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Autore: Medea Astra    09/01/2021    4 recensioni
Max e Raphael sono cresciuti e si districano tra allenamenti e incantesimi più o meno riusciti. Nuovi amori sbocciano tra i corridoi dell'accademia ma una nuova e terribile minaccia incombe su tutti.
Qualcuno tornato dal passato e assetato di vendetta minaccia di porre fine a tutto quello che conosciamo. Riusciranno le nuove generazioni di shadowhunters e di nascosti ad arginare questo nuovo e misterioso nemico?
( Aggiornamento garantito ogni sabato mattina)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un post-sbronza particolare

 

Rafael si rigirò nel letto.

Nonostante il sole fosse sorto da un paio d’ore ormai e filtrasse prepotentemente dalle tende scure della camera, le sue membra stanche continuavano a cercare riposo e il suo cervello si rifiutava categoricamente di dare inizio alla giornata e soprattutto di andare ad allenarsi.

La sera prima, nonostante I consigli di Alec e Magnus e I loro tassativi divieti di uscire a fare bagordi, lui e il suo parabatai erano andati a far serata e si erano trovati invischiati in una festa organizzata dalle fate al Cosmos, un nuovo locale in centro.

Alle cinque del mattino si era così trovato a sostenere Octavian, suo parabatai da oltre due anni, nonchè migliore amico da praticamente un vita, mentre arrancavano su per le scale nel disperato tentativo di raggiungere quello che un tempo era stato il loft del Sommo Stregone di Brooklin e che da qualche anno era la casa ufficiale della famiglia Lightwood- Bane.

Il giovane shadowhunter si passo stancamente una mano sul viso, si maledisse in tutte le lingue che conosceva per essersi fatto trasportare per l’ennesima volta dal suo istinto festaiolo in una di quelle serate tanto assurde quanto devastanti. Non fece in tempo a finire la sua sequela mentale di invettive contro se stesso che il suo stomaco si contrasse dando segno della sua assoluta volontà di rimettere qualsiasi cosa vi fosse al suo interno.

Inciampando sui suoi stessi piedi e sui vestiti abbandonati scompostamente per terra la sera prima, corse come potè verso il bagno per finire abbracciato al water a vomitare tutto quello che aveva ingurgitato il giorno prima.

Era piegato sulla tazza con gli occhi chiusi e un disgustoso sapore acido in bocca quando sentì una mano forte e calda passare tra I suoi ricci scuri per poi scorstarglieli dal viso e tenergli la testa.

Avrebbe riconosciuto quel tocco tra mille, anche ad occhi chiusi, anche in mezzo ad un’orda di demoni inferociti, anche all’inferno avrebbe riconosciuto quelle mani grandi e candide che da oltre dodici anni lo affiancavano in ogni cosa facesse.

“Oc..Octavian” sussurrò a fatica, rimandando indietro l’ennesima boccata di vomito.

Sentì l’altro ridacchiare piano.

“Cazzo fratello, se mi chiami con il nome completo devi esser proprio conciato male!”

Rafael fece per dargli una spinta ma un crampo allo stomaco lo interruppe prima che le sua mano riuscisse a brancare il fianco dell’altro.

Gemette di dolore e di disgusto, odiava vomitare.

Octavian di tutta risposta lo tirò su e lentamente, con estrema delicatezza, lo trasportò fino al salotto di casa dove lo fece adagiare sull’ottomana di velluto blu che Magnus aveva messo lì giusto qualche giorno prima, ovviamente dopo il milionesimo cambio d’arredamento dell’anno.

“ Rafa, quando capirai che se ti dico di smettere di bere è perchè conosco perfettamente le tue reazioni a certi intrugli e vorrei evitarmi di finire una volta al mese a farti da infermierina sexy?”

Octavian lo guardava con sguardo dolce e paternale dall’alto del suo metro e novanta.

Rafael mugugnò qualcosa in spagnolo che l’altro non riuscì a comprendere poi si mise seduto passandosi una mano sul ventre dolorante.

“Potresti farmi una camomilla infermierina sexy?” Chiese guardando con I suoi grandi occhi scuri l’amico.

Octavian proruppe in una risata spontanea e genuina, una delle tante cose che Rafa amava del suo parabatai, quel suo modo sincero e diretto di rapportarsi con lui e con il mondo. Octavian non mentiva mai, non era capace di volere il male del prossimo, cercava sempre di aiutare tutti e riusciva a coprire d’amore tutti I suoi affetti, sempre senza risultare pesante, banale o stucchevole.

Quando anni prima si erano conosciuti, tra loro, era stato amore a prima vista. Amore fraterno certo, ma pur sempre amore.

Rafael era certo di poche cose nella sua vita: che Magnus e Alec lo amassero immensamente, che suo fratello Max sarebbe diventato uno stregone ancor più in gamba del padre e che lui e Octavian avrebbero dato davvero la vita l’uno per l’altro.

Immerso com’era tra I suoi pensieri quasi non si accorse della tazza che l’altro gli stava porgendo, come l’afferrò senti I cuscini accanto a lui piegarsi sotto il peso del suo parabatai.

Lo guardò con la coda dell’occhio,era in boxer, il corpo bianco solcato da cicatrici e rune, I riccioli scuri tanto simili ai suoi e I grandi occhi azzurro verde puntati nei suoi e velati da una strana preoccupazione.

“Tavvy … che succede? Perchè mi guardi in quel modo? Mica è la prima volta che mi vedi così … che ti prende fratello?”

L’altro in tutta risposta alzò le spalle e scosse la testa cercando di minimizzare il caos nella sua testa.

“Nulla” rispose facendo perdere lo sguardo verso la colonnina di marmo che ospitava la cuccia di Presidente Miao.

“Pensi davvero di aver imparato a mentire così bene da ingannare me, il tuo parabatai nonchè tuo fratellino prediletto?”

Octavian rise ancora. Era vero, lui era naturalmente incapace di mentire, soprattutto se si trattava di Rafael che lo conosceva in ogni sua più piccola sfumatura, che era il custode di ogni suo segreto, che sapeva tutto di lui, tutto tranne una cosa.

Si trovò a sospirare nervoso.

“ Nulla Rafa, davvero … volevo parlarti di una cosa oggi, ma non sei nelle condizioni e non so come potrebbe finire. Litigare con te è l’ultima cosa che voglio e quando sei così il tuo istinto di protezione va a mille ...”

Il più grande- già, Rafa era più grande di Octavian di ben tre mesi e mezzo- lo guardò come se davanti a lui ci fosse un perfetto pazzo.

“Litigare? Io e te? Noi due? Ma si può sapere che cazzo vai blaterando? Quando mai abbiam litigato? Siam la coppia di parabatai più affiatata della storia!”

Tavvy si trovò mentalmente a dover concordare con lui, erano sempre andati più che d’accordo, sebbene estremamente diversi, erano l’uno il completamento dell’altro.

Rafa, forse per via delle sue origini, aveva il tipico temperamento latino, era un vero e proprio casanova mentre Octavian, da sempre più calmo e riflessivo, era più timido e maldestro nelle relazioni interpersonali.

Tuttavia il piccolo Blackthorne sapeva perfettamente che quello che avrebbe voluto dire al suo parabatai quel giorno, ne avrebbe con tutta probabilità scatenato le ire.

Se c’era una cosa che da sempre contrassegnava il primogenito dei Lightwood- Bane era la sua gelosia e il suo istinto di protezione verso il fratellino, il piccolo Max, lo stregoncino blu di casa, quell’adone di quasi diciotto anni che da tempo ormai si era impadronito del cuore del giovane Octavian.

“Rafa, davvero … è una cosa … delicata … avrei dovuto parlartene mesi fa, anzi, che dico … anni fa … tuttavia … non … non ne ho mai avuto il coraggio ma ora … ora mi sento di impazzire e non riesco più a nascondertelo, mi sembra di farti un torto, di mancarti di rispetto ed io … non sono quel genere d’uomo.”

Octavian aveva balbettato tutto camminando nervosamente sul tappeto del salotto sotto lo sguardo sconvolto e impaurito del padrone di casa.

“Tavvy … così mi spaventi! Che cazzo succede di così terribile? Stai male? Problemi a casa?”

Rafa non sapeva davvero più cosa pensare, non aveva mai visto il compagno in quello stato.

Dopo l’ennesimo scorrere d’orologio in assoluto silenzio, Rafa prese Tavvy per le spalle e lo scosse dolcemente.

“Parla cazzo. Parla prima che mi venga un infarto e ci rimanga secco”

Octavian, ripresosi dal suo attimo di tranche, lo guardò con fare impaurito e frappose qualche passo di distanza tra loro.

“ Rafa … vedi … io … io credo di essermi … innamorato.”

Il suo parabatai lo guardò sorridendo felice, che c’era di così tragico in quella confessione?

“Tavvy ma è meraviglioso! Cazzo! Chi è la fortunata? Vuoi dei consigli? Te la sei già portata a letto? Oddio … devi assolutamente farmela conoscere! Perchè non mi hai detto mai nulla??”

L’altro sospirò teso.

“Rafa … non è … non è una donna”

Il rampollo dei Lightwood-Bane soppesò per un attimo le parole dell’altro.

Octavian si era innamorato.

Octavian si era innamorato ma non di una donna.

Octavian era gay.

Rafa lo guardò un po’ sopreso ma per nulla intimorito o incazzato.

Lui era stato cresciuto da due uomini, due padri meravigliosi che non gli avevano mai fatto mancare nulla e che gli avevano dimostrato che per essere una famiglia l’unica cosa indispensabile è l’amore.

Rafael colmò la distanza che lo separava dall’altro e se lo strinse tra le braccia posando un delicato bacio sulla sua spalla nuda.

“E’ fantastico Tavvy … fantastico! Sei innamorato! Il mio parabatai è innamorato … sono felice per te … per noi! Sarà magnifico conoscere l’uomo che ti ha rubato il cuore!”

“ Lo … lo conosci … molto … molto bene”

Tavvy lo disse piano, come se temesse di farglielo sentire, ed effettivamente la nota dolente della conversazione era proprio quella, il “chi” gli avesse rubato il cuore.

Rafael lo guardò un attimo dubbioso per poi irrigidirsi un attimo.

“No … Tavvy … ti prego non puoi innamorarti di me. Non … Non possiamo… non … non farmi questo ti prego … non … non voglio spezzarti il cuore ma … ma a me … piacciono le donne … io … io ti amo … ma … ma come amo Max … come … come un fratello”

Octavian lo interruppe piazzandogli una mano davanti la bocca.

“Ma come cazzo puoi pensare che io sia innamorato di te? Ma dico, ti ha dato di volta il cervello per caso? Ma sei impazzito? Tu … tu non sei il mio tipo. Ma per nulla proprio!”

Rafe tirò un sospiro di sollievo per poi squadrarlo in malo modo.

“ Stai forse insinuando che io non sia l’uomo più bello al mondo per caso?”

Perchè se c’era una cosa che Rafael Lightwood- Bane aveva ereditato dal Sommo Stregone di Brooklin era l’amore per la sua immagine allo specchio.

Octavian si lasciò sfuggire una grassa risata.

“Sei bello, lo sai … te l’ho sempre detto! E sicuramente sei il più bello tra gli shadowhunters ma l’uomo che amo … beh … lui … lui è perfetto. Tu … tu non puoi competere” rispose sospirando sognante.

Rafe gli indirizzò l’ennesima occhiata curiosa.

“Tavvy … è un mondano?”

Il Blackthorne scosse al testa in diniego.

“No … assolutamente”

“ Mmmmh … è … un nascosto?”

Tavvy annuì guardando interessatissimo gli intricati ricami del tappeto persiano sotto I suoi piedi.

“Uh licantropo? Fata? Vampiro?”

Rafa sembrava davvero interessatissimo alla conversazione.

“ Un … uno stregone”

Rafa si prese un attimo per riflettere, fece un breve conto degli stregoni che conosceva e poi lo guardò strabuzzando gli occhi.

“Tavvy, per l’angelo, dimmi che non ti sei innamorato di Ragnor! E’ più vecchio di mio padre … poi … poi è brutto! Non lo voglio come cognato!”

Octvian si prese la testa tra le mani iniziando a ridere in modo quasi isterico. Come poteva pensare che gli piacesse quello là?

“Fratello … ho ottimi gusti io, mica mi piacciono le mummie!”

“Ma … ma gli stregoni che conosciamo sono … sono solo … Ragnor, mio padre e … e Max! Per l’angelo dimmi che non vuoi scoparti mio padre!”

“ Per Raziel! Ma no … che ti viene in mente ?!?! Tuo padre? Lo conosco da quando sono nato e soprattutto è … è tuo padre!”

Rafael ebbe giusto il tempo per tirare un mezzo sospiro di sollievo prima che I suoi neuroni connettessero tra loro e gli facessero capire quale fosse la verità.

Octavian, il suo migliore amico, il suo parabatai, l’uomo a cui affidava la sua vita durante ogni missione voleva farsi Max, il suo delicatissimo e dolcissimo fratellino minore.

Senza quasi rendersene conto si trovò con il pugno sinistro contro lo zigomo del compagno che, colto di sorpresa, cadde rovinosamente per terra subendo passivamente l’assalto del più grande che gli scaricò addosso una raffica di pugni.

Rafael Lightwood-Bane e il suo parabatai Octavian Blackthorne stavano litigando.

   
 
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