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Autore: KikiShadow93    26/12/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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🎄🎁𝔹𝕌𝕆 ℕ𝔸𝕋𝔸𝕃𝔼!🎁🎄

(in ritardo)


Prima di iniziare, ci tengo a ringraziare in particolare Chimera__, _Cramisi_ e Celeste98 per aver recensito lo scorso capitolo, e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 41! 💛
Ringrazio anche Achiko, Chimera__, Elfosnape, Girl_Hufflepuff, Kiira_kun, LadyTsuky, moony_1906, M_B_V, Noemy 1551 e The Big Dreamer per aver messo la storia tra le seguite 💛; Chimera__, Nhirn9001 e wicapiwakan per aver messo la storia tra le ricordate🧡; A l e x a n d r a, ariel17, Celeste98, Chimera__, Lady Devonne Isabel, Mirwen, Noemy 1551, Teo5Astor e _Cramisi_ per aver messo la storia tra le preferite ❤️. Ringrazio in ultimo (ma non certo per importanza) anche tutti coloro che leggono silenziosamente! 💚

 

𝟝𝟙. 𝓘𝓁 𝓅𝒶𝓈𝓈𝑜 𝒹𝒶 𝓊𝓃𝒶 𝓋𝒾𝓉𝒶 𝑜𝓇𝒹𝒾𝓃𝒶𝓇𝒾𝒶
𝒶𝒹 𝓊𝓃𝒶 𝓈𝓉𝓇𝒶𝑜𝓇𝒹𝒾𝓃𝒶𝓇𝒾𝒶





Il suo letto puzza di vomito. Puzza davvero tanto di vomito. Ma perché? Non ricorda di aver vomitato. In realtà, non ricorda neanche di essere andato in mare… Come ci sono finito in mezzo al mare?
Ma, forse, quella non è neanche la domanda giusta. Forse, ma in modo molto ipotetico, quella giusta è: perché sente distintamente il rumore dei bombardamenti? Che lui sappia, sul pianeta Terra non ci sono guerre particolari, al momento. Di sicuro non ce n’erano alla bella casetta dove lo hanno portato al calar del Sole.
Ma forse adesso sta in mare aperto, quindi, chissà, magari stanno costeggiando qualche posto dove è effettivamente in atto una qualche guerra, ma lui era collassato su un materasso che puzza di vomito e non poteva certo rendersene conto.
Sente delle sonore bestemmie, da qualche parte.
Qualcuno sta urlando, è un uomo, lo sente chiaramente. La testa però gli fa un male d’Inferno, e a stento riesce ad alzarsi dal fetido letto. Ahhh, la mia testa! Ma dove sono?!
Per quanto si stia impegnando con ogni singolo neurone superstite e attivo, non riesce davvero più a rimettere insieme i pezzi. Niente, blackout assoluto.
Si trova in una stanza che non conosce, e fuori dalla finestra rotta — che spiega così anche il freddo — intravede in lontananza degli alberi. Più vicino, un lago.
Non sono in alto mare, quindi la sensazione di mal di mare è riconducibile alla più straordinaria e devastante sbronza che abbia mai preso in vita sua. E pensare che si è sbronzato altre volte, ma mai una sola volta ha provato un qualcosa di simile ad ora.
Lo stomaco è rivoltato come un calzino, la testa esplode e gli pare quasi che dentro vi sia un picchio — o un martello pneumatico —, sente curiosamente umido sulla schiena… ed è in mutande.
Cosa CAZZO è successo?!
Si porta una mano sulla testa, come se così potesse impedirle di girare, e capisce perché sente umido sulla schiena: i capelli sono bagnati. Quando mi sono fatto la doccia?
Il rumore del bombardamento non finisce, ed alle sue orecchie pare anzi aumentare di secondo in secondo. Guardando fuori dalla finestra, però, è evidente che non siano sotto attacco.
Per un misero istante pensa che adesso potrebbe essere comodamente nel suo letto caldo e pulito, stretto alla donna che gli ha stravolto la vita, che starebbe dormendo alla grande, e la vena gli si chiude di scatto.
Deciso a capire cosa stia succedendo, esce dalla stanza con delle notevolissime difficoltà. Se volesse fare a botte adesso, sarebbe sicuramente un problema.
River è in salotto, riverso a terra, sotto al tavolo da fumo di legno scuro. Attorno a lui, un numero imbarazzante di bottiglie e lattine tragicamente vuote, oggetti rotti che, probabilmente, prima stavano sul tavolo, e dei tacchi indecentemente alti e appariscenti. C’è anche qualcosa di rosso in mezzo ai fiori distrutti, ma a quella distanza non capisce di cosa si tratti. Sopra al tavolo, Pip si sta sedendo lentamente, la testa rasata a zero e un pisello scarabocchiato in fronte. Ora si spiega la roba rossa insieme ai fiori.
Hurricane barcolla vicino a lui, con la classica espressione di chi, davvero, non ci sta capendo più un cazzo. Sente un rumore assurdo — che alle sue orecchie è pure più insopportabile —, e si sente totalmente disorientato, con quel mal di testa bastardo che non gli lascia fare neanche due più due.
Si guardano per un paio di secondi negli occhi, ma non riescono a trovare nell’altro alcun genere di risposta. Non ricordano assolutamente niente.
Mordecai entra dalla porta finestra distrutta, bagnato fradicio. Ma forse, a giudicare dalla sua faccia, sta semplicemente sudando tutto l’alcol che ha in corpo. La nota positiva nel vederlo adesso, è che qualsiasi sia la causa del trambusto, lui non c’entra.
«Ma cos’è ‘sto casino?!» Maddox, dopo essere ruzzolato giù per le scale, pare essere a tanto così dall’esplodere per il disappunto. Neanche lui ricorda più niente di niente, e ciò gli suona strano. Si sbronza con i suoi fratelli da quando non avevano decisamente l’età per bere, e non è mai arrivato ad un livello tale da non ricordarsi un cazzo di niente. Adesso, invece, lui si ricorda anche meno, di un cazzo di niente!
Major esce dal divano. Non ci stava sdraiato sopra, era proprio dentro. Come ci sia entrato, dal momento che i cuscini sono tutti al loro posto ed intatti, non lo sanno ora, non lo sapranno dopo e va anche bene così. Viste le condizioni della casa, che sta ben oltre il disastroso, sono tutti sicuri di non voler sapere niente. Fossero capaci di pensare lucidamente, però, si renderebbero conto che molte risposte potrebbero essere nei loro cellulari… anche se valli a trovare, in quel caotico porcile.
«Regà… credo di essere svenuto.» Guardano Major, che li guarda a sua volta senza capire. Poi guardano River, che striscia da sotto al tavolo, ma che non riesce poi a mettersi in piedi neanche con tutto l’impegno del mondo, e poi tornano a guardare Major, che vomita sui suoi stessi piedi.
«Ma che cazzo è successo?» Domanda subito dopo, come se non si fosse appena vomitato addosso.
«No, che cazzo è ‘sto rumore?!» Hurricane non è decisamente uno Spettro da prendere sotto gamba, e sicuramente non è neanche il tipo che gradisce essere svegliato in questo modo — anche se, in realtà, chi lo è?
Per evitare il peggio, è quindi necessario capire cosa stia succedendo. È solo l’alcol che sta annegando le loro più o meno brillanti menti a non far capire loro l’ovvio: sono tutti lì, uno in uno stato peggiore dell’altro, tranne uno. Di chi sarà mai la colpa?
«Scusate tanto, ragazzi.» Micah sorride con aria spersa, gli occhi ridotti praticamente a due fessure. Ha una scritta sul petto che recita “vorrei essere un Treccani”, e nessuno saprebbe assolutamente spiegarne il significato.
«Pensavo fosse il momento giusto per ascoltare tutti insieme il mio nuovo disco a settantotto giri intitolato “Effetti sonori di morte e distruzione”.» Lo spiega come se fosse assolutamente ovvio, con una tale innocenza che potrebbe addirittura essere difficile arrabbiarsi. Potrebbe, ma in realtà non lo è manco per niente.
«Bello, ve’?» Insiste pure, facendo un cenno al gira dischi alle proprie spalle. Nel vederlo si maledicono un po’ tutti, perché è uno dei pochi oggetti che hanno evidentemente risparmiato.
«Me lo fai vedere?» Non sa, Radish, come riesca a mantenere la calma. Non sa neanche come faccia a sorridere, ma è abbastanza certo che lo stia facendo lo stesso. Se si vedesse allo specchio, vedrebbe che più di un sorriso, sta sfoggiando l’espressione di chi sta per vomitare. Micah, però, è talmente messo male da non rendersene conto.
«Certamente!»
«Ti ringrazio…»
Annuisce con convinzione, mentre prende il disco tra le mani. Nel giro di due secondi, lo spacca con tutta la cattiveria di cui dispone contro il muro, mandandolo in frantumi. Avrebbe potuto spaccarlo sulla testa del Segugio, ma era più lontano, così si è dovuto arrangiare. Già con questo movimento improvviso, comunque, si è guadagnato un impressionante giramento di testa.
«Non sarai un po’ troppo severo?» Piagnucola Micah, osservando l’oggetto infranto al suolo. Non era neanche suo, l’aveva trovato Dio solo sa come mentre, sbronzo fino all’ultimo capello, strisciava contro una parete per non cadere a terra, eppure gli era piaciuto. Ora è andato, perso per sempre.
«Non direi. Avrei potuto ficcartelo così a fondo su per il culo, che avresti dovuto ingoiare la puntina per suonarlo.» Per quanto sia una minaccia molto reale, è evidentemente a vuoto. Non ci riuscirebbe neanche volendolo, non quando pure tenere in alto la coda gli risulta assai difficoltoso. La verità nuda e cruda, è che adesso non riuscirebbe neanche a distinguere uno spazio vuoto da un muro senza prima esserci andato a sbattere contro.
«Beh… riprendiamo a bere e a giocare?» Butta lì Major, che, dopo la settima vomitata della serata, si sente decisamente meglio. Una tattica sempre valida, la sua: vomitare e ricominciare. Se poi non riesce a dare di stomaco da solo, si ficca due dita in gola e via.
I presenti ci pensano per qualche secondo, neanche stessero valutando il piano migliore per salvare l’intero creato, ma non riescono a pensare proprio a niente. La testa fa malissimo a tutti, esattamente come per tutti sono presenti dolori fisici di vario genere ed un profondo senso di smarrimento e nausea. Non hanno idea di cosa sia successo prima di svegliarsi in quelle condizioni tanto tragiche, né hanno idea di quanto abbiano effettivamente dormito. Ma ormai ci sono, ed è evidente che sia inutile mettersi a cercare risposte proprio adesso. Un po’ com’è evidente anche il fatto che le mogli — o qualsiasi altro essere senziente dotato del dono della parola — non dovranno mai sapere niente.
Scrollano le spalle, ma, prima di potersi effettivamente muovere per tornare al pericolante divano per giocare ai terrificanti videogames ancora in funzione, sentono un rumore sordo provenire da un’altra stanza, seguito poi da quello forse più preoccupante di un numero elevato di oggetti di vetro che vanno in frantumi.
«Cosa è stato?» L’idea di tornarsene da Sherry a gambe levate lo accarezza sempre di più, fosse anche solo per chiederle come sia sopravvissuta ad un gran numero di serate del genere, ma si sforza di scartarla. Non può dirle che non ha idea di cos’ha fatto e che si sente fisicamente male come mai prima d’ora. Sarebbe imbarazzante, oltre che potenzialmente pericoloso.
«Sembrava una donna molto grassa sui tacchi a spillo che è scivolata su un budino alla banana, ed è franata su un set di bicchieri di cristallo.» Butta lì Mordecai, completamente a suo agio mezzo nudo, fradicio e con i piedi sporchi di terra «Ma potrei anche sbagliare.»
«Sei la persona più irritante che io abbia mai conosciuto.» Non si piegherà mai a vomitare, Hurricane, non lo ha mai fatto. Dio solo sa, però, se ne abbia un disperatissimo bisogno.
Suddetto bisogno pare però diminuire drasticamente nel momento esatto in cui Micah, senza alcun genere di preoccupazione, gli avvolge un braccio attorno al collo e se lo tira addosso, venendo infatti sostituito da un bruciante fastidio.
«Ti voglio bene un casino, sai?»
«Ho parlato troppo presto…»
A cose normali, Radish apprezzerebbe sinceramente un simile spettacolo, fosse anche solo per l’espressione sofferente ed incazzata del Cacciatore, ma la curiosità di capire cos’abbia provocato quell’allarmante rumore ha la meglio, così si dirige come meglio riesce verso la cucina.
Gli altri lo seguono con passo altrettanto malfermo, e Major perde pure terreno quando inciampa nei suoi stessi piedi — umidi e scivolosi per il vomito — e cade a terra. Per sua fortuna, però, non ha picchiato contro niente di eccessivamente doloroso, quindi riesce a rimettersi in piedi abbastanza velocemente.
Lo spettacolo alla quale assistono ora, tutti assieme, è qualcosa che Hurricane spera sinceramente di non dimenticarsi mai. È infatti evidente che River sia riuscito a mettersi in piedi, così come è anche evidente che non sia riuscito a restarci.
Prendendo per buona l’ipotesi di aver precedentemente costruito una specie di piramide di lattine, bottiglie e bicchieri, si può prendere per buona anche quella che vede River così malconcio da esserci malamente franato sopra. Solo così si spiegano il numero imbarazzante di oggetti sopracitati sparsi per tutta la cucina, quasi tutti rotti in mille pezzi. Pezzi che, tra l’altro, sono per buona parte conficcati nel corpo dello Spettro che sanguina assai copiosamente. Non si lamenta però, limitandosi a rimanere fermo a fissare il soffitto con espressione sia corrucciata che pensierosa.
«Tutto sommato, questa serata è davvero uno spasso!» Biascica Hurricane, di nuovo calmo e di buon umore. In realtà vuole bene a River, lo difenderebbe da ogni pericolo, ma la sua spocchia e quel suo sentirsi superiore praticamente a tutti gli rendono quasi impossibile il rimanerci assieme per periodi troppo lunghi — già un’ora da soli è troppo per entrambi. Vederlo quindi così, ubriaco marcio, in mutande, sopra ad un cimitero di cocci rotti, con una pozza di sangue che gli si allarga sotto la schiena, è davvero esilarante per lui. Magari questo agli altri lo dico.
Radish lo osserva con attenzione, senza pensare più a niente. In fondo, adesso a cosa potrebbe mai pensare? Non sa cosa sia successo dal momento esatto in cui sono arrivati lì, la casa è devastata, ci sono sangue e vomito su troppe superfici, nel lago ha visto galleggiare qualcosa, il bidone dell’immondizia all’esterno è avvolto dalle fiamme, lui sta morendo di freddo, ha un tornado nel cervello e lo stomaco che implora pietà. Rimuginare su una qualsiasi cosa sarebbe solo peggio.
Constatato questo, gli rimangono unicamente due opzioni: rigirarsi lentamente ed andare a cercare una superficie pulita per dormire, così da avere un aspetto quanto meno accettabile l’indomani mattina, prima di tornare a casa; rigirarsi lentamente e andare a cercare una bottiglia, trascinarsi sui rimasugli del divano e ricominciare lì dove evidentemente avevano interrotto.
Alla fin fine, dopo una lunga e stressante riflessione interiore durata ben cinque secondi, decide: «Dove cazzo sta la tequila?!»


Per quanto non le piaccia particolarmente andare a dormire senza Radish al proprio fianco, non può certo dire che le sia dispiaciuto poi troppo avere finalmente del tempo solo per sé stessa, soprattutto considerando che, a breve, non ne avrà più per un bel po’.
Non lo credeva possibile, ma l’idea di diventare madre le piace. In vita sua non aveva mai realmente pensato che sarebbe successo, che avrebbe avuto una famiglia tutta sua, non con la moltitudine di problemi che la costringevano sempre sull’attenti e sulla difensiva con chiunque, ma adesso… adesso sì. Per quanto sia consapevole che già Everett e Radish sarebbero stati per lei una famiglia tutta sua, l’idea che presto potrà finalmente conoscere quei due terremoti le scalda sempre il cuore.
È curiosa di sapere cosa nascerà dalla loro unione, che tipo di persone verranno fuori, ma anche come diventeranno loro stessi, come si trasformeranno per crescerli al meglio. Si chiede anche se ne saranno in grado, se riusciranno a renderli felici come la sua famiglia biologica non è mai riuscita a fare con lei, ma è abbastanza sicura di poter dare una risposta affermativa. Sicuramente sbaglieranno tante volte come qualsiasi altro genitore, ma sa che faranno del loro meglio, che daranno loro tutto ciò di cui avranno bisogno, e che li ameranno come ogni bambino merita.
Essendo del tutto sola per una delle prime volte da mesi, Sherry se la prende con calma. Vuole rilassarsi al massimo, distendere i nervi il più possibile, soprattutto perché a breve Radish tornerà a casa per il suo allenamento con Vegeta, e la bombarderà di parole prima di chiudersi nella camera gravitazionale. Subito dopo è assai probabile che tornerà pure Everett, più per accertarsi delle sue condizioni che per altro, ed è abbastanza certa che, non appena avrà finito di armeggiare in giardino come una forsennata, Fern tornerà alla carica per passare altro tempo insieme. Tristan si è rivelato molto più furbo del previsto, ed ormai ha imparato bene come giostrarsi la donna per potersi allontanare senza offenderla. La scusa di oggi la sa pure lei, perché le ha avvertite la sera precedente; il ragazzo sarebbe infatti andato di primo mattino dal piccolo Gohan, con il quale pare aver stretto un sincero rapporto di amicizia. Ed è un bene per entrambi, considerando quanto sono di natura timida e con un passato pieno zeppo di traumi.
Appena ha aperto gli occhi, Sherry ha infatti deciso di concedersi un bel bagno caldo. È stato piuttosto strano non stare appoggiata alla schiena di Radish, ma non spiacevole; per la prima volta, infatti, non si è ritrovata con le mani bloccate dal compagno che ha egoisticamente deciso di fare il prezioso, e si è quindi evitata la solita frustrazione. Per quanto questa scoperta sia stata piacevole, però, i piccoli demoni hanno continuato ad infastidirla assai dolorosamente come hanno fatto per tutta la notte, e lei si è quindi trovata costretta ad uscire.
Non che non ci sia abituata ormai, ma qualcosa le ha suggerito di lasciar perdere l’idea di un lungo bagno caldo, e così, per una volta, ha assecondato il proprio istinto senza pensarci due volte.
Una volta in camera, si è ricoperta tutto il corpo con quel buon olio alle mandorle che le ha consigliato Becca, che in effetti ha impedito uno spuntare eccessivo di smagliature. È un’abitudine questa, ormai, ma stavolta non è stata poi troppo piacevole. Di solito, infatti, è Radish a passarglielo sulle gambe, massaggiandola delicatamente mentre le parla del più e del meno. Fa parte della loro routine ormai, e pensandoci le mancherà, una volta che i piccoli saranno nati. In realtà prova una leggera paura che qualcosa tra loro si spezzi, che le cose non cambieranno in meglio come immagina, che la situazione si evolva in qualcosa che mai e poi mai vorrebbe. Gliene ha pure parlato, una notte che non riusciva a dormire, e lui l’ha zittita con un semplice bacio e poi l’ha stretta a sé. Ha anche mormorato contro la sua testa “smettila di dire cagate”, ma non è che l’abbia rincuorata poi troppo. Purtroppo, però, ha scoperto che è inutile provare a parlargli di questo, perché si chiude inevitabilmente a riccio, essendo infatti timoroso quanto lei. Non possiamo fare altro che provare…
Una volta finito con l’olio, è arrivata la parte tragica: vestirsi.
Ormai ha rinunciato da un po’ al reggiseno, che tanto le dava noia proprio come quando le tette erano di una taglia e mezzo di meno, ma al resto non può rinunciare. In realtà potrebbe tranquillamente, ma l’ultima cosa che vuole è un esaurimento nervoso del marito, che proprio non vuole accettare che, come ogni altro Spettro, giri nuda senza alcun problema. Chissà come reagirai con loro due?
Che poi, in realtà, le basta un vestito largo da infilare dalla testa ed è a posto, ma le scarpe… Dio, le scarpe sono il suo incubo. Ha imparato a metterle da sola, ma ogni volta risulta un’impresa incredibile, e le imprecazioni si sprecano sempre.
Come ogni volta, però, anche questa è riuscita ad infilarsele, impiegando quasi tre minuti in meno rispetto al solito, e così può scendere in cucina con un gran sorriso in volto. Questa sarà sicuramente una giornata positiva!
Il suo sorriso aumenta quando, una volta davanti alla credenza, si rende conto che stavolta nessuno starà lì a controllare cosa mangia e cosa beve, così opta per un caffè doppio, ciambelle, pancetta e un peperoncino. Il cibo piccante, ormai, è diventato quasi un’ossessione, e Dio solo sa se non capisca come sia possibile.
Mentre mangia e si massaggia contemporaneamente la schiena, infastidita dai soliti dolori che la perseguitano da prima di coricarsi, qualcuno suona il campanello.
«Chi cazzo è?!» Ringhia a denti stretti, improvvisamente pronta ad aprire la testa a chiunque le si pari davanti. Però poi si ricorda che nessuno, tra i suoi, suona mai il campanello, e quindi la rabbia viene sostituita dalla curiosità.
In casa, infatti, è sempre un grande via vai di amici e parenti, ed alcuni di loro neanche si annunciano più, sbucando semplicemente dal niente. Come Nike, per esempio.
Il tragitto però le risulta più faticoso del solito, neanche qualcosa le avesse prosciugato buona parte delle energie durante la notte, ma quando arriva la curiosità viene ripagata.
Vegeta se ne sta lì sul portico, la solita buffa espressione corrucciata e le braccia incrociate al petto, neanche l’avesse fatto aspettare per ore o gli avesse fatto qualche altro torto.
Arriccia le labbra, Sherry, e lo guada con aria curiosa e attenta, fatto che lo mette silenziosamente in allarme. Per quanto poco interagiscano, pure lui ormai sa riconoscere certi suoi atteggiamenti, ed è ben consapevole che, quando ti guarda così, è perché sta rimuginando su qualcosa. Attenta a te, donna.
«Tanto per sapere, tu sei uno che prende male i ritardi?» Gli sorride con aria furbetta, pregustandosi la sicura scenata che il Principe farà al marito quando arriverà. In genere se ne tiene alla larga, poiché abbastanza ripetitive pure per lei, ma stavolta sarà accanto a Vegeta per suggerirgli altri validi motivi per sfotterlo. In fondo, neanche a lei piacciono i ritardatari.
«Molto.»
«Beh, sai cosa? Per stavolta sorvolerai, perché vi sto offrendo un favoloso servizio di baby-sitting gratuito, compreso anche di tirapugni viventi per te. Quindi da bravo, entra in casa, siediti e prendi un caffè per ingannare l’attesa. Quell’altro bonobo arriverà presto.»
Potrebbe controbattere qualsiasi cosa, Vegeta, ma non lo fa. Sa che non ce n’è realmente bisogno, perché normalmente loro non si vedono e, quando invece accade, le loro interazioni sono assai limitate. Stavolta è lui ad essere a casa sua, quindi può sorvolare sui suoi fastidiosi vaneggiamenti… ed anche accettare il caffè.
In fondo, ma molto in fondo, pure a lui va vagamente a genio, per la sua tenacia e la sua testardaggine, quindi non sarà poi così male stare lì qualche minuto, il tempo sufficiente a Radish di raggiungerli.
Se solo entrambi sapessero che Radish è ben lontano dal tornare a casa…
«Allora, come lo prendi il caffè?»
«Normale.» Nel dirlo si siede sul comodo sgabello alto davanti all’isola della cucina, in attesa. Non sa neanche perché l’abbia seguita fino a lì, anziché rimanere in salone sul comodo divano.
Si tratta in realtà di mera curiosità, dal momento che lui, per Bulma, non è stato presente. Solo ora, guardandola muoversi con quella pancia ridicolmente enorme, si domanda se pure lei fosse così, quando aspettava Trunks. Si domanda se avesse lo stesso aspetto radioso, se anche lei emanasse una strana aura, una specie di alone di calore.
Alla fine, però, lascia stare tutti questi quesiti che mai avranno risposta, così da lasciar spazio ad un’unica domanda: dovrei forse aiutarla?
Le è infatti caduto un cucchiaino a terra, e si sta visibilmente innervosendo per riuscire a recuperarlo. La pancia, ovviamente, le impedisce di piegarsi in avanti col busto, ed è evidente che pure piegarsi sulle ginocchia non sia proprio una passeggiata.
Se ne sta lì, a reggersi con una mano al ripiano della cucina ed allungando l’altra verso terra, le ginocchia piegate per quanto le è possibile.
Dopo un minuto buono a sforzarsi, abbandona infine l’impresa. Fissa per qualche secondo il maligno oggetto inanimato, per poi puntargli contro un dito: «Hai sfidato la stronza sbagliata, bastardo maledetto.»
Vegeta, ora più che mai, non sa cosa dire. Non sa se dirle che è fuori di testa come una piccionaia, chiederle se vuole una mano, se dirle di sedersi e che il caffè se lo può fare anche da solo, se alzarsi e biascicare tra i denti che tornerà più tardi, così da non trovarsi più vicino ad una pazza furiosa.
Lo squillo del suo cellulare lasciato in soggiorno, però, gli evita il problema di scegliere. Si alza dallo sgabello senza dire una parola e cammina con passo svelto verso la cucina, mentre lei torna a concentrarsi sulla macchinetta del caffè finalmente pronta.
Se però lo squillare del telefono gli ha evitato un problema, gliene sta creando un’altro. Il numero, infatti, risulta sconosciuto. Non riuscite a fare proprio niente di normale, voi altri?!
«Non sono Sherry.» Non lo dice tanto per, ma per evitare qualche eventuale nomignolo smielato che gli darebbe il voltastomaco.
E che ci faresti a casa nostra, Vegeta?
Everett, perfetto. Lui gli va sinceramente più a genio, malgrado il carattere poco trattabile. È quel tipo di persona con cui non sono necessari tanti discori, un uomo d’onore, qualcuno in cui si può riporre fiducia. Senza dimenticare, ovviamente, che è anche un guerriero degno del suo nome. «Devo allenarmi con Radish, ma è in ritardo.»
«Vegeta? Vieni?»
Mentre avverte distrattamente l’altro che la situazione è sotto controllo e che può prendersela comoda per il ritorno, si dirige con passo calmo verso la cucina. In fondo, non è che abbia poi molto di meglio da fare che stare lì. Con Radish si allena meglio che con chiunque altro, e, per quanto non gli piaccia ammetterlo, ultimamente è sensibilmente migliorato, quasi come se l’idea di diventare padre lo stesse spronando a dare sempre di più. E lo può capire, tutto sommato, perché anche lui, malgrado non si dimostri affettuoso, è pronto a tutto pur di impedire che qualcuno faccia male alla sua famiglia.
Quando però entra in cucina, il cuore gli si blocca per un secondo.
Sherry lo guarda con un’aria indecifrabile, con un sorrisetto in volto che potrebbe voler dire un milione di cose diverse. Quando poi parla, per il Saiyan è solo peggio.
«I casi sono due: o me la sono fatta addosso, o mi si sono rotte le acque.»
«La prima. Dimmi che è la prima.»
SHERRY?!
Gli occhi dello Spettro scattano sull’oggetto in mano al Saiyan, ma non si agita più del dovuto. Finché è lontano, non può stressare anche lei col suo, di stress. Perché si stresserà, l’imperscrutabile Beta del Nord, e potrebbe anche rivelarsi una rottura di palle più grande di Radish.
Pensandoci un istante, la presenza di Vegeta è assai meglio di quella di chiunque altro.
«Tranquillo, Ret. Sto bene, tutto alla grande. Non sono neanche nel panico, vero Vegeta?» Gli sorride in modo tirato e sbarra gli occhi, mentre annuisce vistosamente con la testa, suggerendogli di darle ragione. Se per mal disgrazia Everett percepisse il nervosismo di entrambi, potrebbe diventare ancor più intrattabile.
Arrivo!
«No! Tu ora vai a cercare quel gran faccia di merda di mio marito, poi vieni qui. Sono stata chiara?!» Nessuna risposta, solo il fugace rumore della chiamata che viene interrotta «Prega per lui che mi abbia sentita, perché sennò giuro che gli strappo anche l’altro orecchio e glielo ficco in gola!»
Il problema in realtà è un altro: Everett non ha idea di dove siano andati, quindi prima dovrà per forza chiedere in giro, e poi dovrà correre a cercarlo. A voler essere davvero ottimisti, gli ci vorrà almeno una mezz’ora. E neanche sa in che stato lo troverà…
«Qual è la procedura, adesso?» Non pensava che si sarebbe mai trovato in una situazione del genere. Mai nella vita! E invece eccolo qui, in piedi in una cucina per lui estranea, di fronte ad una giovane donna alla quale si sono appena rotte le acque. A mente lucida, saprebbe cosa fare, ma è tutto troppo improvviso per riuscire a pensare a mente lucida. Lui è un guerriero, mica un’ostetrica!
«Io… devo pulire qui.» La situazione non è poi troppo migliore neanche per Sherry.
Non che ci avesse pensato poi tanto, non volendo neanche lontanamente pensare al parto, ma di sicuro non si aspettava che le cose andassero così… e che fosse tanto imbarazzante. Se anche lei riuscisse a pensare lucidamente, si renderebbe però conto del risvolto comico della faccenda: un giorno racconterà ai suoi figli di essere entrata in travaglio davanti al terribile Principe dei Saiyan e di averlo così mandato nel panico!
Un’altra cosa che capirebbe, poi, è che i fastidiosi dolori che ha avvertito per tutta la notte, altro non erano che l’inizio delle doglie.
«Ma lascia stare qui, ci penserà qualcun altro. Che devi fare, adesso?» Le bercia contro in tutta risposta Vegeta, maledicendo tutto e tutti — compreso sé stesso — per aver anche solo pensato di allenarsi con l’amico.
Sherry, dal canto suo, rimugina con attenzione sulle sue parole. La sua mente tenta disperatamente di attaccarsi da una parte al sarcasmo e all’ironia, e dall’altra di percorrere pensieri logici e pratici. L’improvviso terrore, però, non l’aiuta a fare il tutto velocemente.
«La borsa. Per prima cosa, c’è da prendere la borsa.»
«E dov’è?»
«Fuori, nel capanno.»
Capendo che non muoverà un muscolo, rotea gli occhi al cielo, innervosito, e decide di prendere in mano le redini della situazione. In fondo, è tutt’altro che stupido, ed ha affrontato ben di peggio di un parto gemellare di due potenzialmente pericolosi ibridi. Lui è Vegeta, mica Yamcha!
«Okay, ti aiuto io, forza.» L’avvicina con passo sicuro, pronto a fare ciò che va fatto. Dio solo sa se vorrebbe evitarlo!
«Grazie, davvero, ma non mi si sono rotta le gambe.»
«Ahhh, sta’ zitta!»
«Non osa— VEGETA!»
Un braccio dietro le ginocchia, uno a circondarle le spalle, ed ecco che Sherry è sollevata per aria, nella sua presa d’acciaio. Potrebbe mai andare peggio? In realtà, la risposta è affermativa, perché ancora nessuno sa in che condizione versa il futuro papà.
A Vegeta ci vuole meno di un minuto per raggiungere il capanno, anche se i suoi movimenti sono resi impacciati dallo strabiliante peso della donna, ed anche dall’improvviso timore di poter fare qualcosa di sbagliato e, perché no, fatale.
«Dov’è?» Le domanda duramente, cercando l’oggetto per la stanza. Si lascia guidare da lei, e si piega poi sulle ginocchia per fargliela afferrare «Perché l’hai messa qui e non in casa? Mi pare poco intelligente. Aspetta, non dirmelo: l’ha pensato Radish, vero?»
«No, idea mia. In casa c’è quella fasulla, qui ci sono i loro veri vestiti.» Spiega malignamente, ripensando divertita alla piccola litigata che hanno fatto Radish, Everett e Fern per farle la borsa. Uno ci voleva una cosa, per un altro era inutile, la toglieva e ne metteva un’altra, il tutto sotto lo sguardo critico dell’anziana signora, che proprio non ce la voleva quella vestaglia leggera lì in mezzo.
Il fatto che non sarebbe stato necessario tutto l’armamentario che loro ci ficcavano dentro, non è interessato a nessuno.
«Voi donne avete una mente contorta e strana.»
«Non dirmi che hai avuto solo ora l’illuminazione, ti prego.» Pure Vegeta capisce che si stia sforzando di fare battute e di sorridere, ma che in realtà vorrebbe solo urlare e spaccare tutto. Contrariamente a quanto lui stesso si aspettava, in realtà lo capisce molto facilmente, perché, sforzandosi di calarsi nei suoi panni, pure lui agirebbe allo stesso modo.
«Ora dove dobbiamo andare?»
«Alla tana. Nasceranno lì, in bilico tra i due mondi.» Non ha idea del perché gli dica certe cose, ben consapevole che non gli interessino, ma conversare con lui ha una specie di effetto catartico sulla sua mente, che le impedisce di pensare troppo a cosa sta per accadere.
«Quando sei poetica!»
«Hai finito di prendere in giro?! Già la situazione è abbastanza delicata senza che ti ci metti pure tu con la tua spocchia!» In realtà le va benissimo, non volendo in alcun modo che si mostri comprensivo e compassionevole nei suoi confronti perché sta per partorire. Se c’è qualcuno capace di non trattarti come una specie di invalido per questo, è proprio Vegeta.
Poi, ecco che la situazione prende una piega poco piacevole.
«Sherry? Che succede?!» Fern, con i suoi abiti da giardinaggio e i guanti gialli sporchi di terra, appare nel suo campo visivo. Ha un’espressione così spaventata e stralunata da farle tenerezza. Di sicuro, non avrebbe voluto averla tra i piedi in questo momento, perché vederla andare nel panico potrebbe mandare ancor più nel panico anche lei, e questo è di sicuro da evitare. Fatemi incazzare, per l’amor di Dio! Non spaventare, incazzare!
«Niente, tranquilla ma’! Mi si sono rotte le acque, e il buon Vegeta mi accompagna in clinica!» Cinguetta con falsissima spavalderia, che però la donna pare bersi avidamente. Ma non è sufficiente, Sherry lo sa, così calca ancora un po’ la mano, sfoggiando il suo solito carattere un poco arrogante «Non ti agitare, dai! Non vedi che sto bene? Su, tu fai quel palloso giro di chiamate per avvertire il resto dell’allegra combriccola, e calma Radish se dovesse tornare qui prima di vedere Everett. Okay? Okay! Su, nobile destriero, andiamo!»
Vegeta rimane in silenzio giusto il tempo di seminare l’anziana, così da evitarsi un probabile attacco isterico, ma, una volta nel fitto della vegetazione, le lascia capire che la sua uscita non gli sia piaciuta.
«Non ti ammazzo solo perché presto soffrirai molto di più.»
«Non è questo il motivo migliore, sai?»
«Tu dici?»
«Oh, sì— cazzo!» Ed eccola lì, la prima vera contrazione. Le sembrava troppo bello che fossero dei dolorini tanto accettabili, sarebbe stato troppo facile. Non pensava neanche, però, che potesse fare così male, tanto da essere arrivata a credere che Bree e Domino stessero un po’ esagerando. E questa è solo la prima… oh, merda!
«A posto?» Non le dice che gli ha fatto non poco male quando gli ha stritolato l’avambraccio, ne va del suo orgoglio… ma, cazzo, se gli ha fatto male!
«Sai qual è il motivo migliore, Saiyan? Che quel porco bastardo di Radish soffrirà con me!»


Una mano.
Per terra c’è una mano umana.
Everett sa bene che non ha tempo da perdere, che deve entrare in quella casa per trascinarci fuori Radish, e poi correre da Sherry… ma non ci riesce. Rimane fermo di fianco ad un cassonetto fumante, a fissare una mano mozzata abbandonata sul terreno.
«Ma che Diavolo hanno combinato…?»

Dan non pagava i suoi debiti. Non pagava i suoi debiti, ed andava pure in giro a dire di aver fatto il culo a Maddox, e di essersi preso i suoi “territori di spaccio”.
Inutile dire che, una volta tornati in pista, a Maddox questa faccenda non è piaciuta molto.
Così, portandosi dietro i figli, armati con dei piedi di porco, è andato a spezzargli le gambe. Un lavoretto fatto come si deve stavolta, non tutto alla rinfusa come al solito, perché i piccoli dovevano cominciare ad apprendere questo mestiere, per quanto poco raccomandabile. Anche se loro — teoricamente — non possono più farsi, tra gli umani resta comunque un mercato molto ben retribuito.
Una volta terminato il lavoro, ha dato loro dei soldi per andare a comprarsi un gelato prima di tornare dalla madre, e lui ha impacchettato il corpo di Dan, privo di sensi. Stavolta però il lavoro è stato fatto non alla rinfusa, ma proprio alla cazzo di cane, perché Dan è giunto esanime alla festa. Voleva solo terrorizzarlo un altro po’, fargli capire che c’è ben poco da scherzare con lui, o in generale con la gente come lui, ma qualcosa nel processo è andato evidentemente storto.
Inutile piangere sul latte versato — o sul cadavere di un pezzo di merda solo al mondo —, così, tutti gli altri a cazzeggiare, e tutti con un’intera distilleria in corpo, lo ha smembrato con l’aiuto di Pip, ed ha buttato il tutto nel grande cassonetto che stava lì fuori. Più che un cassonetto, probabilmente serviva per conservare la legna o qualcosa del genere, ma non era importante.
L’ha poi inondato di benzina proprio mentre Radish dava di stomaco prima la prima volta — ridendo —, ed ora si sono riuniti silenziosamente in cerchio.
«Forse dovrei dire qualche parola…» Borbotta il Cacciatore, cercando di mettere a fuoco le immagini. Fare tutta questa faticaccia dopo essersi scolati ben due bottiglie di tequila negli ultimi venti minuti, e Dio solo sa che altro prima, non è stato per niente semplice.
«Mh, forse sì…» Radish a cose normali avrebbe piuttosto detto che sono dei deficienti, che quel genere di cose dovrebbero evitarle come la peste, ma adesso gli risulta tutto così semplice, giusto, carino. Perché mai prendersela?
«Se proprio devi.» Pip, accanto a lui, ancora frigna per i capelli da poco perduti.
«Fermate gli orologi—»
«Cazzo, no! Così non la finisce più!» Sbotta Major, rigirandosi per riuscire ad entrare in casa, ma finendo solo con lo scivolare per il troppo alcol e sbattere la faccia contro il muro.
«Tagliate i fili del telefono. Lui era il mio Nord, il mio Sud, l’Oriente e l’Occidente.—»
«D’accordo, ho capito.»
«Basta, me ne vado!»
Radish e River sono i primi a rientrare, già largamente stufi delle solenni, noiose e false parole dell’amico. Per quanto i loro cervelli non riescano a ricordare cosa stessero facendo prima di uscire, sentono che dentro casa c’è qualcosa di più divertente.
«I miei giorni di lavoro e i miei giorni di festa.»
«Ciaooo!» Mordecai afferra Micah per la vita e lo trascina con sé, diretto in cucina. Perché è impossibile che abbiano finito tutte le scorte di cibo, quindi è di sicuro il posto migliore in cui andare.
Maddox, fermo davanti al cassonetto, guarda per qualche secondo Pip, che ancora frigna. «Da quando non va più di moda il sentimentalismo?»
Conscio che non riceverà dal fratello alcuna risposta, e neanche alcuna attenzione, scrolla semplicemente le spalle, accende un paio di fiammiferi e li butta sui resto tagliuzzati nel cassonetto.
«Vabbè, ciao, Dan!»

Ma Everett tutto questo non lo sa, non può neanche lontanamente immaginarlo. Per loro fortuna, però, neanche gli interessa davvero. Un essere umano in meno è un problema ben da poco, a confronto con il travaglio di Sherry.
Si fa quindi coraggio ed entra, rimanendo però pietrificato sulla soglia.
Tutto ciò che vede gli mette i brividi: mobilia distrutta o attaccata in qualche modo al soffitto, vomito, sangue, cocci di vetro da tutte le parti, un lampadario incastrato nella finestra, imbottiture sparse qua e là… e ben due imbecilli collassati sul pavimento.
Prima di partire in quarta per farli a pezzi, nota un cellulare sul pavimento, vicino al proprio piede. Potrebbe appartenere anche a Mano Mozza, ma vuole comunque accertarsene. A giudicare dall’immagine delle due neonate usate come salvaschermo, è ovvio che invece si tratti del cellulare di Major. Per sua fortuna, non usa alcuna password, così lo sblocca, alle volte all’interno ci fosse qualche indizio per capire cosa cazzo sia successo. Deve fare alla svelta, perché la batteria è ad un soffio dalla morte. Per fortuna, però, riesce ad aprire almeno un video.


Stanno davanti ad un videogioco violento, e tutti urlano di fare qualcosa. Alcuni urlano pure per gli spaventi, e subito dopo scoppiano a ridere e bevono.
Sono tutti così schifosamente ubriachi da non riuscire fisicamente a stare in posizione eretta.
Hurricane è l’unico che sta mangiando qualcosa, mentre tutti gli altri hanno delle ciotole vuote davanti a sé. Dentro ci sono giusto dei rimasugli di latte annacquato e qualche fiocco di mais superstite.
«Oddio, sta succedendo di nuovo!» Esclama il Capitano del Sud, portandosi le mani alla testa, vicino ad una crisi isterica. Con i suoi fratellastri niente è mai degenerato così… o meglio, è successo più volte, ma lui se n’è sempre andato prima.
«Cosa?» Domanda stancamente Micah, senza muoversi di mezzo millimetro.
«Comincia con un fremito alla bocca dello stomaco, ma poi sgorga nell'apparato digerente e si deposita in gola. Arriva al cervello attraverso le narici, oppure sfruttando gli occhi, poi tutto si fa buio e vedo Demoni selvaggi brillare agli angoli della stanza!» Risponde tutto in un fiato, cercando di appiattirsi contro il divano.
Mentre Major ride dietro il cellulare, Radish, al fianco del Cacciatore, pare improvvisamente molto interessato.
«Demoni?» Domanda stranito Pip, lanciando delle occhiate confuse ai fratellastri. Un brutto presentimento lo assale, ma prima di lanciare accuse decide di ascoltare quello che l’altro ha ancora da dire.
«Gli occhi mi si appannano, la lingua si secca e poi si appiccica tutta al palato!»
«Questa potrebbe essere… la paura!» Afferma con una certa ovvietà Major, attirando così lo sguardo degli altri.
«La paura?»
«Sì. Per caso si apre un pozzo senza fondo dove brucia un fuoco torrido nel mezzo della stanza?» Domanda con voce curiosamente seria, agitando il telefono.
«Sì…»
«La paura! A quel punto vedi conigli giganti che spuntano da sotto il tappeto, che tengono una rivista di giardinaggio fai da te in una mano e una grossa falce nell'altra?» Insiste, mentre i due poveri “verginelli” entrano sempre di più nel panico. Gli altri, invece, ridacchiano in maniera isterica.
«Oddio, sì! Allora anche a te viene la paura!» Urla Radish, senza però muoversi dal divano.
«Sì.» Risponde semplicemente il Segugio, decidendo di vuotare il sacco «Può dipendere da un calo di zuccheri, stress... o dall'LSD che abbiamo preso prima.»
«LSD? Quale LSD?!» Sbotta il Saiyan, mentre Hurricane assume un'espressione a dir poco sconcertata. A parte le sostanze psicoattive che secerne il famoso rospo, non ha mai fatto uso di droghe pesanti, e non aveva neanche intenzione di farlo. Invece l'ha fatto in pieno, seppur involontariamente.
«Non era mio, tranquillo. L’ho trovato in un comodino, e ho pensato di condirci i Korn Flakes.» Risponde un più che pacato Major, come se non avesse fatto assolutamente niente di niente.
«E per quale cazzo di motivo l'avresti messo nei Korn Flakes?!» Gli urla contro Radish, a tanto così dal panico. Vorrebbe saltargli addosso e disintegrarlo a furia di pugni, ma il corpo è insolitamente pesante.
«Così, per movimentare un po' la serata.» Risponde onestamente il lupo, lanciando il cellulare addosso a Maddox.
«E ora che faccio?!» Strilla di sottofondo Radish, portandosi le mani tra i capelli.
«Ti godi lo sballo?»

Suo cognato, che letteralmente sta per diventare padre, ha passato la notte a bere in preda ai deliri di un acido. Adesso, Everett ha sinceramente paura di poter scoprire il resto.
Non può neanche aiutarsi a calmarsi con la respirazione, perché l’aria è mefitica e pesante, così opta per l’unica opzione rimasta: entrare e cercarlo.
Mentre Pip e Maddox giacciono sul pavimento, il primo sfoggiando pure scritte volgari e disegni fallici sulla schiena e sul viso, Major sta appollaiato sul tavolo della cucina a rosicchiare ciò che era rimasto nella credenza. Non pare neanche rendersi conto della sua presenza, restando in quella posizione con gli occhi fissi sul pavimento lercio.
Come siano riusciti a fare un tale macello in meno di dodici ore, davvero non riesce a spiegarselo. Pure lui, quando Leila era viva, si scatenava in serate a base di alcolici, ma non faceva mai danni di questa portata! Al limite distruggeva il letto con la compagna, ma per il resto non ricorda di aver mai raggiunto un simile livello di indecenza.
«Non starò qui a chiederti che è successo—» gli occhi smeraldini di Major scattano, e di colpo si rende conto della sua presenza, e, più di ogni altra volta, la trova assai preoccupante «Ti chiederò giusto dove si trova quel sottosviluppato di mio cognato.»
Il sorrisetto ambiguo che gli rivolge, gli fa accapponare la pelle. Per quanto Major non abbia effettivamente niente contro di lui, e per quanto sappia che l’altro non gli serbi alcun genere di rancore, lo trova a dir poco spaventoso.
«Non ricordo dov’è…» Ed è vero, perché Major ancora non ricorda niente di quello che hanno fatto. L’unica cosa di cui è certo, è di aver vomitato molto. «Posso chiederti perché lo cerchi?»
«Anche se la faccenda non ti riguarda, Vegeta è a casa nostra ad attenderlo. Non vorrei che facesse innervosire Sherry, rischiando così di farla entrare in travaglio.» Può permettersi di mentire, ora. A Major sta colando il cervello giù dalle orecchie, non baderà assolutamente al suo battito cardiaco.
Infatti annuisce, tornando a concentrarsi su quelli che al maggiore sembrano bastoncini di pesce congelati.
Everett riprende così la propria ricerca, stando più che attento a non toccare niente.
Sul suo breve ma intenso tragitto trova: Mordecai addormentato contro una parete, con in dosso solo un paio di slip neri e del vomito secco sullo stinco sinistro; Micah, con una scritta che non capisce sul petto, che dorme sotto al lavandino del bagno; Hurricane sotto ad un materasso; e River ricoperto di sangue secco davanti all’ultima porta, nudo a pancia in giù, un rivolo di saliva che gli cola giù per la bocca dischiusa, ed infine la chicca delle chicche: sopra ad una freccia disegnata sulla spina dorsale, puntata verso il fondoschiena, svetta la scritta “Glory Hole”.
Passerà questa immagine a tutti, così da distruggere quell’immagine di uomo meraviglioso che le donne hanno di lui. Non ha potuto impedire che Sherry si ritrovasse piena di corna e col cuore infranto a più riprese, ma forse così può evitare la stessa sorte alla dolce Cacciatrice che tanto stravede per lui.
Apre la porta e scavalca lo Spettro, disgustato e disturbato, ed eccolo lì, l’oggetto delle sue ricerche. Ad occhio e croce, non sta decisamente meglio degli altri, ma almeno ha ancora i boxer addosso, non è coperto di vomito e/o di sangue, e non ha scritte imbarazzanti.
Però puzza. Cazzo, se puzza! Toglierebbe il naso anche ad un essere umano. È un mix tra sudore, vomito e tutte le sostanze nocive che il suo corpo tenta disperatamente di espellere da ore.
«RADISH!» Urla il suo nome con una tale forza e una tale rabbia, che al Saiyan per poco non viene un infarto.
Si guarda freneticamente attorno, cercando di rimettere insieme i pezzi alla meglio… ma non si ricorda un cazzo.
Ricorda vagamente che il Sole stava tramontando, quando sono arrivati, e che erano già sulla buona strada per definirsi molto sbronzi. Poi comincia il vuoto: ha degli scorci di momenti di totale idiozia, dove era totalmente ubriaco, e poi di essersi svegliato in un momento imprecisato della notte perché Micah aveva messo a tutto volume quell’assurdo disco, che poi ha rotto. Ma poi? Che altro è successo dopo? Cos’è successo nel durante?! Non lo ricorda assolutamente, e adesso vorrebbe solo piangersi l’anima dal corpo, tanto si sente male. La testa gli sta per esplodere, gli viene da vomitare anche i reni, si sente fisicamente a pezzi e, ciliegina sulla torta, ha pure mal di pancia.
Quando poi incrocia gli occhi gelidi e furiosi di Everett, si sente solo peggio. Avrebbe preferito di gran lunga farsi trovare in questo stato da Sherry, che sicuramente sarebbe stata ben più comprensiva di lui, che invece lo sta evidentemente giudicando.
«Non mi interessa come farai, ma esigo che tu ti lavi, ti vesta e ti presenti fuori di qui con un’aria vagamente accettabile entro dieci minuti. Muo-vi-ti!»
In circostanze normali, la sua presenza lo insospettirebbe a tal punto da gelargli il sangue e farlo schizzare fuori di casa nel giro di tre secondi scarsi, ma adesso… adesso vuole unicamente fare come ha detto e seguirlo fuori di casa immediatamente, senza emettere neanche un fiato, con la piccola ma preziosa speranza che tenga la bocca chiusa con la moglie.
Quando poi vede il proprio riflesso nello specchio, non può fare a meno di domandarsi nuovamente e con più insistenza cosa cazzo abbia fatto per ridursi in uno stato tanto pietoso.


«Ah.»
Vegeta non è mai stato così in imbarazzo, per quel che riesce a ricordare, e ciò gli fa domandare vagamente come faccia Darko a rimanere tanto calmo, come se non stesse fissando la vagina di una donna che, solo per capriccio, potrebbe fargli staccare la testa dal collo. Non solo ci guarda, ma ci mette pure le mani! E lo fa come se non fosse realmente niente, come le stesse tastando un dito rotto della mano o una cosa del genere.
Lui, di certo, non riuscirebbe a rimanere tanto impassibile, soprattutto considerando che la ragazza è in travaglio.
«“Ah?” Che cazzo significa “ah”?!» Gli urla contro Sherry, senza mollare neanche per un secondo la mano del Saiyan, che sennò sguscerebbe fuori dalla stanza in un istante.
Stanno arrivando in molti, ma nessuno ha il coraggio di avvicinarsi alla stanza. Il motivo è anche abbastanza chiaro: se per mal disgrazia Everett o Radish — o, peggio ancora, entrambi — arrivasse e trovasse uno di loro vicino a lei, potrebbero reagire in maniera un poco esagerata, e nessuno potrebbe contrastarlo. Vegeta, invece, non avrebbe grandi problemi, e per questo si ritrova stretto nella morsa d’acciaio di Sherry. Che fosse forte lo sapeva bene, ma non aveva mai preso in considerazione che, a causa delle contrazioni, potesse arrivare a fargli così male. Non ne ha colpe, me ne rendo conto… però tu, Radish, sconterai ogni stretta del cazzo!
L’unica persona, oltre a lui, che ha il coraggio di entrare ed uscire da quella stanza è solo Bulma, che proprio non riesce a resistere all’impulso di vedere il marito trattenere gemiti di dolore ed espressioni di pura sofferenza a causa dell’orgoglio. Nn riesce comunque a rimanere troppo a lungo per via di quel demone con le sembianze di Sherry, che, se lo sente, potrebbe anche saltarle alla gola tanto è fuori di sé.
«“Ah” significa che sei già parecchio dilatata, dolcezza.» Risponde con un sorriso allegro ed incoraggiante «Qualcuno evidentemente ha fretta di venire al mondo!» E detto questo sparisce, lasciandola sola col Saiyan, che è sul punto di esplodere per il nervoso. Era andato a casa loro per un maledettissimo allenamento, e invece si ritrova con la mano stretta nella sua morsa. Vaffanculo!
«Posso chiederti un favore?» Annaspa Sherry, cercando di non abbandonarsi totalmente al panico e al dolore.
«Ancora?!» Bercia in tutta risposta Vegeta, guardando con orrore le dita della mano sempre più rosse, quasi violancee.
«Solo uno, giuro…» Non appena riesce ad intercettare il suo sguardo contrariato e dubbioso, si lascia andare ad un lieve sorrisetto diabolico «Tira un calcio nel culo a quell’altro idiota da parte mia, quando arriva!»


«Dio, hai davvero un aspetto orribile!» Ringhia a denti stretti Everett, non appena il cognato esce di casa con passo traballante. Vorrebbe provare un minimo di compassione per lui, perché è chiaro che stia provando un minimo del dolore di Sherry, fatto più che innaturale per un uomo, ma proprio non ci riesce. L’unica cosa che prova, è la voglia di tirargli un pugno.
«Sì, lo so. Perché sei qui?» Il cervello si sforza disperatamente di funzionare già da qualche minuto, e finalmente comincia a fare due più due. Con un mentale sospiro di sollievo, il caffè forte che l’altro gli porge pare avere la capacità di aiutarlo a ricomporsi.
«Non potevi almeno raderti? Sembri uno scappato di casa!» Lo rimprovera ancora, sperando che sia in grado di muoversi come sempre. Sono già in ritardo di quasi cinquanta minuti, e ad ogni secondo che passa si sta incazzando sempre di più.
«Non ho trovato niente in quel bagno, okay? È già un miracolo se c’era del sapone!»
«Quello che hai usato non era sapone per il corpo, idiota.»
«Come?»
Annusa velocemente un’altra volta, giungendo così alla conclusione «Hai usato un detersivo per pavimenti. La nota positiva è che l’odore almeno è buono!»
No, la nota positiva è che non era quello per il cesso, sennò mi guadagnavo almeno un mese di prese per il culo! Vorrebbe dirglielo, ma si astiene. Per quanto gli scocci ammetterlo, è in una posizione di totale svantaggio e non può permettersi di fare troppo l’arrogante, soprattutto perché sta cominciando a sentirsi sempre più male.
È un male strano, però, perché va ad intervalli piuttosto regolari, e aumenta di intensità ogni volta. Gli verrebbe quasi da pensare che si tratti di appendicite, ma gli pare impossibile, perché il dolore proprio non corrisponde.
«Seguimi, chiaro? Niente corse esagerate, tieni il mio passo e basta. Se ti senti mancare o qualsiasi altra cosa, dimmelo, così mi fermo finché non ti riprendi.»
Anche se non lo ha detto chiaramente, il messaggio gli arriva limpido e devastante: devono fare svelti, ma non possono, e non perché lui ha dei postumi orribili, ma perché presto starà davvero male per un altro motivo.
Il cuore gli si ferma nel petto, e tutto comincia ad ondeggiare. Un nuovo conato gli sale su per la gola, e trattenersi stavolta è impossibile.
«Niente scenate, non con loro vicini.» Il tono è cambiato radicalmente: da contrito e stranamente offeso, è gentile e comprensivo.
Gli tiene anche i capelli all’indietro mentre dà di stomaco, e Radish gliene è profondamente grato.
Se già immagina quanto sia spaventata lei, lui sente di poter dire di esserlo molto di più, oltre che in colpa. Non era lì, l’ha lasciata sola, e adesso si trova a dover affrontare una realtà tanto spaventosa da sola. Lui, invece, non è solo. Everett è lì, lo sta ritirando in piedi e lo sospinge piano in avanti, sostenendolo tutto il tempo. Non è giusto, non lo merito. Dovresti essere lì a tenerle la mano, non con me ad aiutarmi a vomitare!
«Cammina come se niente fosse finché non te lo dico io, dopo puoi anche dare di matto.»
Gli viene da piangere, a Radish.
Sa cosa sta succedendo, la sua mente annacquata nell’alcol l’ha capito chiaramente, e lui non si sente pronto. Non vorrebbe neanche più avanzare, tanto ha paura.
Si era giusto abituato a quel pancione enorme, a tutti quei movimenti interni, ed era arrivato quasi ad adorare la loro nuova, calma routine… e adesso le carte in tavola cambiano ancora. I cuccioli sono pronti per il mondo, non hanno più tempo da perdere e vogliono uscire; Sherry è là da sola, lui ha un’aspetto da schifo, si sente uno schifo, e tutto gli pare andare solo nel peggiore dei modi.
«Okay, stammi a sentire.» Si concentra con tutto sé stesso, Radish, per concentrarsi sulla sua espressione oltremodo imbarazzata, così da non pensare a ciò che sta succedendo a chilometri di distanza e non cedere totalmente al panico «So che hai paura. Non mi serve neanche il tuo odore per capirlo, e questo perché avrei paura anche io. La tua vita, la vostra vita, sta per cambiare radicalmente, e tu non ti senti pronto. Ma andrà bene, perché avete la tenacia e la forza per far sì che sia così.»
Prima che possa continuare, Radish lo interrompe, per specificargli un punto che pare essergli sfuggito.
«È la nostra.»
«Eh?»
«È la nostra vita che sta per cambiare, di tutti e tre. Non pensare neanche per un solo istante di poterci lasciare soli, hai capito? Non te lo permetterò.»
Everett già lo sapeva, e neanche ci ha mai pensato a togliersi di mezzo, ma sentirlo dire da lui gli fa un certo effetto. Una specie di lieve torpore dentro, che per un misero istante gli fa battere il cuore più velocemente.
Ma è appunto questione di un istante, poi si ricompone. «Sei anche più insopportabile, così.»
Sorride, malgrado non ne abbia alcuna voglia. Sono questi rarissimi e brevissimi momenti assieme che gli fanno apprezzare davvero il loro strano rapporto, che gli fanno capire che, per quanto possa essere freddo, arrogante e spesso insopportabile, gli è affezionato. Volergli bene forse no, ma affezionato sicuramente.
«Ora non sei nelle condizioni migliori, e temo che la situazione peggiorerà da qui a poco, quindi…»  Riprende dopo qualche secondo Everett, con l’imbarazzo che torna con prepotenza, tanto da risultargli difficile sostenere il suo sguardo «Ti porterò io.»
Non capisce, sulle prime, ma poi tutto diventa chiarissimo quando si sfila di dosso la camicia e gliela mette tra le braccia. Prima che si sfili i pantaloni, gli poggia una mano sulla spalla, guardandolo con riconoscenza.
Lo porterà in groppa, cosa che loro non fanno mai, trovandolo infatti quanto di più umiliante ed imbarazzante possa esserci. Quando si piegano a farlo, però, sta ad indicare che, in realtà, ti considerano a pieno un membro della loro famiglia, e che sono disposti anche a questo pur di proteggerti. E a farlo, adesso, è Everett, che si scrolla subito la sua mano dalla spalla con fare stizzito.
Suo cognato sa essere l’essere più indisponente, antipatico, fastidioso, gelido, seccante e stronzo del creato, ma Dio solo sa se, sotto quella scorza artica, non si celi un cuore immenso.
«Raccontalo a qualcuno, e giuro che neanche il drago o chicchessia potrà rimediare a quel che ti farò!» Un cuore immenso, avvolto costantemente dal sadismo.


La Tana, in circa mezzora, si è riempita.
L’idea era quella di dare spazio a Sherry, di non stare tutti lì ai posti di blocco in attesa di vedere il tanto sospirato principino, ma Mordecai, giunto circa dieci minuti dopo l’improbabile duo, e in uno stato decisamente discutibile, ci ha messo un carico davvero eccezionale, sventolando sotto agli occhi di tutti qualcosa di davvero troppo, troppo allettante.
È bastato un breve video via messaggio, dove in sottofondo si sente Darko affermare con divertimento mal celato “Non avevo mai fatto partorire un uomo!”, per farli accorrere in massa
Un semplicissimo video di pochi secondi, e adesso lo spettacolo alla quale assistono — solo alcuni però, gli altri si devono accontentare unicamente di sentirlo — è quanto di più esilarante abbiano mai visto in vita loro. Pure Vegeta e Piccolo continuano a girare per i corridoi nel disperato tentativo di non ridere come pazzi, pur avendo già superato da un pezzo il punto delle lacrime.
Risate isteriche, urla indemoniate, parolacce, bestemmie e posizioni esilaranti. Radish sta offrendo loro il più incredibile spettacolo che potessero anche solo sognare.
«Respira, Radish, respira!» Tenta nuovamente Alana, bestemmiando come mai prima nella sua mente quando il Saiyan, rigido come un pezzo di legno, le stritola la mano.
Avevano preso in considerazione che anche lui avrebbe sofferto dei dolori del travaglio, ed hanno così escogitato un modo per evitargli quelli del parto vero e proprio, ma non avevano tenuto conto, neanche per un secondo, che sarebbe stato così divertente.
«VAFFANCULONONRIESCO!»
Chichi e Fern, appena fuori dalla porta, si reggono l’una all’altra, ormai molto oltre il livello delle lacrime. Non ce la fanno più, non hanno più fiato, e gli addominali fanno male come se avessero fatto un milione di serie, senza contare poi i muscoli facciali. L’emozione di dare il benvenuto a due nuovi membri della famiglia è decisamente passata in secondo piano.
«Dammi la mano!» Urla Sherry, con gli occhi ametista che fulminano il marito agonizzante «Te la devo rompere! È tutta colpa tua!»
«Sono disposto a strapparmi le palle anche subito, se ti rende felice!» Risponde sinceramente, guardandola con aria affranta non appena il dolore si affievolisce.
Secondo Darko ormai non manca molto, perché i due piccini hanno davvero moltissima fretta di venire al mondo, ma per Radish si tratta comunque di un tempo infinito. E gli dispiace da morire per lei, che lo sta vivendo in modo molto più intenso, che lo sente molto più di quanto lui possa immaginare.
Lei è così piccola, in quel letto. Piccola, indifesa e preda di dolori che lui sta provando solo in parte, e sente che è solo colpa sua, del suo non essere stato in grado di evitarlo.
Si alza a fatica dalla barella sulla quale l’hanno praticamente buttato, e le si avvicina con passo malfermo. Si sente a pezzi un po’ per tutto, ma niente, neanche la folle paura che gli sta dilaniando anche le budella, gli impedirà di tenerle la mano.
«Scusa, scusa, scusa! Mi dispiace!» Le bacia la fronte, si stringe a lei, cerca di infonderle un po’ del coraggio che lui, adesso, proprio non ha.
Quando è arrivato, su suggerimento di Everett, ha cercato di mettere una toppa al suo aspetto decisamente eloquente con una scatola di cioccolatini e un pacco di biscotti burrosi con scaglie di cocco, come piacciono a lei. Le avrebbero dato un po’ di energia, e Darko, mangiata la foglia, ha cinguettato allegro che aveva avuto proprio una bella idea, per poi dileguarsi alla velocità della luce.
Stava per scoppiare in una giustificata crisi isterica ed esistenziale quando lei l’ha guardato. Una punta di fastidio nei grandi occhi d’ambra per il suo stato, una di paura in vista del parto imminente, e un amore sconfinato tutto per lui. Il suo terrore, seppur in piccola parte, si è dissolto, lasciando spazio alla bruciante felicità del momento.
Si è tranquillizzata come l’ha visto, e lui lo sapeva, perché ha sentito quell’insopportabile nodo allo stomaco che si allentava un poco, e per questo le ha preso la mano e se l’è portata alla bocca. Ne avesse avuto la capacità, le avrebbe tolto tutto il dolore all’istante.
Ora fa lo stesso, baciandole ogni nocca, mentre le carezza i capelli umidi per il sudore.
Sono entrambi spaventati, non si sentono pronti a ciò che sta inevitabilmente per succedere, per l’enorme cambiamento che sta per sconvolgere le loro già turbolente vite, ma insieme riescono a farsi forza, a stringere i denti ed affrontare il tutto con una marcia in più.
«Radish, è il momento di farti l’iniezione.»
Presi com’erano dal tenersi stretti l’uno all’altra, non si erano neanche resi conto che Darko, per l’ennesima volta, la stava controllando. È preoccupato anche lui, perché il tutto sta succedendo in modo troppo veloce anche per gli standard degli Spettri, ma non lo dà a vedere. L’ultima cosa di cui i due hanno bisogno, è proprio un medico spaventato per le sorti della partoriente.
«Cosa? Eh?!» Urla in preda al panico Radish, senza però lasciare la mano della compagna. Sa cosa vuol dire, sa cosa gli vogliono fare ed è totalmente d’accordo, ma se è arrivato il momento di farsela fare, vuol dire che è anche arrivato un altro momento.
«Sei dilatata quasi di dieci centimetri. Non possiamo più aspettare, dopo pure lui potrebbe risentirne. È meglio giocare d’anticipo, credetemi.»
Hanno preso in considerazione un numero imbarazzante di farmaci per stenderlo, senza che debba necessariamente dormire. Se lui andasse troppo K.O., lei potrebbe non essere più in grado di spingere, e il tutto porterebbe ad un numero immenso di complicazioni che davvero è bene evitare. Così, per stenderlo senza però esagerare, gli faranno un’iniezione massiccia di una sostanza simile alla morfina, che gli permetterà quindi di non sentire tutto il dolore e di rimanere sveglio, per quanto intontito e fuori fase, e lei non risentirà troppo del suo stato.
«Kong...» Lo richiama con un filo di voce Sherry, tirandolo per il colletto della maglietta. Nel suo sguardo c'è paura, tanta, e Radish non riesce a trattenersi: si abbassa al suo livello e la bacia con tutta la passione che ha in corpo, stringendole una mano nella sua.
Non vuole più lasciarla, non vuole più muoversi da lì, ma è ben cosciente che non lo vuole tra i piedi, non in un momento tanto delicato.
«A dopo gli sbaciucchiamenti, ora è tempo di partorire!» Darko gli prende un braccio senza più alcuna esitazione, perché sa che ora il suo ultimo pensiero è quello di rigirarglisi contro. Pure il suo inconscio è consapevole che lui è l’unico in grado di farla partorire senza intoppi, che è l’unico che può far sì che, una volta ripresosi dagli oppiacei, potrà restituirgli una famiglia.
Una volta presa la vena, inietta con quanta più attenzione può la sostanza, facendosi aiutare da Alana, Bree, Everett, Piccolo e Vegeta per tenerlo fermo, preda dei dolori di una nuova contrazione. In realtà è un bene che sia avvenuta proprio in quel momento, perché gli permette di regolare subito il dosaggio.
«Everett—»
«Sto io con lui, non preoccuparti.» Se lo carica infatti addosso, tenendosi un suo braccio massiccio attorno alle spalle. Prima di dileguarsi, però, si piega in avanti e le dà un veloce bacio sulla fronte, sorridendole poi con aria fiera e affettuosa.
«Ci vediamo dopo, superstar.»
Darko attende da un lato per permettere alla figlia, nonché nuova allieva, di accostasti per prima a Sherry, perché una donna preferisce essere toccata da un'altra donna nel momento in cui mette al mondo suo figlio: solo una donna si rende conto del dolore e della solitudine in cui si genera una nuova vita.
«Bene, signore: diamoci da fare!»


Fuori dalla porta attendono con pazienza e un briciolo di ansia i membri del Team Z, i membri di spicco del branco sia del Nord che del Sud e, ovviamente, i membri della famiglia di Sherry. Sono tutti lì, pronti ad accogliere due nuovi componenti in quell'enorme e bizzarra famiglia.
Il Quartetto ha già pronte per le mani grosse bottiglie di spumante, Nike ha confezionato al volo dei mazzolini di fiori non appena ha ricevuto l’allarme, i prìncipi e le principesse tengono per le mani piccoli pupazzi e palloncini bianchi con delle stelline dorate, Fern e Chichi sono ai posti di blocco per poter scattare anche prima del padre dentro la sala parto, e Radish è mezzo collassato in un’altra piccola stanza, sorvegliato da Everett.
Quest’ultimo sospira forte, stanco morto. Ha dormito poco o niente assieme a Blackwood, avendo infatti preferito passare quasi tutta la notte a correre come ai vecchi tempi, a fare la lotta, ascoltare la musica mentre fumavano erba, e parlare, parlare, parlare. Si sono raccontati di tutto, hanno sragionato su questioni assurde, hanno commentato film e libri, si sono presi a sberle quando si trovavano in disaccordo, per poi ributtarsi a terra e ricominciare a parlare.
È stata una bellissima nottata, per lui, simile a quelle della sua gioventù, quando per loro quattro il futuro sembrava già scritto. Gli era mancato il suo amico, gli era mancata la sua allegria e la sua semplicità, e gli è sinceramente grato per essere là fuori, a tenere la barca pari con la sua sola presenza.
Abbassando gli occhi, si ritrova costretto a mettere una mano sulla spalla di Radish, che, aggrappandosi a tutte le sue forze e alla sua determinazione, si stava alzando. Come riesca a muoversi con la bomba che gli hanno iniettato è inspiegabile, ma non per Everett. Fosse al suo posto, farebbe lo stesso per raggiungere la metà della sua anima, soprattutto in un momento del genere.
Come succede spesso da venticinque anni a questa parte, si ritrova a pensare a Leila.
Gli manca ogni singolo giorno, ma da qualche mese è diventato più sopportabile tollerarlo. È stata quella giovane e tenace guerriera a permettergli di continuare a respirare, ed è stata sempre lei a restituirgli il sorriso.
Ma poi è successo qualcosa di imprevedibile: si è ritrovato accerchiato.
Tutti quei pazzi esagitati nel corridoio, seppur con una più che giustificata esitazione, gli hanno teso una mano, e adesso sembrano più che decisi a non lasciarlo più andare. Senza volerlo, si è ritrovato davvero nel loro branco, stritolato nel loro bizzarro affetto… e non è del tutto certo che gli dispiaccia troppo.
Senza contare il bestione che ancora lotta per alzarsi. Lui è indubbiamente quello che gli si è come legato di più, quello che ha deciso di volerlo. Magari non l’ha fatto subito, ma l’ha fatto.
Loro due litigano, probabilmente lo faranno sempre, ma qualcosa li tiene uniti. Un legame strano, ma che ha comunque uno strano sentore di famiglia. Non come quel qualcosa di marcio che costringeva la sua famiglia biologica a rimanere assieme, no, qualcosa di puro, genuino, vero.
«Stringi i denti, Radish.» Gli darà una piccola goccia del suo stesso sangue per farlo riprendere, perché vuole che si goda a pieno il dolce momento che sta per arrivare, lo stesso che a lui è stato negato.
Avrebbe voluto dei figli con Leila. Voleva una famiglia con lei, voleva un futuro. Invece ha avuto loro due, con quello strano legame che li tiene insieme. Che sempre li terrà insieme.
«Se te ne stai fermo e buono, ti rendo un po’ più presentabile. Non vorrai mica spaventarli subito con la tua brutta faccia, mh?»
Si alza per cercare qualcosa per raderlo, e magari anche un elastico per i capelli, ma l’altro lo blocca per un polso. La presa, però, si indebolisce velocemente, perché i farmaci non gli permettono altrimenti, ma non molla lo stesso.
«Sarai con me, vero?» Mormora con un filo di voce, sorprendendolo «Non so come fare…» All’ennesima insopportabile fitta, si porta una mano nei capelli, con l’unica speranza che non ci siano complicazioni. È una razza nuova quella che sta cercando di nascere. È un incrocio genetico alla quale nessuno aveva mai anche solo pensato, i due piccoli hanno già una forza notevole, la sente, e quella forza è in qualche strano modo superiore a quella della madre stessa.
Se soffrire in questo modo per una settimana consecutiva, o anche più, fosse sufficiente a scongiurare l’atroce idea che qualcosa possa andar male, ci metterebbe la firma anche subito.
«Ho paura, dannazione…» Credeva di essersi abituato al pancione della sua donna, credeva di essere pronto ad affrontare la paternità, ma ora si rende conto di avere una paura fottuta.
Sarà un buon padre?

Sarà in grado di crescere ed educare non uno ma ben due figli?
Sarà in grado di proteggerli, di insegnargli a combattere e a stare al mondo?
Sarà in grado di renderli felici e sereni come non è mai stato per lui?
Sono queste la domande che incessantemente gli rimbombano nella testa. Insieme a queste, poi, quella più angosciante di tutte: starà andando tutto bene?
«Ascoltami bene, Radish, perché non lo ripeterò: per quanto tu abbia fatto schifo in passato, so che uomo sei diventato… e non sei del tutto da buttare. È normale che tu abbia paura, soprattutto perché quelli che stanno per nascere non sono bambini comuni, ma vedi anche di tenere a mente chi sei, chi è lei… e che ti starò attaccato al culo anche quando la situazione ti sembrerà insuperabile.»
Lo guarda e sorride, Radish. Avrebbe tanto voluto una telecamera a riprenderli, sia per potergli rinfacciare un momento di tale dolcezza, sia per avere l’inconfutabile prova che anche lui, nascosto da qualche parte, ha un cuore… e che dentro quel cuore c’è pure il suo nome.


La presenza del Quartetto, con i cellulari miracolosamente recuperati e ricaricati, riesce a mantenere la situazione più leggera e allegra.
Stanno scoprendo cose, ed anche traumatizzando tutti quelli che guardano i video che passano in rassegna per colmare i vuoti. In realtà anche chi sta solo ascoltando rimane abbastanza sotto shock, ma ormai tutti sanno che è inutile insultarli o rimproverarli. Fingere indifferenza è l’arma migliore a loro disposizione per evitare traumi anche peggiori.
Micah ha pure scoperto il perché della scritta trovata sul petto. A quanto pare Pip non ricordava il significato di una parola — a provare, stava ubriaco marcio! —, e Hurricane gliel’ha pazientemente spiegata — biascicando così tanto da farsi capire a stento. Major è intervenuto alla fine, etichettandolo come un “Treccani ambulante”, e Micah ha commentato con convinzione che se lui fosse stato un Treccani, avrebbe fatto delle “leccate di fregna incredibili”.
Nel sentire questo, C-18 gli ha scoccato un’occhiata oltre il disgustato. In verità, però, era disgustata anche da sé stessa, perché seguendo chissà quale strano percorso mentale aveva immaginato subito che c’entrasse un significato simile. Sono contagiosi!!!
«Starà andando tutto bene?» Domanda apprensivo Yamcha, lasciando vagare lo sguardo sui vari Spettri che puntano la porta in maniera ossessiva e preoccupante.
«Sta urlando molto.» Afferma con tono greve River, che ormai ha rinunciato a tenere a bada gli altri quattro. Come si siano ripresi così in fretta dallo stato pietoso in cui versavano, non riesce proprio a spiegarselo. Se lui non avesse avuto Cloe e la damigiana di caffè che gli ha praticamente rovesciato a forza in gola, probabilmente adesso non sarebbe così lucido e composto.

«Quando li possiamo vedere?» Domanda candidamente Sunshine, venendo stretta amorevolmente dalle braccia paterne. Pure lei, come il fratello maggiore, vorrebbe vedere il piccolo erede al trono e accertarsi delle condizioni della donna che ha tanto aiutato i suoi genitori, ma capisce che è molto meglio se nessuno entra in quella stanza. Sua madre ha un’aria assai più gelida e letale del solito, e lei non ha alcuna intenzione di sentirla strillare come una matta.
«Entreremo quando ci verrà dato il permesso.» Le risponde con un dolce sorriso Blackwood, rompendo il silenzio prima che un urlo di Sherry squarci l'aria «E penso che non manchi molto.» Nel pronunciare quest'ultima frase, porta una mano su quella di Nike, guardandola poi con adorazione. In tutta questa faccenda, non può fare a meno di ripensare a quando sono nati i cinque diavoletti che tanto adorano, e a quanto si sentiva grato a lei per avergliene fatto dono. Non smetterò mai di ringraziarti per il tuo enorme sforzo, amore mio…


«In che senso “vedo la testa”? No! Non sono pronta! Ributtalo dentro!»
È un parto difficile e molto doloroso, perché Sherry ha i fianchi stretti e i due piccoli le stanno portando via più energie del previsto per poter uscire.
Bree, sempre al suo fianco, le asciuga costantemente il sudore ripetendo spesso: «Fatti forza, Sher, spingi! La vista dei tuoi figli ti consolerà di tutto il male che devi patire in questo momento.»
Le bagna le labbra con acqua fresca, ma quando il dolore diventa così acuto che quasi le fa perdere i sensi, Darko interviene; guida le mani di Bree e le ordina di spingere sul ventre dell’amica perché lei non ha più forza e i bambini soffrono.
«Spingi più forte che puoi!» ordina severamente «Devono nascere subito!»
Bree, con le lacrime agli occhi e il cuore che le martella nelle tempie, si appoggia con tutto il peso sull’amica che, con un grido più forte, quasi un ruggito, riesce finalmente a far nascere il primo.
Mentre Sherry riprende fiato a fatica, tutti si bloccano per qualche secondo: tra le mani salde e sicure di Darko vi è adagiato il tanto atteso e agognato Principe promesso.
Veloce e preciso come è sempre stato, l’Alpha afferra con maggior sicurezza il piccolo e lega il cordone, che poi recide con le forbici, e disinfetta la ferita. Ed è proprio quando il disinfettante tocca la ferita che il bambino si mette a piangere, dando la prova di avere dei fortissimi polmoni. Lo mostra velocemente alla madre per qualche secondo, lasciandole intendere che non potrà approfondire il contatto prima di aver fatto nascere l’altro.
«Sei stata bravissima, davvero!» Bree le bacia con trasporto la guancia, mentre calde lacrime di pura felicità le bagnano le guance, infrangendosi nei sudati capelli corvini dell’amica, che ancora non riesce a credere a ciò che ha appena visto.
Darko cede il piccolo alle cure di Alana perché lo lavi e lo vesta, che a sua volta lo tiene saldamente tra le braccia e gli sorride dolcemente non appena ne incrocia i vispi occhi scuri.
Con grande sorpresa generale, ad esclusione di Darko, il secondo piccolo viene fuori molto più facilmente nel giro di tre minuti, essendosi trovato la strada spianata.
Cuccioli insoliti, decisamente troppo grossi per un normale parto gemellare. Anche per gli Spettri è insolito che i loro gemelli raggiungano i tre chili, ma questi… ad occhio e croce il secondo è forse mezzo chilo meno rispetto al primo, che pesa ben quattro chili e uno. Due vitelli, ecco cosa ha partorito Sherry: due vitelli con dei polmoni d’acciaio e quella che già pare essere una bella presa con quelle minuscole manine.

Se tutto va bene, il nostro caro principino diventerà pure più grosso del padre, pensa con un sorriso Darko, lasciando Bree ad occuparsi dell’espulsione della placenta. In fondo vuole imparare il suo mestiere, vuole prendere il suo posto e farsi un nome, quindi è bene che impari proprio sull’amica d’infanzia. Quale altro incentivo potrebbe stimolarla a fare il meglio?!
Mentre si avvicina ad Alana per aiutarla, avverte un’ondata di calore nel petto nel vedere i due piccoli cercarsi con gli occhi e allungare una manina non appena riescono a captarsi. Sono stati insieme per cinque mesi, è normale che adesso si cerchino, ma è comunque qualcosa che da sempre lo smuove un poco.
«Non sono una meraviglia?» Domanda Alana mentre deterge i loro visetti con un batuffolo di cotone imbevuto d'olio.
Darko non riesce a trattenere un lieve moto di stupore mentre avvolge il primo con una tunica di lino «Hanno la chioma di un bambino di sei mesi… anche di più, forse.»
«Non so se l’hai notato, ma il padre ha una massa di capelli spaventosa! Cosa ti aspettavi da loro?!»
Bree intanto si occupa di Sherry, esausta ma comunque impaziente di vederli. Non sa neanche se il secondo è una bambina o meno, ha quasi perso i sensi prima di poterlo vedere.
Bree la calma come può, aiutandola a metterle un braccio attorno alle spalle per darle una ripulita veloce, per trasportarla poi nella stanza adiacente alla loro, precedentemente preparata appositamente per lei.
Di norma l’avrebbero semplicemente trasferita in una delle stanze create apposta per le neo-mamme, così che possano riposarsi almeno un giorno, ma tutti sanno bene come funzionano questi momenti per la famiglia reale: i membri di spicco del branco le faranno visita, e a breve lei stessa, assieme a Radish, dovrà presentare i piccoli al resto del branco — anzi, dei branchi!. Hanno quindi pensato che fosse meglio farla trovare in condizioni quanto meno accettabili e in una stanza molto più intima e ariosa.
Seppur fatichi a reggersi in piedi, Sherry si fa aiutare da Bree a cambiarsi e a darsi una sciacquata veloce con spugne morbide imbevute d'acqua di rose. Si sente come se le fosse cascato addosso un meteorite, e il contatto con il materasso morbido e pulito sotto di sé è una vera e propria manna dal Cielo. Mai più… mai, mai, MAI più!
«Reggiti forte, Sher, perché stai per volare!» Scherza dolcemente Bree prima di allontanarsi con passo quasi danzante, tornando dopo una manciata di secondi con stretto tra le braccia un fagottino urlante, che Sherry guarda con stupore. Dopo qualche secondo di silenzio, la Mezzosangue le presenta il suo piccolo tesoro.
Sherry si solleva leggermente sui gomiti per appoggiare la schiena ai cuscini, e finalmente lo vede davvero. Ed è bellissimo, proprio come il suo papà.
L’idea che le sia cresciuto dentro è così assurda che davvero fatica a capacitarsene, tanto da non ricordarsi praticamente più quanto dolore abbia provato fino a poco prima. Tutte le bestemmie, le imprecazioni e le urla, non appena lo stringe al petto, non hanno mai avuto motivo di esistere.
«E…» Alza velocemente lo sguardo, Sherry, e Bree torna con un secondo fagotto tra le braccia.
Il Segugio, intenerito da tutta la faccenda, abbassa lo sguardo e sorride con amore a quel faccino tanto carino, ed una ciocca ribelle sfuggita dall’elastico. Ciocca che viene prontamente afferrata e strappata con violenza.
Voleva solo osservare meglio quegli occhi curiosamente furbi, e invece eccola lì, a cacciare un urlo sorpreso e sofferente, con la testa ripiegata da un lato ed una sottile ciocca di capelli in meno.
È forzuta la creatura!
Sherry non riesce a trattenere le lacrime nel vedere il suo sguardo attento, forse pure divertito, che poi si sposta su di lei. La guarda con attenzione, la studia, e lei si rende conto che quegli occhi non sono né i suoi, né quelli di Radish: sono gli stessi di Everett, occhi furbi che ti sfottono anche senza volerlo.
Allunga di slancio un braccio per prenderlo e, una volta stretto al petto, li stringe con fare materno e protettivo a sé. Non pensava di esserne capace e, soprattutto, non pensava di volerlo, non avendo mai considerato la maternità come un qualcosa di necessario per una donna, ma adesso le sembra la cosa più bella del mondo.
Non c’è poi bisogno che dica niente, Bree la capisce con un solo sguardo e in silenzio l’aiuta a denudarsi i seni per allattarli, lasciandosi andare ad un fischio quando si attaccano voracemente.
«Sembrano avere anche più appetito dei miei… auguri!» Scherza con un sorriso divertito mentre Sherry, decisamente non abituata a questo genere di contatto, li osserva con fare interrogativo. Le fanno addirittura male per quanto suggono forte, ma certamente non li staccherà proprio adesso. Anche se… Il vostro periodo di punizione si è appena prolungato di un mese!
«Congratulazioni, mia Regina.» Darko le passa dolcemente una mano tra i capelli scompigliati, per poi uscire dalla stanza assieme ad Alana, trovandosi così di fronte almeno una trentina di persone.


«Andiamo, Saiyan, è il momento di tornare in sé.» Dopo aver preso una siringa piena per metà di fisiologica, con dentro anche una goccia del suo stesso sangue, gli prende il braccio e glielo inietta, osservandolo con attenzione mentre si riprende di secondo in secondo. Avevano preso in considerazione l’idea di prendere il sangue da chiunque altro ad eccezione di Blackwood, poiché il sangue di entrambi è un tantinello troppo forte per poterlo dare così alla leggera, ma alla fine hanno deciso di usare lo stesso il suo. Meglio tenere questo genere di cose in famiglia, secondo un loro contorto ed incomprensibile ragionamento.
Più il cervello di Radish si riattiva, più gli sembra di poter sentire dei leggeri gemiti giungergli alle orecchie. Curiosamente, poi, gli sembra un rumore davvero familiare, troppo familiare. Gli sembrano quasi gli stessi suoni del suo sogno ricorrente, quando ancora non sapeva della gravidanza. E in quel sogno, quei gemiti lontani erano i suoi figli, e se adesso li sente…
«CAZZO!» Scatta in piedi come una molla e prova ad uscire in corridoio, ma viene bloccato prontamente dal cognato. Per fortuna, tra l’altro, perché un simile scatto dopo essere stato fuori gioco per più di mezz’ora non è proprio una mossa geniale.
«Con calma, respira.»
«Stanno bene?»
Stringe con forza le labbra, reprimendo un insulto che tenta disperatamente di rotolargli sulla lingua. «Direi che ti accorgeresti se così non fosse, no?»
Annuisce senza neanche rendersi davvero conto di ciò che gli è stato detto, desideroso solo di correre da Sherry. Vuole vederla, rincuorarla, baciarla fino a consumarle le labbra, e farla riposare tra le sue braccia.
Finché non esce, finché non vede Darko e Alana con un gran sorriso in volto, finché non scoppiano gli ululati generali, neanche gli viene in mente che, varcata quella porta, non ci sarà solo lei ad aspettarlo.
Rimane immobile, adesso, gli occhi fissi sui due medici che vengono bombardati di domande. Pure il piccolo Lux si è lanciato nel mezzo, domandando insistentemente se dovrà immolarsi personalmente o se toccherà ad una delle sue sorelle, mentre Light, al suo fianco, preme per sapere quando potranno correre tutti insieme.
Radish li sente tutti, pure gli ululati che provengono da lontano, ma non riesce ad interagire. Improvvisamente sente le gambe farsi come di gelatina. Una gelatina stranamente irremovibile.
In quelle ore di attesa, e soprattutto nel periodo sotto oppiacei, si è convinto che sì, è pronto a vedere i suoi figli… ma adesso non ne è più tanto sicuro.
Everett, pur non avendo mai avuto un figlio suo, riesce ad immaginare lo stato d'animo del Saiyan, e per questo lo avvicina, mettendogli una mano sulla spalla.
Si guardano negli occhi per qualche istante e Radish, senza sapere perché, gli sorride e torna poi a concentrarsi sui suoni striduli che sente provenire da dietro la porta spessa.
Per tutta la vita sono sempre stato solo io... ma da oggi sono padre, da oggi dovrò rendere conto ad altre persone oltre che a me stesso. Da oggi divento responsabile di voi, del vostro futuro e di tutte le possibilità che posso offrirvi. Qualunque cosa accada, io dovrò essere sempre pronto… e lo sarò.
«Andiamo, Re del Nord, ci sono un paio di persone che ti vogliono incontrare.» Esclama allegramente Darko, sorridendo appena ed allungando poi un braccio per sospingerlo per una spalla. Non è nuovo a questo genere di reazioni dai neo-papà, che da truci assassini si riducono a dei vitellini tremolanti all’idea di incontrare per la prima volta i figli e, ancor di più, a tenerli tra le braccia.
Vorrebbe rimanere lì dov’è, o in alternativa scappare a gambe levate, ma la mano del maggiore non si smuove di un millimetro dalla sua spalla, continuando a spingerlo in avanti fino a quando, inevitabilmente, si ritrova a varcare quella soglia tanto temuta.
Nella stanza c’è un odore che non riesce a catalogare, distinguendo come unica nota conosciuta quella del gelsomino. Gli sembra tutto strano, assurdo, fuori posto, almeno finché non la vede. Se ne sta seduta su un grande e comodo letto, radiosa in volto come non era mai stata prima… e tra le braccia tiene i loro figli.
Non si muove più, Radish, rimanendo con i piedi ben piantati a terra ad almeno tre metri e mezzo di distanza dalla compagna, neanche avesse per le mani delle piccole bombe termonucleari pronte ad esplodere. Ora come ora, neanche se tutti quelli che conosce provassero a spingerlo in avanti si muoverebbe di un solo millimetro.
«Come stai, bambolina?» Le domanda con un filo di voce, comunque incapace di raggiungerla. Lo vorrebbe, eccome se lo vorrebbe, ma il timore di fare del male ad uno dei tre lo manda totalmente in tilt.
«Ah, da Dio! Pronta a ripetere l’esperienza anche un migliaio di volte!» Risponde sarcastica, rivolgendogli poi un sorriso raggiante mentre lo vede allungare un poco lo sguardo per poter vedere i piccoli.
Sa bene che non ci sarà modo per farlo avvicinare, non ora che è così in crisi, così pensa bene di avvalersi dell’aiuto di Bree. Col senno di poi, il suo intervento non richiesto è stato solo positivo, ma si è promessa di fargliela pagare in qualche modo e così farà.
Già le aveva detto che poteva presentarsi una simile eventualità, anzi le aveva detto di esserne quasi del tutto certa, così le basta una semplice occhiata e la bionda le si avvicina con passo leggero, quasi svolazzante.
Non vede l’ora di andare da Mimì per raccontarle tutto, per dirle quanto si è sentita emozionata ed importante, quanto era terrorizzata, e quanto si è sentita maledettamente felice quando ha sentito il principino emettere il primo vagito. Non lo credeva possibile, ma forse ha trovato un lavoro vero e legale che le piace sul serio.
Prende con cura il piccolo erede al trono tra le braccia, stando ben attenta a non lasciarsi sfuggire alcuna ciocca di capelli per evitare di ripetere lo spiacevole incidente di prima, e poi si avvicina con passo più svelto verso il neo-papà. Vederlo indietreggiare come se avesse per le mani un’arma di distruzione di massa è alquanto esilarante, di certo non lo scorderà mai e ce lo prenderà pure in giro per il resto dei suoi giorni, soprattutto quando farà troppo lo spavaldo, ma adesso vuole solo dargli suo figlio. Non sarebbe strano, infatti, se di colpo gli si chiudesse la vena e le si avventasse contro per difenderlo, e proprio non ci tiene a sfidare tanto la sorte.
Radish, dal canto suo, è ad un soffio dall’afferrare la maniglia della porta e chiudersi fuori, ma Bree è più veloce e più furba, e, giocando abbastanza d’astuzia, finge di volerlo quasi lanciare contro di lui, costringendolo così ad allungare le braccia in avanti per impedirglielo.
Senza volerlo, Radish si ritrova così col prezioso fagotto tra le mani… ed il suo mondo si capovolge.
Con il cuore che gli batte all’impazzata, Radish lascia che Bree glielo sistemi meglio, e si ritrova così con quel corpicino sull’avambraccio. D’istinto porta l’altra mano verso l’esterno, per impedire che caschi, e se lo appoggia delicatamente contro il petto.
Nel momento esatto in cui il piccolo si sente stringere dalle possenti braccia paterne, smette di agitarsi e spalanca i dolci occhi scuri, come se si fosse accorto solo in quel momento di essere venuto al mondo.
«È così… piccolo…» È tutto ciò che Radish è in grado di dire.
Aveva già visto dei neonati in vita sua, aveva pure tenuto Goten in braccio qualche giorno dopo la sua nascita, ma stavolta… Dio, trovarsi per le mani quest’esserino così piccolo, indifeso e delicato lo impressiona non poco.
«Ti assomiglia da far paura! Tranne per gli occhi, forse… il taglio sembra più quello della mamma.» Cinguetta felice Bree, osservando da sopra la spalla del Saiyan il tanto sospirato principino, che a sua volta fissa il padre dritto nelle palle degli occhi, quasi cercasse di capire qualcosa.
Radish abbozza un sorriso, un’espressione intenerita in volto e una grande felicità che gli strabocca dal cuore. Quello scricciolo è davvero perfetto, ai suoi occhi è il più bello del mondo.
«Non stai dimenticando qualcuno?» Cinguetta dolcemente Sherry, ottenendo così la quasi totale attenzione del compagno, che adesso li guarda con l’espressione di chi davvero non ci sta capendo più un cazzo.
Vederlo così perso e felice con il loro bambino tra le braccia, è un’immagine che mai e poi mai si toglierà dalla testa e dal cuore.
Si avvicina con cautela, Radish, come se ad ogni passo il figlio che tiene tra le braccia possa spezzarsi in due come un fragile ramoscello, e con altrettanta cautela si siede al suo fianco sul bordo del letto.
Allungando un poco il collo, poi, ecco che incrocia finalmente anche un altro paio di occhi che subito gli strappano il cuore dal petto.
«È un maschio…» Mormora, felice come neanche credeva si potesse mai essere «Sono entrambi maschi!» Gli viene da piangere, da urlare, ma non riesce a fare niente. Ciò che sta provando è qualcosa che non può essere descritto a parole.
Non sa come toccarlo, però. Non sa se può allontanare una mano dal primo senza che si faccia male, così, incapace di posticipare ancora il primo contatto fisico, allunga la coda per sfiorarlo quanto più delicatamente può.
Pessima scelta.
Davvero una pessima scelta.
Sherry non fa neanche in tempo a dirgli che, col senno di poi, sventolargli qualcosa davanti agli occhi non è un’idea troppo brillante perché, non appena la coda gli sfiora il minuscolo e delicato palmo della mano, le dita si serrano con energia, facendolo sussultare per il dolore.
«Cazzo!» Non si muove, però. Gli lascia la coda in mano, lascia che se la porti alla bocca e la stringa tra le gengive, e nel frattempo li compara per annotarsi le evidenti differenze fisiche. Entrambi sfoggiano una chioma corvina degna di un bambino di sei mesi o poco più, il primo con una specie di frangetta che gli ricade un poco sugli occhioni neri, mentre il secondo, proprio al centro della fronte, ha quella che viene definita "la leccata del vitello”, ovvero un ciuffetto di capelli sollevati e spartiti in due. Il primo ha la bocca sottile di Radish, il secondo gli occhi affilati e chiari di Everett, con un’ombra cupa che li fa sembrare un poco più scuri. Uno pare attento e curioso a ciò che lo circonda, il secondo cerca di biascicare la coda del Saiyan mentre con l’altra manina tenta di spostare il camice leggero della madre per poter mangiare di nuovo.
Agli occhi dei neo-genitori, in ogni caso, appaiono come le due creature più belle e splendenti dell’intero universo.
«Ti piace il risultato, papà
Sentire quella parola lo fa sentire incredibilmente bene, e lo mette a suo agio come non pensava fosse possibile. Tutto il panico di pochi minuti prima è scivolato via, se n’è andato lontano, eclissandosi. Guardandoli, si rende conto di non essersi mai sentito più pieno di energie di così, che non si è mai sentito più pronto a fare qualsiasi cosa.
«Sei stata bravissima, mamma.» Si abbassa su di lei come meglio può, cercando sia di non urtare in alcun modo il primo, né di togliere la coda di mano/bocca al secondo. Non appena riesce a raggiungerla, seppur scomodamente, la bacia con tutta la gratitudine e l’amore che nutre nei suoi confronti.
Si domanda come, uno come lui, un uomo che ha distrutto, ucciso ed altre atrocità imperdonabili, possa meritarsi tutto questo. Una donna come Sherry, che lo ama con tutta sé stessa, che gli ha dato tutto e continuerà a dargli anche di più, e adesso anche due figli, che ai suoi occhi appaiono come le creature più belle e splendenti di tutto l’Universo.
«Ti amo, bambolina…» Non è solito dirglielo, preferendo infatti di gran lunga dimostrarglielo come meglio crede, ma stavolta non riesce e non vuole trattenersi. Vuole che sappia ancora di più cosa prova per lei, quanto significhi per lui, quanto sia incommensurabilmente felice.
«Ti amo anch’io, fustacchione.»
La bacia ancora, si appoggia delicatamente contro il suo corpo, finché non si ritrova costretto a staccarsi. Il cucciolo che tiene tra le braccia ha cominciato ad agitarsi, e l’idea di avergli fatto male in qualche modo gli spezza il cuore.
«Tranquillo, vuole solo il fratello.» Lo informa gentilmente Sherry, che trova finalmente una nota positiva della sua orribile infanzia: non ricorda affatto quei momenti di solitudine estrema che provano gli infanti che rimangono soli.
Si sposta un po’, Radish, così da poterle far scivolare il bambino tra le braccia, ma lei si muove per prima, spostandosi su un fianco. Vederle quell’espressione sofferente è atroce per lui, ma gli basta sentire i versetti acuti del piccolo che ancora si muove tra le sue braccia per distrarsi. Non vuole che soffra per qualcosa, gli sembra insopportabilmente ingiusto.
Osservando con attenzione i movimenti attenti e delicati di Sherry, lascia scivolare un po’ impacciatamente il piccolo accanto all’altro sul materasso, e sorride nel vederli calmarsi non appena entrano in contatto l’uno con l’altro.
Due maschi.
Sherry gli ha dato due maschi.
Considerando tutti i contrattempi e i problemi degli ultimi dieci mesi — o, più in generale, della sua vita —, non pensava proprio di poter avere tanto culo.
«Non hanno la coda.» Lo informa con tono cauto Sherry, timorosa che possa prenderla male.
Perché quel tono strano? Non mi frega un cazzo se non hanno la coda. Guardali! Sono perfetti!
«Secondo Darko è un tratto genetico recessivo, e—»
«Lessie, non è importante. Anzi, pensaci: per loro è un problema in meno! Anche per noi, penso… sai quante guerre ci evitiamo per le notti di Luna piena?» Questo non è un pensiero suo, ma di Timo. Quando sono nati i suoi due figli e la preziosissima principessina di papà, gli ha espresso questo dubbio: “Come farete se avranno la coda? Voglio dire, per quando vorranno uscire la sera con gli amici. Sappi che avverrà abbastanza alla svelta, ti conviene cominciare a pensarci da subito!Prendi questa, Timo! Niente coda, niente rotture di palle!
«Perché non vieni qui con noi?» Non riesce a smettere di sorridergli, Sherry. È così rigido, sul bordo del letto, da farle tenerezza.
«Tu meglio di chiunque altro dovresti sapere che non sono molto delicato.» Risponde con ovvietà, facendosi però coraggio ed allungando una mano verso il secondogenito, che tenta disperatamente di liberarsi dalla coperta in cui è stato avvolto. Mentre il primo guarda tutto ciò che lo circonda con apparente curiosità, il secondo pare avere tutta l’intenzione di fare come vuole, in barba ai suoi venti minuti scarsi di vita. Questo sicuramente mi farà incazzare. Ma sicuro, sicuro! Tra gli occhi di Everett e il carattere simile a quello della madre, ci sarà da fare a cornate in continuazione.
«Sappiamo già cosa sono?» Non la guarda neanche mentre glielo chiede, completamente ipnotizzato dal bambino che gli studia le dita. Tiene il suo indice e il suo medio nelle minuscole manine e le fissa, come se avesse appena scoperto qualcosa di meraviglioso… e Radish sente che, se il piccolo lo volesse, se le potrebbe anche staccare con un morso per dargliele.
Sherry, senza che lui se ne renda neanche conto, muta i propri occhi, inviando così un silenzioso messaggio ai figli, che d’istinto le rispondono allo stesso modo.
Radish, ancora intento a fissarli, sente il cuore fargli una violenta capriola nel petto.
«Alpha?! Due Alpha?! Come cazzo è possibile?!»
La sorpresa, per lei, non è così forte. Beh, non ora almeno, ma quando Darko glielo disse, durante una delle loro visite, non riuscì a proferire parola per i cinque minuti successivi.
«Pare che buttare in campo il biondo si sia rivelata una scelta eccellente.» Questa è la teoria di Darko, l’unica che possa effettivamente spiegare il perché tutto in loro sembri urlare “Guardami, sono fottutamente speciale!”.
«Vuoi davvero dire che concepirli da Super Saiyan ha influito?!»
«A quanto pare. Sono i primi Mezzosangue ad essere Alpha naturali…»  Scosta un ciuffetto di capelli dagli occhi del primogenito, sorridendo amorevolmente per quel semplice ma intimo contatto. Sembrano fatti di raso. «Se nascevano femmine, facevi prima a suicidarti.» Ci tiene davvero tanto ad aggiungerlo, sghignazzando quando sente un’improvvisa ondata di nervoso investirlo in pieno.
Due femmine Alpha con questa forza già dalla nascita? Altro che pianeta in culo all’Universo, avrebbe trovato il modo di creare un altro Universo solo per loro due e ce le avrebbe segregate in eterno!
Non lo dice però, così da mantenere il quieto vivere. Tanto sono maschi, il problema non si pone e non si porrà mai!
Dopo qualche minuto in silenzio ad osservare i piccoli, qualcuno bussa alla porta, e dopo pochi secondi fa il suo ingresso Everett, con un sorriso smagliante in volto.
È al Beta che è consentito l’ingresso per primo, dopo il Re. Qualora poi lo volessero, potranno entrare anche gli altri membri della famiglia e, in questa particolarissima circostanza, la famiglia reale del Sud.
«Ma guarda che bei principini…» Afferma soddisfatto, osservando i due piccini. Il fatto che uno dei due lo stia fissando dritto nelle palle degli occhi, come per sfidarlo, gli fa già presagire il peggio. «Due vitelli, eh? Darko ha detto che sono belli pesanti.»
«Direi che si nota abbastanza…»
Vuole provare una cosa, Radish, ma non è certo che sia una buona idea. Teme di poter sbagliare un qualche movimento, di poter fare del male ad uno di quei fragili corpicini, ma alla fine decide di farsi coraggio e, con una delicatezza mai avuta prima, lascia scivolare un braccio sotto al corpo di uno dei piccoli, sostenendogli sempre la testa, e poi lo adagia tra le braccia più sicure di Everett. Può fidarsi di lui, lo sa, non farebbe loro del male neanche se ne valesse della sicurezza dell’intero pianeta, e quello sguardo adorante glielo fa capire più che chiaramente.
«Ti somiglia un po’, non trovi?» Gli domanda con un sorriso, distraendo l’altro cucciolo con la coda. È curiosamente più delicato sulle prime, ma poi l’afferra con sicurezza, strappandogli qualche pelo. Occhio, nano, perché ti stai avvicinando ad una punizione eterna!
«Gli occhi, sì… ma il naso è decisamente il tuo.» Sono proprio quegli occhi luminosi e sorprendentemente furbi a fargli capire che, crescendo, sarà ben più problematico dell’altro… ma con quel sorriso sdentato, ogni pensiero passa in secondo piano. Beh, tutti, tranne uno: «Allora, chi è chi?»
«Già, non mi hai ancora detto i nomi.»
Perché me l’ero dimenticato… cazzo! Come vi chiamo?!
Li fissa con insistenza ad intervalli regolari, passando in rassegna tutti i nomi a cui aveva pensato. Ce ne sono sempre stati due, da maschio, che gli ronzavano maggiormente in testa, e guardandoli adesso gli sembrano decisamente adatti a loro, quasi ce li avessero scritti in fronte.
Allunga una mano verso il bambino che Everett tiene tra le braccia, e gli carezza la guancia paffuta con la punta delle dita, annunciando il primo nome: «Son Gorlick Jerez… o Jerez Gorlick… insomma, Jerez.»
Jerez, una variante di Sherry. Gli ronzava per la testa dal momento esatto in cui l’ha scoperto, ma non riusciva a decidersi con l’altro nome che aveva pensato. Ma adesso l’uno non esclude più l’altro, così, abbassando gli occhi, battezza ufficialmente il primogenito: «Questo, invece, è Shiraz… Son Daikon Shiraz.» Ed è per far nascere te se io sono vivo…
«Mi piacciono, sai?» Il piccolo reagisce alla voce dolce della madre, dimenandosi con forza nella copertina fino a liberarsi, così da poter allungare le manine delicate verso di lei «Anche a te piace, Shiraz?»
«Certo che gli piace, che domande fai?!» Scherza allegramente Radish, trovando il coraggio di appoggiarsi con le spalle alla testiera del letto e di allungare le gambe sopra il materasso, mentre la coda torna nelle mani del piccolo, che stava ricominciando a fissarla con una certa insistenza.
«Fuori stavano schiumando dall’impazienza. Dite che è il momento di farli entrare?» Domanda un poco incerto Everett, senza mai accennare ad allentare la presa dal nipote. Non li lascerà mai soli, li proteggerà ad ogni costo, e li allenerà al massimo delle proprie capacità in ogni campo possibile. Saranno degni delle loro origini e, ne è sicuro, entreranno entrambi nella leggenda.
Il Beta fa appena in tempo a terminare la frase che la porta si spalanca, e Chichi e Fern fanno il loro ingresso, spedite come furie verso di loro.
Gohan e Tristan, dietro di loro, rimangono immobili sulla soglia, indecisi se seguirle per vedere a loro volta i piccoli, o se scappare a gambe levate. Sono amici ormai, e insieme sarebbero ben capaci di cavarsela anche da soli, quindi non è una scelta poi troppo da scartare.
È solo per la spinta alle spalle da parte del Quartetto se avanzano, mandando in frantumi ogni possibile futuro da vagabondi giramondo.
Mordecai, un istante dopo essere entrato, è già accalcato sul corpo di Radish, così da poter studiare più da vicino il nipote. Poteva anche andare a vedere l’altro, ma non gli sembrava saggio avvicinare tanto il volto agli artigli di Everett.
«Ma guarda che carino!» Tuona felicissimo, sorridendo al piccolo, che, dal canto suo, lo guarda come se fosse la cosa più strana e assurda dell’intero creato. Ciò che non può sapere, è che non è neanche andato troppo lontano dalla verità.
«Mord!» Sbotta Radish, afferrandolo per i capelli per poterlo allontanare «Se ti fai vedere subito così, gli disturbi la crescita!»
Sherry, intanto, sorride dolcemente al piccolo, che ha cominciato ad emettere versetti divertiti di fronte a quel bizzarro spettacolo. Evidentemente la violenza gratuita gli va a genio.
«Lui è Shiraz, Mord… ti piace?»
«Certo che mi piace!» Annuisce vigorosamente il Cacciatore, sempre più euforico. Si gira poi di scatto e solleva senza pensarci un istante di più le tre principesse del Sud, che stavano pazientemente aspettando dietro le sue gambe. Non appena le tre lo vedono, sembrano come illuminarsi di una potentissima luce. Shiraz è così piccino ai loro occhi, così prezioso… un vero bambolotto che si muove!
«Hai schivato un bel proiettile tu, eh?»
Lux alza gli occhi su Radish, e poi gli allunga le braccia. Vuole essere preso in braccio, vuole vedere anche lui, ed un sorriso a trentadue piccoli denti gli si allarga sul faccino bronzeo quando il Saiyan l’accontenta con uno sbuffo, mettendoselo sulle gambe.
Quello è il Principe promesso, l’erede al trono di “tutta la pagnotta”, come gli ha detto lo zio Voret, e lui adesso non solo deve assicurarsi che una delle sue sorelle si arrenda alla sua idea e se lo sposi il prima possibile, ma anche che stia sempre bene. Se per qualche strano motivo dovesse mai succedergli qualcosa, quell’enorme dramma ricadrebbe di nuovo sulle sue spalle. Non succederà mai, principino! Ti proteggerò io, fidati!
Everett, consapevole che Blackwood sia più che affidabile se si tratta della sicurezza di un bambino, glielo lascia scivolare delicatamente tra le braccia, così da rafforzare ancora di più l’idea di alleanza. In fondo è assai probabile che almeno l’altro piccolo dovrà essere educato anche alle loro usanze, quindi è bene che fraternizzino da subito.
Light, tra le braccia della madre, si sporge in avanti per vederlo meglio. Gli sorride con quell’aria dolce e pura che, più degli altri quattro, riesce a tirare fuori, e senza pensarci gli poggia addosso il pupazzo a scimmietta che avevano preso per loro. Gli piace, a Light, ha una luce negli occhi che lo attira già da adesso. Quando muterai, ti porterò in un pollaio! Vedrai, sarà divertentissimissimo!
Blackwood, però, lo sposta dallo sguardo attento e felice del figlio, così da lasciarlo scivolare accanto al fratellino. È lì che deve stare, adesso, fianco a fianco come sono stati per mesi, protetto dal calore dei genitori.
Radish, per quanto intenerito dalla visione di sua moglie che accarezza i loro figli, pensa incessantemente a tutte le possibili varianti di cui dovrà tener conto d’ora in poi. Dovrà pensare al benessere di quelle creaturine, dovrà tener conto che molto presto cominceranno a muoversi da soli e, di conseguenza, rischieranno di sfracellarsi continuamente, che prima o dopo dovranno seguire un addestramento estremamente mirato ed intenso… e deve pensare anche a Sherry!
Major gliel’ha detto che, talvolta, nelle neo-mamme può presentarsi il fastidioso “Baby Blues” che, se non trattato in tempo, può sfociare nella depressione post-parto, e che a quel punto sono cazzi amari. Sa che lui se l’è scampata con Domino perché non la lasciava mai sola, la coccolava e la viziava in modo quasi morboso; ma se a Sherry non succedesse, e lui le risultasse solo invadente?
Sente un moto di ansia e paura montargli velocemente dentro, tanto veloce da stordirlo, ma poi, attirato da un colpetto di tosse, incrocia lo sguardo Everett.
È rimasto al suo posto, non si è spostato di un millimetro, e continua a vegliare su di loro come un falco.
Il nodo che gli si stava formando nel petto si scioglie subito, sostituito dalla calda consapevolezza che non li lascerà mai, che non permetterà mai che succeda loro qualcosa, che li difenderà ad ogni costo. Tutti loro, pure lui.
Sorride appena, ricevendo un lieve sorriso di rimando.
Saranno ufficialmente alleati, da adesso in poi. Ogni loro possibile screzio verrà messo in secondo piano per loro, così da poter far fronte comune. Soffermandosi su questo punto, Radish capisce anche che presto dovranno affrontare un argomento importante e che dovranno trovarvi subito una soluzione efficace. Ma non adesso, non quando il suo piccolo e prezioso Shiraz gli sta tirando una ciocca di capelli.
«Lasciamoli soli, adesso.» Afferma con tono deciso Everett, facendo capire a tutti che è meglio togliersi di torno «Gli altri hanno preparato un sacco di cose per festeggiare, quindi potete andare lì, nel caso vogliate divertirvi un po’ e rivedere loro più tardi.»
In realtà la maggior parte dei presenti vorrebbe rimanere nella stanza, osservare meglio i principini, magari prenderli in braccio, farsi conoscere subito, ma dallo sguardo del Beta è chiaro che non sia un’opzione. Così, seppur controvoglia, salutano la coppia, lasciandosi andare ad altre congratulazioni, per poi uscire. Giusto Gohan e Tristan appaiono quasi indifferenti, camminando fianco a fianco verso l’uscita mentre parlottano animatamente tra loro. Non è da tutti i giorni trovare un amico che, come te, ha un acceso interesse per lo studio proprio, tanto meno non è da tutti i giorni trovarne uno anche così simpatico, gentile e fisicamente capace di sopportare la tua forza!
Prima di andarsene, Everett si piega sulla sorella e la bacia tra i capelli, poggiandovi poi sopra la fronte.
«Sei stata bravissima, superstar.» Alzando gli occhi, poi, sorride in modo più dolce anche a Radish «Congratulazioni.»
Rimangono così da soli, stretti nel loro nuovo calore, felici.
Sherry è stanca morta, completamente sfinita, ma ancora non vuole cedere, non vuole abbandonarsi ad un sonno dove loro tre non possono accedere, e così si sforza di tenere gli occhi aperti.
Radish la osserva dall’alto mentre le accarezza delicatamente i capelli, senza mai smettere di sorridere dolcemente.
È tutto perfetto, adesso: Sherry sta bene, presto tornerà l’esuberante e passionale rompi coglioni di sempre, e i gemelli sono perfettamente sani, al sicuro in mezzo a loro. Ha pure rafforzato il suo strano e precario rapporto con Everett, malgrado non riesca a capire come ciò sia possibile. Aveva sentito dire che i bambini portano con sé un bagaglio immenso di gioia, ma non pensava davvero che potesse essere abbastanza da rabbonire così tanto quel fastidioso e pungente pezzo di ghiaccio.
Di punto in bianco, però, una smorfia compare sul visino di Shiraz, che poi comincia a piangere con quanto fiato ha in gola.
«Oh, cazzo, lo sapevo!» Grida Radish, ritraendo di scatto la mano dalla compagna e quasi catapultandosi di sotto dal letto «L’ho schiacciato! Gli ho fatto male!»
«Ma che dici, cretino…» Lo rimprovera bonariamente Sherry, osservando poi per qualche secondo il cucciolo urlante. Non che di suo abbia un istinto materno particolarmente forte, ma con i suoi sensi sviluppati capisce dove stia il problema. Con i sensi sviluppati e, soprattutto, con tutto ciò che ha appreso osservando le amiche alle prese con figli.
«Ha solo bisogno di essere preso in braccio, tutto qui.» Potrebbe anche dirgli perché ne abbia tanto bisogno, ma perché rinunciare a tutto il divertimento? «Forza, prendilo e poggialo sulla spalla.»
Radish esegue senza obiettare, tenendolo nel modo più deciso e delicato che può malgrado la paura e l’incertezza. Vedere le proprie mani enormi e ruvide — le mani di un assassino —, toccare un corpicino tanto delicato, gli mette quasi i brividi.
«Ora dagli dei leggerissimi colpetti sulla schiena.»
Seppur timoroso, prende a fare quanto indicatogli, con colpetti leggerissimi su quella schiena tanto fragile, finché qualcosa di viscido e caldo prende a colargli giù dalla spalla dove sta appoggiata la sua testolina.
«Oh merda, merda, merda!» Urla, terrorizzato «Dimmi che non è sangue, ti prego!»
Sherry comincia a ridere di gusto, malgrado il corpo provato la supplichi di rimanersene quanto più buona e calma possibile.
«Ma che sangue! Ha semplicemente rigurgitato, è normale. Il loro sistema digestivo non è ancora sviluppato del tutto, ed oltretutto lui si è ingozzato come un porco. Vieni, dammelo e vai a pulirti, dai…»
Gli porge il bambino e, una volta sicuro che sia stato appoggiato nel modo giusto sul materasso, corre verso il lavandino all’angolo per darsi una pulita veloce. Si sente parecchio disorientato, adesso, con così tante cose da sapere in così poco tempo…
Oltre che disorientato, si sente anche un coglione, perché in effetti era stato avvertito praticamente di tutto dai suoi amici, ma lui non aveva mai prestato davvero attenzione. Ad ogni loro avvertimento, lui pensava ingenuamente che un esserino così piccolo non potesse fisicamente aver bisogno di così tante attenzioni e premure, che non potesse portare con sé un numero così alto di pensieri e problemi. Evidentemente, però, si sbagliava.
Mentre si sciacqua la spalla come meglio può, usando pure la maglietta ormai inutilizzabile per ripulirsi la schiena, prende come la totale consapevolezza di ciò che sta succedendo.
Sono sentimenti nuovi, qualcosa alla quale non riesce ancora a credere davvero: è diventato padre!
Ora quei due lattanti piccoli e indifesi dipenderanno in tutto e per tutto da lui, e dalla sua compagna. Dipenderanno da lui, avranno bisogno di lui, si fideranno ciecamente di lui, cercheranno protezione in lui. Lui, non Kakarot, lui. Questo pensiero lo attraversa come un fulmine a ciel sereno, e gli lascia dentro una sensazione dolcissima. Per una volta, si sentirà il numero uno.
Una volta pulito, trova Sherry ad un passo dal crollare addormentata, con i due bambini che dormono beati, protetti dal suo braccio. Ed è una nuova sensazione assurda per lui, qualcosa che davvero non pensava si potesse provare.
Con un sorriso debole e dolcissimo, si avvicina alla sua famiglia, e si sdraia sul bordo del letto.
Non ha mai avuto tanto a che fare con i neonati, e già questo primo approccio è stato abbastanza traumatico… ma non gli importa. Per quanto lo riguarda, possono farlo ancora e ancora, possono anche urlare come indemoniati proprio mentre lui sta per addormentarsi, possono buttarlo di sotto dal letto a furia di calci, a lui non cambierà niente finché staranno bene e saranno felici. Non appena saranno abbastanza cresciuti, però, gliele farà scontare tutte quante e con gli interessi!
Rimangono a lungo a guardarsi negli occhi, lei stanca e affaticata, coi capelli scuri e scompigliati abbandonati sul cuscino, lui ad accarezzarle il braccio, incapace di prender sonno perché significherebbe perderli di vista, lasciarli.
«Riposati un po’, bambolina, ne hai bisogno.» Visto il tenero momento, gli sembra la cosa migliore cominciare a prendersi cura direttamente di lei, che, per una delle primissime volte da quando la conosce, gli dà pure retta, accucciandosi maggiormente sul letto, col braccio sempre a protezione dei piccoli.
La osserva mentre chiude gli occhi, piombando in un sonno profondo nel giro di pochi minuti.
In quell’intima stanza si sentono solo i suoni leggeri dei loro respiri, e Radish, prendendo a due mani una buona dose di coraggio, si lascia scivolare in basso e si stende su un fianco, stando più che attento a non schiacciare in alcun modo il piccolo Shiraz, così vicino al suo corpo.
Quelli sono i loro figli, sono il sangue del suo sangue, e lui non si è mai sentito così felice e completo in vita sua, anche se ancora non gli sembra vero. Anche se sono davanti ai suoi occhi, anche se li ha presi in braccio, anche se ha sentito il suo suono delle loro voci e la loro pelle delicata sotto le dita, anche se uno gli ha rigurgitato sulla spalla e l’altro ha provato a mangiarli la coda, gli sembra tutto ancora troppo bello per essere vero.
Come sentendosi osservato, Shiraz apre debolmente gli occhi, incrociando quelli un poco lucidi del padre… e subito gli stringe il grande dito nella piccola mano, riassopendosi felice e protetto.
«Siamo una famiglia…»



ɴɢᴏʟ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ma buon Natale a tutti quanti, anche se in ritardo! 🎅🎄 Spero che sia stato un giorno sereno e quanto più allegro possibile! Io l’ho passato sola come una spia in casa, perché il pre-ciclo maledetto mi ha tipo spezzato le gambe.😊🔫  Volevo pubblicare ieri, ci tenevo davvero tanto, ma appunto stavo veramente a pezzi, così alla fine sono crollata nel letto, tipo morta stecchita. Mi dispiace un sacco! 😢
Ricevuto qualche bel regalo? 🎁 E il più orribile? 😰 Qui non si è battuto un precedente record — credo —, ma ci siamo andati mooolto vicino!

Per gli Shedish, comunque, immagino che il regalo sia stato apprezzato (anche se per loro è il 12 Maggio)  🐺🍼🐺
Shiraz e Jerez
Jerez e Shiraz.
Due piccoli ibridi già con una forza notevole, due polmoni anche più notevoli, e con un’evidentissima fretta di venire al mondo (per distruggerlo? chissà!).
Che ci crediate o no, tutto in loro era già stato scelto da mesi! Dai nomi all’aspetto fisico, dal carattere alle manie, dalle amicizie ai rapporti amorosi! Tutto!
E sì, a Radish è andata bene. Forse troppo bene… ma è così per davvero? In fondo, ‘sti due bambini già è evidente che non saranno poi troppo comuni, né particolarmente facili da gestire (un conto sono i primi anni di vita, dove i bambini prendono le sberle pure dai lombrichi… ma poi crescono!).
Nel prossimo capitolo, i gemelli avranno due anni e mezzo circa, e si svolgerà durante il 39° compleanno di Radish (oppure 38° compleanno e 17 mesi per i nani malefici, devo solo decidere se voglio mettere più cose o meno). Come vi ho già detto, è un capitolo molto transitorio, giusto per far capire un minimo come la loro vita sia cambiata e quanta energia abbiano in corpo i due eredi. Lo ripeto, se non vi interessa e preferite direttamente il capitolo dove arriva l’unico e inimitabile Son Goku, ditelo ☺️

Per il discorso della coda, la scelta è stata presa ufficialmente quando — non so né come né perché — mi sono imbattuta in questo articolo: https://anime.everyeye.it/notizie/dragon-ball-perche-goten-trunks-non-cresciuta-coda-spiegato-chiaramente-447598.html
E niente, loro non ce l’hanno… ma avranno davvero risolto il problema? 🤔

Alla prossima settimana — stavolta di venerdì!
Un bacione e auguri per il nuovo anno (sperando che vada un pochino meglio)! 😘
Kiki 🤙🏼

  
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