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Autore: Nisi    06/01/2021    8 recensioni
Qualche giorno dopo gli avvenimenti di Sant'Antoine, André esce per conto suo per riflettere. L'incontro inaspettato con una vecchia conoscenza lo farà sprofondare ancora di più nella confusione.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa sera non è serata di bagordi, né di bisbocce. Tantomeno non è serata da risse nelle osterie malfamate che Alain sembra amare tanto. Un po’ per come sto combinato fisicamente – qualche giorno fa ne ho prese un sacco e una sporta e ho rischiato di non essere più qui a raccontarlo – ma anche perché ho bisogno di riflettere.

Sì, mi sono preso la mia parte di sfottò da parte soprattutto di Alain che faceva finta di declamare con espressione ispirata una poesia d’amore in mezzo al dormitorio, tra l’altro vestito soltanto di un asciugamano posto in posizione strategica, ma questa sera ho proprio la necessità di stare per conto mio e al vinaccio spacca viscere che buttiamo giù prima di renderci conto quanto faccia schifo, oggi sostituirò dell’ottimo vino da meditazione col quale non ho alcuna intenzione di sbronzarmi.

Un nome appropriato, no? Mi ci vedo già centellinare il liquido amaranto, un bel calice che ne esalta il profumo, un ambiente caldo e ragionevolmente pulito mentre ripenso alle mie pene d’amore.

E a proposito delle mie pene d’amore, avrei voluto invitare Oscar a bere con me, ma temo che quel tempo sia finito per sempre. Ad onor del vero, i nostri rapporti sono molto migliorati da… quella famosa sera e da quando ho rischiato di lasciare la pelle a Sant’Antoine è stranamente premurosa nei miei  confronti. Sicuramente si sente in colpa per il rischio che ho corso, ma penso che quando mi sarò rimesso completamente, la faccenda sarà archiviata.

E’ da tanto che non vengo qui da Jean. Non ci sono più molti avventori, ma il posto non è cambiato molto dall’ultima volta in cui ci ho messo piede: nel camino arde un bel fuoco, le luci sono soffuse, gli ambienti di boiserie sono confortevoli e pervasi dal profumo di cibo ben preparato con ingredienti di qualità. E bottiglie dappertutto, tante bottiglie di vino pregiato, alcune anche di grande valore.

Mi metto comodo e poco dopo arriva il rosso che ho ordinato. Vino piemontese, appunto da meditazione: appena te lo versano ha un sapore aspro che ti allappa il palato; dopo qualche minuto diventa bevibile, ma se attendi ancora un po’, prende il sapore del nettare degli Dei.

Mentre sono perso in queste elucubrazioni da sommelier da quattro soldi, si apre la porta per lasciar passare un avventore, che è una vecchia conoscenza che non incontro da tanto. Anzi, no. Dimenticavo, l’ho visto giusto una manciata di giorni fa e mi ha salvato la pelle. Stasera un po’ di compagnia mi farebbe piacere.
“Conte di Fersen!”

Un attimo dopo il Conte capisce da dove arriva la voce che lo sta chiamando: “André! Buonasera! Non mi sarei aspettato di trovarti qui!”

Faccio spallucce. “Beh, sa com’è… non vuole farmi compagnia, Conte? Le devo la vita, mia e di Oscar. Il minimo che possa farle è offrirle da bere del buon vino.”

Fersen si accomoda e risponde amabilmente: “Non ci devi pensare, sono solo arrivato al momento giusto e tu e Madamigella avreste fatto lo stesso per me. Ma accetto volentieri la tua offerta. Cosa bevi?”
“Vino piemontese. Dolcetto di Dogliani, è ottimo. Glielo consiglio.”

Pochi minuti dopo entrambi reggiamo il nostro calice tra le mani. Fersen guarda impensierito il mio braccio e la fasciatura sulla testa. “Come stai, André? Vedo che ti hanno curato, ma te la sei vista brutta. Senti dolore?”
“No, non più di tanto, ma devo stare attento a non fare movimenti bruschi col braccio. Il dottore ha detto che fra qualche giorno dovrei essere a posto.”

“E Oscar?” mi chiede con una certa cautela. Di certo è una delle millemila persone che sanno che André Grandier è stupidamente, irresponsabilmente innamorato perso di Oscar François de Jarjayes e dato che anche lui è disperatamente innamorato di una donna che non può avere e sa come si sta, mi usa la cortesia di essere molto delicato nella sua domanda.
“Oscar ha riportato ferite più leggere. Penso sia rimasta abbastanza scossa da quello che è successo l’altro giorno.”

Inaspettatamente, il Conte di Fersen scoppia a ridere di gusto. “Oh, non faccio fatica a crederlo, André! Certo che è rimasta scossa! Sarebbe stato strano il contrario!” e riprende a ridacchiare tra sé.
Non capisco cosa ci sia da ridere, non è da lui prendere sottogamba una cosa del genere.  “Non vi comprendo, Conte.” Sono piuttosto spaesato dal suo comportamento e la mia risposta è stata piccata.

Fersen si ricompone e mi rivolge uno dei suoi sguardi franchi, dolci e penetranti allo stesso tempo e mi appoggia una mano sulla spalla. “André, perdona la franchezza. Io so che tu provi un sentimento molto forte nei confronti di Oscar.”
E’ inutile negarlo, quindi lo lascio proseguire.
“Se accetti il consiglio di un amico, non demordere. Potresti avere delle belle sorprese a breve.”
Detto questo, si alza e se ne va, lasciandomi preda ai dubbi e a una folle speranza che avevo lasciato chissà dove.
 

Fine

** *

Tutto questo cancan  - questa è un’espressione tipica di me - per dare una risposta al mio dubbio sul fatto che in quel momento André non mi fosse sembrato nemmeno tanto sorpreso di apprendere dell’amore di Oscar.

Sono più di dieci anni che non scrivo più di Madamigella, ma questa piccola one shot è venuta fuori da sola. Non è particolarmente originale e non sono sicura che nessuno abbia scritto in merito, però è stato bello riaffacciarsi all’universo di Lady Oscar. Non ho resistito ad inserire una piccola  parentesi su Alain che oltre ad essere un soldato valoroso e un ottimo amico è anche discretamente deficiente, secondo il mio modesto parere.

Buon anno a tutti dalla Nisi
 
   
 
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