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Autore: _Trixie_    22/12/2020    4 recensioni
Ci sono storie che accadono a Natale e che sembrano essere state scritte dal destino in persona: il camino scoppiettante in una fredda sera di dicembre, il vischio appeso proprio sopra le loro due teste, la neve che cade al momento giusto...
E poi ci sono storie in cui il destino non sembra azzeccarci poi più di tanto e la colpa di tutto quanto non può che ricadere su una madre iperprotettiva e impicciona, un padre rassegnato all'inevitabile, una regina con un urgente bisogno di un'altra mela avvelenata e un'eroina che quella mela avvelenata la morderebbe volontariamente pur di sfuggire a tutto quanto.
O, forse, a volte il destino ha l'aspetto di un piccolo bambino che nella magia del Natale ci crede davvero.
[Calendario dell'avvento SQ, sì, pure questo dicembre ve lo sorbite
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I don't want a lot for Christmas
There is just one thing I need
- Mariah Carey, All I want for Christmas is you
 

 
 
Fecero colazione intorno al basso tavolino del salotto, con Henry e David che divorarono quasi tutti i pancake con buona pace di Regina, che temeva che il figlio avrebbe sofferto di mal di pancia ancor prima di pranzo. Il sindaco si limitò a una tazza di caffè, nero e bollente, e non poté non notare che Emma mangiò molto meno del solito, giusto un paio di pancake.
Poi, Henry fece la spola tra il loro albero improvvisato, sotto il quale avevano sistemato i regali che avevano portato da Storybrooke, e il tavolino, così che ognuno avesse i propri pacchetti. La maggior parte, in ogni caso, erano proprio di Henry. Il ragazzino ricevette un pigiama dalla trama tartan, un diario per l’anno nuovo, un calendario da muro, dei calzini fatti a mano, dei dolci e ben tre nuovi videogiochi, tutti differenti, perché Henry si era premurato di fare una richiesta diversa ai nonni, e a ciascuna delle sue mamme.
Il ragazzino se l’era giocata semplice, quel Natale, e aveva preparato una busta per ciascuno con dei buoni abbraccio da spendere nel corso di 12 mesi, con la clausola che suddetti abbracci non erano cumulabili né potevano essere richiesti in luoghi pubblici o di fronte ad estranei. Alla sua età, Henry non poteva certo rischiare che la sua famiglia lo mettesse in imbarazzo di fronte a Grace, la ragazza più bella che avesse mai visto. E già tenere un basso profilo, con la famiglia che si ritrovata, non era facile.
David e Snow rimasero particolarmente colpiti quando scartarono il regalo di Regina, una bottiglia di vino proveniente dalla Foresta Incantata, dagli scaffali migliori della cantina reale. Evidentemente il sindaco si era preoccupata di portare con sé altro, durante la maledizione, non solo la cripta in cui collezionava cuori.
«Potremo stapparla oggi» suggerì Snow, gli occhi lucidi per l’emozione. La Foresta Incantata, d’altronde, non aveva mai smesso di mancarle. «Per festeggiare il Natale».
«Posso provarlo anche io?» domandò Henry, speranzoso, guardando Regina.
Il sindaco lanciò uno sguardo a Emma, come aveva preso l’abitudine di fare ogni volta che Henry chiedeva il permesso per qualcosa, per sapere che cosa ne pensasse lo sceriffo. Emma si strinse nelle spalle, come a dire perché no?
Regina tornò a guardare Henry. «Ma solo un sorso, d’accordo?»
Henry annuì, entusiasta.
Ai suoi genitori, Emma regalò invece degli orribili maglioni natalizi, abbinati, che Snow e David, invece, apprezzarono sinceramente. Tanto Emma quanto Regina finsero di trovarli davvero meravigliosi quando i due li indossarono, mentre Henry commentò che sarebbero stati ancora più belli se solo avessero avuto anche le lucine. Con orrore, Regina si rese conto che suo figlio era sincero.
Fu il turno di Emma di aprire il regalo dei suoi genitori, una bellissima parure di gioielli, in argento e brillanti, realizzata a mano dai nani e incantata dalle fate perché non perdesse la brillantezza nel tempo. Emma si chiese quando mai avrebbe avuto l’occasione di indossarli, ma ne fu ugualmente commossa. Nessuno le aveva mai fatto un regalo tanto prezioso.
Ma poi Emma scartò il regalo di Regina e le mani le tremarono. Era un album di fotografie, in copertina il nome di Henry. Emma lo aprì. Le foto di suo figlio erano state ordinate in ordine cronologico e, per ciascuna, Regina aveva riportato la data e aggiunto una breve didascalia a mano. Henry si sporse per vedere meglio, diventando rosso quando vide una propria foto all’età di un anno mentre sguazzava – con il sederino in vista – nella vasca da bagno di casa, sorridente. Parlando di cose imbarazzanti, quell’album non doveva assolutamente essere visto da altri al di fuori di quella stanza.
«Regina…» fece Emma, la voce tremante. «Grazie, è… bellissimo».
Regina irrigidì la schiena, pur sorridendo a Emma con calore. «Non è niente, ho solo pensato che ti avrebbe fatto piacere sapere qualcosa di Henry. Di quando era piccolo».
Emma annuì, gli occhi umidi.
«Ora apri i tuoi, mamma!» urlò Henry, rivolto a Regina. «Manchi solo tu!»
Da Snow e David, Regina ricevette una stilografica. Un regalo impersonale, ma che Regina apprezzò in ogni caso. D’altronde era sicura non ci fosse una lista di idee regalo per qualcuno che ha provato ripetutamente ad ucciderti e ora sta crescendo tuo nipote.
Il regalo di Emma, invece, fu tutta un’altra storia. Era una scatolina quadrata, non più grande di un libro, nera, chiusa con un nastro d’argento. Regina sciolse il nastro e sollevò il coperchio. Conteneva un paio di guanti da equitazione. Quando il sindaco li tolse dalla scatola, si accorse che c’era anche un bigliettino. Lo lesse. Era un abbonamento annuale per accedere al maneggio di Storybrooke, per due persone.
Emma, rossa in viso, si schiarì la voce, imbarazzata. «Ho pensato che magari… Sì, ho pensato che magari potevi andarci con Henry o-»
Il ragazzino fece una smorfia. «Non sono più un bambino. Può andarci con te, al massimo!» esclamò. E, nel dirlo, non pensò nemmeno a quello che stava suggerendo, ma poi Henry si complimentò tra sé e sé per la bella risposta. Sì, nel caso improbabile in cui l’Operazione Vischio, il nome in codice che aveva dato al piano che aveva formulato in fretta e furia quella mattina, non avesse funzionato, l’Operazione Cavallo Bianco poteva essere un ottimo piano di riserva.
«Ma io non so cavalcare» protestò Emma. «Non che non mi piacerebbe imparare, ma-»
«Oh, Regina è un’ottima cavallerizza» fece David, sovrappensiero. «Sono sicuro potrebbe farti da insegnante-ah!» aggiunse poi, quando venne raggiunto dal calcio che Snow gli sferrò. La donna sorrise nervosamente a Emma e Regina. Lo sceriffo era paonazza, mentre il sindaco non tradiva alcuna emozione se non per il modo in cui torturava l’angolo del biglietto di Emma.
«Perché no?» disse infine Regina. «Mi piacerebbe insegnarti ad andare a cavallo».
E Emma notò che l’angolo della bocca di Regina non si mosse.
 
 
*
 
 
Emma si era offerta di aiutare in cucina solo perché credeva che Snow avrebbe avuto bisogno di qualcuno che sbucciasse le patate o che qualcuno tenesse d’occhio la rosolatura della carne per David. Ma Emma non aveva fatto i conti con suo figlio.
E suo figlio aveva ovviamente in mente qualcosa. Lo sceriffo aveva avuto questo piccolo sospetto fin dall’inizio, ma poi non vi aveva più badato. Un po’ perché Henry sembrava aver abbandonato, almeno in parte, i propri propositi, e un po’ perché… beh, perché Emma in quei giorni era stata molto distratta da Regina.  
Ma Henry sembra deciso a portare a compimento quello che aveva iniziato. Qualsiasi cosa fosse. Perciò, quando Emma chiese, innocentemente, se qualcuno avesse bisogno di una mano in cucina e Henry rispose che sì, certo, Regina aveva bisogno di una mano, suscitando una reazione sorpresa e sbigottita al tempo stesso da parte di Regina stessa, lo sceriffo ebbe l’assoluta certezza che il ragazzino stava tramando qualcosa.
Snow e David si scambiarono uno sguardo confuso.
«Tesoro, di cosa-» iniziò il sindaco.
«L’altra sera hai promesso di preparare la torta di mele, non ricordi?»
«Sì, ma-»
«E quale occasione migliore se non il giorno di Natale?»
«D’accordo, ma-»
«E io ed Emma ti aiuteremo! Mi sembra il minimo, visto che siamo stati noi a chiederti di farla».
«Questo è vero, ma-» provò a inserirsi Emma, ma Henry non aveva alcuna intenzione di demordere.
«A meno che non ci sia una qualche ragione per cui non puoi aiutare la mamma a preparare la torta… Qualcosa che non mi avete detto… O che non mi volete dire…» aggiunse, spostando lo sguardo dall’una all’altra.
Né Emma né Regina risposero, limitandosi a guardarsi tra loro.
«Ricordi-» iniziò Emma, la voce acuta. Si schiarì la gola, riprovò. «Ricordi la ricetta a memoria, Regina?»
Regina annuì. «Sì, certo. Non ci vorrà molto» rispose, affrettandosi vero la cucina, seguita a ruota da una preoccupata Emma e da un trionfante Henry.
«Cosa è appena successo?» domandò David a Snow.
«Tuo nipote è successo, ecco cosa» rispose Snow, accigliata. «E tutto questo può finire solo in due modi, David. Molto male o molto bene».
 
   
 
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