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Autore: Fatelfay    21/12/2020    0 recensioni
Le capacità d Eraserhead sono richieste per un lavoro che lo terrà lontano da casa per almeno una settimana. Hizashi e Toshinori provano a non preoccuparsi troppo.
Allerasermic, MightMic
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Present Mic, Shōta Aizawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Telefonate



Present Mic cammina tranquillo tra i quartieri della sua ronda, lo stereo al collo ben in vista e i capelli in perfetto ordine. Qualche fan lo ferma per una foto e lui dedica loro un po’ del suo tempo.

È una ronda noiosa in cui non sta succedendo niente. Nemmeno qualche bulletto del liceo o qualche scippatore disarmato. Forse è vero che i malfattori gli stanno alla larga perché temono che Eraserhead spunti dalla sua ombra. E nessuno sa ancora che vivono insieme da anni ormai. Se diventasse noto, la diceria diventerebbe verità assodata.

Il suo cellulare squilla e il cuore di Hizashi gli salta in gola. Silenzia sempre tutti i contatti quando è di ronda, tranne i cinque numeri con la suoneria personalizzata a cui risponderebbe anche in ferie, sotto la doccia o dalla tomba.

Pesca in fretta il cellulare dalla tasca e si infila nella prima via laterale meno trafficata che trova.

- Pronto, sono Hizashi Yamada.-

- Salve, la chiamo in quanto lei è il numero d’emergenza fornito da Shota Aizawa.-

Hizashi si appoggia con le spalle al muro e fa un respiro profondo per non urlare.

- Cos’è successo?-

- È in un posto tranquillo? Se può si sieda.-

- Ci sono. Cos’è successo a Sh-Aizawa? È vivo?- Hizashi stringe il telefono con entrambe le mani e spera di non ricevere la peggiore notizia della sua vita.

- La sua missione è stata in parte compromessa ed Eraserhead è stato catturato. Stiamo già provvedendo a recuperarlo.-

A Hizashi manca il fiato.

- C’è qualcosa che posso fare?- Deve fare qualcosa, non può rimanere con le mani in mano mentre Shota è in pericolo.

- Per il momento no, grazie. Abbiamo già una squadra al lavoro.-

- Lo troverete, vero?- Gli pizzicano gli occhi e la gola gli si sta chiudendo.

- Faremo tutto il possibile.- Non è una risposta e Hizashi vorrebbe strillare, urlare, correre subito al luogo dove è stato catturato Shota e buttare giù tutto a forza di gridare fino a trovarlo.

- Mi tenga aggiornato, per favore.-

- Certamente.-

La chiamata si interrompe e Hizashi stringe il cellulare coperto di glitter tra le dita. I ciondoli di un gatto nero e di un girasole scivolano sulle sue dita e Hizashi li carezza senza sapere cosa fare.

Fa dei respiri profondi, toglie gli occhiali e si asciuga gli occhi nei guanti. Tutta la sua preoccupazione dei giorni passati sembra all’improvviso così giusta e profetica.

Si morde le labbra, accarezza un’ultima volta i ciondoli e si rimette il telefono in tasca.

Si ricompone, si sforza di sorridere, tira su le spalle e si risistema gli occhiali sul naso. Mette su la facciata di Present Mic, rumoroso, chiacchierone e allegro, l’anima della festa. Non si sente sicuro di sé, vorrebbe solo correre a casa e piangere e gridare sotto la doccia, ma ha ancora un paio di ore di ronda che deve fare e non ha alcuna intenzione di mancare ai suoi doveri.

Torna sulla strada principale, riprende il suo giro di ronda e spera che non ci sia nessun delinquente in giro.
 


Hizashi rientra a casa per l’ora di cena. Toshinori è in cucina e ha già apparecchiato per loro due.

Hizashi non sa come dirglielo.
Quando Shota ha iniziato la sua carriera di eroe aveva lasciato solo il suo numero di cellulare come recapito per le emergenze e non ha mai aggiunto quello di Toshinori. Ne avevano parlato tutti insieme quando avevano capito che ormai le cose si stavano facendo serie fra di loro e Aizawa sembrava dispiaciuto di aggiungere il numero di Yagi tra i suoi contatti d’emergenza al lavoro. Anche se avevano concordato tutti insieme che era la cosa migliore per evitare di essere assaltati dai giornalisti e possibili danni collaterali in caso di una fuga di informazioni, Shota non ne era stato per niente contento.

- Com’è andata la ronda?- Chiede Toshinori raggiungendolo nell’ingresso.

Non lo sa ancora e sorride radioso, la fronte distesa e le braccia protese per abbracciarlo e aiutarlo a spogliarsi.

Hizashi non può, non vuole rovinare quella felicità, non dopo tutte le energie che Toshinori ha speso per rassicurarlo nei giorni precedenti, ignorando la propria preoccupazione.

Hizashi sa che Shota lo prenderà a calci quando lo scoprirà, ma ha bisogno che almeno uno di loro non venga divorato vivo dall’ansia.
Si tuffa tra le braccia dell’altro, le costole dure contro il suo zigomo sanno di casa.

- Una noia mortale. Non è successo assolutamente niente.-

Toshinori annuisce piano e lo lascia andare.

- Saranno tutti spaventati da te.- Scherza e Hizashi riesce a malapena a sorridere.

- Mi ha chiamato il responsabile di Shota.- Hizashi china il capo contro il petto di Toshinori e serra le braccia sulla sua schiena. Non è in grado di dire quello che sta per dire guardando l’altro negli occhi.

Toshinori si irrigidisce fra le sue braccia.

- Che ti ha detto?- La sua voce esita.

- Serve loro più tempo, quindi non tornerà prima del prossimo fine settimana.-

È una balla bella e buona ma Hizashi non ha il coraggio di dirgli che Shota è più in pericolo del previsto.

Toshi lo stringe a sé, la schiena rigida per la preoccupazione, ma non dice niente: ha passato troppi giorni a rassicurare entrambi senza mai cedere all’ansia ed ora ha bisogno anche lui di una pausa.

Shota tornerà a casa anche questa volta, Hizashi ci deve credere e spera che non ci impieghi troppo.

 
*****

 
Il ritorno a scuola arriva come una benedizione tra i compiti, le domande degli studenti e le scartoffie da compilare. Toshinori lavora con calma, senza fretta, prova ad allungare i tempi per non ritrovarsi con troppo tempo libero da solo per preoccuparsi.

Shota non ha detto loro niente sul nuovo incarico che sta svolgendo, perciò deve essere qualcosa di top-secret e pericoloso che la stampa non deve sapere.

Yagi sa che Shota non si farà ammazzare facilmente: è pur sempre Eraserhead, l’eroe notturno che protegge la città senza farsi vedere né sentire e che si fa coprire di insulti senza battere ciglio ogni volta che cancella i quirk degli altri e spunta dal nulla.
Non sarà famoso, ma sa fare il suo lavoro. Riesce a gestire una classe di adolescenti che vogliono diventare eroi alla U.A. e se è riuscito a mantenere la sua cattedra in tutti i suoi anni da docente senza rimanerci secco, non morirà di certo per una missione sotto copertura in cui nessuno conosce la sua vera identità.
Da quando ha iniziato a insegnare, Yagi stesso si chiede a volte se non saranno i suoi studenti a eccellere nell’impresa di ucciderlo.
Ogni tanto si spaventa ancora ad entrare in classe per gestire venti studenti che devono ancora imparare tutto quello che possono fare, nel bene e nel male, con i loro quirk.

C’è solo da aspettare ancora una settimana. Un’intera settimana a confidare che tutto andrà bene come tutte le volte precedenti.

Yagi allunga le braccia sopra la testa in sala professori e torna a preparare le lezioni successive.

 
*****

 
Hizashi si tiene più occupato che può e si prende in carico un paio di ronde in più, in affiancamento ad alcuni giovani nuovi eroi.

Toshinori se la cava a modo suo, prepara le lezioni in anticipo e recupera gli ultimi libri che non ha avuto modo di leggere.

Hizashi sta scappando da lui per evitare di dirgli la verità che ha taciuto e per dargli un po’ di riposo dal gestire e lenire l’ansia che lo divorano.

- Present Mic? C’è qualcosa che non va?- Gli chiede la ragazza al suo fianco.

- Niente, va tutto bene.-

- Posso chiederle una cosa?- La voce della ragazza è insicura mentre si guarda attorno per controllare che non ci siano criminali in giro.

- Certo!-

- Com’è insegnare alla U.A.?-

Non è la domanda che si aspettava e Hizashi sospira e si risistema gli occhiali sul naso.

- Molto impegnativo, abbiamo un certo tenore da rispettare, ma è anche divertente. Quando vedi i ragazzini di prima ottenere il diploma, entrare in un’agenzia e iniziare a lavorare, ne sei orgoglioso come se fossero figli tuoi.-

Hizashi sarà anche solo l’insegnante di inglese ma è orgoglioso di tutti i suoi scapestrati del corso normale e del corso eroi che ha avuto come studenti.

La ragazza annuisce:- Grazie.-

- Non c’è di che. Ti interessa diventare un’insegnante?-

- Oh, no, non ne sarei in grado. Sono solo curiosa.- Risponde lei chinando lo sguardo a terra.

- Tutti i tuoi studenti sono diventati eroi?-

Hizashi scuote il capo e si accarezza i baffi:- Non tutti, alcuni hanno cambiato idea dopo, altri avevano un secondo lavoro di cui si sono innamorati di più che del fare l’eroe. Ad alcuni interessa solo avere la licenza per poter usare il proprio quirk.-

La ragazza lo guarda un po’ confusa sull’ultima parte.

- Avevo un ragazzo con un quirk affine all’acqua e la sua famiglia aveva un peschereccio. A quanto pare, usava il suo quirk per pescare fin da piccolo ma voleva regolarizzare la cosa. Avrebbe potuto lavorare anche nella guardia marina o come vigile del fuoco se avesse voluto, ma non gli interessava.-

Hizashi sorride e si rimette le mani in tasca: quel ragazzo era sveglio e intelligente e riusciva sempre a trovare un modo creativo per sfruttare il suo quirk e l’ambiente intorno a lui.

- Capisco.-

Continuano la loro ronda, la giovane ragazza gli fa ancora un paio di domande e riescono pure a sventare una piccola rapina.

Present Mic condivide la gloria e i ringraziamenti con l’eroina emergente, mette in risalto il contributo della ragazza e lei sorride, ringrazia e quasi balbetta davanti ai poliziotti.

- Primo arresto?- Le chiede Present Mic porgendole una tazza d’asporto di Bubble Tea appena riescono a liberarsi di giornalisti e poliziotti.

Le tremano le mani, beve un lungo sorso di tè e mastica alcune delle palline. Scuote poi il capo:- È il primo in cui ho davvero usato il mio quirk su un criminale.-

- E cosa ti preoccupa?-

Lei beve un altro sorso di tè freddo.

- Non è come nelle esercitazioni a scuola. Avrei potuto fargli davvero male.- Mormora poi.

- Hai fatto il tuo lavoro e l’hai fatto bene.- Prova a rassicurarla lui.
Si ferma alla prima panchina che trova e le fa cenno di accomodarsi accanto a lui. Tamburella le dita sul ginocchio e aspetta che la giovane eroina parli ancora.

- Avrei potuto fargli male.-

- Ma non l’hai fatto.- Present Mic si risistema gli occhiali gialli sul naso e le si avvicina.

Lei stringe il bicchiere tra le dita e il suo respiro accelera.

- Ma avrei potuto. Potrebbe succedere in futuro. Io…io…- Ha gli occhi lucidi e inizia a iperventilare.

Hizashi la interrompe subito:- Ehi, respira. Bene, dentro dal naso… e fuori con la bocca.-

Lei lo guarda un po’ perplessa ma lo imita e le sue dita si rilassano intorno al bicchiere.

- Scusa, io… non so cosa mi sia preso.- Lei china il capo e si asciuga il volto con una mano.

- Perché hai deciso di diventare un eroe?- Yamada parla piano e le posa un mano sulla spalla, un sorriso incoraggiante sulle labbra.

- Voglio proteggere chi non può farlo da sé. Mia madre non ha un quirk e una volta da giovane ha visto un villain all’opera. Degli eroi sono giunti a salvare tutti e nessuno si è fatto male, ma ha ancora paura delle strade affollate a volte. Non voglio che lei o chiunque altro abbia paura: voglio che tutti si sentino al sicuro e sappiano che c’è sempre un eroe pronto a proteggerli.-

Il sorriso di Present Mic si addolcisce e le carezza la spalla:- È quello che stai facendo: oggi hai tenuto al sicuro tutto il negozio, nessuno si è fatto male e abbiamo arrestato il villain. È andato tutto bene.-

Lei china il capo e tira su con il naso.

- Ho paura che un giorno farò un errore e qualcuno si farà male per colpa mia.- Confessa a bassa voce. Yamada comprende perfettamente, le si avvicina e le avvolge il braccio intorno alle spalle.

- Abbiamo tutti paura, me compreso. Quando andavo a scuola, ho rotto i timpani ad alcuni miei compagni di classe. Niente di permanente, ma per un po’ ho avuto paura a urlare troppo forte. Capita di commettere errori: è normale, siamo esseri umani. Quello che dobbiamo fare è imparare e migliorare per sbagliare il meno possibile. E non fasciarti la testa prima di romperla: non serve a niente, ti fa solo vivere peggio.-

Yamada lo sa bene e dovrebbe seguite il suo stesso consiglio ogni giorno, soprattutto con la situazione di Shota. Tuttavia, questa non è qualcosa che la giovane eroina debba sapere per forza.

Si obbliga a fare un sorriso incoraggiante, gli occhiali storti sul naso.

- Ha senso quello che dice.- Mugugna la ragazza ma non sembra del tutto convinta.

- Menomale che non ho straparlato, allora.- Present Mic si risistema gli occhiali sul naso e il suo sorrido si allarga.

Lei arrossisce imbarazzata:- Non volevo dirlo così, non intendo dire che…-

- Niente di cui chiedere scusa, ma non dirlo in giro!-

La ragazza annuisce e fa un respiro profondo. Si passa una mano sul viso, raddrizza le spalle e fa un sorriso finto ma forte.

- Grazie. Forse è meglio tornare di pattuglia.- Propone lei.

Present Mic annuisce e si alza con lei, il tè caldo ancora in mano.

Fanno un paio di passi, la ragazza sorseggia il suo tè freddo, Present Mic si ferma di colpo e pesca il cellulare dalla tasca della giacca.

- Hai il cellulare con te?- Le chiede mentre scorre i suoi contatti.

Lei annuisce e lo prende subito da una delle tasche dei suoi pantaloni.

- Ti passo il numero di una terapista per l’ansia. Non la devi chiamare per forza, ma se ti dovesse servire, sai chi chiamare.-

Lei spalanca gli occhi ma annuisce e si salva il numero che Yamada le detta. Tornano al lavoro subito dopo, ma il turno passa tranquillo.


 
Hizashi esita sulla porta di casa. I capelli tirati su con il gel pesano e vorrebbe solo lavarli e lasciarli ricadere sulla schiena.

Deve dirlo a Toshi.
Ormai è mercoledì, sono passati tre giorni e non ha ancora avuto notizie.
Più tempo passa e meno probabilità ci sono che Shota torni a casa tutto intero. O che anche solo torni vivo.

Hizashi tira fuori il cellulare e controlla di nuovo di non aver chiamate perse o messaggi non letti. Non trova niente, controlla la conversazione con il responsabile di Aizawa ma l’ultimo messaggio risale a più di un anno prima e contiene l’indirizzo dell’ospedale in cui Shota era ricoverato.

Si ripassa i ciondoli a forma di gatto nero e girasole tra le dita e fa un respiro profondo.

Entra in casa e lascia le scarpe all’ingresso accanto a quelle di Toshi e alle pantofole morbide di Shota.

- Sono tornato!- Chiama ma non riceve risposta.

Si addentra in casa e trova Toshinori assopito sul divano, un libro ancora aperto in grembo e una tazza di tè ormai tiepida sul tavolino. Sembra così in pace e indifeso, non per le guance ancora un po’ scavate, ma più come se fosse al sicuro e non ci fosse nessun pericolo in tutto il mondo.

Hizashi potrebbe rimanere a guardarlo dormire per ore e a volte lo fa quando si sveglia per primo e riesce a sgusciare fuori dal bozzolo di coperte e arti. Spesso c’è Shota fra le braccia di Toshinori, altre volte ha la schiena voltata verso di loro, ma i piedi allungati per sfiorare i loro polpacci e tenere al caldo le dita. È uno dei pochi momenti in cui Hizashi può vederli senza difese, rilassati e senza far arrossire Toshinori o ricevere domanda da parte di Shota.

Hizashi sottrae lentamente il libro dalle mani di Toshinori, sistema il segnalibro al suo interno e lo posa accanto alla tazza di tè sul tavolino. Prende una delle coperte appoggiate al bracciolo libero e la stende sul suo amato.
Si ficca subito in bagno per lavarsi e tiene al minimo il suo canticchiare per non svegliare Toshinori.


 
- Hizashi? Sei tu?-

Mezz’ora più tardi Hizashi sussulta mentre si strizza i capelli per togliere buona parte dell’acqua e non allagare il bagno.

- Sì, raggio di sole. Ti ho svegliato?-

- No, ho fatto tutto da me. Come è andata la ronda?- Chiede Toshinori dall’altra parte della porta.

- Bene. Abbiamo fermato un furto.- Hizashi si copre in fretta con l’accappatoio e si avvolge i capelli in un asciugamano. Esce dal bagno e si fionda subito tra le braccia di Toshinori.

- Hai dormito bene?-

Toshinori annuisce e si stira le braccia sopra la testa, poi le avvolge intorno alla sua schiena.

Hizashi deve dirglielo, non ha senso rimandare più a lungo.

- Mi ha chiamato il responsabile di Shota.-

Toshinori si irrigidisce ma non dice niente.

Hizashi manda giù il nodo che ha in gola, chiude gli occhi e si concentra sul calore del corpo di Toshi.

- Hanno… hanno catturato Shota. Lo stanno già cercando, ma non so di più.-

Toshinori respira in fretta e conficca le dita nella sua schiena. Hizahsi non protesta.

- Lo troveranno e ce lo riporteranno a casa.- Sussurra e fa scorrere le punte delle dita sulla schiena di Toshinori. Lui non dice niente, si aggrappa alla sua schiena e respira come se fosse l’unica cosa che è in grado di fare.

- Ehi, lo sai che tornerà a casa a tutti i costi, vero? È sopravvissuto alla U.A. sia come studente sia come docente, questo a confronto non è niente. E lo sai anche tu che non permetterà ai suoi studenti di rilassarsi e divertirsi con un supplente.-

Ci prova Hizashi a tenere un tono di voce allegro e gioviale e gli costa tutte le forze che ha.

- È il nostro gatto nero. Vedrai che tornerà a casa e si lamenterà che gli bruciano gli occhi, che non dorme da una settimana e che il mio caffè fa schifo. Non ci toglierà le mani di dosso per tuuuutto il mese!-

Toshinori non ha ancora detto una parola e il suo respiro è affaticato. Hizashi apre gli occhi e solleva il capo di poco nella stretta del suo amato: è Shota il maestro del silenzio e Toshinori mantiene il riserbo solo sulla sua salute.

Hizashi non riesce a vedere il suo volto, ma una ciocca di capelli di Toshi gli cade sul naso. Le braccia di Toshi si stringono più forte e l’uomo si accartoccia attorno a lui come se non volesse lasciarlo andare e volesse proteggerlo da tutto il mondo.

Hizashi aspetta, si morde le labbra e continua a fargli i grattini sulla schiena. Non sa ancora leggere la mente e tutto quello che potrebbe dire non avrebbe alcun effetto su Toshi.

- Odio non poter fare niente.- Sussurra dopo un po’ Toshinori.

- Non voglio perderlo, non voglio perdere nessuno di voi due, ma non posso fare niente per impedirlo. Non posso correre a cercarlo, non posso proteggervi come voi fareste per me. Non posso fare niente e mi sento così inutile.-

Toshinori singhiozza piano e Hizashi lo stringe a sua volta, le mani aperte per coprirgli più schiena possibile.

- Ci hai protetto per anni, raggio di sole. Hai protetto tutto il mondo da solo ed ora è il nostro turno. Non saremmo qui senza tutto quello che hai fatto per noi. E anche adesso ci aiuti tutto il tempo: ci ricordi di dormire e mangiare, mi aiuti con gli incubi di Shota, mi aiuti con l’ansia e ci ami. Non sarebbe lo stesso senza di te.-

I singhiozzi di Toshinori si attenuano. Gli elenchi funzionano sempre.

- Vorrei fare di più.- Ribatte Toshinori con la voce che trema e Hizashi interviene subito prima che la mente di Toshi scivoli nella sua solita spirale di insicurezza.

- Lo stai già facendo. Shota dorme di più e sorride più spesso. Ho meno attacchi d’ansia e credo che ormai siano passati… quanto? Quattro mesi dall’ultima crisi? Contribuisci pure a formare la nuova generazione di eroi e hai visto come i ragazzi ti adorano. Sei diventato un insegnante fantastico. E io e Shota ti amiamo. Adoro vedere i vostri volti appena sveglio e come sorridi quanto c’è qualcosa che ti rende felice.-

Gli pizzicano gli occhi e la voce gli trema: odia vedere i suoi amati piangere.

- Sono così felice che sei qui con me che lo urlerei al mondo, lo sai. E Shota non vede l’ora di tornare a casa e raggomitolarsi tra le nostre braccia.-

Toshinori annuisce piano sulla sua testa e fa dei respiri profondi per calmarsi ed evitare di tossire.

- Dimmi che tornerà a casa vivo.-

- Shota tornerà a casa da noi. E ci prenderà a calci in culo quando scoprirà quanto ci siamo preoccupati per lui.-

Toshinori si lascia sfuggire un accenno di risata che muore subito in un attacco di tosse.

Hizashi si libera subito dall’abbraccio e si assicura che l’altro non stia sputando sangue. Non succede ma si spostano sul divano, Hizahsi gli porta subito un bicchiere d’acqua per calmarlo.
Accendono la televisione, il volume al minimo per riempire il silenzio mentre siedono uno accanto all’altro.











Angolo del Delirio:
E qui avete Hizashi e l'ansia e sì, è sordo.
Settimana prossima ci sarà l'ultimo capitolo!
Quindi grazie a chi rimarrà fino alla fine.
  
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