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Autore: _Trixie_    24/12/2020    3 recensioni
Ci sono storie che accadono a Natale e che sembrano essere state scritte dal destino in persona: il camino scoppiettante in una fredda sera di dicembre, il vischio appeso proprio sopra le loro due teste, la neve che cade al momento giusto...
E poi ci sono storie in cui il destino non sembra azzeccarci poi più di tanto e la colpa di tutto quanto non può che ricadere su una madre iperprotettiva e impicciona, un padre rassegnato all'inevitabile, una regina con un urgente bisogno di un'altra mela avvelenata e un'eroina che quella mela avvelenata la morderebbe volontariamente pur di sfuggire a tutto quanto.
O, forse, a volte il destino ha l'aspetto di un piccolo bambino che nella magia del Natale ci crede davvero.
[Calendario dell'avvento SQ, sì, pure questo dicembre ve lo sorbite
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- 24 -
 
 

 
A little boy made a wish that day
That the world would be okay
- Shake up Christmas, Train
 

 
 
Regina decise di finire di preparare la torta da sola e bandì Emma dalla cucina ad interim, così lo sceriffo ne approfittò per fare quello che sapeva fare meglio: torchiare i criminali.
Emma trascinò Henry fuori, con la scusa di fare una battaglia a palle di neve, fin sul retro dello chalet.
«Allora, ragazzino, non prendiamoci in giro» esordì lo sceriffo, le mani piantate sui fianchi. «Che cosa stai combinando?»
«Niente» fece Henry, con espressione innocente.
Emma alzò gli occhi al cielo. «Non fare quella faccia, funziona solo con tua madre. L’altra tua madre. Non con me. Sputa il rospo».
Henry incrociò le braccia al petto, contrariato. Stirava le labbra nell’esatto, identico modo in cui le stirava Regina quando le cose non andavano come avrebbe voluto lei.
«Allora?» lo incitò Emma.
«Non sto combinando niente» fece infine Henry.
«Stai mentendo».
«Non è vero! Usa il tuo superpotere!»
«Cosa stai combinando?»
«Io non sto combinando niente. State facendo tutto voi».
«E questo cosa vorrebbe dire?!» fece Emma, presa in contropiede. D’accordo, Henry, tecnicamente, non aveva mentito. Ma era anche fin troppo bravo ad affidarsi al solo senso letterale delle parole.
Henry si strinse nelle spalle. «Ci stavamo divertendo, prima, no? Tu, io e la mamma. Prima di…» fece il ragazzino, indicando la mano di Emma.
«Sì» ammise lo sceriffo, circospetta. «E allora?»
«E allora?» disse Henry, facendole il verso.
«Ehi!»
«Dai, come sarebbe a dire e allora? E allora non sarebbe bello se fosse sempre così?»
«Sì, ma-»
«Blah blah blah» fece Henry, interrompendola, e d’accordo, quello lo aveva sicuramente imparato da Emma e non da Regina, ma questo non significava certo che lo sceriffo non potesse esserne infastidita. «E allora vedi di fare per te quello che hai fatto per tutti gli altri, Emma. Trova il tuo Lieto Fine!»
Lo sceriffo aprì la bocca, costernata, poi la richiuse. La riaprì di nuovo, la richiuse.
Quanto e cosa sapeva, esattamente, quel ragazzino?
«Henry, non so cosa tu creda di aver visto, ma-»
«Evita, Emma» rispose Henry. «Non capisco quale sia il vostro problema!»
«Henry, sono cose da grandi, non puoi ancora capire-»
«Sarà, ma a me sembra che nemmeno voi capiate» disse il ragazzino, ora visibilmente alterato. Emma avrebbe disperatamente voluto che ci fosse anche Regina, lì con loro. Era molto più brava di lei a capire che cosa passasse davvero nella testa di Henry e a dire le cose giuste al momento giusto. Era chiaro che Henry sospettasse o sapesse che qualcosa, tra Emma e Regina, doveva pur essere successo e lo sceriffo si trovava in difficoltà. Doveva essere sincera? E se sì, quanto? O avrebbe dovuto dire a Henry di chiedere a Regina? O che ne avrebbero parlato insieme, ma non oggi, non a Natale? Oppure poteva negare tutto quanto? Chiudere quel discorso prima ancora che venisse aperto?
Lo sceriffo prese un respiro profondo, si passò una mano tra i capelli.
Mentire era escluso, Henry non glielo avrebbe mai perdonato. E, allo stesso modo, anche la pura e semplice verità era esclusa: dire al proprio figlio preadolescente di aver pomiciato con l’altra sua madre e che quella era stata la notte più bella mai vissuta non sembrava una mossa astuta, ad Emma. Senza contare che Regina non avrebbe gradito, affatto.
Rimaneva solo una tortuosa e insidiosa via di mezzo con cui dire tutto, senza dire niente. E dove era Regina quando aveva bisogno di lei? Emma era una frana, in queste sottigliezze, dannazione!
Infine, lo sceriffo prese coraggio, si schiarì la voce.
«Ragazzino, ascoltami, quello che c’è tra me e tua madre – o che non c’è, ecco… in qualsiasi modo stiano le cose tra di noi, Henry, ti prometto, anzi, ti promettiamo, che non interferiranno mai con il bene che ti vogliamo e con-»
«Lo so» disse Henry, un’espressione scontrosa in viso. «Ma allora perché non ci provate?»
Emma si strinse nelle spalle, sconsolata. «Non lo so, perché-»
«Avete paura che i nonni si arrabbino?» domandò Henry.
«No, non più».
«E allora perché? Ai nonni sta bene, a me sta bene!»
 «Perché… Perché stiamo bene, ora. E non vogliamo rischiare di… di… E se poi non va e tu… E…»
«Avete promesso, no? Che non ci andrò di mezzo io» le ricordò Henry. «E smettetela di usarmi come scusa, non è una cosa gentile da fare».
«Non ti stiamo usando come scusa!» protestò Emma, indignata.
«Come volete» fece Henry, abbattuto, dando poi le spalle a Emma per dirigersi verso l’entrata dello chalet.
«Henry, aspetta!»
Henry si fermò e Emma lo raggiunse. «Ragazzino-»
«Se non volete darvi una possibilità solo perché ve la fate addosso, allora d’accordo. Lo trovo ridicolo, ma me lo farò andare bene. Ma non usate me come scusa. Perché l’unica cosa che non mi piace è proprio questa, che non ci proviate nemmeno. La mamma non ha mai rinunciato a qualcosa solo perché è difficile e tu parli sempre di credere in sé stessi e realizzare il proprio destino e tutte quelle belle cose, ma poi?» domandò Henry, stringendosi nelle spalle. «E saranno anche cose da grandi, ma a me sembra di capirne più di voi».
«Glielo hai detto?» disse Regina, facendo sobbalzare sia Henry che Emma. Nessuno dei due si era accorto del sindaco, che li aveva raggiunti da qualche secondo, avendo finito di preparare la torta di mele e volendo passare un po’ di tempo con loro. Credeva di trovarli infreddoliti, nel bel mezzo di una ridicola battaglia a palle di neve, invece le loro voci alterate raccontavano una storia ben diversa.  
«No!» esclamò immediatamente Emma, terrorizzata.
«Me ne sono accorto da solo» confessò Henry, abbassando lo sguardo.
Regina sospirò profondamente. «Tesoro, non-»
«Lo so, Emma me lo ha già detto» disse Henry, ma aveva perso la scontrosità di poco prima e sembrava molto più piccolo di quanto in realtà non fosse. «Ma vorrei solo… Vorrei solo tu e Emma felici. E anche io…»
«Ma noi siamo felici, Henry» disse Regina, avvicinandosi a Henry per accarezzargli il viso. Gli occhi del ragazzino si inumidirono.
«Lo so» disse Henry, «ma intendo… felici davvero. Potete almeno riparlarne? Quando torniamo a Storybrooke?»
Emma e Regina si guardarono, si strinsero nelle spalle. «D’accordo» rispose Emma infine. Regina annuì.
Henry sorrise appena, anche se sentì dentro di sé una nuova speranza riaffiorare con forza. Ovviamente, non aveva mentito, pensava davvero tutto quello che aveva detto a Emma e a Regina. Ma pensava anche che lui era il figlio della Regina Cattiva e della Salvatrice, il che risultava in una capacità di perseverare nei propri obiettivi senza pari.
Perciò, Henry allargò le braccia, in modo da stringere a sé – e tra loro –  sia Emma che Regina, strette strette. Un abbraccio di riconciliazione, certo. Ma non solo. Dopo pochi istanti, Henry si sciolse dall’abbraccio, sorrise alle sue madri e disse che aveva freddo, così rientrò nello chalet, il più velocemente possibile, lasciando le sue madri in mezzo alla neve, abbastanza vicine l’una all’altra da far loro battere il cuore senza controllo.
Henry Mills aveva un’operazione da portare a termine quel Natale, e nulla, nemmeno la Regina Cattiva né la Salvatrice, sarebbe riuscito ad ostacolarlo.
   
 
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