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Autore: WhiteLight Girl    28/12/2020    0 recensioni
Dopo gli eventi di Nella tela del ragno, Adrien non si dà pace e parte per la Cina. Il suo viaggio, però, prende una piega inaspettata quando un varco si apre sotto i suoi piedi e lui finisce in una dimensione sconosciuta. Rimasto solo con Plagg, osa sperare che questo l'abbia portato più vicino a Marinette di quanto lo sia stato nei mesi precendenti, per una volta la fortuna sembra girare a suo favore, ma è davvero così o c'è di nuovo qualcosa o qualcuno che manovra i fili di ciò che gli sta accadendo attorno?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un peso sulla coscienza

La porta del dormitorio si aprì e Tikki tacque. Emma non li vide subito, impegnata com’era a stropicciarsi gli occhi assonnati, ma quando lo fece sbatté le palpebre e si fece indietro per rifugiarsi nella penombra.

«Tutto bene?» domandò.

Adrien non trovò la voce per risponderle, ma Tikki le volò incontro e le posò un bacio sulla guancia. «Non preoccuparti, è un discorso da grandi.»

«Guardami.» ribatté Emma. «Sono grande, adesso. Faccio cose da grandi, penso cose da grandi, probabilmente mi uccideranno come ucciderebbero i grandi.»

Il suo sguardo si incupì, Adrien la vide puntare gli occhi verso il pavimento, gli parve di vederli umidi.

«Nessuno ti ucciderà.» le disse facendo un passo verso di lei. «Te lo prometto.»

Lei rimase in silenzio, ancora a capo chino, ma accennò un sorriso.

«Certo, forse hai ragione.» disse, ma fu un sussurro incerto e quasi rassegnato.

«E forse hai ragione anche tu.» aggiunse Tikki. «è arrivato il momento di trattarti da grande.»

Emma li guardò, ma poi tornò subito a rabbuiarsi e si sedette accanto ad Adrien.

Lui e fece spazio, ma non si scostò di troppo, preoccupato dall’idea che lei potesse pensare che non la volesse lì. Quando il braccio di Emma sfiorò il suo non si scostò, invece fu lei a farlo, stringendo le braccia a sé come se questo potesse aiutarla.

«Mi dispiace che tu sia finito qui, pensavamo che avresti potuto aiutarci.» ammise sottovoce, incapace di guardarlo in volto.

Adrien inclinò il capo, di nuovo privo di ogni certezza. Emma era esitante, lo vedeva dai suoi gesti, dal modo in cui ancora evitava il suo sguardo.

Anche Tikki pareva confusa, ma quando le volò ancora davanti la ragazza non si scostò.

«Di che cosa stai parlando?» le domandò.

Plagg rimase ancora in silenzio; evidentemente non aveva nulla da dire né da domandare, ed era stato tanto tranquillo che negli ultimi minuti Adrien si era quasi dimenticato della sua presenza.

«Devo fare una confessione.» continuò Emma, ora le lacrime le si erano adagiate nell’angolo dell’occhio, pronte a scivolare via, ma Adrien riusciva a vederle scintillare anche attraverso la frangia scompigliata.

Tikki si posò sul suo ginocchio e la guardò con il musetto in su. «Riguarda quello che è successo a lui?» domandò. E ad Adrien non sfuggì l’occhiata che lei mandò nella sua direzione.

«Anche.» rispose Emma. E non gli diede il tempo di chiedere altro, perché iniziò a spiegare.

«Abbiamo scoperto che esisteva una magia del sangue capace di chiamare un consanguineo da un altro mondo, allora l’abbiamo eseguita. Io sapevo che quello che poteva aiutarci eri tu, ma abbiamo messo comunque il sangue entrambi. Pensavamo che non avesse funzionato, quindi ce ne siamo andati, ma le guardie ci hanno raggiunti ed hanno preso Hugo.»

Quello, pensò Adrien, era un altro nome che grazie ai diari di Marinette gli era molto familiare; un altro masso che si appese al suo cuore e provò a trascinarlo a fondo con forza, facendogli male.

«Credo che se non avessi voluto a tutti i costi mettere anche il mio sangue forse l’incantesimo avrebbe funzionato prima, tu saresti arrivato e magari avresti potuto salvarlo.» confessò Emma.

Adrien si morse il labbro e strinse i pugni.

Tikki scosse il capo. «Non è colpa tua, non pensarlo mai.»

Ma Adrien sapeva bene che nessuna parola gentile avrebbe potuto convincerla che non fosse così, poiché era lo stesso senso di colpa che stava provando anche lui.

Questa volta, però, non osò chiedere conferma sull’identità di Hugo, aspettò che fossero loro stesse a concludere il racconto, a dargli gli ultimi pezzi da mettere insieme per completare quell’assurdo puzzle.

«È Hugo, tuo figlio.» spiegò Tikki. «Marinette ha cercato di tenerlo al sicuro per tutto il tempo che ha potuto, nell’attesa che tu arrivassi a salvarli, quando è stata messa alle strette ha affidato lui ed Emma alla resistenza ed ha fatto da esca, ma prima ha gettato me e gli orecchini della Coccinella dove non avrebbero potuto trovarci.»

Ora un altro pensiero terribile si stava facendo largo nella mente di Adrien; finché aveva pensato che Emma fosse sua figlia si era immerso in una sorta di tranquillità forzata, nel sapere che lei era vicino a lui e che avrebbe potuto fare di tutto per proteggerla. Hugo, invece, non aveva idea di dove fosse, ed anche se avesse trovato qualche indizio non era assolutamente certo che sarebbe riuscito a raggiungerlo in tempo, se lui avesse avuto bisogno di aiuto.

Sospirò, cercando di concentrarsi su un punto alla volta, ma quello di cui ora era sicuro era che aveva due persone da trovare invece che una.

«Che cosa potrebbe essergli accaduto?» chiese.

Emma scrollò le spalle. «Non lo so, ma non credo che gli faranno del male fino a quando non avrà sviluppato a pieno i suoi poteri.»

«Pensi che ci impiegherà molto?» le domandò Adrien.

Emma si alzò. «Non lo so, forse. È sempre stato molto dotato.» aggiunse. Poi si allontanò in silenzio.

Adrien Chino il capo, guardò la punta dei propri piedi e rifletti sulle parole della ragazzina. La lasciò andare, anche se avrebbe voluto fermarla e domandarle se avesse idea di dove l'avessero portato e di come fare a raggiungerlo. Forse, probabilmente, avrebbe avuto più possibilità di avere risposte se avesse parlato con un adulto come Jonas, che però era sparito, forse per lasciar loro del tempo.

Ripensò al fatto che non sapeva nulla sul mondo in cui si trovava, ricordava di aver visto una serie di mappe appese alla parete di del dormitorio maschile, così vi entrò e andò a cercarle. Si fermò alcuni istanti ad osservarle, indeciso sul da farsi. Se le avesse staccate per portarle in un angolino tranquillo e studiarle forse qualcuno non ne sarebbe stato felice, Ma come avrebbe potuto biasimarlo se avesse provato a cercare Hugo anche da solo? Forse era tardi per Marinette, ma non per lui, anche se non poteva sapere in quale tipo di zona lui fosse finito in quell’ultimo periodo e quanto tempo fosse passato per lui.

Alla fine decise di sedersi sulla branda più vicina alle mappe, realizzò che era quella di Jonas che, forse, avrebbe lasciato correre. La mappa era un insieme di vortici colorati. Pensò che fosse folle, anche perché erano disegni tanto grandi da impedire la comprensione del territorio che c'era disegnato sotto.

«Cos'è questa strana cosa?» gli domandò Plagg, di nuovo al suo fianco.

Scrollò le spalle, conscio che da solo non avrebbe potuto interpretare ciò che aveva davanti, allora rimase seduto sulla branda in attesa che arrivasse qualcuno a cui poter chiedere aiuto, anche se si sentiva fremere al punto da non riuscire a smettere di muovere la gamba. Il piede batté per terra ritmicamente per molto tempo; iniziò a sentire i morsi della fame e poi li dimenticò anche, durante le interminabili ore in cui dovette aspettare che Jonas arrivasse.

Quando l’uomo fu accanto a lui, Adrien aveva ancora i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il volto proteso in avanti, gli occhi fissi verso la mappa.

«Tutto bene?» gli domandò Jonas.

Solo allora Adrien si rialzò dalla branda, la gamba sinistra che formicolava e la sensazione di aver bisogno di fare una lunga corsa per stemperare la tensione.

«Ho bisogno di trovare mio figlio.» disse. Puntò la mano verso la mappa e domandò: «Mi spieghi come funziona questa cosa?»

Jonas fece schioccare la lingua, gli si avvicinò e sollevò una mano verso la piantina.

«Ognuno di questi vortici indica un uno scorrere del tempo differente. Quelli rossi e azzurri sono i punti da cui generalmente non si fa il ritorno, dove il tempo scorre talmente tanto velocemente che non si fa neanche in tempo ad entrare che praticamente si è già morti. Questi azzurri sono dove il tempo scorre lento, tanto che probabilmente non esci più perché ci resti bloccato dentro, quasi congelato.» spiegò Jonas.

Jonas continuò a spiegare. «Quelli verdi e viola sono un po' nel mezzo, ma poi in realtà dipende tutto anche da dove sei partito. Se parti da un posto col vortice rosso e finisci in uno col vortice blu la differenza è ovviamente maggiore di quanto non sia se parti da un vortice verde e arrivi nel vortice blu. È tutto un po' contorto, effettivamente.»

Adrien aveva le sopracciglia corrucciate al punto che quasi gli facevano male, i denti serrati a causa dello sforzo di comprendere ogni parola. Ma era difficile, se Jonas riassumeva il tutto come avrebbe fatto con qualcuno che sapeva già di cosa stava parlando.

Vide l’uomo sospirare, riconobbe sul suo volto la rassegnazione, quando capì che avrebbe dovuto semplificare la cosa.

«Immagina di partire qui da qui, dove siamo noi» disse indicando una zona caratterizzata da un vortice verde «e di avere a disposizione lo stesso spazio di movimento, come se le zone fossero esattamente delle stesse dimensioni. Nell'arco dei nostri due giorni nei territori a destra e a sinistra di dove siamo trascorrerà solo mezza giornata mentre sopra e sotto di noi» disse indicando gli altri due «trascorreranno tre giorni. Quindi se tu ti muovessi partendo dalla zona in cui il tempo scorre più lentamente, quella con vortice blu, e poi attraverso quella con il vortice viola, viaggiando per tre giorni e mezzo, per noi passerebbero due giorni durante la mezza giornata che trascorreresti tu all’interno del primo territorio ed altri due mentre tu saresti nel secondo. Per noi saranno passati quattro giorni.»

«Lo so,» disse Jonas «questi vortici specifici non sono un ottimo esempio data la minima differenza temporale, ma se prendessimo come esempio invece quest’altra zona temporale» continuò indicando un punto segnato da un vortice rosso «il discorso potrebbe risultare più chiaro. Qui passano dodici giorni ogni due trascorsi per noi, quindi se tu invece di tornare direttamente dalla zona temporale che abbiamo preso in esame prima passassi da quest'altra ci impiegheresti dodici giorni rispetto ai sei di noi che ti aspettiamo. Sarebbero mezza giornata più tre giorni più dodici, quando per noi sono due in relazione alla mezza giornata della prima zona in cui ti trovi, due in relazione ai tre che trascorrono nella seconda zona in cui passi, altri due mentre tu sei nell’ultima.» Adrien sbuffò, ripensò al bosco in cui era stato con Emma, alla foglia sospesa in aria dove il tempo scorreva in modo diverso. Immaginò di restare ad osservare da oltre il confine una persona che era in un’altra zona e di vedere tutta la sua vita consumarsi nell’arco di pochi secondi, si chiese se a qualcuno fosse mai successo.

Se avesse avuto le informazioni adatte avrebbe potuto usarle per cercare di raggiungere il sé stesso del passato nel momento in cui era arrivato lì, forse sarebbe riuscito anche a trovare Hugo e salvarlo prima che lo portino via.

Jonas gli lanciò un'occhiata di traverso, lo scontento era palese sul suo volto, quando gli disse: «Non pensarci nemmeno.»

«Se torni indietro e avvisi il te stesso del passato, non ci sarà più un te stesso del futuro che avvisi il te stesso del passato. Sono sicuro che tu sappia le nozioni di base di ciò che accade cambiando il corso del tempo. È sempre sconsigliabile pasticciare con queste cose. Chi c'ha provato ha creato grossi danni, incrementando ancora di più il già fragile equilibrio di questo mondo. Perché credi che devono uccidere sempre più persone e che gli serva sempre più magia? Abbiamo imparato, con il tempo, che incrociare un'altra versione di te è male. Dicono che porti sfortuna, qualcuno anche che se le due versioni della stessa persona si toccano esplodono entrambe creando un cratere largo anche diversi chilometri, non so se sia vero ma credo che sia meglio non rischiare.»

Adrien strinse i pugni. «Non puoi chiedermi di far finta di niente e di lasciare che facciano del male a mio figlio quando potrei raggiungerlo e salvarlo.»

Jonas sollevò il capo.

«Quando sei nel tuo mondo» disse Jonas «puoi tornare indietro e rimediare agli errori? Ne dubito fortemente. Puoi solo guardare il futuro e cercare di migliorarlo. Dai retta a me, ho un piano migliore.»

Adrien sollevò un sopracciglio, la curiosità ebbe la meglio su di lui. Se anche non avesse funzionato forse prima o poi avrebbe trovato la combinazione giusta di vortici per poter raggiungere Hugo e forse anche Marinette, nessuno avrebbe potuto impedirgli di farlo. Se non ci fosse riuscito da solo, poi, avrebbe costretto qualcuno ad aiutarlo, aveva il dubbio che Emma avrebbe saputo dove e quando cercarli.






   
 
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