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Autore: Nemesis01    02/01/2021    4 recensioni
Scorpius è un Auror e lavora a stretto contatto con Harry Potter. È innamorato di Albus che però ha una relazione con un suo collega. Infine c'è James, un cantante in erba e gestore di uno dei pub più in voga del Mondo Magico che porta su di sé il peso di un amore non ricambiato. Le loro vite (incasinate, complesse, maldestre) sono collegate da tanti cavilli che, una volta svelati, scioglieranno la matassa.
[ James x Scorpius ]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Harry Potter, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nuova generazione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fortis Manes'
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14. Hurricane

 

Per quanto la testa di James potesse essere calda, lui non faceva mai qualcosa senza avere delle buone intenzioni: non era nella sua indole lasciarsi passare una mosca sotto al naso e, se sapeva di poter fare qualcosa, cercava di schierarsi sempre in prima linea. Perfino la Preside di Hogwarts, quando il ragazzo veniva spedito nei suoi uffici, sapeva che c’era qualcosa di più intenso dietro al suo comportamento.
Quando era uscito dalla stanza, James avrebbe voluto solo disperarsi e spaccare qualcosa in preda alla rabbia, ma la sua indole sapeva che prima di arrendersi ai sentimentalismi doveva affrontare qualcosa, o meglio, qualcuno. Prima di diventare quello che era, si era dovuto confrontare con tante delusioni e periodi bui, come il senso di inadeguatezza o di abbandono… tutte cose che, in un certo senso, gli erano tornate utili e che avevano reso più saldi i suoi nervi.

James aveva raggiunto di corsa il terzo piano, dove c’era il piccolo stanzino di Albus e, avendolo trovato aperto, era entrato. 
- Ehilà fratello, - salutò cordiale. Si portò tra le labbra la sigaretta che aveva appena acceso e, dopo essersi seduto sulla scrivania lì presente, rilasciò il fumo; infine, accavallò le gambe con eleganza e rivolse uno sguardo laconico al fratello minore.
- Non puoi fumare qui, Jamie, - l’ammonì il guaritore.
- Ah no? – chiese sarcasticamente l’altro e fece pure un secondo tiro, - Pensavo che le regole qui fossero cambiate. –

Draco aveva inseguito il ragazzo fino a lì senza farsi sentire o vedere; all’inizio avrebbe voluto fermarlo e riportarlo da suo figlio con la forza, ma era evidente, dal tono che aveva usato nel rivolgersi al fratello, che ci fossero delle cose da scoprire e che valeva la pena origliare. Poggiò la schiena contro il muro adiacente alla porta d’ingresso e rimase in ascolto; tenne però la bacchetta tra le mani, pronto a intervenire in qualsiasi momento.

- Cosa intendi, James? –
- Beh… andiamo, Al, sai meglio di me che Scorpius non si drogherebbe mai! –
- Le analisi dicono il contrario… - 
James sogghignò e, prima di rispondergli, fece un paio di tiri alla sigaretta. – Sei sempre stato tu lo stratega, del resto. Io… ero troppo rumoroso per passare inosservato, e ora che ho i giornalisti alle calcagna sono il diversivo perfetto, vero? –
- A cosa alludi? Non capisco… - rispose Albus nel voltarsi verso il fratello maggiore. Aveva le mani sudate e le asciugò strofinandosele sui pantaloni verde lime.
- È sempre stato facile mandare me avanti come sacrificio umano… “da quando sei tornato dalla Bulgaria lui è cambiato,” ma siamo seri? – rise istericamente, - Forza, ammettilo: di cosa volevi vendicarti? – chiese e spense la sigaretta sul legno della scrivania, incurante dei danni che questo gesto avrebbe potuto arrecare. Poggiò entrambe le mani sulle ginocchia e tornò a fissare il fratello. – Ti ho lasciato tutto, l’amore dei nostri genitori, la casa di Ted, Scorpius… tutto, ma non era abbastanza, vero? Volevi di più, avresti preferito restassi via, lontano… e quando hai saputo che papà si stava riavvicinando al suo figlio squilibrato hai perfino sacrificato la tua amicizia con Malfoy! –
- Secondo me sei paranoico, ti senti bene? – obiettò Albus, - Devi farti curare, stai decisamente delirando: io mi sono limitato a leggere i risultati di un test e… -
- …e a lasciare intendere ai presenti che la vita dissoluta di James Sirius Potter fosse devastante per tutti quelli che gli girano intorno! Io ti ho sempre voluto bene, Al, - disse James in tono dolce, quasi paterno, - mi fidavo così tanto di te che ti ho letteralmente affidato la mia vita. Sono uno stupido, vero? Perché in realtà tu… volevi solo distruggermela! –
- Sei… sei fuori di testa! –
- Basta con questa farsa, Albus! Io non sono papà, non ti spedirò ad Azkaban solo perché hai fatto a pezzi tutto quello che amo. Qualsiasi cosa tu volessi da me potevi prenderla… io ti avrei lasciato anche Scorpius, e sai che lo avrei fatto pur di sapervi felici. –
- Oh, dimenticavo, il nobile e cavalleresco James, - lo schernì Albus, - sempre dalla parte dei buoni e dei giusti, pronto a sacrificarsi in nome di chissà quale ideale. Stai muovendo delle accuse più grandi di te, sai? Mi stai diffamando! –
- Papà farà un interrogatorio a Scorpius sotto Veritaserum, - mentì, - e ovviamente Malfoy dirà che non ha assunto droga spontaneamente perché quella è la verità. E farà a me la stessa cosa e io confesserò, a mia volta, che non ho né drogato né passato nulla a Scorpius perché è quanto realmente accaduto. Resta quindi che l’unica cosa che non quadra è: perché si è sentito male qui, dopo quel Chai Latte che ha bevuto con Albus Severus Potter? –

James si mise in piedi e accese una nuova sigaretta; osservò il fratello di sottecchi in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.
- Era solo un Chai Latte che ho bevuto a mia volta e non è successo nulla… -
- Perché il tuo non era corretto, - disse James strizzando l’occhio.
Albus lo guardò in silenzio per dei secondi poi incrociò le braccia e sollevò un sopracciglio indispettito.
- È stato trovato un sacchetto con delle droghe nel taschino del suo mantello! –
- Che lui ha requisito dal mio mobile. E tu… sei stato tu a dirgli che ero finito in overdose al San Mungo! Sapevi che l’avrebbe detto a nostro padre, ma quando il grande Harry Potter non ha sbroccato, e soprattutto non mi ha fatto a pezzi, hai capito che non eri riuscito ad allontanarlo da me. E sai perché non ha dato di matto? Perché Scorpius non gli ha detto niente, e non lo ha fatto per salvare me, ma perché non voleva deludere te. Allora ti sei mosso in un’altra direzione, ma l’incendio al pub ha attirato le attenzioni su di me ancora una volta… e, invece di innervosirti, ne hai approfittato, giusto? Ora hai colto al balzo l’occasione per farmi ascoltare, proprio dalla bocca di Scorpius, la verità sul suo improvviso interessamento nei miei confronti… pensavi di spezzarmi il cuore, Albus? Di distruggermi… magari ti aspettavi che avrei fatto una cazzo di sceneggiata, come succedeva a scuola, quando ero l’unico che finiva in punizione dopo aver fatto perdere punti su punti a Grifondoro… -
- Tu vivi nel passato e dovresti smetterla con le tue teorie complottiste, - ribatté Albus. 
James notò che non aveva neanche provato a discolparsi o a difendersi, tanto che per qualche attimo pensò di aver fatto un ragionamento totalmente errato, ma due secondi dopo, invece, tornò a insospettirsi peggio di prima. Tutta quella calma era insolita.

Quella mattina stessa James aveva difeso il fratello a spada tratta e avrebbe giurato che Scorpius lo amasse almeno la metà di quanto faceva lui, ma tutte le sue convinzioni erano state completamente stravolte in poche ore e aveva dovuto fare i conti con l’amarezza della realtà. Sorrise ironico a quella risposta del fratello, fece l’ultimo tiro alla seconda sigaretta e rilasciò il fumo in un sospiro affranto.
- La differenza tra me e te, due fratelli egoisti e presuntuosi, è che io ho la decenza di non giocare con la vita delle persone. Soprattutto con quella di chi ama, - soffiò e gli diede le spalle, pronto a uscire dalla stanza.
- Povero illuso, - rise Albus, - pensi davvero che qualcuno possa amarti a tal punto? Che a qualcuno tra i tuoi numerosi fan possa interessare il vero James e non la star acclamata da tutti? Neanche tua mamma vuole più vederti! Scorpius ti è stato accanto solo per l’indagine e papà ha il cuore troppo buono per dirti che non gliene frega un accidente. Per quale motivo avrei dovuto fare tutto questo se ci ha già pensato la tua testa di cazzo a rovinarti la vita? –

James aveva davvero provato a resistere alla tentazione di picchiare il fratello fino a farlo rinsavire ma la risposta che gli aveva rifilato gli fece letteralmente perdere le staffe e allora, prima che Albus potesse solo accorgersene, si voltò verso di lui e gli diede una testata. Lo colpì diritto sul naso, che iniziò a sanguinargli copiosamente.
- Ma sei impazzito? – urlò Albus nel cercare di tamponarsi con le mani, - Mi hai fatto male, razza di imbecille! –
- Se avessi voluto farti del bene ti avrei dato cento galeoni, - risposte l’altro che, non contento, gli diede un pugno sullo zigomo destro. Albus era stato un vero bastardo a infierire tanto su una ferita non ancora rimarginata. 
Nel ricevere il secondo colpo, il minore dei Potter non resisté all’impulso di ricambiare la cortesia e provò a colpire il fratello che, però, lo spinse con forza per allontanarlo.
Albus si scontrò con la scrivania e si rimise in piedi solo un paio di secondi dopo, si asciugò il naso con il dorso della mano e rivolse uno sguardo atroce al fratello.
- Ti credi tanto forte ora che mi hai colpito? Il tuo ego del cazzo è contento? – 
- E tu ti senti soddisfatto dopo quello che hai detto? –
- Hai iniziato tu! –
- Ringrazia pure che non ho finito altrimenti ora non saresti in grado di riconoscerti allo specchio! –
- Fammi vedere, avanti, non mi fai paura, - l’esortò Albus provando a ripagarlo con un pugno; riuscì a colpire il fratello, dato che quest’ultimo non si aspettava un attacco, e quel gancio fu la miccia che fece scoppiare una chiassosa rissa tra fratelli. Nessuno dei due era intenzionato a cedere.

Indeciso se intervenire per separarli o iniziare una bisca clandestina per scommettere sulla vittoria di James, Draco alzò gli occhi al cielo ed entrò nella stanza.
L’idea che avrebbero smesso solo quando uno dei due fosse rimasto esamine l’aveva trattenuto ma era sicuro che né suo figlio né Harry lo avrebbero lasciato in pace.
- Smettetela, voi due, - ordinò statico ma i ragazzi non gli diedero ascolto. Provò a lanciare un incantesimo per dividerli ma Albus, spintonato dal fratello, gli finì addosso facendogli sfuggire la bacchetta dalle mani; l’uomo farfugliò qualche offesa che coinvolgeva l’intera stirpe dei Potter e provò a separare i due litiganti senza magia. Albus era decisamente quello messo peggio mentre il fratello aveva solo il labbro inferiore spaccato, eppure era proprio James ad avere l’espressione più corrucciata.
- Ragazzi, basta! – s’impose Malfoy dopo aver afferrato il minore dei due; Albus, però, notando i movimenti del fratello, si abbassò per schivare l’ennesimo colpo di James che finì per centrare l’uomo.
Draco, che non si aspettava di certo un pugno nello stomaco, perse l’equilibrio e batté con la testa contro lo spigolo di una massiccia mensola di legno.

- Che succede qui?! –

La voce di Harry fu l’unica cosa in grado di fermare quella lite furiosa; per un solo attimo gli sovvennero i tempi in cui i suoi due figli erano piccoli e lui aveva il perenne e ingrato compito di separarli e trovare un compromesso fra loro. Questa volta, però, non solo se le stavano dando di santa ragione ma avevano addirittura travolto Draco Malfoy in quella faida familiare e, quindi, non poteva soprassedere.
- Papà, - piagnucolò Albus nell’avvicinarsi al genitore, proprio come faceva da bambino, - è venuto qui e ha iniziato a picchiarmi senza motivo! –
- Maledetto bastardo bugiardo, - l’insultò il fratello che, nel frattempo, stava aiutando Draco a tenersi in piedi, dato che sembrava completamente stordito. Strano, però, gli aveva dato solo un pugno per errore.
Harry lanciò un’occhiata al secondogenito e vide che non era nelle condizioni migliori.
- Lo voglio denunciare, - disse, infine. – Non solo per percosse ma anche per calunnia! –
- E denunciami pure, stronzo! – esclamò l’altro.
Harry portò una mano a massaggiarsi le testa perché non sapeva come uscire da quella situazione; era tutto così paradossale, tra i suoi figli che stavano per dar vita a una battaglia legale, il suo uomo migliore che era ricoverato a causa di una dose troppo alta di droga e Draco Malfoy stordito da quella rissa.
- James, Albus, perché non ci sediamo e ne parliamo con calma? –
- Io non voglio parlare più con lui, - ribadì Albus.
Harry sbuffò ancora e poggiò una mano sulla spalla del figlio più piccolo.
Draco, sorretto da James, si limitò a guardarsi intorno confuso, come se d’improvviso si fosse dimenticato perfino come fosse arrivato fin lì.
- Nemmeno io voglio parlare con questo stronzo! –
- James, non rivolgerti così a tuo fratello! –
- Io mi rivolgo a lui come mi pare! –
- Tu fai quello che dico io! –
- No, tu fai quello che dico io, - s’impose James, - io pago le tasse che vanno a comporre il tuo stipendio del cazzo! Quindi ora ti levi dalle palle, la smetti di fare il padre che non sei mai stato in grado di fare e la pianti di dirmi quello che posso o non posso fare! –
- James! – lo rimproverò il padre che sembrò innervosirsi sul serio. – Non ti rivolgere a me in questo modo o ti arresto per oltraggio a pubblico ufficiale! –
- Io mi rivolgo a te come mi pare! –
- James, hai aggredito un mago, Malfoy è confuso a causa tua, continui a minacciare Albus e ti rivolgi in maniera irriverente al Capo del Dipartimento Auror! Se non abbassi immediatamente i toni giuro che ti porto ad Azkaban… e, fossi in te, non farei cazzate! –

James fece accomodare il povero Draco, che fu poi soccorso da Albus, su una sedia e si avvicinò al padre con fare spavaldo.
- E arrestami, - l’invitò con fare dispettoso. Allungò perfino i polsi verso di lui, in evidente segno di sfida, e gli lanciò uno sguardo indisponente. Per qualche motivo a lui sconosciuto, era convinto che suo padre lo avrebbe sostenuto, che gli avrebbe creduto anche solo perché voleva conquistare la sua fiducia… senza considerare che era evidente che non potesse avere escogitato tutto da solo, visto che i pezzi della sua vita erano crollati tutti, l'uno dopo l'altro, come tasselli in una partita di Mahjong.
I due si scambiarono un'occhiata profonda ed entrambi furono in grado di sostenere il rancore che si celava dietro quello sguardo amaro.
- James Sirius Potter, - urlò Harry sguainando la bacchetta, - hai il diritto di restare in silenzio. Qualsiasi cosa dirai potrà essere utilizzata contro di te in fase di processo. Hai diritto a un avvocato che potrai contattare con i gufi ministeriali o, se non puoi permettertelo, te ne sarà assegnato uno dal Wizengamot. – Infine, dopo un Incarceramus, fece apparire due grosse manette di ferro intorno ai polsi del suo primogenito.
James avrebbe voluto urlargli contro una vasta e colorita varietà di insulti pronti all'uso, ma restò paralizzato per lo sgomento e indugiò in silenzio, sotto lo sguardo soddisfatto di Albus che nel frattempo aveva già chiamato i suoi superiori. 
Così, mentre Harry trascinava suo figlio con l'intento di condurlo verso un posto più consono alla situazione, e i guaritori borbottavano tra loro commenti superficiali sull’assurdo epilogo di quella diatriba familiare, Draco si era limitato a fissare la scena con la bocca aperta per lo stupore.
- Che ci faccio qui? – domandò Malfoy. Sembrò davvero essere confuso e, dall'espressione che aveva assunto il suo volto, era davvero evidente che non ricordasse cosa fosse accaduto. Era come se qualche pezzetto gli mancasse e non riuscì a non pensare a Scorpius mentre osservava le spalle di Harry allontanarsi dallo stanzino insieme allo pseudo-amante del figlio.

♪♪♪♪♪♪♪

Vanessa non poteva credere ai propri occhi, tanto che dovette strabuzzarli ripetutamente mentre leggeva la prima pagina de "La gazzetta del profeta". Citando le parole del giornalista, si era venuta a creare una guerra Potter contro Potter; l’articolista Hargreeves narrava infatti di una grande lite che non solo aveva rovinato il rapporto tra Albus e James, ma aveva esasperato Harry a tal punto da arrivare ad arrestare il suo primogenito. 

Il giornalista commentava le dinamiche dell'accaduto in quanto testimone oculare dell’incidente, dato che era al San Mungo per degli accertamenti, e Vanessa, sebbene prendesse con le pinze le parole del quotidiano, sapeva che quel giornalista era famoso proprio per la serietà con cui svolgeva il proprio lavoro. Fu solo per la sua firma in fondo alla pagina che si convinse della veridicità di quella notizia.
James era in galera e non c'era tempo da perdere! Lasciò sul tavolo, accanto alla copia del giornale, la tazza ancora piena di infuso al ribes e recuperò di fretta il mantello per raggiungere casa dell'amico. Magari Scorpius era ancora lì, si disse, e forse l’avrebbe aiutata o semplicemente le avrebbe spiegato meglio cosa era successo. In cuor suo sperava si trattasse di una semplice trovata per mettere al sicuro James ma qualcosa nel suo istinto le diceva che era una visione troppo ottimista della faccenda.

Arrivata all'appartamentino in Clapham Junction, Vanessa non ebbe neanche bisogno di bussare dato che, non appena allungò la mano verso il campanello, Scorpius le aprì la porta. Il ragazzo era evidentemente nervoso, tanto da uscire con i capelli arruffati e con addosso il trench nero preferito di James, quello con le iniziali del suo nome incise sui bottoni dorati. La ragazza non fece neanche in tempo a salutarlo che lui le afferrò il polso e, insieme, si smaterializzarono al Ministero.
Erano giunti in un'ala circolare di cui Vanessa non era a conoscenza. Era completamente buia e vuota, il pavimento di marmo lucido rifletteva il colore delle porte dorate che disegnavano il perimetro dell'area. Al centro della stanza vi era solo una scrivania scarna, con su una macchina da scrivere e una lampada dorata. La ragazza si voltò verso Scorpius ma lui sparì qualche attimo dopo, lasciandola lì da sola con l'anziana donna dal volto austero che si nascondeva dietro a un paio di grossi occhiali verdi.
Vanessa, completamente spaesata, camminò verso la scrivania e, con un finto colpo di tosse, cercò di attirare le attenzioni della donna. La targa dorata che scintillava sulla tavola riportava il nome di Dominique Prickle.
- Buongiorno Mrs Prickle, - salutò, - sono qui per vedere James Potter. -
La signora smise di picchiettare sulla tastiera e, con la mano destra, si sistemò gli occhiali. 
- Lei è per caso una giornalista? - chiese senza nemmeno alzare lo sguardo. 
- No, io... -
- È una fan del signor Potter? -
- No, sono una sua amica! -
Dominique le lanciò una rapida occhiata prima di rivolgerle la parola, ancora scettica. 
- Il suo nome? -
- Vanessa Giacomelli, – rispose la ragazza cercando di deglutire. Nel frattempo aveva iniziato a giocherellare nervosamente con le dita per combattere l’ansia generata da quella strana situazione; sapeva che James fosse un tipo movimentato ma non avrebbe mai pensato di trovarsi in una circostanza del genere.

Fu dopo aver ascoltato quel nome che l'impiegata le rivolse uno sguardo più amichevole e, dopo aver estratto un paio di fogli da un grosso faldone verde petrolio, le porse un modulo.
- Compili questo e poi l'accompagnerò dal signor Potter! -
La ragazza le sorrise di circostanza e poi, con fare impacciato, utilizzò penna e calamaio per riempire la scheda. Non avrebbe mai pensato di dover compilare un foglio del Ministero della Magia per vedere il suo migliore amico né che lui finisse in carcere, eppure era proprio quello che le stava succedendo. Si stropicciò un occhio poiché le veniva da piangere e successivamente allungò il foglio all'impiegata, in silenzio. La donna diede una rapida occhiata e storse le labbra, inasprita. - Manca la firma, - disse e poi le indicò la parte in fondo a destra del documento.
- Mi scusi, - farfugliò lei e appose la firma lì dove indicato.
- Bene, si accomodi nella sala numero 7, - disse la signora Prickle, - faremo arrivare il signor Potter prima possibile. -

♪♪♪♪♪♪♪

Era passato più di un quarto d'ora da quando Vanessa si era accomodata nella sala numero 7, ciò nonostante non aveva ancora ricevuto notizie del suo amico.
Ne aveva approfittato per guardarsi intorno ma non aveva trovato nessun dettaglio particolare: quella stanza era totalmente asettica. L'ingresso tanto scuro e pomposo non c'entrava nulla con quella sala bianca arredata solo con una sedia e divisa in due da un grosso muro di vetro. 
James sarebbe apparso dall'altro lato? E se fosse stato incatenato?
Ma perché Scorpius l'aveva trascinata lì? Non era già una tortura saperlo in galera da innocente, non poterlo abbracciare e non potergli dire quanto bello fosse il suo fondoschiena? 

- Me le hai portate le arance? -
- Ma cosa... -
James era proprio davanti a lei, dietro al vetro. Aveva appoggiato l'avambraccio sulla parete divisoria e sembrava guardare con attenzione la lunga catena che collegava i suoi polsi, incuriosito. 
- C'è carenza di vitamina C e non mi hai portato le arance? Giuro che potrei disconoscerti! -
- Idiota, - l'apostrofò l'amica. - Ti sei fatto intrappolare come un Kappa, razza di imbecille! -
- Beh, almeno posso contare sul tuo affetto... - 

 

Il ragazzo sorrise nel poggiare la fronte sul dorso della mano. Era un'espressione amara, pienamente coerente con il sarcasmo che aveva usato, sebbene non paresse dare segni di squilibrio.
- Ho letto la notizia sui giornali. Perché non mi hai scritto subito? -
- Perché ho così tanto da dirti... e soprattutto sono così arrabbiato che non basterebbero dieci boccette d'inchiostro per poterti scrivere tutto quello che vorrei dirti. -
Vanessa sospirò, poggiò le dita in corrispondenza della mano di James e mimò una carezza; lui era quasi un fratello per lei e il saperlo lì, per un motivo sicuramente ingiusto, le fece rabbia. 
- Ho anche chiamato il tuo Magi-Avvocato. Sarà qui entro oggi. -
- Era arrabbiata? -
- Lei no, ma suo marito Teddy ne ha dette di tutti i colori, - rise. - Victoire ha già scritto al Ministero e ha pubblicamente dichiarato guerra al Wizengamot. -
- Resterò qui a vita, - ridacchiò James nel fingersi disperato. Aveva molta fiducia nelle abilità di Victoire e sapeva che lo avrebbe tirato fuori dai guai ma, a fare da contrappeso, c'era la reputazione di Harry Potter. Un padre fuori dal comune che aveva fatto arrestare il figlio aveva il suo peso mediatico e, se quel padre era il Salvatore del Mondo Magico, il Wizengamot non avrebbe affrontato il caso con leggerezza. 
- Mi ha portato qui come fossi un delinquente, - farfugliò il ragazzo a labbra strette. Seguiva il flusso dei pensieri e socchiuse gli occhi nel ricordarsi la temperatura delle mani calde di Vanessa accarezzargli la testa. Con il vetro che faceva da filtro non era la stessa cosa, ma lei, l'unica che gli era rimasta, gli sorrideva con dolcezza e si era presa la briga di chiamare qualcuno che potesse salvarlo.
- E poi, Scorpius... Albus... -
- Mi ha portata Scorpius qui, - disse la ragazza. - Senza parlare eh... ero andata a casa tua, speravo di trovarlo ma lui stava uscendo. Tra le tante aveva addosso il tuo trench nero, quello figo che ti mette in risalto le spalle… mi ha afferrata il polso e ci siamo materializzati qui. Poi è scomparso subito dopo senza dire una parola. -
James incurvò le labbra in un ghigno amaro, - non so come sentirmi. Sono qui ma non ho fatto nulla per meritarlo. È ingiusto, sbagliato, e soprattutto il vero colpevole è ancora libero di gironzolare per la città e farsi beffa di me! Bastardissimo, maledetto, figlio di un Troll! -
- Chi è stato? -
- Non posso dirlo... procedure processuali, indagini del Ministero e cose del genere. E intanto io sono chiuso qua dentro, - si lamentò ancora il ragazzo che, in preda alla rabbia per essere vittima di un'infamia così grossa, batté forte le mani contro il vetro facendolo vibrare. Vanessa riuscì perfino a sentire il rumore metallico della catena che si agitava nell'aria prima di sfiorare la parete divisoria.
- Sistemeremo tutto James, - lo rassicurò lei. Non sapeva come si erano svolti i fatti né come avrebbe fatto ad aiutarlo ma era certa dell'innocenza dell'amico e non si sarebbe arresa per niente al mondo.

- Signor Potter, il tempo a sua disposizione è finito. -
James tirò un sospiro disperato e rivolse un sorriso mesto alla ragazza. 
- La prossima volta portami le arance, - le ricordò nel salutarla. 
- Scemo, - lo rimproverò lei.
- Un’ultima cosa, Vanessa! – esclamò il ragazzo, - non fidarti di Scorpius. -

♪♪♪♪♪♪♪

 

♪ Note a margine:
Ecco il mio aggiornamento settimanale. Che dire... insultare Albus è diventato il mio sport preferito (numerosi insulti sono stati dedicati a lui, ma quello più bello è "Figlio di Pineta" ahah!), ma nonostante tutto non riesco a non adorare James. È così Grifondoro! <3
Come di consueto, ringrazio Pally93 per il suo lavoro da beta e tutti voi che sclerate insieme a me nel leggere questa fanfiction.

La canzone che dà il nome al capitolo è Hurricane dei 30 Seconds to Mars.

 

"Where did you go? Where did you go? Where did you go?
As days go by the night's on fire
Tell me would you kill to save your life?
Tell me would you kill to prove you're right?
Crash, crash, burn let it all burn
This hurricane's chasing us all underground
No matter how many deaths that I die, I will never forget
No matter how many lies I live, I will never regret
There is a fire inside that has started a riot about to explode into flames
[..] Crash, crash, burn let it all burn
This hurricane's chasing us all underground"

 

Per spoiler, info, chiacchiere e insulti, vi invito a visitare la mia pagina facebook!
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui! 
PS: io non mordo, sono una personcina deliziosa. Quindi se volete lasciarmi un segno del vostro passaggio, lo apprezzerò.

   
 
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