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Autore: myloveiskind    22/12/2020    1 recensioni
Kageyama e Hinata litigano spesso. Litigano per le piccole cose quotidiane perché il loro quotidiano è composto da loro due, insieme. A volte però il re pecca di egoismo altre volte l’esca pecca di avidità e quando questi difetti opposti ma non così tanto opposti si scontrano causano litigi che possono sia dividere sia unire.
Dal testo:
«Hinata, voglio…posso fare qualcosa di avido anch’io?»
«Sì, ma solo se io posso fare qualcosa di egoista.»
Storia ambientata dopo il litigio (seconda stagione, episodio cinque) e il successivo campo d’allenamento.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Yachi Hitoka
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Sei un idiota.»

Non appena Kageyama gli girò le spalle, Hinata si infervorò. Poi non ebbe alcuna pazienza perché raggiunse l'asciugamano e glielo lanciò contro come se sarebbe bastato quello a dar sfogo ai suoi sentimenti.

«Si può sapere cosa ti prende?» Kageyama si voltò gli restituì l'asciugamano irritato.

Hinata alzò incredulo le sopracciglia. «Non sono io quello che dovrebbe rispondere a questa domanda.»

Frustrato scese dal lavandino e lo raggiunse. Era semplicemente arrabbiato. Arrabbiato che un minuto prima Kageyama gli stesse asciugando il sangue dal naso come se fosse stato qualcosa che facevano tutti i giorni e che il minuto dopo si fosse allontanato con quella freddezza senza motivo apparente.

Kageyama si morse la lingua quando Hinata lo raggiunse, erano ad un soffio dal litigare di nuovo, ma lui non ne aveva voglia, non un'altra volta. Perciò corrucciò lo sguardo e prima che Hinata potesse dire qualsiasi cosa, schioccò la lingua e se ne andò con la gelosia che gli bruciava nel petto.

Hinata sospirò pesantemente e prima che potesse rifletterci anche la rabbia si assopì, era solo stanco.

Quella notte Hinata fece fatica a dormire, in parte per la conversazione che aveva avuto con Kageyama, in parte per il caldo. Era immerso in un continuo ricircolo di pensieri che non smetteva di tormentarlo e che si alternava dalle sue mani sul suo viso allo schioccò di lingua finale. Alla fine si arrese e aprì gli occhi, il futon di fianco a lui era vuoto.

Trovare Kageyama non fu nemmeno tanto difficile. Il bagno era vuoto e la cucina era silenziosa la porta della palestra invece semiaperta. Quando l'aprì Hinata sentì subito un vento caldo proveniente dall'esterno avvolgerlo. La porta che dava sul cortile era aperta. Kageyama era seduto sugli scalini della porta esterna.

«Sono ancora arrabbiato.» si annunciò avvicinandoglisi di soppiatto.

Kageyama quasi non saltò dallo spavento. Hinata trattenne la breve risata che altrimenti gli sarebbe scappata rivelando quanto in realtà stesse mentendo e gli si sedette accanto. Il cielo limpido di quella notte era il suo panorama preferito e vivere in montagna gli dava sempre la possibilità di vederlo. Con Kageyama al suo fianco era però un panorama completamente diverso.

Kageyama dall'altra parte non appena Hinata gli si era seduto accanto aveva sentito l'aria elettrizzarsi di colpo. Stargli vicino diventava ogni giorno più difficile. Voleva solo avvicinarglisi tanto da sentire il calore del suo corpo ed invece ogni volta si ritrovava ad allontanarsi per lasciargli lo spazio necessario per respirare.

«Cos'è hai fatto un brutto sogno?»
Hinata gli gettò un’occhiata, Kageyama però non lo guardava, aveva gli occhi rivolti al cielo e le stelle riflesse nelle iridi. Era davvero bello. Hinata si riscosse dai suoi stessi pensieri. Più stava insieme a Kageyama più s’innamorava, era una causa persa.

Kageyama arrossì. L'unico motivo per cui si era alzato nel bel mezzo della notte era stato per allontanarsi da Hinata. E invece per l'ennesima volta aveva fatto la scelta sbagliata: ora non era più solo vicino ad Hinata, non sentiva solo il suo respiro, ma la sua voce e vedeva i suoi occhi ambrati così brillanti alla fioca luce della luna.

«Pensavo fossi arrabbiato.»

Hinata sospirò. «Lo sono e tu sei frustrante.»

«Io frustrante!»

«Sì, tu frustrante, hai sempre quell'espressione corrucciata perché non puoi semplicemente dirmi cosa ti passa per quella stupida testa?»

Probabilmente Hinata fu il primo ad esplodere in quella tensione malcelata con tutta la frustrazione che si era accumulata in fondo allo stomaco. Ormai aveva lasciato che i suoi sentimenti traboccassero e non era sicuro che sarebbe riuscito a controllarli un'altra volta.

Kageyama sgranò gli occhi e si voltò verso Hinata sorpreso. Aveva un'espressione determinata in volto come se stesse per schiacciare una delle sue alzate e per qualche motivo il suo cuore cominciò a rimbombargli nelle orecchie per quanto era rumoroso nel suo petto. Per la seconda volta si rese conto di quanto fossero vicini, talmente vicini che i centimetri che li separavano non erano altro che spazio vuoto da riempire.

«Dico sul serio, è più spaventoso vederti in silenzio tutto il tempo. Sapere che stai pensando qualcosa ma che non mi parlerai. Sei così testardo a volte, anzi tutto il tempo.»

La voce di Hinata si ammorbidì di colpo. Kageyama lo guardò abbassare lo sguardo sulle sue mani e improvvisamente si sentì in colpa, non aveva idea di quanto Hinata fosse preoccupato per lui anzi non pensava si preoccupasse così tanto.

«Scusa.» Kageyama disse alla fine. Odiava vedere quell'espressione addosso ad Hinata. Odiava qualsiasi altra espressione che non fosse la felicità addosso ad Hinata.

Hinata quasi non credette alle sue orecchie. «Cosa? Kageyama che chiede scusa? Il sogno era così brutto?» subito iniziò pronto a prenderlo in giro. Le guance di Kageyama presero fuoco.

«Sta zitto idiota, non lo ripeterò un'altra volta.»

Kageyama assunse tutto d'un tratto un'espressione strana. Hinata lo notò subito. Gli occhi che tentennavano, le sopracciglia arcuate e le labbra che tremavano appena. A vedere Kageyama in quel modo anche Hinata si fece estremamente serio.

«Credo di essere stato egoista. Mi sono opposto alla schiacciata con gli occhi aperti perché non volevo che tu diventassi indipendente, volevo che rimanessi dipendente dalle mie alzate.»

Kageyama rimase sorpreso da sé stesso nel riscoprirsi con la voce forte e chiara a dire quelle cose ad Hinata. Non era che una parte di quello che gli frullava per la testa da giorni ma forse avrebbe terminato quel silenzio che Hinata tanto detestava. E poi, Hinata meritava di sapere dei sentimenti egoisti che aveva covato per troppo tempo nel suo cuore, perché per quanto potesse sforzarsi non riusciva a smettere di essere il re egoista che tutti conoscevano.

«Era questo?»

Hinata rimase a bocca aperta non tanto per quello che disse quanto perché realizzò che entrambi avevano avuto la stessa paura. Per la prima volta nella sua vita Kageyama dava voce ai suoi sentimenti. Non lo aveva detto esplicitamente ma quello che nascondeva dietro quelle parole era un "ho avuto paura di perderti" che Hinata comprendeva alla perfezione. Quante volte quella paura lo aveva perseguitato?

Kageyama tentennò ma alla fine annuì.

«In ogni caso ho sbagliato un'altra volta.» ammise anche se nella sua testa non si riferiva tanto alla pallavolo quanto ad Hinata e all'alzatore della Nekoma.

«Sì, sei stato veramente egoista Kageyama-kun.» ammise Hinata. Dentro di sé però era ingiustamente e stupidamente felice. Se da una parte era perfettamente conscio di quanto effettivamente egoista era stato da parte di Kageyama non volerlo rendere indipendente dall'altra non poteva fare a meno di essere felice per quel sentimento di gelosia che aveva dimostrato di avere nei suoi confronti. La cosa che però lo rendeva ancora più stupidamente contento era che Kageyama glielo aveva detto. Erano due a zero per lui.

«Adesso mi odi?» Kageyama non avrebbe potuto biasimare Hinata se lo avesse fatto.

Hinata sgranò gli occhi quando sentì quella domanda riecheggiare nell'eco della notte. Un sibilò d'aria si frappose tra loro.

«Cosa? No, no, non potrei mai odiarti, voglio dire non mi aspetto che tu cambi, va bene anche così, anche se rimani il re egoista, se qualcosa non mi andasse semplicemente te lo direi.»

Kageyama rilassò i muscoli anche se non del tutto convinto.

«E poi Kageyama-kun, non potrei mai odiare la persona che mi piace.»

Prima che potesse riflettere, le parole lasciarono le labbra di Hinata. Quando si rese conto di quello che aveva detto Hinata sgranò gli occhi sorpreso da sé stesso e da come aveva parlato senza nemmeno un secondo di esitazione. Alla fine lo aveva fatto, lo aveva detto. Si era rilassato così tanto che persino le connessioni mente-bocca si erano scollegate per qualche secondo.

«Cosa? M-ma l'alzatore della Nekoma...si è dichiarato l'altra volta, pensavo che tu e lui...» provò a dire in maniera sconnessa Kageyama. Era sconvolto. Doveva aver sentito male.

«Quello era uno scherzo, Kenma lo sapeva, che mi piaci dico...e io pensavo di non dirti niente ma alla fine se tu pecchi di egoismo io pecco di avidità.»

Il viso di Hinata era in fiamme. Il cuore che minacciava per davvero di uscirgli dal petto se Kageyama fosse rimasto in silenzio ancora a lungo.

«Kageyama, io...tu mi piaci davvero moltissimo ma va bene anche se non mi ricambi, non devi sentirti obbligato. Voglio dire non smetterei di schiacciare le tue alzate per nulla al mondo e poi possiamo restare amici, sono solo un sacco avido e volevo qualcosa in più ma va benissimo così io...»

Il cuore di Kageyama aveva preso a battere forte. Non riuscì a sentire più a sentire una singola parola del discorso sconnesso di Hinata, doveva ancora processare quelle due parole che erano divampate nel suo stomaco e che avevano accelerato il suo battito cardiaco più di quanto la sua vicinanza non lo avesse fatto: mi piaci. Il suo cuore era pieno di Hinata e c'era forse solo un altro modo per riempirlo più di quanto già non lo fosse.

«K-kageyama?» Hinata si riscosse dalle parole disconnesse solo quando sentì una mano gelida raggiungergli la guancia e vide gli occhi di Kageyama sfiorare le sue labbra.

«Hinata, voglio... posso fare qualcosa di avido anch'io?» Kageyama parlò con voce soffice. Hinata lo fissò con le labbra che chiedevano una sola cosa, nei suoi occhi questa volta vedeva sé stesso. Per un momento si chiese se anche lui aveva Kageyama negli occhi, già che gli era entrato nel cuore e nella testa non ne sarebbe rimasto sorpreso se avesse preso anche quella parte di lui.

«Sì, ma solo se io posso fare qualcosa di egoista.» gli sussurrò di rimando.

Bastò quello che i loro cuori si mossero in sincronia, come nella pallavolo. Le loro labbra s'incontrarono a metà strada, come sempre per tutte le cose che li riguardavano. Fu un primo bacio leggero intervallato da uno scambio di sguardi che urlava chiaramente che non era abbastanza. Nemmeno il velo d'imbarazzo che si colorò sulle loro guance poté fermare quel forte desiderio.

Riavvicinarsi fu automatico. Hinata si sporse per prendere di più e Kageyama lo seguì a ruota con le sue mani che non facevano altro che accarezzargli il viso e tirarlo più vicino.

Quando cominciarono, non smisero di cercarsi un secondo, le mani di Hinata accarezzarono Kageyama per tutto il viso, dietro le orecchie, tra i suoi capelli, perché non ne aveva mai abbastanza di lui, quelle di Kageyama gli strinsero il volto, lo tirarono vicino. Hinata scivolò sulle sue gambe facendo cozzare i loro fianchi, mentre le mani di Kageyama s'infilarono sotto la sua maglia. Hinata gemette nella sua bocca quando sentì quelle dita sfiorargli i fianchi e lambirgli le scapole. Kageyama sgranò invece gli occhi non appena udì quel rantolo soffocato sulla sua bocca. Quando si separarono lo fecero solo per guardarsi negli occhi e brandire quel poco d'aria che era necessario per respirare, un velo d'imbarazzo si dipinse su entrambi i loro volti.

«Kageyama...»

«Hinata...»

Sospirarono i nomi l'uno dell'altro a pochi centimetri dal baciarsi di nuovo.

«Stai piangendo?» lo sguardo di Kageyama si fissò su Hinata quando lacrime calde presero a scendere lungo le sue guance. Hinata sgranò gli occhi quando realizzò di come i suoi sentimenti erano straripati non solo dalle sue labbra ma anche dai suoi occhi.

«Sono solo felice.» le labbra di Hinata si distesero in un sorriso e Kageyama non poté fare a meno di affondare il viso nel collo di Hinata.

«Hinata anche tu, anche tu mi piaci.» Hinata sentì il respiro di Kageyama sulla sua pelle e rabbrividì, il cuore non avrebbe mai smesso di battergli così veloce nel petto, perché quello era l'effetto che Kageyama gli faceva.

***

Kageyama si risvegliò che il sole stava sorgendo timido tra le chiome folte del boschetto che rado si distendeva di fronte alla scuola. Si era addormentato con Hinata in un groviglio di braccia e gambe e ancora aveva le sue mani appoggiate sui suoi fianchi mentre Hinata era scivolato lungo il suo petto addormentato. Kageyama aveva ancora la sensazione delle sue labbra impressa sulle sue. Il calore che sprigionava Hinata era rassicurante, più caldo di qualsiasi sole, di qualsiasi estate.

«Mh, Kageyama?» Hinata si scostò appena dal suo petto. C'erano tante cose che gli piacevano di Kageyama ma i suoi occhi erano la sua cosa preferita. Erano belli quando erano pieni di stelle, erano belli quando erano pieni di sole ma erano ancora più belli quando erano pieni di lui e Hinata desiderava essere sempre nei suoi occhi.

Hinata fece per staccarsi dal suo petto, ma Kageyama lo strinse a sé. Le gambe facevano male e la posizione in cui avevano dormito era scomoda ma ancora non si voleva muovere, voleva che quel momento durasse per l'eternità.

«E comunque siamo tre a zero per me.» commentò Hinata che con il viso appoggiato sul suo petto sentiva il cuore di Kageyama battere veloce, forse alla stessa velocità del suo.

«Si può sapere di cosa diamine stai parlando?»

«Niente, solo che mi devi tre meatbuns o tre baci, scegli tu.»

Kageyama non se lo fece ripetere due volte che gli tirò su il mento e lo baciò. Era arrivato ad un punto tale che poco gli importava di aver perso se tanto il pegno era quello di baciare Hinata. Le sue labbra sembravano più un premio che una punizione.

«Dovresti perdere più spesso.» commentò Hinata.

«Posso farlo senza dover scommettere qualcosa?» si lamentò Kageyama quando Hinata gli si alzò di dosso.

Quando anche lui si alzò fece fatica a reggersi in piedi, che dovette aggrapparsi alla porta a scomparsa con le gambe addormentate. Hinata rise.

Kageyama arrossì al solo suono della sua risata. Da quando era diventato così sensibile a qualsiasi cosa facesse Hinata?

«Non ridere razza d'idiota, ci siamo addormentati in una posizione scomodissima.»

Si costrinse a non pensare ai loro compagni di squadra

«Io però sto benissimo.» Hinata fece qualche passo in palestra per poi ritornare all'uscio dove Kageyama faceva ancora fatica a reggersi in piedi a causa del formicolio alle gambe. Kageyama gli lanciò un'occhiataccia. Mentre Hinata gli si era addormentato contro, lui aveva dovuto fare i conti con le scalinate.

«E comunque.»

Hinata si chinò su di lui e lo baciò. Kageyama si sfiorò appena le labbra con le dita. Baciare Hinata era improvvisamente diventata la sua cosa preferita.

«Puoi farlo tutte le volte che vuoi, non aspettavo altro.»

N.D.A

Quando ho iniziato a pubblicare questa storia non avevo idea di finirla esattamente al compleanno di Tobio è come se gli avessi un mini regalo improvvisato. In ogni caso sono contenta di averla conclusa e ringrazio anche chi l'ha seguita fino a qui.

Sto pensando ad un breve sequel concentrata sulla Kuroken e collegata a quest'altra storia, è solo una bozza nella mia testa ma mi farebbe comunque piacere sapere se qualcuno è interessato.

Detto questo vi auguro buone vacanze!
 

-Jo

 

   
 
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