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Autore: Ser Balzo    23/12/2020    1 recensioni
Salvato il mondo e tornato a Hogwarts, Harry Potter si rende conto che certe cose non potranno essere più come prima – mentre altre, invece, non cambieranno mai.
Come, ad esempio, la sua innata passione per le idee fuori di testa.
«Avanti, spara.»
«Che ne diresti se mettessimo su una band?»
«Una
che cosa
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Dudley Dursley, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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1.
Intro (a nessuno piace la band d’apertura)




Andava tutto bene.
Harry aprì gli occhi, un miscuglio agrodolce di emozioni che gli premeva sul petto. Era come se si fosse tuffato in uno specchio d’acqua gelato nel pieno di una giornata estiva: si sentiva sollevato, dolorante e permeato da una sottile ma pervicace malinconia.
Si sollevò sui gomiti, osservando la macchia sfocata che doveva essere il letto di Ron: all’altezza a cui si trovava la sbavatura rossa dei suoi capelli, dedusse che doveva essere seduto sul materasso. Cercò a tentoni gli occhiali, soffocando l’impulso di richiamarli a sé con la magia: l’ultima volta che era successo non era andata a finire bene. Per sua fortuna, questa volta l’Harry della sera prima si era comportato bene, lasciandoli sul comodino.
(Ogni tanto Harry era convinto che i suoi occhiali avessero una sorta di coscienza magica e amassero nascondersi nei posti più disparati per fargli un dispetto. Visto tutto quello che era capitato loro, non poteva biasimarli più di tanto.)
La stanza prese forma, trasformando le macchie rosso-brunastre in tre letti – il suo, quello di Ron e quello di Neville – disposti come sempre in cerchio. I letti dell’ottavo anno erano appena sotto il tetto della piccola torre del dormitorio maschile: le prime volte, Harry era rimasto incantato a osservare le grosse travi e le scure tegole di ardesia che si intravedevano qui e là tra il legno.
Non credeva sarebbe mai tornato a Hogwarts; ma Ron non voleva lasciare sola Hermione nella sua irrimediabile missione di essere la più indefettibile secchiona di tutto il mondo magico (“voglio dire, Harry, ma non sa già tutto? Come fa ad entrargli altra roba in testa? Ogni tanto ho paura che per ricordarsi l’ennesima rivolta di Ahk Vattelappesca si cancelli dalla memoria come si va in bagno”) e Harry non voleva lasciare solo Ron. O forse, semplicemente, andare a vivere a Grimmauld Place era ancora troppo per lui.
Harry si stiracchiò, attendendo che Ron gli desse il buongiorno – che poteva essere assonnato, entusiasta, funereo, ma che Harry ormai considerava parte integrante della sua routine quotidiana –; ma Ron rimaneva in silenzio. Guardava fuori dalla finestra, un’espressione pensosa e quasi triste sul volto.
«Ehi» gli disse. «Che fai, mi rubi il mestiere?»
Ron rispose con un mugugno distratto, per poi riscuotersi e girarsi di scatto verso di lui, come se fosse stato colto a fare qualcosa di particolarmente riprovevole. «Sì, scusa Harry.» Lanciò un altro rapido sguardo alla finesta. «Era solo…»
Harry rimase in attesa del resto della frase. «Solo…?»
Lo sguardo di Ron scivolò sull’orologio da polso sul suo comodino. «Miseriaccia, sono già le nove!» esclamò, con una tale forza che Harry sobbalzò tra le coperte. «Domani Hermione ha il compito di Aritmanzia Avanzata e le avevo promesso di aiutarla a studiare…»
«Aiutarla a – ti intendi di Aritmanzia Avanzata?»
Ron gli scoccò uno sguardo sinceramente offeso. «Secondo te?»
«Scusa, scusa. Non mi permetterei mai…»
«La aiuto tenendo in mano il libro, possibilmente non al contrario, e facendo finta di capire cosa dice quando mi ripete la Gaussiana di nonsocosa e le triplette stocastiche… sì, si chiamano veramente stocastiche» aggiunse, vedendo che Harry si stava preparando a commentare la cosa.
«Beh, allora non c’è un minuto da perdere.»
«Puoi ben dirlo, per le mutande di Mer—» Ron rischiò di inciampare sulle proprie coperte, ma riuscì a tenersi in piedi. «Ok, sono vivo. Almeno per il momento.» Cominciò a raccattare i propri vestiti sparsi per terra, cercando di infilarseli tutti insieme nello stesso momento.
«Ron… la camicia è al contrario» gli fece notare Harry.
«Non importa» disse lui, infilandoci sopra il maglioncino della divisa. «Se non mi spiccio farà comunque una brutta fine… insieme a tutto quello che c’è sotto.»
«Ron, senti, io credo che Hermione—»
«Tu credi? Davvero? Non so se ti ricordi cosa diventa il giorno prima di una verifica…»
«Beh, sì, ma—»
«Un basilisco, Harry. Una creatura malvagia che uccide con lo sguardo. E affamata di sangue giovane… e innocente.»
La faccia di Harry assunse una sfumatura decisamente sarcastica. «Che saresti tu?»
«Parola mia» continuò Ron infilandosi i pantaloni sopra quelli del pigiama, «quella strega è fuori come un Gorgosprizzo…» Si fermò un attimo, si guardò allo specchio del grande armato posto al lato opposto della porta del dormitorio e si lisciò una ciocca di capelli. Poi sospirò con la stessa intensità di quando, un paio d’anni prima, aveva per sbaglio ingoiato una generosa dose di filtro d’amore. «…non posso non amarla.»
Harry alzò le mani. «Niente da dire, vostro onore.»
«Beh, Harry, io scappo. Ci vediamo giù in Sala Grande, eh? Che ho il sospetto che toccherà anche a te una conferenza sulle triplette stocastiche…»
«Non vedo l’ora.»
«È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.»
Ron corse verso la porta, tornò indietro, pescò la cravatta da sotto il letto e scomparve giù per le scale. Harry pregò di non sentire il fracasso di un diciottenne Grifondoro rotolare giù per le scale; per sua fortuna, i passi pesanti di Ron si spensero in fondo alle scale senza altri rumori.
Scese dal letto. Fuori dalla finestra, una densa nebbia nascondeva il lago.
Guardò giù, lì dove il prato era ancora visibile. Per un momento, vicino ad un albero, gli parve di vedersi muovere qualcosa. Per un momento, pensò che fosse Sirius.





L'ANGOLO DELLA CHIACCHIERA: Ho scritto questa roba strampalata più o meno un anno fa, unendo la mia insana passione per il pop punk con l'altrettanto insana passione della mia augusta companion per la Drarry. Sì, esatto, avete letto bene. Consideratevi ufficialmente avvertiti.
Tecnicamente parlando, stando a quanto mi è stato detto, questa fanfy dovrebbe ricadere nel campo delle "pre-Drarry", ossia quelle storie in cui si vede l'inizio di quella che poi, incrociando le dita, diventerà una relazione tra i due. Chi sperava in pastrugnamenti vari in qualche aula deserta al terzo piano, purtroppo, rimarrà deluso; ma d'altronde, chi ha tempo per limonare quando c'è da resuscitare (o meglio, inventare, visto che siamo nei tardi '90) il genere che ha definito l'inizio di questo millennio?

Un'ultima nota prima di sparire: essendo già stata scritta, posso già dirvi non solo che questa storia consta di nove capitoli (se non ho fatto male i calcoli) ma che verranno tutti pubblicati nel giro di pochi giorni: tre capitoli oggi, tre capitoli domani, un capitolo per Natale e i due finali per il giorno dopo. Perché mica le fa solo Netflix le miniserie natalizie, oh.

Ora basta con le ciance: tirate fuori dalla naftalina i pantaloni stretti, lo smalto nero e abbassate al massimo la tracolla della chitarra. È tempo di andare.



 
  
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