Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: _Trixie_    21/12/2020    3 recensioni
Ci sono storie che accadono a Natale e che sembrano essere state scritte dal destino in persona: il camino scoppiettante in una fredda sera di dicembre, il vischio appeso proprio sopra le loro due teste, la neve che cade al momento giusto...
E poi ci sono storie in cui il destino non sembra azzeccarci poi più di tanto e la colpa di tutto quanto non può che ricadere su una madre iperprotettiva e impicciona, un padre rassegnato all'inevitabile, una regina con un urgente bisogno di un'altra mela avvelenata e un'eroina che quella mela avvelenata la morderebbe volontariamente pur di sfuggire a tutto quanto.
O, forse, a volte il destino ha l'aspetto di un piccolo bambino che nella magia del Natale ci crede davvero.
[Calendario dell'avvento SQ, sì, pure questo dicembre ve lo sorbite
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- 21 -
 
 
 
See I pray that love will rule and reign
And I pray that time will rid the pain of this world
- BeBe Winans, My Christmas Prayer
 
 
 
«Mai più, Snow. Mai più» sentenziò David, raddrizzando la schiena mentre mischiava l’impasto dei pancake.
«Andiamo, non deve essere stato poi così traumatico».
«Una tortura» rispose l’uomo. «E non ho intenzione di trascorrere un’altra notte così» aggiunse. Abbassò la voce perché Henry, che stava scarabocchiando qualcosa su un quaderno, tutto concentrato, non sentisse. «Non ho intenzione di dormire di nuovo su quel divano, Snow. Perciò devono risolvere qualsiasi cosa ci sia da risolvere».
Snow alzò gli occhi al cielo. «Stai esagerando».
«E allora ci dormi tu, sul divano, questa notte» fece David.
«Di cosa state parlando?» domandò Henry, spuntando tra i suoi nonni all’improvviso, prima che Snow potesse replicare.
«Niente» risposero Snow e David all’unisono.
Henry li guardò, circospetto.
Mentivano.
«Non si dicono le bugie» disse semplicemente, con espressione innocente, guardando fissamente Snow. La donna provò a distogliere lo sguardo, ma nonostante questo sentiva gli occhi di Henry bruciarle la pelle.
«Stiamo parlando di cose da grandi, Henry» concesse infine. «Ma nulla di cui tu ti debba preoccupare».
Sì, certo, come no.
E poi cose da grandi. Stavano parlando delle sue mamme, ecco di cosa stavano parlando. E lui non si doveva preoccupare?
«Non sono più piccolo, ormai» fece notare Henry, seriamente.
«No, certo che no, ma…» iniziò Snow, poi lanciò uno sguardo al marito, alla ricerca di aiuto.
David si pulì le mani dall’impasto dei pancake nel grembiule da cucina, poi si abbassò di fronte al nipote e gli mise una mano sulla spalla.
«Ma vedi, Henry, alcune cose sono difficili anche per le persone adulte e-»
«Cosa sta succedendo, qui?» domandò Regina, arrivando in cucina in quel momento. Aveva il viso tirato e pallido, ma per il resto era impeccabile. I capelli in ordine, il trucco applicato con cura, un maglione borgogna dal collo alto sopra ai pantaloni neri, a palazzo, senza nemmeno una grinza.
Nei suoi occhi, però, Snow riconobbe una scintilla di paura. Solo, non avrebbe saputo dire di cosa.
«Niente» disse Henry. «Il nonno mi stava dicendo da quale parte si mischiano i pancake».
Dalle espressioni stupite di Snow e David, a Regina fu chiaro che non stavano affatto parlando della direzione corretta in cui mischiare i pancake, ma decise di non commentare. Henry tornò a scarabocchiare sul suo quaderno e Regina decise di andare in salotto, trovando quella piccola cucina fin troppo soffocante per i suoi gusti.
David e Snow si scambiarono uno sguardo confuso.
«Torno subito» bisbigliò la donna al marito, mentre questo riprendeva a mischiare i pancake, chiedendosi se davvero ci fosse una direzione corretta e una sbagliata in cui farlo e, in caso di risposta affermativa, quale fosse.
«Senti, Henry, spiegami un po’ questa storia dei pancake» disse David, rivolto al nipote.
 
*
 
«Notte difficile?» domandò Snow a Regina, fingendo noncuranza. Il sindaco sedeva rigida sul divano, un cruciverba tra le mani.
Il sindaco alzò lo sguardo su di lei, con aria di sufficienza. «Cosa avete detto a mio figlio?»
Snow esitò, si strinse nelle spalle. «Niente, non- Cosa credi che gli abbiamo detto?»
Regina studiò Snow ancora per qualche secondo. C’era stato un periodo in cui la sola vista di Snow le dava la nausea, perché era il fantasma di Daniel che vedeva alle sue spalle. Diafano e irraggiungibile e perso per sempre. Ora non lo vedeva più. Da quando la maledizione si era spezzata, Regina aveva smesso di vedere il fantasma di Daniel e anche questo l’aveva fatta infuriare. Non voleva dimenticarlo, non voleva lasciar andare quel dolore che aveva formato tanta parte della sua esistenza. Eppure, quando guardava Snow, ora, era il verde degli occhi che notava. Le ricordavano Henry. Le ricordavano Emma.
Regina distolse lo sguardo dall’altra, guardò a terra, scosse la testa. «Hai parlato con Emma, questa notte».
Titubante, Snow fece qualche passo verso Regina, si sedette accanto a lei. «Sì» confermò. «E se hai bisogno di parlare-»
«Non c’è bisogno che fingi di sopportarmi, Snow» la interruppe il sindaco.
Mary Margaret prese un respiro profondo. Non il modo migliore per iniziare la giornata di Natale. «Non sto fingendo. I sotterfugi non fanno parte della mia natura».
«E con questo cosa vorresti dire?»
Snow si strinse nelle spalle.
Regina scosse la testa, esasperata. «Lo sapevo. Credi che abbia provato a ingannare Emma, non è vero? E che voglia farle del male, che è tutta un’elaborata macchinazione per vendicarmi di te. Ed è quello che stavi spiegando a Henry prima, in cucina-»
«No» la interruppe Snow, inorridita. Regina continuò a fissarla, incredula. «D’accordo, forse, tempo fa, avrei anche potuto pensarlo, ma… Ma non adesso!» aggiunse la donna.
«Ah, no?» fece Regina, scettica. «E perché? Perché è Natale e a Natale si è tutti più buoni?» domandò, il tono basso perché Henry, nell’altra stanza, non sentisse.
«Non che non sia vero, ma no» fece Snow. «No, non lo credo perché hai fatto vincere Emma a carte-»
«Ancora con questa storia, è stato un colpo di fort-»
«Non lo è stato, Regina e lo sappiamo entrambe» la prevenne Snow. «Ed è proprio questo il tuo problema. Invece di dire a Emma quello che devi dire, la fai vincere a carte! Non so cosa sia successo esattamente, tra di voi. Ma qualcosa è successo. E, sarò sincera, una parte di me avrebbe preferito non vederlo. Ma è così chiaro che non capisco come voi due non possiate arrivarci. Tu soprattutto! Emma a volte è come suo padre e non riesce a vedere ciò che va al di là del suo naso, ma tu-»
«Non ho intenzione di stare qui a farmi fare la paternale da una maestrina delle elem-»
«E invece te ne starai qui a farti fare la paternale, Regina!»
«No, perché, come al solito, non hai capito niente» la rimbeccò Regina. «E, in ogni caso, non sono affari tuoi».
«Non voglio intromettermi-»
«Eppure lo stai facendo» rispose Regina. «Di nuovo».
Sia Snow sia Regina tacquero. Non c’era bisogno di aggiungere altro, entrambe sapevano che era a Daniel che Regina stava alludendo. E nessuna delle due avrebbe voluto pensarci.
Snow sospirò. «Ci siamo fatte guerra, Regina. Ci siamo, letteralmente, fatte guerra. Abbiamo lasciato che altri morissero per noi, abbiamo sconvolto un intero regno, non ci siamo mai arrese, di fronte a nulla, pur di vincere sull’altra. Sei arrivata ad uccidere tuo padre, io sono arrivata a… Sono arrivata ad abbandonare mia figlia, a mandarla, sola, in un altro regno, pur di non lasciare che tu avessi il tuo lieto fine» fece Snow. «Eravamo entrambe convinte che questo odio sarebbe finito solo quando una di noi fosse morta. E l’ho desiderato spesso, che tu morissi. Ma né tu né io siamo morte, eppure abbiamo smesso di odiarci. Ed è stata Emma. Per Emma… E io sono sua madre e le madri queste cose le fanno, no? Tu lo sai, per Henry faresti la stessa cosa. Per amore di un figlio, si è capaci di ogni cosa. Ma tu… Tu chi sei per Emma? Cosa siete, l’una per l’altra? Come ha potuto sconvolgere non solo la tua vita, ma la tua stessa anima, tanto nel profondo? Come ti ha strappata all’odio e al dolore quando nemmeno Henry era riuscito a smuoverti? E ora lo so che non spetta ai figli salvare i genitori, sono stata una stupida a scaricare su Emma questo fardello. Ma… Ma Emma non ha salvato solo Storybrooke, Regina. E tu sai benissimo chi siete, tu ed Emma, l’una per l’altra».
Regina non disse nulla. Si ostinò a fissare il pavimento, a non rivolgere a Snow nemmeno uno sguardo. Sapeva che la donna aveva ragione. Intuitivamente, aveva riconosciuto Emma nel momento esatto in cui l’aveva vista. Non come madre biologica di Henry, né come figlia di Snow e nemmeno come Salvatrice, no. Ma l’aveva riconosciuta. In cuore suo, aveva sempre saputo chi Emma fosse.
Snow sospirò di nuovo. Stava per aggiungere qualcosa, suggerirle di parlare di nuovo con Emma, ad esempio, avere un po’ di speranza, quando Henry e David irruppero nella stanza con un vassoio di pancake e uno pieno di tazze di cioccolata calda e caffè. Dietro, c’era Emma.
«La colazione è servita, Vostre Altezze Reali» fece David, posando il vassoio con le tazze sul tavolino e mimando un inchino.
«Molto simpatico» fece Snow, pur sorridendo divertita.
«Pessima postura» commentò Regina, imponendosi di cancellare dalla mente le parole di Snow. E tuttavia non poté impedirsi di guardare Emma. Si scambiarono uno sguardo, entrambe accennarono un sorriso. Non andava bene e le cose si stavano rivelando più complesse del previsto, ma entrambe seppero, da ciò che lessero negli occhi dell’altra, che, qualunque cosa fosse loro successa, sarebbero sempre state nella vita dell’altra.
E questo bastò a confortarle.

 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _Trixie_