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Autore: Felpie    18/12/2020    5 recensioni
[Questa storia partecipa all'iniziativa "A scatola chiusa" del gruppo Facebook "Caffè e Calderotti" ed è un regalo per Lisbeth Salander]
Gli anni passano, ma il ricordo di Fred è sempre presente in George. Il Natale, poi, è il momento peggiore, con quegli stupidi maglioni con le iniziali e troppa voglia di fare festa. Dovrà trascorrere molto tempo e dovrà intervenire una persona speciale (o forse più di una) perché George si goda veramente e nuovamente questa festività e smetta di odiare quei vecchi maglioni fatti in casa.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angelina Johnson, Famiglia Weasley, Fred Weasley, Fred Weasley Jr, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia fa parte dell'iniziativa "A Scatola Chiusa" del gruppo Facebook "Caffè e Calderotti", la cui traccia era: Natale con il “Grinch”! Ossia: il personaggio protagonista del racconto per qualche ragione non ha nessuna intenzione di godere dell'atmosfera natalizia né di festeggiare, è anzi di cattivo umore, sminuisce e sbeffeggia tutto ciò che ruota attorno a questa festa eccetera – a voi se renderlo burbero, malinconico o altro. Se alla fine cederà al clima natalizio o meno è una vostra scelta. Di pari passo, a scelta è anche il genere del racconto: può essere una commedia allegra, un viaggio introspettivo, uno spaccato drammatico, una commedia romantica, può avere persino toni caricaturali, l'importante è rispettare la traccia e addossare al protagonista questo atteggiamento “Grinch”.
Inoltre è un regalo di Natale per Lisbeth Salander - che sicuramente non se lo aspetta per niente - quindi spero che ti piaccia.



Sembra quasi la felicità
Sembra quasi l'anima che va
Sogno che si mischia alla realtà
Puoi scambiarla per tristezza ma
E' solo l'anima che sa
Che anche il dolore servirà
(Malinconia - Luca Carboni)




 
25 Dicembre 1998

Duecentotrentasette giorni.

Sono passati duecentotrentrasette giorni. O forse duecentotrentasei e qualche ora, non sa con precisione a che ora Fred è morto. Non lo sa, non l’ha visto e non lo saprà mai. George sa soltanto che suo fratello gemello è morto duecentrotrentaseigiorni e qualcosa fa e non è passato un solo, singolo secondo in cui non gli è mancato tremendamente, in cui ha pensato a qualcosa – qualcuno – che non fosse lui.

George si passa la mano sul viso stanco, sentendo i capelli scivolargli sugli occhi; Ginny lo ha rimproverato, quando l’ha visto in quelle condizioni, solo un paio di giorni fa. Un po' di ragione forse ce l’aveva, visto che indossava un vecchio pile a scacchi verdi e bianchi – di quelli lanosi, fastidiosi e tremendamente ingombranti – dei pantaloni marroni macchiati di sugo, le pantofole consumate e aveva i capelli sporchi. In realtà era tutto sporco anche lui, ma fortunatamente Ginny è stata così carina da non farglielo notare: da quando si è trasferito in quel piccolo monolocale a Diagon Alley – da quando è letteralmente scappato dall’appartamento che aveva sopra i Tiri Vispi Weasley e che una volta condivideva con il fratello – non aveva curato molto né la sua persona né lo spazio intorno a lui. I piatti sporchi erano sempre nel lavello, usati chissà quanto tempo prima – quando si ricordava di mangiare – le carte e i documenti del negozio sparsi sul tavolo e sul divano, i pochi libri impolverati, i vestiti sporchi lasciati per terra malamente. Quindi forse il fatto che lui dovesse tagliarsi i capelli non era in cima alla lista delle priorità. Non c’era molto, ora come ora, in cima alla lista di priorità di George.

“Dovresti tagliarli” aveva detto Ginny “Almeno per Natale. Mamma ti sgriderà, altrimenti”

Natale.

Il primo Natale senza Fred.

Sembra tutto così tremendamente sbagliato.

Nel buio del monolocale – a George ormai non piace nemmeno più la luce, meglio il buio, almeno non si vede riflesso in ogni cosa che incontra – il ragazzo scaraventa a terra la tazza di tè allo zenzero che sta bevendo, incurante del fracasso prodotto dai cocci in frantumi o del liquido sul pavimento.

Nulla ha più importanza per lui. E sicuramente, quel Natale non lo festeggerà. Non andrà nemmeno alla Tana, anche se sa che Charlie e Ron lo verranno a prendere con la forza. Ma lui non ci andrà.

Il primo Natale senza Fred lo vuole passare da solo, sul divano, a mangiare delle Cioccorane, sperando di trovare il suo nome tra le figurine. Perché Fred Weasley un eroe lo è stato e George vorrebbe disperatamente riaverlo al suo fianco.



 
25 Dicembre 2000
 
Ciao Fred,
ti sembrerò ridicolo e forse un po' lo sono. Sto scrivendo una lettera e sto parlando con un morto, ma Percy – sì, hai capito bene, nostro fratello Percy – mi ha chiuso nella sua vecchia stanza e ha detto che non mi farà uscire se non sente la punta della piuma scorrere sul foglio per almeno dieci minuti e finché non è sicuro di avermi concesso tutto il tempo per scriverti questa stupida lettera. È stupida, lo so benissimo, non ti preoccupare: non ho ancora perso del tutto il senno.

Oggi è il giorno di Natale e siamo alla Tana. Ti chiederai perché non mi hanno chiuso nella nostra vecchia stanza (uso il plurale perché so che Percy non ha architettato questa mossa tutta da solo): la verità è che non ci metto piede. Non ci ho più messo piede da quando tu te ne sei andato. Sono passati tre anni, questo è il terzo Natale da quando tu non ci sei più: il primo Natale non mi sono presentato alla Tana perché non volevo vedere nessuno. Il secondo Natale mi sono trovato davanti alla porta di casa papà e mamma. Quest’anno mi è venuta a prendere Angelina.

Stiamo insieme, a proposito. Non so come lei possa voler stare con uno come me, che in quest’ultimo periodo non sono proprio in forma, se mi permetti l’eufemismo, ma continua a starmi accanto. Mi viene a trovare a casa – e di conseguenza mi costringe ad aprire le serrande, a togliere i calzini sporchi dal tavolo della cucina e a cambiarmi la maglietta – mi porta un sandwich al formaggio o un caffè o una birra a seconda dell’ora e rimane con me. Una volta mi ha portato perfino una torta al limone fatta da lei. La prima volta che mi ha baciato – sì, è stata lei a baciarmi per prima, ti prego non ti mettere a ridere anche lì dove ti trovi, so che è stata una cosa ridicola – è stata la prima volta che non ho pensato a te per dieci secondi. Ti chiedo scusa, se non ho pensato a te, in quei dieci secondi.

Angelina bacia bene ed una volta sarebbe stato il mio sogno baciarla e toccare le sue labbra soffici; ti ricordi che mi piaceva, quando eravamo a scuola? Lo avevi capito subito tu, prima ancora che lo capissi io. Lo avevi capito dopo esserci andato insieme al Ballo del Ceppo e, una volta tornati in camera, mi avevi detto che secondo te gli potevo piacere. A quanto pare avevi ragione – e smettila di ridere, dannazione, ti sento anche da quaggiù.

Sto divagando. In ogni caso, ora stiamo insieme – o qualcosa del genere – e lei si è presentata alla mia porta, questa mattina, con un cappello bianco e nero con un pon pon, un piumino bianco, i guanti e un gran sorriso. Fortunatamente mi ero ricordato di lavarmi i denti e cambiarmi la maglietta – come se avessi previsto che qualcuno ci avrebbe provato a trascinarmi fuori di casa, anche quest’anno.

Quindi ora sono qui, chiuso nella vecchia camera di Percy, a scriverti questa stupida lettera. Mi sento ridicolo, ma mi ci sento dal giorno in cui te ne sei andato, perché ridere da solo non è così divertente. Però a scriverti queste quattro righe – in cui non ti sto dicendo nulla di ciò che realmente vorrei – mi ci sento ancora di più.

Vorrei dirti tante cose, Fred, ma sarebbe inutile. Tu non leggerai mai queste righe ed io posso semplicemente sognare la tua risata. Tu sei morto tre anni e qualcosa fa ed io sono venuto via con te. Tu te ne sei andato ed io non sono stato più in grado di ridere da quel giorno. Tu non ci sei più e a me manchi.

Ecco, l’ho detto: mi manchi. Mi manchi tremendamente e mi alzo la mattina solo per non far fallire il negozio che abbiamo aperto insieme. Senza i Tiri Vispi Weasley – e senza Angelina che mi viene a controllare ogni due giorni – non so dove sarei o che fine avrei fatto.

Ce l’ho un po' con te, lo sai? Sappilo. Avevi promesso che non mi avresti mai lasciato e che avremmo fatto scherzi fino alla vecchiaia. Abbiamo scherzato sul nostro funerale, dicendo che lo avremmo organizzato noi e in grande stile, con sangue finto e dolcetti singhiozzanti. Ma non succederà. Mi hai abbandonato qui, Fred, e non passa giorno senza che io mi domandi perché sia morto tu e non io. Tanto vivere così non ha molto senso.

I dieci minuti sono passati e ora non mi interessa più se Percy è soddisfatto o meno di questo lasso di tempo, io me ne torno di sotto. Voglio mangiare il ciambellone di Natale e il torrone, così poi potrò andarmene da qui e tornare a casa mia. Dov’è tutto buio e dove nulla mi ricorda di te.

Buon Natale, Fred.
George.



 
25 Dicembre 2002

Il 25 Dicembre 2002, dopo quattro anni, George ha finalmente imparato che nessuno della sua famiglia gli permetterà di passare un Natale in perfetta solitudine, come invece sarebbe il suo obiettivo. Si è rassegnato al fatto che qualcuno busserà alla sua porta – anzi, alla loro porta, visto che Angelina vive con lui da quasi dieci mesi – dicendo che il pranzo è quasi pronto e che sono attesi alla Tana. Ogni anno è venuto qualcuno di diverso e quest’anno tocca ad Harry.

Come se non avesse già fratelli a sufficienza, più due genitori ed una ragazza, anche Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico, ci tiene che sia presente a Natale.

“Il Salvatore del Mondo Magico che non ha salvato Fred” pensa malignamente, prima di pentirsene un istante successivo. Un pensiero del genere non è proprio da lui e suo fratello si vergognerebbe – o forse si vergogna, chissà se può sentirlo da lassù – perché Harry ne ha passate più di tutti loro, perché ha visto morire tantissime persone intorno a lui, perché ha salvato tutti quelli che è riuscito a salvare. E anche perché, senza di lui, i Tiri Vispi Weasley non sarebbero mai esistiti.

Quindi no, non può sul serio prendersela con Harry James Potter.

Forse un po', ma solo perché ha bussato per tre minuti ininterrottamente sulla porta, mentre Angelina era in bagno e mentre George cercava di inventarsi una scusa per rimanere a casa con la ragazza il giorno di Natale. Ovviamente non è riuscito nel suo intento e l’accoppiata Harry – Angelina lo ha trascinato fuori di casa, preso per mano e fatto Materializzare di fronte alla porta della Tana.

L’odore di zenzero e di cannella lo accoglie subito e lo stordisce un attimo, ormai abituato al suo appartamento, ed è subito seguito dall’esplosione di colori che vede: tutti i suoi fratelli, i suoi genitori e tutti gli altri invitati li salutano calorosamente, abbracciandoli, mentre Angelina risponde per entrambi. Tutti indossano gli ormai celebri maglioni con le iniziali e quando sua madre gli passa un pacchetto morbido non ci mette troppo a capire cosa contenga: lo scarta piano e il tessuto caldo ma un po' ruvido che ormai conosce così bene gli è subito familiare. È un bel maglione blu, con una G enorme color ocra stampata sul petto, ma gli sembra così sbagliato avere la G sul petto quando ogni Natale si scambiava il regalo con Fred solo per mandare in confusione tutti, che rimane a fissarla per cinque minuti.

Forse quello è il maglione di Ginny, il suo è quello con la F, no? Non ha mai messo un maglione con la G.

Ma che stai dicendo, George? Tu ti chiami George, George con la G e non Fred con la F. Tu non sei Fred, nessuno è Fred, perché Fred non c’è e non tornerà mai più. Perché Fred è andato avanti, mentre tu stai qui con quello stupido maglione con l’iniziate tra le dita. Stringe la stoffa, mentre Angelina gli sfiora dolcemente il braccio.

George la guarda e la ragazza le sorrise dolcemente, mettendo in mostra la dentatura perfetta e catturandolo come sempre.

“Ho freddo, questo me lo metto io” dichiara e, senza aspettare nemmeno una risposta, si sfila il cardigan grigio che indossa, sostituendolo con il maglione con la G.

E George pensa all’istante che quel maglione stia molto meglio a lei che a lui e che non vuole mettersi alcun maglione di Natale quell’anno. La sua felpa vecchia va più che bene per festeggiare.

“Forse sarebbe meglio smettere con questi maglioni, Molly” bisbiglia Arthur, per non farsi sentire dal figlio.

George, però, lo sente benissimo, ma non dice nulla: prima lo trascinano a forza a Natale e poi lo incolpano anche di far finire delle tradizioni?

“Merlino, aiutami. Fred, aiutami” pensa il ragazzo: vuole solo tornarsene nel suo appartamento, insieme ad Angelina, e far passare al più presto questa giornata.



 
14 Dicembre 2004
 
Un ospedale.

Da quant’è che George non entra in un ospedale? Non se la ricorda l’ultima volta che è entrato in un ospedale. Forse quando è nata Ginny, quando il medico aveva guardato allibito tutti i sei ragazzini che aspettavano trepidanti la nascita della prima sorella femmina.

Anche in questo momento George aspetta trepidante, ma questa volta indossa una divisa chirurgica sterile, dei guanti ed è dentro la sala operatoria, dove la ragazza che è sua moglie ormai da un anno, è sdraiata su un lettino dall’aria scomoda, con i capelli sudati appiccicati sulla fronte, ma l’espressione felice e rilassata.

George sente le guance bagnate, ma non capisce come abbia fatto a sudare anche lui, che non ha mosso un dito. La moglie gli fa un sorriso e, non appena i medici si allontanano, lasciandole due coperte avvoltolate tra le braccia, gli fa cenno di avvicinarsi.

“Guardate ragazzi, quello sdolcinato di vostro papà piange” esclama, rivolta alle due coperte.

Il neo papà Weasley guarda le due coperte appallottolate, totalmente incredulo che possano contenere i suoi due figli. Due figli. Gemelli, ovviamente.

Ti stai divertendo un mondo lassù, vero, Fred?

“Ne vuoi tenere uno?” gli chiede dolcemente Angelina e George si ritrova ad annuire, allungando le braccia per prendere la coperta rosa e guardare la bambina che dorme tranquillamente. Ha la pelle un po' scura, come la mamma, un ciuffo di capelli mori e delle manine minuscole: è la cosa più bella che George abbia mai visto.

“Una bambina…”

Sapevano che Angelina aspettava dei gemelli, ovviamente, la ginecologa glielo aveva detto subito, ma avevano voluto che il sesso fosse una sorpresa. E l’ultima cosa che George si sarebbe aspettato era vedere una coperta rosa ed una coperta blu tra le braccia della moglie.

“È bellissima…” mormora il ragazzo, sfiorando il piccolo visino con il pollice, prima di guardare anche l’altro e correggersi “Sono bellissimi. E sei bellissima anche tu”

“Adesso non esagerare o oltre che sdolcinato diventerai anche ridicolo”

Tipico, sua moglie i complimenti non li vuole nemmeno di striscio. Ma forse è meglio così.

“Come li chiamiamo?”

“Io non ho dubbi sul suo nome” dichiara Angelina, tenendo tra le braccia il maschietto “Dì ciao al papà, Fred Weasley II”

E George vorrebbe piangere ancora di più, ma non vuole che la prima cosa suo figlio Fred veda siano delle lacrime. Vuole che la prima cosa che gli appaia davanti agli occhi sia una risata, un sorriso, la felicità. Perché è così che deve crescere: felice, spensierato e con una risata sempre sulle labbra.

“Ora tu scegli pure il nome che più ti piace per la nostra bambina”

“Si chiamerà Roxanne” dichiara George, senza pensarci un istante di più “Significa “piccola stella luminosa” ed è il nome che Fred avrebbe voluto dare a Ginny”

Forse, quest’anno, il Natale non sarà poi così terribile.



 
25 Dicembre 2008
 
Dopo dieci anni George ha finalmente imparato che probabilmente non potrà passare il Natale in santa pace a casa sua e che non sarà nemmeno un suo parente a venirlo a prendere, ma sarà direttamente Angelina a guardarlo e a fargli intendere gentilmente che andranno alla Tana. Anche a dieci anni dalla scomparsa di Fred.

George si è ormai un po' rassegnato e in realtà, sotto sotto, vuole farlo: Fred e Roxanne hanno ormai quattro anni, così come il primogenito di Harry – James Sirius Potter, Merlino, se il Salvatore del Mondo Magico decide di dare un nome lo fa con stile – con la seconda figlia di Bill – come ha fatto Bill ad avere due figlie tanto belle, esattamente? – e come la prima figlia di Percy – Percy si è spostato e ha avuto una bambina, ma andiamo! – e vuole che passino del tempo con i loro cugini, soprattutto a Natale. Dopotutto il Natale sarebbe una bella festa, se non fosse alla Tana, dove ogni cosa sa ancora di Fred.

I sapori e gli odori vanno via da mobili ed oggetti di solito, il problema sono i ricordi. Come per esempio lo spigolo contro cui ha rischiato di rompersi la testa perché lui e Fred avevano deciso lanciarsi con una slitta fatta da loro – il che già doveva fargli capire che sarebbe stato un rischio – dalle scale o il cassetto che lasciava sempre aperto e in cui perennemente suo fratello sbatteva e si lamentava. O ancora l’armadio inutilizzato in cui si nascondevano per fare paura a Percy o il barattolo di coccio in cui mettevano i dolci che rubavano a Ron.

Li guarda tutti, questi ricordi silenziosi, George mentre è seduto sulla vecchia poltrona sfondata, con i bambini urlanti che si rincorrono con in mano carte regalo, e, forse, per la prima volta dopo dieci anni, non li vede come un peso, ma come una benedizione. Un modo per avere Fred accanto a lui.

“Guarda papà, questo maglione ha la mia iniziale”

Il silenzio cala nella stanza, quando Fred Weasley II scende le scale con un maglione troppo grande indosso con una F che capeggia in bella vista.

Ormai è diventato un tabù, nessuno pronuncia mai il suo nome, ma tutti lo sanno, tutti ci pensano. Ma non ne parlano da quando George ha urlato – ha letteralmente dato di matto – contro Ron, che lo ha nominato ricordando di quando gli ha rifilato una Gelatina Tutti I Gusti al sapore di broccoli solo per fargli dispetto. Anche da quel giorno sono passati dei mesi, in realtà, e George nemmeno si ricorda più perché gli ha dato così fastidio.

Sono dieci anni da quando Fred non c’è più e per George non c’è niente di più bello che vedere suo figlio con il maglione di suo fratello. Vede dei capelli marroni ma tendenti al rossiccio, vede un sorriso contagioso, vede degli occhi ridenti e vede Fred. Vede suo fratello in suo figlio.

“Fred, è meglio se ti togli quel maglione” mormora Bill avvicinandosi con Louis tra le braccia e il nipotino fa una faccia confusa.

“Perché?”

“Perché…”

“Lasciaglielo pure, se lo vuole”

Nell’esatto momento in cui pronuncia queste parole tutti i presenti con più di dieci anni si girano contemporaneamente verso di lui, che però non ci fa caso, si alza dalla sedia e si avvicina a suo figlio, mettendogli una mano tra i capelli e scompigliandoglieli leggermente.

“Ti sta molto bene, Fred”

E il sorriso che riceve in cambio è il miglior regalo di Natale.



 
24 Dicembre 2012
 
C’è profumo di cannella e di cioccolata che si sparge per tutta casa, la sera della vigilia, nell’appartamento in cui si sono trasferiti George e Angelina dopo la nascita dei figli; la donna è in cucina, da dove arriva rumore di stoviglie e pentole che sbattono, insieme a Roxanne, che si è detta ben felice di aiutare la mamma a preparare la loro cena della vigilia, che è a base di biscotti fatti in casa e cioccolata calda. Anche Fred avrebbe voluto aiutare, ma da quando l’ultima volta stava per dare fuoco alla cucina per scaldare una semplice tazza di tè per la madre è stato bandito ufficialmente da quel luogo a meno che non debba fare l’assaggiatore o comunque mangiare.

Quindi ora se ne sta in salotto a giocare con una delle nuove invenzioni di George, che lo guarda teneramente dal divano. L’uomo indossa uno di quei brutti maglioni natalizi, bianchi e rossi, e si è lasciato convincere dal figlio – non che sia molto difficile per Fred Junior o per Roxanne convincere il papà a fare qualcosa – a mettere un cappello da Babbo Natale – cosa per cui Angelina ha riso per dieci minuti buoni.

“Papà” lo chiama Fred, lasciando perdere il giocattolo per un attimo, in modo da guardarlo.

“Che c’è, mostriciattolo?”

“Perché mi chiamo Fred Weasley II?”

Gli occhi di George si spalancano un attimo, guardando il figlio: all’età di otto anni, Fred Weasley II è un ragazzino dall’espressione sempre allegra, i capelli in disordine e qualche lentiggine sul naso. È la fotocopia dello zio.

Di uno zio di cui, in realtà, non ha ancora mai sentito parlare, di uno zio che non ha mai visto e che non vedrà mai.

Per un attimo George si chiede perché proprio in quel momento Angelina sia in cucina con Roxanne, perché non sia lì con lui per aiutarlo in quella conversazione difficile. Fred continua a guardarlo, curioso e George non sa da dove partire per spiegargli perché si chiama così. Non sa da dove incominciare nel raccontare chi era Fred Weasley Senior. Può davvero spiegare a suo figlio che aveva un fratello gemello – proprio come lo sono lui e Roxanne – e che è stato un eroe? Può dire a suo figlio che aveva un fratello gemello che era il suo migliore amico e la sua metà? Può confessare a suo figlio che aveva un fratello gemello e che da quattordici anni non è più con lui e da allora lui si sente sempre fuori posto?

Guarda gli occhi scuri del figlio – anche quelli così simili a quelli di suo fratello – e sospira: Fred è suo figlio, deve avere il coraggio di parlare con lui di suo zio. Glielo deve, ad entrambi.

“Vieni qui, Fred” dichiara, battendo una mano sul divano vicino a lui; il bambino ubbidisce e si siede dove gli viene indicato dal padre, continuando a guardarlo.

“Voglio raccontarti una storia, mostriciattolo”

“Una storia, papà?”

“Sì. Di me e di tuo zio Fred” conferma George.

“Avevo uno zio di nome Fred? Da lui ho preso il nome?” domanda il bambino emozionato.

“Esatto, mostriciattolo. Era mio fratello gemello, proprio come te e Roxy”

“Anche tu avevi un gemello, papà? E dov’è adesso zio Fred? Perché non lo vediamo mai alla Tana da Nonna Molly?”

“Zio Fred non c’è più, piccolo. È morto in battaglia, quattordici anni fa…” mormora George, la voce che si incrina un po' sulle ultime parole.

Fred Junior ha un’espressione dispiaciuta sul viso “Era dello zio quel maglione? Quello con la F che ho trovato a casa di nonna Molly”

“Sì”

“E com’era lo zio?”

“Era…” fantastico, la mia metà, spiritoso, forte, intraprendente, sicuro di sé “… il mio migliore amico. Mi manca molto”

“Lo zio era un eroe?” domanda il bambino e George annuisce.

“Era un vero eroe, sì”

Le labbra del piccolo Fred si aprono in un sorriso “Allora sono molto fiero di chiamarmi come lui”

George sente un leggero calore al petto ed è fiero di sé per essere riuscito a parlare con suo figlio e a raccontargli di Fred; forse è un bene che Angelina sia di là con Roxanne, era un argomento che doveva affrontare da solo.

Allunga un braccio per stringere il figlio contro il suo petto e gli deposita un bacio tra i capelli.

“Sai che c’è?”

“Cosa?”

“Dovremmo dire a nonna Molly di ricominciare a fare maglioni con le iniziali. Anche tu ne meriti uno tutto tuo”



 
25 Dicembre 2013
 
C’è un vociare allegro e confuso alla Tana, il 25 Dicembre 2013, il quindicesimo Natale senza Fred. George è seduto sulla poltrona sfondata del salotto, dove ormai ha preso l’abitudine di stare in questi pranzi, ad osservare i suoi figli giocare con i cugini; Angelina chiacchiera con Ginny – probabilmente di Quidditch – mentre Fred gioca con James e Lucy e Roxanne con Dominique. Tutto come da copione, tutto come sempre.

Nonna Molly quell’anno è tornata a fare maglioni natalizi per tutta la famiglia, così tutti i piccoli del Clan Potter – Weasley indossano il loro primo maglione con l’iniziale; Angelina si è presa il suo maglione praticamente un attimo dopo averlo scartato e George ha pensato nuovamente che sta molto meglio che a lui.

Tutte quelle lettere amplificano solo la confusione che c’è in quella casa, ma tutto questo non fa che sapere ancora più di casa; dalla cucina arriva un buon profumo di arrosto e le urla di nonna Molly contro chiunque si proponga per dare una mano.

George sente la mancanza di Fred, come ogni volta che si avvicina a quella casa, ma la sensazione orribile che prova sta diminuendo pian piano, con il passare degli anni. La rabbia e la tristezza si stanno trasformando lentamente in malinconia e nostalgia e vedere tutti quei bambini ridenti e spensierati e pensare che possono essere così per il sacrificio fatto da suo fratello gli scalda il cuore.

“Papà!”

George sbatte le palpebre e si ritrova suo figlio, con un maglione con la J, davanti: perché suo figlio ha un maglione con la J? Ma certo, James. Tipico di suo figlio.

“Che c’è, mostriciattolo?”

“Va tutto bene?”

L’uomo guarda con tanto d’occhio il suo bambino, di appena nove anni, che gli ha appena chiesto se va tutto bene: il mondo si è per caso capovolto?

“Ma certo, scricciolo, perché non dovrebbe?”

“A Natale sei sempre triste. Mi dispiace che tu sia triste” spiega il bambino e George lo guarda orgoglioso: più suo figlio cresce e più assomiglia a Fred Weasley Senior. E lui non potrebbe esserne più orgoglioso.

“Posso fare qualcosa? Vuoi che ti porti un biscotto o un pezzo di torta? O magari del cioccolato! Teddy dice sempre che il cioccolato fa bene all’umore”

George scuote la testa di fronte alle proposte di suo figlio, che si incupisce un po' “Non posso fare niente per farti sorridere, papà?”

“Non ce n’è bisogno”

“Davvero?”

George sorride, prima di annuire “Sto festeggiando il Natale con te, Fred, non potrei essere più felice”






Felpie's Corner

Se George vi è sembrato un po' fuori di testa, o quantomeno molto confuso, allora ho ottenuto ciò che speravo: credo che con la perdita di Fred, che per lui era un po' come un punto di riferimento, si sia lasciato andare molto e che ci sia voluto tanto impegno da parte di tutti per non farlo perdere completamente nella tristezza e nel dolore. Ciò che però gli ha dato la spinta per andare avanti, almeno secondo me, è suo figlio (e ovviamente anche Roxanne) in cui ritrova suo fratello in ogni gesto: dal sorriso, alla gentilezza, alla complicità con James Sirius Potter. 
George me lo immagino più timido di Fred e mi immagino Angelina come una donna molto forte, la sola che può averlo tirato fuori dal tunnel nero che era diventata la sua vita.
Ho inventato la data di nascita di Fred e Roxanne, mi serviva che fosse intorno a Natale, così come il fatto che Roxanne fosse il nome che Fred voleva dare a Ginny. Il significato, invece, l'ho trovato su internet.
Ovviamente è George il Grinch di questo Natale, ma con l'andare avanti negli anni si sta un po' sciogliendo e sta ricominciando ad apprezzarlo come un tempo.
Spero di essere risultata IC, vi auguro un buon Natale, soprattutto a te, Lisbeth Salander, sperando che la storia ti sia piaciuta e che sia arrivata fino a qui a leggerla.
A presto,
Felpie

 
   
 
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