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Autore: StargazingMomo    27/12/2020    1 recensioni
Sono trascorsi due anni dalla sconfitta degli androidi nella dimensione mirai. Un nuovo nemico, con legami col passato, si profila all'orizzonte con l'intenzione di sfruttare il potere delle Sfere del Drago, scomparse da tempo. Ce la farà? Quale sarà il destino del futuro? [Mirai!Trunks/Nuovo Personaggio]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mirai!Bulma, Mirai!Trunks, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dall' Act IV:

"Non ci fu altro tempo per le chiacchiare che sentì il freddo della lama sulla sua gola. Sapeva di essere in svantaggio. Il suo fisico non era ancora al massimo delle potenzialità e doveva ancora padroneggiare completamente le sue nuove abilità. Aveva creduto che quel livello bastasse, ma si era dovuto ricredere. Quel fighetto e la ragazzina erano due spine nel fianco. Avrebbe dovuto studiare un piano migliore per ottenere la sua "collaborazione" per l'utilizzo delle Sfere.
Respinse con fatica l'attacco di Trunks, spingendo con entrambe le mani la spada lontano da sé. Lo scienziato balzò all'indietro e in un istante fu fuori dalla finestra alle sue spalle."


                                                                                                       ****


Trunks rimase ad osservare per qualche istante la finestra frantumata davanti a sé, per poi abbandonare la trasformazione in Super Saiyan. Strinse forte l'elsa della sua spada, ancora nella sua mano destra. Quel Mesuzu era un folle. Corrugò le sopracciaglia color glicine. Pensare di poter utilizzare le Sfere del Drago... A che scopo? Che cosa aveva in mente?
«Trunks...? Il campo è sgombero?»
La voce di Yume lo distolse dai suoi pensieri. Si voltò immediatamente nella sua direzione ed esclamò:
«Sì... E' fuggito, dannazione...!»
L'espressione preoccupata negli occhi nocciola della ragazza gli procurò un nodo allo stomaco; era più forte di lui. Non riusciva a sopportare di vederla così, durante gli anni della supremazia degli androidi lo era stata fin troppo spesso, ed era l'ultima cosa che voleva trovarla ancora in quello stato.
«Tu stai bene?»
In un'altra circostanza lo avrebbe trovato normale, ma nella delicata situazione in cui erano quella premura da parte di Yume si rivelò del tutto inaspettata. Come la sua presenza lì, dopotutto.
«Tu, piuttosto. Sai cosa hai rischiato? Quello non era non un ki blast regolare. Comunque... Ti ringrazio per il tuo... intervento. Non eri tenuta.»
Lei non si doveva sentire in dovere di aiutarlo, di preoccuparsi per lui, solo per via dei loro trascorsi. Non avrebbe mai giocato quella carta.
«Lo so, ma non potevo rimanere con le mani in mano. Ho avvertito un incremento del tuo ki e mi è sembrato subito strano, dato che non succedeva da tanto tempo.» giocherellava con il fodero della sua spada, sembrava nervosa.
Beh, lo era anche lui. Non era sicuro di cosa dire, come dirlo. Ancora quella distanza tra di loro. Trunks, quindi, diresse i suoi occhi turchesi nuovamente fuori dalla finestra distrutta.
Dopo qualche istante che gli parve un'eternità, avvertì i passi leggeri della ragazza dirigersi verso di lui:

«Tieni.»  esclamò, mentre gli porgeva il suo fodero.
«Grazie.»
Lo riprese e rinfilò l'arma al suo posto, ma Yume, d'un tratto, lo apostrofò:
«Ma tu sei ferito...!»
«Dove, scusa?»
«Qui, quello stronzo ti ha spaccato il labbro.» così dicendo, la ragazza allungò la mano verso l'angolo sinistro della sua bocca posandola con delicatezza intorno alla ferita. Trunks deglutì rumorosamente, sentendosi teso come una corda di violino. Quant'era passato dall'ultima volta che le sue dita lo avevano sfiorato in quel modo?
«Scusa.» ritirò immediatamente la mano, distogliendo lo sguardo da lui, come se fosse in imbarazzo.
«Non c'è bisogno.»
«Spero di non aver interrotto nulla....!» sua madre aveva fatto il suo ingresso nel salotto.
«No, mamma. Per favore.»
Yume non riuscì a soffocare una piccola risata. Quel suono riportò il ragazzo ad un tempo che gli sembrava lontanissimo, quando erano una coppia felice, ma anche a tutti i momenti in cui lei, durante quegli anni infernali, aveva allietato il suo animo con la sua risata, magari mentre lo canzonava scherzosamente. Non credeva fosse più possibile sentirla ridere.
«Yume, cara...! Come stai? Fatti abbracciare!»
Bulma, quindi, l'avvolse tra le sue braccia, non dandole possibilità di scampo, ma alla ragazza non sembrò dispiacere.
«Come sei vestita? Oh, arrivi da quel dojo in cui lavori? Bello...! Ma stai attenta a quelle schegge per terra, visto che hai i piedi scalzi... Ma che è successo, qui?»
«Quel bastardo è scappato dalla finestra.» rispose, allora, Trunks.
«E tu che ti sei fatto? Vado a prendere il ghiaccio. Aspetta qui, Yume, ok?»
Così rimasero di nuovo da soli. Cosa poteva dire...? Non voleva che il silenzio calasse di nuovo tra di loro. Doveva pensare a qualcosa...
«Come faceva Bulma a sapere che lavoro in un dojo...?» chiese la ragazza, prendendolo in contropiede, guardandolo un po' perplessa.
«Ecco... Ieri quando ci siamo incontrati... Ho visto che andavi in direzione di un dojo poco distante...»
«E hai dedotto che avessi trovato lavoro lì. Potevo anche andarmi ad allenare, se è per questo.»
«Non l'ho dedotto io, comunque. Mia madre ha detto che viste le tue capacità avresti potuto lavorare lì.» si interruppe improvvisamente, per poi riprendere «E' quello che desideravi...?» Trunks si chiese cos'altro le fosse mancato nel periodo in cui erano stati insieme.
Yume fece per rispondere, ma Bulma entrò di nuovo nella stanza interrompendola:

«Ecco il ghiaccio.»  si avvicinò alla ragazza e lasciò la confezione di ghiacchio istantaneo nella sua mano destra, insieme al disinfettante e cotone. «Adesso devo proprio andare, però. Devo raccomadare un paio di cose in laboratorio che poi non ho mai tempo.»
Sorridendo, uscì dalla stanza.
«Beh... Siediti sul divano. Ti disinfetto la ferita.» esordì Yume dopo qualche attimo di silenzio, passandosi una mano tra i capelli biondo miele che ricaddero morbidamente poco sotto le sue spalle.
«Non sei obbligata. Dalli a me, ci penso da solo.»
«Non essere stupido, dai. Hai paura di un po' di bruciore?»
«Ma che dici? Che scemenza.»
«Allora lascia che ti medichi.»  disse lei, per poi aggiungere, «Così finalmente, con calma,  mi dirai quello ci faceva qua quel pazzoide.»
Trunks strinse con nervosismo la spada, ancora nella sua mano destra, riposta nel fodero; avrebbe dovuto rivelarle che era collegato a Gero...? Che quell'esaltato era riuscito a far germogliare in un altro il seme della follia, che l'aveva sfuttato come trampolino di lancio per la  sua visione delirante, imparando da lui quello che poteva tornare utile ai suoi scopi per poi sfuttarlo a favore delle sue ricerche? Considerandolo anche un fallito, tra l'altro, e facendosi beffa della disperazione causata dalle macchine di morte create da quello che era stato un tempo suo maestro. Avrebbe cercato di proteggerla da quel dolore.
«Perché non ti muovi? Siediti sul divano, dai, non perdiamo altro tempo.» la ragazza lo incalzò.
«Non credo sia importante che tu sappia chi fosse, dopotutto. Non proverà più ad azzardarsi a tornare.»
«Quel tizio sa usare l'energia spirituale...! Ho respinto all'ultimo secondo quel suo attacco con la tua spada, fortunatamente, anche perché non avrei avuto tempo di rispondere in altro modo! Penso di aver il diritto di sapere che volesse!»
Trunks la osservò accigliato e tentò di chiudere il discorso:
«Era solo un criminale come un altro, solo con delle capacità particolari. E si era sopravvalutato. Dai, vuoi medicarmi questo labbro o no?" fece per avviarsi verso il divano, ma lo fermò afferrandolo per un polso.
«Un criminale come un altro? Che voleva...? Era qui per una rapina? Ma che motivo avrebbe avuto? Sappiamo entrambi che è un periodo decisamente florido per la prima volta da tanto tempo e le persone vogliono solo starsene in pace. Dimmi la verità, Trunks, non sei bravo a mentire.»
«Basta, Yume, smettila. Non c'è niente da sapere.»
«Perché mi tratti da stupida?! Non credo di meritarmelo, sai?»
No, non se lo meritava. Era l'ultima persona che avrebbe voluto si sentisse così, ma non poteva permettere che l'identità di quell'uomo la turbasse. L'avrebbe allontanata anche in malo modo se questo fosse servito. Tanto non sarebbe più tornata comunque alla Capsule Corp.
Se la ritrovò, improvvisamente, davanti con un'espressione talmente scura in volto, come non la vedeva da tempo. In realtà, da tempo non si rivolgeva a lui più così direttamente.
"Perché pensi di poterti prendere gioco di me? Non so chi me l'ha fatto fare a venire qui. Non avrei dovuto. A volte penso che non avrei mai voluto incontrarti.
»
Voleva ferirlo,eh? Altro che medicare. Questo bruciava molto più del suo misero spacco sul labbro. Pensare che avrebbe solo voluta proteggerla. Forse, non aveva più bisogno che si preoccupasse per lei.
«Mi dispiace, sai, se è stato così spiacevole incontrarmi, ma sicuramente lo è stato di più incontrare un ex allievo di Gero.»
«Che c'entra adesso Gero?!" la sua espressione pietrificata lo colpì come avesse preso, sì, un pugno in pieno stomaco.
«Yume... Non volevo dirtelo così... dannazione!»
«Non volevi affatto dirmelo! E così quel maniaco aveva anche degli allievi... E' anche lui un androide, per caso?»
«No, questo posso assicurarlo, disprezza il lavoro di Gero. Quello che so è che è stato ibernato vent'anni e che si è sottoposto ad un trattamento che è il risultato di uno studio che ha condotto sull'uso dell'energia spirituale... In più, vuole usare le Sfere del Drago.»
Un violento brivido scosse il corpo della ragazza.
«Tu volevi veramente tenermi nascosto tutto questo? Io... Io... Noi non abbiamo più niente da dirci, ma questa non è una novità.» così dicendo  posò sul tavolo quello che sua madre le aveva portato per medicarlo e si dileguò dalla finestra distrutta.

                                                                                         ****


«Corri, Yume! Non dobbiamo rallentare!»
Vedeva sua madre davanti a sé, tenendola saldamente per mano, mentre i capelli neri si levavano nella violenta corrente d'aria generata da quelle esplosioni che si facevano sempre più vicine.  
«Papà? Perché non ci raggiunge?» avvertì la sfumatura di paura nella sua stessa voce.
Sentì la sua mano venire stretta ancora di più, mentre sua mamma non rallentava, però, nell'andatura.

«Sta cercando di fare il possibile per cercare di rallentare gli androidi, per questo... Mi devi promettere una cosa, tesoro: devi essere forte.»
D'un tratto un raggio energetico passò sopra le loro teste e si infranse su alcune rovine di un edificio poco distante da loro.
«Questo era solo un avvertimento. Il sacrificio di suo marito per cercare di farvi avere questo piccolo vantaggio è stato davvero encomiabile, ma non servirà a molto!»
«No! Papà!» lacrime copiose cominciarono a precipitare dai suoi occhi, incontrollabili.
«Yume! Non è il momento di farsi prendere dalla disperazione! Scappa il può veloce che puoi, ti prego!»
La voce rotta, ma ferma di sua mamma la fece improvvisamente fermare il suo pianto, mentre veniva praticamente lanciata lontano da lei.
«Vivi, devi farcela, io credo in te! Io e tuo padre ti vorremo sempre bene!»
«Mamma, no! Non voglio separarmi da te!»
«Vai, obbedisci!»
«No!»

La donna, quindi, la spinse violentemente mentre sentiva avvicinarsi la risata diabolica di C17; lo slancio datole sua madre la fece avanzare del necessario affinchè non venisse coinvolta nell'esplosione. Ma non riuscì bene a controllare i suoi passi, quindi, inciampò e, d'un tratto, tutto diventò nero.

Yume si svegliò di soprassalto, in un bagno di sudore. Era stato solo un'incubo. Le era sembrato veramente di avere di nuovo tredici anni e rivivere la morte dei suoi genitori. Si passò una mano sul viso, cercando poi di fare dei respiri profondi. Era da tanto che non aveva più incubi del genere, da almeno un anno.
Probabilmente, anzi sicuramente, l'avvento di quello che era stato un seguace di Gero aveva smosso quel trauma e riaperto la ferita, in un certo senso. Nel periodo immediatamente successivo alla sconfitta degli androidi era capitato ancora alcune volte, ma Trunks era sempre stato lì con lei per confortarla.
Già, proprio lui. Quello stesso Trunks che non avrebbe neanche voluto metterla al corrente della situazione. La ragazza non si capacitava di come avessero fatto ad arrivare a quel punto. Perché l'aveva trattata in quel modo? Nonostante quanto si fossero allontanati, lui avrebbe comunque dovuto immaginare che avrebbe voluto sapere chi fosse quel tizio sbucato dal nulla che aveva seminato scompiglio alla Capsule Corp.
Si strinse nelle ginocchia. Doveva ammettere che si era sentita presa decisamente in giro dalla maniera in cui il ragazzo aveva cercato di non farle sapere la verità, come se potesse evitarlo in qualche modo. Eppure inizialmente le aveva dato tutto un'altra impressione. Nonostante fosse la prima volta che rimetteva piede nel tondo edificio da quando si erano lasciati, Yume aveva lasciato da parte le varie implicazioni e si era concentrata solo sull'emergenza in corso, sorprendendosi anche un po' di quanto fosse stata quasi automatica quell'intesa con Trunks durante quella battaglia e le era quasi sembrato che non ci fosse più alcun divario tra loro.
Si era sentita, poi, nervosa nell'essere di nuovo così vicina a lui, non sapeva bene come comportarsi dopo, ma quando notò quella ferita sul suo labbro le era venuto spontaneo, senza pensarci troppo su, preoccuparsi per lui. La pioggia batteva forte alla porta finestra; che tempaccio. Anche se doveva ammettere che il suo animo era altrettanto inquieto. Si raggomitolò sotto le lenzuola.
Continuavano a rimbombarle per la testa le parole che gli aveva detto.... "A volte penso che non avrei mai voluto incontrarti."
Non riusciva a spiegarsi un motivo valido per cui il ragazzo volesse così ostinatamente tenerla all'oscuro, solo una considerazione le passò per la testa come un fulmine a ciel sereno: Trunks non sentiva più il bisogno del suo contributo nell'affrontare una nuova potenziale minaccia. Questo l'aveva fatta sentire come se avesse improvvisamente ridimensionato l'intero ruolo che aveva avuto nella sua vita, a prescindere dal fatto che fosse stata la sua ragazza. Non si sarebbe aspettata un atteggiamento simile da lui, non dopo quello che erano stati l'uno per l'altra negli anni. Possibile che non volesse più riconoscerne il valore una volta finita la loro relazione? 
Era qualcosa che Yume non avrebbe mai fatto, ecco perché non era riuscita a tenere per sé quell'uscita infelice e si era chiesta veramente cosa stesse facendo lì. Non contava più niente per lui, anche quell'ultima cosa che li legava, che lei continuava a considerare preziosa, era stata gettata al vento proprio da Trunks e quindi non c'era più ragione di farsi assalire dai dubbi o quant'altro. Di una cosa però era più certa che mai: avrebbe continuato a ostacolare i piani di quel pazzo di Mesuzu. Niente che fosse anche solo lontanamente collegato a Gero doveva passarla liscia. Doveva farlo per i suoi genitori.
Quindi, colta da un'ispirazione improvvisa, afferrò lo smartphone posato sul comodino e dopo averlo sbloccato aprì l'app di messaggistica istantanea e aprì la chat con Trunks. Sentì le mani congelarsi istantaneamente. Beh, lei era intenzionata a fargli avere una comunicazione di servizio, per così dire:

Trunks sappi che io non starò guardare mentre ti batti contro quel Mesuzu, io continuerò a fare la mia parte che tu lo voglia oppure no.

Terminata questa operazione, mise lo smartphone a faccia in giù sul comodino e si sistemò bene sotto le lenzuola, facendosi cullare questa volta dal ritmo incessante di quel temporale.

                                                                            End of Act V
   
 
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