Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: pippobaudo_    19/12/2020    1 recensioni
Courtney 'Wallis', eccezionale tirocinante presso il migliore studio legale del Canada e moglie di uno degli uomini più potenti della città... se solo se lo ricordasse.
Aiutata da un'acida coinquilina, un'artista gotica e un criminale con un'indecente cresta verde, riuscirà a ricostruire la propria vita passata tassello dopo tassello e a colmare il vuoto lasciato da uno spiacevole trauma?
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VENERDI’ 18 DICEMBRE 2020
 
COURTNEY
'Conosco un ragazzo che ti può aiutare. L’ho già chiamato'.

'Oh m-mio D-dio, che c-cosa ho f-fatto?!'.

'Andrà tutto bene, nasconderà lui il corpo' e vide un uomo di spalle inginocchiarsi verso un altro. Courtney spinse leggermente la porta per vedere meglio i due volti, ma questa cigolò. 'CHI È LÀ?'. Si girò di scatto, il suo volto – a lei ben conosciuto – in un’espressione sorpresa e spaventata. 'C-courtney?'.
Nonostante stesse tremando dalla testa ai piedi, cominciò a correre nella direzione opposta, verso l’uscita, la voce del padre che la chiamava ripetutamente.
Con il fiato corto, raggiunse l’auto, spalancò violentemente la portiera (come questa fosse rimasta ancora integra non ne aveva idea) e in fretta e furia si allontanò dall’edificio, la figura del padre in piedi sulla soglia del portone ad ordinarle di fermarsi.
Con mani tremanti frugò nel vano portaoggetti, alla ricerca del cellulare senza staccare gli occhi umidi dalla strada. Doveva chiamare qualcuno che la aiutasse, e il primo che le venne in mente fu suo marito. Fece fatica a premere i tasti, tra le lacrime che minacciavano di scendere e la macchina che avanzava lungo la strada.
 
Fu un attimo, una svista di un secondo: si ritrovò fuoristrada, troppo lenta a reagire e a premere il pedale del freno.
 
 
 
 
Spalancò gli occhi.
Grondava di sudore, aveva caldo e freddo al tempo stesso, nonostante ciò non fece nulla per combattere quelle sensazioni contrastanti, restando immobile sul proprio letto, le coperte gettate chissà dove, puntando lo sguardo al soffitto.
 
L’aveva finito. Dopo settimane trascorse a sognare corridoi bui, finalmente era giunta al termine di quell’incubo, ora almeno poteva dire di sapere cosa fosse accaduto il giorno del suo incidente. Certo, nutriva ancora dei dubbi: quanta affidabilità poteva avere un sogno? Ma era anche vero che se solo di quello si fosse trattato, non avrebbe passato più di un mese a contorcersi tra le coperte e a svegliarsi ad orari improponibili della notte.
 
Finalmente si mosse: con una mano girò il cuscino dalla parte più fresca e asciutta, mentre l’altra era alla ricerca del piumone tastando il materasso al livello dei suoi piedi, velocizzando quell’operazione quando un brivido di freddo le percorse la schiena.
Acciambellandosi sotto le morbide coperte alla ricerca di calore, trascinò con sé il cellulare. Lo schermo la accecò e solo dopo diversi secondi riuscì a distinguere i numeri sullo sfondo. Erano le cinque passate, la sveglia sarebbe suonata in poco più di un’ora e dubitava seriamente di riuscire a riaddormentarsi.
Decise di dare un’occhiata alle news, continuando a bearsi del caldo della trapunta. La bacheca straripava di notizie sulla morte di Mal: quest’ultimo aveva preso una decisione drastica togliendosi la vita in una delle celle della prigione, i polsi tagliati, prima ancora che la polizia potesse sottoporlo ad un vero e proprio interrogatorio. Appresa la notizia dai telegiornali, una settimana prima, ne era rimasta sconvolta, era impossibile che un tipo come lui avesse fatto una fine simile: intelligente e subdolo com’era doveva avere avuto un piano di riserva…
 
E se da una parte Mal era sparito, dall’altra il registratore con la voce di Zoey era magicamente riapparso sulla scrivania dello studio in casa, svuotato però di tutto il suo contenuto.
Solo allora aveva compreso il buonumore del padre in quei giorni: la morte di Mal, anzi, Mike equivaleva alla salvezza e alla libertà, sue e del suo amichetto McCord. Ignorava i dettagli ma sapeva che ad istigarlo al suicidio ci aveva pensato il genitore stesso.
Certo, il pensiero di dividere il tetto con un uomo simile le faceva accapponare la pelle, ma neanche Scott poteva definirsi uno stinco di santo tra attività illegali e alleanze con altri gruppi criminali, per non parlare del piano che aveva architettato con Damien alle sue spalle - e per quest’ultima cosa aveva davvero voluto cantargliene quattro (preoccupata come non lo era mai stata), tuttavia aveva evitato non appena il rosso, dopo settimane senza sentirsi, le era corso incontro baciandola e abbracciandola forte prima di scoppiare a piangere. Lo aveva stretto a sé, accarezzandogli i capelli fino a calmarlo, donandogli tutto il tempo e l’amore di cui aveva avuto bisogno.
E come se quel turbinio di emozioni non fosse bastato, quel giorno anche qualcun altro le aveva svelato il suo lato più vulnerabile: Duncan aveva praticamente confessato i suoi sentimenti per lei, per poi salire su un’auto e volatilizzarsi nel nulla – e per fortuna dato che non aveva saputo come replicare, non ricordando quasi nulla del tempo passato assieme. Sembrava che la sua memoria selezionasse per lei i ricordi più importanti, quasi a volerle indicare la strada giusta da percorrere.
 
E dopo quelle notti insonni, a causa di quello stupido sogno, era decisa più che mai ad affrontare il boss finale.
 
 

 
SCOTT
'Ti sei alzato presto, vedo' disse Heather a bassa voce entrando nella stanza.
 
'Non ho mai chiuso occhio in realtà'.
 
'Allora siamo in due' e la ragazza versò ad entrambi del caffè caldo.
 
Dopo mesi di inferno tutto era finito, Mal e i suoi scagnozzi non c’erano più… finalmente potevano rilassarsi un po’ pensando a come ricominciare da capo, insieme.
Eppure quei giorni per lui erano stati i peggiori della sua vita, ritrovandosi a fine giornata, sotto le lenzuola nella stanza concessagli dai Kobra, a pensare alle mille e più maniere con cui avrebbero potuto agire durante quella missione suicida. In qualche modo sapeva che non sarebbero tornati a casa tutti integri, le probabilità bassissime, ma ci aveva sperato ugualmente. Ed era così che passava le notti, a chiedersi che cosa sarebbe successo se solo avesse fermato Mal prima… Geoff sarebbe stato ancora vivo, un giorno sarebbe diventato un padre bravissimo.
 
'Smettila' parlò Heather seduta di fronte a lui. La guardò spaesato, un sopracciglio alzato. 'So a cosa stai pensando, non è colpa tua. Tutti, Geoff compreso, sapevano a cosa stavano andando incontro quando hanno iniziato a lavorare per te'. 
 
'Le decisioni per tutti le ho prese io' replicò Scott passandosi le mani tra i capelli. 'Mi chiedo, se solo avessi preso quelle giuste…'.
 
'E come avresti saputo che lo sarebbero state? Avresti potuto fare scelte diverse, certo, ma chi ti assicura che le cose sarebbero andate meglio? Dal mio punto di vista, scusa la franchezza, partire per una missione contro una banda governata da uno psicopatico - che in breve tempo ha fatto fuori circa una decina di persone - e tornare indietro con un solo morto è già tanto. Forse, avessi preso altre decisioni, sarebbero stati di più i morti su cui piangere' terminò l’asiatica sorseggiando lentamente dalla tazza, e nascondendosi subito dopo dietro questa.
 
Un moto di tenerezza lo portò a sorridere, impercettibilmente sì ma stava comunque sorridendo. 'È il discorso più lungo che ti abbia mai sentito fare, e senza imprecazioni nel mezzo'. Le gote della ragazza si colorarono di rosa, nascoste dietro la tazza bianca. 'Tu, invece, come stai?'.
 
'Sono stata peggio… ma anche meglio' sussurrò lei abbracciando le ginocchia al petto.
 
'Lo sai che il tuo discorso vale anche per te, vero?'.
 
'Lo so. È solo che è… difficile' ammise Heather sospirando. 'So che se non fossi intervenuta, Courtney sarebbe potuta morire, ma ogni volta che mi butto a letto e provo a chiudere gli occhi, le immagini del corpo di Ann- del suo corpo, in mezzo a tutto quel sangue… togliere la vita ad una persona, cattiva o buona che sia, legittima difesa o meno, è…' un singhiozzo le impedì di aggiungere altro.
 
'Ne hai parlato con Alejandro?'.
 
Lei annuì. 'È così paziente con me: nonostante abbia i suoi di problemi, per me c’è sempre'.
 
'Siete una coppia a tutti gli effetti ormai, mi stupirebbe il contrario' e la vide diventare sempre più rossa, mentre le sue dita lunghe accarezzavano la testa di toro al collo.
 
'Non so che cosa preveda la tua alleanza con mio fratello, ma preferirei non coinvolgessi Alejandro' parlò poi mutando repentinamente il tono della voce.
 
'Damien ha stretto la mano a me, solo ed esclusivamente a me' cominciò Scott guardandola dritta negli occhi. 'Saranno i miei uomini a scegliere se proseguire o meno… dopo quanto successo non me la sento di coinvolgerli nei miei problemi'.
 
Heather fece un cenno con il capo prima di finire il caffè e sciacquare la tazza.
'Scott' lo chiamò seria. 'Riferisci questa conversazione a qualcuno e ti spezzo le gambe'.
 
 
E il moto di tenerezza che aveva sentito sparì.
 
 

 
TRENT
Non aspettò molto, nell’atrio dello studio, prima di scorgere una chioma castana fare il suo ingresso. Ammirava come la ragazza vestisse sempre elegante e professionale, senza mai risultare volgare nonostante le gonne attillate. Non che le piacesse in quel senso ma, oh, era pur sempre un uomo, e con Courtney lì in giro, risultava difficile non far cadere l’occhio…
'Trent, come mai la polizia è qui?' chiese la ragazza togliendosi scompostamente la sciarpa di lana. Trent la fissò con un’espressione confusa. 'Ho visto McArthur e due poliziotti qua fuori, hanno di nuovo interrogato tuo padre?'. Il corvino scosse la testa. 'Allora credo lo faranno a breve'.
 
'Ma interrogarlo su cosa? Pensavo fosse stato quel Mal ad ucciderla'.
 
'E non ti sei chiesto il perché?'.
 
'Certamente, ma poi Mal è morto. Non ci sono altre persone a cui chiedere a parte quelli che la polizia sta ancora cercando' ragionò lui accompagnandola alla propria scrivania. Era stato un sollievo sapere che il vero colpevole non era chi credeva che fosse, anche se non poteva negare che il padre negli ultimi giorni era stato molto strano. Tuttavia, la notizia della morte di chi aveva fatto quelle atrocità a sua madre lo aveva rincuorato, e non poco ad essere onesti.
Courtney lo fissò per un secondo inclinando la testa di lato, con un’espressione dispiaciuta. La cosa lo fece insospettire. 'Perché quella faccia? Courtney, io cerco sempre di non essere malizioso, ma sembra che tu stia nascondendo qualcosa in questo momento'.
 
La ragazza si morse il labbro inferiore, lo sguardo a terra. 'Vedi, Trent-' ma non proseguì oltre.
 
McArthur, accompagnato da altri due agenti, fece il suo ingresso nello studio, le manette pronte all’uso. Gli occhi del chitarrista erano sbarrati, sorpreso all’inverosimile, passando lo sguardo dalla figura del capitano a quella della spagnola al suo fianco, e viceversa. 'Signor McCord' chiamò il poliziotto.
Suo padre sbucò fuori dal proprio ufficio, impallidendo alla vista di quei tre uomini. 
'Signor McCord, lei è in arresto per l’omicidio di sua moglie. Abbiamo controllato le sue finanze e abbiamo notato un versamento di diecimila dollari in un conto estero. Ci è voluto un po’ ma siamo risaliti all’identità del destinatario: Mike Doran. È stato lei a commissionare il lavoro sporco a quest’ultimo'.
 
'No' scosse la testa il cinquantenne. 'No, no, no. Non è così!'. Cominciò a piangere, mentre le mani venivano legate dietro la schiena. 'N-non ho commissionato n-nessun omicidio'.
 
'Avete sentito cosa ha detto?! Non è stato lui!' urlò Trent avvicinandosi.
 
Il padre lo fissò dritto negli occhi. 'Trent' la voce spezzata. 'M-mi dispiace'.
 
'Che cosa stai dicendo?!'.
 
'I-io non volevo… tua madre voleva lasciarmi e… e io non potevo permetterglielo… non… non volevo… uno scatto d’ira' farfugliò cogliendolo alla sprovvista.
Lo sconcerto tramutò all’istante in dolore e rabbia, il corpo si mosse da solo, e senza pensare alle conseguenze gli tirò un pugno sulla mandibola. Fu solo grazie all’intervento degli agenti se non gli diede il resto.

'COME HAI POTUTO!' sbraitò il ragazzo trattenuto a terra da un grosso poliziotto, dando spettacolo di fronte ad avvocati e assistenti lì presenti, la bocca spalancata per lo stupore. 'SEI UN PEZZO DI MERDA! NON HAI FATTO ALTRO CHE RACCONTARE BUGIE!'.


 
E con le lacrime agli occhi e la gola che bruciava, vide il padre e il capitano uscire dall’edificio.



 
§
 
 
 

Stava sorseggiando del vino rosso, seduto comodamente sulla poltrona in soggiorno. Erano mesi che non si sentiva così libero e in pace con il mondo. Finalmente aveva posto fine a tutti i suoi problemi, discutibili i metodi utilizzati ma “a mali estremi, estremi rimedi”.
 
'Hai aiutato tu il signor McCord a nascondere il corpo di sua moglie'. L’uomo impallidì a quelle parole. Girandosi, vide la figlia guardarlo con disappunto. 'E non contento hai dovuto ricattarlo, per questo mi ha accolta nel suo studio come se niente fosse'.
 
'Non so-'.
 
'Di cosa io stia parlando? Io dico di sì' continuò Courtney a braccia conserte. 'Ricordo tutto, papà. Tutto quello che è accaduto la sera del mio incidente: ti ho sentito dire a McCord che lo avresti aiutato. Bastava solo persuadere Mal con diecimila dollari'.
 
'T-tu come fai a saperlo?'.
 
'La polizia ha arrestato il tuo amico oggi. Ha già confessato di aver fatto fuori lui la moglie, preso da uno scatto d’ira, o così dice… mi chiedo quanto gli ci vorrà per crollare e spifferare il tuo di nome'.
 
'Non ha prove materiali contro di me. È la sua parola contro la mia'.
 
'Ultimamente vi siete scambiati molte telefonate… sono sicura che la stessa cosa sia accaduta anche la sera dell’omicidio. La polizia controllerà tutto, tabulati telefonici compresi. Ora, non riusciranno a collegarti alla morte di Mal, ma per occultamento di cadavere forse sì' concluse lei girando i tacchi, un piede sul primo gradino delle scale. 'E se la cosa non ti fosse chiara, me ne vado. Torno con Scott'.

'Non puoi andare da quel... criminale!'.

'Papà, ti sei visto allo specchio?'.






_______________________
ANGOLO AUTRICE:
E questa è la fine della spiegazione di tutto il caos che ho creato (sperando ovviamente di non aver tralasciato nulla per strada D:).
Come potete vedere dalla data ad inizio capitolo, questo sarebbe dovuto uscire ieri ma ho terminato di scriverlo solo alle 00.30 di oggi, e devo dire di non essere proprio soddisfatta, non l'ho nemmeno riletto quindi in caso di errori di battitura, grammatica o quant'altro chiedo scusa, però DOVEVA essere pubblicato in settimana.
Ora, non so se scrivere già l'epilogo... avevo in mente un ultimo capitolo *speciale* in tema natalizio (un po' come quello di Halloween per intenderci) per tirare un po' su di morale i nostri protagonisti e magari ridefinire gli ultimissimi dettagli! Staremo a vedere, in questi giorni sono veramente stanca e piena di cose da fare, a proposito di insomnia...

Come sempre, grazie per essere giunti fino a qui <3
un abbraccio!!




 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: pippobaudo_