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Autore: Zelades    26/12/2020    2 recensioni
¦ BokuAka ¦ post time-skip ¦
Bokuto è sempre lontano per giocare delle partite, Akaashi è super indaffarato con il lavoro da editore. Entrambi, ad un certo punto, si rendono conto di sentire la mancanza l'uno dell'altro.
Dal testo:
" Per quanto il giovane cerchi di mantenere alto il morale, inesorabilmente ha iniziato a spegnersi poco alla volta. Quante volte ha provato a mettersi in contatto con Keiji? Quante volte ha potuto sentire la sua voce solo attraverso la segreteria telefonica? "
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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                                      4th chapter


Le labbra sottili di Kalifa sono morbide e stranamente da quel che si potrebbe pensare, la sensazione di queste che si muovono sulla bocca altrui è quasi piacevole.
Forse, se Akaashi avesse avuto la mente vuota avrebbe ceduto a quella donna ancora una volta, convincendosi successivamente che è così che deve andare e non può far altro. Perché è la cosa giusta, il male minore.
Tuttavia, oggi i suoi pensieri sono rivolti all’ex capitano della Fukurōdani. La sua voce, entusiasta nel chiamare il nome del setter, rimbomba nella testa mentre i sensi di colpa non tardano a farsi sentire. Lui li ha visti, ne è sicuro. Lo ha visto a letto con una donna in atteggiamenti intimi, troppo vicini. Chissà che avrà pensato! E chissà cosa penserà di lui!
Senza contare che si sente così — sporco! Bokuto avrà anche ventitré anni, ma sa per certo che non abbia mai fatto nulla con nessuno poiché non solo non sa approcciarsi con gli altri — sentimentalmente parlando —, ma ciò probabilmente non rientra nemmeno nei suoi pensieri, essendo la pallavolo al primo posto in assoluto. È così puro ed innocente e lui… deve scusarsi.
Deve scusarsi e dargli una spiegazione. Glielo deve, è il minimo.
Così poggia entrambe le mani sulle spalle della fidanzata ed applica una leggera pressione per allontanarla quanto basta in modo da potersi rapidamente dileguare. A quell’ora non ci sono treni per Osaka, ma può sempre usare l’auto e partendo col giusto tempismo potrebbe raggiungere la città prima dell’inizio del primo set, perciò deve fare in fretta.
E mentre la ventiquattrenne resta immobile, colpita dall’inaspettato rifiuto, Keiji non si preoccupa nemmeno di fare una doccia prima di avventurarsi in quel viaggio che sarebbe durato più o meno sei ore. Ciononostante, per pura gentilezza ed educazione, si sofferma sull’uscio dandole le spalle. Le mani strette in due pugni, l’espressione sul volto seria. Starà facendo la cosa giusta? Se ne pentirà? 

« Sei una bella donna, Kalifa. Ma ultimamente mi sono reso conto di quanto tu in realtà non sia fatta per me. Apparteniamo a due mondi completamente diversi, e poi… non potrò mai essere felice fra le tue braccia. », il tono di Akaashi suona quasi apatico e Amamiya deve senz’altro sentirsi ferita e adirata, a giudicare dalla ciabatta volante schiantatasi sulla porta. « Per questa notte puoi restare, se vuoi, ma dopo dovrai prendere tutte le tue cose e andartene. È finita. » Finita, conclusa, terminata, stop. Niente più vincoli, è un uomo libero e finalmente può — no, non può farlo, che gli salta in mente?!
Si scuserà e basta, seguirà la partita e tutto proseguirà normalmente. È sbagliato anche il solo pensiero di vedersi accanto al giovane e promettente schiacciatore, del resto.
Non può lasciarsi andare solo perché ha sentito la sua voce così maledettamente allegra e priva di alcun rancore dopo un lungo mese.

« Akaashi-kun, non puoi piantarmi in asso, non te lo permetto! », piantarla per un uomo, poi! Del resto Amamiya non è affatto stupida ed ha capito sin dal primo momento che ci fosse qualcosa di più di una semplice ammirazione. Perciò ha cercato in tutti i modi di allontanare Keiji da Bokuto, e adesso non ha alcuna intenzione di perdere. Non dopo tutti gli sforzi compiuti.

Raggiunge pertanto il moro e con uno slancio gli circonda il torace con le proprie esili e pallide braccia, stringendolo a sé con possessione. No che non è disposta a lasciarlo andare, a farsi umiliare così da uno stupido sentimentalista che muore dietro un tale con la faccia da gufo. Lei è centinaia di volte superiore e finanche più bella, non accetta un tale affronto. «  Lui non può renderti felice, lo sai benissimo. Oppure vuoi forse condannarlo in eterno per il tuo vile egoismo? »

Ha ragione, non può farlo. Non quando non è certo nemmeno di cosa possa provare Bokuto nei suoi confronti — e conoscendolo giurerebbe che egli lo veda unicamente come migliore amico —.
Non quando la società in cui vivono non lo permette.
Non quando due uomini che si amano devono per forza essere visti male a causa della mentalità chiusa dell’intero paese nonostante l'omosessualità sia ormai stata legalizzata da anni. Ora capisce perché alcuni mangaka sono soliti aggiungere determinati contenuti nelle loro opere, riponendovi al loro interno il desiderio di poter essere liberi e poter vivere senza essere discriminati. 
Anche Akaashi vuole essere libero e felice. Perché non può? Perché dovevano per forza nascere in un paese così arretrato come il Giappone? Non potevano essere… americani? Già, l'America. Potrebbero sempre lasciare il paese e Bokuto potrebbe facilmente trovare posto in una squadra straniera. NO! È inutile farsi tutti questi filmini. Sa già come andrà a finire, sa di non poterlo fare.
Ciononostante, le altrui parole instillano nell’ ex setter la rabbia, la voglia di volerla mettere a tacere poiché non è lei a decidere se può o non può essere felice. Porta le lunghe e sottili dita sui polsi dell’ormai ex fidanzata, liberandosi senza troppi problemi da quella presa, poi volta leggermente il capo per poterla guardare con la coda dell’occhio. 

« Quando si tratta di amore, non ci sono limiti di età, genere, distanza o etnia purché vi sia armonia e fiducia reciproca. Lo sapreste anche voi se invece di pensare al prossimo manga da disegnare o alla prossima action figure da comprare cercaste di aprire un po’ la mente. L’amore è amore sempre, anche quello fra due uomini. Lasceremo il paese se sarà necessario, ma io non intendo passare un solo altro giorno separato da lui, senza poterlo vedere né sentire. Non importa se come un semplice amico o qualcosa in più. », come un semplice amico. Probabilmente il suo destino è questo.
Ma che importa se potrà stargli vicino e assisterlo? Se lo farà andare bene. Del resto, è così da diversi anni.

Avanza nuovamente un passo prima di distogliere lo sguardo e voltarsi per guardare avanti a sé.
Non ha intenzione di rimanere un minuto di più. Senza contare che più si tratterrà, più c’è la possibilità che possa far tardi l’indomani mattina. « Amamiya-san, ti auguro di trovare un uomo capace di amarti come io non ho saputo fare. », qualcuno che la ami tanto quanto lui ama la sua stella della pallavolo.

   
    

    
« Ohayou Bokkun!!! », il buongiorno si vede dal mattino, insomma. E quel saluto urlato all’orecchio non può che far iniziare la giornata in maniera pessima, soprattutto quando si ha dormito a mala pena tre o quattro ore e non si è del morale adatto. 

Pigramente e di malavoglia, in ogni caso, il gufo si volta verso Miya Atsumu, mostrandogli in questa maniera il volto stanco e gli occhi rossi, sebbene lo sguardo che rivolge al setter sia oltremodo infastidito e fulminante, tanto da far rabbrividire e drizzare i capelli del compagno. « PAURA! », urla infatti quello, già sveglio e ben carico da un pezzo. 
Al liceo, Bokuto Kōtarō era ben conosciuto per l'umore altalenante e la sua improvvisa “modalità emo”, tuttavia negli ultimi anni sembrava fosse cambiato, non avendo più dato alcun segno di quella stramba e lunatica emotività. Adesso sembra di essere tornati ai vecchi tempi, con l’unica differenza che non c’è Akaashi pronto a risolvere ogni crisi, a tirarlo su di morale.
Già, Akaashi… se ci pensa, ancora rivede inspiegabilmente quel bacio, il corpo del setter sotto quello della biondina, ed istintivamente stringe entrambi i pugni. Dannazione, non può essere geloso di un amico! Al contrario, dovrebbe essere felice per lui! Che diavolo gli prende?
Forse… è solo perché avrebbe voluto vederlo lì, a seguire le partite. Forse perché non sopporta l’idea di doverlo dividere con qualcun altro, poiché prima di adesso sono sempre stati in due. Solo loro e nessun altro. Forse è perché ha paura di restare solo. Forse… Atsumu gli pizzica forte una guancia, un gesto inaspettato che lo porta a mugolare dal dolore. « Perché lo hai fatto? », protesta il numero dodici, portando immediatamente la mano destra sulla parte lesa per massaggiarla.

« Qualunque cosa tu stia pensando, interrompila e vatti a fare una doccia. Fra due ore comincia la partita, non vorrai mica arrivare tardi? Guarda che Akaashi potrebbe seriamente restarne deluso se tu non dovessi giocare. È il tuo fan numero uno, no? »

Ma tanto Keiji quella partita non la vedrà e forse non ha mai visto nemmeno le precedenti. Come biasimarlo? Ha una bella fidanzata, non può lasciarla da sola, sarebbe ingiusto. E lui è soltanto uno sciocco se pensava che quell’amicizia sarebbe durata in eterno.
Bokuto sospira pesantemente e facendo appello alle poche energie rimastegli in corpo si mette a sedere. In questo modo eviterà certamente le torture di Miya. Voleva che si alzasse? Bene, eccolo seduto. Può bastare per ora, no? Anche perché non ha la forza necessaria per mettersi in piedi ed in effetti è così… strano, insolito, immotivato.
Bokuto ama la pallavolo, ama giocare ed ama mettersi in mostra, sentire le grida e gli applausi del pubblico. Oggi però vuole soltanto stare a letto e guardare il soffitto senza far nulla. Probabilmente lascerà persino i capelli così come sono, evitando di mettere tutto quel gel per tirarli su, pur di fare meno movimento possibile. Solo alzare il braccio per lui comporta una fatica enorme. Che diavolo gli prende?

« Ah, gufo— ho dimenticato di dirti che prima ha chiamato. Ha detto che è riuscito a prendere un posto in prima fila e si scusa se ultimamente non è potuto venire a vederti. E ha anche detto che non vede l’ora di darti il bento pieno di carne che ha preparato per te. E che vorrebbe vederti segnare. Vero, Omi-Omi? Lo hai sentito anche tu, diglielo. », ovviamente è una bugia. Quando Bokuto è entrato a far parte della squadra, Keiji ha parlato ai compagni dell’ex capitano per metterli in guardia e prepararli a possibili sbalzi d’umore.
Nessuno pensava che quelle parole si sarebbero rivelate utili, presto o tardi, giacché le iridi dorate e spente del numero dodici paiono come illuminarsi nuovamente. « Confermo quello che ha detto il biondino. », risponde scocciato l’altro, e a questo punto la mente di Kōtarō si azzera per poter ripetere l’unica frase che voleva sentirsi dire sin dall’inizio: Akaashi andrà a vedere la partita.
Forse non è tutto perso. E poi Atsumu ha chiaramente detto “un posto”, non due. Quindi avrà l’occasione di incontrarlo da solo e riempirgli la testa di cazzate come solo Bokuto sa fare. Il ventitreenne stringe le labbra in un vano tentativo di trattenere un sorriso entusiasta e rapidamente si mette in piedi, pronto a mettersi in gioco. Per Akaashi. Per la loro amicizia.
  
   

  
   
 
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