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Autore: Legeia    06/01/2021    0 recensioni
In un Presente alternativo, vari conflitti portano alla disgregazione delle nazioni in problemi interni ed esterni. In una si queste, un gruppo di persone di presenta come Agevolatori o Risolutori per le persone o enti su vari ambiti. Tuttavia cè qualcosa di più profondo e intricato che muove i personaggi principali sia tra loro che per i Continenti e le decisioni e scelte sono fondamentali per la questione cardine. Il futuro. P.S. storia scritta anni fa, mai ritoccata e modificata, così come era scritta.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 18 Chapter 18

Un anno e 9 mesi prima

Lia camminava lentamente e in pace con un abito leggero in stile peplo, con i piedi sull'erba fresca, tenendo in mano le scarpe. Le gladietor, come le chiamavano e le avevano dato, che correvano fino al ginocchio tramite le tante stringhe, in cuoio morbido, con un tacchetto. L'abito sventolava libero intorno a se, come i capelli ricci e lunghi. In stile greco, l'abito in chiffon azzurro polvere aveva lo scollo a V, con le spalline con decorazioni a placca in argento filato e lavorato lungo cinque centimetri o poco più. Da lì alla vita il tessuro era stato modellato a piegoline, che coprivano il seno come una decorazione, terminando in una placca a fascia sottoseno in fiili grossi d'argento. Un cordoncino d'argento era legato sopra e intorno alla fascia fino al fianco destro, creando quattro livelli aggiuntivi intorno al corpo che finivano sul fianco con una decorazione simile alle placche d'argento, con due parti pendenti che seguivano il movimento. Il resto dell'abito scendeva morbido sul sotto abito, bianco perlato che si intravedeva sotto, coprendo da poco sopra il seno a metà coscia. Lo schiffon sopra l'abito, dalle spalline alla gonna, era lavorato a pieghe fitte sul seno, presenti e morbide dai fianchi in giù, creando movimento anche da fermi. Un chocker in tessuto e la stessa placca in filo d'argento lavorato costituivano la collana, da cui pendevano delle gocce color azzurro. Delle sorte di maniche partivano dalle spalle e si agganciavano a metà avambraccio, creando una sorta di  drappeggio nella parte interna tra braccio e busto, scoprendo la parte esterna dell'arto. Da dietro il chocker, partiva un doppio strascico allargandosi e raggiungendo la gonna, e un paio alla fine delle placche decorative delle spalline che scendevano e s finivano legati alle dita crando una sorta di mantella a due parti ampia al centro che si restringeva dove si legava.
Si voltò, sentendo i l vento che le colpiva la schiena, e vide coloro che la seguivano felici e allegri con degli oggetti in mano e cantando. Continuò quindi verso il luogo, una zona recintata da un muro e un cancelletto, aperto, ove sostavano altre figure.
Lia sorrise e li raggiunse. Riconobbe le persone che facevano parte del gruppo, tra cui Ric e Lei, Zela e parlò con loro.

"Pensavo non sareste venuti, visto la continua titubanza e il dissenso più volte manifestato. Se siete qui significa che cè più tra noi delle parole che possono dire dei familiari di sangue. Sarò più felice se ci sarete anche voi."

"Sai quello che pensiamo" disse Ric

"Si, si" velocemente e sorridendo superandoli "ma come ha detto tua moglie, è giusto che io sia egoista, per me stessa e più,qualche volta. HO pensato troppo agli altri  da sempre, calpenstandomi. E le volte in cui mi sono sentita forte e viva abbastanza da quell'insegnante di pianoforte, ho solo avuto casini con la mia famiglia sentendomi uno schifo. Senza di loro non ci sono più ripicche, colpevolizzazioni, sensi di colpa inesistenti, urla, schiaffi o oggetti sbattuti o altro. Mi sento meglio, ma allo stesso modo comprendo come non sono capace di esistere e vivere per ciò che non riesco a cancellare. Come marchiata nel profondo, la gente non comprende che se loro non li hanno o li superano subito non è lo stesso per gli altri. Credevo, da quel viaggio con lei in irlanda, che allora vi fosse una possibilità, allontanandomi da loro, di rinascere come ME.  Ma in verità..." incaminandosi con lentezza "me ne sono andata scomparendo, senza dir nulla, e questo non ha aiutato ugualmente. Sono riusciti a mettermi delle catene che non riesco a togliere, a spezzare, perchè per come sono io andarmene davvero e rinascere significava dir loro le cose chiaramente e salutandoli. Un addio per sempre. Il problema è che, e l'ho accertato prima e adesso, avendo sempre dubbi, non riesco a lasciare indietro persone che mi odiano o mi odieranno per cosa, secondo loro, ho fatto e al dolore che gli procuro. Per loro era impensabile che me ne andassi via altrove lasciandoli là, vivendo la mia vita senza più contatti. Dicevano che sapevano cosa significava per lavoro e studio andare in altre città lontane e voler tornare a casa. Non hanno mai capito tuttavia, non hanno voluto accettare, il fatto che le persone ragionano e provano cose diverse dalle loro. La gente diversa da loro faceva schifo, tutta, non si fermavano solo alle teste di cavolo e peggio, che davvero fanno schifo e meritano il peggio. Ho vissuto sola tra quattro mura tranne che per scuola e impegni che loro mi obbligavano a fare, volendomi vicino a loro,sotto l'ala, sempre. Senza essere guide di vita, senza insegnare davvero ma anzi fare esattamente le stesse cose che facevano la gentaglia di fuori, come dicevano, quindi ipocriti, senza dare nulla di importante prima e nel cammino della crescita, cosa dovevo costruire e..."

Si fermò un attimo, voltandosi verso Ric, Zay e gli altri.  Fra le lapidi e monumenti funebri di squisita realizzazione e ricordo della persona al di sotto o dentro.

"Dentro di me cè ancora la persona che doveva essere, forte come non mai, ma per non soffrire, per non essere picchiata, per non sentimi dire che ero sbaglaita, cattiva, una delusione quando non era così, ho modellato un'armatura che odio. Il problema è che no n riesco a toglierla, non riesco a romperla e andare avanti. Come a casa tua, con tua madre e tutti gli altri. Ogni volta non sapevo se ero essere me stessa o usare quell'armatura anche con persone così distanti da dove vivevo, e sono sicura che risultavo come sempre. Mai libera, mai me stessa" guardando Zay "per tal motivo, anche adesso che ho abbandonato quel posto e quelle persone, ho fatto cosa desideravo tanto, mi sento comunque incatenata. Perchè una delle mie paure si fa strada ogni istante. Mi urla nelle orecchie che non potrò mai essere leggera e felice, sapendo che odieranno cosa non ho fatto per loro, come sono sparita anche se credono un incidente, che saranno arrabbiati e sofferenti a modo loro, perchè io non ci sono e penseranno sempre e comunque che io dovevo restare con loro. Che me ne fossi andata io là con le mie mani, che con un incidente, penseranno sempre che non ero attenta, che gli volevo male, che li ho lasciati soli nella sofferenza. Come tutte le persone e famiglie fuori da questo cimitero. Io che per loro non provavo cosa dovevo per il concetto di tutti, non riesco a sopportare il giudizio e il pensiero che ogni giorno e magari dopo la morte mi odieranno. Chi se ne va per disperazione, per un momento o per qualcosa come me, finirà sempre per esser ricordato come debole, ingrato, da deridere per molti perchè credono sia da fessi andarsene per propria volontà. E altri che era troppo presto, piccolo angelo, e che cèra tanta vita davanti. Poveri idioti. A me fanno pena loro, non quelli come me. Ma non lo capiranno mai. Perchè sono gli stessi pronti, se finiscono nella melma, a dare il prorpio corpo a pagamento per sopravvivere, a fare lo schifo anche inconcepibile per seguire l'istinto della sopravvivenza. Lo reputano lottare quello. Ma lasciamo stare, è un discorso troppo ampio e duro, non oggi. " sorridendo a lroo fermandosi un attimo prima di proseguire.

"Ma sono lieta, felice per davvero, che siate qui a salutarmi ed essere artefici della mia pace. Capisco quanto siate combattuti, ma io ho lottato, ho avuto momenti neri, solitudine e ogni volta sono andata avanti eper dimostrare a me e a tutti che non ero come giudicata e considerata. Ma niente... sono la stessa che mai,IO se fossi finita per strada o sotto i ponti, mai mi sarei venduta per un pezzo di pane. Da un lato ammiro le donne costrette a questo per i figli, o per una speranza dentro di loro che spero davvero giunga per tutte loro, un giorno o l'altro. Veramente. Ma ho sempre ritenuto l'uso della bassezza di quel livello per una persona, come per i poveri schiavi dei romani, come fine ultimo per speranze animalesche. la forza interiore, il concetto di guerro non è come pensano tutti respirare e fre ogni cosa per sopravvivere. Quello fino ad un certo punto. Ma di nuovo, è una cosa troppo ampia da discutere. Venire a patti, per me, con qualcosa che mi garantiva ciò che desideravo e più, perchè io continuassi a vivere con tutto ciò che mi porto... non lo accetto. Significa altro che lottare. Per questo sono qui, e voi qui con me" sorridendo e alzando le braccia verso di loro come a un invito.

Poi però vide le loro facce, oltre le sue spalle, e si voltò. Quella persona, lui, era là. In fondo al sentiero a pavé piatto, in attesa vicino a dove dovevano andare. Guardò gli altri che le fecero un cenno e si avviò verso di lui. Li video parlare, lui mostrare una cosa in una mano, che però Lia richiuse subito dicendo qualcosa. Si apprestò a prendergli l'altra mano e con un movimento veloce e leggero si portò dall'altro suo fianco, tirandogli la mano stretta nella sua,tirandolo per continuare, per poi alzare verso gli altri un braccio in segno di seguirli.
Lia sorrise e corse con lui verso il luogo dove andare, seguiti da tutti.

Lia e lui raggiunsero quel luogo. Attorno ad un albero maestoso, in una zona più isolata dalle altre tombe, vi era un tipo di sepoltura a raggiera, con otto sezioni o loculi  in un circolo che seguiva l'albero, ad una certa distanza da esso. Ogni loculo interrato era particolar e diverso dagli altri. Era una sezione di due metri e cinquanta per ottanta centrimenti, di profondità di un metro. Tuttavia era anomala rispetto alle altre classiche per tutto il cimitero. Era lastricata di pietra, con un fondodi un materiale sintetico come un'imbottitura scura. Dal lato corto verso  l'albero si notava  a metà, come una discesa che partiva a metà dell'altezza verso il fondo,con dei solchi a metà .
Lui scese per prima, aiutando Lia a raggiungere il fondo, dopo che si era rimessa le scarpe,e tenendola ancora per le mani, la aiutò a sistemarsi. Il fondo e una parte della parete inclinata  erano imbottiti di materiale sintetico. I due solchi vennero riempiti con quelli che sembravano dei piccoli cuscini a salsiccia che si insinuavano nelle due fessure e restavano fermi. Lui risalì con un salto e facendo leva con un piede, poi come Ric, la moglie e gli altri, si fermò sull'apertura. Lia si sistemò per bene, sedendosi in pratica sull'imbottitura con la schiena poggiata sulla parte inclinata e la testa sui due cuscini infilati nei solchi.
Alcuni di quelli che la seguirono scesero nello spazio dopo i suoi piedi e iniziarono a inserire oggetti, gli stessi che tenevano in mano. Erano lementi che parlavano di lei, che la caratterizzivano e amava. Lia nel mentre si voltò, prima verso il gruppo di amici, principalemtne Ric e la moglie. Li ringraziò e chiese loro di vivere le loro vite senza il peso del suo ricordo, non voleva che anche loro come la famiglia di cui perl non importava molto, pensassero a lei con rabbia o tristezza.

"Mi porto già, come per gli ultimi anni, il peso di legami che ti inchiodano e sensi di colpa che loro ti fanno sbocciare dentro, che non riesci a toglierti. Non riesco a vivere una vita nuova, proprio per ciò che non provo e desidero o cerco,  sapendo che provano odio, rancore o altro per averli lasciati, per cosa ho fatto o non ho fatto per loro e tutto il resto. Non sarebbe una vita per me, l'ho già visto e sperimentato. Di giorno mi assalgono colpe non mie ma che sono nate dal mio passato, e la notte ho incubi su di loro e mai cose felici. Mai. Se non posso superarle e vivere, vivere una nuova vita, il mio vero e principale sogno, allora il mio desiderio di andarmene è più impellente che mai. Devo farlo, o come prima, striscerò giorno dopo giorno con dei fardelli che non ho la forza di rompere, non sono forte come vorrei, per troncare e non guardarmi più indietro. Ecco perchè odio il concetto delle famiglie, anche per questo. Perchè fino al giorno in cui tu muori loro saranno le tue croci. E io sono già stanca adesso, nonostante tutte le belle cose che dite e pensate per me. Se io non riesco, se la notte ho solo incubi con loro, non ha senso. Se avessi avuto la fortuna di dimenticare, azzerrare la mia mente, allora il discorso poteva essere diverso. Sarebbe stata una scappatoia, meschina forse, ma la mia mente non sarebbe stata aggravata da queste cose e dal peso della mia anima sempre bloccata. Se l ocapite, se volete per me la pace e non vedermi soffrire ancora giorni dopo giorni, che conosco come meschini e non gentili, salutatemi e non pensate più. Avete cose per voi importanti da considerare e il futuro che sognavate, avete costruito e persone che amate. Io ho sempre visto e non provato diversamente e non è vita per me."

Loro non risposero ma sorrisero, e Lia cercò di non vedere l'amarezza di quel gesto. Voleva essere egoista, sii egoista per una volta, per davvero, si disse. Poi si voltò verso di lui, dall'altro lato.

"Tu che sei la mia persona speciale, quell'unica così preziosa, fammi l'ultimo dono d'affetto se davvero... se pur senti qualcosa nei miei confronti, allora salutami e vivi la vita che meriti. Io non sarei mai stata quella che ti avrebbe dato cosa necessitavi, volevi. ogni uomo desidera delle cose, e ogni persona desidera un'altra speciale che gli dia delle cose. Io non sono quella persona e mai lo sarò. E' per questo che devi andare, vivere la strada che vuoi e ti sei scelto, trovati una persona idonea e costruisci quello che tutti voi persone, di qualunque sesso e genere, desiderate. Quelle cose non erano per me e mai lo saranno. E no sarei mai stata la persona che avrebbe accompagnato la tua felicità, visto che non avevo nulla di ciò, per me e da darti. Sarei stata solo una zavorra.ma solo felice che tu sia stato al mio fianco fino ad ora, perchè lo volevi perchè ti piaceva cosa ero e chi ero. E' stato già il dono più grande che potessi darmi e riempire quel vuoto che credevo restasse così. QUindi grazie. Di essere stato con me, spalla a spalla, schiena contro schierna contro le cose o insieme per altre. Quindi ne tu, e ne loro, dovete essere tristi, perchè io non lo sono. In questo momento mi sento felice e colma di qualcosa di tranquillizzante. Sono con me, al  io fianco le persone che mi hanno voluto bene davvero, realmente, perchè ci univa ben altro che il sangue. Qualcosa di più profondo e tutta la gente là fuori pul dire cosa vuole, ma per me il vero amore o affetto, o qualunque sentimento che lega due o più persone, è profondo e sincero più  che una traccia genetica. Come ho detto a loro, non ero felice neanche andandomene e non lo sarei mai stata. SArei stata solo un fastama che cammina, incapace di sapere cosa si prova su certe cose e come scrollarsi di dosso... adesso però sono qui, e posso essere finalmente in pace. Grazie a voi" sorridendo. Poi parlò ai due che stavano sistemando gli oggetti e quelli che guardavano dall'alto. Coloro che la sua amica sperava di avvicinare, e che fosse considerata.

"Grazie anche a voi, per gli oggetti che mi hanno rappresentata in vita e parlano di me, qui con me. Anche se ammetto che per voi ero solo l'amica di... non ho davvero concluso nulla accettando di fare questa cosa per lei e il vostro buonismo, ma almeno ho potuto avere un aiuto e un addio in pace. Come non lo avrei vuto dove stavo prima.  E lontana da loro.  QUindi, continuate con i vostri... quelle cose lì becere ed etichettando le persone. Grazie. Sono stata molto, molto felice di essere solo stata e trattata come tale. Ho gustato molto anche il vostro amichevole impegno, pregno di giudizio, di benvenuto, nonostante vi indichiate aperti e migliori dei comuni. Ottimo lavoro" alzando il pollice sinistro vestro le persone intorno all'apertura e che ancora finivano di sistemare gli oggetti.

Ric e Zay  la apostrofarono un pò sul tono della polemica, ma lei se ne fregò e attese che finissero e uscissero. Dopo, Lui le porse qualcosa, in una boccetta, che lei prese e dopo un secondo ad osservarla, e aver guardato lui e gli amici, stappò e bevve.

Si distese, semisdraiata per l'inclinazione, e ringraziò ancora gli amici, raccomandando quanto detto e Lui, a cui chiese dell'ultimo dono.

"Non lo permettere..." in un soffio, per poi chiudere gli occhi e finire lì tutto. Attesero qualche minuto, anche per l'arrivo di alcune persone che Ric, la moglie, Zela conoscevano e Lui prese l'oggetto che le aveva mostrato prima argentato e lo conficcò con forza, dopo essere sceso di nuovo, nel cuore di Lia, lasciandolo.  Tolta la mano, si mostrò come una spilla a forma di libellula fedele alla realtà e in argento 925, come decoro dell'abito, anche se aveva un altro scopo. QUando gli altri chiesero spiegazione, lui disse che l'ultima cosa che Lia voleva era NON risvegliarsi, per qualunque motivo e ritrovarsi lò sotto. Ricordò loro quando odiasse, provasse quasi terrore, all'idea anche data da notizie vere nel mondo, di persone che si erano risvegliate nella bara e morte dopo ore di orrore, finendo per lasciare segni sul coperchio che poi venivano ritrovati per spostare le ossa. Lei non voleva quella fine, disse, sapeva di non esser emolto fortunata su tante cose, e non voleva che ciò accadesse. Per questo, continuò, un anno esatto da quel giorno, sarebbero tornati per cremare i suoi resti e spargerli nell'oceano dove il fondale era magnifico. Quell'anno sarebbe servito solo ai Piangenti, anche se non l ovoleva. Coloro che continuavano a pensare che avere una tomba su cui piangere o visitare fosse imperativo. E quindi un anno per loro, per non essere troppo stronza. Ma un solo anno, e poi il fuoco a purificare il corpo che non aveva retto a ciò che era.
Lui le sistemò le mani una sul'altra , poggiando con la parte esterna sul ventre, non come si faceva normalmente,  a formare anche con i pollici sovrapposti un triangolo, e le sistemò tre fiori come un ventaglio sul petto,ibisco, giglio e un altro, tutti di colore bianco e azzurro.

"Uno per la tua pace, uno per ringraziarti di ogni cosa, un altro per accompagnarti dove devi andare e non reincarnati, come volevi"

Eppure Lia era ancora lì, non capiva come ma sentiva tutto ovattato e non vedeva nulla. Sentiva il suo tocco sulle mani e poi rumori di una scalata, delle voci. E poi avvertì una presenza. In qualche modo aprì gli occhi e si ritrovò sola senza il coperchio, come invece doveva essere. Era notte, luna e stelle brucianti nel cielo e poi una figura su di lei. Milan che si fermava a guardarla dall'alto con cappa, cappello e bastone, serio, a fissarla con gli occhi chiari.

Lia sussultò e aprì gli occhi, avvertendo quel fastidioso batticuore  di ogni volta che faceva male, come un'aritmia dolosa al petto a ogni risveglio da un incubo. O un sogno ,anche se per la prima volta non presentava persone che la portavano a ritenerlo un incubo.

Respirò a fondo varie volte, per calmarsi ma qualcosa non quadrava. Avvertiva qualcosa di anomalo e si accorse che giungeva della luce, dal salottino oltre la porta.NOn l'aveva lasciata accesa. Si alzò a sedere nel netto e squadrò la figura seduta comodamente vicino il letto. Milan, con abito completo di blazer, gilet a V con quattro bottoni, pantaloni tutti grigi con camicia bianca e cravatta. Cappello modello classico in feltro con falda media  grigio scuro e fascia in tessuto dello stesso grigio dell'abito, più chiaro, a contrasto con una piuma che usciva dalla fascia. Terneva la gamba in orizzontale sull'altra, ben comodo, nella poltroncina già presente nella stanza dall'inizio e con la destra teneva poggiato a terra e dritto, un bastone con pomo in osso bicolor. La cosa che colpì Lia non non fu solo la sua presenza, ma anche che sembrava un Milan diverso. Dall'attegiamento più forte, rigido e dal viso. Oppure era solo il chiaroscuro della penombra?

Oh, sei sveglia. Scusa, ti ho svegliata?"

"Cosa fai tu qui"

"Sono tornato poco fa e pensavo di parlare con te di alcune cose, quei progetti.." con noncuranza "ma volevo anche essere sicuro che tu fossi sicura e capace nelle proposte che hai fatto"

"Io non ho fatto proposte. Ho solo detto cosa secondo me andava fatto, cambiato o..."

"Io..."

"ma la cosa che mi preme sapere di più, in questo momento, è sapere cosa fai tu qui, perchè sei con i vestiti e scarpe sporche nella mia camera da letto, oltre che appartamento, e per quale assurdo motivo sei seduto lì con quegli abiti. Che con il tutto ti fanno sembrare un molestatore molestissimo" aggredendolo con forza e impeto

Milan fece una faccia scioccata, spingendosi verso lo schienale della poltrona come se temesse che lei scinvolasse dalle coperte per saltargli addosso irata. O non si aspettasse la sua sfuriata.

"Calma, ragazza. Volevo solo vederti nel tuo ambiente naturale..."

"Davvero? Non sapevo che, tra altre cose, cèra uno zoo qui"

"Mph..." sogghignando per poi ridere apertamente, cosa che fece stranire Lia, che trovava la risata diversa "Ah ah, visto cosa e chi siamo, si potrebbe dire che in parte siamo in uno zoo... raro. Qui io e mio fratello abbiamo radunato tutte le persone capaci, intelligenti, e altre caratteristiche che riuscivamo a trovare, spingere e...."

"Da quello che ho visto non ci sono solo militari... giusto?"

"Non so se alludi agli altri o gli scientiziati e..."

"i primi... ad ogni modo, perchè sei qui, veramente" aspramente, tenendo vicino a se il cuscino

"non guardarmi così, qualunque cosa tu pensi, non lo è. Come dico sempre? Ah, si. Ho i miei gusti... non che tu non possa raggiungerli ma per me sei troppo spinosa. Capisci cosa intendo?"

Lia lo fissò facendo una faccia per dire " la stessa cosa per me" e alla fine gli chiese che volesse.

"Comunque mi auguro di stare tranquilla. Con quel giuramento che hai fatto, mi aspetto che valga fino alla morte, sempre che non lo cambiamo. Quindi mi fiderò..."

Lui la fissò stranito, come se stesse usando il cervello per capire che cosa dicesse, qualcosa balenò nella mente di Milan, come se non capisse il contesto poi fece solo un cenno di assenso.
Lia si avvicinò il cuscino, doppio per il letto a una piazza e mezzo che non usava, stringendolo a se con il braccio destro mentre si fissavano.
Milan si alzò e sorrise, le chiese come mai così nervosa, pungente. E si scusava se aveva sporcato il suo concetto di camera personale e pulita.

"Quindi ti piace un ambiente stile giapponese? Scarpe fuori, abiti diversi dall'esterno, per stare nel salottino, e pigiama solo in camera da letto. Se ho capito bene... Hai così tanto senso della pulizia? E come mai così agitata? Solo per me?"

"Perchè mi sono svegliata da un incubo o sogno o non so come definirlo...

"Ti capita spesso di averli"

Lia resò a fissarlo un pò, con chiudnendo lgi occhi un attimo continuò "sempre, sogno sempre la mia famiglia in una continuazione di vita ada sveglia perenne, anche la notte. Non ne esco mai. Così come la gente che mi ha fatto del male..."

"Mi spiace..."

" E mi sveglio.. e mi ritrovo qui con te, senza permesso, nella stanza a me assegnata, che mi fissi come un... come dovrei definirti? Sembra la stessa cosa accaduta in Irlanda . Inoltre sai cosa odio, quindi perchè sei qui..."


"Ho trovato interessante, oltre cosa è accaduto davanti  a David, il fatto della cianite e tutto quanto, anche questo. Come hai fatto senza soldi ad andare in Irlanda? Avevi messo soldi da parte?"

"Si e il resto lo ha fatto lei, anzi ho cercato come potevo di renderle di nuovo i soldi dopo. Ma il punto è che sei tu a trovare tutto meraviglioso, sei sempre stupito e con la faccia interessata di cosa dico..."

"perchè come ti avevo detto, ogni persona testata  è diversa e non sempre accadono cose come... quelle! E... cosa è accaduto in Irlanda?"

"Alcune cose, che ammetto non so come spiegare tra le varie opzioni, ma non è questo il punto. Ho cercato di aiutarla nel suo sogno, mentre io sono rimasta dove...."

"Ma tu puoi realizzare il tuo sogno. In cambio, ti diamo la possibilità di realizzarlo"

"Tu non capisci, come tutta la gente là fuori che si congratula e dice cose positive sulla chi continua, nonostante i problemi, ad andare avanti. Senza pensare che dipende dalla persona e cosa sogna, desidera, ha dentro di se per andare avanti. COme MIchael J. Fox, che con tutto il rispetto è stato un grande, grandissimo attore e interprete, ma si fa di tutta l'erba un fascio. Lui ed altri che sono finiti sui giornali sono sempre presi ad esempio per spingere la gente come me a fare cose che per loro sono giuste. Tuttavia mi piacerebb tanto, tantissimo, ricordare e far presente a questi buonisti che tutto dipende dalle tue condizioni fisiche, psichiche e monetarie. Facile prendere soggetti con alcune patologie come appunto quell'attore, quando alla fine lui può continuare per i suoi nuovi  sogni, fattibili, sui soldi per realizzarli, seguito da infermieri e dottori specializzati, farmaci e via dicendo. Non può alcune cose ma soppianta con altre.Ha detto pià volte che ha cambiato i suoi desideri del domani con altri ma cè riuscito. perchè poteva.  Che vuole, desidera e realizza. Ricordo che per curiosità ho controllato tutte le info sulla sua vita e, anche se speravo che vi fosse una cura unica e immediata perchè tornasse a recitare, alla fine non credo che il suo vissuto dall'inizio della malattia, sia così triste e deprimente da meritare incoraggiamenti e confronti. E' forte e tutto ma ha adattato cosa lo spingeva a vivere. Cè l'ha ancora! Perchè se prendi me, che non avevo nulla ad aiutarmi che funzionasse per me, finendo per sembrare uno zombie incazzatissimo e rigido, la cosa è diversa. Abbandonare pistola e carabina, non poter guidare ne poter finalmente seguire cosa volevo fare perchè, lasciando ciò che ero costretta a fare, e mi sentivo meglio dentro abbandonandoli, mi era impossibile poi accontentare me. E prendo quell'attore come esempio perchè sono sicura che tutti lo conoscono, anche tu, ma lui ha potuto comunque permettersi,  per i suoi vecchi film, i diritti a ogni irpoduzione e via dicendo, di trovare una via di mezzo per non perdersi molte cose della vita. Io non avevo amici, ne persone vicino tranne la famiglia, soldi e motivi per alzarmi al mattivo... ma quella non conta perchè pensano sol oal sangue quando, se fossi stata all'esterno della famiglia , sarei stata una merda come tutti. E non lo capiscono."

"Lo so, la società tende sempre a non voler cambiare perchè si sente sicura di quello che già conosce, anche se non è positivo"

"Io sarei stata come tutti gli altri ed etichettata allo stesso modo.La gente non amava la mia
me originale, quella che ho costruito nemmeno, perchè non sono riuscita come altra feccia a fingere, e quindi mi hanno sempre considerata in molti modi. Sbagliando. Non voglio uomini ne altro, per me potete andare tutti a fanculo e ho dovuto dire addio a computer, scherma moderna e italiana, equitazione, visitare fiere e musei, concerti di musica classica e teatri e via dicendo. Sia perchè dovevo  fare cosa dicevano loro per il mio futuro, non cèrano soldi, quindi niente. Non sono mentalmente a posto per pensare a questa cavolata, nessuno di voi vuole comprendere che il buonisomo non si può applicare a tutti. Come tante cose. Cè chi ha un motivo, una volontà per qualcosa che desidera, fare o vedere o altro, o semplicemente crede che respirare e avere persone importanti intorno sia il tutto, benissimo. Io non ho vissuto molte cose e non ho avuto vicino persone che mi facessero cambiare idea della cosa. Come per Ric e Zay,  dove loro volevano e spingevano, ma dopo quel viaggio ho capito che le cose erano diverse e no nera possibile."

"ma eravate amici, no?"

"Si, esatto. Ma mi spingevano a vedere il bicchiere sempre pieno, quando non è così. Volevano che pensassi a un futuro quando io non ne avevo. Che rstando in contatto oslo online tutto fosse bello, quando non era così.  E ci siamo lasciati con loro offesi per qualcosa che NON avevo detto. nel senso che avevo sempre indicato come il TUTTO della società attuale come una lista della spesa... nascere, crescere, sposarsi, avere soldi, fare figli ed essere un fedele figlio e nipote fino alla fine. Tutto per i figli e genitori. Loro sono tutto. E non mi invento nulla, ho letto tante volte nel web questi discorsi e li ho sentiti io stessa. Gente che cercava l'anima gemella adatta solo per mantenere tutti e avere una vita non di odio, e prima i figli pure dei coniugi. I figli sono un bene prezioso dicono, cè gente che ha fatto lo schifo piiù assoluto su altri perchè non avessero problemi e fossero il loro continuare dopo la morte. Ma l dolore degli altri non gliene fregava ninete. Tutto per i figli, perchè erano il loro sange. E io non l'ho mai accettato.  E peggio, tantissimi,e se seguono una religione, pensano veramnete che appena sposati si è totalmente del partner e appena si hanno figli, tutto passa ai figli.< Se stessi> non esiste più, tutto per i figli. Questo l'ho sentito io stessa dai miei, dire che non avevano comprato quella cosa che volevano per i figli, non compravano abiti nuovi per i figli, mettiamo soldi da parte per questo quando io nonostante tutte le loro belle parole con non ho avuto molto lo stesso. E non intendo ricchezza, cosa belle e costose ma cosine anche di pochi euro che mi facevano contenta. Fare attività che davvero mi piacevano e rendevano contenta. Vedere e frenquentare altra gente oltre solo l'a faimglia.  Abiti da schifo, da pochi euro come volevano loro e ovviamente li tenevo per anni, e non mi stavano enache se ti trincavi la peggior vodka del mondo. Scarpe lo stesso, parrucchiere lo pagavo io con i quattro spicci che mi davano i nonni per le feste, e me li dovevo far durare tutto l'anno. Se chiedevo soldi per qualcosa che mi piaceva, urla e casino perchè non dovevo spendere soldi per niente. O per cibo. Sempre sola, tutto, ogni cosa era uno spreco e poi cmrpavano stronzate.  Quando loro compravano per loro stessi cose buone e le mangiavano di nascosto. Per me dicevano. Non mi sono mai divertita nella mia vita, dicevano di non comprare e fare cose che piacevano a loro per me, quando io  lo stesso! Avrei rispettato di più quelle persone se le cose erano leggemente diverse. Sono andata alla scuola superiore dettata dai professori delle medie perchè dicevano che er ail mio solo posto, che non valevo nulla e quindi tanto valeva andare una scuola che secondo loro non impegnasse la mia vuota mente. Questo i miei non lo sanno, che ho deciso di andare dove, secondo i professori, non li avrei fatti soffrire per la mia inutilità? Non hanno voluto ascoltare e non sanno nulla Che tutte le cose di musica che mi facevano fare erano solo dolore e disperazione per me, perchè riceveo IO rimproveri, punizioni, pres ein giro da tutti e loro non sapevano ninete per una cosa per cui non ero portata. E passavo ore e ore, giorni di festa e momenti d'inferno per qualcosa che odiavo. Ma dovevo fare.  Mi sono diplomata con una media alta nonostante tutti fino alle medie dicessero che ero vuota  stupida, quando no n era così."
Lo fissò con rabbia, continuando.
"Ti ho raccontato alcuni esmepi con momenti sulle poesie, ma facevo anche le mie domande, di cose che volevo sapere e ricevevo solo mortificazione perchè non erano attinenti con il programma. Ed ero vuota, dicevano...  ALla scuola si impara, domandi... Non ho sentito da tutti nella mia famiglia mai un grazie, brava, complimenti, hai fatto de tuo meglio e hai superato le aspettative. Volevano il meglio quando io ero sola a lottare contro uttti e avevo bisogno di imparare le cose a modo mio. NOn avevo bisogno di molto e non chiedevo molto. NOn avevo mai nulla che mi piacesse da loro se non schifezze, mettevo sempre roba vecchia e non per me, se mi vedevano una cosa nuova che avevo comprato con difficoltà, sbattevano porte e le urla si sentivano per ore. QUindi io, che fin da piccola non volevo avere figli e non capivo, dalle elementari, perchè tutti dicessero che un giorno sarebbe stata la nostra felicitò, ho odiato la famiglia ancora di più.Dicevo tra me che questi comportamenti li capivo da chi non ti consoceva, un estraneo ma...  Il loro rimproverare, secondo loro, per giuste cose ma razzolare male. Quando avevo problemi e volevo qualcuno vicino, non ci sono mai stati veramente. Solo rimproveri senza spiegare ne altro. E così ho deciso che no navrei mai avuto una famiglia, per tutti loro. Non hanno mai visto il mio dolore, la mia infelicità, solitudine... e mi si ripagava sempre con la carta della colpa, del senso di colpa di un figlio ingrato. perchè anche loro pensavano che tutto va al figlio, per il domani. E così, a quei due, a ric e Zay, dissi che poteva andare anche bene che avessero una famiglia, fossero sposati e con figli e ne parlassero sempre positivamnete. Ma ricordavo loro che erano tappe della lista della spesa che ti inculcano fin da piccoli, che temevo che perdessero se stessi per i marmocchi. Non sentendoli da molto tempo non sapevo nulla della loro vita, e così è finita che anche loro come per altre cose da altri,  mi hanno rimproverata, anche per quello. POssono dire quello che vogliono, ma mi hanno rimproverata varie volte e come si dice carta scritta canta, e ancora non hanno capito nulla di cosa avevo detto. Non solo io mi preoccupavo che per i figli abbandonassero loro stessi per il futuro, cosa voelvano e meritavano di vivere,  che tutti riversavano nella prole. Ma si sono offesi credendo che io li mischiassi agli altri e facessi la paternale. E così mi sono stufata definitivamente e non li sento più. ogni volta con tutti è la stessa cosa, io parlo, dico cose ma la gente ascolta solo cosa vuole sentire e capisce quello che gli interessa. Ho detto più volte che loro non erano nelle mie lamentele sulle persone che odiavo. La gnete che avevo conosciuto nella mia vita come comenti che penavano realmente nel web di tantissimi estranei, cosa pensavano e facevano, tutto il male fatto negandolo nonostante le prove. E anche da loro due ho ottenuto sempre rimproveri, contestazioni e concetti mal interpretati. E volevo solo un aiuto per andarmene perchè non si capisse che fossi stata io... una volta avevo chiesto a Fib, quell'idiota che diceva di essere un conoscitore di cose arcane per famiglia, sai quelle cose che si tramandano in generazioni di magia e superstizione, se potesse far qualcosa lui con i suoi libri megafantastici. Diceva che cèra un libro adatto ad ogni cosa. E io, nonostnate non credessi molto a certe cose ma ragionassi col fatto che magari qualcosa cèra e non andava tutto negato, chiesi di aiutarmi. Niente. Quei due niente... e così tutti sono andati avanti con le loro vite, hanno sempre frainteso me e io come una scema... così!" allargandole braccia per mostrasi.

"Quindi non ami il concetto di famiglia, figli e partner anche per questo, oltre che non senti il desiderio di queste cose. FIn qui posso capire, ma perchè quegli amici non hanno capito cosa intendevi?"

"Perchè... bella domanda. Dicevano come la mia famiglia che mi conoscevano, sapevano tutto di me e altre stronzate. Ecco cosa erano, stronzate. Perchè alla fine di me, cosa sapevano? I miei imenticavano tutte cose, non sapevano cosa mi piaceva e cosa pensavo realmente. In famiglia dovevo nascondere tutto per subire urla, e  star male  dentro. Ogni volta per me era come una coltellata e un pezzo che si frangeva, perduto. Andavo a peggiorare ogni giorno. Con loro era un'amicizia nata per caso e continuata nel web, ma alla fine compresi che non poteva durare. Dicevano che mi conoscevano ma sono sicura che a oggi sanno qualcosa solo dalle conversazioni scritte e neanche sanno il mio compleanno. Non me ne importi, io non lo festeggio dal liceo, ma solo per dire che sicuro conoscono solo la superficie. E basta. Ero lo stesso sola, appena tutti andavano a farsi la loro vita e staccavano dal web, e non vivevamo vicino. Vedevo che tutti  ragigungevano parti della lista della spesa che non volevo per me, e trovavo misere e... loro ne erano felici. Ma come per Caterina, una che credevo amica all'università ma mi ha fatto solo male, alla fine sono io che ho ricevuto altre batoste. Invece di capire cosa dicevo e comprendere che mi preoccupavo per cosa mettevano da parte o abbandonavano per figli e famiglia, si sono offesi credendo che parlassi di loro mettendoli al piano della gente cheera pessima e odiavo. E lì, ho capito che era meglio finire del tutto. Ero di nuovo sola. Eppure come fece Jd, se mi si chiedesse quale fu la cosa più bella di tutta la mia vita dire... quel viaggio a casa di Zay e poi in Irlanda. Non felice, definirlo così non lo so. Non so nemmeno io come definire un ricordo bello, da tenere in eterno nel cuore. Solo che fu l'unica cosa che mi fece sentire bene e non spazzatura, come in  tutta la mia vita. Di sicuro posso dire che la prima e unica cosa che intendo per positiva prima del poligono fu proprio quel viaggio. POi il poligono anche se fu per pochissimo. Raggiunsi con difficoltà i livelli di altri che cèrano da anni ma..."

"E in quel viaggio..."

"Quel viaggio mi ha fatto scoprire cose pro e contro di me. Inoltre non siamo animali che abbiamo delle tappe prefissate da portare a termine, come fanno migliaia di persone, perchè la società dice così e tutto deve essere così. Un conto è non far del male agli altri, non uccidere, non rubare, non molestare e via dicendo. Dovrebbe essere qualcosa giò nella mente della gente. E' vitale per la società. Obbligare  persone e  decidere sul loro corpo, o le persone e la loro vita quello no. Anche adesso, certe cose e persone premono nella mia testa per cosa mi hanno fatto e come sono andate. Ho faticato anni e tutto ciò che potevo per cambiarlo, ma non è servito. Se tu, come Fox e altri volete vivere ogni cosa potete e riuscite con soldi e persone vicino, benissimo, sono felice per voi. Anche darvi qualche consiglio per sistemare questa caserma che sembra  un porcilaio, fatto. Ma non iniziate a dirmi che potete realizzare cose, perchè non sono come gli altri. Non voglio case giganti, servitù, marito ricco o ricchezza, potere o altre cose come volete voi. E che tutti intorno a me no navevano capito. In Irlanda lo stesso, io e lei avevamo visto delle case, belle per carità ma dopo che le abbiamo lasciate e fino ad oggi, mi sono chiesta a che pro avere una casa se poi i giorni sarebbero stati gli stessi. Giorni che già conoscevo solo in un ambiente diverso. E lei non lo ha capito. Una casa è una cosa, ma trovare il posto in un luogo è un'altra. E io non l'ho mai trovato. Anche se andavo a vivere da sola in una bella casa per qualche motivo miracoloso, che avrei fatto poi? Sempre impossibilitata a muovermi, fare cosa volevo... nessuno ci pensa. Tutti vogliono solo buonismi e sentire di gente che fa questo e quello nonostante i problemi, definendoli positiviamente... quando quelli hanno potuto, ci sono riusciti perchè avevano possibilità, denaro, persone intorno che li sostenevano e motivi, scopi, un perchè per sfidare ogni convenzione. Ma io non ho nulla di ciò, ho perso tutto ciò. QUindi smettila, te l'ho già detto oggi"


"Capisco. Eppure David dice che un aiuto, una spinta potrebbe esserci per te. Questa volta non è buonismo. Questa volta potresti essere come Fox che nonostante tutto, ha avuto in mano elementi per alzarsi e andare avanti come poteva, essendo comunque felice. Ricordi il discorso nella Sala delle Pianificazioni? Le tue remore le capisco ma... come dici tu, provare non costa nulla. Puoi pensarci e se non lo ritieni per te, farò un'eccezione e non ti obbligherò ma... comè che disse quella tua amica che hai accompagnato in Irlanda? Andare contro quella gente, quella che ti ha fatto del male, e mostrare che alla faccia loro la tua felicità? Con le tue forze, sia chiaro. Ma con una spinta. Quando era possibile, ma finalmente averla. Ed essere più di loro e..."

"Lei intendeva che lo vedessero, che vedessero che fossi felice e sorridente perchè questo li avrebbe sconfitti e non avrebbero più riso davanti a ciò che ero diventata. Rispetto a loro. Belle parole anche le tue, ma siamo sempre là. Sono troppo rotta e frammentata nel profondo per fare ciò. Anche quando io ero realmente, veramente, superiore a loro e l odimostravo finivo sempre col sedere per terra, mentre questi se la ridevano e prendevano i miei meriti. Quindi di che stiamo parlando. Una volta che io sono morta sulla carta, che senso ha mostrarmi? Il bello di essere qui con voi è proprio questo, che non vi mostrate, tranne te per ovvie ragioni di lavoro, e resto celata dall'organizzazione. Quindi..:"

"Mai sentito parlare di sosia nel mondo? Con alcune modifiche moderne potresti anche risultare simile ma un'altra persona"

"Togliendo la mia malattia, di nuovo, non è il fisico ad essere corrotto. Ma io stessa. E in questi tre giorni che sono qui, nonostante tanto e tante cose che un tempo mi avrebbero resa felice solo a vederle, e magari poterle fare, adesso non più. Perfino Bluegrass è... non mi rende felice. E questo mi corrode di più. Ogni cosa mi riporta in mente istanti della mia vita che mi hanno procurato solo dolore. Momenti felici? Quali... davvero, a parte qualcosa come l'inizio finalmente del tiro a segno che è durato qualche setitmana perchè stavo troppo male, la scherma da bambina per pochi mesi perchè era gratuita per la mia scuola e poi si doveva pagare.... poi solo musica. Musica e io che mi dannavo per qualcosa che no nera per me. Qualche cosa comprata che mi rendeva contenta ma... felice? Anche quando parlavo con loro nel web,  poi tutto cadeva male perchè tornavo alla realtò sentendoli urlare, sentndo le persone che camminavano per strada in modi che non avevo mai fatto e... Perfino alle feste mia madre si metteva vicino a me, con i cavolo di parenti, e controllava ogni cosa che mangiavo o mettevo nel piatto. E poi urla, recriminazioni ed epiteti perchè mangiavo troppo quando solo a natale e capodanno potevo. Perchè erano comprati e già pronti quando non volevano cucinare e io ne approfittavo. perchè non capitava mai. Anche la pizza, mai comprata.  E poi urla, urla e urla. Si, ho così tanti motivi per continuare, come no. Mangiare cosa mi piace. Gran sogno, eh!. E poi?  Imparare cosa volevo fare. Dovendo sempre somministrarmi il vostro intruglio? Guarda, sono gasata! ... E poi che altro? Cosa cè, altro?" guardandolo rabbiosa

"..."

"Sono una persona pesante, ma è ciò che è nato dalla società e chi diceva di amarmi..."

"..." alzando le mani come per dire che non aveva detto nulla e non aveva nulla da aggiungere

"Io non sono forte su certe cose e lo so bene, ma trovo fastidioso l'essere considerata, vista, indicata come debole, stupida, coniglio e altro. La forza di una persona non si misura in quanto tempo rimane in vita. Cè gente che ammira e dice che son ostati guerrieri quelli che si adattano. Potete dire quello che volete, ma come certi uomini che spacciano, fanno roba schifosa per sopravvivere e donne che per lo stesso, si vendono e vivono nello schifo, non sono guerrieri o forti. Sono adattati e sopravvivono, si accontentano della melma per andare avanti. Ammiro i loro sogni e cosa sperano con cosa mettono da parte, i sacrific, anche per il fatto che le donne danno il loro corpo per soldi e sopravvivere un altro giorno... ma dal mio punto di vista no nsono guerrieri oltre un certo tempo. Si accontentano e vanno a compromessi per andare avanti. Ed è lo stesso con i malati che affrontano malattie gravi e va bene, ma si affidano alla scienza provando tutto. E so di cosa sto parlando perchè per non sentirli urlare, che non faccio questo e quello, che sono ritrosa ormai sulle cure, che ho patito sulla mia pelle e sul mio corpo gli effetti di farmaci che mi hanno devastata peggio di come stavo, so. Si può chiamare guerriero il tizio x che per sopravvivere è pronto a qualsiasi cosa? Da una parte direi di si ma ormai si è abusato di quel termine, perchè se è uno che solamente prova questo e quello, sperando di sfangarla contro un altro tizio che nonostante la malattia fa cose che meritano davvero rispetto e considerazione... perchè dichiarare forti e guerrieri quelli che seguono l'istinto di sopravvivere a ogni costo e in qualunque modo? e io che accetto, sono consapevole e capisco che non ho nulla per cui continuare, che sono un più a cui dare risorse che andrebbero date a gente che ne habisogno, sono etichettata come coniglio e debole, che non merito nulla? Questa è la situazione. Ho letto negli anni commenti di persone, a chi ce l'ha fatta ad andarsene, ma invece avevano bisogno di aiuto da terzi, che quindi erano agli sgoccioli con la propria forza e avevano solo bisogno davvero, solo di una spinta... altri meschini e vergognosi sfottevano marchiandoli come scemi, vergognosi, deboli dimenticando empatia, considerazione di una situazione che ha portato a ciò e cosa davvero chi poteva e doveva, non ha fatto. Perchè come per me in parte, non cè dialogo e ascolto.  la società riesce a buttarti in mezzo allo schifo per bigottismo e giudizio facile,  e poi giudica se quelli non ce la fanno più. E poi cè gente come me che davvero non ha nulla che la spinga a continuare, messi sulla stessa bilancia, quando siamo cose diverse. QUindi cosa..."

"Era sbagliato il discorso nella Sala?"

"...ma un punto rimane comunque... io non accetto, odio, non abbozzerò mai di fronte ai paletti mentali delle persone per cui tutti sanno cosa è meglio per me, il mio corpo, la mia vita e decidano quando e come devo andarmene. Peggio ancora se mi viene detto che tutto decide Dio, decide lui questo e quello. NO. .."

"COn la scienza moderna e tecnologica magari, quel sogno potrebbe avversarsi. Ma solo da noi...e metti via quell'arma, l'ho capito che oltre la coperta fino al collo, tieni quel cuscino per averla pronta"








Presente

Kianta entrò nella zona ospiti trafelata, osservando prima gli uomini di guardia al centro e davanti la porta, e poi le pareti della sezione Ospiti, contraccambiando gli sguardi. Mandò via le guardie in eccesso, lasciando solo  le due alla porta. Quando si voltò verso la zona del personale, notò due  sulle gradinate vicino l'entrata, e corrugò la fronte. Si diresse quindi verso le scale e andò al piano superiore, da quelle figure.

"Sono io..." disse lei a uno dei due.

"Si, lo so. Me lo ha segnalato il Draper. Pensavo che restassi in Sala comunicazioni per cercare Milan..."

Kianta fissà per un attimo Gask con sguardo tagliente, poi lo spostò verso l'altra figura vicino a lui, Marguerite.

"Tu cosa fai qui fuori..."

"Stavamo solo giocando... non facevo niente" si giustificò lei.

Tra le mani teneva un pad speciale, come Gask, che proiettava davanti a loro quello che sembrava uno dei giochi tanto amati dagli uomini. Chiaramente Gask stava sfidando la ragazzina.

"I bambini e ragazzini sanno essere parecchio infingardi..." tendendo la mano verso il pad della ragazzina

"Oh, andiamo. Lo stavo stracciando. Non è molto bravo a giocare, sai?" ridendo e tendendolo, borbottando che non lo rompeva

"Ah, se lo so..." rispose lei guardando Gask, con mezzo sorriso cattivo "gli viene meglio con giochi sportivi di macchine e moto, ma è una frana a giocare ad altro. Per questo i suoi punteggi sono bassissimi!" ridendo

"Sei tu che quasi sembri cheattando, involontariamente, ma a volte lo penso. Sei capace in queste cose, io non ci ho mai giocato prima. E lo sai. Sei tu che ami giochi fps e strategici..." offeso e col broncio

"Dopo mesi e mesi di riscaldare il divano e uno dei pad, pensavo che potessi competere con una ragazzina..." sfottendolo mentre si sedeva sulla sedia alla scrivania

"Sfotti pure, vediamo ai giochi room escape se riesci? Lì non sono male, ti batto anche. Ma non li consideri mai. Perchè ti rode! Ogni volta che ti blocchi sono io che ti dico che forse quella cosa va bene... come quei giochi della serie Dark Fall che ami tanto, sui fantasmi, che non facevi da secoli e non ricordavi come andare avanti..."

"Erano passati anni e mi sono bloccata solo per trovare dei codici..." mentre digitava alla consolle

" O i giochi stealth. Metal gear, splinter cell, giochi simili dove nascondersi e fregare il cattivo di turno. O ti beccano sempre o corri la maratona ogni mezzìora spettando un momento giusto per te, ma noioso per la lunga attesa. Dai amettilo, sei meglio a sparacchiare e basta!"

"..."

"Fa lo stesso, io li trovo sempre subito i rusultati e non cago addosso perchè non so quando uscire per andare avanti. Ci riesci, ma dopo aver noiosamente guardato ogni singola cosa del gioco. Ore passate a guardare e poi ti scordi cosa fare..."

"..." guardandolo come se gli volesse dire con l'espressione "devi fare molto?"

"Io ti batto, basta"

"Disse quello che non sa fare andare il personaggio in uno sparatutto avanti e indietro e gli fa sempre rompere le gambe perchè cade da qualunque altrezza. Te lo concevo, sei grande come Alaric con i dettagli e l'uso della materia grigia all'istante, io mi faccio tremila ragionamenti nel mentre e perdo più tempo, ma il tuo stesso lavoro dove eccelli, lo perdi quando giochi..."

"E io non so come fai a comandare in quella maniera con i tasti direzionali i pg, come se fosse facile e ti muovessi tu stessa... sbaglio l'avanti con l'indietro..."

"E hai detto niente..." ridendo mentre digitava

"Ti batterò... ci riuscirò. Mi sto allenando proprio per questo..."

Kianta allontanò lo sguardo dallo schermo per fissarlo, con la stessa espressione di domanda non espressa, ma chiara dal suo viso. Gli angoli della sua bocca si sollevarono maggiormente e scuotendo la testa tornò a fissare gli schermi.

"Non mi credi? Chiedi ad Healias che ci ha seguito per..."

"Ha seguito le vostre partite? E chi ha dato l'autorizzazione tra te  e lui per far uscire la bambina?"

"Sono ragazzina..."

"..." guardandola "sono felice che ti proietti in una persona più adulta, ma questo significa aggravarsi di maggiori doveri e responsabilità. Ricordatelo. Crescere mentalmente è una buona cosa, purchè divieni un'adulta consapevole, capace di sapere e fare cose da sola per camminare senza perderti e inciampare..:"

"Sta facendo la paternale da donna adulta?" chiedendolo a Gask

"perdonami... ti darò allora subito un bel mutuo e le bollette, come si conviene ad un adulto!"

Kiantafinì la frase e li fissò con occhi a fessura e fredda, chiudendo gli occhi per un paio di secondi come se pensasse o si stesse dicendo di calmarsi e tornò allo schermo. marguerite adottò la tattica dell'offesa e si mise imperterrita a giocare con Gask, che invecealzava sempre gl iocchi verso Kianta.

"Dai concentrati, non mi diverto così!" urlò a Gask, vedendolo deconcentrato "non voglio sentire paternali, se la guardi ricomincia!"

"Se vuoi conoscere la verità, devi avere il coraggio di accettarla. Lo dico sempre... fanne tesoro..." rispose Kianta fredda

"ma insomma, non sono piccola, non sono tua figlia e noi stavamo giocando..."

"Che tu non sia mia figlia mi rende felice, non per te, ma sapere di non averne mi rincuora..."

"Che significa..."  domando confusa a Gask la ragazzina

"Non dovresti ridarci il pad e andare a studiare? Non cè qualche classe attualmente operativa nella sala mensa?" ferma con gli occhi sullo schermo ma parlando con lei

"perchè non posso tenerlo io? Gask mi ha detto che non ha funzioni collegate al vostro..."

"Perchè è comunque un nostro dispositivo di lavoro, anche se alcuni lo utilizzano per sfidare gli altri ai giochi...Non è un pad normale e mi spiace dirlo anche a te, siete ospiti ma bisogna sempre fare attenzione"

"ora torna da tua madre..." le disse Gask

"perchè? Posso restare?" ma Gask le prese il pad e le indirizzò col braccio le scale

"Allora, hai trovato Milan?" le c hiese mentre la ragazzina se ne andava

Kianta sospirò, poi scosse la testa, pensierosa. Stirava le labbra come faceva sempre se norvosa, se non tormentava il labbro inferiore con gli incisivi, creando come delle fossette.  E sembrava tenere lo sguardo sulla tastiera, ma vedendo in realtà ben altro.

"Mai dimenticare chi è una persona, per davvero. Sempre si trova qualcosa che sfagiola la gente a tal punto da deviarla dalla strada. Cè sempre..."

"Tranne te..." disse lui di colpo

Kianta alzò lo sguardo verso di lui, incerta. Ma lui stava guardando il pad.

"Milan dice così, io non lo so."

"Lo dico anche io. COn tutto quello che hai in pugno, cosa potresti vivere con le risorse che hai a disposizione, sei più frugale e monacale tu di chiunque altro che dica di amare e servire il suo Dio e seguire lo stile di vita del figlio incarnato. Almeno, ho visto sia con il Capo che con Milan parecchi preticelli come li chiami tu, mai nessuno pio e buono da far schifo. Solo una volta ho visto quel monaco con il saio scuro e i sandali, ma sono una cosa diversa, ho capito. Tutti gli altri vivono meglio di te. Si vestono con tutti i completi degli altri dal costo di seimila euro tutto, hanno proprietà anche a nomi di altri e i soldi gli volano dalle mani in tutti i modi. Mentre tu vivi come una modesta.  Ancora non riesco a credere che esista qualcuno che cammini con mila e mila euro o dollari indosso."

"Perchè siamo semplici, come hai detto. Cardinali e simili indossano tantissimo tra abiti, stoffe, ricami in oro o argento e gioielli. Dicono che è la loro posizione a richiederlo. Se Gesù fosse qui adesso li metterebbe tutti in fila e sputerebbe la saliva divina in ogni occhio che gli si pari davanti. Se davvero cè qualcosa di vero, e non quell'altro soggetto storico realmente esistito che ha fatto lo stesso, allora no avrebbe mai amato ori e ricchezze nei secoli della chiesa. Anzi..."

"Aspetta quali dei messia parli..." ridendo" Simon Mago, Apollonio, Horus o Mhitra? Perchè hanno tutti la stessa storia, guarda caso,  e sembrano avere più validità storica e vera di quello che credono attualmente..:"

"Spiritoso... parlavo di Apollonio di Tiana, colui che in verità realmente visse. So che nelle zone egizie e africane si cercò di portare la stessa storia cambiando gli dei Horus e la sua vergine madre in quella della religione più conosciuta, ma parlo di fatti. Gente vissuta realmente."

"Rimane comunque la questione che vestono più riccamente di me e e te messi insieme. Forse Milan può avvicinarsi. Ma non ho mai indossato nulla di costoso. Il Capo vestiva italiano ma era per quello che era, e mi aveva regalato oggetti in oro, ma non mi interessavano..."

"Anche lui ha condizionato cosa sei e cosa fai. E' normale..:" accigliata

"Me ne dimenticherò, l'ho detto. Ero stanco di essere attorcigliato al suo mignolo. È una perdita di tempo per se stessi essere in pugno, controllati come una marionetta,comandati, vivere dietro di esso... perdi del tempo che non riavrai mai più. E' questo che ho imparato stando con voi...per questo è cambiato..." sorridendo

"Già!" con un tono come se non volesse parlare di qualcosa "E Milan, a proposito, ancora tutto tace"

"Che sia con un alleato?"

"Se fosse per me lancerei una ricerca massiccia sfruttando i Crell, ma per Jd è troppo presto ed esagerato. Mi ha detto . E' Milan, dice. Ma se andava per i fatti suoi me lo comunicava sempre in un modo o nell'altro. Anche dopo che era giunto da qualche parte, ma lo faceva, così che io prendessi in mano la situazione delle Torri in sua assenza, oltre lo Chateau."

"da quanto manca, esattamente?"

"Settandue ore... un'ernomità per i suoi canoni. Non è mai sparito per così tanto tempo e... non mi piace. Questa storia del cinecolo e di quello che ho sentito! Se dovesse essere cosa penso..."

"Hai il piano B e C, no? Calmati" stando disteso con la schiena e le braccia allargate contro il gradino dietro "E poi quella gente cosa può fare? Non penso che siano in grado di rovinare il laovro che lui ha fatto in questi anni. Non cè da preoccuparsi..:"

"Il tuo eccessivo ottimismo non mi aiuta... non sai niente del Grove, del Cirnecolo e il Compendium. Anche nelle sue Memorie, lei diceva che era meglio attenzionarsi. A me queste cose fanno gelare il sangue e le odio, lui lo sa eppure la sua brama di..." portandosi le mani al viso, sospirando

"La tua apprenzione per me è ingiustificata. Tu hai sempre assi nella manica a go go, al massimo andiamo in quel circeco o come si chiama e procediamo a una bonifica. Se tu non te la senti, me ne assumo la resposabilità, ma Milan capirà e se ne farà una ragione... e la finiremo con Ole del Grande Ghiaccio e Bakari della sabbia infinita. Che nomi poi, Milan se li sceglie proprio bene gli Alfieri...Se quei due stanno lavorando insieme, scambiando con te gli stessi dubbi per l'Impegno, non c'è niente di cui preoccuparsi. Hai le spalle coperte"

"Quanto mi piacerebbe avere la tua ingenuità, eppure non è così e mi divora il pensiero di cosa portano queste cose. Quella gente è pericolosa, come lo sono state le altre nella storia umana. Come per altre cose dovremmo fermare queste meschinità, eppure..."

"Come dice Milan, sfrutta tutte le strade negative per cancellarle dall'interno. Ribaltale contro di loro..." poi vedendo l'espressione di Kianta negativa, cambiò discorso "Aspettiamo, magari è con qualche donna che lo appoggia o sta pianificando qualcosa. Si riconnetterà. Tu invece, hai mangiato? Vuoi qualcosa? I ragazzi hanno portato dalle cucine porzioni di verdura in crosta, da riscaldare."

"Non lo so" abbandonandosi allo schienale "vorrei solo che tutto il progetto fosse arrivato alla fine e avessimo sistemato le cose. Invece per menti torte,siamo ancora a..."

"una volta lo hai detto tu stessa. Il mondo va modificato con la lentezza e gentilezza. mentalismo, no?" portandosi un dito su una tempia

"Forse, ma più andiamo avanti, più lui incontra sostenitori come questi, e maggiormente si mette in in contatto con gentaglia e dovrebbe sopprimere nelle idee. Cavolo..."

"Io vado a prendere qualcosa da mangiare. Forse cè ancora qualche dessert di frutta, se non vuoi le verdure. Vuoi vino, birra..." alzandosi e dirigendosi verso  le scale.

"no... non mi va nulla"

"Se ripeti questa cosa più tardi, il Signore della Cucina farà una sfuriata. Saprà che non hai mangiato "fermandosi davanti le rampe, con le mani nelle tasche "vuoi avere un altro battibecco con lui?"

"proprio no, ma non voglio nulla!" mettendosi in piedi irata e sistemandosi sugli scalini al posto suo "Sono stanca dei pazzi, di quella gente..." indicando dall'altra parte con un dito "degli uomini che hanno bisogno di istruzioni per qualunque cosa, dei casini di questo mondo..."

Gask si fermò dopo un paio di scalini, voltandosi a guardare mentre la vedeva intenta a fare qualcosa e si sistemava, poi andò giù verso la zona ristoro e controllò frigo e portavivande. Prese due contenutori in bambù che usavano al posto delle ciotole di plastica e, con due birre, si avviò sugli spalti. ore prima avevano fatto, lui e la sua squadra, un pasto tutti insieme fra interventi urlanti e risate su ogni cosa. In pratica per altri era perdere tempo in attività futili come schiamazzare e creare confusone in una ventina. per loro era solo stare insieme, eppure adesso quel posto gli sembrava vuoto e silenzioso. GLi accadeva sempre così in luoghi del genere, come a casa.
Tornato al piano, la vide distesa di traverso sulla gradinate, sistemata come sempre su una copertina e un cuscino tubolare che teneva attaccato di nascosto in un punto dell'impalcatura, e usava per non sporcarsi. Sul fianco sinistro, semirannicchiata, con la testa verso il petto e la mano desta chiusa a pugno al solito, come dormiva sempre, davanti le labbra con le falangi intermedie. Sembrava sempre come a protezione o qualcosa del genere. E dormiva, doveva essere davvero stanca. Ormai sapeva la differenza rispetto il semplice rilassarsi, e quindi capito che dormiva, si sistemò vicino come si distendeva sempre e, pad in mano di nuovo, attivò un libro e si mi se a leggere.

"Si è addormentata così"

Gask alzò gli occhi di sorpresa da cosa stava leggendo e vide la ragazzina dall'altra parte, divertita. Sedeva sulle gradinate opposte, ridendo, con del cibo e bottiglie d'acqua vicino. Aveva preso dalla zona sottostante qualcosa ed era salita in silenzio dall'altra scala.

"Sei riuscita a sgattaiolare senza che me ne accorgessi. E' chiaro che qui mi sento troppo tranquillo e dovrei fare attenzione..."

"Sono stata brava?" mangiando quella che Gask riconobbe come la mattonella al cioccolato e vari strati che aveva visto nel frigo

"sembra di vedere Beppo. uguale..."

"Oh, parli del ragazzino? Quel Beppo?"

"Si, è impossibile e capace di inventarsene sempre una nuova per  gioco. Voi due vi somigliate molto su certe cose."

"E perchè cè un ragazzino con voi?"

Gask guardò Kianta che dormiva a fianco, stava sempre con la mano chiusa con le dita piegate contro le labbra e sembrava on aver sentito il discorso, anche se parlavano piano.

"Diciamo che è riuscito a convincere qualcuno perchè lo tenesse e trattasse come uno di noi. Ecco perchè vive con noi allo Chateau"

"Intendi con voi... "

"Noi militari. Ma non lo addestriamo, diciamo che è la mascotte di tutti. Chiama tutti zio e partecipa alle Lezioni. La storia è lunga ma lui sarà cosa vorrà essere, senza pressioni o influenze. Così dice Kianta." guardandola sorridendo

"Quindi..."

Ma Marguerite non finì la frase, perchè Helias apparve e chiese a Gask di poter parlare con Kianta, per una faccenda importante. gask gli disse che era meglio lasciarla dormire, perchè nelle ultime notte si era riposata poco. Gli disse quindi di discutere con lui, andare altrove, ed Helias concluse che lo avrebbe atteso nel magazzino blindato, sparendo. Chiese a Marguerite di non fare rumore o qualcosa in generale, come toccare pad o qualsiasi cosa senza autorizzazione. Ottenuta la promessa le sorrise, guardò un'ultima volta Kianta dormir e si avviò verso l'uscita, indicando a due uomini di guardia la sua mancanza per poco tempo, che sarebbe tornato, vedendoli drizzarsi e mettersi in posizione di guardia.

Marquerite si mise a giocare di nuovo con il pad tranquilla, finchè la porta non si riaprì. Immaginò che fosse Gask nuovamente, poggiando il pad ridendo.  Ma così presto, pensò? E poi vide sei persone vestite in maniera comune che osservavano il posto con curiosità. Appena la porta si fu richiusa alle loro spalle e le due guardie chiesero la parola d'ordine, i sei mostrarono le armi che avevano dietro in delle borse da palestra.

"Buoni ragazzi, due novellini come voi non vorranno finire male..." rise uno di mezza età.

""Noi siamo...."

"lo so ragazzo, chi siete...." disse l'uomo a uno dei due, che tenevano le armi verso i visitatori ma erano in minoranza "Le cose sono due. POtete anche sparare a me, ma poi verrete presi. E prenderemo anche questa gente..."

"Marquerite..."

L'uomo si voltò verso la donna che, dietro la porta protetta dai due uomini incerti sul da farsi, urlava verso la parte opposta dell'edificio chiamando la figlia con terrore.

"Controllate...." ordinò l'uomo a quelli che stavano dietro di se, mentre osservava le persone che lo fissavano dall'altra parte del vetro.

Marquerite si spaventò, guardò verso Kianta ma, non si era resa conto come e perchè, lei non fosse più dove stava dormendo. Si era alzata sulle gradinate e poi verso il parapetto, e Kianta era sparita. Vide due uomini correre e salire i gradini verso di lei e restò bloccata dalla paura.

"Adesso cari signori, poggiate le armi o la bambina si farà male. Non vorrete rischiare agendo da eroi, di farle la bua" ridendo, mentre le due guardie correvano con gli occhi verso la zona controllo e guardia, dove doveva esserci anche il Comandante. Ma dove era? Uno guardò l'altro facendo un segno negativo, era chiaro al secondo che parlare di lei era pericoloso. La conoscevano ormai troppo bene per sapere che sarebbe successo il delirio, se avessero lasciato fare. Così poggiarono l'arma a terra e alzarono le mani, mentre Marquerite veniva portata al centro con loro. Vicini, osservarono gli uomini.

"E così il posto sarebbe questo... interessante. Lo immaginavo diverso"

L'uomo di mezza età, rotondetto di vita, con giacca e pantaloni, sembrava un professore di scuola bonario e col sorriso. Ma gli occhietti vispi erano troppo intelligenti e cattivi.
Si voltò e guardò di nuovo la zona degli ospiti, facendo commenti sul fatto che fossero tanti topini in gabbia. Bastava aprire la porta e sceglierne qualcuno per i loro scopi. Questo agitò la gente all'interno, urlando che avevano ragione. Erano in gabbia, erano ostaggi e tutti i discorsi negativi dell'inizio. L'uomo sogghignò verso Marguerite e disse di prenderla e tenerla come scudo, nel caso qualcuno volesse fare il furbo.
Tuttavia uno degli altri, sembrava più giovane, iniziò a lamentarsi e domandare perchè. Non sapeva che bisognava fare qualcosa alle persone. Tutti gli altri lo fulminarono, portandolo a zittirsi, mentre tenevano Marguerite con una lama al collo, accompagnato da un altro armato da un fucile enorme.

"Perchè mai alla gente piace così tanto vedere gli altri piangenti e tremanti, per le loro schifezze"

Tutti si fermarono di colpo, le persone che urlavano e scappavano nella zona ospiti e i sei uomini più Marguerite. Dietro i due uomini di guardia con le mani alzate, verso la parete di fondo, Kianta era seduta tranquilla a giocare a scacchi con nessuno. Aveva la scacchiera con i pezzi messi come a partita avviata, osservandola riflettendo con sguardo accigliato. per poi portare gli occhi verso gli ospiti. I nuovi.

"O forse so perchè.. perchè eccita l'eletricità nelle vene di quel che accade e di avere controllo quasi divino sugl ialtri. SApere di essere così in alto che la gente ti prega come fossi in DIo..."

"Alzati e mostra le mani" urlò l'uomo rotondetto, mentre gli altri armati si mettevano a cerchio intorno a lui.

"Ospiti inattesi. Affascinante..." disse lei allontanando il dito indice dalla guacia mentre rifletteva per la mossa successiva e li guardava "considerato che nessuno conosce questo posto e non dovrebbe essere in grado di entrare senza esser notato. Almeno, così volevano....  per favore, spiegatemi cosa volete. Il come siete qui e come sapevate di noi, al dopo...." tornando alla partita, .

"Tu chi cazzo sei e come sei arrivata lì, che avevo controllato tutto!"

Kianta voltò lo sguardo verso uno di loro, grosso, con capelli a spazzola e aspetto da drogato disperato ma pericoloso. Occhi cerchiati di rosso, barba di qualche giorno e le braccia di uno che sembrava pestare la gente come le era capitato di vedere, trattando con certa gentaglia. Chiaramente era lo scagnozzo spaccaossa. Invece fissò l'uomo di mezza età e sorrise. Si alzò e fece qualche passo, fissandolo sempre, mentre luomo dall'aspetto di un drogato ma col fisico di lottatore le puntava la pistola.
I due uomini di guardia sussultarono quando la videro, poi chinarono la testa guardando in basso, rimanendo così.

"Credo di sapere chi tu sia... se hanno utilizzato quella posizione con te... tu sei la puttana di quel biondino. Quella che non amano in molti, ma spacca culi..."

"Nonnino, posso chiamarti così" parecchio fredda ma chiaramente stava cambiando atteggiamento dalle parole dell'uomo "il fatto che tu mi conosca mi induce a pensare che vieni per qualcosa. Specifico. Non sei dei nostri nemici, quelli comuni. Quindi...."
 
"... detta La Signora di Zamok o Novymir! Colei che guida il castello o il mondo nuovo, come viene accorciato. Sono sicuro sia tu..."

Kianta si zittì. Lo fissò, alzando il mento , inclindando la testa verso sinistra un pò,  guardandolo fisso senza muovere gli occhi. Cambiando anche la sua espressione e modo di considerarlo. E mutando l'atteggiamento.

"Adesso mi preme sapere davvero tu chi sia. Sporcare così questo posto con la vostra presenza, utilizzando quel nomignolo davvero imbecille che qualcuno dei ricconi che il leader tratta, ha coniato. Così, perchè non aveva altro di intelligente da far masticare al suo cervello. Se tu lo conosci, se sei qui con queste piattole, mi conosci e comprendi chi sono immediatamente, finisco qui di giocare. E' chiaro che tu sia qui per qualcosa di preciso, corretto?"

"Quelli come noi non giocano mai. SOlo gli stolti giocano con gli altri"

"Sbagliato. Se tu ragioni così allora sei proprio la feccia che immagino, la tua  intelligenzz è melma come la tua capacità empatica. Tu sei uno di quelli che spara ed elimina senza battere ciglio, corretto? Freddezza celata da educazione. Tu sei della risma dei Puliti, organizzati. Ho già capito come sei, quindi perchè no... torniamo a giocare. Benvenuti nella Torre, spero che possiate dimostrarmi davvero le vostre abilità...." allargando le braccia come un invit o caloroso con un sorriso.

E sorrise, sempre più malignamente mentre due degli uomini, tra cui il drogato, alzarono le armi verso di lei mirandola. Ma qualcosa cambiò, nebbia rossastra di levò di colpo intorno a tutti, ammorbidendo l'ambiente alla vista, rendendolo più ovattato sia nel suono che in cosa l'occhi vedevano.

"State calmi" urlò l'uomo di mezza età "è  illusione, lei crea illusioni" urlando per farsi sentire, mentre si voltava a gardare tutti gli altri impauriti dalla strana nebbia improvvisa "guardate, è illusoria, guardate solo bene e non fidatevi delle illusioni "muovendo la mano intorno, mostrando che attraversava la nebbia, non la spostava ne sentiva.

Kianta calò gli angoli della bocca studiandolo, voltò il viso verso la spalla destra, sempre senza mai muovere gli occhi come faceva quando ragionava, lasciandoli fissi sull'uomo, come se qualcosa macchinasse nella sua testa. Poi qualcosa si mosse intorno a lei. Una coppia di serpenti squamosi e brillanti, con riflessi arcobaleno e testa tonda, striscianrono verso le sue spalle attorcigliandosi a spirale sopraa braccia e busto. lei non si mosse ne altro, guardò solo l'uomo. I due serpenti si portarono ognuno sopra una spalla e poi aprirono la bocca, mostrando zanne e normi e occhi brillantissimi.

"Non vi fidate, continuate a tenere l'obiettivo...." urlò l'uomo

Kianta rialzò gli angoli della bocca verso l'alto, in un ghigno demoniaco, e i due serpenti con una testa e il corpo grandi quansi quanto quella di lei, non riaprirono la bocca, mostrando sputi dritti e veloci verso gli uomini rumorosi. I due che la tenevano sotto mira vennero investiti da qualcosa che l ifece urlare , imprecare, lasciare le armi che finirono a terra.
L'uomo di mezza età li guardò mentre si torcevano con le mani verso la faccia e collo, tornò poi verso di lei, ma era sparita nella nebbia rossiccia. Poi si guardò intorno. I due uomini aveva conficcati nella faccia, negli occhi o vicino, sul collo, aghi lunghi e spessi che svettavano contro la pelle. Erano paurosi, non usciva sangue ma la pelle intorno diventava rossa. Cercarono di uscirli tirandoli, uno dei due ne aveva uno in un occhio, al centro, un altro nell'orbita e sparsi su viso e collo. L'altro uomo si era voltato e chiamava il nome di qualcuno, forse un altro di loro, ma invano. Gli altri si erano radunati intorno all'uomo che sembrava il capo, con le armi spianate.
L'uomo che teneva Marguerite tramava visibilmente, teneva il coltello un pò lontano ma era comunque un rischio, pensò una delle due guardie ancora ferme con le mani alzate.

"Non ti muovere, lei farà finire tutto in casino ma non dovremo fare ninete..." disse l'altro che sembrò intuire i pensieri dell'amico"

"Eì prorpio perchè potrebbe finire inv acca che ho paura"

"Io mi fido di lei... come sempre. E' per questo che ha quella carica..."

"Spero tu abbia ragione"

I due uomini, ancora con le mani alzati, non si mossero di comune accordo e lasciarono fare al Comandante.

Quello con il coltello di colpò mugolò, quando qualcosa come una palla scura e grossa, arrivandogli aquasi al ginocchio, rotolò vicino a lui, poi intorno.

"Lasciala a me, altrimenti non tornerai a casa, oggi" docelmente.

Si votò vedendo Kianta vicinissimo a lui, con una mano aperta a indicare la ragazzina, con un sorriso abbozzato ma cattivo. QUando questi rimase come un cervo abbagliato dai fari, sconvolto per quella cosa che rotolava vicino a loro, sudò freddo. E Kianta rimase a guardare, spostando gli occhi a terra. L'uomo tremante, guardò vicino a lui e quella cosa che rotolava sembrò una palla bulbosa, per poi smembrarsi muovendosi. Si slegò dalla posizione con schiocchi terrificanti, alzandosi e mostrando un corpo umano solo muscoli e ossa. Un essere scuoiato, però del color cenere, si mosse dalla posizione a palla quasi slogandosi gli arti, anche se non era così, per divenire qualcosa di più alto, longineoo e pieno solo di fasce muscolari. Solo una frangia marroncina che pendava dall'inguine a metà coscia, copriva le parti basse. La testa era un teschio con occhi vitrei come le bambole, con una bocca non umana ma formata da denti acuminati nella parte laterale e sul davanti solo due aculei sopra e sotto, con il teschio che sulla zona dove normalmente gli umani avevano la raggiera di denti, l'osso del cranio che formava la base degli aculei, con avvallamenti spigolosi. I due denti davanti superiori combaciavano chidendo la mandibola con quelli di sotto, ma l'essere aprì la bocca fissando fittamente l'uomo, muovendosi come se le articolazioni andasse male. Allargando le braccia,  come l'uomo vitruviano, urlò con un suono che somigliava al verso umano sotto colpi di teiser elettrici e brillò, come una supernova, illuminando a giorno pieno tutto il posto, come fosse lui l'astro del cielo e la terra.  Tutti furono abbagliati ma urlarono in tanti una preghiera di aiuto.

L'uomo che teneva la ragazzina cadde a terra sconvolto, ansimando, dimenticandosi di lei e osservando l'essere che camminava accanto a lui fissandolo, incurvato a terra,  con gli arti ripiegati come un gatto nell'atto di studiare l'avversario prima di scattare.

"Suvvia, vuoi davvero restare lì terrorizzato e tremolante? Dimmi perchè siete qui e chi siete, e lo manderò via"

Kianta apparve accanto all'essere, che si sollevò sulle lunghe gambe fasciate di muscoli a fissarla, ma non per intimorirla, ma quasi come un cane che attende istruzioni e guarda mani e viso dell'addestratore per ordini.

Marguerite nel mentre, veniva tirata in silenzio indietro e poi sotto le gradinate, in cunicoli celati dove si insinuarono. Si fermarono e tirò un sospiro duro per guardare poi la persona che l'aveva salvata. Era Kianta, che le porgeva qualcosa dopo averlo preso da una qualche scatola appesa, e le intimava con un dito sulle labbra di far silenzio. La ragazza guardò lei, l'altra Kianta che si ergeva davanti l'uomo che prima la teneva come ostaggio e restò con la bocca aperta. Kianta le diete un colpetto con le dita su un braccio e le mostrò sotto l'orecchio sinistro un apparecchio, le fece segno di silenzio e si mise a osservar ela scena. La ragazzina la imitò, stringendo nella mano una sorta di contenitore cilindrico sottile.

"Non è con lui che devi parlare. Sono io che ho le risposte..."

Kianta tra gli uomini nella nebbia rossigna, si voltò verso l'uomo che aveva parlato. Sempre l'uomo di mezza età e sorrise.

"Semplice dire così, facendo credere che gli altri sono solo pedine vuote. Nulla sanno e nulla dicono. Ma è davvero così?" voltandosi verso l'uomo ancora terrorizzato che fissava la creatura, che spostava la testa verso chi parlava "ci sono cose che sarebbe meglio accertare, sai?" disse lei a quello bocconi vicino ai suoi piedi.

"Che...come mai che Joseph dice che sono illusioni, siamo finiti così?"

"Sono solo illusioni, stupido. Alzati e riprenditi, non abbiamo tempo!" gli urlò il capo, spronandolo.

Kianta rise guardandolo, dicendo perchè l'uomo a terra si riprendesse e seguisse l'ordine. Ma quando questi si rimise sulle ginocchia, Kianta riguardò il capo, fece dei passi indietro e sorrise malignamente. E fu allora che la nebbia rossiccia si fece bianca intorno all'uomo non ancora rialzatosi. E questi urlò, disperato, disumanamente, con urla strazianti e movimenti incmprensibili. E una nebbia e un suono di pressione che lo avvelgevano. L'essere si rifece palla e rotolò intorno alla massa bianca e forte, finchè non si fermò!
In quella zona la nebbia rossigna venne meno e l'uomo che aveva tenuto Marguerite in ostaggio era come vegetale, con le braccia nella posizione del pugile, bruciato e crostoso sulle zone della pelle esposte, mentre i vestiti fumavano. I usoi lamenti di dolori erano gutturali e come spinti da rantoli di dolore. Tremolava, forse anche per lo sforzo di respirare, ma era ancora vivo. I suoi movimenti convulsi che si erano visti mentre infuriava quella strana nebbia bianca a pressione, ora erano insesistenti, tranne la respirazione e il tremolio.

"Che peccato. E' prorpio vero che le illusioni molte volte nascono solo dalla mente...." sussurò Kianta con dolcezza, scuotendo la testa con amarezza guardando l'uomo a terra,camminando alla sinistra degli altri uomini, che si spaventarono e si strinsero tra loro, aiutando anche quelli con gli aghi che cercavano di estirparli tutti con sommo dolore e difficoltà. Lei portò le mani dietro la schiena, guardandoli tronfia, con un ghigno, per poi osservarli uno a uno come se scegliesse un cucciolo da portare via.

"Chi sarà la persona che Hævn non colpirà, se spiegherà questi piccoli dubbi che rosicchiano la mia mente?" scherzosa, doldolandosi sui talloni

L'essere ancora a palla scivolò verso di lei e si rislegò alzandosi, guardandola in attesa, per poi fissare loro. Aprì leggermente la bocca, mostrando una lingua che vibrava al sibilo che emetteva, come un umano sofferente e in agonia, tra la vessura a V dei denti, netta, peggiorata dai denti come quelli di una tigre.

"Vedete, è già strano che lui conosca perfino quei nomignoli stupidi chela gente mi ha dato, per quelle volte in cui ho dovuto partecipare alle stupidaggini del Leader. Era suo ordine, l'ho fatto. Ma mi chiamavano in quel modo per il mio ruolo là dove erano ospitati. Come fate voi a conoscerli se non è stato qualcuno di loro, a mandarvi?"

"Per favore zio diglielo, diglielo... non volevo venirci, non sono adatto a queste cose!!!"

"Stai zitto!!" urlò iratissimo il capo verso il giovane, che daquando era entrato, lagnava la sua non desiderata partecipazione e la volontà di andarsene. Kianta spostò lo sguardo verso il giovane, fece un cenno con la testa verso di lui e l'essere guardò il giovane e si riacquattò per avanzare.

"Non so come tu faccia a rendere reali quelle illusioni, ma farci del male non  aiuterà a..."

"Fare del male... io non voglio fare del male. Io voglio far sbocciare in voi orrore e terrore, disperazione e tormento perchè adesso so chi siete. Ho tutte le vostre schiede e informazioni. Non ho bisogno di farvi torturare per averle. Ma cè una cosa che mi manca..."  apparvero davanti a lei luminosi dei rettangoli  che sembravano pagine con foto e informazioni che si componevano. Erano gli uomini nella stanza, tutto ciò che era conosciuto era presente in quelle pagine a mezz'aria di colore azzurro, e loro stessi le videro. I loro volti, molte informazioni di lavori e abilità. COn due dita Kianta voltò a destra a sinistra le pagine che tralucevano illuminandola e scorrendo. A ogni gesto, le pagine scorrevano nella direzione che faceva con le dita e scrutava cosa vi era scritto.

"Voglio sapere come avete quelle informazioni e perchè siete qui. Troppo facile conoscere me, che dovrei essere solo un vago dato, questo posto e loro" voltandosi verso gli ospiti dietro i vetri "siete andati a colpo sicuro, non siete stati visti dai miei uomini, e li striglierò per davvero più avanti. Con le spazzole per cavalli tra l'altro, così avranno impresse per bene le mancanze dopo addestramneti e tutto il resto. A che servono uomini qualificati, che poi scarafaggi come voi si intrufolano lo stesso? Però, voglio solo i tre pezzi del puzzle. E li voglio. Chiaro? Se tu conosci quei nominativi e altro, allora sai come im comporto con gente come voi..."

"Ne ho un sentore..."

"NO" apostrofò lei fissandolo con occhi grandissimi e seri "tu non devi avere sentore. Tu devi sapere cosa accade alla gentaglia che lavora ed esiste solo per il male degli altri. Le vostre fedine penali sono da Pulizia. E mi assicurerò che accada. Ma ancora non ho deciso se meritate  il ricondizonamento o solo la vista dei vostri amici è un deterrrente idoneo per farvi capire che io non scherzo. QUando si è superato un limite. Avete ucciso della gente anche ignara di voi, e perchè sono morti dopo aver anche sofferto. Interessante. Vorrà dire che proverete su di voi la stessa cosa, lo stesso modus operandi per ogni giorno di vita su questa terra. Troppo buonisti i governi che tengono lo schifo come voi in luoghi dove alla fine hanno comodità, televisione, internet, passatempi... mangiano e bevono bene, sapete? Oh, alcuni di voi lo sanno a quanto pare. Non è stato poi male andare dietro le sbarre, visto che ne siete usciti bene e avete fatto anche peggio dopo. Ho sempre pensato che, tranne per alcuni casi, la maggior parte di voi, melma vivente, non meriti riabilitazione e seconda chance, che tenga. Non con me, non da me!"

L'essere si portò davanti a lei, fissando il ragazzo. Poi gli uomini udirono qualcosa alle loro spalle. Ringhi vagavano fra la nebbia rossiccia, divenendo corporee orecchie lunghe e diritte, scure. Due cani si trovavano dietro di loro, ringhiando. Il ragazzo urlò terrorizzato e si strinse allo zio, che tentava di calmarlo e dirgli che erano tutta finzione.

"Ambiorige, Vercingetorige! Seduti" ordinò lei chiundendo con un gesto secco il pugno dentro nella mano sinistra, con braccia parallele al pavimento. I due cani obbedirono subito, leccandosi i baffi. Erano cani di grossa taglia, ben sviluppati e con ottime muscolature. Occhi intelligenti e vigili.

"Bravi ragazzi. Manca Viriato, ma due sono idonei ugualmente. Tutti i nostri cani sono addestrati fin da cucciolotti. hanno mansioni diverse, questi non sarebbero da combattimento e missioni, ma sanno cosa fare con la melma..." sorridendo agli uonini con malignità "sono Belgian Malinois, una razza che in pochi pensano di conoscere. Più fini ed eleganti della versione tedesca, meno paiocconi diciamo, ma sono molto apprezzati dopo che li abbiamo proposti come cani addestrati e preparati per vari compiti. Come i cugini tedeschi, sanno fare il loro lavoro nell'ambito militare e di protezione. Quindi fate attenzione..."

"Stupidaggini, sono finti, immagini virtuali" sbraitò uno degli uomini con ancora una pistola, uno di quelli scampati agli aghi e il vapore bollente, che però sapeva solo lei. "ora ti sparo in quella testa di cazzo e la finiamo qua!" urlò, puntandole contro l'arma, nonstante l'incitamento del capo alla calma e a non fare nulla di stupido

"Verci... per favore, procedi. Anche tu Ambi...." disse lei come se un bambino stesse facendo i capricci, alzando gli occhi al cielo facendo dei gesti con le mani.

I due cani di tutta risposta scattarono, Verci si portò sotto l'uomo, che tentò di girarsi verso di lui con l'arma vicino al petto per prenderlo. Ma il cane afferrò con i denti l'arma dalla mano, colpendo con le zampe il petto dell'uomo, sbilanciandolo. Si portò a terra senza problemi, tenendo ancora la pistola in bocca, guardando Kianta. L'uomo aveva avuto il tempo di cadere di sedere a terra che Ambi gli mozzicò un ginocchio con forza, la rotula precisa tra le zanne e lo ferì. Poi mentre l'uomo cercava di allontanarlo e tenersi il ginocchio tra le mani, Ambi corse intorno, spaventando gli altri, e azzannò l'altra rotula con forza, finendo il lavoro mettendosi vicino all'uomo, seduto. Verci lo raggiunse con l'arma ancora in bocca.

I due cani si sdetterò e attesero altri ordini. Uno con il manto cannella e nera tutta la testa con orecchie, che scendeva, solo al petto, come una macchia.  L'altro, Verci, aveva un manto quasi tutto nero con sprazzi di cannella, con una forma naturale  come di uccello bianco sul petto, con testa e ali spiegate. Muso lungo e forte e orecchie grosse grosse e dritte sulla testa. Verci attentissimo con orecchie così dritte che sembravano disegnate a triangolo, Ambi come ali di farfalla come diceva Jd,  per quei lembi alla base che allarvaga la forma.

"Bravi! In Attesa!" ordinò lei con altri gesti, e i cani restarono a guardarla ma facendo attenzione agli uomini vicini, tanto che Ambi vedendo i movimenti degli altri, ringhiò  contro di loro, per poi fermarsi e osservare la padroa. Quello ferito alle ginocchia piangeva disperato, ma Kianta lo lasciò stare.

"Allora. Come vanno le mie illusioni!"

"Come diavolo sono entrati. Come fai a...:"

"SONO IO CHE FACCIO LE DOMANDE!" tuonò lei, cambiando atteggiamento ed umore "adesso basta, sono stufa. Voglio sapere come hai quelle informazioni e cosa volevate fare. Adesso!"

Ma il silenzio pervase il luogo e Kianta iniziò a muovere la mascella come se masticasse pianissimo. Alla fine sospirò spazientita, li guardò irata e chiese nuovamente di avere quelle informazioni. Nulla, rimasero tutti, tranne i feriti, silenziosi a fissarla.

"Helias, per favore fai tu qualcosa prima che perda la pazienza e li picchi col pelapatate!"

"Come vuoi tu, madre..."

Gli uomini sussultarono a quella voce nuova e senza una direzione precisa, finchè non ebbero un attacco come di tosse e caddero a terra come sacchi di patate.

Alcuni minuti passarono, finchè gli ospiti non compresero che era finita. La madre di Marguerite iniziò a battere i pugni sulla porta perchè venisse aperta, per cercare la figlia. Kianta si voltò verso di lei, guardò i due uomini della guardia rimasti in disparte e ordinò di aprire. E questi accorsero ad eseguire l'ordine. QUando la donna uscì fuori, vide Marguerite che usciva dalla zona cucinotto con Kianta e si voltò verso il luogo dove aveva visto la ragazza l'ultima volta. NOn cèra più vicino i cani, che erano sempre seduti, a fissare attentamente la scena. Era con la figlia. Marguerite andò verso la madre e si abbracciarono. Anche un ragazzino scappò dalle due guardie e andò a guardare gli uomini a terra, agitando un pò i cani. Kianta fece dei gesti verso di loro e restarono fermi e più calmi.

"Tu cosa fai qui fuori" chiese lei al ragazzino

"Come hai fatto. Sei magica? Sei magica sei come Harry potter o una strega come dice sempre il prete? Che sono cattive?"

"Il prete..." sputò lei quasi schifata "Qualè il tuo nome"

"Mi chiamo F..."

Una donna chiese di passare alle guardie e quando Kianta la vide, fece cenno di assenso e la vide correre a rimproverare il figlio, avvicinandosi. Kianta fissò la donna attentamente, poi guardò il ragazzino che doveva  avere poco meno di Marguerite e disse con calma qualcosa.

"Sei forte e coraggioso ragazzo. Interessante come sia venuto fin qui a guardare questo..." indicandolo con una mano

"Ma ora ce ne andiamo. TOrniamo all'alloggio" disse la madre,  contrastando le proteste del ragazzino

"Come mai volevi vedere loro" gli chiese

"perchè siete fighi, fate le cose diverse dai film e no nfate troppe sparatorie e tanto sangue. Credevo vi fosse una sparatoria, invece quello che hai fattoè... cosè, magia? Esiste davvero? E' possibile farla senza le bacchette come..."

"Quest anon è magia ragazzino. E' capacità e tecnologia. E' così che molte cose sono state cambiate, come le sorti umane. Nel bene e nel male"

"Anche io voglio fare il militare" attirando le proteste della madre.

Kianta rise e dopo aver fissato la madre, che fissava lei in un modo strano, sorrise a disse qualcosa al ragazzino che ascoltava attento.

"L'importante è che consideri chiave studiare. Si, magari molte cose non le userai o ci saranno argomenti che saranno considerati solo conoscenza generale, ma non è mai detto nella vita cosa potrebbe accadere. Sappi che, sopratutto nella società moderna, nulla è sicuro. Molte persone si sono trovate da situazioni sicure a doversi reinventare. E sai cosa? Quello che avevano studiato, imparato, è servito. Un esempio? Chi aveva studiato chimica al liceo e università, ha trovato impiego come rappresentante o comunque ha avuto un'opportunità in campo farmaceutico. Può sembrare strano ma non è così. O per la propria passione ha aperto un negozio con tutti i permessi e certificazioni per i propri prodotti, per detersivi ecologici, sapone vegetale per la persona e non, sartoria e via dicendo, facendolo da sè. Chi invece conosceva libri, leggeva molto, ha trovato impiego in siti e blog del settore, scoprendosi anche bravo.  Mentre prima voleva essere altro ma ha perso il laovro per vari motivi. Ma anche in cucina, sport, e via dicendo. Quello che leggi, studi e apprendi non è detto che non serva. Come la matematica. TUtti che urlano che nella vita la matematica non serve più. Intnato i conti mensili e annuali devi conoscerli. Come calcolare esempio gli sconti per vedere se i negozianti hanno fatto i furbi. Questo per dirti che devi fare quello che senti, vuoi essere, ma ricordati sempre che sapere ti porta più in alto. Anche nei lavori normali se hai lauree, corsi specialistici vari scali i livelli lavorativi. Sapere è la chiave, ricordatelo. E non comprare diplomi e laurea con quei mezzucci delle pubblicità che ti aiutano, pagando molto, ad avere i titoli. Solo se sei bravo e capace allora puoi farlo se non hai tempo per lavorare e studiare. Chi è un brocco si vede e fai cattiva figura..."

Kianta guardò la donna, sorridendole in modo strano.

"E non pensare che il modo per andartene da casa, se non ti senti a tuo agio lì, è sposarti e credere di aver risolto. Non sfruttare i nonni per avere soldi dietro inganni vari e sii sempre una eprsona gentile ed educata. NOn uno stupido, non un fesso, non un sempliciotto. Educazione, ma senza farti mettere i piedi in testa!"

Fissò ancora la donna, poi la porta si aprì e comparve Gask trafelato, correndo in modo strano, finendo per fermarsi quasi slittando per cosa cèra a terra. La nebbia finta era sparita da un pezzo, si sentiva mugulare l'uomo ustionato, mentre gli altri erano a terra. Fermi.

"Cosa... helias mi ha teso uno scherzo e quando ho capito, sono corso qui."

"Scherzo... dovevo solo seguire gli ordini!" disse lui offeso comparendo

"Ha solo eseguito gli ordini di base. QUando eri lontano abbastanza ti avvisato di cosa accadeva e ti ha chiesto di non mostrare nulla per non attivare la curiosità degli uomini. Ma come vedi è tutto risolto" ridacchiando. Poi guardò i due uomini davanti la porta e disse loro di andare fuori le porte e controllare che non arrivasse nessuno e nel caso mandarlo via, che avrebbero risolto loro la situazione. I due uomini fecero il saluto e si avviarono, chiudendo la porta esterna dietro di loro.
Kianta guardò la donna tirarsi il ragazzino, mentre Margurite parlava con lui tornando nella zona ospiti e così decise di chiedere a Gask di aiutarla e sistemare quei soggetti particolari.
Gask però volò verso di lei sorprendendo tutti, i quattro si fermarono scorgendolo correre verso il centro, come se la morte lo stesse alle calcagna, e afferrò le braccia di Kianta, all'altezza dei bicipiti, e scuotendola un pò le urlò addosso.

"Che è successo. Sei ferita? Hai qualche pallottola da qualche parte? Cè bisogno di qualcuno?" sfornando domande a raffica, guardandola e girandola per controllare che non avesse ferite.

"Smettila, non ho nulla. Cosa credevi, che facessi Bob Sparamincentro? Non sono un figurino 3d da addestramento" ridendo e stringendogli le mani per staccarle dalle braccia, che iniziavano a farle male. "Tu piuttosto, cosa hai fatto a quella"

Kianta indicò la gamba sinistra che stava un pò piegata rispetto all'altra, e anche mentre la teneva e scuoteva leggermente, tutto il peso era su un solo braccio, più dell'altro.

"Nulla" bofonchiando.

"Eravamo all'altezza del Bronco quando l'ho avvisato di come stavano andando le cose. Gli ho chiesto di non far capire nulla ma si è fatto a passo spedito tutto i l tragitto come una locomitiva a carbone, schivando la gente e dicendo che tutto andasse bene, che aveva un'urgenza. Credo che gli uomini siano rimasti confusi sul tipo di urgenza...ancora di più perchè sembrava un maratoneta con un gluteo intorpidito" sghignazzò Helias comparendo vicino a loro, agitado la testa in alto divertito. "Si è preso una storta o altro per la fretta"

"Lo avete reso troppo umano"

Kianta rise, vedendo Gask offeso delle azioni di Healis e come lo prendesse in giro. Helias era una IA autoapprendente che imitava alcuni tatti umani che considerava divertenti o si divertiva lui stesso, parecchio razionale,  per le manifestazioni umane.E azioni che reputava strane e incomprensibili, come quella di Gask.  Kianta rise e pensò a una cosa, che questo momento era per "Who will save us now". Pensò a questo, questa idea, mentre vedeva Helias ancora ridere e Gask guardarlo offeso mentre zoppicava un pò.
Si portò quindi, facendo il giro alle sue spalle  perchè era alla sinistra, alla destra di Gask, tirò il braccio verso la sua spalla destra  e gli disse di usare solo quella buona, e da stampella avrebbe provveduto lei. Che . Ridendo di gusto, mentre teneva il braccio destro di lui intorno alle sue spalle e con l'altro braccio lo reggeva sulla schiena.

"Pensavo agli ospiti" balbettò mentre si faceva trascinare verso la zona ristoro, dall'altro lato.

"Bugiardo. Ormai ti conosco" rispose lei tranquilla, senza guardarlo ma non riuscendo poi a tenere la serietà sul viso.Scopiando a ridere, quasi sputacchiando.

"Mi ero dimenticato che non hai bisogno di aiuto. Ho visto che Verci e Ambi sono qui. Sono entrati dalle zone di emergenza?"

"Esatto. Helias li ha chiamati per me imitandomi con l'aspetto  e sono corsi qui. Caruccetti. Avranno un premio, dopo"

Gask fece un verso gutturale con una faccia poco felice e Kianta rise. Si erano dimenticati degli ospiti, della porta aperta, de i quattri che invece di rientrare stavano a vederli parlare, facendo qualche passo verso la prima sedia che trovavano.

"Non dirmi che sei geloso e non potrai avere un premio."

"No. io... No"

"Se sei sempre così impetuoso e... sempre irruento come un toro, che per correre a giocare con i nostri combina un disastro. Non puoi prendertela con i cani. Prendi esempio da loro, così davvero ti diremo bravo e avrai un bel premio"

Gask si fermò, portandola a fermarsi a sua volta perchè il braccio che teneva la tirava indietro. Si guardarono. Lei sorpresa, sbattendo gli occhi grandi confusa, lui serio fisso  a guardarla. Aveva detto qualcosa di strano? Credeva si capisse che scherzasse.

"Lo capisci che se qualcosa andava male, saresti stata sola con quella gente? Con Marguerite usata contro di te, come sarebbe finita? E l'impetuoso sarei io? Mi sono spaventato a morte quando Helias mi ha detto che dodici soggetti si erano introdotti di nascosto ed erano entrati nel cuore della Torre. Anche se quelle volte tu hai risolto tutto a modo tuo, finendo per fare più figura di noi, ora eri sola con della gente da proteggere. Cosa sarebbe accaduto?"

"Eri preoccupato?"

"cazzo, si. Avevo intenzione di entrare da uno delle vie di emergenza ma... poi ho pensato di fare da esca per sviare l'attenzione dalle porte. E quando ho visto tutti a terra, e quegli ospiti accanto ai corpi, ho pensato al peggio"

Kianta sorrise, con un viso diverso dal solito, quando erano soli. Sembrava un bambino monello che stava ridendo per qualche marachella. Gli strinse il polso e gli diede dello scemo per non aver pensato con lucidità, ma essersi pure mezzo azzoppato.

"Comunque, grazie di esserti preoccupato" continuando a sorridergli "ma sai bene che quel tipo di preoccupazioni non rendono lucidi. NOn siamo le altre persone, abbiamo fiducia nell'altro e siamo spalla a spalla, schiena contro schiena, contro le cose. Ma sappiamo di non dover proteggere l'altro come si farebbe con un civile comune. Trovo sempre il modo di sistemare le cose, dovresti saperlo. Quindi la prossima volta, pensa solo a quanto male puoi fare agli stronzi che vogliono andar contro di noi. Quello che subiranno sarà così profondo che resterà traccia nel codice genetico, e i loro discendenti ricorderanno ancora, tra generazioni, come se lo avessero subit loro e cosa significa essere melma e cosa comporta. Ricordi le Lezioni, no?" contenta, guardando i corpi a terra. Sopratutto quello del ragazzino

"Come lui.... poteva avere una strada diversa, era diverso. Si può salvare? Forse, dipende da lui, però. Tutto dipende sempre da se stessi, no?" continuando a fissare il ragazzo ridacchiando "quel che resta di noi dipende dalle scelte. le scelte e le prese di coscienza. Nulla più" continuandolo a fissarlo, disteso a terra.

"E noi, noi cosa lasceremo?"

Kianta si voltò stranita, lo guardò dritto negli occhi all'inizio confusa, poi sorrise di nuovo a quella maniera. Strinse di nuoov forte il polso che teneva e la mano sulla schiena e guardandolo disse solo una cosa.

"Noi lasceremo qualcosa di indelebile. Impresso così in profondità da segnare le nostre anime e il tempo. E quelle degli altri. Memorie impossibili da veder sbiadite, istanti mai scalfiti, momenti felici che sono solo tali e basta. Tutto sarà in noi, quel che lasceremo, così forti come fuoco che incide tutto,  inesorabile, inevitabile. Ineluttabile contro tutto. E se davvero ci si reincarna, se davvero vi è un circolo del genere, ciò resterà non importa le epoche, ere, l'età trascorsi. Saranno in noi, più forti delle ossa millenarie, più profondi di qualunque buco si possa fare nelle terra o quanto lo siano i buchi neri. Ne ricordi cancellati e ne le reincarnazioni possono configgere.E negli altri, a noi bastano i sorrisis e veder la gente felice, questo cambia altre persone e via dicendo. Un circolo che continua, che parte da noi e se tutto andrà bene, avvolgerà il mondo.  Ecco cosa lasceremo"

"QUindi... le pieghe del tempo o lo schifo della gente non potranno nulla?"

"Non in questa vita, perchè giungeremo al Cambiamento per salvare tutti gli altri, e in quel caso noi compresi, perchè ne per il Ciclo sarà possibile, se riusciremo"

"Giungeremo al Raggiungimento come i nostri NOI desiderano?"

"Adesso e nell'Oltre. Ecco cosa lasceremo."

"Il posto, la famiglia che abbiamo scelto e nella quale siamo felici, il domani che sarà diverso da quello che conoscevamo e sarà nuovo? Un domani accettato, che conosciamo come il sole?"

"E tanto altro, ma che abbiamo creato, costruito, ambito, voluto. Reale..." disse lei sorridendo con affetto

"E la gente sarà felice, non consocerà la cattiveria ma una mano giungerà verso un'altra? lasceremo un mondo che avrebbe voluto noi e quelli come noi? E se ci reincarniamo, troveremo a nostra volta, come nostro lascito ed eredità?

"Tutto ciò che ti rende felice e ti fa sentire vivo ed esistente, in questo mondo. E io sarò con te, come la famiglia che ci siamo scelti e amiamo... come una macchia, cambieremo il mondo per avvicinarci alla Terra e all'anima..."

Gask sorrise con gioia  "una vita dopo aver lasciato a Milan quella che gli piace e sentirsi finalmente in un mondo voluto e che ti vuole. Dove non sei solo un puntino da mantenere o scrostare via con l'unghia..."

Kianta sorrise proseguendo, per arrivare ad una sedia in fondo, perchè lui vacillava mentre pensava, quando Helias avvisò dell'arrivo di qualcuno. Si vide il braccio che stringeva a sè e sulle spalle tirato via, lui che si spostava e camminava malamente verso un altro posto. Restò dopo essersi voltata lentamente, sorpresa, triste e come con una delusione mista a mancanza. Ma sapeva e capiva, solo non tornò composta e padrona di sè subito. Si voltò solo nuovamente per vedere chi entrava, sapendo di fingere che nulla fosse stato detto e fatto, finchè non fosse venuto il giorno buono.
Ma delle armi le furono puntate addosso, mentre qualcosa di pesante finiva a terra , poco distante, portandola a guardare senza capire.



   
 
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