausata, dove si mostra carina e adorabile solo al primo colpo, per poi dare libero sfogo a tutta l’infida malvagità che i piccoli diavoli che si porta dentro le forniscono costantemente.
«OH, SVEGLIATI!» Ed infatti ecco il secondo colpo. A cose normali verrebbe accompagnato da un colpo fisico a casaccio sul busto o sulle braccia, ma piegarsi è diventato praticamente impossibile e quindi deve per forza rinunciare.
«Eccomi, sono pronto! È il momento?!»
Sono tre giorni, ormai, che risponde così per qualsiasi cosa. Lei chiama dalla cucina? “Eccomi, sono pronto! È il momento?!”. Lei si sveglia nel cuore della notte per andare in bagno e lui se ne accorge? “Eccomi, sono pronto! È il momento?!”. Lei si massaggia la schiena con espressione sofferente? “Eccomi, sono pronto! È il momento?!”. Dopo il falso allarme che li ha tanto destabilizzati, per lui ogni motivo per cui viene interpellato indica solo ed esclusivamente che è il momento, che sta per diventare padre… e che non si sente pronto neanche alla lontana.
«Che? No!»
Sente che potrebbe ucciderla, adesso. Lo sente con tutto sé stesso, perché stava dormendo davvero bene, e lei lo ha svegliato sicuramente per una stronzata, come la volta in cui non riusciva ad arrivare al ripiano più alto della credenza dove qualche idiota aveva piazzato i cereali, ed aveva dato in escandescenze, svegliandolo. In piena notte!
«Allora, che c’è?» Si limita però a questo, perché si rende conto — più o meno — di come si possa sentire. Ogni movimento è un problema, stare sdraiata è un macello se non è sostenuta da un milione di cuscini, ogni due minuti deve correre al bagno — tanto che, per disperazione, la notte prima ci ha proprio dormito —, si sente fiacca e pesante, si vede enorme e teme di non tornare più in forma. Senza contare, poi, che tutti l’hanno trattata con i guanti per mesi, perché aveva rischiato di abortire due volte, e lei adesso si sente spersa anche per questo.
In ultimo, ma non meno importante, gli basta guardare il suo faccino curiosamente tondo e paffutello per sciogliersi come un cubetto di ghiaccio al Sole. Per quanto si renda conto che è sempre lei, con l’aggiunta di una vagonata di ormoni extra, la trova assurdamente adorabile — aggettivo che lei, tra l’altro, odia.
«Non riesco a dormire, perciò non mi sembra giusto che tu te ne stia qui a russare beato.»
«Sai che ho ucciso per molto meno, vero?»
«Ma se non vuoi neanche scoparmi perché hai paura di farci del male! Figuriamoci se alzeresti mai anche solo un dito!» Mentre lo dice, fa il giro del divano per andare a sedersi tra le sue gambe, accigliandosi non appena lo sente ridacchiare «Cosa c’è di tanto buffo?»
«Che all’inizio mi avevi scaricato proprio perché pensavi che ti avrei fatto del male, mentre adesso affermi l’esatto contrario come se niente fosse.»
«Ero giovane ed ingenua, al tempo.» La sicurezza con la quale gli risponde è incredibile, e, solo per un istante, Radish spera con tutto il cuore che le due creaturine non ereditino questa sua incommensurabile faccia da culo. Dio solo sa come potrebbe gestirli altrimenti.
«Non parliamo di qualche anno fa, Sher, ma di qualche mese.» La stringe a sé, e le mani gli scivolano automaticamente su quella pancia grossa come una mongolfiera.
È sempre un’emozione sentirli reagire al suono della sua voce o al suo tocco, avvertire contro i palmi i loro calci e le loro testate. Un po’ meno emozionante è vedere la pancia che si muove. Quello gli fa proprio impressione, soprattutto dopo che Sherry, scherzando, ha detto che le sembravano due Xenomorfi che si scavavano una via d’uscita a morsi. In quel preciso istante, ha deciso una cosa: lui non assisterà al parto. Contro ogni sua aspettativa, Sherry gli ha detto che non c’era neanche bisogno di dirlo, e che se solo si fosse avvicinato, gli avrebbe sicuramente strappato lo scroto per vendetta.
«Senti, sono incinta ed ho ragione io, quindi smettila di lagnarti.» Per quanto si possa rigirare anche contro di lui, non c’è mai ombra di vera cattiveria nella sua voce, e questo impedisce lo scatenarsi di inutili liti. Malgrado questo, però, non vede veramente l’ora di riavere il totale controllo di sé, senza l’influenza demoniaca dei cuccioli, ai quali ha già dato con piacere la notifica di sfratto. Sperando che si muovano, ‘sti mostri!
Accoccolata contro il suo petto, finalmente si rilassa un po’. Se c’è qualcuno capace di tenerla calma è proprio lui, ed è per questo che non lo vuole tra i piedi quando, e ormai ci siamo quasi, arriverà il fatidico momento di metterli al mondo. In quel momento sarà completamente fuori dalla Grazia di Dio, e non vuole rischiare né di ricoprirlo di insulti fino ad ucciderlo, né di staccargli un braccio per il dolore e la paura.
«Com’è che non ti sei ancora preparato?»
Sorride contro la sua spalla, Radish, gongolando interiormente per il suo repentino cambio d’atteggiamento. Con Everett non fa così, e neanche con i suoi fratelli e le sue sorelle. Con loro volano pure oggetti contundenti quando la fanno innervosire, mentre con lui diventa un docile agnellino.
«Per cosa?»
«Hai la serata coi ragazzi, stasera. Pure Everett va da Black.»
Sospira forte, adesso. Come risponderle senza che le venga qualche strano senso di colpa o simili? Già quando le ha spiegato perché non vuole fare sesso lei è scoppiata in lacrime, e niente sembrava rassicurarla in alcun modo. In quell’occasione ha dovuto dar fondo a tutti i discorsi più dolci e adulatori che gli consentivano il suo repertorio, e ne è uscito per il rotto della cuffia. Come può dirle, adesso, che non vuole andare ad una serata a cui in realtà muore dalla voglia di andare, perché sennò lei rimarrebbe da sola? Non potrebbe sopportare un’altra cascata di lacrime…
Come per ogni cosa, però, l’unico modo per risolvere il problema è parlargliene, usando il tono più calmo e gentile possibile. Se solo avessi una torta sotto mano, dannazione!
«Te l’ho già detto, non me la sento. Se succedesse qualcosa? Non posso lasciarti qui da sola.»
«Sei davvero dolce quando sei così premuroso, ma non hai di che preoccuparti. Mamma e Tristan vengono qui, stasera, e rimarranno per la notte. Era tutto organizzato, ricordi? Oggi imbiancavano l’appartamento e quindi dormivano qui, così tu e Ret potevate andare tranquillamente a godervi una serata tra amici. Guarda che, quando nasceranno, non ne avrai più occasione!» Perché col cazzo che mi ci lasci da sola, non ci pensare proprio!
«Sì, ma—»
«Sul serio, va’. Starò benissimo. E per qualsiasi cosa c’è Tristan. Non sembra, ma il ragazzino è forzuto!» Ed è vero, Tristan si sta mostrando uno Spettro di talento, e lo sta facendo soprattutto perché vuole guadagnare l’affetto e il rispetto dei fratelli maggiori, che invece sembrano divertirsi un mondo nel trattarlo come l’ultimo degli scemi. Non c’è cattiveria però, solo un po’ di sano nonnismo che termina sempre con una carezza o un’abbuffata. Se il piccolo mollasse la presa e cedesse al loro sfavillante lato oscuro, avrebbe sicuramente una vita più facile.
«Lo so, lo sto allenando io!» Non sa neanche perché lo stia facendo, in realtà. Tristan gli è piuttosto indifferente, e non può certamente rivelarsi un degno compagno di allenamenti, ma, per qualche assurda ragione inspiegabile, vuole dargli una spintarella per farlo emergere.
«E stai facendo un lavoro eccezionale.» Terminata la frase, lo bacia dolcemente, sorridendo contro le sue labbra quando lo sente abbandonarsi a lei. Lo guarda poi dritto negli occhi, e, capendo la sua battaglia interiore, prova a distrarlo con una questione ormai piuttosto urgente «Alla fine hai deciso i nomi?»
«Apprezzo davvero che tu mi abbia dato la possibilità di scegliere, ed anche quella di mettergli un nome Saiyan… ma penso che bisognerebbe rispettare almeno una tradizione, dal momento che stiamo rivoluzionando tutto quanto.» Ammette un po’ a malincuore, omettendo casualmente che, in realtà, non ha ancora scelto proprio un bel niente. Ha delle preferenze, è vero, ma niente di definitivo.
«Davvero?» Questa non se l’aspettava proprio, soprattutto sapendo quanto la sua gente sia orgogliosa e quanto ci tengano alle loro origini. Capendo ed appoggiando la sua scelta, pensa comunque di provare ad accontentarlo in un altro modo. «E se gliene mettessimo due? Con la virgola magari, così vinciamo entrambi e loro, crescendo, potranno scegliere quale preferiscono.» Non che come scelta le piaccia particolarmente, ma è il modo migliore per accontentare tutti.
«Due nomi, dici? Mh… ci può stare, sì.» Le sorride felice, adesso, e subito la sua mente comincia a fare i più svariati abbinamenti possibili… ovviamente senza riuscire a scegliere quale gli vada più a genio. Non credevo che scegliere un nome fosse tanto complicato!
«Allora? A cosa avevi pensato?»
«Non te lo dico finché non mi dici il sesso.»
Tecnicamente, questo li rende pari: un’informazione per un’altra, entrambe di uguale importanza. Peccato solo che a Sherry del “tecnicamente” importi meno di niente.
«Stasera ti conviene andare con i ragazzi, perché sennò giuro che ti faccio molto, molto male!»
Radish potrebbe anche ricordarle che, per quanto possa impegnarsi, non riuscirebbe neanche a sfiorarlo con un dito se lui non volesse, soprattutto adesso con quella pancia gigantesca, ma si astiene. Non tanto per non offenderla, sia chiaro, quanto per il fatto che è tra le sue gambe, e niente le impedirebbe di strizzargli le palle per fargli chiedere scusa.
A salvarlo, ci pensano quei pazzi scriteriati che lo chiamano fratello, che si sono messi a suonare fastidiosamente il clacson fuori casa. Se a cose normali un gesto simile farebbe guadagnar loro una scarica di sberle, stavolta li grazia a tal punto da fargli addirittura guadagnare un bonus per non prenderne in futuro. Che poi Radish si dimenticherà di suddetto bonus nel giro di un’ora è un’altra faccenda.
«Salvato in extremis, lurida scimmia rognosa.» Sibila a denti stretti, mentre prova ad alzarsi da sola dal comodo divano.
Radish vorrebbe aiutarla, o quanto meno farsi usare come appoggio per sollevarsi da sola, ma sa bene quanto un simile gesto la offenderebbe. Ormai sia lui che Everett si sono rassegnati su questo punto, perché tanto non c’è alcun modo di convincerla a farsi aiutare.
Si alza quindi a sua volta, lasciandola indietro a bestemmiare tra i denti, e si dirige a grandi falcate verso la porta, anche se non è ancora del tutto certo di poter andare. Insomma, Sherry neanche riesce ad alzarsi dal divano, con che coraggio la si può lasciare da sola? E no, per lui Fern e Tristan contano meno di niente se di mezzo c’è la sicurezza di sua moglie e dei suoi cuccioli.
«Andiamo, paparino!» La voce allegra di Micah lo ridesta di prepotenza dai suoi pensieri.
Non appena apre la porta, poi, eccola lì, la cosa più tamarra e pacchiana che abbia mai visto: una limousine Hummer argentata da sedici posti.
Ma, alla fin fine, cos’altro poteva aspettarsi da quei pazzoidi? Gli hanno organizzato una festa di addio al celibato unita alla pre-paternità — che lui dubita altamente che esista — e alla sua nuova carica. Che tirassero fuori il peggio del peggio dal loro repertorio era giusto un po’ scontato.
La testa di Mordecai spunta da un finestrino abbassato, e al Saiyan si gela il sangue nelle vene: il lupo indossa infatti una lunga, riccia ed appariscente parrucca biondo platino, ed è truccato in maniera assai vistosa.
Il peggio del peggio, si ripete, ma non può negare che adesso lo spaventi. Se è così carico, forse quel “peggio” non se l’è immaginato come si deve.
«Stasera festeggerò spaccandomi di alcolici e molestando tutti!»
Sherry si appoggia al fianco del compagno, sorridendo felice ai fratelli. Aguzzando un poco lo sguardo, poi, nota che dentro la macchina non ci sono solo i quattro dell’Ave Maria, ma anche Pip al volante, River e Hurricane. Quest’ultimo, poi, sfoggia la classica espressione di chi è stato praticamente trascinato a forza e che vorrebbe essere in tutt’altro posto, e Sherry non ci impiega molto a capire che non è tanto per la presenza dei quattro terremoti ad essere nervoso, quanto per quella del fratellastro.
«Lo fai praticamente ogni giorno.» Si limita a dire questo, strabuzzando gli occhi quando il fratello esce dalla macchina per poterci trascinare dentro Radish.
«Già, ma stavolta lo farò vestito da donnina allegra!» Sandali trasparenti altissimi, un abito stretto di lustrini azzurri che gli lascia la schiena scoperta, un boa di piume bianche che ondeggia ad ogni movimento, gioielli finti ed abbaglianti, e lunghissime unghie finte glitterate.
In un secondo, un dubbio atroce si insinua nella mente di Sherry, che la porta di conseguenza a sfoderare zanne e artigli in un istante: «Credevo di essere stata chiara quando ho detto niente donne e niente porcate!»
Il loro accordo infatti parla chiaro: niente persone dell’altro sesso, e niente spettacoli osé o cose del genere alle loro feste. È stato così che hanno convinto Radish a farla andare in santa pace alla festicciola tra donne che le amiche le hanno organizzato un paio di settimane prima, che si è svolta in una spa di lusso a loro completa ed unica disposizione, cocktail analcolici, dolci e, non da meno, shopping fino alla nausea. Pure Bulma, Chichi, C-18 e Lunch sono state invitate, e si sono pure divertite più del previsto.
Adesso, però, è il turno di Radish di passare un’ultima giornata da solo con gli amici a far baldoria, ma come lei non ha potuto godersi la vista di un bell’uomo che balla su un palco, ricoperto di oli e con pochissimi centimetri di tessuto a coprirgli le nudità, di certo non può farlo neanche lui.
«L’unica donna sarò io, stasera, ed ho il dubbio che al tuo maschione non interessi ciò che ho da offrire!» Mordecai è sincero, lo è sempre, e per questo Sherry molla immediatamente la presa.
Il gruppo ha scelto qualcosa di molto classico e semplice per l’amico, che non prevede in alcun modo la presenza del gentil sesso. Anzi, è proprio quel tipo di serata che prevede che le dolci donzelle se ne stiano a chilometri di distanza, una di quelle dove parleranno di tutti i fatti loro, berranno fino a farsi uscire l’alcol anche dai dotti lacrimali, giocheranno ai videogame violenti… e faranno in sintesi tutto ciò che alle loro compagne piace di meno. Il tutto condito con dosi estreme di testosterone.
Per un tale evento, hanno affittato una baita sul lago per una notte da un loro amico.
Che, poi, affittato è un parolone… amico anche di più. Diciamo tipo un conoscente.
No, è una bugia. Il tizio con la baita è un debitore di Micah, che per anni gli ha venduto la cocaina. Quando questo povero tossico pensava di averci ormai instaurato un rapporto di “amicizia” — parola tra l’altro sconosciuta tra pusher e tossici —, ha pensato bene di chiedergli un prestito per un suo affare personale, il tutto con la convinzione che, anche se avesse tardato con la restituzione, non gli avrebbe fatto niente di che. Insomma, è Micah! Con la sua età e il visetto d’angelo, che potrebbe mai farti di male? Beh, potrebbe, per puro esempio, falsificare delle prove di omicidio ed usarle per ricattarti in modo piuttosto pesante. O, per fare un altro esempio, potrebbe farti capire che conosce gli spostamenti di tutti i tuoi cari. O, sempre per puro esempio, unire le due cose, e tenerti così per le palle.
Ma a Radish tutto questo non importa. Figurarsi se con tutti i suoi problemi, ha pure voglia di indagare sulla vita da delinquente di Micah!
«Ragazzi, io—»
«Tu vai.» Lo interrompe immediatamente Sherry, dandogli una lieve spallata. Non vuole che si privi di una serata come questa, dove, forse per l’ultima volta da lì a diversi anni, potrà comportarsi come l’ultimo degli imbecilli senza dare il cattivo esempio. Perché Radish stesso si è impuntato sul fatto che, una volta nati i cuccioli, entrambi dovranno darsi una regolata, così da non far venire loro strane idee.
Se lui adesso invece ci rinunciasse per lei, si sentirebbe davvero in colpa. Sa che gli piace la loro compagnia, malgrado se ne lamenti spesso, ed anche che muore dalla voglia di staccare il cervello e comportarsi come un ragazzino. Mica se l’è scordata la sua espressione più che allegra quando si sono ritrovati a casa, dopo la sua di festicciola. Ricorda che era rilassato, ed anche che le disse che aveva ancora i muscoli della faccia indolenziti per le risate che si era fatto nei loro Territori, assieme agli uomini rimasti o da soli o, ancor meglio, con la prole.
Ricorda tutto, Sherry, e adesso è più che decisa a farcelo andare, dovesse trascinarlo lei stessa per la coda.
«Kong, mamma e Tris arriveranno a momenti, e fino ad allora Everett sarà ancora qui. Vai e divertiti, io starò benissimo. Lo sai che tanto mangerò un po’ e poi mi butterò a letto, quindi cosa rimarresti a fare? Per farti fare il culo a poker da Ret? Su, non fare lo stupido e vai con loro. Domani mattina mi troverai qui a bestemmiare perché non riesco ad infilarmi le scarpe, come al solito.» Ha parlato velocemente, perché sa che lo stordisce sempre un po’, ed alla fine gli smolla un veloce bacio a fior di labbra e lo spinge fuori, chiudendo la porta.
Radish, dal canto suo, ha seguito solo in parte il flusso di parole, ed ora si ritrova a pensare che non gli ha neanche dato il tempo di mettersele lui, le scarpe!
«Dai, non fare la fighetta e porta il tuo brutto culo in limousine!» Lo incita Mordecai, allacciandogli il boa bianco al collo per tirarlo all’indietro.
«La puttanella ha ragione.» Bercia Hurricane, nascondendo la punta di divertimento che gli provoca quell’assurda scena «Se ci devo andare io, ci vieni pure tu! Ho rinunciato alle mie figlie e a mia moglie per questo!»
«Ma che tenero!» Urla con sorpresa Pip, evitando per un pelo il bicchiere lanciatogli addosso da River.
«E tu anche gli credi? È tutta scena la sua, non perde mai l’occasione di staccarsi da loro!»
Forse è meglio se mi muovo davvero, prima che vengano alle mani. Pensa bene il Saiyan, consapevole che la dolce mogliettina si intrometterebbe immediatamente per sfogarsi un po’, e che, di conseguenza, lui perderebbe totalmente la ragione. Uccidere degli amici per un errore tanto scemo gli dispiacerebbe davvero molto.
Sale quindi in macchina, non prima però di aver mollato un calcio nel culo di Mordecai — o Phoebe, ancora non gli sono ben chiare le dinamiche di quando si traveste.
Una volta a bordo, poi, si ritrova con una bottiglia di birra ghiacciata in mano, e l’unica cosa sensata che sente di fare è quella di pregare ogni singola divinità esistente affinché non gli collassi il fegato entro fine serata. In fondo, le intenzioni di Mordecai non lasciano spazio a molti dubbi.
«Mi spiace, King Kong, ma è necessario che tu ora ci dica i nomi! È una questione di sicurezza nazionale, fidati!»
«Oh, guarda quanto mi fido!» Potrebbe anche dirgli che non si fida troppo neanche di bere una birra già aperta, ma evita. In fondo, cosa potrebbero mai fargli?!
«Dai, non scassare il cazzo!»
«Non dirgli niente.»
«Tu zitto, nessuno ti ha interpellato.»
Per Hurricane ancora non è chiaro se quello di Micah sia folle coraggio o mera stupidità. Non sono infatti in molti a rispondergli così. Anzi, oltre ad alcuni dei suoi fratellastri, non lo fa proprio nessuno!
Radish, che non ha voglia della loro ennesima discussione priva di senso, ripensa velocemente ad alcune delle bottiglie che gli sono state regalate proprio da loro quattro e si mette a snocciolare nomi a caso.
«Mateus, Fernet, Malibù, Sambuca, Gin, Vermouth, Caipirinha… questi vanno per la maggiore.» Bugia. Bugia clamorosa, ad eccezione forse di un paio di nomi. Figurarsi se li va a dire proprio a loro! Lui e Sherry hanno deciso da mesi che per tutti dovrà essere una sorpresa, quindi figurarsi se glielo spiattella adesso.
Ad essere del tutto onesti, Radish ha ufficialmente deciso, circa cinque minuti prima, di non pensarci più. Ha una lista in mente, ma li sceglierà nel momento in cui li guarderà in faccia per la prima volta. Vuole che gli si addicano in qualche modo, che siano davvero adatti a loro.
«Quindi Zombie no, eh? Peccato. Sarebbe stato unico e indimenticabile!» Sono quasi due mesi che Micah lo assilla col nome di questo cocktail, con un’eccitazione e una speranza negli occhi che mettono i brividi.
Radish, però, ormai non gli risponde neanche più, perché ha capito essere assolutamente inutile. Al suo posto, tanto, ci pensa sempre Maddox.
«Ma ti pare che chiama uno dei figli Zombie?! Ma come ragioni?!»
«Niente nome Saiyan, quindi?» Gli domanda invece con più gentilezza Hurricane, che col linguaggio del corpo esprime chiaramente quanto questa situazione, per lui piuttosto inusuale, sia stressante.
In tutta risposta, gli rivolge un sorrisetto che potrebbe voler dire qualsiasi cosa. L’altro lo sa, ormai lo conosce abbastanza da capirlo, e per questo molla la presa, abbandonandosi sul comodo sedile. Sarà una nottata mooolto lunga, più di quelle con i suoi fratellastri, e deve aggrapparsi già da adesso a tutto il suo autocontrollo per evitare di sbroccare male.
«Ora mi spiegate perché è tanto importante saperlo?»
«È molto semplice.» Mordecai già biascica, e gli occhi sempre allegri, quasi indemoniati, adesso sono un poco socchiusi e decisamente appannati. Sono le cinque del pomeriggio, e lui è già vistosamente ubriaco. «Adesso ci fermeremo a comprare qualche altra bottiglia… quelle che hai elencato! EEE… le beviamo tutte! Una di ognuna a testa!»
«Ma figurati.» Lo dice, ed in parte lo pensa pure, ma sa bene che, ora che è stato detto, la decisione sarà irrevocabile. Alla fin fine, però, non riesce neanche a dispiacersene sul serio.
«Figurati un paio di palle! Tu le bevi!»
«Tra poco non potrai più farlo.» A dar man forte al biondo è Major, che ormai sfoggia con orgoglio un paio di occhiaie da competizione. Moira e Hana, infatti, non è che dormano poi molto, al contrario di Magnus e Chuck, e i due sposi novelli ne portano gli evidenti segni. Malgrado questo, però, Domino si è impuntata di cattiveria per farlo uscire di casa, così da non ritrovarsi le figlie nel letto almeno per una notte.
«E lo dici proprio te?!»
«Ma io non faccio testo, zi’. Io faccio parte del Quartetto, ricordi? Se smetto di sbronzarmi, perdo il titolo di scoppiato!»
Potrebbe controbattere, Radish. Potrebbe puntare i piedi e costringerli, in un modo o in un altro, a cambiare idea, dirottando la serata verso qualcosa di decisamente più salutare e tranquillo… ma non lo fa. In realtà, non ci pensa proprio a farlo. Non che muoia dalla voglia di scolarsi un numero imbarazzante di bottiglie e sbronzarsi così tanto da non ricordare neanche la propria intera esistenza, ma sa bene che su determinati argomenti e in determinati momenti le probabilità di spuntarla in una discussione con loro sono le stesse di perdere a morra cinese contro uno specchio.
Lui è un Saiyan, è vero, uno degli ultimi, ma ciò non toglie che si voglia divertire, che voglia provare cosa significhi vivere come loro, provare a toccare il loro limite. Da quando è entrato in contatto col loro mondo, in fondo, non sta facendo altro che scoprire un sacco di cose nuove, e adesso vuole scoprire anche questa. Tra l’altro, poi, ha pure il totale consenso della moglie, quindi sa che è meglio approfittarne.
Non appena lo vedono ribaltare gli occhi al cielo con uno sbuffo, e poi abbandonarsi sul sedile e portarsi la bottiglia alle labbra, un generale ululato entusiasta si leva in aria.
Micah, poi, si infila a forza nel divisore per allungare una bottiglia di champagne a Pip, che accetta con entusiasmo.
«Verso una sbronza epica… ED OLTREEE!»
Così anche Radish decide di lasciarsi contagiare a sua volta, di viverla come un incosciente come loro e, alzando la birra in alto, urla con loro: «Giù i pensieri e su i bicchieri!»



*https://www.youtube.com/watch?v=xaf5L0FE4ps Questa è la pubblicità che, un tempo, fece guadagnare il soprannome nientemeno che a mia mamma, incinta di mio fratello. Mio zio è un gran burlone, eh?

ɴɢᴏʟ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ma ben ritrovati a tutti, gente!

Sono certa che sappiate tutti quanti cosa succederà nel prossimo capitolo. Ohhh, se lo sapete!!!
Che, tra l’altro, la pubblicazione dovrebbe avvenire proprio il 25… e quando sono stati concepiti ‘sti due?! C’è per forza una qualche Forza che mi guida, dopo questo è evidente .___.

Sarò sincera, avrei tanto voluto mettere uno Special con la serata di Radish, ma non ho avuto il tempo. Tra le duemila cose che bisogna fare perché sì, la disperata ricerca dei regali per i miei e il compleanno del cane (sì, sappiate che mia madre ha voluto pure fare una cena in famiglia per questo!), ‘sta settimana è stata un po’ un delirio.
Ma ho intenzione comunque di mettere dei piccoli “stracci” nel prossimo, così da far capire un po’ l’andazzo (anche se non è difficile immaginare come possa essere andata!)

Beh, direi di chiuderla qui, perché non so ancora che farmi da cena, non ho la più pallida idea di cos’ho a disposizione e sto schiantando dalla fame!

Alla prossima settimana
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

  
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