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Autore: KikiShadow93    08/01/2021    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di iniziare, ci tengo a ringraziare in particolare Chimera__, _Cramisi_ e Celeste98 per aver recensito lo scorso capitolo, e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 42 e Kiira_kun per aver recensito il 29! 💛
Ringrazio inoltre anche tutti coloro che leggono silenziosamente e chi ha messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite. Siete dei tesori!💚

Avvertenza❌Capitolo lunghissimo, 59 pagine. Prendetela con calma!

 

𝟝𝟛. 𝒬𝓊𝒶𝓃𝓉𝑒 𝒸𝑜𝓈𝑒 𝓅𝑜𝓈𝓈𝑜𝓃𝑜 𝒸𝒶𝓂𝒷𝒾𝒶𝓇𝑒 𝒾𝓃 𝓈𝑒𝓉𝓉𝑒 𝒶𝓃𝓃𝒾



Quella mattina, che adesso gli sembra maledettamente lontana e remota, Radish si era svegliato davvero di buon umore. No, non buono, ottimo.
Le cose andavano bene da mesi, ormai; non solo non c’erano più state scaramucce con Sherry, ma addirittura solo una decina di battibecchi più o meno pesanti con Everett! Solo per questo poteva dirsi già soddisfatto.
I suoi figli poi sono cresciuti forti e vivaci, i risultati e le soddisfazioni da parte loro non sono tardate ad arrivare, e questo, oltre a renderlo molto più che soddisfatto, lo ha reso incredibilmente fiero.
Non erano però questi due importanti traguardi raggiunti nel tempo a tenerlo tanto su di giri, quando l’imminente ritorno di suo fratello. Seppur consapevole che sarebbe rimasto solo ventiquattro ore, un po’ come del fatto che sicuramente Chichi se lo sarebbe tenuto tutto per sé il più possibile — fatto che ha portato moglie e amici a scherzare sul probabile arrivo di un terzo nipote —, Radish si è sentito terribilmente felice alla sola idea di poterlo rivedere. Voleva presentargli Sherry e i suoi figli, raccontargli in breve come la sua vita sia drasticamente cambiata, e magari anche presentargli Everett, Mordecai, Blackwood e tutti gli altri, tanto curiosi di conoscerlo. Sicuramente presentarlo ad Everett sarebbe stato un grosso errore, poiché il maggiore non avrebbe certo perso tempo per fare paragoni per farcelo rimanere quanto più male possibile, ma la consapevolezza che Sherry gli sarebbe saltata alla gola e lo avrebbe rimesso in riga come un ragazzino lo avrebbe ripagato alla grande.
Il suo umore è però drasticamente sceso con quella che è stata la prima vera lite con Sherry da circa due anni. Una lite seria, un qualcosa che lo ha ferito dentro e che lo ha portato a dirle delle cattiverie pesanti, ad andarsene di casa senza salutare nessuno sbattendosi la porta alle spalle.
Il problema è sorto quando non gli ha permesso di portare i bambini al Torneo Tenkaichi.
Si è impuntata come forse non aveva mai fatto nei suoi confronti, si è messa a gambe larghe a fare da scudo alla prole impaurita e rattristata dalle loro urla, e poi lo ha colpito con uno schiaffo a mano aperta quando ha provato a spostarla. Solo a quel punto Everett è scattato, si è piazzato tra i due ed ha ordinato ai piccoli di andare nella sua dependance ad aspettarlo. Li ha tenuti a distanza, loro due, intimandogli di andare ad urlarsi addosso da un’altra parte, lontani dai figli, ed è a quel punto che Radish l’ha mandata al Diavolo e se n’è andato, quasi scardinando la porta d’ingresso tanto è stato violento.
Prima di volare via ha visto i visetti tristi dei bambini attaccati alla finestra, i volti delle piccole rigati di lacrime, e questo lo ha solo fatto infuriare di più. Non gli avrebbe mai permesso di portarli da nessuna parte solo perché aveva un brutto presentimento.
Un brutto presentimento del cazzo gli ha impedito di portare i suoi figli a conoscere suo fratello! Non gliel’avrebbe fatta passare liscia, non l’avrebbe perdonata facilmente, anche se la soluzione al problema era assai semplice e pure lei gliel’aveva proposta, usando un tono quanto più ragionevole e pacato possibile, un po’ come quello che usa in genere con i bambini per spiegargli un qualche concetto per loro un poco più ostico.
L’ha davvero detestata come non pensava potesse mai fare.
Quando poi i suoi amici hanno notato l’alone furente che lo circondava, si è limitato ad un grugnito scocciato in risposta. Pure la voglia di parlare col fratello era scemata, soprattutto perché l’aura della sua famiglia e del resto del branco era di colpo sparite. Li aveva fatti mutare e in quel momento qualcosa gli ha suggerito che non fosse per portarli a caccia.
C’era un qualcosa dentro di lui che gli urlava a gran voce che la situazione non era affatto idilliaca, che tutto sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro, ma non ha voluto badarci.
Solo ore dopo si è reso conto che quella altro non era che la voce di Sherry. La sentiva nella testa e nel cuore, sentiva la sua paura, quella di una madre, una moglie e una Regina che deve preoccuparsi per la sicurezza di tante, troppe persone tutte assieme, e che si rende conto quando la situazione sta prendendo la piega sbagliata. Un istinto innato il suo, un qualcosa che Radish non ha mai avuto e alla quale non ha mai badato troppo. La riteneva semplicemente paranoica, di tanto in tanto, probabilmente anche a causa di tutte quelle diverse coscienze e personalità che ha ingurgitato nel corso di quasi venticinque anni, ma ha dovuto dolorosamente ammettere con sé stesso che il cretino è stato lui, che è stato lui a sbagliarsi e a sottovalutare la situazione, a non voler dare peso alle sue preoccupazioni.
Ne ha avuto il dubbio durante il Torneo, quando le cose hanno cominciato a farsi strane, e ne ha poi avuto la totale certezza quando Vegeta è impazzito ed ha ucciso dei civili.
Malgrado lo stupore e l’angoscia, però, è riuscito a mantenere la mente abbastanza lucida da mandare un breve ma significativo messaggio ad Everett. Gli ha infatti ordinato di rimanere tutti nei loro Territori, di non muoversi da lì fino a nuovo ordine, e di farci rientrare tutti quanti. Un piano semplice di cui avevano già discusso in una notte in cui entrambi non riuscivano a chiudere occhio, e che poi hanno perfezionato negli anni.
Consapevole così di non doversi preoccupare anche per loro, poiché era un piano ben studiato nel tempo, ha potuto concentrarsi su ciò che stava succedendo attorno a lui. E ne è rimasto quasi terrorizzato.
Già vedere Vegeta in quelle condizioni, rendersi conto di ciò che si portava segretamente dentro, doverlo combattere per ucciderlo, è stata una delle peggiori esperienze che potesse vivere, ma trovarsi anche di fronte ad un mostro che non poteva battere, qualcuno che li ha messi tutti in ginocchio, è stato sicuramente peggio.
Ma non si è tirato indietro, non poteva. C’erano troppe cose in ballo per poter anche solo pensare di tirarsi indietro.
Da un momento all’altro, poi, ha cominciato a sentirsi sinceramente male, tanto da dover lasciare deliberatamente campo libero ad redento Vegeta per potersi un poco riprendere, per riuscire ad abbassare la maledetta e faticosa barriera tra lui e Sherry, e potersi così concentrare di nuovo.
Sperava sinceramente che questo fosse l’unico problema, soprattutto perché non si trattava di certo di qualcosa da niente, ma la Dea Bendata ha voluto tirargli l’ennesimo colpo basso, perché a quel punto si è ritrovato con Shiraz e Jerez tra i piedi.
Cosa abbia fatto pensare ai due bambini che buttarsi nella mischia fosse una buona idea, proprio non lo capirà mai. E pensare che si sono sempre mostrati svegli, che Shiraz ha dato più volte prova di un gran cervello e un discreto auto-controllo, che lo ha reso capace di ingabbiare e controllare anche l’indole assai aggressiva del fratello e degli amici più grandi, che sennò avrebbero provocato un numero abbastanza consistente di danni. Cosa abbia fatto credere proprio a lui, il piccolo genietto della cucciolata, che fosse una buona idea scappare per combattere contro Majin Bu, davvero non lo capirà mai.
Mentre gli adulti combattevano al massimo delle loro capacità ed anche di più, i gemelli, dopo una sonora batosta iniziale, hanno ben pensato di dare una sbirciata nel sangue di Goten e Trunks, così da poter imparare la loro stessa tecnica. Perché se loro potevano farlo, non c’era motivo per cui non dovessero riuscirci a loro volta! Sono per metà Spettri e per questo hanno più difficoltà nel padroneggiare il ki, ma questa non è certo una scusa, non per i prìncipi del Nord. Così, in barba al furioso ordine del padre che prevedeva il ritorno a casa con la coda tra le gambe, hanno dato vita a Shirez. Che la loro fusione sia stata d’aiuto questo è decisamente fuori discussione, che li abbiano lasciati di stucco trasformandosi in Super Saiyan per la prima volta anche, ma la loro giovanissima età, l’insufficiente forza fisica dovuta proprio a quest’ultima, e la difficoltà ad incanalare il ki per via del loro sangue, ha impedito loro di uscirne bene.
Radish non ha capito più niente nel vederli a terra, privi di sensi. Non sapeva come allontanarli da lì, come metterli al sicuro, come farli rintanare di nuovo al Nord, al sicuro e lontani da ogni pericolo, finché non son corsi in suo soccorso Everett e Blackwood.
Il Beta è assai migliorato negli anni, dando un’ulteriore prova di capacità fisiche ben al di sopra della media della sua gente, soprattutto grazie ai suoi immani sforzi per riuscire a mantenere una forma ibrida durante il volo, cosa che l’ha reso ben più potente di un mostro del calibro di Piccolo.
Lui e Radish hanno così unito le forze, spingendosi ancora più oltre i propri limiti. Sapendo entrambi i movimenti necessari, ed essendosi allenati fino allo stremo per combattere in modo quanto più preciso e simultaneo possibile, hanno pure tentato il tutto per tutto sperimentando la fusione.
Che potesse nascerne qualcosa di significativamente buono, davvero non se lo aspettavano, eppure è stato così. La potenza distruttiva del Saiyan, amplificata dalla visione dei figli in serio pericolo e dal pensiero della compagna sofferente, unita al sangue miracoloso di Everett e alla sua incrollabile tenacia, hanno dato vita a Everish.
Blackwood, che si riprendeva dai violenti attacchi subiti e pensava al contempo a come portare via i piccoli eredi, ha potuto assistere, seppur per poco, a ciò che un giorno diventeranno separatamente quei due piccoli combina guai… e gli ha messo i brividi. Ma non c’era tempo per star lì ad osservare quella bestia feroce combattere contro il maledetto mostro rosa big bubble, doveva portare via i gemelli, tornare a casa per calmare come meglio poteva il branco e, soprattutto, la disperatamente preoccupata famiglia del Nord. Il suo unico pensiero sensato, in quel momento, è stato: Avrete anche compiuto dei miracoli, voialtri… ma cazzo se vi trascinate dietro un numero assurdo di drammi!
Quando poi Everish ha visto il Re con i piccoli stretti ancora uniti dalla fusione tra le possenti fauci, è riuscito a tirare il primo vero sospiro di sollievo. Con i cuccioli al sicuro, era certo di poter fare ogni cosa.
C’era però quel dolore sempre presente che non riusciva in alcun modo ad arginare a distrarlo, ma col senno di poi non è stato neanche un problema troppo grande. Il problema che li ha buttati a terra, infatti, è stato di tutt’altra natura: il tempo della fusione si è esaurito, con esso le energie dello Spettro e, ciliegina sulla torta, la Terra è stata distrutta da Majin Bu, e con lei pure la sua intera famiglia.
Radish è rimasto a corto di fiato, incapace di muoversi, di reagire alle provocazioni di Vegeta fatte al solo scopo di dargli una smossa. Già la consapevolezza di aver perso ciò a cui teneva di più in assoluto gli stritolava il cuore in una morsa insopportabile, se poi ci aggiungeva l’idea di aver pure dovuto lasciare indietro Everett si sentiva soffocare.
Ma doveva farlo, doveva trovare un modo per stringere i denti e uccidere quel maledetto mostro che gli aveva portato via tutto, così da poterselo riprendere. Non poteva certo permettere che tutto finisse così, che la sua famiglia gli venisse strappata dalle mani, che i suoi figli non potessero crescere, che Everett avesse ragione quando gli dava scherzosamente dell’incapace. Non poteva permettere che le ultime parole rivolte a Sherry fossero tanto piene di bile e risentimento, che l’ultima immagine del suo viso fosse distorta dalla rabbia. Dovevano vincere, doveva impegnarsi ancora di più per farcela così da poterle chiedere scusa una volta risolta la situazione, per poterla abbracciare di nuovo, per poter stringere ancora una volta i suoi figli.
Quando ripensa che non li voleva, che la paternità da un lato lo terrorizzava e da un lato quasi lo disgustava, non può fare a meno di darsi del cretino. Loro sono la parte migliore di lui, sono una parte enorme del suo cuore, quello che gli è uscito dal petto per poterli accompagnare sempre. Doveva vincere per loro, doveva permettergli di avere quel grande futuro che lui stesso gli aveva promesso il giorno della loro nascita, e per questo si è battuto ancora più duramente, si è fatto spezzare quasi tutte le ossa che ha in corpo assieme a Vegeta, così da permettere a suo fratello di distruggere quel maledetto mostro una volta per tutte.
Quando poi sono infine tornati sulla Terra, al Tempio di Dio, si è sentito strano. Non bene, non male, unicamente strano, come se la consapevolezza che, una volta tornato a casa, avrebbe potuto trovare un’accoglienza tutt’altro che calorosa da parte della moglie lo paralizzasse anche a livello emotivo.
Ma questa paralisi era destinata ad avere vita molto breve: vedere le famiglie riunite, le mogli che piangevano di gioia nel rivedere i propri mariti, i figli che quasi scoppiavano tant’erano felici, gli ha fatto capire che no, Sherry non avrebbe provato a fargli del male. Non troppo, almeno. Sicuramente gli avrebbe tenuto un po’ il broncio, esattamente come ogni altra volta in cui ha ragione e lui torto.
«Ah, Radish? Adesso puoi spiegarmi chi erano quelli che prima ci hanno aiutati in combattimento? Anche il grosso cane!»
Alle parole del fratello minore, ogni singolo dubbio scivola lontano, disperdendosi nel vento.
Suo fratello, il suo prodigioso fratellino, non ha capito un cazzo. Okay non potersi fare alcuna idea su Everett, come avrebbe potuto? Non gli ha chiesto niente neanche quando hanno avuto la possibilità di interagire un poco, comportandosi come se fossero vecchi amici — infastidendo così il maggiore, sia momentaneamente poco disposto a fare amicizia, che naturalmente poco propenso ad interagire con chicchessia.
Sforzandosi, però, capisce che sul suo conto possa farsi delle domande, soprattutto ora che la situazione è tranquilla… ma i bambini?! Passa — più o meno — Jerez, che non gli assomiglia particolarmente, ma Shiraz! È uguale a lui, solo più piccolo e con i muscoli ovviamente ancora acerbi. Come ci si può chiedere chi fossero? Si sono pure trasformati in Super Saiyan! Di cos’altro può mai avere bisogno ‘sto rincoglionito per riuscire a mettere insieme i pezzi?!
Non vuole saperlo, è sicuro che qualsiasi risposta gli suonerebbe assurda e lo farebbe preoccupare per i loro geni in comune.
Che anche io risulti tanto scemo agli occhi degli altri?, a questo pensiero rabbrividisce vistosamente, trovando di colpo ancor più imbarazzante l’idea di dover poi incrociare lo sguardo di Everett. Lo guarderà con quella sua insopportabile falsa incredulità mista a strafottenza, che vuol unicamente dire: “Vedi che avevo ragione, idiota?
Di colpo, poi, l’idea di prendersi dei meritati calci nel culo dalla moglie diventa molto più allettante del dover sostenere lo sguardo del cognato. Dai, magari è rimasto morto… mh, non credo che così mi andrebbe troppo meglio. Come minimo spargerebbe voci sulla mia idiozia per tutto l’aldilà. Cazzo… dopo tutti questi anni, ancora non ho trovato un suo fottuto punto debole per ricattarlo!
Sospira con forza, arrendendosi all’evidenza: per un motivo o per un altro, verrà perculato. Tanto vale, quindi, affrettare i tempi e scoprire il prima possibile quale sarà tale motivo, così da risparmiarsi pure l’angoscia dell’attesa. Prima o poi ti frego, stronzo.
«Se vieni con me, te lo faccio capire.» Afferma con un sorriso beffardo, portandosi sul limite della piattaforma. In realtà, eviterebbe più che volentieri di portarsi dietro anche uno solo di loro, volendo più di ogni altra cosa isolarsi con la propria famiglia, ma conosce sin troppo bene la sua gente. Se vedranno suo fratello — e Mister Satan, Videl e quel mostro-non mostro — con lui, li accetteranno più di buon grado nel gruppo, si lasceranno avvicinare e capiranno, anche senza il bisogno di dirlo, che ci sono nuovi piccoli limiti da non superare.
Si volta con un sorrisetto verso Piccolo, fissandolo con insistenza.
Il Namecciano, che dentro sa cosa vuole, finge di non rendersi conto del suo sguardo invadente. Per quanto negli anni si sia abituato agli Spettri, arrivando pure ad apprezzarne qualcuno, non è che muoia troppo dalla voglia di andare ad infilarsi nella loro tana. Non ha neanche particolarmente voglia di vedere i quattro vivaci principini, che sembrano averlo preso anche troppo in simpatia. Simpatia che poi sfocia sempre in curiosità morbosa riguardo il suo sapore. La prossima volta che mi chiedono di staccarmi un braccio, lo faccio e ce li massacro!
Alla fine però cede, ricambiando lo sguardo dell’amico.
«Beh?»
«Non penserai davvero di rimanere qui, ve’?»
Sapeva che sarebbe andata così, era scontato. Più persone conosciute andranno con Radish, più saranno distratti. E Dio solo sa se è necessario che siano distratti, quando gli entreranno in casa!
«Cosa ti ho fatto di male?!»
«Muoviti, forza.» Ridacchia appena, prima di voltarsi verso Gohan.
In quegli anni il loro rapporto si è vagamente rafforzato, ma non quanto quello tra il Mezzosangue e Tristan. Loro due sono diventati sinceramente migliori amici, hanno un rapporto praticamente fraterno ormai. Ma non per questo Radish adesso lo vuole con sé.
Lo vuole con sé perché non è scemo, ha capito benissimo cosa sta venendo a crearsi tra lui e la bella ragazzina al suo fianco… e di certo è bene che sia un concetto chiaro anche agli altri.
«Oi, Nerd! Conviene che vengano anche loro, sai? È bene che tutti apprendano subito la faccenda, così da evitare problemi in futuro.»
Arrossisce di colpo, Gohan, irrigidendosi da capo a piedi. Certi argomenti ormai li affronta solo con lo Spettro, che sotto questo aspetto è ben più avanti di lui.
«Ma—»
«Theo.»
Se fino a mezzo secondo prima era convintissimo ad evitare di scandalizzare la giovane e il padre con altre shoccanti novità, di colpo è strettamente convinto che sì, debbano assolutamente sapere subito.
Non che abbia parlato con Videl del loro rapporto, non ce n’è stato tempo, ma è abbastanza ferrato in campo “Spettri” da sapere che, nel suo caso, è bene che li vedano insieme il prima possibile.
«Sì, forse è meglio se venite con noi, giusto un paio di minuti…»
Nessuno, in realtà, ha veramente voglia di trascinarsi fin nei Territori del Nord — o anche solo a casa di Radish —, ma le particolari circostanze li spingono a seguirlo quando il Saiyan salta giù dalla piattaforma.
Alcuni vogliono scambiare quattro chiacchiere con Everett, così da capire quando abbia imparato a muoversi in quel modo, quando sia riuscito a tenere il passo di un Saiyan, quando sia diventato così preoccupantemente forte; alcuni vogliono assicurarsi che i nipotini stiano bene; alcuni vogliono rivedere gli amici, tanto pazzi e sprezzanti del pericolo da buttarsi in campo con la stessa facilità e spensieratezza con cui si butterebbero in piscina. Marron rientra a pieno titolo in quest’ultima categoria, dal momento che ogni volta non vede l’ora di poter rivedere Jerez. Lei, nella sua ingenua mente di bambina, pensa che sia un segreto, ma la verità è che tutti si sono resi conto della sua cottarella.
Radish, nel frattempo, non ha ben chiaro dove andare.
Portarli subito al Nord, senza prima assicurarsi che in casa non ci sia nessuno? O andare prima a casa, rischiando così di perdere tempo?
Per quanto si mostri calmo, quasi scazzato, dentro sta urlando a pieni polmoni. Vuole rivedere la sua famiglia, vuole riabbracciare i suoi figli, vuole stringere a sé Sherry, implorarla di perdonarlo per il suo comportamento e baciarla fino a consumarle le labbra — non necessariamente in questo ordine.
Nel momento esatto in cui sta per virare per dirigersi al Nord, avverte per un breve istante un’aura a lui molto familiare, e questo gli basta per volare a tutta velocità verso casa. Perché si trovi lì anziché al Nord a terrorizzare anche i sassi con il suo sguardo incazzato, non lo sa, ma non ci tiene veramente a saperlo. L’unica cosa alla quale vuol pensare, adesso, è come rabbonirlo dopo averlo lasciato indietro come l’ultimo degli stronzi.
«Ehi, Radish! Dove stiamo andando?» Gli domanda ingenuamente Goku, non avendo neanche la più pallida idea di quanto le cose siano cambiate in quegli anni.
Non ha infatti idea che suo fratello si sia sposato, che abbia messo su famiglia, che abbia un numero impensabile di amici… che sia diventato il Re degli Spettri del Nord!
A conti fatti, non gli è neanche chiaro cosa sia uno Spettro. Per quanto ha visto, sa solo che una persona che suo fratello conosce sa prendere in parte l’aspetto di un lupo, e sa anche parlare con un lupo alto più di tre metri.
«A casa.» E mentre lo dice, plana verso il basso.
Gli fa sempre un certo effetto la parola “casa”, perché mai ne aveva avuta una per davvero.
Non aveva mai avuto un posto in cui fosse felice di tornare, un posto che lo facesse sentire bene, un posto dove poter essere sé stesso al cento per cento. E invece eccola lì, grande e sicura, con il capanno da una parte e la dependance di Everett dall’altra.
Il portico, dove davvero ha mangiato più volte con la famiglia e/o in compagnia degli amici proprio come aveva immaginato la prima volta che la vide, è pieno dei vasi di geranio di Fern. Stanno evidentemente morendo non solo perché Sherry non ha il pollice verde e non si sogna neanche di perdere tempo a prendersene un minimo cura, ma perché i loro figli ci hanno pisciato dentro in più di un’occasione. Perché lo abbiano fatto e perché le botte che ci hanno preso sopra non gli abbiano fatto capire che non dovevano più farlo, Radish non lo capisce. Bah, saranno masochisti!
I muri in mattoni chiari a vista sono sempre più coperti dal rampicante sempreverde, che curiosamente regge ancora. Non che sia del tutto certo che le due piccole calamità ambulanti abbiano provato ad uccidere anche lui, ma non è neanche del tutto certo che non si stiano adoperando per farlo. È sempre difficile capire cosa passi loro per la testa, soprattutto perché uno ha sempre quella finta aria innocente in volto, e l’altro è sempre troppo preso dal distruggere un po’ tutto ciò che gli capita sotto mano. Tranne i dinosauri col tutù delle sorelle. Quelli nessuno si sognerebbe mai di toccarli, soprattutto dopo che gli viene messo addosso il piccolo ed orribile tutù fatto con le loro perfide manine.
Durante il breve tragitto verso la porta, Radish ne raccoglie pure uno sulle scale del portico. Lo stegosauro col tutù tigrato di Kahlúa.
Guardandolo, con le due piastre in meno che la piccola gli ha staccato con un morso, gli si stringe il cuore. Potrebbe non essere tornata, potrebbe non essere tornato nessuno, potrebbe pure essersi immaginato di sentire quell’aura tanto distintiva.
Potrebbe aver perso ogni cosa.
Col cuore che gli batte all’impazzata nel petto, spalanca con forza la porta ed entra a cercarli. Se l’aura l’ha sentita davvero, qualcuno in casa deve esserci per forza.
Il resto del gruppo, alle sue spalle, si addentra in casa con poca convinzione. Pure per un estraneo sarebbe stato più che palese lo stato d’animo del Saiyan, e a nessuno verrebbe voglia di infastidirlo in qualche modo.
Pure Goku è rimasto stranito dalla bizzarra reazione del fratello, ma non tanto quanto dalla casa in cui sta entrando. Non aveva una casa sua, per quanto riesce a ricordare, e non aveva neanche la possibilità di prendersene una del genere.
Che poi, ad occhio e croce, non gli pare neanche nel suo stile. Da quando in qua, in fondo, a Radish piacciono i giocattoli da bambini?
Addentrandosi così con passo incerto, nota le fotografie incorniciate alle pareti e sui mobili di legno. Tante, tantissime fotografie, e qualcosa comincia a capirla sul serio.
Vede suo fratello circondato da persone che non conosce, tutte sorridenti e scherzose. Lo abbracciano, lo sollevano da terra, fanno la lotta come ragazzini, fanno improvvisate battaglie col cibo o stanno stravaccati in mezzo al prato o in piscina con delle birre in mano. In alcune ha alle spalle un paesaggio gelido e innevato, e in una sta seduto con una donna in groppa ad una strana bestia scura ad otto zampe.
Lo vede poi con in braccio dei bambini piccoli, tutti con uno sguardo sorprendentemente attento e vivace, e talvolta i loro occhi appaiono curiosamente di colori diversi.
Ce n’è una in particolare che lo colpisce, dove suo fratello tiene tra le braccia un neonato che pare la sua fotocopia in miniatura. Il braccio piccolo e delicato dell’infante è teso verso il suo viso, i suoi occhioni spalancati sembrano studiarlo con attenzione come se stesse tentando di capire qualcosa, e il Saiyan gli sorride con aria commossa quasi fosse sul punto di scoppiare a piangere.
Lo vede ritratto seduto in un salotto pieno di addobbi natalizi, il bambino che tanto gli somiglia che prova ad afferrargli la coda sulla quale è stato annodato un fiocco rosso, un altro che si arrampica sulle sue gambe mentre un paio di corna da renna gli scivolano sugli occhi, e due bambine più piccole con dei graziosi vestitini rossi tra le sue braccia, una che gli bacia la guancia e l’altra che gliela lecca.
C’è spesso una donna in tutte quelle foto, la stessa che adesso vede stretta tra le braccia di suo fratello. Ci sono solo loro due in questa foto particolarmente grande, alle loro spalle dei fuochi d’artificio, loro due vestiti con abiti semplici e bianchi, con una sottile catenina al collo con una piccola fascetta dorata come ciondolo; sembrano sul punto di baciarsi, e si guardano con un amore ed una felicità sconfinata negli occhi.
La sua attenzione viene poi catturata dalla visione di volti a lui davvero tanto familiari: vede Piccolo, un poco imbarazzato, che tiene sulle spalle i due bambini che sorridono felici all’obiettivo; vede la sua Chichi che tiene stretto tra le braccia un fagottino rosa, e lo guarda con le lacrime agli occhi; vede Gohan quasi del tutto seppellito sotto la sabbia, due bambine che ridono alla fotocamera mentre lui si scompiscia; vede Goten e Trunks mascherati da dalmata assieme ad altri bambini, tutti tenuti al guinzaglio da una Bulma mascherata da Crudelia De Mon per Halloween; vede la piccola e sorridente figlia di Crilin in groppa ad un lupo nero, che a sua volta ne tiene tra i denti uno più piccolo con la pelliccia marroncina; li vede tutti assieme, ma proprio tutti, dietro le spalle di Radish mentre questi, con espressione imbarazzata, soffia su quaranta candeline, “aiutato” dai due bambini e le due bambine, la donna delle altre foto stretta al suo collo che gli bacia con entusiasmo la guancia.
Vede la vita di suo fratello in tutte quelle fotografie: pranzi pieni di amici, talvolta anche con la sua famiglia e con Piccolo, feste in mezzo a delle radure con dei fuochi ad illuminare il circondario, quei quattro bambini che lo stringono e lo leccano sulle guance, i due maschietti tenuti in aria per le caviglie, le bambine che pisolano sul suo petto, lui stesso che dorme appoggiato ad un mastodontico lupo nero e bianco sotto l’ombra di un albero.
Chichi gli si affianca, aggrappandosi al suo braccio, mentre i ricordi di tutti quei bei momenti le ritornano in mente. Non avrebbe mai pensato che proprio Radish sarebbe stato in grado di regalare loro tanti bei momenti, ed invece ne è stato più che capace, dopo l’incontro con Sherry.
I rapporti con la cognata si sono fatti più accesi, tanto che non sono poi troppo rare le volte in cui l’altra riesce a ritagliarsi una mezzora per andare a farle visita. Negli ultimi mesi l’ha solo sentita per telefono perché “aveva qualcosa di grosso per le mani” e proprio non riusciva a ritagliarsi del tempo neanche per sé stessa, ma generalmente quando va a trovarla l’aiuta pure con le faccende, talvolta le porta la spesa e dei bei libri per i bambini — anche una console per i videogiochi, che lei però non ha apprezzato davvero. Le ha pure detto che, se un domani ne avrà bisogno, le terrà volentieri i ragazzi. Al tempo non ci aveva dato troppo peso, soprattutto perché i suoi figli sono praticamente la sua unica compagnia, ma ora che Goku è tornato…
«Sono cambiate un sacco di cose, tesoro mio, e adesso è il momento che anche tu entri a farne parte.» Mormora dolcemente al marito, notando solo in quel momento una fotografia che le fa aggrottare la fronte.
È più piccola delle altre, scattata con una polaroid, ed è stata messa ad incastro in un’altra cornice. Ciò che le fa aggrottare la fronte però non è certo questo, quanto il fatto che i due soggetti in questione stanno mostrando un qualcosa di a dir poco bizzarro.
Non fa però in tempo a domandare niente quando Radish scende di nuovo le scale, perché il Saiyan si catapulta senza dire una parola fuori di casa. Non ci vuole un genio per capire che sia a tanto così dallo strapparsi i capelli tanto è in crisi, e lei non ha alcuna intenzione di pungolarlo chiedendogli qualcosa.
Ormai ha spesso reazioni simili a quelle degli Spettri, e anche solo chiedere ad uno di loro come sta quando è evidentemente agitato quanto Radish, è un’idea assai pessima.
«Radish?» Lo richiama invece Goku, ovviamente inconsapevole che, senza volerlo, potrebbe rigirarglisi contro.
E in effetti è così, a Radish passa davvero per la mente di aggredirlo per potersi scaricare, ma un brontolio basso a lui tanto familiare riesce sorprendentemente a riportarlo con i piedi per terra.
Si volta così verso il gruppo, non sorprendendosi affatto di vedere Vegeta in posizione di difesa. Pure il Principe, infatti, è ormai anche troppo consapevole del carattere infiammabile degli Spettri, ed ora più che mai si rende conto di quanto starebbe male se pensasse che è successo qualcosa di male alla sua famiglia.
Radish, però, non gli dice alcunché, limitandosi infatti a rivolgersi a Mister Satan, probabilmente per la prima volta da quando lo conosce.
«Tu, baffone, occhio al cane. Sta arrivando Nuggets.»
Alcuni dei presenti ovviamente non possono sapere chi sia Nuggets, ma gli altri sì che lo sanno. È per questo che C-18 si affretta a richiamare la figlioletta, che invece continuava ad osservare con attenzione il fitto della vegetazione circostante. I suoi amici — Jerez! — giocano spesso ad acchiapparella, ed ormai anche lei è abituata a vederli sbucare da lì, sia in una forma che nell’altra.
«Marron, vieni qui, da brava.»
Un nuovo brontolio, ben più forte del primo, attira l’attenzione generale, e da dietro il capanno appare il tanto chiacchierato Nuggets. Dio solo sa quante volte hanno suggerito alla coppia che quello non sia esattamente un tenero animale domestico…
Loro, in realtà, se ne rendono pure conto, ma dopo che Radish ha dato il suo benestare per tenerlo — inconsapevole di cosa fosse —, come potevano toglierlo dalle braccia dei bambini? Beh, non potevano… ma Radish ha potuto dormire sul divano per tre giorni!
«Ma quello non è un puma?» L’uomo, in un lampo, si carica il cagnolino in braccio, mentre con lo sguardo segue i movimenti felpati del giovane felino. Ha ancora le chiazze sulla pelliccia, indice che si tratta di un cucciolo, ma sente che non sia una buona idea lasciare il povero ed indifeso Bee alla sua mercé. Ed ha ragione a pensarlo, perché Nuggets è il tipo di puma che va a caccia con gli eredi del Nord, mica un povero felino qualsiasi!
«Per noi è il gatto, va bene?! Credimi, qui non è certo la cosa più strana che vedrai.» Lo avverte con non poco nervosismo Radish, permettendo al gatto di strusciarsi un po’ contro la gamba.
Lo fa spesso perché gli vuol bene, e lui davvero non se ne capacita. Tende ad evitarlo il più possibile, e se può allontanarlo lo fa senza pensarci un istante di più; eppure quella bestiolina tanto amata dai suoi figli insiste.
«E togliti dai coglioni, su!» Non gli fa mai male, però, non se lo sogna neanche. È il gatto dei suoi figli, ed è certamente meglio questo che un cane come quello di Bree e Mimì.
Ormai in molti di quelli che vivono in superficie stanno prendendo bestie in casa. I bambini rompevano perché gli umani lo fanno, e così, esasperati, i genitori si sono diretti in massa in canili e gattili e si sono portati a casa delle bestioline. Ciò che sorprende di più, in realtà, è che nove bestiole su dieci siano ancora vive e in perfetta salute.
Nuggets, ovviamente, non è stato preso in quel modo. Anzi, erano stati pure categorici, di animali in casa non ne sarebbero dovuti entrare perché non avevano il tempo per occuparsene… eppure!
«Lascia stare, Nuggets. È solo una scimmia scema.»
Non credeva possibile che la voce di Everett potesse suonargli tanto meravigliosa, e invece è proprio così. Ora come ora, gli pare forse il più bel suono mai sentito prima d’ora.

«Everett
Per Radish è il suono della sua voce la cosa più bella, ma per le signore presenti… diciamo che di bello, nel vederlo con indosso solo un paio di pantaloni neri di cotone, c’è altro.
I suoi muscoli sono diversi da quelli dei guerrieri Z. Per quanto possa essere possente ed intimidatorio, risulta come più armonioso e slanciato. Il suo sguardo di ghiaccio incandescente, poi…
«Hanno lasciato un biglietto» afferma mentre si avvicina a Radish, ignorando volutamente i presenti «dicono di stare bene ma che usciranno solo quando ci saremo entrambi. Credo che si siano resi conto della scemenza che hanno fatto e vogliano tentare di spuntarla in un colpo solo.»
Il cuore di Radish si fa di colpo più leggero, tanto da convincersi che stia fluttuando beatamente nella sua cassa toracica. Stanno bene, pensa con enorme sollievo, sorridendo involontariamente. I suoi piccoli Diavoli incoscienti stanno bene, l’hanno sfangata, sono tornati indietro. Sicuramente sono tornati tutti indietro.
C’è solo una cosa che non gli torna, adesso: Everett sta evitando non solo lo sguardo dei presenti, ma anche il suo!
«Senti, io—»
«Non una parola.» Lo interrompe bruscamente, incenerendolo con lo sguardo «Sono troppo arrabbiato con loro due per potermi concentrare anche su di te.» Bugia, enorme e spudorata. La verità è che si vergogna come un ladro per quella danza ridicola che hanno dovuto fare per la fusione, e la consapevolezza che Blackwood, finito chissà dove, l’abbia sicuramente già raccontato in giro, lo manda in crisi. Considerati già morto!
Radish, però, non lo capisce.
Come potrebbe? Quando combattevano, l’ultimo suo pensiero era proprio quello di apparire ridicolo nel compiere quei movimenti. In ballo c’era davvero troppo per poterlo pensare anche un solo istante.
Quando, però, sarà di nuovo tranquillo e glielo faranno presente, perché è scontato che lo faranno, si vergognerà tanto quanto il cognato.
Esattamente come recitava il bigliettino trovato da Everett, un fischiettio allegro annuncia in lontananza l’arrivo del turbolento duo.
Un motivetto allegro di una canzone country che è entrata loro in testa per colpa di Chuck, e che adesso provano inutilmente ad esorcizzare fischiettandola. Ma è un espediente inutile, soprattutto per Shiraz. Con la memoria che si ritrova, infatti, è capacissimo di ricordarsi tutto ciò che legge, vede e ascolta. Una volta, per estrema noia, si era messo a leggere un quotidiano trovato nella casa dello zio; dopo una settimana, ricordava ancora perfettamente prima pagina, cronaca, recensioni, critiche musicali, tutto. Pure i necrologi! Ricordò il nome della prima moglie di un morto per più di un mese. E questo perché l'aveva letto una volta sola. Se per caso l’avesse letto due volte, avrebbe saputo elencare tutti i suoi nipoti in ordine alfabetico anche dopo anni.
Per colpa di Chuck è quindi costretto a risentirsi all’infinito nella testa Hillbilly Shoes. La nota positiva, almeno, è che si tratta di una canzone piacevole.
Per il duo il tempo pare essersi fermato.
Everett non sente neanche la voce di Goku che, dopo essersi portato al suo fianco, gli chiede e gli richiede chi sia. Ma non lo sente, non ora, non quando il suo udito è focalizzato totalmente sul rumore di piedi nudi sulla terra smossa, sul rumore dei salti contro le cortecce, su quello meraviglioso dei loro forti cuori che battono regolarmente.
Da un istante all’altro, poi, eccoli che sbucano dalla vegetazione.
Si tengono vicini, come sempre, ed hanno il solito passo sicuro, come se non fossero nei guai fino al collo. Shiraz tiene una lepre mezza spellata in una mano, e Jerez affila il proprio coltello da caccia col manico sporco di sangue fresco.
Per ingannare l’attesa erano andati a cercare qualcosa da mangiare un po’ per sé e un po’ per Nuggets, ma, di colpo, non hanno decisamente più fame. Il bel gattone, quindi, si beccherà la succulenta lepre tutta intera.
«E che cazzo! Con questa sono tre le volte in cui siete scappati, in un solo anno!» Urla Radish, che di colpo ha ritrovato tutta la propria forza e vitalità.
Ora che è sicuro che stiano davvero bene, può tranquillamente incazzarsi quanto vuole ed urlare tutto il suo disappunto.
«Sì, sono stufo anche io! La prossima volta compriamo un guinzaglio e li leghiamo, ‘sti dannati bastardi!» Gli dà man forte Everett, che però non può intromettersi come vorrebbe.
È vero, è come un secondo padre per i due, ed ormai ha perso il conto di quante volte si è preso cura di loro anche per giorni al posto dei genitori, ma in questi momenti si impone di mantenere una certa distanza. Lui è lo zio e il loro Beta, ma Radish è il padre e il loro Re. La differenza è assoluta e abissale.
«Siete tanto arrabbiati?»
Jerez non apre bocca, non ci prova neanche. Col suo carattere più che infiammabile, sa bene che non solo attaccherebbe ad urlare assieme a loro fino a scorticarsi la gola, ma probabilmente proverebbe pure a lanciare il coltello contro uno dei due. Piccolo si risentirebbe molto nel vedere una scena del genere, dopo tutti gli sforzi che ha fatto — e sta facendo — per fargli controllare la rabbia, senza contare l’ovvia e meritata punizione che si beccherebbe subito dopo. Meglio quindi lasciare campo libero a Shiraz, che da sempre è molto più capace di mantenere il sangue freddo e, forse anche in dose maggiore, di dire la cosa giusta al momento giusto. È sempre lui, infatti, a tirarli fuori dai casini.
«Arrabbiati?! Cazzo! Siamo furiosi! Avete idea di quello che mi— ci avete fatto passare con la vostra trovata?! E a vostra madre?! Aveva bisogno che le steste vicini, e invece avete preso il culo e vi siete buttati contro un mostro che poteva farvi fuori! Ma lo capite almeno cosa c’è in ballo? Lo capite?!» Sì, Radish è decisamente furioso.
Non che non sia fiero della forza e del talento che hanno dimostrato, sia chiaro, ma l’ordine di rimanersene buoni e nascosti era rivolto a tutti, compresi loro. Invece hanno fatto come volevano, gli hanno disobbedito, si sono messi in pericolo. Per quanto possa essere maledettamente fiero di loro — e cazzo se lo è! —, non può passarci sopra così facilmente.
Everett, di poco dietro di lui, non può far altro che sperare che continui su questa strada, che non si lasci abbindolare da quei faccini falsamente pentiti, e più di ogni altra cosa, non può far altro che sperare che il furbo principe non se ne esca con qualche sparata delle sue, di quelle capaci di rabbonire il padre in un nanosecondo.
«Noi volevamo solo essere forti e coraggiosi come te…»
E l’ha fottuto…
Non lo dice, Everett, ma il suo sospirare rassegnato e le braccia che gli ricadono pesantemente lungo i fianchi lo fanno per lui.
Perché è ovvio che adesso Radish mollerà la presa. L’ha appena toccato nel suo punto debole, elogiandolo indirettamente, e l’ha fatto con un’espressione così dolce e pentita che pure per lui è difficile credere che, in realtà, stia fingendo alla grande.
Perché lo conosce, Everett, e sa bene che a Shiraz non dispiace per niente ciò che ha fatto, figurarsi a Jerez! Piccole carogne bastarde…
«Siete troppo piccoli per essere come me!» Bercia Radish, cercando di non abbandonarsi alla disperata voglia di stringerli a sé.
Hanno rischiato davvero troppo, hanno fatto una scemenza enorme… eppure, guardandoli, non riesce più a trattenersi.
Per un solo, misero istante gli è sembrato come di rivedere i due lattanti sdentati che si affannavano tanto per andargli in contro quando tornava a casa, che gli sorridevano felici, che si addormentavano sul suo petto, che si sforzavano per comunicare con lui.
Ma loro non sono più due lattanti sdentati. Sono bambini forti e sorprendentemente indipendenti, svegli e già disposti a tutto pur di tenere al sicuro la loro famiglia.
Si china in basso, poggiando il peso su un ginocchio, e senza pensarci un istante di più allunga le braccia per afferrarli, stringendoseli al petto.
Non è solito farlo, soprattutto perché i due non sono tanto per gli abbraccia con lui o con lo zio, ma stavolta è inevitabile.
«Ma un giorno sarete molto meglio. Questo posso garantirvelo.» Quando si separa, non riesce a smettere di sorridere. Stanno bene, stanno benissimo… e sanno trasformarsi in Super Saiyan!
La cosa che lo fa godere anche di più, è che siano più piccoli sia di Trunks che di Goten e ci siano riusciti lo stesso. Ammira i figli del terza classe, Vegeta!
Passa le mani nei capelli di entrambi, spettinandoli. Beh, spettina Jerez e la sua sciocca cresta, ma per Shiraz è uno sforzo inutile. Ha i capelli così lisci che, anche dopo averli smossi, tornano sempre al loro posto!
«Promettetemi che non scapperete più.» Ordina, pur con scarsa convinzione.
I due rimangono in silenzio per qualche secondo, per poi guardarsi un breve istante gli occhi. I gesti che fanno subito prima di rispondere, fanno poi sospirare con rassegnazione il padre.
«Va bene.» Pigolano in coro, anche se dentro pensano: “Ma non cagare il cazzo, pà!”. E, in fondo, ma molto in fondo, hanno pure ragione: i loro genitori — ma più in generale quasi tutta la loro enorme famiglia — non gli forniscono proprio i migliori modelli di comportamento alla quale ispirarsi. Senza contare che hanno quasi sei anni, e a quell’età gli Spettri sono praticamente progettati per non dar retta ai genitori.
Radish, però, non è scemo, e anche senza l’udito degli Spettri ha capito che stanno mentendo. «Prima di mentire, tu ti sposti i capelli dietro l’orecchio destro, e tu ti mordi il labbro inferiore.»
«Grazie, padre, per queste informazioni. Ora non lo faremo più e riusciremo sempre a prenderti per il culo.» Lo sfotte apertamente Everett alle sue spalle, per poi aggiungere con più enfasi «Possibile che devo insegnarti proprio tutto?! Non si devono mai svelare le cose ai rivali!»
Per quanto, soprattutto alla luce dei recentissimi eventi, sappiano che dovrebbero temere il feroce zio, loro non lo temono proprio per niente. Un poco quando erano cuccioli e gli rompevano l’anima per giocare quando riposava, ma ora non più. Ora, per loro, è come un affascinante giocattolo formato gigante che li insegue per prenderli a calci nel culo… e sfuggirgli è davvero troppo divertente!
«Scusa, Radish ma… sono figli tuoi?!» Domanda titubante Goku, osservando i due bambini.
Di quello un poco più alto ne è quasi sicuro — sì, insomma, assomiglia davvero troppo al fratello per essere una coincidenza —, mentre l’altro… l’altro lo sta guardando con un’espressione che proprio non capisce. Non ci metterebbe la mano sul fuoco, ma è quasi del tutto certo che stia pensando ad un qualche modo per riuscire lì dove ha fallito Majin Bu.
«Ora ci arrivi?!» Gli bercia in risposta il maggiore, sgranando gli occhi per lo stupore e lo sgomento. Li ha visti combattere, li ha visti trasformarsi, due secondi prima Everett lo ha scimmiottato definendolo “padre”! Possibile che tu sia così scemo?!
Goku, però, non se la prende per il suo tono troppo acceso. Semplicemente si abbassa al livello di quelli che, ormai è chiaro, sono i suoi nipoti. Sorride felice, mentre un nuovo entusiasmo lo invade da capo a piedi.
Sono i figli di suo fratello, l’uomo che non riusciva ad apprezzare la vita sulla Terra, che non riusciva ad apprezzarne gli abitanti. Sono i suoi figli e, per quanto ha visto finora, li ama alla follia.
Ora vuole conoscere anche loro due, vuole sapere come sia successo, chi sia stato in grado di fargli cambiare idea, di far cambiare lui.
Gli occhietti chiari del nipote più basso, però, lo riportano alla realtà. I suoi occhi curiosi e indagatori, ed il fatto che gli si sia avvicinato per annusarlo.
Dopo un velocissimo esame preliminare, poi, il piccolo dà voce ad un dubbio che si porta dietro già da un po’: «Tu non dovresti essere tipo morto stecchito?»
«È una lunga storia.» Risponde per lui Radish, sorridendo bonariamente al figlio, che tutto è tranne che soddisfatto dalla sua risposta.
A giudicare dall’espressione corrucciata dell’altro, è evidente che non sia stata sufficiente neanche per lui. Preparati, Everett, perché sarai tu a dover rispondere alle domande di tutti, che io avrò troppo da fare per rabbonire tua sorella.
«Un riassunto veloce?» Incalza infatti Shiraz, inclinando un poco la testa di lato.
«Era morto e ora è vivo.»
«Woah, con calma, sennò mi perdo!» Esclama sarcastico Jerez, con quella sua faccetta da culo che torna a farsi sempre più prepotente.
La sua unica, mera distrazione, è la piccola Marron che corre ad abbracciarlo, felicissima di vederlo.
Vorrebbe tanto farsi portare in groppa, adesso, ma non è certa che chiederglielo sia una buona idea. Ogni volta che lo fa, in fondo, lui in tutta risposta le mostra le zanne!
L’unica cosa che può fare, quindi, è sperare che sia così di buon umore da farlo di sua spontanea iniziativa, cosa ormai sempre più rara.
Pure Trunks e Goten si avvicinano velocemente ai due, e cominciano subito a parlottare fitti fitti tra loro sul combattimento, su quello che hanno e non hanno fatto, su quanto sono stati veloci e forti… ed anche su quanto potrebbe essere interessante tentare nuovamente la fusione mischiando le coppie e vedere quale risulta più forte.
Mentre Radish spiega a Goku e ai terrestri — ed anche ad un poco attento Bu — le cose base che devono sapere, rimarcando per ben due volte al fratello il concetto che mai e poi mai devono essere definiti lupi mannari o licantropi, ad Everett sorge un nuovo dubbio.
I nipoti erano stati portati via da Blackwood, lo ricorda bene… eppure nei dintorni non c’è la sua traccia odorosa. Come possono essere finiti lì, senza di lui? E perché mai li avrebbe lasciati liberi di scorrazzare in libertà, considerando la minaccia che incombeva sul pianeta?
Un atroce dubbio si insinua nella sua mente, ma non vuole crederci, aggrappandosi disperatamente all’idea di essere troppo prevenuto nei confronti dei due nipoti.
«Per curiosità, come siete arrivati qui?»
Silenzio assoluto, di quelli che lasciano intuire chiaramente che la risposta non è proprio delle più positive.
I due prìncipi rimangono fermi al loro posto, rimuginando su come risponde senza mandarli totalmente in bestia. Peccato solo che, ovviamente, questo modo non esista, perché ciò che hanno fatto è decisamente molto più grave di quanto i due si possano anche solo immaginare.
«Per farla breve» Inizia Shiraz, mostrandosi quanto più calmo possibile «La prima volta abbiamo origliato la conversazione del Concilio, poi abbiamo ordinato ai Segugi di spargere il nostro odore in giro, mentre i Cacciatori e gli Alpha facevano crollare tutti i tunnel secondari per fare da ulteriore diversivo. La seconda volta, invece, abbiamo fatto franare noi il tunnel dietro a Black.»
«Oh mio Dio, avete corrotto anche tutti gli altri…» Sulle prime a Radish viene pure da ridere. Una risata di quelle isteriche, che però muore sul nascere quando, in pochi istanti, riesce ad assimilare quanto hanno detto. A quel punto, solo panico: «Oddio, ma siete scemi?! Vostra madre mi ammazzerà! E poi ammazzerà anche voi!»
Pure Piccolo, che volente o nolente ha passato parecchio tempo in loro compagnia, sa quanto i loro gesti siano stati stupidi. Se un Sovrano dà un ordine ben preciso, non puoi fare una cosa del genere, neanche se hai il suo stesso sangue… e loro due non solo lo hanno fatto, ma hanno coinvolto un numero impressionante di altri cuccioli! Infine, ciliegina sulla torta, hanno “assalito” il Re del Sud. Siete senza speranze…
«Se mostrassero rimorso?» Tenta così, ignorando volutamente gli sguardi confusi dei due bambini.
Il problema è che Jerez è sinceramente confuso dalla sua proposta, e così pensa bene di chiedere delucidazioni, shockando gli altri.
«Che cos’è?»
«Di’ che sei dispiaciuto.» Gli risponde il fratello, che ha provato il senso del rimorso solo pochissime volte in vita sua. Stavolta, decisamente no.
«Non è vero.»
«Menti!» Ringhia esasperato Everett, già a lambiccarsi il cervello su come mettere un’enorme pezza a tutta quella faccenda.
Lascerà che Radish si occupi di Sherry, ed è abbastanza sicuro di poter dire che se la caveranno tutti con niente, ma per Blackwood ha bisogno di un diversivo, qualcosa che non gli faccia pensare troppo di essere stato messo nel sacco da una coppia di cucciolotti. Per quante cose orrende possa aver fatto in vita mia, non mi meritavo una simile fine…
«Facciamo che è tutta una fuga unica?» Scherza con un gran sorriso Shiraz, beccandosi un duro colpo sulla nuca. Non che questo genere di cose gli diano fastidio, a stento se ne accorge, ma quando è il padre a colpirlo con la coda, si sente sempre un poco umiliato. Aspetta che cresco, poi ti ci prendo io a codate!
Se Everett pensa a quante cose dovrà dire ai nuovi arrivati, quanto dovrà faticare per mantenere il branco — ma facciamo anche tutti e due — in riga, gli ci viene quasi da piangere.
Fino a meno di sette anni prima viveva come un recluso nel territorio delle Fate, osservava il mondo con distacco per proteggere l’unica cosa alla quale tenesse, e adesso si ritrova con una famiglia sempre più grande alla quale badare e annessi e connessi.
Una famiglia che, però, lui adora con tutto sé stesso.
I suoi problemi sembrano voler aumentare ancora, perché alla loro sinistra, dal fitto della boscaglia, sbuca timidamente una testolina coperta di brillante pelliccia dorata. È come un brillante spruzzo di Sole in quel verde, in quell’oscurità, ed il cuore del grande Spettro fa una capriola nel petto prima di ricadergli nelle viscere.
«Ma in quanti siete scappati?» Domanda un poco angosciato, senza però far niente per far capire al nuovo arrivato se farsi avanti o andarsene. Per quanto lo riguarda, quella è solo una sua scelta. Se sei abbastanza grande da decidere di scappare, lo sei anche per fare una scelta simile.
«Mh?» Si volta incuriosito, Shiraz, ed anche il suo giovanissimo cuore fa una capriola.
Era stato piuttosto categorico quando aveva detto che nessuno avrebbe dovuto seguirli, ma, in fondo, aveva già preso in considerazione che sarebbe andata così. Neanche lui sarebbe riuscito a trattenersi, e già riuscire a scappare una seconda volta è stata una prova durissima.
Si abbassa quindi su sé stesso, mutando mentre si sfila i pantaloncini leggeri, e si scuote un poco il vello sotto gli occhi incuriositi dei presenti. Il fatto che il suo nuovo zio si sorprenda e faccia ancora domande, gli fa pensare che non sia particolarmente sveglio, ma ora ha ben altro su cui concentrarsi. Una di queste cose, per esempio, è riuscire a gonfiare quanto più possibile il pelo un poco più lungo attorno al collo.
«Ehi, che ti prende?» Domanda Radish, preso in contropiede. Non è da lui fare così, mettersi in mostra in questo modo. Ma proprio mettersi in mostra in generale, non rientra nelle sue corde, preferendo da sempre lasciare la scena al più energico fratello minore.
Quando però il lupacchiotto non volta neanche il capo, né latra qualcosa in risposta, si sente sinceramente sorpreso. Neanche questo è da lui, dal momento che sembra godere fisicamente nell’avere l’ultima parola.
«Shiraz?» Prova così a richiamarlo, senza ricevere alcun genere di risposta.
Il cucciolo continua semplicemente a camminare, la coda che ondeggia leggera alle sue spalle, il manto nero che risplende alla luce del Sole ad ogni falcata.
Ed è proprio lì che sta andando, il giovane principe: dal suo Sole.
Cala uno strano e surreale silenzio mentre lo osservano avvicinarsi, così sicuro, così improvvisamente forte, deciso e adulto, e finalmente vedono chiaramente il secondo giovane lupo sbucare interamente dalla boscaglia.
Agli occhi dei nuovi arrivati è un esemplare sorprendentemente bello e aggraziato, col ventre snello e le zampe lunghe, la pelliccia chiarissima, accecante quando viene colpita dalla luce. Un vero e proprio raggio di Sole.
Non sono timidi gli Spettri, lo sanno. E sanno anche che questo giovane Spettro in particolare non lo è, malgrado spesso i suoi modi calmi e gentili suggeriscano il contrario, quindi non riescono a capire perché sia rimasto nascosto, anziché sbucare come una furia come fanno di solito.
Tutto pare immobile attorno a loro, sospeso, finché il lupo d’ebano non si avvicina quel tanto che serve all’altro per strusciargli la testa contro la sua, per stringersi al suo corpo sorprendentemente grosso e forte, per sedersi al suo fianco e lasciarsi coccolare a sua volta.
Le code si muovono velocemente dietro di loro, smuovendo l’erba, e il portentoso erede del Nord compie infine un gesto che, agli occhi di Everett, ha un significato davvero molto importante: seduti fianco a fianco, a strusciarsi le teste l’una contro l’altra, porta la zampa anteriore davanti al corpo dell’altra, poggiando appena le dita artigliate sulla sua zampa un poco più piccola, in un chiaro e folgorante segno di protezione e adorazione.
Sulle prime Radish cerca lo sguardo di Everett per avere risposte, ma quando lo trova totalmente pietrificato e con la bocca dischiusa, ripiega sul quella che è forse la fonte migliore.
«Tu! Parla.»
Non è sorpreso né dal comportamento dei due adulti, né da quello del fratello, per niente. L’unica cosa che lo sorprende, in realtà, è la sua assurda capacità di trattenersi dallo sparare prese per il culo a raffica.
«Mh? Ah, loro? Hanno fatto come te e mamma. E come i suoi genitori. E come te e nonna!» Risponde con una certa ovvietà, lasciando che Nuggets gli si strusci addosso.
«Lo— oddio…»
«Vuoi dire che…?» S’intromette Chichi, mentre il dubbio le si insinua velocemente nel cervello. Non ci credo!
«Oh, boia merda…» Commenta con un risolino isterico Everett, che finalmente ha trovato il tanto desiderato diversivo.
«Scusate, ma cosa succede?» Domanda Crilin, cercando di allontanare la figlia dal puma. Non che le farebbe mai niente, per carità, ma preferisce che eviti di giocare con animali selvatici più del dovuto.
«Hai detto una parolaccia! Paga!» Trilla allegro Jerez, riferendosi al barattolo delle parolacce che tengono in cucina. Lo svuotano in continuazione, e ci vanno sempre o a mangiare fuori o al luna park. Avere una famiglia scurrile a volte è un vero dono!
Radish si sta sforzando di mettere insieme un pensiero coerente tanto quanto si sta sforzando per dar loro una risposta.
«Succede che mio figlio, che compirà sei anni tra più di un mese, è ufficialmente fidanzato.» Non sa neanche come sia riuscito a dirlo tanto chiaramente, visto che nella sua testa suona in modo decisamente più assurdo.
«Cosa?!» Urla scandalizzata Bulma, scandalizzandosi poi ancora di più proprio per essersi scandalizzata per loro. Dopo tutti quegli anni, ormai, credeva di sapere tutto, di aver visto tutto… e invece ha appena assistito all’ufficializzazione di un fidanzamento reale tra due cuccioli. Pur non avendolo capito a pieno, in realtà ha appena assistito all’ufficializzazione di uno zing.
«Beh, così si spiega chiaramente l’unione col Sud…» Ridacchia Everett, che già si pregusta il dolcissimo momento in cui dirà al suo migliore amico che Sunshine, la più grande delle sue figlie, ha unito l’anima con suo nipote. Cazzo se ci sarà da ridere!
Radish, non appena il cervello gli si riconnette a sufficienza, scatta verso Jerez, afferrandolo duramente per le spalle e puntando gli occhi nei suoi: «JJ, devi promettermi due cose.»
«Cosa?» Non ci conterei troppo, sul serio.
«Primo, dovrai massacrare di botte tutti i ragazzi che proveranno ad avvicinarsi alle tue sorelle.»
«Perché?» Domanda confuso, aggrottando le sopracciglia. Pure i suoi amici, i suoi migliorini, giocano spesso con le sue sorelle, e lui non si è mai sognato di picchiarli per questo. Loro per primi picchieranno chiunque oserà avvicinarsi a loro con cattive intenzioni, perché mai rigirarglisi contro?
«Ricordi il film che hai visto da nonno Muten? Quello dove provano a fare i bambini?»
«Ti riferisci al film porno dove facevano sesso?» Ghigna malefico, godendosi lo shock negli occhi del padre. Solo perché sono piccolo pensi che sono scemo? Tsk!
Rimane in silenzio per qualche secondo, Radish, ammutolito, per poi ingoiare quell’enorme groppo in gola e proseguire: «Il fatto che tu sappia di cosa stai parlando mi turba tantissimo, ma sì, il sesso. Un giorno in molti vorranno farlo con le tue sorelle, e tu dovrai impedirlo, chiaro?»
«Okay.» Beh, più o meno. Dipende da chi ci proverà, immagina. Anche perché, in realtà, per lui nessuno si avvicinerà mai a loro in quel modo; perché sono noiose, le sue sorelle, urlano sempre e a volte fanno le spocchiose. No, secondo lui decisamente nessuno sarà tanto scemo da avvicinarsi alle sue sorelle in quel senso. È già un miracolo se hanno degli amici!
«Secondo, ma non meno importante, voglio che tu ti diverta il più a lungo possibile prima di sistemarti come Shiraz, va bene?»
«Divertirmi?» Ecco, stavolta non capisce. Lui già si diverte sempre, e di certo non ha alcuna intenzione di smettere. Shiraz da adesso smetterà di divertirsi? Oddio, poverino!
«Vuole che tu spezzi quanti più cuori possibile, cucciolo.» S’intromette Everett, lasciandosi andare ad un sorriso sghembo «Per quanto ne so, sei già sulla buona strada, mh?»
«Ah sì? Siamo sulla buona strada?» Ridacchia a sua volta Radish, spettinandolo ulteriormente.
«Non hai mai notato che è circondato da un sacco di bambine?»
«Sono le mie amiche.» Puntualizza stizzito, sistemandosi di nuovo la cresta con le mani.
«Io alle mie amiche non do baci sulla bocca.»
«Cosa fai tu?!» Strilla Crilin, facendo salire la voce di due ottave. Sua figlia, quando può, gli ronza sempre attorno, ed ora viene fuori che, a quanto pare, il permaloso principino si sbaciucchia con le sue amiche. Come potrebbe non cadere nel panico?!
Quando però il cucciolo lo guarda come se fosse scemo, con la sua dolce Marron che lo guarda a sua volta senza capire cosa sia stato detto di tanto assurdo, decide di lasciar cadere l’argomento, giusto per poi riprenderlo in privata sede.
Jerez, dal canto suo, decide semplicemente di ricominciare ad ignorarlo. Non ha niente contro di lui, né contro nessuno di loro in realtà, ma semplicemente non gli interessa. Ciò che gli preme di più adesso, è tornare al Nord vedere che piega hanno preso gli eventi. L’idea di rivedere la madre, però, lo riempie da una parte di puro entusiasmo, ma dall’altra di nero terrore.
Padre e zio non riusciranno mai a terrorizzarlo quanto lei, malgrado sappia bene che sia fisicamente più debole di entrambi… quando s’incazza sul serio, però, gli mette sinceramente i brividi, anche perché spesso neanche Shiraz riesce a fregarla con la sua parlantina. Speriamo sia stanca… o che la stanchi papà!
Radish, che a fatica sta accettando quanto appena scoperto, si avvicina stancamente al fratello e gli avvolge il braccio attorno alle spalle, scuotendolo un poco. Se pensa che la parte difficile e stressante deve ancora arrivare…
«Che ne dici, fratellino, ti va di conoscere il resto della mia famiglia?» Meglio non pensarci, ma concentrarsi su di lui. Gli pare entusiasta di tutto ciò che sta vedendo, e questo lo rende a sua volta felice.
Quante volte, in fondo, aveva desiderato che s’incontrassero? Quante volte aveva desiderato di mostrargli il suo regno, di fargli vedere e toccare con mano tutte quelle stranezze? Quante volte si è fatto male pensando al suo incontro con sua moglie?
«Volentieri!»
Adesso ci sono, è il momento di mostrargli tutto quanto, di fargli conoscere nuovi guerrieri straordinari, che lui continuerà a proteggere strenuamente; è il momento di fargli conoscere il resto della sua famiglia, di fargli incontrare la donna che ha reso l’impossibile possibile.
«Forza, andiamo. Prima, però, è bene mettersi dei vestiti un po’ più caldi.» E detto questo, semplicemente s’incammina verso la Tana col fratello stretto nella sua morsa.
Gli esseri umani non vi possono accedere normalmente, non senza essere accompagnati da uno Spettro o, in alternativa, senza esservi condotti direttamente dal Re del Nord. Riuscire anche a realizzare questi piccoli ma fondamentali dettagli di difesa e occultazione è stata una vera impresa per le Fate, che hanno dovuto dar fondo a tutto il loro impegno per riuscirci, ma è decisamente la cosa migliore. Se qualche povero sventurato vi si addentrasse per curiosità, o per qualsiasi altro motivo, verrebbe immediatamente catturato e poi servito in tavola.
È silenziosa la Tana, adesso, e per Radish è insolitamente angosciante.
Tutti vanno e vengono anche da lì, alcuni vi abitano, altri la usano per il lavoro, altri ancora solo per transitare o per incontrare un amico.
Ma adesso è vuota e silenziosa, si sentono solo il rumore dei loro passi e il lievissimo chiacchiericcio di Videl e Mister Satan che chiedono informazioni a Gohan.
La piazza principale, così tragicamente deserta, gli evoca ricordi lontani. Per essere precisi, lo costringe inesorabilmente a ripensare alla prima volta che vi ha messo piede.
Non era così attrezzata, non c’era la luce elettrica, non c’erano comodità di alcun genere. C’era solo un enorme branco spaventato dalla presenza di Darren, c’erano le sue minacce, i suoi orribili sproloqui  su ciò che Jäger avrebbe fatto a tutti loro, a Sherry. E poi è arrivato lui, fregandosene di ogni avvertimento e richiesta. È arrivato lui e l’ha massacrato di botte, lasciandolo in vita col solo ed unico scopo di farlo tornare dal suo folle Re per fargli capire che le carte in tavola erano cambiate, e che ora pure lui avrebbe giocato con loro quella partita malata e decisiva.
Gli sembra quasi di rivederla, adesso, in cima a quell’escrescenza, il corpo nudo e forte, lo sguardo fiammeggiante di rabbia e eccitazione.
Gli sembra passata una vita da quel momento, da quando massacrò Darren per difenderla e poi andò da lei, sfilando in mezzo al branco come nuovo maschio dominante… gli sembra passata una vita eppure gli sembra passato appena un giorno.
Perché con lei il tempo scorre in modo bizzarro, per lui. È come se sentisse il passare di ogni secondo, ma tutto rimanesse come immobile, sospeso, incantato. Ogni risata è sempre stata vera, ogni parola che si sono detti aveva un suo significato, ogni tocco ha lasciato un segno in entrambi, e ogni bacio che si sono scambiati ha trovato un posto nelle loro anime.
Non ci sono mai stati momenti sprecati o banali.
Ogni singolo momento contava.
Ogni secondo gli ha dato nuova vita.
Affretta il passo, dirigendosi verso il tunnel che li collega ai Territori del Nord. Prima di entrarvi, con la consapevolezza che non sia stato fatto crollare poiché uno dei principali e quindi più sorvegliato, si cambia gli abiti, suggerendo anche ai nuovi arrivati di farlo. Gli altri già sanno quanto sia fondamentale farlo, soprattutto ora che le temperature stanno ricominciando a scendere, ed anche quanto sia saggio indossare quei piccoli amuleti delle Fate che terranno un poco più stabile le loro temperature corporee, parandoli da tutto quel gelo. Funzionano anche al Sud, in realtà, tenendoli più freschi e proteggendoli da quel caldo infernale.
Una volta indossati quindi abiti più appropriati, si incamminano verso il basso.
Shiraz e Sunshine hanno ripreso sembianze umane, ma, come Jerez ed Everett, si solo limitati ad indossare vestiti quanto più normali possibile, poiché per loro né il caldo né il freddo è un reale problema. I loro stessi organismi perfettamente sani e forti li schermano da ogni genere di clima, permettendogli di stare a loro agio sempre.
La piccola Alpha tiene saldamente la mano del Mezzosangue, che pare piuttosto indifferente alla faccenda malgrado sia di fronte ad un buon numero di persone. Ma lui per natura non è un tipo che si scompone per queste cose, rimanendone generalmente indifferente finché non si fanno troppo esagerate e plateali. Girare mano nella mano, però, non rientra in questa categoria.
Per lui, perché per Jerez è abbastanza impensabile.
È proprio un qualcosa di strano nella sua testa, perché non gli dispiace il contatto fisico ma al tempo stesso lo urta. Passano i membri della sua famiglia, ma con chiunque altro spesso si rivela qualcosa di pericoloso. Toccarlo troppo equivale, per lui, a metterlo all’angolo, e alla lunga arriva a rigirarsi violentemente pur di allontanare chiunque lo infastidisca con un contatto indesiderato. Sunset lo sa bene, perché è uno dei suoi giochi preferiti.
È forse per questo loro rapporto strano se Radish e Sherry pensavano che, un domani, forse i due sarebbero potuti finire insieme, e invece la famiglia del Sud è toccata a Shiraz… che ora gli pare quasi indifferente.
Si può sapere da chi hai preso?!
Ascolta distrattamente le chiacchiere degli altri alle proprie spalle, seguendo con attenzione i movimenti dei tre cuccioli davanti a sé. Sono così sicuri di loro, così sprezzanti del pericolo da risultargli addirittura folli… e gli piacciono da impazzire.
Avesse avuto lui stesso la loro sfolgorante sicurezza, la loro inesauribile voglia di fare, il loro illimitato coraggio, niente e nessuno l’avrebbe mai e poi mai fermato.
Solo ora, però, si rende conto che Sherry gli ha dato la forza necessaria per sviluppare quelle qualità. Se non fosse stato per lei, per il suo stesso desiderio folle di proteggerla, che poi si è esteso a quei piccoli Diavoli, lui adesso non sarebbe l’uomo che è, e probabilmente alla fine avrebbe battuto in ritirata davanti a Majin Bu. Invece ha retto il colpo, ha incassato ed ha proseguito a testa alta, superando i propri limiti ancora una volta.
Lei è la sua forza, e Dio solo sa se ora non muore dalla voglia di ringraziarla anche per questo.
«Che ci fai qui, Mag?»
Alza lo sguardo, capendo a chi si sia rivolto Shiraz. Sentirgli una tale autorità nella voce gli fa sempre uno strano effetto.
«Le mamme sono incazzate con Chuck perché si è bucato ancora le orecchie, e Micah… Micah è Micah.» Difficilmente lo definisce papà, ma non per cattiveria; semplicemente a lui viene più spontaneo chiamare le persone per nome. Se dice “mamme”, è solo perché è più veloce.
Radish, alle spalle del figlio, sogghigna appena. Ricorda bene la prima tragedia di Bree e Mimì quando videro lui, Magnus, con il lobo sinistro forato. Usò una zanna per farlo, una di quelle rese sottili come spilli per, appunto, forarsi la pelle in modo irreparabile per orecchini e tatuaggi.
Si infuriarono entrambe perché aveva appena tre anni, ma la tragedia vera e propria scoppiò quando il bambino, candidamente, si parò il culo affermando che il fratello lo aveva fatto ad entrambe le orecchie.
Che poi la tragedia si sia estesa anche a casa loro per colpa di Jerez, è un’altra storia.
«Perché sei coperto di sangue?» Domanda invece Jerez, riportando il Saiyan con i piedi per terra. Pensando ai fatti propri, non si era infatti reso conto che il biondino ha il volto pieno di sangue, che cola un poco anche sul petto.
«Julian mi ha tirato un pugno.»
«E perché lo avrebbe fatto?»
«Perché avevo provato di nuovo a barare a carte, e lui ha perso la pazienza. Non sa stare al gioco, quel bastardo
Il bambino, poi, piega di scatto la testa, massaggiandola mentre geme di dolore.
Un piccolo sassolino rotola fino al piede del Saiyan, e poco dopo entra nel suo campo visivo Julian, figlio bastardo di Apophis.
All’inizio temevano che potesse rivelarsi un pazzo sadico al pari del padre, ma dopo attenti esami si è rivelato essere ben distante da lui. Ha certamente l’aggressività intrinseca degli Spettri, e tendenzialmente reagisce con violenza quando si prova a prenderlo troppo in giro, ma a cose normali è un cucciolo tranquillo.
Ha in genere uno sguardo stranamente malinconico, malgrado da anni ormai non abbia più delle reali preoccupazioni. Un tempo, infatti, gli altri bambini lo schifavano e allontanavano per via del suo sangue, e lui ne soffriva immensamente. Non era come il padre biologico, non aveva niente a che fare con lui ed anzi ripudiava il suo nome e il suo ricordo, eppure gli altri non lo capivano. I suoi figli e il loro stretto giro di amici sì, ed anzi se ne fregavano di chi fosse figlio, ma gli altri… gli altri lo guardavano come se fosse l’Anticristo.
Lo trovarono in lacrime lui e Tristan dopo un loro allenamento, e lì scoprirono cosa stava succedendo. Lui e il fratello Adrian venivano allontanati, spesso presi a sassate quando gli adulti erano lontani, e lui stava cominciando a pensare davvero di avere qualcosa di sbagliato.
Radish gli fece capire che loro non scelgono chi li mette al mondo, e che non sono come loro; Tristan gli asciugò le lacrime e lo prese sotto la sua ala. Da allora, sotto la sorveglianza del forte Cacciatore, i due piccoli conducono una vita più tranquilla… e non è insolito che passino la notte con i due principini!
Casa loro, infatti, talvolta ricorda uno strano incrocio tra un asilo nido e un hotel.
«Occhio, Impuro, che ti faccio ingoiare i denti con un secondo pugno.» Ha gli stessi occhi grigi del padre, gli stessi capelli neri, lo stesso portamento fiero, e su quattro zampe è già notevolmente grosso per la sua età, ma manca decisamente della sua cattiveria e del suo sadismo. In realtà, al piccolo piace da impazzire giocare a carte e fare puzzle. Il fratello, invece, esce scemo per i treni.
Dopo la decisamente non velata minaccia, che in realtà non ha alcun fondo di verità, Magnus prende una bella rincorsa e gli salta in braccio, allacciandogli con forza le gambe alla vita, e poi lasciandosi scivolare all’indietro con il busto.
Lo fa sempre e con chiunque, e nessuno, neanche i suoi genitori, riescono a capire il perché.
«Non vi capirò mai, voi altri scalmanati!» Afferma infatti Fern, dando voce al pensiero generale.
Gli anni sono trascorsi anche per lei, che adesso appare come più fragile e delicata, malgrado sia rimasta la solita irriducibile signora di sempre. Se non fosse così, col cazzo che riuscirebbe a star dietro alla valanga di nipoti esagitati che le girano sempre per casa!
«Radish, caro, vieni qui e fatti abbracciare!» Non aspetta neanche una risposta, semplicemente lo afferra e lo stringe a sé. Gli vuole sinceramente bene, perché è grazie a lui se tutto è cambiato. A lui e alla sua perseveranza, che ha permesso che quel dolce sentimento che lo tiene legato a sua figlia potesse solidificarsi.
«Non dovresti sforzarti troppo, lo sai.» La rimbecca invece lui, consapevole più di lei della sua fragilità. È però anche consapevole che sia tutto assolutamente inutile, perché, proprio come Sherry, Fern non ascolta nessuno.
«Pensi che, visto che sono anziana, starò seduta in poltrona ad aspettare con pazienza che la morte venga a prendermi?» Sorride con aria ferina, e la discussione muore immediatamente. Provare a ragionare, soprattutto su questo argomento, è totalmente infruttuoso.
Gli occhi da lince dell’anziana signora poi si spostano su Goku, squadrandolo per qualche secondo con attenzione. Ha ripetuto fino alla nausea al genero che no, la sua bambina non si sognerà mai di guardare un altro uomo, per quanto questo possa essere più forte di lui, e ora più che mai non capisce cosa tema tanto. Goku non passa di certo inosservato, con quella mascella forte, i muscoli potenti e l’aria allegra, ma manca proprio di quel qualcosa che ha sempre fatto girare la testa a Sherry: la prepotentissima aria da stronzo!
Radish, a questo punto, dovrebbe averlo capito, ma è evidente che la sua insicurezza è ben più forte della ragione.
«Questo dev’essere tuo fratello, immagino. Non ti somiglia particolarmente, sai? Ma noto un’estrema somiglianza con un bambino che, ne sono sicura, vorrebbe tanto queste caramelle…» Dalla tasca della pesante giacca, estrae un paio di caramelle avvolte in un incarto rosso rubino, con la scritta dorata. Per quanto ne sanno tutti i bambini, le crescono proprio nelle tasche!
Goten, che essendoci cresciuto vicino la considera al pari di una nonna, scatta velocissimo e afferra felice la caramella, sfoggiando un gran sorrisone.
«Grazie mille, Fern!»
«È un piacere, tesoro.» Gli carezza dolcemente la guancia paffuta con il dorso della mano, poi si volta e allunga la mano verso Trunks, che non si è ancora mosso solo perché vuole mostrarsi un duro davanti al padre. Dentro, in realtà, muore dalla voglia di prendersi immediatamente la caramella.
«E questa, invece, è per il bellissimo principino dei Saiyan.»
«Ti ringrazio!»
«A noi niente?» Cinguetta allegro Magnus, facendole gli occhi dolci. Il problema, però, è che non ne è capace! È forse l’unico bambino al mondo incapace di fare gli occhi dolci, risultando sempre vagamente inquietante.
«Voi vi stavate ingozzando fino a cinque minuti fa!» Fosse per lei darebbe loro sempre tutto ciò che vogliono — è la nonna, in fondo, ed è programmata per questo —, ma sa che non è consigliato rifilargli troppi zuccheri.
La sua attenzione, poi, viene velocemente calamitata da una figura barcollante nel buio. Figura barcollante che, da un momento all’altro, si appiattisce contro la parete e ci striscia contro.
«Ma sta bene?» Domanda, cercando di nascondere l’imbarazzo.
Chi non conosce il soggetto, adesso si ritrova in parte preoccupato per la sua salute, dal momento che pare tutto fuorché star bene, ed in parte per la propria incolumità, perché man mano che si avvicina i suoi occhi azzurri appaiono sempre più inquietanti e spiritati.
Magnus, al contrario della nonna, non ci pensa proprio a nascondere il proprio imbarazzo e fastidio, e con un sibilo domanda: «Tutto a posto?»
«Avete mica visto il mio cucciolino? Sììì, eccolo, Spindle! Bello, cucciolino mio, tutto coccoloso lui!» Micah, in tutto il suo tragico splendore, sbarra maggiorente gli occhi, e si lancia senza problemi su Goten. Lo tiene fermo con forza e gli carezza la testa come farebbe col bastardino che Bree e Mimì hanno adottato quasi un anno addietro.
Il bambino, dal canto suo, non muove neanche un muscolo. Potrebbe toglierselo di dosso facilmente, ma non lo fa. Le rarissime volte in cui l’ha visto in uno stato alterato è sempre stato troppo divertente.
«Lui decisamente non è Spindle…» Sghignazza Shiraz, mentre Sunshine nasconde il viso contro la sua spalla per trattenere una sonora risata.
«Sicuro di vederci bene?» Domanda Piccolo, scioccamente preoccupato. Si sorprende pure di sé stesso, perché ormai ha capito alla grande quanto sia inutile preoccuparsi per loro quattro, che negli anni si sono calmati solo in apparenza.
Quando poi il portentoso Segugio alza lo sguardo, sente un brivido lungo la spina dorsale. È andato!
«Ma mamma, stai scherzando? Ci vedo benissimo! Ho leccato un rospo venti minuti fa, ma credo di vederci ancora benino!»
Rimangono tutti in religioso silenzio per qualche secondo, meditando sulle sue parole tanto convinte, finché Piccolo non decide di fargli presente il suo minuscolo errore.
«Non sono tua mamma.»
«Io sarei qui, adorabile idiota.»
Micah, che non è del tutto convinto delle loro parole, si alza di scatto, gli occhi ben puntati sulla figura severa del Namecciano.
«Sostieni davvero che non ci vedo un cazzo?» Domanda, scettico «Cioè, mi stai insinuando un dubbio davvero sottile… allora che posso aver ficcato nel culo dell’axarat al posto del ripieno?»
«I miei raudi.» E pensare che, prima di prendersi il pugno, gli aveva pure urlato contro di smettere di mettere le sue zampacce nella scatola, perché glieli stava finendo e a lui servivano. La cosa che lo preoccupa forse di più, in realtà, è che il gemello mostri di giorno in giorno di essergli molto simile.
«Forte! Andiamo a cercare qualcosa da far scoppiare?! Mi sento carico abbestia!»
Radish, mentre lo osserva andare via a passo di carica con i due bambini saldamente trattenuti per i polsi, si sente morire un poco dentro.
Sapeva che il primo approccio non sarebbe stato dei più semplici, proprio come non lo fu per lui, ma non aveva preso in considerazione quei rospi del cazzo!
Li ha provati anche lui, in realtà, ma anche questa è un’altra storia. Di certo, comunque, né lui né Sherry se ne sono andati in giro ad importunare gente a caso, preferendo infatti una sessione sfiancante di sesso mistico, un qualcosa di così al limite che, per quanto meraviglioso, non è poi troppo certo di voler riprovare.
«Oi, bei capelli!»
Adesso è certo di voler davvero sprofondare nel terreno, giù giù fino al centro della Terra.
Mordecai, che non pare poi troppo più lucido del fratello — ma è appunto Mordecai, la sua espressione pare sempre sballata —, sta ad una spanna di distanza dalla faccia del fratello.
Il fatto che debba piegarsi in basso per poter stare faccia a faccia, in un frangente diverso, lo farebbe ridere, ma ora è solo preoccupato di cosa potrebbe fare. Non che suo fratello sia un attaccabrighe, né uno che se la prende per le scemenze, ma preferirebbe davvero evitare ogni possibile problema.
Ma si parla pur sempre di Mordecai, i problemi sono inevitabili come la morte.
«Ti sfido ufficialmente a chi mangia più orsetti gommosi.»
Col senno di poi, però, è andata alla grande, e Radish tira un mentale sospiro di sollievo.
«Mordecai, porta via il culo da qui o giuro che mi ci trovi!» Sibila nervosa Fern, avvicinando l’indisciplinato figlio per farlo allontanare dalla parte opposta. Il fatto che, per chissà quale assurda ragione, continui a temere le sue botte malgrado sia il quarto Spettro più forte in entrambi i Territori lo sconvolge continuamente.
«Mi sento in dovere di chiedervi già scusa per tutto quello che potrebbe accadere d’ora in avanti…» Afferma Everett, il tono piatto ed impersonale. In realtà dentro muore dalla voglia di vedere la faccia di Blackwood quando apprenderà la lieta notizia.
«Mi associo.» Gli dà man forte Radish, lasciandosi andare stavolta ad un sospiro vero e proprio.
Vivere con loro, rapportarcisi, controllarli è quanto di più faticoso si possa immaginare. Con la loro forza, la loro passione bruciante, la loro energia quasi illimitata, tutto può trasformarsi in una lotta sia fisica che mentale… ma lui ormai ci si è abituato. Ad essere del tutto onesti, ora gli è decisamente chiaro quanto non potrebbe più farne a meno.
Sospingendo leggermente Jerez con la coda, riprendono il loro cammino.
La luce in fondo a quel lungo ed oscuro tunnel si fa sempre più forte, e l’aria che respirano più pulita e fresca. Ad un certo punto, poi, diventa proprio fredda.
Il panorama che si apre infine davanti ai loro occhi è qualcosa di sconvolgente.
Con tutte le loro modifiche e le loro migliorie, entrambi i Territori hanno assolutamente perso quella traccia primitiva di orrore e ferocia, diventando realmente qualcosa di molto più riconducibile ad un sogno antico, qualcosa di incantato e prezioso.
Mister Satan e Videl, in particolare, rimangono a bocca aperta e col fiato spezzato in gola di fronte a tutta quella candida magnificenza, non riuscendo a capacitarsi di quell’assurda realtà: sono stati appena catapultati in un mondo da sempre nascosto dentro al loro mondo!
C’è però un secondo pensiero che serpeggia nelle loro menti frastornate, ovvero quello che, da adesso, sono totalmente circondati da creature che si trasformano in giganteschi lupi capacissimi di usarli come stuzzicadenti dopo averli masticati per bene.
Decisamente non si sentono molto tranquilli.
«PAPÀÀÀ!»
Doveva aspettarselo. Radish doveva aspettarselo e così prepararsi, invece si è lasciato andare alla superbia, lanciando un’occhiata piena di orgoglio al fratellino, e adesso si ritrova col culo per terra. Anzi, non solo il culo, sta proprio tutto per terra, con le figlie che l’hanno malamente placcato stese sul petto.
Non vuol dare a vedere che questa botta gli abbia fatto male, ne andrebbe del suo orgoglio ammettere che con quei magri corpicini gli hanno sinceramente fatto male alle costole, così si limita a stringere i denti e a circondarle con le braccia.
Sono crescite anche loro, diventando decisamente troppo carine per i gusti di Radish. In realtà lo sono anche per quelli di Everett, ma si sforza di non fare commenti, giusto per far passare solo Radish come quello insopportabilmente geloso.
Quando però Kahlúa gli si lancia con un balzo tra le braccia, si sente sciogliere dentro e vaffanculo a tutta quell’aria gelida ed impassibile che ha di solito. Quelle due sono anche le sue principessine, e Dio abbia in gloria chiunque oserà sfiorarle.
«Ma guarda chi è di ritorno! Quasi non ci speravo più!»
Il sorriso di Everett si affila, trasformandosi più che altro in una specie di ghigno malefico. Non bada neanche alla nipotina che scalcia tra le sue braccia per farsi rimettere a terra; l’unica cosa importante, adesso, è demolire emotivamente quella faccia di culo di Blackwood.
Ma al Re del Sud non passa neanche per la testa che possa essere successa una cosa tanto grande alla sua bambina, così indirizza la sua attenzione allo straordinario guerriero che si erge al fianco di Radish.
Per quanto lui, così come chiunque altro, non si sognerà mai di mettere in discussione la sua assoluta potenza, dentro sente che non si sentirebbe mai di mettersi nelle sue mani come fa con Radish. Perché pure il rapporto tra loro due si è solidificato molto negli anni, ed ormai lo considera in tutto e per tutto non solo un amico stretto, ma proprio un suo pari.
«E così questo è il tanto chiacchierato Kakarot… mh. Aspetterò un giorno o due per rispetto, e poi—»
«E poi un cazzo! Prima dovrà battere me!» Come Mordecai abbia fatto ad arrampicarsi sull’escrescenza sopra alle loro teste senza farsi notare, non se lo spiegano e neanche vogliono chiedere. Se si mostrassero troppo incuriositi da ciò che fa, sanno bene che se lo ritroverebbero in casa, come una sottospecie di orribile apparizione divina decisamente non richiesta.
Se però risulta difficile staccargli gli occhi di dosso, è per quei due adorabili bambolotti paffuti che tiene con attenzione tra le braccia.
Bree e Mimì, infatti, da qualche tempo parlavano della possibilità di allargare la famiglia, così stavolta si sono rivolte all’ultimo membro del Quartetto senza figli, ed infine sono saltati fuori Mason e Klaus, due Cacciatori Impuri dai grandissimi occhi color cioccolato e i capelli biondo caramello. Inutile dire che sono già stati usati per rimorchiare dai loro amici single, ma meno inutile specificare che siano riusciti a calamitare sulle loro piccole e deliziose figure tutta l’attenzione esattamente come avrebbe fatto il padre.
Quelle due piccole fabbriche di bava hanno già un brillante futuro da rubacuori davanti a sé.
«Mi credi se ti dico che saresti stato più felice se non fossimo tornati?» La voce beffarda di Everett, però, li riporta con i piedi per terra. Dopo una simile affermazione, infatti, non sarebbero troppo sorpresi di vederli mutare per lottare.
«Perché?»
La spiegazione non arriva da Everett, non subito almeno. A volersi prendere il disturbo di avvertire il Re della lieta notizia, sono gli altri cuccioli, tra cui i suoi stessi figli e le due dispettose principesse del Nord.
Per farlo hanno pensato ad uno spettacolino speciale, che il piccolo Shiraz si sarebbe evitato molto volentieri. Stanno canticchiando una canzoncina nota, infatti, e lentamente si stanno avvicinando tutti in semicerchio, bloccando loro le vie di fuga. No, no, no, NO!
«La-la-la-la, la-la-la-la
Go on and… kiss the girl!»
«EH?!»
«Sha-la-la-la-la-la
My, oh my
Looks like the boy's too shy
Ain't gonna kiss the girl»
Shiraz non credeva davvero che si potesse desiderare con tale ardore di sparire dalla faccia della Terra, ma è proprio ciò che sta facendo.
Vorrebbe eclissarsi, evaporare, venire inglobato nel terreno. Tutto andrebbe bene allo stesso modo, l’importante sarebbe solo sparire da lì ed evitarsi così una simile umiliazione.
D’altro canto Sunshine, seppur ignara di questo piano malefico fatto per annunciare in modo ancor più ufficiale ciò che è successo, non si sente troppo a disagio. Se lo sarebbe evitato? Ovviamente. Si vendicherà in qualche modo con le sorelle e i fratelli? È probabile. Vorrebbe che Shiraz seguisse il loro consiglio? Assolutamente sì.
«Sha-la-la-la-la-la
Ain't that sad
It's such a shame, too bad
You're gonna miss the giiirl!»
Dal momento, però, che il giovane principe non si muove di un solo millimetro, decide di prendere lei, ormai ufficiale futura Regina di tutti gli Spettri, la situazione in mano.
Letteralmente.
Lo afferra infatti con una mano per la manica della maglietta e lo rigira, poggiando con decisione le labbra morbide e carnose su quelle più sottili di lui, scambiandosi così il loro primissimo bacio di fronte a tutti.
«Go on and kiss the giiirl!!!»
Blackwood, dal canto suo, sente di essere ufficialmente morto dentro, tanto quanto sente che è a tanto così dal compiere un gesto orribile. Non gli è chiaro su chi dei due, se sul piccolo lurido bastardo che se ne sta impalato a baciare sua figlia con gli occhi sgranati, o proprio quella piccola poco di buono che l’ha costretto a farlo.
«MA IO TI STACCO LE PALLE!» Meglio prendersela con lui, all’inizio. Lei è sua figlia, ha tutto il tempo di questo mondo per farla pentire di un gesto simile.
«Non sei felice che siamo parenti?» Ridacchia Radish, trattenendosi a stento.
Shiraz, nel frattempo, è riuscito in qualche modo a liberarsi senza essere brusco, e adesso osserva i due adulti con la stessa espressione che sfoggia il padre ogni volta che viene preso alla sprovvista e non capisce più nulla. Fosse su quattro zampe, però, scodinzolerebbe parecchio..
«Parenti il cazzo, ET! Lei è una zoccoletta e tuo figlio è momentaneamente un fottuto zombie!» Nessuno, mai, ha visto Blackwood così sconvolto e fuori di sé. Neanche quando apprese della morte di Leila, quella di Everett e neanche quando scoprì che invece era vivo e vegeto.
È completamente sottosopra, non sa cosa dire e cosa fare, neanche cosa pensare, e questo lo manda ai matti. Sua figlia, la sua adoratissima bambina, è fidanzata! Presto andrà a letto con quel futuro mostro che, se non sarà capace di trattenersi, la spaccherà in due!
Decisamente non era pronto a dover pensare a simili, catastrofici eventi.
«Se fai del male a lui, sempre ammesso che tu ci riesca, lo fai anche a lei. Dovresti saperlo tanto quanto noi due.» Insiste Everett, con quel ghigno malefico che non accenna a volersene andare. Dire che sta godendo da matti è dire decisamente poco.
«Cosa…?»
«Hanno unito l’anima anche loro.»
«MA CHE CAZZO DICI?!» Quest’urlo probabilmente lo hanno sentito anche in superficie, tanto è stato furioso «IO TI CASTRO, PICCOLO MOSTRO!»
Sunset, con quel suo faccino adorabile e falsamente innocente, si porta senza esitazioni al fianco del fidanzato di sua sorella — nonché fratello dell’altro rompicoglioni —, ed incrocia le braccia magre al petto con fare stizzito.
Gli occhi di tutti si posano di colpo su di lei e su quella sua espressione contrariata ed arrogante.
«Stai esagerando, papà. Sembra una delle mie reazioni! Come quando mia cugina mi ha rubato i pastelli, e io le ho tagliato la coda di cavallo e l’ho indossata per un mese.»
«Che cazzo hai fatto?!»
«Lui vuole castrare tuo figlio, concentrati su quello.» Risponde arricciando poi la bocca di lato e muovendo la mano come se stesse scacciando una mosca.
Per quanto gli abbia dato un buon motivo per tornare a concentrarsi su Blackwood, però, Radish non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Così piccola, così minuta, così graziosa… e così pazza furiosa!
Poteva aspettarsi tantissime cose anche da lei, soprattutto considerando il caratterino che si ritrova, ma non una pazzia simile.
Mentre tutti sono presi dallo strano teatrino messo su da Blackwood, con tutti quei cuccioli sghignazzanti che osservano il tutto con molto mal celato divertimento, il piccolo Goten si ritrova a subire lo stesso attacco che poco prima ha dovuto sopportare lo zio. L’unica differenza, è che a placcarlo stavolta è solo la sua Alaska.
«Mi sei mancata tanto!» Cinguetta felice, mentre le stringe con forza le braccia al corpo.
«Anche tu!»
«Gohan!»
Neanche lui riesce a salvarsi dall’energica dolcezza delle cugine, e neanche si è mai sognato di farlo. Quando le vide la prima volta, ricorda che si sciolse come neve al Sole, e che sentì il cuore sfarfallargli dolcemente nel petto non appena gliele misero tra le braccia.
Se le due si mettessero sotto, potrebbero portargli via anche le mutande.
«Ehi, dolcezza! Guarda un po’ chi c’è! Lui è tuo zio Goku!» Afferma con un gran sorriso, tenendo saldamente la bambina in braccio.
Il Saiyan si abbassa su di lei, desideroso di conoscerla, di parlarci, di poter creare un legame d’amicizia come con gli altri… ma lei, per usare un termine della psicologia moderna, non se lo incula di pezza.
«A me interessa di più lei.» Afferma infatti con un sorrisetto furbo, fissando una più che imbarazzata Videl «Sai che hai degli occhi bellissimi?»
«Ehm, io— grazie?» Arrossisce fino alla punta delle orecchie, non tanto per il complimento quanto perché, dopo che la piccola l’ha tirata in mezzo, sente davvero troppi occhi a trafiggerla. Un paio in particolare le danno fastidio, che sembrano quasi volerla incenerire lì dove si trova.
«Io sono Kally. Lei è Ally.» Afferma con orgoglio e dolcezza, per poi lanciare un’occhiata più che velenosa a Theodora, rimpiattata in alto con le amiche «E tu sei morta se ti avvicini ancora a mio cugino!»
«Kally!» La rimprovera subito Radish, mentre si sforza di tenere fermi Blackwood e Everett. L’ultima cosa di cui hanno bisogno, è proprio uno scontro, per quanto amichevole. Sherry è già incazzata come una bestia, lo sento; se vi ci mettete pure voi, io non potrò fare niente!
Ma alla bambina importa poco o niente del “severo” rimprovero del padre, perché qualcosa di molto più interessante ha appena attirato la sua totale attenzione: «UH! UN CUCCIOLO!»
Basta questo, e tutti i cuccioli si riversano su Mister Satan e Bee, decisi a fare una dolce carezza a quest’ultimo. Se poi magari ci scappa pure una partitella con la palla con “l’uomo coi baffi buffi”, tanto meglio.
Anni prima nessuno aveva preso in considerazione che la decisione di smettere di attaccare — e divorare — indiscriminatamente tutto ciò che si muove, e di provare a comportarsi in modo un poco più umano, avrebbe portato ad un cambiamento così profondo, che avrebbe reso i loro cuccioli effettivamente tanto più felici e spensierati.
Nessuno, comunque, se ne pente minimamente.
«Zampe a posto, terremoti.» La voce è dura e severa, ma loro sanno che non è arrabbiato. È solo un ordine che deve necessariamente essere rispettato, così smettono di accalcarsi come dei pazzi e aspettano pazientemente che il cagnolino vada da loro.
I due terrestri, nel frattempo, rispondono pazientemente alle loro infantili domande, mentre uno stanco Tristan raggiunge l’amico.
Gli sorride con fare ammiccante, dicendogli silenziosamente “E tu che negavi che ti piacesse, coglione! Chi pensi di poter fregare?!”, e l’alto pare quasi rispondere allo stesso silenzioso modo, “Sì, avevi ragione, mi piace molto! Contento?”.
La verità è che Tristan si era accorto da un pezzo che all’amico piacesse la bella terrestre, soprattutto dal momento che il tiepido rapporto mai del tutto decollato con Theo si era del tutto congelato, ma anche che lo imbarazzava troppo ammetterlo. La cosa assurda, è che invece non si imbarazza mai quando parlano delle sue, di conquiste. Perché Tristan, zitto zitto, ci sa fare parecchio col gentil sesso, e da quasi tre anni a questa parte salta da una relazione all’altra con ragazze sempre più grandi di lui. Pure adesso arriva da una sessione di dolce amore con una Cacciatrice di ventuno anni.
Inutile dire che sia diventato l’orgoglio dei suoi autoproclamati maestri, nonché fratelli maggiori.
Goku, stralunato da tutte quelle persone che non aveva mai visto che si avvicinano ai suoi amici, interagendo con loro in modo allegro e affabile, e da tutto quel nuovo mondo da esplorare, osserva ciò che lo circonda con occhi sbarrati. Pure sua moglie e i suoi figli sembrano felici lì in mezzo, a casa.
Quando Radish gli avvolge di nuovo il grosso braccio attorno alle spalle, si ritrova a sorridergli involontariamente con aria spersa e meravigliata.
«Avevo detto che c’era tanto da vedere, no?» Gli sorride, Radish, come mai aveva fatto prima.
Moriva dalla voglia di fargli vedere tutto questo, di renderlo partecipe del suo mondo, ed ora non potrebbe esserne più felice.
Beh, oddio, in realtà c’è ben altro che vorrebbe fare ora, come correre a tutta velocità da Sherry, assicurarsi delle sue condizioni, stringerla a sé per non lasciarla più… ma l’idea che possa staccargli la testa con un pugno non gli pare poi troppo improbabile, così continua scioccamente a rimandare.
«SEI UNA GRANDISSIMA TESTA DI CAZZO!»
Ovviamente, però, ci pensa lei a farsi sentire, urlando dalla finestra della magione.
Non sono troppo lontani, è vero, ma neanche così vicini da farsi sentire tanto bene. D’altro canto, però, la potenza delle sue urla è cresciuta esponenzialmente con l’arrivo dei cuccioli, e in quegli anni è diventata un vero portento. Anche nel mirabolante lancio delle scarpe e dei mestoli è diventata una vera e propria campionessa.
«Stavolta ce ne andiamo in vacanza, altro che luna park!» Borbotta ridacchiando Alaska, ripensando al magnifico barattolo costantemente pieno almeno per metà.
«Se spingiamo un po’ di più, penso che di questo passo ce lo compreremo!» Le dà man forte Kahlúa, sghignazzando.
«Ci stiamo lavorando, dateci ancora un anno.» Conclude Jerez, sorridendosi complice col fratello.
Radish, in tutto questo, è rimasto totalmente immobile, col braccio ancora saldamente ancorato al collo del fratello.
Sente chiaramente i suoi occhi trafiggerlo a lunga distanza, e l’idea di darsela a gambe levate diventa molto più che allettante. Ma, in fin dei conti, dove potrebbe mai scappare? Quella squinternata lo ripescherebbe ovunque, e a quel punto sì che sarebbero calci nel culo.
Così, costringendosi a prendere il coraggio a due mani, sospira forte e si gira in direzione del maniero, un falso e sfavillante sorriso in volto.
«Luce dei miei occhi! Visto chi c’è?!» Prova a pararsi così, afferrando Goku per un braccio e strattonandolo al proprio fianco. Non c’è bisogno che urli anche lui, non ora che è talmente concentrata su di lui da riuscire a sentirlo anche se mormorasse.
L’unica cosa che spera, è che non avverta la nota più che terrorizzata che serpeggia in ogni parola, altrimenti perderebbe davvero troppo terreno. In genere diventi molto più dolce, che è successo stavolta?! Ahhh, lo sapevo, io, che Bree non è buona a un cazzo!
«NON ME NE FREGA UN CAZZO, COGLIONE!» È fuori di sé come non pensava potesse essere con lui, è evidente a chiunque, ma per tutti è anche lampante il perché non sia corsa in mezzo a tutti per affrontarlo a quattrocchi. O per massacrare di calci nel culo i dolci principini, che notando il suo sguardo spostarsi sulle loro piccole figure, pensano bene di provare a rimpiattarsi dietro agli altri. Se con papà la si sfanga abbastanza facilmente, con mamma non è poi troppo scontato. L’unica cosa che possono fare, è sperare che qualcun altro l’addolcisca quel tanto che basta per non ricevere una punizione più che esemplare.
«E VOI DUE! DIO! SE VI METTO LE MANI ADDOSSO, VI ALLUNGO!» Sparisce dalla loro vista così com’era apparsa, richiudendosi la grossa finestra alle spalle.
Radish sa bene dove sta andando, e malgrado si sia mostrata molto più furiosa del previsto, non ha mai desiderato così tanto di raggiungerla.
Sta bene, ha la solita carica devastante che l’ha portato ad amarla più di sé stesso, e se adesso è così fuori di sé, è solo perché era molto più che in pensiero per lui, per loro. Non poteva scendere in campo, il suo stesso corpo glielo ha reso impossibile, e sa che per questo si sta maledicendo in ogni modo perché avrebbe voluto difenderli, tenerli al sicuro come ha sempre fatto e sempre proverà a fare. Probabilmente sta maledicendo pure lui, perché se non ha potuto aiutare in alcun modo, la colpa è principalmente sua.
«Ancora qui stai?! Muovi il tuo brutto culo da scimmia e vai a rimediare immediatamente!» Lo spinge con forza Everett, facendolo incespicare nei piedi.
Vorrebbe andare, lo vorrebbe più di ogni altra cosa, ma allo stesso tempo pensa che non sia l’idea migliore di tutte.
Sta piangendo adesso, lo sente, e lui potrebbe morirne. Non voleva farla soffrire, e sa di averlo fatto con la sua folle sfuriata, con le sue orribili parole che lei ricorderà per anni.
«Sicuro di non voler andare tu?»
«Se volevo delle simili rotture, me la sposavo io, non credi?» Controbatte prontamente, combattendo al tempo stesso contro sé stesso per non fargli lo sgambetto e correre da lei. Sarà pure madre, moglie, una Regina e tutto ciò che vuole, ma ai suoi occhi rimane sempre il suo topolino tremolante bisognoso del suo affetto e della sua protezione, e così rimarrà per sempre. La cosa buffa, è che per Radish sarà sempre così con le sue figlie, ma ancora non lo capisce. «Forza, va’.»
Goku, che adesso riesce a capire cosa sta succedendo con ancor più fatica del solito, segue con lo sguardo il fratello che vola verso quella lontana finestra. Le parole dell’altro tizio, di cui non ricorda già più il nome, gli risuonano poi in testa, e un dubbio atroce lo folgora.
«Ma non è tua sorella?» Non che abbia ancora del tutto chiaro come funzionino quel genere di cose, la faccenda per lui è ancora avvolta in uno strano alone di mistero, ma gli pare di aver capito che sono cose che proprio non si devono fare tra fratelli e sorelle.
«Se non lo faranno loro due, ti racconterò tutta la storia quando avrò tempo e voglia, okay? Adesso vedi solo di non fare casini.» Non ha niente contro di lui, assolutamente, anzi lo considera un potenziale strumento utile per potenziarsi ancora di più, solo che non ha la minima voglia di perdersi in tante chiacchiere.
Ci stanno sua sorella e quel demente di suo cognato in crisi mistica ed esistenziale, i nipoti pronti a scatenarsi con le loro stronzate — una folle e devastante gara con gli Tsagon non lo stupirebbe per niente —, e poi ci sta Blackwood che lo dilania con lo sguardo. Nike, dove cazzo stai?!
«Casini come quelli fatti da tuo nipote?» Sibila nervoso il Re, assottigliando maggiormente lo sguardo quando incrocia quello del piccolo. In fin dei conti sa bene che non è una cosa dipesa né da lui né da lei, succede e basta, non può essere controllata in alcun modo… però cazzo se gli girano le palle!
«Ma ti pare che l’ha fatto a posta?!»
«Scommetto che sei stato tu a farlo a posta.»
«Sei pazzo.» Sentenzia infine, massaggiandosi gli occhi per la stanchezza. Non ha mai avuto un bisogno tanto disperato di buttarsi in un letto comodo e caldo, e dormire anche per dodici ore di fila. Ha superato a gamba tesa ogni confine degli Spettri, ci si è buttato oltre ad occhi chiusi, ed ora il suo organismo lo implora disperatamente di riposarsi il più a lungo possibile.
Con tanti nipoti scalmanati e un branco in fermento, però, ti puoi permettere il lusso di riposare giusto da morto.
Blackwood può trasformarsi in una dolorosissima spina nel fianco se indispettito, e lui lo sa alla grande, quindi la cosa più urgente è trovare un qualche escamotage per indirizzare la sua attenzione su altro, magari facendolo in qualche modo divertire. Ma cosa può fornirgli un diversivo simile? Cosa può usare per rabbonirlo e deconcentrarlo, se neanche la presenza di un nuovo alieno non troppo sveglio e un demone obeso ci riescono? Beh, difficile da credere, ma si tratta proprio del piccolo Lux, che continua a scherzare allegro con suo cognato. Dio solo sa quanto gli piaccia quella parola, forse tanto quanto l’idea di essersi schivato un proiettile enorme, e che adesso tutto cadrà sulle spalle della sorella.
Se solo sapesse che non si è schivato poi troppo…
«Dove l’hai presa?» Sibila a denti stretti Everett, riferendosi ovviamente alla maglietta scura col disegno della copertina di quello che è considerato uno degli album più importanti della storia del rock, nonché uno dei più venduti di tutti i tempi. È troppo grande per il suo corpo, ed ha un’aria vecchia in modo per lui assai sospetto.
«Me l’ha data papà, perché?» Neanche Lux teme più di tanto Everett, soprattutto perché non l’ha mai visto incazzato. Non personalmente, almeno, perché gli amichetti glielo hanno mostrato a più riprese. Finché non se la prenderà con lui, comunque, non lo temerà.
«Oh, mio Dio! Tu! Ladro! Sei uno sporco ladro, bugiardo e pezzente!»
«Cosa?» Sobbalza appena, Blackwood, abbandonando così il suo freschissimo astio nei confronti del piccolo genero. Gli occorrono un paio di secondi per fare 2+2, ma poi capisce a cosa si stia riferendo, ed un subdolo sorrisetto gli increspa subito le labbra.
«Quella è la mia maglietta dei Guns N' Roses, Appetite for Destruction! Mi manca da più di trent’anni! Ti avevo anche chiesto se l’avevi tu! Ti ho guardato dritto negli occhi e tu hai negato!» Curioso ma vero, ad Everett rode seriamente. Non era un regalo di nessuno, se l’era presa per i fatti propri durante una delle sue ronde con Darko, ma comunque ci teneva.
Sparì da un giorno all’altro come per magia, e la colpa ovviamente ricadde prima sull’amico, e poi su uno dei fratelli minori, che come lui apprezzava molto il gruppo.
«Ho mentito.»
«Ahhh, hai mentito?! Sai per quanto tempo l’ho cercata?! Ho accusato Baileys di avermela rubata e l’ho pure picchiato! Lui mi disse di no, e io da quel momento l’ho odiato a morte, chissà che rapporto avrei avuto con lui se tu non me l’avessi rubata!»
«La rivuoi?» Domanda con uno sbuffo Lux, prendendo i bordi della maglietta e facendo per sfilarsela. A lui neanche piace, il logo è troppo sbiadito e comunque non apprezza il gruppo.
«No, ormai non mi entra più.» Borbotta in risposta il Beta, incrociando le possenti braccia al petto con fare offeso. Adesso è lui a folgorare con lo sguardo l’amico, tenendolo strettamente sotto tiro. Basterà una parola detta in modo strano o un gesto brusco, e lui scatterà come una bestia rabbiosa.
I nipoti lo sanno bene, perché in casa hanno visto questo genere di dinamiche più volte, così pensano benissimo di intromettersi. Non che gliene possa fregare qualcosa di meno di loro due che se ne danno, non sarebbe certo la prima volta e neanche l’ultima, però vogliono davvero andare dalla madre, farsi coccolare da lei e poter finalmente vedere ciò che ha scatenato tantissime chiacchiere e altrettanti pensieri in casa loro.
«Possiamo andare da loro?»
Everett non può prendere il culo e lasciare tutti quei visitatori lì da soli, non quando ci sono soggetti ancora sconosciuti a tutti e dalla forza evidentemente mostruosa. Sarebbe un gesto sconsiderato e assai stupido.
In suo soccorso, però, giunge Nike, bella come sempre e sorprendentemente rilassata. Ha passato non sa neanche quante ore a badare ad un numero improbabile di cuccioli, cercando di intrattenerli e di non far pensare loro a quanto la situazione fosse tragica, il tutto cercando di non pensare lei stessa a tutto ciò che stava passando Sherry.
L’idea di doversi occupare adesso di persone delle quali non le frega niente la urta, ma per Everett può fare uno sforzo. Sarà questione di poco, comunque, perché i due Sovrani sono evidentemente calmi adesso, si stanno godendo la loro intimità, quindi è ovvio che a breve pure il resuscitato fratello del Re — e Dio solo sa se le suona curiosamente strano — potrà raggiungerli.
«Andate tranquilli, gli offro qualcosa di caldo da bere e ve li porto su tra cinque, dieci minuti, sani e salvi.» Fa giusto in tempo a finire la frase che i quattro piccoli scattano in volo, diretti verso la finestra dalla quale hanno visto la madre. Everett li segue pochi secondi dopo, subito dopo averle regalato un sorriso riconoscente.
«Sai che tua figlia è una zoccola?» Esclama Blackwood, riattaccandosi immediatamente al fastidioso problema che, d’ora in poi, gli turberà irrimediabilmente il sonno.
Nike già sospettava qualcosa, perché la figlia continuava a scrivere il suo nome e quello di Shiraz circondati da cuoricini, così non si scompone di un millimetro. Si limita ad abbassare lo sguardo sulla terzogenita e a farle l’occhiolino: «Ti sei trovata un bel campione, eh?»
«Ma le dai anche corda?! AHHH! Sono circondato da mentecatti!»
Lo guarda allontanarsi con un sorrisetto perfido sulle labbra, decidendo saggiamente di posticipare ancora di dirgli che pure Sunrise, la piccola e sognante cucciolina di papà, si è presa una sbandata cosmica per Amos — e che è pure ricambiata. Decisamente non è il momento migliore, non se vuole godersi meglio la sua crisi. Dopo tutti i possibili scherzi fatti nella vita, questo è un modo fantastico per vendicarsi, pure con gli interessi.
Una volta sparito, e una volta fatto capire con i suoi modi gentili che tutti dovevano eclissarsi, l’avvenente Regina del Sud invita gli ospiti a seguirla, così da offrire loro qualcosa per rifocillarsi. Da quelle parti tanto c’è sempre qualcuno che sta cucinando qualcosa, soprattutto nella magione, quindi non dovrà neanche impegnarsi in prima persona. Se lo facesse, forse intossicherebbe involontariamente pure Bu!
C-18, nel tempo, ha stretto un rapporto abbastanza buono con la donna, e per questo non ci pensa un istante di più ad affiancarla. La loro passione smodata per lo shopping e tutto ciò che di costoso c’è al mondo, le ha portate più volte ad uscire, talvolta pure ad andare alle sfilate più importanti dell’alta moda, e l’androide è arrivata a considerarla sinceramente un’amica quando l’ha ricoperta di bei vestiti premaman e altrettanti per la piccola Marron.
L’unico intoppo nelle loro uscite, sono i lumaconi che pensano di poterle abbordare. Intoppo più per Crilin in realtà, che ormai non sa più che scuse inventare quando sopraggiunge sul luogo per raccattare col cucchiaino suddetti lumaconi.
I cuccioli, in barda all’ordine della donna, continuano a seguire come ombre Bu e Mister Satan, attratti dal loro aspetto insolito e dalla loro disponibilità. Potrebbero anche diventare dei nuovi compagni di giochi, per quanto ne sanno, quindi meglio osservarli da vicino quanto più a lungo possibile.
Una volta nella magione, Goku non solo rimane stordito dall’enormità del luogo e dal gran numero di persone che vi trova al suo interno, ma quasi perde la testa per il cibo che gli viene offerto. Tanto, tantissimo cibo squisito che non pensava potesse esistere.
Pure gli altri mangiano di gusto, godendosi ogni boccone. Tra tutte le novità che hanno scoperto grazie agli Spettri, neanche il loro sangue miracoloso può reggere il confronto con la loro strabiliante cucina. Pure il frutto più banale è ricco di sapore, figurarsi quando viene mischiato con qualcos’altro, come la carne degli axarat. Assaggiandolo la prima volta, hanno capito perché stiano tanto attenti a non abbassarne mai il livello della popolazione: sono maledettamente squisiti.
Una volta finito di rifocillarsi, poi, arriva il momento di andare a conoscere colei che ha reso possibile tutto questo.
Non c’è un solo Spettro che non la rispetti con tutta l’anima, perché è solo per la sua inestimabile forza di volontà e tenacia se adesso possono vivere, anziché continuare ad arrancare per sopravvivere. Ora tutti hanno una concreta possibilità di fare, di avere di più, e per questo non c’è da sorprendersi se si sono verificati giusto una ventina di incidenti in circa sei anni.
Un numero tanto basso di problemi non si era mai e poi mai verificato prima, e tutti sono più che decisi a difendere questo stile di vita con le unghie e con i denti.
«Urrrcaaa! Questo posto è gigantesco!»
Nike guarda con sorpresa Goku, non riuscendo a capire come una stupida botta in testa lo abbia reso così. Non ha niente del fratello, se non una forza mostruosa ed uno stomaco schifosamente flessibile.
«Ma Radish non vive nella casa che abbiamo visto prima?»
«A volta là, a volte qua. Dipende dalla mole di impegni che hanno sul momento, in genere.» Risponde senza interesse, continuando a camminare per quei corridoi ormai tanto conosciuti. Poi, però, si volta verso il gruppo, congelando sul posto coloro che non sono abituati a lei. Perché ci vuole un non indifferente allenamento per sostenere e sopportare quegli occhi tanto magnifici quanto gelidi, oltre che per capire i suoi ben mascherati stati d’animo.
«Un piccolo avvertimento per i nuovi arrivati: non fate movimenti bruschi e non avvicinatevi a nessuno se non vi invitano a farlo. È importante.»
«Per cosa si è arrabbiata così tanto?» Le domanda con un timido sorriso Gohan, che come praticamente chiunque subisce sempre il suo fascino. In passato si è vergognato tantissimo in sua presenza, perché aveva avuto non pochi pensieri su di lei, ma Tristan gli ha detto che non deve sentirsi in imbarazzo. Quale uomo eterosessuale o donna omosessuale — o anche albero o sasso — non farebbe almeno una minuscola fantasia su una creatura con la sua bellezza? E lei lo sa, eccome se lo sa, solo che non gliene frega niente; per Nike, infatti, l’importante è che Blackwood non smetta mai di sbavarle dietro come un adolescente arrapato.
«Avevano litigato, prima che Radish venisse da voi e poi scoppiasse il casino, ma non è per questo che lui, e la Big-Bubble lì dietro, devono stare particolarmente attenti. Un po’ anche l’umano, penso, ma non ci metterei la mano sul fuoco.»
La sua è una spiegazione praticamente inutile, qualcosa che non li aiuta a capire proprio un bel niente sul perché Sherry o Radish dovrebbero reagire in modo strano contro uno di loro, ma è chiaro che non dirà altro. Nike è così, ormai lo sanno, e per questo non se la prendono.
Mentre avanzano, Goku continua a sbirciare fuori da quelle grandi finestre.
È tutto nuovo e bello, là fuori, tutto da scoprire. E la gente che ci abita… Dio, gli sembrano davvero interessanti! Quel tipo che sembra tanto in confidenza con Radish, poi, dovrà assolutamente sfidarlo in combattimento. Per quanto si renda conto di essergli fisicamente superiore, è certo che sarebbe comunque interessante e divertente.
Senza contare, poi, che vuole sinceramente anche accettare l’altra sfida che gli è stata lanciata, per quanto si renda conto essere una sciocchezza. Quel tipo tutto matto, infatti, non gli è sembrato affatto male, e certo non gli sono sfuggiti gli sguardi complici che si è scambiato con Gohan.
Quando infine si fermano davanti ad una doppia porta, il Saiyan si sente curiosamente agitato. Non si era reso conto di quanto fosse realmente curioso di conoscere la persona che ha fatto tanto cambiare suo fratello, che gli ha tanto ammorbidito i lineamenti e il cuore. Ad occhio e croce, può dire di averlo reso anche molto più forte e coraggioso, e di questo non può che esserle grato.
Nike bussa delicatamente, ed apre poi le porte. Non c’è bisogno che entri, non adesso, quindi semplicemente si fa di lato, lasciandoli passare.
La stanza è avvolta dalla una luce calda ed un poco soffusa delle candele, e tutta la famiglia è riunita sul grande letto, con la sola eccezione di Everett, che ha preferito piazzarsi a sedere sul comodino per non sentirsi troppo soffocato… e per non crollare addormentato proprio in mezzo a loro. Non che non sia mai successo prima, solo che sente che stavolta neanche delle cannonate lo sveglierebbero più.
Radish appare ai loro occhi come estremamente felice, radioso e fiero mentre se ne sta con le spalle appoggiate alla testiera del letto, le gambe allungate sul materasso ed un braccio avvolto attorno alle spalle della moglie, che a sua volta si mostra molto più calma rispetto ad una ventina di minuti prima.
Ma era normale che andasse così, che si calmasse alla vista del marito, dei figli e del fratello. Riavendoli tutti con sé, dopo che tutto è stato risolto e la situazione è di nuovo tranquilla, lei non poteva far altro che abbassare le difese, così da godersi veramente il lieto momento.
Momento che adesso verrà condiviso anche con gli altri, che sono stati tenuti sistematicamente all’oscuro.
«Sorpresa!» Esclama a voce non troppo alta Radish, sorridendo con aria assai divertita e felice al gruppo, che invece li guarda come se a tutti loro fosse spuntata una seconda testa.
Anche se, in realtà, ci sono realmente tre testoline in più.
«Oh mio Dio…» A Chichi viene sinceramente da piangere, tanto è felice ed emozionata.
Le era venuto il dubbio che fosse di nuovo incinta quando erano a casa loro, grazie a quella foto che la ritraeva sorridente, pancia a pancia con Bree. Quella di Sherry era molto più piccola rispetto a quella dell’amica, alla quale mancava ormai poco tempo prima del lieto evento di cui pure lei era a conoscenza, ma avendone tre in grembo compensava abbastanza.
Per quanto desideri avvicinarsi a loro, per quanto desideri sinceramente osservare i nuovi nipoti di cui non sapeva niente, si astiene dal farlo. Mai avvicinarsi ad una neo-mamma se questa — o il compagno — non ti dà il suo benestare.
«Ma voi due non fate altro?! Santo Cielo, vi riproducete come conigli!»  Bercia giustamente Vegeta, senza però un briciolo di cattiveria. Tanto è lui quello che verrà svegliato nel cuore della notte, che dovrà cambiare pannolini, sopportare i rigurgiti sulla spalla, ed insegnare nuovamente tutto quanto a tre nuove creature, quindi perché mai arrabbiarsi?
Al massimo si preoccupa un poco. Se piazzassero due coppie di Spettri su un pianeta deserto, entro cinquant’anni al massimo il pianeta sarebbe completamente ripopolato.
Nel frattempo, Videl e Mister Satan si sentono assai a disagio, ritrovandosi infatti in mezzo ad un momento così delicato e intimo alla quale non erano neanche lontanamente preparati.
«Come l’ha presa Theo?» Domanda scherzosamente Sherry, attirando così l’attenzione anche della bella moretta. Radish le ha infatti raccontato la faccenda a grandissime linee tra un bacio e l’altro, e lei per poco non si soffocava tra saliva, lingue e risate. Col senno di poi, forse era meglio raccontarsi tutto e poi baciarsi, anziché fare tutto insieme alla come viene viene.
Inutile rimuginarci troppo sopra, perché tanto continueranno sempre su quella caotica strada.
«Zia…» Si passa nervosamente una mano dietro il collo, Gohan, imbarazzatissimo. A cose normali gli piace parlare con lei, ci si trova piuttosto a suo agio, ed ha pure scoperto che è capace di dargli dei buoni consigli su tante questioni, ma non se la sente ancora di parlarci di ragazze. Per quello, basta il molto meno invadente Tristan.
«A me è sembrata davvero arrabbiata…» Afferma Kahlúa, storcendo un poco le labbra «Tranquillo! Le farò passare subito la voglia di fare la dura!»
«Lascia che se la vedano tra loro, Kally.» La riprende prontamente Radish, senza però riuscire a staccare gli occhi da quella minuscola creaturina che Sherry tiene tra le braccia.
Tenerezza, orgoglio, istinto protettivo e amore gli fanno male al petto.
Allunga una mano e lascia che gli stringa il pollice con il pugno, con una presa sorprendentemente forte.
Ha indubbiamente gli occhioni della madre, tali e quali, un poco coperti da una folta zazzera bianca. Tiene il minuscolo pollice nella boccuccia rosea, e Radish si sente sciogliersi dentro ogni volta che i loro sguardi si incontrano.
Gli fa fisicamente male quando deve staccare le sue minuscole dita dal proprio, ma rimedia subito lasciandoselo scivolare con attenzione tra le braccia, tenendolo ormai con sicurezza. Di esperienza, infatti, ormai ne ha fatta più che abbastanza, ed è perfettamente capace di maneggiare un bambino. Si sente addirittura tranquillo nel farlo, come se tutte le sue vecchie paure non fossero neanche mai esistite.
Shiraz, che tiene tra le braccia l’altro maschietto, non riesce a smettere di sghignazzare. Dei nomi precedentemente scelti per loro se ne sbatte, per lui saranno per sempre Yin e Yang. Come potrebbe essere altrimenti?! Il cucciolo tra le braccia del padre ha i capelli bianchi con un piccolo ciuffetto nero vicino alla tempia sinistra, mentre il gemello è il suo esatto opposto.
Yin e Yang, appunto, i nuovi fratellini che lui e Jerez dovranno plasmare come meglio credono, come suggeritogli dagli amici che già hanno dei fratelli più piccoli.
Kahlúa e Alaska, invece, tengono tra loro la nuova sorellina, vezzeggiandola e carezzandole la testolina. Ha gli occhi simili a quelli di Jerez — e quindi dello zio Everett —, un poco più chiaro e decisamente più dolci, e i capelli nerissimi. Ai loro occhi non è tanto la nuova sorellina, quanto un giocattolo.
Quando Radish ha scoperto che in arrivo c'era un’altra femmina, al contrario dell’entusiasmo dei piccoli, per poco non collassava a terra morto stecchito. Poi, però, ha semplicemente accettato la cosa, e si è messo giù a pensare ai possibili nomi. Perché non poteva proprio permettersi di fare storie, non quando era stato lui a pressare tanto Sherry per convincerla ad avere altri figli.
Se un tempo non li voleva proprio, di colpo si è reso conto che invece quelli che si era ritrovato tra capo e collo stavano crescendo, che stavano cominciando a non avere più il costante bisogno della sua presenza, che stavano cominciano a cavarsela da soli… e lo ha fatto sentire strano. Uno strano che non gli è piaciuto per niente, che lo ha disturbato nel profondo.
Così, dopo attente riflessioni interiori, ha cominciato a dire a Sherry che non sarebbe stato male allargare la famiglia, che quei piccoli mostri urlanti li rendevano sempre più felici, e con un po’ di fatica è riuscito a farle dire di sì.
Il problema, però, è nato dal momento che lei non restava incinta.
Ci hanno provato e riprovato per quasi due anni, arrivando ad uscire devastati e stanchi dopo ogni calore, ed infine anche davvero addolorati quando puntualmente le mestruazioni si ripresentavano.
Quasi due anni di tentativi andati falliti, che li hanno portati infine ad arrendersi. Era evidente che dovessero rimanere com’erano, che non era destino che arrivasse qualche altro cucciolo a stravolgere le loro frenetiche vite, e che lui dovesse rassegnarsi all’idea che i suoi figli stessero crescendo, che non avrebbe più avuto la possibilità di sentire una prima parola, di assistere a dei primi passi, che non si sarebbe più divertito un mondo nel far scoprire loro il mondo esterno. Doveva accettare che avrebbe potuto “solo” continuare a prendersi cura degli altri quattro, e così aveva anche deciso di fare… quand’ecco che, con grande sorpresa generale, Sherry invece c’è rimasta.
Avevano smesso di tentare, avevano ripreso a vivere senza quell’idea per la testa, a fare sesso normalmente e senza più pensieri, e lei un giorno è tornata a casa e gli ha detto di essere di nuovo in dolce attesa.
Non poteva esserne più felice, Radish. Altri due bambini, altre due creature che l’avrebbero adorato, altri due esserini a riempire un po’ di più le sue giornate, a regalargli tutte quelle dolci emozioni dalla quale non riesce più a staccarsi.
Peccato solo che non fossero due, ma tre.
Una bambina e due gemelli omozigoti. Un piccolo intruso che è stato scoperto con un’ecografia, perché la pancia cresceva ad un ritmo davvero troppo singolare e quindi aveva insospettito Darko e Bree.
È stato un bel colpo, un enorme boccone da tirare giù, perché già occuparsi di due neonati non era proprio una passeggiata, figurarsi di tre, ma poi è semplicemente scoppiato a ridere, felice, ed ha baciato Sherry con tutto l’amore che aveva inc corpo.
«Lei è Sherry, Kakarot.» Afferma con un sorrisetto compiaciuto, godendo da matti quando si rende conto che alla moglie non frega meno di niente del fratello. Non da un punto di vista sessuale almeno, perché per il resto è felice di conoscerlo, malgrado la stanchezza attuale lo nasconda abbastanza.
«Questo, invece…» Anche se il minore gli pare piuttosto goffo e arrugginito nel prendere tra le braccia un infante, si fida abbastanza da continuare, fino a cedergli totalmente il suo settimogenito «È Cìroc.»
Shandy Cassa è stata la prima dei tre a venire al mondo, seguita poi da Balkan Nion ed infine Cìroc Ruco. Tre Cacciatori forti e in salute, voraci tanto quanto sono stati i fratelli e sorelle maggiori, i primi tre membri della casata reale fatti nascere da Bree direttamente nei Territori del Nord.
Goku, che dopo tanti anni tiene di nuovo un infante tra le braccia, si lascia andare ad un grande sorriso commosso. Quello che sta stringendo è suo nipote, il figlio di suo fratello, lo stesso che sembrava tanto odiare i bambini, e che invece adesso è più che disposto a morire per loro.
«Siamo un po’ di più rispetto a sette anni fa, ma è davvero bello…» Sussurra Chichi, avvicinando il marito per osservare meglio il piccolo. Le pare come più sveglio degli altri, ma non nel senso di più intelligente. È una sensazione che non riesce a capire neanche lei, ma quei grandi occhioni scuri che la osservano con così tanta attenzione le fanno pensare solo che sia, in qualche modo particolare, più sveglio. O forse più ricettivo, più sensibile… più qualcosa.
Ora che Radish ha silenziosamente dato il suo benestare, gli altri si avvicinano ad una più che stanca Sherry. Non dorme da giorni, mangia poco, ha partorito tre bambini mentre suo marito, i suoi figli e suo fratello stavano combattendo, rischiando la vita. Nessuno le starà troppo addosso, non ci pensano proprio, ma le congratulazioni sono d’obbligo.
Pure Piccolo si abbassa al suo livello per un breve abbraccio, irrigidendosi ed arrossendo fino alla punta delle orecchie quando gli chiede se vuole essere il padrino di Cìroc.
Annuisce appena, pur sapendo che, dovesse mai succedere una qualsiasi cosa, sarebbe comunque Everett a prendersi cura del piccolo. Se ciò non fosse possibile, lui in ogni caso non si farebbe problemi a prendersi carico di tutti e sette, essendo ormai più che abituato ad averli attorno.
In fondo è lui quello che allena spesso Jerez, che lo aiuta con la meditazione e si sforza tanto per fargli trovare il suo “centro”, quel qualcosa che lo aiuti a non lasciarsi accecare sempre dall’ira.
Ha anche partecipato ad ogni compleanno, è stato alle loro nozze, li ha sposati! Insomma, alla fin fine non dovrebbe neanche sorprendersi troppo di quella richiesta, ma invece si sorprende lo stesso.
Si abbassa poi su Jerez quando questi lo chiama. Ormai si rivolge sempre a lui chiamandolo “zio”, ed ha ben capito quanto sia inutile dirgli che non è suo zio, che non dovrebbe chiamarlo così. Quel piccolo Diavolo ha deciso anni addietro che il Namecciano fa parte della loro grande e assurda famiglia, e niente e nessuno gli farà cambiare idea, Piccolo in primis. Tanto vale, quindi, lasciarlo fare.
Gli vuole mostrare il fratellino, glielo vuole mettere tra le braccia, e lui lo asseconda, stringendo quel corpicino più o meno fragile tra le braccia, dando poi modo a Gohan di avvicinarsi a sua volta.
Quante volte anche lui ha passato il tempo in loro compagnia? Li ha visti crescere, li ha aiutati nei loro primi passi, li ha accompagnati nelle loro corse nei boschi, ha riso con loro fino alle lacrime. Per quanto siano “strani”, diversi dai bambini comuni, lui non li cambierebbe con niente al mondo. Sono parti di lui, della sua vita fuori dall’ordinario, e gli vuol bene così come sono.
Adesso spera solo che anche Videl, la bella e coraggiosa Videl, possa accettarli per quello che sono senza giudicarli e senza temerli, perché sennò la faccenda si farebbe davvero difficile.
Le sue cugine, però, sembrano come capirlo, così si adoperano per prendere in braccio la sorellina e, con attenzione, la portano fino al cospetto dei due umani, mostrandogliela con fierezza.
Mister Satan, malgrado l’imbarazzo di trovarsi in mezzo ad un simile momento, si lascia andare ad un tenero sorriso di fronte a quei tre faccini, rivedendo qualcosa dell’adorata figlia in quei dolci occhioni azzurri. Si abbassa in ginocchio, e lascia che le due piccole gli parlino, gli raccontino le loro cose.
Sherry, sempre seduta a gambe incrociate sul letto, attenta a non perdersi nessun movimento, non riesce a fare a meno di chiedersi dove abbia già visto la ragazza. È sicurissima di averla già fiutata, di aver già visto quei grandi occhi azzurri che tanto hanno stregato il timido nipote, finché di colpo, come un fulmine a ciel sereno, ecco che rivede quella piccola bambina strappata appena in tempo dalle grinfie di quel maledetto porco, che poi ha simpaticamente affidato alle cure di Major.
Ricorda anche la fine che gli fece fare, nascondendo i suoi arti e la sua testa all’interno del busto. Quando le spiegò con fierezza come ce li fece entrare, per poco non diede di stomaco, e solo ora si rende conto che è quel genere di cose che suo fratello, che adesso tiene sul fianco Shiraz e si lascia raccontare nell’orecchio tutte le sue cose, avrebbe sbadigliato di fronte ad un simile scempio.
«Ehi, bambolina…»
Alza di scatto gli occhi su Radish, che ora la sovrasta con la sua mole.
Le carezza delicatamente la guancia con il dorso della mano, avvicinandosi al suo viso. Sa che è pentito di ciò che le ha detto, di quelle cattiverie gratuite, ma non pretende altre scuse. Per quanto lo negasse, lei sa bene quanto fosse nervoso per la gravidanza ormai a termine, quanto temesse il momento del parto, e vederlo scoppiare in quel modo non l’ha sorpresa più di quel tanto.
«Sarà il caso che ti riposi un po’?» Mormora a bassa voce, guardandola con apprensione.
«Veramente vorrei conoscere un po’ tuo fratello, se permetti. Oppure sei ancora convinto di quell’enorme cazzata?» Insinua con un sogghigno, assottigliando lo sguardo.
«Assolutamente no, nessuno è meglio di me!»
«Sicuramente non più scemo.»
Le tira giocosamente una ciocca di capelli di lato, sorridendo debolmente. Se pensa che hanno sinceramente rischiato di non vivere più questi momenti, di non bearsi più in questo magico calore che li unisce, sente il cuore congelarsi e poi sgretolarsi. Dovrò intensificare di molto gli allenamenti, non posso permettere che vi succeda di nuovo qualcosa.
«Mh, tu intanto te lo sei sposato due volte questo scemo, e ci hai pure fatto sette figli!» Controbatte poi dopo qualche secondo, poggiando la guancia contro il palmo della sua mano quando lo sfiora appena.
Odia doverlo ammettere, ma ha bisogno di lei, ne è totalmente dipendente. L’unica cosa che lo tranquillizza, è che lei ne ha altrettanto bisogno.
«Ci piace chi è come noi, immagino.» Non esiste nessuno in quella stanza, adesso. Ci sono loro due nella loro personalissima bolla, quella dove niente può sfiorarli.
Tanto Everett è lì al loro fianco, per qualche istante può tenere lui i cuccioli sotto tiro. Anche se ormai è evidente che quelle piccole canaglie non abbiano più gran bisogno della protezione di nessuno.
«Tu riposati un po’ okay? Avrai tutto il tempo di questo mondo per conoscere mio fratello.»
«Ra—»
La zittisce con un bacio che sentono entrambi fin nel midollo, e quando si stacca ha un’espressione di completa soddisfazione. Il bastardo conosce il potere delle proprie labbra, e sa perfettamente come usarle a suo vantaggio.
«Riposa tranquilla, Sher. Non hai mai avuto gli occhi così stanchi.» Le sposta la ciocca bicolore dietro l’orecchio, ignorando volutamente tutti quegli sguardo invadenti che gli trafiggono la schiena.
Quando è tra gli Spettri, a nessuno frega meno di niente se loro si baciano o si abbracciano, perché per loro non è niente di cui vergognarsi, ma i suoi amici… per loro è diverso. Vegeta e Goku, in particolar modo, non sono decisamente avvezzi a questo genere di effusioni in pubblico. A Radish, però, ora come ora importa meno di niente.
Ha imparato da tempo che è la sua vita e che la può vivere come meglio crede, e se ciò include baciare sua moglie davanti agli altri, nessuno deve rompergli le palle in alcun modo.
«Torno presto, va bene?»
Sta per mettere il broncio, lo vede, e sa bene che non riuscirà a dirle di no in quel caso, ma Jerez si mette fortuitamente nel mezzo. Allaccia infatti le braccia al collo della madre e le dà un casto ed innocente bacio sulle labbra, come ogni altra volta in cui il padre osa toccarla di fronte a lui — è infatti bene che sia chiaro a tutti che mamma è sua e solo sua —, e poi borbotta che rimarrà lui con lei, che si metterà nel lettone con lei e la proteggerà.
Per quanto in genere non siano mammoni, hanno di tanto in tanto dei momenti in cui vogliono stare soli con lei, in cui vogliono godersi le sue attenzioni il più possibile, stringersi a lei e lì rimanere il più a lungo possibile. Ora che sono nati tre nuovi cuccioli, era inevitabile che questo loro latente istinto si risvegliasse.
Guardandosi attorno per un paio di secondi, poi, Radish si rende pienamente conto che il desiderio del secondogenito è condiviso anche dagli altri tre, ed un debole sorriso gli arriccia gli angoli della bocca.
«Chiamo qualcuno che si occupi dei più piccoli, va bene?» Le dà un altro bacio veloce, e scompiglia poi i capelli a Jerez prima di scostarsi da loro.
Suo fratello lo sta fissando con un’espressione assai sorpresa, come se non avesse mai visto due persone baciarsi, e per questo si ritrova a roteare gli occhi al cielo. Immaginava che gli avrebbe regalato dei momenti simili, ma non pensava che anche un misero bacio potesse stupirlo a tal punto. Cazzo, sei sposato anche tu e hai due figli! Li hai concepiti col pensiero?!
Chichi, però, adesso nota un qualcosa di adorabile nel cognato: la riluttanza di allontanarsi dalla sua famiglia.
Non li vuole lasciare, il suo corpo sembra quasi soffrire di quel breve distacco, e per questo si frappone tra lui e il marito, sorridendo con l’aria di chi la sa lunga.
«Non ti scomodare a chiamare qualcuno che si occupi dei tuoi figli, Radish, non ce n’è bisogno. È tardi e vogliamo tornare a casa, cosa credi?» In parte ciò che dice è vero, perché desidera ardentemente passare un po’ di tempo con suo marito, scoprirlo di nuovo, avere modo di ricostruire il loro strano legame, ma è anche vero che, sotto sotto, le piacerebbe restare lì con loro.
Radish la guarda con un certo smarrimento. Sa qual è il suo scopo, ma non è sicuro di volerlo accettare.
Non vede suo fratello da sette anni, e sotto sotto gli è mancato più di quanto ammetterà mai. D’altra parte, però, per un po’ ha perso la sua Sherry, ha rischiato di non poterla più stringere a sé, di non potersi più crogiolare nel suo affetto, in quello più vivace dei suoi figli…
Vuole stare con suo fratello e recuperare il tempo perso? Assolutamente sì. Vuole farlo e rinunciare al calore di Sherry e dei suoi figli? Assolutamente no.
È una scelta difficile per lui, ma il sorrisetto furbo della cognata gli fa capire che non ha molta scelta. Proprio come lui, anche lei vuole rintanarsi nella sua bolla finché ne avrà modo e tempo.
«Appena ve la sentite, venite a pranzo da noi, okay?»
Sherry le sorride debolmente, con gli occhi che ormai sono a tanto così dal chiudersi.
Non ce la fa davvero più, e se riesce a rimanere ancora vigile è solo perché sono tutti lì e vorrebbe goderseli il più possibile; vorrebbe conoscere il tanto chiacchierato Kakarot/Goku — per lei è indifferente, lo chiamerà semplicemente Diddy, in onore dell’omonimo personaggio dei videogiochi —, vorrebbe ascoltare il loro racconto… vorrebbe tante cose, ma adesso sente che, tutto sommato, non sarebbe neanche in grado di dare loro l’attenzione che meritano.
«Perché non li accompagni? Io metto a letto loro, nel frattempo.»
Radish si volta verso di lei, rigido, ed infine abbandona le braccia lungo il corpo, sospirando rassegnato. Se quelle due uniscono le forze, non c’è mai scusa che tenga, ed ormai ha imparato a non controbattere più. Sarebbe come sbattere la testa al muro: inutile, doloroso e pericoloso.
«Scoprirai che è orribile quando fanno comunella.» Afferma semplicemente, prima di riafferrare il fratello per condurlo fuori.
Dovrà fare tutta la strada fino al mondo esterno, perché sennò è probabile che impazzirebbero per trovare l’uscita dalla Tana e per questo potrebbero far dei danni, e deve anche rimettere nell’enorme spogliatoio i vestiti che ha dato loro e tutto il resto. Vivere con gli Spettri per tanto tempo, ti spinge inesorabilmente a diventare molto più preciso e ordinato.
Durante il tragitto, però, ha modo di parlare un po’ con Goku, di raccontargli a grandi linee come si sono conosciuti, come si è evoluta la loro storia. Gli racconta anche di Jäger, del male e dell’orrore che ha portato, sorvolando però sulla violenza che ha inferto alla moglie. Non che sia poi un grande segreto, ma preferisce risparmiargli questo genere di dettagli tanto quanto preferisce non pensarci lui stesso.
Goku rimane meravigliato del suo racconto, di come si sia fatto davvero una vita, di come sia cresciuto, di quanto sia riuscito a guadagnarsi. Un tempo temeva che sarebbe rimasto solo ed infelice — che lo fosse, infatti, non era certo un segreto neanche per lui —, e invece si è riscattato, è riuscito a scrollarsi il suo brutto passato dalle spalle… e lui stesso, ora, non vede l’ora di poter fare amicizia con quella donna tanto forte e tanto speciale da esserci riuscita.


Malgrado stavolta non si sia trattato assolutamente di un addio, per Radish è stato comunque strano vederlo andare via.
I loro mondi sono vicini, ma comunque distanti, in un certo senso.
Non ci aveva mai pensato, perché non aveva mai dovuto rapportarsi con questa realtà, ma stavolta se ne rende conto.
Kakarot appartiene ad una realtà più semplice, ad una vita più tranquilla fatta di poche e semplici regole.
Lui appartiene ad una realtà più oscura, ad una vita ricca di regole, una vita segnata da tradizioni, da una gerarchia precisa… e piena zeppa di vivacità e follia.
I loro mondi si sfiorano spesso, a volte sembrano pure collidere l’un con l’altro tanto da potersi fondere, ma ogni volta è chiaro che, ancora, questo non sia possibile.
Gli Spettri sono ancora legati al loro passato, alle loro tradizioni, non sono in grado di abbandonarle del tutto, e lui si è legato a loro e a tutto ciò che comprendono.
Un giorno, forse, i loro mondi potranno fondersi sul serio, il mondo umano e quello oscuro degli Spettri diventeranno un tutt’uno, ma per adesso gli sta bene di lasciarlo andare.
Prima di andare da Sherry, però, pensa bene di dirigersi verso la stanza di Shiraz e Jerez. La condivideranno finché lo vorranno come da tradizione, e lui sa bene che, in genere, pure le più dispettose sorelle vanno a dormire con loro. Per quanto non vogliano ammetterlo per una questione d’orgoglio, si sentono estremamente protette tra le loro braccia. Tengono lontani i brutti sogni, secondo Alaska.
Non appena apre silenziosamente una delle due porte, li trova infatti tutti accoccolati nel grande letto dei due, coperti con spesse pellicce chiare.
Le bambine sono al centro, Jerez sta a sinistra, con un braccio sulle spalle magre di Kahlúa, e Shiraz a destra, con la manina di Alaska poggiata sul petto.
Sono così piccoli eppure così grandi e coraggiosi, già in grado di mettere da parte sé stessi per il bene comune. Alla loro età, col cazzo che lui si sarebbe mai buttato a capo chino contro un mostro come Majin Bu!
Rimbocca loro le coperte con movimenti leggeri, attento a non svegliarli, quando la vocetta assonnata di Shiraz lo fa un poco sobbalzare.
«Non volevamo farti preoccupare e arrabbiare, papà. Davvero.»
È anche troppo grande per la sua età, e questo gli dispiace.
Non sa se sia a causa del fatto che già sappia qual è il suo posto, a cosa sia destinato, o se il problema si possa imputare alla sua mente forse troppo ricettiva e acuta, fatto sta che, di tanto in tanto, gli si stringe il cuore nel rendersi conto di quanto sia grande.
«Lo so, e sappi che, malgrado tutto, sono davvero molto fieri di voi.» Gli carezza la testa, spostandogli i capelli corvini dagli occhi. Ogni volta che gli rivolge quello sguardo, quello di un bambino innamorato e orgoglioso del suo papà, si sente invadere da una gioia indescrivibile. «Ora vedi di dormire, campione, che poi dovrai aiutarmi con i tuoi nuovi fratelli!» Scherza mentre gli porta la pesante pelle fin sotto al mento.
«Sono così piccoli.»
«Come lo eravate voi…» Li guarda, adesso, e si rende conto che davvero stanno crescendo. Non sono più i lattanti che di notte piangevano per la fame, che si buttavano di sotto dalle culle perché non erano più stanchi. Stanno crescendo, i loro orizzonti si stanno velocemente ampliando, e presto non lo guarderanno più come un supereroe. Prima di quanto immagini, e sicuramente prima di quanto voglia, saranno pronti per abbandonare il nido.
Con il dorso della mano gli carezza piano la guancia, senza smettere di guardarlo con un amore sconfinato negli occhi.
«Non crescere troppo in fretta.»
«Ci proverò.» Sorride, Shiraz, felice.
Sa chi e cosa è, sa chi diventerà.
È nato per quello, e l’idea gli piace.
Senza contare, poi, che si sente quanto più fortunato si possa essere ad avere la possibilità di apprendere dai suoi genitori, di avere una famiglia come quella, di avere tutto quello che ha. Pochi possono vantarsene, e lui ne è sin troppo consapevole.
Con un sospiro stanco, piega la testa di lato e chiude gli occhi, lasciandosi cullare dal respiro dolce e regolare del fratello e delle sorelle, mentre Radish lancia loro un’ultima occhiata prima di lasciarli soli.
I suoi figli hanno combattuto seriamente per la prima volta, hanno dato prova di avere una forza superiore alla maggior parte degli Spettri adulti, di essere capaci di cose che nessuno si poteva aspettare da loro.
Per quanto sia immensamente fiero di loro, non può fare a meno di pensare a quanto le loro vite cambieranno, d’ora in avanti.
Dovranno essere allenati di più e più duramente di chiunque altro, dovranno cominciare a pensare da soli da chi si vorranno davvero intorno, dovranno cominciare a creare la loro guardia. Hanno l’età, ormai. Anzi, in un certo senso l’hanno pure superata.
Lui, Sherry e i Sovrani del Sud, invece, dovranno cominciare a pensare seriamente a ciò che è successo tra i loro figli. Dovranno parlarne, pensare a come agevolare il loro percorso, la loro ascesa, ed anche capire come funzionerà la delicata questione del futuro Beta.
Ma c’è tempo per tutto questo. Il Sole sorgerà un altro giorno, e loro potranno pensare ad ogni cosa con calma e lucidità.
L’unica cosa che davvero vuole fare adesso, è andare da lei.
Camera loro è avvolta nel silenzio, ed ormai è quasi del tutto in penombra.
I tre neonati sono nella loro grossa culla, e dormono calmi e beati. Deve essere stato un bel carico di emozioni anche per loro, non abituati a fiutare così tante tracce ed emozioni nuove, e per questo Radish non si sorprende minimamente quando non si smuovono minimamente una volta che li ha avvicinati.
Li copre meglio con la copertina chiara di cashmere, e poi si dirige con passo stanco verso il bagno. Ha un bisogno più che disperato di buttarsi a letto con lei e dormire, ma sa che prima è meglio parlare, farla sfogare. Per quanto si ostini a mostrarsi sempre forte, la conosce quel tanto che basta per sapere esattamente quando qualcosa la turba, anche senza doversi basare sulle sue emozioni che percepisce nel cuore.
La trova sotto la doccia, con la testa reclinata all’indietro, gli occhi chiusi ed una soffice nube di vapore ad avvolgerla.
La raggiunge velocemente, spogliandosi durante il tragitto, ed entra senza dire una parola. Le insapona poi delicatamente le spalle tese, massaggiandole appena prima di far scivolare le mani sul petto, sul ventre e sui fianchi, stringendosi a lei mano a mano che i secondi passano.
«Dio, sei bellissima.»
«Ho molto grasso di cui sbarazzarmi.»
«Non hai niente di cui sbarazzarti.» Le mani gli scivolano sui suoi fianchi, che subito stringe con fare possessivo «Sei perfetta.»
Sherry si rigira con un sorrisetto tra le sue braccia, e gli passa le dita tra i capelli folti «Sei un bugiardo.»
«Mai, quando si tratta di te.» Continua ad accarezzarle il corpo, a massaggiarlo e vezzeggiarlo, stando sempre ben attento a non farle male in alcun modo. Malgrado siano passati un paio di giorni dal parto, e quindi il suo organismo si sia ormai ripreso, non vuole rischiare in alcun modo. Per quanto gli riguarda, hanno sofferto più che a sufficienza.
«Questo fantastico corpo mi ha dato sette bellissimi figli… non c’è assolutamente niente di cui sbarazzarsi.» Le afferra delicatamente il volto tra le mani, costringendola a guardarlo negli occhi.
Non vi leggeva dentro un tale smarrimento e una tale paura da anni, e Dio solo sa quanto gli faccia male. Sperava di non doverci mai più fare i conti, ma la verità è che entrambi si erano come scordati di quanti pericoli si annidino fuori dalla loro preziosa bolla.
«Perché piangi?» Domanda con un filo di voce, vicinissimo alle sue labbra.
«Non sto piangendo…»
«Sì, invece. Che succede?»
Un insopportabile groppo pare ostruirle improvvisamente la gola, e di slancio nasconde il volto nel suo petto forte.
Se solo ripensa a quello che è successo, a quello che ha rischiato, al dolore che ha dovuto sopportare… e poi ci sono andati anche i gemelli ed Everett!
Credeva di impazzire. Le sembrava di riuscire a sentire tutto il dolore che doveva sopportare l’altro, ogni singolo colpo; unito ai dolori del travaglio, non riusciva più a tenere in piedi il muro, e così avvertiva anche la sua paura, il suo terrore. Sentiva tutto.
Quando si sono trovati tutti in quell’orribile bianco infinito che già una volta aveva visto, ha davvero creduto di averli persi tutti quanti, di aver perso ogni cosa.
Se non si è lasciata andare ad un pianto disperato, è stato solo perché Leila non si era ancora fatta vedere. Se lei non c’era, era ovvio che pure il Grande Spettro fosse in attesa. Probabilmente osservava lo scontro da lontano con il suo solito distacco e l’innata curiosità, e così si è come dimenticato di doverli giudicare per lasciarli passare.
Sono rimasti tutti lì, sospesi, in silenzio.
Lei si teneva stretta alla sua enorme famiglia, provava a nutrirsi della forza e del coraggio del fratello, si aggrappava con le unghie e con i denti al calore che si davano l’un l’altro, e nel frattempo cercava di calmare i piccoli.
Erano così spaventati… non facevano altro che chiedere del padre, non smettevano di piangere perché lui non arrivava, perché non poteva raggiungerli, e loro si sentivano come abbandonati, persi.
Ma poi sono tornati indietro, lì dov’erano prima che tutto sparisse.
Sono tornati, e lei ha dovuto reggere ancora, perché le sue bambine non meritavano di vederla andare in pezzi, di vederla in lacrime, distrutta.
Radish era vivo, lo sentiva, seppur in modo labile e quasi indistinto, ma sarebbe tornato? Ce l’avrebbe fatta? Non poteva dirlo con sicurezza, e i bambini erano ancora là fuori. Loro sapevano che sarebbe tornato, ne erano più che convinti, e così hanno preferito rimanere lì ad aspettarlo. Everett è semplicemente rimasto lassù con loro, ha aspettato a sua volta, forse perché, malgrado non lo ammetta, non avrebbe avuto la forza sufficiente di vederla andare in pezzi.
Ma adesso Radish è lì, la sta stringendo con forza, le sta baciando la testa, la sta lasciando sfogare tra le sue braccia.
«Ho avuto così tanta paura…» E ne ha ancora, in realtà. Un incubo simile potrebbe ripresentarsi anche l’indomani, dopodomani… e potrebbe perderlo in qualsiasi momento.
È un’idea che mai prima l’aveva sfiorata, perché ai suoi occhi lui è indistruttibile, è la sua roccia, l’uomo che le ha dato tutto senza chiederle niente in cambio, che le ha messo il cuore nelle mani con la consapevolezza che sarebbe stata davvero dura, che il suo tragico passato avrebbe ferito a più riprese quel cuore tanto fragile.
Ma ora, purtroppo, non è solo un’idea: è una consapevolezza orribile.
«Anch’io, bimba… anch’io.»
Dopo un paio di minuti sotto al getto caldo, poi, Radish la conduce fuori dalla doccia e l’avvolge in un grosso e morbido telo, per poi darsi un’asciugata veloce. In quelle stanze, in fondo, è abbastanza caldo da poter girare nudi in tutta tranquillità.
Quando la raggiunge in camera, la trova accoccolata sul materasso, lo sguardo insopportabilmente triste e pensieroso. Non avevano mai discusso seriamente della possibilità di una simile minaccia, non l’hanno mai voluto fare. Pure per Radish era doloroso e terrificante pensare ad una simile eventualità, e quindi ha sempre preferito evitarlo come la peste.
«È finita, bambolina. È finita, e andrà tutto bene. Credimi quando ti dico che non permetterò mai più a nessuno di farvi del male.» Afferma sicuro, avvicinandosi a lei e gettando l’asciugamano da una parte.
Rimane nudo e duro di fronte a lei. Il corpo sfregiato è terrificante nella sua brutale bellezza. Ogni cicatrice, inclusa quella più grande sul petto, non ne intacca la perfezione fisica. Per lei aggiungono solo ulteriore fascino, rendendolo incredibilmente perfetto in un modo contorto.
Si siede davanti a lei, e le prende una mano tra le sue, cercando poi il suo sguardo.
«Mi allenerò di più, supererò ogni dannato limite, e vi terrò sempre al sicuro. Te lo prometto.» La voce è dura, ferma, di quelle che non ammettono repliche.
Ma una piccola replica Sherry gliela deve fare per forza, perché le pare assurdo che non tenga in conto della cosa forse più importante.
«Io voglio che sia tu quello al sicuro. Non voglio stare senza di te, e neanche i bambini lo vogliono. Se vuoi combattere va bene, non te lo impedirò come tu non l’hai impedito a me, ma non devi combattere per difendere noi, ma per resistere sempre, per non lasciarci.» Adesso è lei quella dura, quasi rabbiosa, e Radish non può trattenere un dolce sorriso.
È sempre così, la sua Sherry. Vuole mostrarsi forte, indistruttibile, una vera Regina instancabile ed imperscrutabile, perché le è intollerabile l’idea che, visto che è una donna, che è una moglie e una madre, possa essere vista più debole di quanto non sarebbe un Re. In verità, però, ha un cuore immenso, e lui l’ha conquistato tutto quanto, ci ha impresso a fuoco il suo nome, e mai potrebbe anche solo pensare ci rinunciarvi.
«Questo è sott’inteso. Mica sono così scemo da farmi scivolare dalle dita una bambolina come te!» Si lasci scivolare in avanti, costringendola ad arretrare fino a sdraiarsi sul letto, intrappolandola così sotto al proprio corpo.
«Sono seria.»
«Anche io! Credimi, non ti sbarazzerai mai di me… e non ci sarà mai neanche un dannato luogo in cui potrai nasconderti!»
Ridacchiano appena, attenti a non disturbare i tre piccini che riposano beati, e Radish si lascia poi stringere tra le sue braccia.
È uno sforzo immenso per entrambi farsi scivolare di dosso tutte quelle orribili paure che li hanno tanto scossi.
«Anche se non portiamo anelli, questo è l’indelebile segno che dice che tu sei mia, e che io sono tuo. Per sempre. Non te lo devi mai scordare.» Afferma poco dopo, sfiorandole la cicatrice sulla clavicola con le labbra.
«Cosa ho fatto per meritarmi uno come te?»
«Qualcosa di davvero orribile in una vita precedente, sennò non si spiega.» Le porta velocemente una mano sulla bocca, così da attutire le sue risate, e subito si sente meglio. Se è riuscito a farla ridere, vuol dire che si sta calmando sul serio «Vieni qui, ragazzina. Dammi un po’ di zucchero!»
E poi la bacia. La bacia finché nient’altro esiste a parte loro e quel momento. Diventano due corpi che fluttuano nella tempesta di desiderio e amore, una tempesta di cui non si vede la fine. La bacia fino a farle dimenticare il suo nome, quello che è e tutto ciò che è successo, ma soprattutto… che tutto questo non avrò mai fine.




ᴀɴɢᴏʟ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ma ben ritrovati a tutti quanti! ! 😄

Vi chiedo immensamente scusa per aver ritardato con la pubblicazione, solo che in casa ci sono dei problemi belli grossi ultimamente, ed ho faticato non poco per stare in pari con tutto.
Mi dispiace, davvero. Scusatemi!

La parte di Majin Bu spazia decisamente nel fantascientifico ed è scritta effettivamente sul culo, ma non avevo proprio il tempo per andarmela a rileggere/vedere tutta, così mi sono un po’ arrangiata alla meglio.
Spero che non vi abbia fatto storcere troppo il naso… volevo dare almeno una soddisfazione pure al nostro Ravanello adorato!

Ebbene sì: la famiglia si è allargata di nuovo!
Volevate Radish papà di una bambina? Bene, sappiate che è da quasi un anno che sono state pensate tutte e tre! 😄😄😄
Dopo stavolta, però, basta. Sherry preferirebbe chiudere per sempre le cosce piuttosto che affrontare una nuova gravidanza!
Se in futuro ci saranno altri cuccioli, sarà per merito dei mini-Shedish. E sì, alcuni ce li avrei già in mente in realtà, ma chissà se appariranno mai!

Shiraz ha fatto zing con Sunshine, nel momento in cui stava per andarsene con Jerez.
Erano già molto amici, lei voleva bene ad entrambi, e la paura di non vederli più tornare, unita a tutte le forti emozioni del principe, ha fatto sì che scattasse quel meccanismo.
Povero Blackwood…

Ma già che parliamo di cuccioli e delle loro future storie d’amore, secondo voi chi finirà con chi?
Vi ricordo la lista (aggiornata):
- Jerez
- Alaska
- Kahlúa
- Shandy
- Balkan
- Cìroc
- Trunks
- Bra
- Pan
- Goten
- Marron
- Lux
- Light
- Sunset
- Bree(+Micah) e Mimì
Magnus e Chuck (Segugi)/  (+Mordecai)
Mason e Klaus (Cacciatori)
- River e Cloe Axel e Giselle (Cacciatori); Liam, Taylor, e Cruz (Alpha, Cacciatori)
- Maddox e Becca Amos e Maximilian; Monet e Zelena (tutti Cacciatori)
- Major e Domino Hana e Moira (Segugi)
- Camila e Timo Kit, Reid e Wendy (Alpha, Cacciatore, Segugio); Derek e Danielle (Cacciatore e Segugio)
- (Aphophis+)Zara e Russel Julian e Adrian (Alpha)

Ci si può sbizzarrire con una lista del genere! E non è assolutamente detto che verranno usati tutti, figuriamoci!

No, il significato dei nomi Saiyan il più delle volte non lo so ^^” Uso questo generatore https://www.fantasynamegenerators.com/db-saiyan-names.php, quindi chiedete a lui! XD

Direi anche basta con il mio sproloquio, direi che ho scritto decisamente troppo.

Alla prossima settimana con l’ultimo capitolo!
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

  
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